Un altro turno era giunto al termine ed Annie non poteva che esserne lieta, anche solo perché aveva sentito Aaron e anche lui aveva terminato, quindi avrebbero potuto godersi insieme un fine giornata decisamente migliore di quello che ci si aspettava: serata cinema.
I due parabatai erano entrambi talmente stanchi che nessuno dei due aveva intenzione di uscire per bere qualcosa, le birre nel frigo c'erano e l'asporto era compito di Aaron quella sera: facevano a turno, ogni sera uno dei due decideva cosa mangiare/cucinare anche per l'altro. Tanto ormai i gusti li sapevano, dopo tutto quel tempo passato insieme, difficile era capire che i due parabatai non avevano nemmeno bisogno di chiedere di cosa necessitassero.
Tuttavia, prima di andare a casa, Annie decise di passare da Gertrude e Molly per prendere qualcosa da bere, per allentare un po' la tensione che aveva vissuto quel giorno.
«Buongiorno Gertrude, come va oggi?» - chiese la rossa, entrando e guardando subito verso i dolci che la donna preparava ogni giorno per lo «Dottoressa Welsh, che piacere vederla qui. Noi stiamo piuttosto bene, lei? Ha voglia del solito fagottino con cioccolato bianco e gocce di zucchero?» - chiese dolcemente la donna, mentre glielo mostrava ancora caldo e fumante. Annie rise appena, imbarazzandosi per quanto quella donna la conoscesse, quindi annuì «Mi andrebbe anche un cappuccino con il cacao, se non ti dispiace.» - disse mentre le indicava che sarebbe uscita fuori in terrazza.
Sì, la terrazza è il punto più alto dove Annie riusciva a ritagliarsi del tempo per lei e poteva tentare di riprendere un po' di respiro, fuggendo spesso ai pazienti che la inglobavano con i loro problemi.
Amava il suo lavoro, ma quando questo coincideva con i turni del suo ambulatorio di magipsicologia, la cosa iniziava a pesarle, tanto da sentirsi schiacciata.
Quando uscì sullo spiazzo all'aperto, ma medimaga notò di non essere sola e cercò di comprendere se conoscesse colei che stava vicino a quella ringhiera. Non sembrava molto sveglia, quindi fece per avvicinarsi alla donna e metterle una mano sulla schiena, dolcemente, sporgendosi e riconoscendo in quel volto con gli occhi chiusi la medimaga Rowen «Evelynn...» - mormorò piano, sperando di non farla spaventare «... tutto bene?» - il suo tono era morbido, caldo e molto basso, così da non provare a non far spaventare la donna per l'agguato di Annie.
Quella medimaga era lì da circa un annetto ed Annie aveva avuto modo di passarvi insieme qualche turno, trovandola fuori dagli schemi, in un certo senso, ma comunque molto qualificata. Purtroppo, tra l'ambulatorio e il Pronto Soccorso Magico, Annie non aveva avuto nemmeno un po' di tempo per dedicarsi alla sua conoscenza, ma - ehi - mai dire mai, no?

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Era una di quelle giornate che non sembravano finire più, per Annie il turno sarebbe stato doppio, quella giornata, che la vedeva occupare la mattinata in ambulatorio e la notte in pronto soccorso. Ora si stava concentrando su diversi casi di personalità multiple, i quali in un mago o una strega potevano essere davvero un grattacapo pericoloso. Uno dei suoi casi più importanti la stava mettendo a dura prova e dopo che quel biondo andò via dal suo ufficio, Annie si chiuse dietro, per riprendere un attimo di stabilità mentale. Evan la metteva sempre un po' in confusione, la sua mente era troppo disordinata e pericolosa e mettervi ordine era sempre più difficile. Ma era una sfida a cui non avrebbe rinunciato.
Si ficcò nel bagnetto del suo studio e si lavò la faccia, prima di tirare un respiro di sollievo e uscire dal suo ambulatorio, per recarsi al bancone dell'accettazione, chiudendo i bottoni del suo camice bianco che copriva l'outfit che aveva sotto e lasciava vedere sul seno sinistro la targhetta con il nome che riportava "Dott.ssa Welsh".
Annie aveva fatto l'abitudine a tutto quel via vai di gente che si feriva o faceva cose che non doveva, quindi non fece molto caso a chi andava e veniva dal bancone a chiedere informazioni alle due gemelle che erano lì, sempre professionali, a svolgere il loro compito.
Wendy stava inserendo i dati che qualche dottore del Pronto Soccorso Magico le aveva passato, per le dimissioni di un paziente ormai sistemato come un mobile dell'Ikea; Sandy, invece, si stava occupando delle persone che avevano bisogno dell'accettazione.
Annie passò dietro il loro bancone, poggiando una mano ad accarezzare la schiena di Wendy, prima, in segno di saluto e di Sandy, poi, per altrettanto motivo.
Wendy riconobbe l'odore di vaniglia che la rossa emanava e senza nemmeno staccare gli occhi dal computer, l'infermiera la salutò con affetto «Dottoressa Welsh, è sempre una gioia vederla in questi momenti così frenetici.» - Annie le regalò uno dei suoi dolci sorrisi pensando a quanto lei avrebbe lanciato tutto all'aria molto volentieri, al posto della gemella.
Sandy, invece, sempre più austera e poco affettuosa, abbozzò un sorriso alla dottoressa «Se solo la gente fosse più ordinata e meno confusionaria...» - rise appena, la rossa, sentendo quel commento freddo dell'infermiera «Dai, ragazze, state facendo un ottimo lavoro.» - quindi si preoccupò di recuperare sulla scrivania l'agenda delle due infermiere per vedere quanto tempo aveva prima del prossimo appuntamento.
Nel mentre, Vath, si occupava di disdire la sua richiesta, Annie era intenta a cercare di capire qualcosa su quei fogli scritti da Sandy: si lamentava tanto del disordine dei pazienti, ma la sua scrittura era molto più che disordinata.
L'unica cosa che le fece alzare lo sguardo dalla rubrica, fu il sentir frenare le ruote di una barrella e la voce di un'infermiera che iniziava a piagnucolare «Oh, per tutti i numi. Vi chiedo scusa, signore. Non l'ho ferita, vero? Andavo di fretta e io non ho fatto in tempo a fermarmi, chiedo umilmente scusa.» - Annie aggrottò la fronte, cercando di sporgersi per guardare il volto dell'infermiera, essendo Vath di spalle (tuttavia, anche se fosse stato il contrario, Annie non lo avrebbe riconosciuto, avendo avuto forse pochi incontri con lui).
La medimaga sospirò e uscì dal bancone per raggiungere la zona dell'incidente diplomatico. Mise una mano sulla spalla dell'infermiera e si pose al suo fianco, poggiando il cristallo dei propri occhi su Vath «Gisella, basta così, me la vedo io, qui. Corri in Sala, gentilmente.» - avrebbe quindi congedato la donna che con un «Oh, dottoressa Welsh, sono così dispiaciuta...» - Annie avrebbe sorriso alla donna e avrebbe fatto segno con la mano di andare.
Quindi si sarebbe dedicata al Ministeriale «Chiedo scusa, purtroppo è sempre molto frenetica la giornata da noi. I nostri infermieri sono sempre sottopressione e la stanchezza spesso gioca brutti scherzi.» - ammise con un sorriso delicato sul volto e un tono piuttosto dolce «Sono la dottoressa Welsh, se si è fatto male posso occuparmi io di lei, ok?» - disse, sincerandosi delle sue condizioni. Il cristallo cercò di mettere a fuoco il volto del ragazzo, forse lo conosceva? Eppure non ricordava...

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Ancora una volta lei ed Eilidh si erano dimostrate affiatate senza che dovessero parlarne prima. Era quasi sorprendente questa cosa, come se il tempo e la lontananza non avesse mai fatto danni alla loro amicizia. Inutile dire che quella scenetta sembrava così reale che quasi era difficile non credere alle loro parole. Infatti, i due omoni sembrarono cascarci a pennello e Annie guardò con la coda dell'occhio la suora improvvisata. Chissà se quel tipo di suore del Pastore facessero voto di castità... questo dubbio però venne passato in secondo piano quando la rossa sentì il nome che l'amica le aveva piazzato.
Sgranò gli occhi, con il volto ancora calato verso il pavimento. Se lo meritava, dai. Dopo quello che la medimaga aveva dato all'altra, quello era il minimo. Quindi Coraline era il nome in codice. Meglio di Clarissa, non c'è che dire, ma vogliamo mettere con lo studio di teologia che sicuramente caratterizzava la suora?
Sentire che era pieno fino a Novembre, allarmò un po' la testa di Annie che invece cercò di mantenere uno sguardo afflitto a sentire quelle parole. Annuì appena, cercando lo sguardo dell'altra quasi a voler chiedere se le avesse coperto le spalle. Comunità? Quale comunità? Annie aggrottò la fronte, quasi come se stesse immaginando una torre piena di gente che aveva bisogno di aiuto. La sua runa parabatai non bruciava ancora, quindi probabilmente Aaron era ancora salvo, questo significava che lei poteva avanzare con quella farsa.
Una volta arrivata davanti al Pastore, Annie cercò di alzare lo sguardo al suo cospetto fingendosi afflitta da un dolore «Pastore...» - non fece in tempo a dire molto, che questo sembrò non riuscire a reggersi abbastanza sulle proprie gambe. Annie aggrottò la fronte, quasi come se non riuscisse a capire quelle parole, poi al battito di mani sussultò e sgranò le cristalline al vedere i due uomini di prima trasformarsi così rapidamente. «Santa Morgana...» - pensò la medimaga cercando di non impugnare la bacchetta per difendersi istintivamente. Annie si voltò sentendo la voce femminile e al vedere Charles quasi sbiancò, quindi si voltò di nuovo davanti al pastore, inginocchiandosi al suo cospetto, quasi come se le sue parole fossero appena diventate il suo credo. Le mani erano poggiate sulle cosce e attese che il Pastore fosse impegnato nella sua conversazione per tentare di disegnare il simbolo di Nettuno e mormorare un sottile «Essudatio» - per poi cercare di richiamare di nuovo quei ricordi tristi e scoppiare a piangere, questa volta però provando a simulare dei singhiozzi «Lo sapevo che sarebbe finita così...» - iniziò a parlare, mentre rimaneva in ginocchio «Mi avevano detto che potevo trovare aiuto da lei, che non mi avrebbe lasciato sola... ed invece... proprio come lui.» - il suo tono provava a fingere disperazione, appellandosi quanto poteva a tutte le sue tecniche mentaliste (?) di simulazione «...tutto è più importante del darmi aiuto, dello stare con me. Anche lui ha fatto così, mi ha promesso di aiutarmi, mi ha fatto innamorare di lui e poi mi ha lasciato senza darmi spiegazioni.» - ci stava provando, stava provando ad andarci giù pesante «Sono io il problema? Perché nessuno ha mai tempo per me? Mi aveva promesso di sposarci, in una chiesa come questa» - sbuffò un sorriso amaro, mentre cercava di sollevare lo sguardo languido sul Pastore, tentando di intrecciare i loro sguardi in un contatto visivo su cui puntava tantissimo. Gli occhi di Annie avrebbero potuto essere liquidi, quel cristallo chiaro che trasudava lacrime salate «...ho abbandonato la mia famiglia, per lui. Ho fatto promessa di castità fino ad oggi... e se n'è andato. Lasciandomi senza una famiglia a cui appartenere. Mi avevano detto che arrivando qui, avrei trovato un posto a cui appartenere, una famiglia da proteggere e da cui essere protetta... un Salvatore che mi avrebbe accolta...» - provava a continuare a piangere, cercando di immedesimarsi nella parte al più, provando a ricacciare le lacrime dell'abbandono di Lancelot «... ed invece, sto rimanendo di nuovo sola...» - avrebbe calato la testa, non prima di aver incrociato il proprio sguardo con quello di Eilidh, come se volesse dirle di non preoccuparsi, di correre da Charles per aiutarlo e di lasciare lei, se la sarebbe cavata in un modo o nell'altro, poi respirò piano cercando di riprendere fiato, ancora in lacrime.
Sperava che quello fosse un ottimo diversivo, che tardasse l'azione del Pastore su Charles e la richiamasse su di lei.
Se questo non fosse successo, avrebbe fatto sì che i Lycan la portassero in quella comunità, lontano dal Pastore. Se c'era gente da aiutare, lei era la persona giusta.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Annie sapeva benissimo che Lilith non era una sua fan sfegatata, ma questo forse era dovuto al fatto che Blake le avesse raccontato di quello che era successo anni addietro e lei voleva rimediare a tutti i costi a questo qui pro quo che si era venuto a creare tra di loro, senza che Annie potesse mai incontrare la riccia per poter chiarire la situazione.
Quando Blake le rivolse la parola, il suo sguardo si spostò sul Barnes, quasi freddo e agghiacciante «O magari sono in ferie.» - gli rispose distaccata, come se ancora non potesse perdonare il ragazzino per quello che era avvenuto mesi prima. Sollevò un sopracciglio, poi, nel vedere i libri e nel sentire che dovevano studiare, quindi tornò solare su Lilith «Hai fatto miracoli, davvero... Vederlo studiare sembra quasi come trovare un ago in un pagliaio» - era sincera, mentre si spostava verso il piano cottura, lasciando un po' di privacy agli altri, ignorando la successiva frase di Blake, consapevole di quanto potesse dargli fastidio essere ignorato.
Annie quando voleva sapeva essere una vera serpe, questo il ragazzo lo sapeva e la dimostrazione era proprio il fatto che stesse continuando a ignorarlo come a lui dava fastidio.
Prese a cucinare i pancakes, quindi, mentre loro si organizzavano i fattacci che dovevano organizzarsi, senza che badasse a quella specie di ordine che Blake le aveva dato, dimostrandogli ancora una volta quanto potessero valere per lei i suoi comandi.
Finiti i pancakes, ne riempì un piattone e li porse davanti a Lilith, sperando che si fosse già seduta «Cioccolata nera, bianca, sciroppo d'acero, sciroppo all'amarena e panna. Decidi come vuoi condirli e adesso preparo anche un bel caffè e un po' di spremuta d'arancia.» - volgeva le spalle al ragazzino, proprio come se Lilith fosse venuta a trovare lei e non Blake «Sai, immagino che con questo lavoraccio ti serva la carica. E comunque, Aaron mi ha parlato molto di te, sono contenta che finalmente possiamo incontrarci.» - ed era vero, non avevano avuto mai l'opportunità di farlo, ognuna conosceva l'altra per sentito dire e forse era questo che aveva dato problemi alla costruzione del loro rapporto. E poi, se questo loro parlare poteva dar fastidio a Blake, la cosa era assai più divertente per la rossa.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Era ancora un sacco incavolata per quello che era successo con Blake. Come osava parlare ogni volta di Lancelot e della loro relazione? Lui che sembrava non riuscire nemmeno a cambiarsi le mutande senza fare tutto un casino, doveva parlare del suo principe azzurro?
Quando Aaron le mandò un messaggio per avvisarla che si mangiava cinese, Annie rispose solo con uno smile che portava il pollice in alto. Quello, il suo parabatai, poteva capire quanto fosse un messaggio che indicava quanto era ancora arrabbiata per il minore dei Barnes, ma non per quello che faceva, ma perché ogni volta rischiava di mettere in discussione la relazione che lei aveva con il runista e quasi aveva il timore che sapesse qualcosa che lei non conosceva, vedendolo a scuola più di quanto la rossa potesse fare fuori.
Si era chiusa nella sua camera e aveva urlato nel suo cuscino più volte, per cercare di calmarsi e quando Aaron arrivò, lei non lo sentì, soffoncando in quel cuscino.
Si ricompose e decise di lavarsi la faccia, perché forse era il caso di riprndere un attimino la situazione in mano e quindi di scendere di sotto e aspettare il parabatai.
«Sono qui.» - disse apparendo dal nulla, origliando quell'appello disperato del parabatai.
Indossava solo una canotta lunga, quasi trasparente, un perizoma nero e nient'altro, mentre si avvicinava con i suoi lunghi capelli raccolti in una chiocciola sul capo e scoccava un rapido bacio sulla guancia ad Aaron. Poi aprì il frigo e prese due birre, una la piazzò davanti al parabatai, l'altra la apri e ne scolò mezza bottiglia in una sola volta. Sì, altro segnale che lei era davvero molto arrabbiata. «Tutto bene a lavoro?» - domandò, allungando il collo per vedere cosa Aaron le avesse portato per cena ed evitando magistralmente il discorso di quanto fosse incazzata lei.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Aveva avuto un attimo di respiro, ne doveva approfittare. Era riuscita a tener testa a Xander senza nemmeno torcergli un capello, quel duello sembrava che la stesse facendo riaccendere come ai vecchi tempi, quando a scuola c'era quel club che tanto amava. Il ghiaccio aveva avvolto tutto e quasi tremò al pensiero che quella barriera potesse rompersi e colpire Lancelot, tanto che guardò allarmata in sua direzione, come se fosse pronta a scattare per difendere il suo uomo da eventuali problemi dovuti a quel loro duello.
Per fortuna il sale funzionò (sono un genio!) e questo fu inaspettato anche per Xander.
Dopo aver provato a schivare quel flipendo di Xander, spostandosi con rapidità verso sinistra, così da togliersi dalla sua traiettoria, Annie pensò bene di provare ad agire su un altro campo che lei ben conosceva.
Non voleva perdere e se fosse successo doveva farlo con grande stile: in palio c'era una cena con la sua dolce metà ed era motivata più che mai a non concedere una serata del genere senza che lei avesse combattuto fino alla fine per averlo tutto per sé. Insomma, era pur sempre il suo cavaliere e dividerlo con Xander non era assolutamente ciò che desiderava. Anche se la cosa poteva risolversi magicamente con una cena a tre, ma entrambi sembravano determinati a non voler cedere. E mentre cercava di non puntare agli offensivi, Annie tentò una strategia che potesse mettere K.O. l'avversario senza danneggiarlo più di tanto. Provò a fare un affondo verso la testa del bersaglio quindi «Fumi Clausae» - chiamò l'incanto del fumo mentale, sperando che potesse creare un nuovo diversivo, seppur un po' più feroce degli altri già usati e darle ancora una volta un attimo di tregua. Se questo fosse riuscito, quindi tentò di scoccare ancora una volta in sua direzione e acclamare l'incantesimo di disarmo che era un classico per tentare di far saltare la bacchetta dalle mani di Xander «Expelliarmus!» - se fosse riuscita in questo, forse avrebbe avuto ancora una volta un piccolo momento di tregua dal ragazzo, così da poter pensare ad un nuovo attacco. Il classico, non moriva mai, ed Annie sperava che quel disarmo riuscisse.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga

Conoscendo i quattro avventurieri di Hogwarts, Annie non aveva dubbi che potessero fare del loro meglio per portare a termine la missione, tuttavia era molto preoccupata sul non fare cazzate ed essere prudenti. Nessuno dei quattro aveva acquisito questa skill e la dimostrazione, probabilmente, sarebbe venuta fuori proprio di lì a poco. Aggrottò la fronte quando la pozionista disse la sua sull'antilupo, ponendo attenzione sulla cosa «Ah, dei licantropi dopati. Il comitato olimpionico magico potrebbe non accettarli alla prossima manifestazione sportiva.» - ironizzò appena, sbuffando un sorriso e scrollando le spalle.
Poi le tocco appena la spalla, poggiando il braccio su quello della ragazza «Suvvia, ne usciremo illesi come sempre!» - era sempre ottimista, questo non glielo si poteva negare.
Le battute di Aaron vennero risposte da Annie con un sorriso divertito e una piccola ed innocente gomitata, accompagnata da un «Dai ~» - quasi miagolato al suo parabatai «Cerchiamo di non prerarci per la prossima rimpatriata ad un funerale, oggi.» - aggiunse poi, sollevando un sopracciglio e sussurrando al parabatai in modo che potesse sentirlo solo lui.
Inutile puntualizzare quanto quei due fossero legati, quindi quel loro bisbigliarsi alle orecchie non era niente di così strano per chi li conosceva. Rise ancora, portando una mano alle labbra «Non so se sarebbe un cataclisma o un qualcosa di produttivo. Proviamo?» - disse a mo di sfottò al ragazzo, prima di ritornare seria e seguire ogni singolo dire degli altri presenti.
L'arrivo di Skyler fu come la grandine estiva, quella che ti becca in testa e se non ti manda in coma ti rinfresca che è una meraviglia. Annie si voltò in sua direzione con un sorriso acceso e cordiale «Skyler! Da quanto tempo. Sì, è il cugino di Lancelot.» - ammise lei con leggerezza, prima di spostare il proprio sguardo su Aleksey, sorridendo e portando una ciocca rossa dietro l'orecchio. Lo sguardò, stupito, si rivolse poi a Xander, che la guardava dritto negli occhi quasi come se volesse veramente comunicarle qualcosa (o forse cercava solo di ricordarsi chi diamine era -.-"), quindi gli sorrise determinata «Sarà fatto. Ma lo stesso vale per te, se avete bisogno di me, fai un fischio.» - beh, alla fine la famiglia prima di tutto, no? Ed era certa che se Xander si fosse fatto male in sua presenza, Lancelot le avrebbe rasato la folta chioma rossa a zero.

Era ormai tutto pronto e anche lei sembrava essere determinata a proseguire quello che aveva deciso di fare, seppur il suo cuore era a tremila e sentiva i battiti lungo la gola. Guardò Skyler sorridendogli dolcemente «Grazie mille.» - il supporto di tutti era importante in qualsiasi tipo di missione e poi si fidava di quasi tutti quelli che componevano quello strano gruppo di auror e medimaghi.
Purtroppo il vestis non andò come desiderava e si ritrovò ad indossare una felpa in lattex, manco fosse sul set di un porno di categoria Z, con il cliché del prete e della cattiva ragazza che deve redimersi (questo non significa che io veda porno u.u). La porta non fu necessaria nemmeno aprirla, visto che non appena vi si avvicinò eccola a spalancarsi, manco fosse un apriti sesamo silenzioso venuto su benissimo. Annie avanzò.
L'ultima volta che era entrata in una chiesa era stato per salutare Brianna, accompagnandola poi al cimitero e seppellirla per sempre. Annie si morse l'interno della guancia e quando finalmente il portone fu a battenti aperti, eccola fare faccia a faccia con due grossi omoni. La rossa sollevò lo sguardo su di loro, sgranando gli occhi e allargando le labbra a formare una O di stupore. «Io stavo cerc--» - l'altro uomo che urlava, fece sobbalzare Annie che parve attratta a guardare esattamente dove stava urlando il tizio.
«Eilidh.» - pensò quasi allarmata. Quando vide che le cose si sarebbero iniziate a complicare per l'amica, Annie prese la palla al balzo. Cercò di pensare al suo ricordo più triste, quello che l'aveva distrutta in mille pezzi e che ancora bruciava: l'abbandono di Lancelot. Quelle sere passate a guardare il suo magifonino sperando che l'altro le scrivesse, quell'adolescenza passata a cercarlo negli occhi degli altri e a provare a capire che fine avesse fatto. Tutto quello, se fosse riuscita a canalizzarlo nella sua mente, le avrebbe fatto venire gli occhi lucidi, com'era sempre quando pensava alla sofferenza che aveva provato per il biondino degli Olwen e solo quando sentì una lacrima scivolarle sulla guancia, avrebbe aperto bocca «Aspetta!» - alzò di poco il tono, ma cercando di non apparire aggressiva, mentre faceva un passo verso l'uomo che voleva prendere Eilidh «Suor Clarissa mi ha aiutato a venire qui... è grazie a lei che sono... salva.» - cercò di modulare il tono in maniera tale che fosse quasi lacrimoso, come se fosse carico di sofferenza, provando a puntare dapprima gli occhi sull'uomo, per cercare rapidamente poi in un solo istante quelli di Eilidh. Solo uno sguardo, quasi a volerle far capire che doveva stare al gioco, poi gli occhi lucidi di Annie sarebbero tornati sull'uomo «... se non fosse stato per lei... se lei non mi avesse aiutata e non mi avesse detto che il Parroco di questa chiesa mi avrebbe potuto aiutare, forse a quest'ora...» - calò lo sguardo cercando di mantenere il tono sempre più sofferente. Magari Eilidh avrebbe potuto condire quella storiella, no? L'importante era salvarsi ed entrare lì dentro.

Annie-Macrae Welsh

Amor, ch'a nullo amato amar perdona.

Medimaga