Il malcontento generale e le manifestazioni violente erano ormai all'ordine del giorno nella cronaca magica. Questo per Annie era un dispiacere più che enorme e avrebbe voluto chiaramente fare qualcosa per tutta quella situazione, che questo significasse scendere in piazza ad aiutare i feriti - auror o lycan che fossero - non le interessava sicuramente. Seguiva gli avvenimenti ogni giorno e quando una delegazione di Wizengamot li convocò per quel discorso, Annie era piuttosto preoccupata, tanto da guardare Aaron ed Eilidh cercando in loro di capire quale fosse la loro idea a riguardo.
Certo che non si sarebbe tirata indietro in nessun modo, rispetto a quella missione «Mi scusi, prima di partire, volevo sapere: sappiamo la composizione di questa pozione fatta dal Pastore?» - domandò, così da poter tentare di avere informazioni a riguardo, soprattutto per l'eventuale antidoto che avrebbero dovuto tentare di comporre.
Il Pastore si rifiugiava in una chiesa, quasi un cliché per uno che aveva quel soprannome, tanto che Annie non si stupì della cosa. Guardò Aaron e si avvicinò al suo parabatai «Qualsiasi cosa accada...» - non disse altro, i loro occhi parlavano, sarebbero stati vicini anche quando erano lontani.
Poi andò verso Eilidh «Pronte?» - le sorrise dolcemente, com'era sua abitudine e quando i tre sarebbero stati pronti, lei avrebbe toccato la passaporta e avrebbe sentito quella sensazione di strappo all'altezza dell'ombellico, per lasciarsi trasportare nel punto in cui avrebbero dovuto iniziare la missione.
Si guardò attorno e quasi fu un sollievo ritrovare Xander tra gli auror assegnati a quella missione. Appena giunta ivi, si sgranchì le ossa e il collo e ascoltò il caposquadra, mentre guardava la struttura che sembrava essere stata incollata male da qualche puzzle diverso.
Prese un respiro profondo e guardò gli altri medimaghi presenti «Direi che il piano di Xander non è poi così sbagliato, ragazzi. Ricordiamoci di prestare attenzione e di proteggere e curare chiunque abbia necessità. Copriamo le spalle a chi è in prima linea e non agiamo senza prima ragionare.» - il che, detto da lei, era qualcosa di estremamente strano.
Infatti, poco dopo, si rivolse ad Olwen «Ehi cuginetto, io mi offro di entrare sotto copertura. Ho delle ottime conoscenze di magipsicologia, posso provare a infiltrarmi tra loro.» - mentre gli parlava aveva gli occhi puntati sull'auror, con un sorriso quasi rassicurante.
Se tutto fosse stato accettato, quindi, avrebbe tentato di concentrarsi e avrebbe tracciato con la bacchetta una spirale in direzione della sua giacca «Vestis» in maniera tale che potesse trasfigurare quella in una felpa con il cappuccio nera, se ci fosse riuscita, avrebbe tirato su il cappuccio e chiuso la zip, mentre avrebbe ricercato di nuovo la concentrazione per provare a liberare la mente, mentre la bacchetta si muoveva «Chorium Runae» - a tracciare una Eiwaz dritta, così da provare a potenziare le sue capacità di oratoria e charme.
Una volta fatta questa preparazione, avrebbe guardato Aaron, Eilidh e Xander «Beh, un po' come ai vecchi tempi. Tutti e quattro sul campo. Mi fido di voi ragazzi.» - quindi avrebbe fatto un occhiolino ai suoi amici d'infanzia e al suo parabatai e se non ci fosse stato altro da fare, avrebbe avanzato verso il portone.
Una volta lì, vi sarebbe entrata, tentando di sembrare il più spaesata possibile, con lo sguardo che cercava qualcosa, o qualcuno, come se stesse chiedendo aiuto con gli occhi. Avrebbe provato, addirittura, a pensare a qualcosa che le faceva davvero timore, come il perdere Lancelot o Aaron e quindi con lo sguardo sarebbe potuta parer anche spaventata.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Un miracolo.
Ecco cos'era accaduto ad Annie.
Doveva fare il suo turno di notte, prolungare anche un po' per il cambio del medimago successivo ed invece si era trovata a poter tornare a casa grazie all'arrivo del collega, che le aveva voluto concedere una sorpresa donandole un sabato di riposo. Ditemi, quanto spesso accade questa cosa? Mai. Questa è la verità.
In tutto questo, sapeva perfettamente che Aaron aveva da fare, probabilmente con Markab, Blake essendo sabato sarebbe stato in giro con gli amici a bere qualcosa e a lei, dopo gli ultimi avvenimenti accaduti mesi prima, non è che interessava più di tanto, visto che si stava comportando come un bambino.
Per questo quando giunse nella sua stanza, smaterializzandosi direttamente in camera, la prima cosa che fece fu togliersi i vestiti e raggiungere la tanto agoniata doccia.
Era durata forse mezz'ora, e avere la stanza insonorizzata le aveva permesso anche di farsi una bella cantata, con la sua voce stonatissima, non adatta a quell'arte seppur ci provava ogni volta.
Aveva indossato una innocua camicia in velo e aveva deciso di prepararsi un bel piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino, giusto per festeggiare, stappando anche una bottiglia di birra. Ma era pomeriggio!
Beh, questo non era mai interessato ad Annie, per cui gli orari erano solo un cliché, una stupita regola sociale che a lei non piaceva rispettare quando era da sola in casa.
Da sola. Certo.
Peccato che quando iniziò a scendere le scale con i piedi nudi, sul parquet fresco, iniziò a sentire delle voci. Annie era capace anche di non fare il benché minimo rumore, se voleva e quella volta volle esattamente questo, cercando di spiare dallo scorrimano cosa succedeva di sotto.
Quando sentì la voce di Lilith un sorriso divertito della serie "lo sapevo!!!" apparve sul suo volto e vedendo Blake darle quel candido bacio sulla guancia quasi voleva soffocare per non ridere.
Eppure riuscì a non morire, riprendendo la discesa verso la medesima stanza dei due, alla fine era anche casa sua, no?
Arrivò alle spalle dei ragazzi e «Lilith! Ma che gioia vederti!» - disse solare e gioiosa come sempre, con un sorriso strafottente sul volto atto a dimostrare a Blake quanto avesse ragione, ancora una volta.
Al ragazzo non disse nulla, se non guardarlo con la coda dell'occhio, con aria di sarcasmo «Wow, sei davvero in forma, sai? Come mai da queste parti? Cerchi Aaron?» - aveva ben capito che non fosse lì per il suo parabatai, ma era divertente lanciare frecciatine velate a Blake «Se vuoi puoi aspettarlo qui, faccio dei pancakes? Oppure preferisci un ciuffo di spaghetti con me?» - poi volse lo sguardo a Blake «Ah, scusa, stavate parlando?» - sì, lei era proprio Blake al femminile e più matura, ma questo Lilith, poteva vederlo con i suoi occhi.
Camminò verso il banco della cucina e si legò i capelli sul capo, lasciando scoperta la runa parabatai che condivideva con l'altro Barnes. La sfiorò appena con le dita, aggrottando la fronte, come se stesse percependo qualcosa e poi riprese a prendere gli ingredienti che le servivano per mangiare.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

La gentilezza di Aurore ti invogliava magicamente a comprare anche solo per poterla vedere sorridere ed essere soddisfatta, non c'era che dire. Inoltre, ora che Annie aveva indossato i suoi abiti si rendeva conto del perché fossero così apprezzati da tutti: il tessuto era morbidissimo e ogni linea di quegli abiti sembrava adagiarsi perfettamente alla forme del corpo di chi lo indossava. Non poteva negare che sembrassero quasi fatti su misura per lei, come se le avesse preso le misure addosso e l'avesse confezionato a posta. «Ti ringrazio per i tuoi complimenti Aurore. Comunque i tuoi vestiti sono spettacolari, adesso che li ho indosso, capisco perfettamente perché sei sulla bocca di tutti e tutte.» - Annie non sapeva tenersi niente, doveva sempre mettere i punti sulle i, che fossero brutte o belle cose. Era così di natura e sapeva che non sempre questo la portava sulla retta via, però in quel caso sembrava quasi essere necessario ricordare alla sarta quanto fosse stata brava da far sembrare la medimaga perfetta, con quei vestiti addosso.
Annie continuava a guardarsi allo specchio, girando a destra, poi a sinistra. Mettendosi, infine, di spalle alla parete riflettente e notando come anche il suo sedere prendesse davvero delle curve perfette con quella gonna.
«Sai, hai proprio ragione, questo abbinamento piace molto anche a me.»
Continuava ad ammirarsi allo specchio come mai aveva fatto in vita sua e per un attimo pensò di comprare altro, così da non avere il rimorso di non essere riuscita a prendere tutto quello che le piaceva. Ma poi si rese conto che se avesse fatto questo, non sarebbe più tornata da Aurore, almeno così aveva una scusa, no?
«Perfetto, direi che abbiamo trovato l'abbinamento perfetto, vero Aurore?» - sorrise alla ragazza e tornò nel camerino per rimettere le proprie vesti, che in confronto adesso sembravano stracci seppur le aveva pagate un'occhio della testa.
«Allora? Quanto ti devo, cara?» - sorrise, prendendo dalla sua borsetta il portafogli, pronta a pagare la cifra da Aurore stabilita, per poi prender la busta e andare per la propria via.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Annie non era una di quelle che dava immediatamente pillole e farmaci, preferiva far parlare i suoi pazienti e forse era questo che la caratterizzava e la distingueva da tutto il resto dello staff psicologico che aveva rinunciato a tenere in cura Evan.
Mentre il ragazzo parlava, Annie notò come era agitato e com'era anche confuso di tutto quello che gli stava passando per la testa. Insomma, non notava più quella strafottenza e quella saccenza del loro primo incontro, era come se qualcosa lo facesse vacillare ed Annie aveva il sentore di cosa fosse, ma probabilmente portare Evan a quella consapevolezza sarebbe stata una delle cose più difficili che avrebbe dovuto affrontare con lui.
Ma alla fin dei conti aveva accettato quel caso ed era consapevole di quanto srebbe stato difficile renderlo anche solo lontanamente normale in ogni suo aspetto della vita. Lo guardò mentre faceva un solco lungo il suo studio, avanti e indietro, mentre cercava le parole per spiegare cosa gli stava accadendo. Quella risposta sollevò di ancora un po' il termometro che indicava quanto la teoria che stava elaborando nella sua mente potesse essere reale.
Non le venne da ridere, ma un sorriso gentile si espose per brevissimi istanti sul volto di lei, quasi impercettibile «Sai spiegarci, a me e a te stesso, perché questa sua vicinanza con questo amico non ti piace?» - non trovava strano che questa fatidica ragazza sembrava aver ceduto una parte di anima a qualcun altro. Lei, sul collo, aveva qualcosa che indicava esattamente lo stesso legame, con Aaron «Lei sa che eri lì, o che ti dava fastidio quel suo stare appiccicata al suo amico?» - domandò aggrottando la fronte. Erano tutte domande che l'avrebbero aiutata a mettere un nome a quel suo sentimento che avrebbe probabilmente fatto esplodere da un momento all'altro il biondo. Non era detto che glielo avrebbe detto al momento, tuttavia poteva sicuramente iniziare a mettere dei punti fermi sulla timeline del suo paziente.
Ascoltò la storia e i particolari dei loro incontri, soprattutto del secondo. Annie si morse il labbro, quasi preoccupata, non tanto per lui, quanto per il fatto che lei avesse provato a chiederne di più. Però il suo paziente era Evan, non l'altra pazza masochista «Evan...» - richiamò la sua attenzione, per farsi non che si fermasse, ma quanto meno la guardasse in volto «Io credo che sia successo qualcosa di diverso rispetto a quello che solitamente ti è capitato. Da come leggo dal tuo fascicolo, sia chiaro, noto che le tue vittime siano sempre state poco felici di questo tuo modo di ... approcciarti a loro.» - aveva scelto le parole con cura, mentre parlava lentamente qualora lui avesse voluto fermarla per spiegazioni «Questa ragazza, invece, ha condiviso con te un tuo piacere e lo ha provato anche lei. E' stato qualcosa di più... intimo. Avete condiviso qualcosa, che per la prima volta, non ti faceva sentire... sbagliato.».
Quindi gli lasciò ancora parola, ascoltandolo e sorridendogli per l'ennesima volta «Non ne sei sicuro. Cosa ti fa vacillare, a riguardo?» - domandò incuriosita della cosa.
Tirò un respiro profondo, che per quanto fosse una donna, sapeva che quelle parole di Evan erano proprio il motivo per cui era lì, lei doveva solo cercare di deviarlo verso una giusta direzione «Ho una domanda da farti, Evan. Ma voglio che non ci rifletti e mi rispondi impulsivamente: se tu la uccidessi, credi di poterne trovare un'altra che asseconda questo tuo modo di provare... piacere, tanto da volerlo provare con te?» - un'altra domanda molto importante per la dottoressa.

Annie-Macrae Welsh

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Medimaga

Nessuno le aveva mai detto che il suo lavoro era così difficile e che stancava così tanto a livello mentale, da voler quasi lanciare dietro l'ultimo paziente non in lista, l'intera scrivania mentre lui parlava.
Dentro la testa di Annie, quelle parole erano così martellanti che avrebbe voluto lei stessa prendere una motosega e commettere un omicidio, ma fuori non appariva questo. No, la donna riusciva sempre a celare perfettamente il suo vero stato d'animo, guardando con attenzione continua il biondino e ascoltandolo mentre le parlava di quel suo problema che ad Annie un po' faceva tenerezza, a dirla tutta.
Non era sicuramente normale pensare di uccidere una persona con cui vai a letto per una volta, ma sicuramente per Evan non era niente normale.
La cosa che non preoccupava Annie era solamente una: se lui era lì a parlarne, la ragazza era viva e lui non aveva veramente intenzione di ucciderla.
Ogni singola parola di Evan faceva credere ad Annie che anche il sociopatico fosse normale e che quel suo sentimento omicida non fosse altro, in quel momento, un modo per gestire emozioni che forse non sapeva manipolare perché mai realmente conosciute.
Al suo credere che lei non lo stesse ascoltando, Annie sollevò gli occhi al soffitto e incrociò le braccia sulla scrivania, credendo davvero che lui non fosse lì per se stesso. O meglio, lo era ma per cercare di capire cosa stesse succedendo.
«Perché non ti sei avvicinato, scusa?» - chiese aggrottando la fronte e cercando di capirci qualcosa in più. Tirò un respiro profondo e quindi si sporse sulla scrivania, cercando davvero di mantenere alta l'attenzione «Quante altre volte vi siete visti e ... come è andata tra voi?» - non è che volesse i particolari, ma non aveva parlato del fatto che lei fosse scappata o l'avesse denunciato. Quest'ultima sicuro non era un'opzione che era avvenuta o l'avrebbero chiamata per la sua valutazione psicologica, essendo il suo medico di riferimento. Ma la risposta a quella domanda sembrò arrivare, seppur in grandi linee rispetto a come se l'aspettasse «La reputi una tua vittima?» - domandò analitica, per capire cosa veramente fosse per lui l'immagine di quella ragazza.
Lasciò del tempo dopo l'ultima risposta di Evan, un po' di silenzio per elaborare qualcosa di semplice, seppur delicato, visto l'argomento.
«Ho un'ultima domanda, prima di dirti la mia a riguardo... perché non l'hai già uccisa e sei stato una settimana a pensare a lei?» - una domanda che avrebbe voluto dire tanto, in base alla risposta che lui avrebbe dato.

Annie-Macrae Welsh

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Medimaga

Finalmente l'ultima visita. Era finita anche quella giornata e mancava un'ora alla fine del turno, così che Annie avrebbe avuto il tempo di svuotare la testa prima di smontare e tornare a casa, buttarsi sul letto e finalmente dormire. Aveva un mal di testa galattico e l'unico modo per toglierlo era dormire e recuperare del sonno. Aveva iniziato a chiudere i fascicoli che aveva sulla scrivania, per metterla in ordine in vista del giorno successivo, ma quando terminò e si stese sulla poltrona, togliendosi i decolleté, qualcuno spalancò la porta e iniziò a parlare a raffica.
Ecco, questa era una cosa che Annie ancora non aveva imparato a fare: chiudere a chiave la porta del suo studio, dopo che terminava l'ultima visita del giorno.
Annie sgranò gli occhi, portandosi a sedere e a sistemarsi il camice sul tailleur nero che indossava, rimanendo però scalza sul parquet chiaro che componeva il pavimento del suo studio.
«Peters...» - il suo caso più difficile. Come sapeva che era in studio? E che soprattutto non avesse visite? E chi l'aveva fatto entrare? Oh, quante domande. Annie ormai non si stupiva più di tanto di cosa quel biondo era capace di fare, per questo quando lo vide entrare non potè che portare pollice e indice all'incavo degli occhi e stringere appena, per cercare di tornare lucida. Per fortuna prima di parlare aveva chiuso la porta alle sue spalle e si era messo seduto, questi erano già tanti passi avanti nella loro terapia. Annie sospirò e tralasciò il fatto che non avesse detto buongiorno, perché non era una docente che doveva insegnargli le buone maniere.
Non si scosse più di tanto nel sentire quanto avrebbe voluto uccidere qualcuno, poiché nel suo fascicolo era ben espresso quel continuo desiderio di omicidio che palesava, ma la cosa che colpì particolarmente la dottoressa fu il fatto che non lo avesse ancora messo in atto.
Lo guardò, rimanendo in silenzio, mentre respirava lentamente, prima di parlare e rispondere a quella che non era una domanda «Quindi sei qui per una ragazza.» - sintetizzò con semplicità, quasi a sminuire quella voglia che aveva il biondo di ucciderla «E... da quanto tempo non la vedi?» - domandò aggrottando la fronte «Immagino che la cosa sia recente, intendo il vostro ultimo incontro, per essere più chiari.» - visto che ci stava ancora a pensare, sicuramente uno come lui non era uno che perdeva la testa facilmente per qualcuno.

Annie-Macrae Welsh

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Medimaga

Se c'era una cosa per cui Annie era famosa al San Mungo era tenere testa a quel tipo di pazienti come Evan. Non aveva paura di loro, non credeva che fossero perduti per sempre e quasi si divertiva a sentire quanto loro inventassero storie come quelle che stava inventando Evan. Lei aveva letto benissimo le sue cartelle e i motivi per cui gli altri lo avevano abbandonato non proseguendo la terapia. Probabilmente se Lancelot avesse saputo che tipo di ragazzo aveva in studio ora, sarebbe arrivato a salvarla sul cavallo bianco, ma lei non temeva nessuna reazione di Evan e i suoi occhi, che lo fissavano con dolcezza, glielo avrebbero dimostrato senza parlare.
Aveva letto dei test che gli avevano sottoposto e dei risultati che riportavano una mente perversa con pensieri omicidi ed era ben convinta che adesso stesse pensando esattamente a quello.
Era curiosa di sapere nella mente del sociopatico cosa stesse accadendo e forse per questo si permise di restare in silenzio e fargli creare tutti i suoi bellissimi filmini, lasciandogli lo spazio per poter godere almeno nelle sue visioni.
Rise di gusto al suo tentativo di attaccarla sul sesso mancato e sul suo abbigliamento, non consapevole che la sua vita sessuale era piuttosto attiva con Lancelot, ma questo non era sicuramente qualcosa che doveva interessare un paziente di quel calibro «Quindi è così che ti senti appagato? Cercando di ferire gli altri. Davvero interessante. Sarebbe un peccato se ti dicessi che le tue parole non mi hanno scalfito minimamente?» - non lo stava provocando, voleva solo che capisse che aveva trovato pane per i suoi denti, perché non era uno sconosciuto a poterla ferire nella sua intimità. Lo lasciò anche avvicinare, trovando divertente anche quel suo modo di prendere il controllo della situazione. Scosse il capo, con un sorriso quasi strafottente sul volto «Torna. A. Sedere.» - un sibilo velenoso che gli soffiò sul volto, non distogliendo per niente il contatto visivo perché sapeva che sarebbe stata come una sconfitta «O le tue pillole non le vedrai mai più, soffrendo per i dolori fisici che l'astinenza ti porterà, fino a toglierti la vita per non sentirli mai più. Io sono la tua ultima possibilità di avere le tue pillole, poi... sei finito.» - era carico di veleno quel suo parlare, come se volesse fargli capire chi era l'alpha in quella stanza e non aveva nemmeno sentito il bisogno di alzarsi dalla sedia, rimanendo composta nella sua posizione.
«Raccogli ciò che hai lanciato. Poi avrai la tua ricetta. Altrimenti esci da questa stanza con la consapevolezza che nessuno ti darà quel che vuoi, se non io.» - ed era così, effettivamente. Gli aveva dato l'ultima possibilità, quella di raccogliere quello che aveva lanciato e avrebbe ottenuto le sue pillole.

Annie-Macrae Welsh

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Medimaga

La gentilezza di Annie era quasi pari a quella della sarta, che sembrava non essere ancora abituata a tutti i complimenti che sicuramente le venivano fatti. Il dolce sguardo di Annie non si cancellò dal volto, mentre la sarta la ringraziava gentilmente «Non darmi del lei, io sono Annie e credo che quando qualcuno faccia del bene, la miglior congratulazione è proprio quella di leggerlo negli occhi dei propri clienti.» - e lei ne sapeva qualcosa e leggere la gioia negli occhi dei propri pazienti era quello che la spingeva a fare sempre meglio nel suo lavoro.
Quando iniziò ad elencarle ogni singola tipologia di gonna, Annie rise appena «Dovrai fare un lavoro certosino con me, non mi vedo bene con niente. Ho paura di sembrare una stangona o troppo grassa. Insomma, i problemi della maggior parte delle donne che vengono qui ad assillarti, credo.» - ironizzò sulla sua mancanza di autostima sull'abbigliamento, e sul fatto che ad Aurore spettava un compito davvero difficile «Vorrei un tessuto fresco, da poter mettere sotto il camice quando sono in ambulatorio. Inizia la stagione calda, non voglio che sia invalidante per la mia concentrazione. E lo stesso vale per la camicia, qualcosa di leggero.» - riguardò ancora la merce di Aurore e il volto si fece pensieroso «Per i colori, non saprei. Cosa mi consigli per la mia carnaggione e i miei colori?» - dimandò con gentilezza, inesperta in quel campo che la vedeva avventurarsi verso un re-styling totale.
«Hai fatto davvero bene a prendere in mano questa bottega, e poi sei così giovane e saprai sicuramente stare al passo con la moda di ogni anno. C'era bisogno di un volto nuovo qui.» - guardò poi la merce che le aveva avanzato «Posso provarla?» - e se le avesse detto di sì, lo avrebbe fatto per poi uscire dal camerino «Che ne pensi?» - si guardava allo specchio giudicante su se stessa.

Annie-Macrae Welsh

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Medimaga

Annie ci era rimasta male a sapere che il suo parabatai non le avesse parlato prima di quella sera di tutti quei problemi che lo stavano rendendo nervoso, tuttavia aveva imparato che spesso Aaron doveva arrivare al culmine della sua sopportazione prima di poter realmente sbottare quello che aveva dentro ed era per questo che la sua permalosità veniva messa da parte davanti alle confidenze del fratello. Lo ascoltava con attenzione, accarezzandogli i capelli in un gesto d'amore fraterno, mentre cercava di apprendere tutte le sfaccettature di quelle che erano le sofferenze di Aaron.
Ma tutte quelle rivelazioni fecero aggrottare la fronte di Annie, in un moto di preoccupazione e di apprensione che forse, fino a quel giorno, non aveva mai provato per Aaron. Era come se il ragazzo avesse perso la strada, come se quella vita lo aveva deviato in un modo che nemmeno lui era riuscito a controllare e ora si trovava in una situazione difficile dove lei avrebbe fatto di tutto per uscirne insieme, senza danni. Il suo cuore batteva forte a sentire in quante era impelagato e per un attimo si innervosì in qualcosa che era misto a gelosia e rabbia per non aver saputo prima tutto quello che c'era da sapere, e lui forse avrebbe potuto sentire quelle emozioni grazie al loro legame. Lo fece sollevare dal suo petto, per poi voltarsi completamente verso di lui con gli occhi ancora contriti dalla fronte perplessa.
Aaron conosceva quello sguardo e sapeva che se fosse stato Blake nessuno gli avrebbe tolto un ceffone dal volto, ma con Aaron era diverso, forse per questo che Annie prese un respiro e riprese a parlare «No.» - un secco e deciso monosillabo di negazione, mentre gli occhi celesti di lei rapivano lo sguardo dell'amico. «Tu non sei questo. Questo non è l'Aaron che conosco. E non ci credo nemmeno lontanamente che per tutti questi anni tu mi abbia tenuta nascosta la tua vera natura.» - scuoteva la testa, senza però sciogliere il contatto visivo con lui «Tu non sei Blake, Aaron. Perché stai facendo questo? Ricordi quanto ti ha fatto soffrire Katrina? Lo ricordi? Ricordi quanto sei stato male? E ora? Rischi di ferire non una, nemmeno due, ma molte più persone con questo tuo atteggiamento. Non lo accetto. Non te lo permetto; non per loro, ma per te. Sei il mio parabatai, Aaron, questo vuol dire che sei una parte di me. La tua sofferenza è mia, la tua gioia è mia; il tuo bene è mio, il tuo male è mio.» - e con bene e male, Annie intendeva esattamente quelle azioni che lui avrebbe fatto che lei avrebbe diviso con lui «Cosa ti prende, fratello...» - le mani si appoggiarono sul suo viso, ad afferrarlo dolcemente per avvicinarsi un po' di più a stringere ancora quel legame visivo «Tu hai bisogno di essere amato, Aaron... ma non è così che potrai soddisfare questa necessità. In questo modo, distruggi tutto quello che sei veramente. E tu lo sai che non sei questo. Fermati, Aaron. Sei ancora in tempo per farlo e riprendere in mano il controllo della tua vita.» - la decisione e la fermezza nel tono di Annie potevano far capire al parabatai quanto fosse seria in quel che diceva «Adesso arriva l'estate e ti concedo ancora questi mesi di tempo per cercare di schiarirti le idee, ma esigo che a settembre tu abbia sciolto almeno la metà dei nodi che abbiamo portato al pettine.» - non si lasciava andare a sarcasmo o ironia, perché Annie era davvero preoccupata «Se non lo farai tu, sarò costretta a farlo io, Aaron. E lo sai che quando dico una cosa, la faccio. Se non vuoi andare da solo a sistemare queste cose, posso accompagnarti, ma prima che io faccia qualsiasi azione di cui poi potremmo pentircene, per favore, smettila.» - e se pur c'era un per favore di mezzo, le parole di Annie erano ammonitorie e Aaron sapeva bene che non scherzava quando diceva che avrebbe agito lei, se lui non avesse trovato una soluzione; sarebbe stata disposta a chiuderlo in casa, quasi come fosse un centro di recupero, lontano da qualsivoglia contatto con l'esterno, proprio come una disintossicazione.
«Ti concedo ancora questi mesi di adolescenza, poi torni ad essere l'adulto che sei... Vedi? Hai degli obiettivi per il tuo futuro e io voglio diventare zia, visto che sicuramente riuscirai prima tu ad avere questa gioia che io e Lancelot, ma ti prego. Basta. Non ti concedo scappatoie, da settembre o cambia la storia o mi costringi a prendere in mano la situazione.» - sul restante non disse niente, lo lasciò sfogare, troppo presa dai pensieri che la stavano affondando per quella situazione che aveva paura di non riuscire a controllare con Aaron.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga