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    Per uno che non era mai in orario, forse mettersi a correre alle luci dell’alba non era la scelta più saggia che Tom potesse fare, eppure finiva sempre per buttarsi in routine non troppo intelligenti quando era sotto pressione. E questa volta aveva tutte le sue buone ragioni per sentirsi teso.
    Era vero, aveva scelto lui di andare ad Hidenstone, aveva scelto lui di abbandonare l’Accademia che stava frequentando e buttarsi a capofitto in quella nuova avventura, e ora che c’era dentro poteva ammettere di aver agito un filo mosso dall’istinto. Diciamo pure che dopo essere stato rimandato per due anni di seguito aveva anche senso proporre un cambiamento, ma le ragioni che lo avevano spinto erano di quanto più lontano potesse esserci da ragioni scolastiche.
    La scuola gli piaceva? Sì e no. Non era uno che si ammazzava di studio ma c’erano materie che gli interessavano più di altre. Diciamo però che non era per eccellere che aveva scelto quella scuola, il programma di Hidenstone per Tom non era il suo pezzo forte. Il motivo per cui era andato lì aveva due occhi blu, i capelli biondi e frequentava il secondo anno.
    Ora, che diavolo si fosse messo in testa quando aveva pensato che frequentare la stessa scuola bastasse ad avvicinarli non lo sapeva. Diciamo pure che nella sua testa era un’ottima pensata, almeno tanto quanto le armature robotiche che aveva progettato, o gli occhiali con assistente vocale integrato e tutte quelle meravigliose cose tecnologiche che adorava, ma poi nel concreto non aveva funzionato granchè.
    Sapeva di doversi dare tempo, di non dover affrettare le cose, e dopotutto poteva sempre andare peggio –sua madre glielo diceva sempre che vedere il bicchiere mezzo pieno era l’approccio migliore- ma di certo non poteva dire di avere un piano. Okay, forse lui non era proprio un tipo da piano, in genere tendeva ad improvvisare nella maggior parte dei casi, ma era un talento nell’analizzare le cose a posteriori, farsi prendere dai rimpianti e darsi dell’idiota a profusione quando realizzava tutto quello che aveva sbagliato.
    Anche quello un atteggiamento non troppo costruttivo, a detta di Mary, che però continuava a ripetere ciclicamente. Ed ecco uno dei motivi che lo avevano spronato ad andare a correre così presto: non riusciva a stare fermo quando aveva troppi pensieri, e correre gli faceva bene, anche se gli apriva un buco nero nello stomaco. Buco nero che cominciò anche a brontolare, fortunatamente quando era già in dirittura d’arrivo, e che lo portò a puntare direttamente alla Sala Grande prima ancora di farsi una doccia e tornare in dormitorio.
    Ed eccolo quindi che puntava direttamente al bancone con il cibo, calandosi il cappuccio della felpa sulle spalle. “Fame, fame, fame, dio sto proprio morendo di fame.” sussurrò tra sé e sé, una cosa che faceva sempre ma che qualcuno avrebbe potuto anche prendere per una cosa quasi “normale”: in quel momento, come nella maggior parte dei casi in cui era consentito, Mr Erminio ascoltava tutti i suoi discorsi, al momento rannicchiato nella tasca della felpa, solo il musino che spuntava dalla stoffa a svelarne la presenza.
    “Aaaaaah non so mai scegliere, che dilemma! E’ ovvio che le ciambelle sono buonissime, poi così zuccherate… ma come si fa a dire di no a uova e salsicce!? Impossibile.” decretò, questa volta forse davvero rivolto a Mr Erminio. Finì per prendere un po’ di tutto, riempiendo il proprio vassoio, e prendendo posto in uno dei tavoli, cominciando a mangiare con appetito mentre Mr Erminio continuava ad arrampicarsi su di lui e giocherellare con qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro.




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    NICHOLAS MC CALLISTER | 06/02
    16 | I ANNO | Dioptase


    “No, non ci siamo per niente”
    La luce del sole appena sorto richiariva appena la figura del giovane Mc Callister, di traverso di fronte allo specchio. Si guardava con occhio critico la pancia e le spalle, trovandole messe peggio di quanto volesse. Intendiamoci, non che fosse ingrassato così tanto o simili, solo che con la frenesia dell’ultimo mese non aveva potuto allenarsi come avrebbe voluto e i risultati della sua negligenza si vedevano. Sospirò e afferrò la sua mazza da battitore personale, prendendo anche una palla di cuoio e uscendo dal dormitorio in silenzio. Non era uno fissatissimo con l’allenamento, ne con il suo aspetto fisico, ma se voleva riuscire ad entrare nella squadra di quidditch o per lo meno se voleva riuscire a battere Clive - giocavano in ruoli diversi, certo, ma il cervello di Nick non è che fosse proprio sveglissimo in quel momento - doveva per forza riprendere la forma perfetta che aveva prima di lasciar Hogwarts. Insomma, il titolo di miglior battitore di Grifondoro non se l’era mica guadagnato standosene seduto il sala comune a giocare a scacchi, giusto?
    Sospirando infelice, non riuscendo ancora a capire per quale motivo avesse deciso di allenarsi proprio all’alba, si piazzò nel campo da quidditch, posò mazza e palla per terra e si mise a fare un paio di giri di capo tanto per riscaldarsi, pensando al fatto che pochi giorni dopo sarebbe stato il compleanno di sua sorella, e che doveva decisamente comprarle un regalo. Era stato difficile separarsi da loro gli anni prima, sopratutto dopo la morte del padre. Mary Lou era diventata super attaccata a tutti, tanto da non riuscire a stare in stanza da sola neanche per dormire. Scosse la testa, buttandosi a terra e cominciando a contare le serie di addominali, sforzandosi di non fermarsi e di mantenere alta la tensione dei muscoli. Avrebbe dovuto anche chiamare Camriel, e sua madre, giusto per non farli preoccupare. Avrebbe dovuto cercare la ragazza della festa, quella con le labbra dolci come cioccolata, avrebbe dovuto passare un po’ di tempo Con Clive, visto che tanto si era arreso che le cotta non sarebbe passata presto. Anche se…si può avere una cotta per due persone insieme? Si fermò un attimo, nel passaggio da addominali a flessioni, e si tolse il ciuffo di capelli ribelle dalla fronte. Che ne sapeva lui? Merlino, già il fatto di aver capito di essere bisessuale lo considerava un traguardo, ma adesso anche capire tutte quelle strane meccaniche dell’innamoramento e simili era proprio chiedere troppo. Scosse la testa sconfitto e incantò la palla per fare in modo che tornasse verso di lui, senza naturalmente cercare di ucciderlo o con brutti cambi di direzione. La colpì un paio di volte, per poi rendersi conto che i tuoni che sentiva non erano indice di un temporale in arrivo, ma semplicemente la sua pancia che reclamava nutrimento, e in fretta.
    Scosse la testa tipo cane, si asciugò con il suo asciugamano, precedentemente ridotto per entrargli in tasca, e si avviò verso la sala grande, trovandola piacevolmente spoglia di persone, salvo qualche altro mattiniero come lui. Si avvicinò al tavolo con il necessario per la colazione, preparandosi un caffè che bevve tutto d’un fiato, scottandosi quasi la lingua, per poi ripiegare su un succo d’arancia. C’era un altro ragazzo vicino a lui, nella sezione dolci, e lo sentì parlare a se stesso, o forse a quella palla di pelo che gli spuntava dalla felpa. Non riuscendo a trattenersi, e mentre metteva un waffle allo sciroppo d’acero e delle uova strapazzate con del bacon nel suo piatto gli parlò.
    -È un dilemma per davvero! Io personalmente odio precludermi qualsiasi possibilità, perciò mangio sempre un po’ di tutto! - inclinò la testa, indicando poi il tavolo che il ragazzo aveva scelto, come a chiedere il permesso di sedersi. Se questo avesse acconsentito, si sarebbe accomodato di fronte a lui, per poi continuare - Anche tu mattiniero? Io sinceramente non ho idea di cosa mi abbia detto il cervello…ehi, ma quello è un ermellino? È troppo carino!
    Sorridendo, si mise in bocca un pezzo di Waffle, ricordandosi solo in quel momento di non essersi presentato. Stava per aprire bocca, ma l’immagine di sua madre che lo fulminava con lo sguardo fu sufficiente a farlo desistere. Dopo aver mandato giu, e aver allungato una mano, si presentò.
    -Comunque mi chiamo Nicholas, Nick se preferisci. Ci siamo visti già a Magitec, se non sbaglio!


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    In genere sperava che i suoi monologhi non fossero uditi da nessuno, o meglio viveva nella convinzione che nessuno gli prestasse troppa attenzione e che quindi non avrebbe mai ricevuto risposta. Quella deduzione derivava più che altro dall’esperienza: aveva sempre avuto amici, pochi di certo, ma non era abituato a stare troppo al centro dell’attenzione, non tutto il tempo se non altro. Non si riteneva uno di quei ragazzi popolari che attiravano gli occhi di tutti, e col tempo si era anche fatto andare bene la sua posizione: se non altro era libero di fare un po’ tutto quello che voleva senza doversi troppo preoccupare delle conseguenze. Okay, forse avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsene, visto quante volte erano finito nei guai per la sua parlantina … niente di grave, ma di certo sua madre, Mary, non avrebbe schifato un po’ di consapevolezza e attenzione in più.
    Proprio perché pensava di non essere ascoltato, sussultò quando un ragazzo al suo fianco rispose alle sue parole, voltandosi verso di lui e guardarlo con un sopracciglio alzato, impiegando addirittura qualche secondo a realizzare che stesse rispondendo proprio a lui, per davvero. Accennò un sorriso impacciato, annuendo vigorosamente, preso alla sprovvista. “Dovrebbe essere illegale scegliere. Cioè non illegale per davvero, ma insomma bandito o qualcosa del genere… almeno a quest’ora della mattina! E’ ovvio che poi uno sceglie entrambi” provò a spiegarsi, annuendo al suo breve cenno, lasciandogli posto sul proprio tavolo. Non si aspettava di certo che qualcuno lo avrebbe approcciato, non quella mattina, ed ecco che cominciò a chiedersi se non avrebbe fatto meglio a farsi una doccia prima, di certo ci avrebbe fatto una figura migliore.
    Sorrise alle sue parole e indicò Mr Erminio con un cenno orgoglioso. “Ho pensato di uscire a correre… se non altro non si può dire che ci sia troppa gente in giro a quest’ora. Se uno cerca pace è sicuramente il momento migliore, anche nelle città più caotiche la mattina presto è il momento perfetto per allenarsi.” cominciò a spiegare, ficcandosi un muffin alla crema in bocca prima di poter aggiungere altre informazioni di cui non interessava niente a nessuno. Mr Erminio intanto, che di certo non era timido, si mise in mostra di fronte all’altro ragazzo, saltellando per la tavola e avvicinandosi per annusarlo. “Ef bufn-…” cominciò a parlare con la bocca mezza piena, fermandosi per deglutire e poi ricominciare ” Scusa…dicevo… E’ buono, è solo un po’ agitato. Si chiama Mr Erminio.” lo presentò con un sorriso, mentre l’ermellino faceva mostra delle sue abilità di saltatore provetto, zampettando di qua e di là.
    Se non altro vedere che anche l’altro stava per parlare a bocca piena lo fece sentire, per un solo attimo, un po’ più compreso: quindi non era quello strano che faceva cose stupide?! Non sempre almeno, anche se Nick si era fermato prima di lui e forse lo avrebbe giudicato pazzo lo stesso. Si assicurò di avere le mani pulite, se non altro, prima di stringere la sua e sorridere allegro. “Sì, penso proprio di sì! Io sono Thomas, ma beh tutto mi chiamano Tom, quindi puoi farlo anche tu.” si presentò ed era già un miracolo che non avesse aggiunto un monologo sul fatto che avrebbe potuto chiamarlo così solo se voleva e che non era obbligato solo perché glielo aveva suggerito. “Wow. Sto migliorando! Visto?! Alla faccia di tutti quelli che dicevano che non potevo ridurre la mia parlantina.” Dopo essersi presentato passò ad assaggiare un le uova e il bacon, sgranando gli occhi entusiasta. “Woow! Sono buonissime!” si lasciò scappare, mangiandole con voracità per poi ricordarsi che forse era il caso di presentarsi un po’ meglio. “Uh…mi sono fatto distrarre, ma sono davvero buone. Comunque… sono al primo anno, ma in realtà ho diciotto anni…storia lunga, mi sono trasferito quest’anno. E tu?!” chiese con la sua solita allegria, forse fin troppo esagerata per essere solo prima mattina ma era sorprendente quanto riuscisse ad essere energico più o meno a qualsiasi ora, anche senza ingerire caffeina! Talento naturale, avrebbe detto lui stesso con un sorriso raggiante.


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    NICHOLAS MC CALLISTER | 06/02
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    Non era mai stato difficile per Nick farsi nuovi amici, considerato il suo carattere. Adorava fare nuove conoscenze, in qualsiasi momento queste si presentassero. La colazione non era di certo il momento più strano, in effetti. Stava ascoltando Tom parlare e nel frattempo annuiva, continuando a mangiare il bacon unendolo con l’uovo, proprio come piaceva a lui. Alla menzione del correre si ritrovò a sbuffare, come a far capire all’altro ragazzo che capiva benissimo.
    -È così senza dubbio! Io però odio correre, quindi l’ho fatto solo per riscaldamento - si fermò a bere un sorso di succo, dato che un pezzo di waffle sembrava non voler scendere - scusa, capita se parlo mentre mangio. Dicevo, ho fatto tipo tre giri e poi mi sono dato agli esercizi, sennò sai che noia!
    Rise tra se al vedere Tom ricreare il se stesso di poco prima e stava quasi per dirgli che sua madre sarebbe stata fiera di lui, conoscendo Elisabetta, ma si fermò appena in tempo. Non era di certo educato portare in ballo argomenti del genere, e per di più il ragazzo gli aveva appena presentato il suo ermellino, il che era molto più fico.
    Rise di gusto guardando l’animaletto saltellare in giro, per poi allungare poco la mano per provare a toccarlo. Se ci fosse riuscito, avrebbe passato due dita sulla testolina dell’animale, salutandolo allegramente.
    -Ciao, Mr. Erminio, è un piacere conoscerti!
    Si voltò verso Tom, indicando con la testa il suo animale, e sorrise.
    -Io ho una gattina, si chiama Arya ed è una peste. Doveva venire con me stamattina ma mi ha completamente snobbato quando ho provato ad alzarla, immagina!
    Finì il suo succo, mettendo in bocca anche l’ultimo boccone di waffle per dedicarsi totalmente alle uova, e ascoltò il resto delle informazioni che il ragazzo gli aveva dato. Sgranò gli occhi, sorpreso, per poi ritrovare la compostezza.
    -Si, decisamente ottime. Ma…wow, sei grande! Io ho sedici anni, come la maggior parte dei crimini, e prima frequentavo Hogwarts, nelle file dei Grifondoro.
    Sorrise scuotendo la testa, ripensando alla vecchia scuola, per poi farsi curioso - e sprecava non invadente - riguardo all’accademia frequentata dal ragazzo.
    -Tu invece no vero? Non ti ho mai visto, e oltre a questo non hai un accento propriamente Inglese! Di dove sei?
    Chiese sorridendo, allungando una mano a scompigliarsi i capelli.

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    Per uno abituato ad essere guardato dall’alto al basso e additato come “lo strano” più o meno da tutti, non era una novità per lui rimanere spesso solo o non sentirsi compreso. Non si poteva dire che non sapesse fare amicizia, d’altra parte aveva cambiato così tante scuole negli anni che era stato obbligato a sapersela cavare in ambienti nuovi, il fatto che non avesse mai troppi amici era un altro discorso. Non era raro che si sentisse diverso, aveva frequentato forse ambienti non troppo adatti a lui, o persone pronte a giudicarlo perché un po’ strano anziché provare a conoscerlo meglio, ma lui non si lamentava dei pochi amici che aveva, abbracciava alla grande la filosofia del “pochi ma buoni”.
    Non si aspettava però che qualcuno potesse accoglierlo in quel modo, che decidesse di sedersi con lui a colazione nei primi giorni e non sembrasse intenzionato a guardarlo storto ad ogni uscita o prenderlo per matto di fronte ai suoi monologhi, di certo non così semplici da sopportare il più delle volte.
    “Oh no davvero non preoccuparti, io lo faccio sempre anche se so che non si dovrebbe…intendo parlare a bocca piena, non correre, quello fa bene farlo, o almeno credo. Non ho una vera routine di solito, cerco di variare un po’, che esercizi fai tu di solito? Qualche volta possiamo allenarci assieme! Cioè… non siamo obbligati ma beh insomma l’Accademia è grande ma non così tanto… magari è più divertente…!” propose seguendo l’istinto e alla fine fu costretto a ficcarsi in bocca delle uova per smetterla di parlare, guardandolo con occhi da cucciolo un po’ dispiaciuti per averlo travolto con i suoi discorsi senza fine. Gli dispiaceva ma era quasi impossibile per lui fare altrimenti.
    Sorrise allegro nel vedere il ragazzo fraternizzare con Mr Erminio, che di certo spartiva con il padrone l’energia e l’iperattività, dal momento che non sembrava capace di smettere di saltellare per il tavolo, facendo le feste al suo nuovo amico. “ Arya tipo Arya Stark?! O più tipo Arya Dröttningu? O magari non c’entra niente? Forse c’è una qualche divinità che si chiama così, ora non ricordo… è un nome fico anche se non ha un significato comunque, bello!” si dilungò senza problemi in domande e spiegazioni che probabilmente nessuno aveva richiesto o desiderato, provando a darsi un freno ma sempre troppo tardi.
    Si strinse nelle spalle, sorridendo appena alle sue parole ma senza sentirsi troppo speciale per essere così grande: a dire il vero era abbastanza certo che non fosse qualcosa di cui vantarsi, anche se lui non ne era troppo imbarazzato, dopotutto l’età era solo un numero. Scosse quindi la testa alla sua domanda. “Oh no, sono nato a Dublino! Sono stato lì per un po’, poi ho girato il mondo, visto un sacco di posti… ho frequentato Ilvermory, ero un Tuono Alato! Che insomma è un po’ simile al Grifondoro…almeno credo, ho sempre sentito parlare di Hogwarts, deve essere stato figo andarci! Cioè magari no, magari ne parlano tutti così tanto ma poi non è granchè… tu pensi che sia sopravvalutata? Non che lo sia! Ma non si sa mai.” finì per borbottare, cercando di rallentare quantomeno la velocità con cui stava parlando per risultare almeno comprensibile.

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    NICHOLAS MC CALLISTER | 06/02
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    Thomas era un ragazzo davvero simpatico, e la sua parlantina non faceva altro che avvalorare questa tesi. Sorridendo Nick si passò una mano sulla guancia, per togliere qualche briciola che gli era rimasta attaccata, per poi annuire.
    -Io anche da bambino lo facevo spesso, poi mia madre ha cominciato con le lezioni di etichetta e addio. Solo ad Hogwarts mi lasciavo un po’ andare perché insomma va bene piccolo Lord e tutto il resto, ma che palle! - Sorrise poi a trentadue denti, con gli occhi che brillavano di contentezza alla prospettiva di allenamento insieme. Ridacchiando per la faccia assunta dal ragazzo, quasi a scusarsi di aver parlato troppo, Si ficcò un altro po’ di uova in bocca, deglutì e
    -Assolutamente si! Mi solleveresti dal peso oltre che di allenarmi da solo anche dal pensiero di farlo, quindi sarebbe ottimo. Ti piace il Quidditch?
    Insomma, non che ogni suo amico doveva per forza tenere a qualche squadra, ma l’allenamento per le squadre era un po’ più difficile di quello “generale”, e Nick sperava si potessero allenare seguendo proprio quello. Il piccolo furetto sembrava non stancarsi mai, e Nick non smetteva di sorridere alla vista dell’animaletto che saltellava in giro. La bocca poi si spalancò per lo stupore, e si girò a guardare il ragazzo a bocca aperta.
    -Oh mio dio, Hai letto Eragon?! Arya si chiama così proprio per la principessa, ma la gente pensa sempre sia per Arya Stark. Merlino, sei il primo che me lo chiede!
    Senza smettere di sorridere si accasciò un po sulla panca, come svuotato dalle energie. Neanche passati cinque secondi si rimise dritto sorridendo di nuovo come un ragazzino.
    -Sei nato a Dublino?! Amico, anche io! Irlandese nell’animo, ecco cosa sei! - si allungò a battergli un pugno giocoso sulla spalla, sperando non gli desse fastidio, per poi continuare - Ilvermory sembra davvero una scuola fichissima, sai? E si, Tuono Alato si può dire sia simile a Grifondoro! - si passò una mano sul mento, e sorrise un po’ malinconico - Hogwarts è…come dire, casa. Posso dire che non penso sia sopravvalutata, ecco. Tu vai li e anche se non ti piace studiare, anche se vuoi tornare a casa, anche se - si interruppe, non volendo portare argomenti troppo tristi nella conversazione - insomma, tu entri li e sai che sei a casa. Lo senti nelle ossa, capito?
    Guardò il piatto di fronte a lui, sorridendo malinconico, per poi alzare lo sguardo verso Tom.
    -Merlino, scusa! Ho rattristato la conversazione senza volerlo. Qui in accademia devo dire che mi trovo altrettanto bene, tu?

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    Tom cadeva sempre dalle nuvole quando si trattava di… beh, di qualsiasi cosa. Non si poteva dire che non gli importasse di nulla, a dire il vero aveva una infinità di hobby e passioni, ma era difficile che si interessasse a qualcosa di nuovo, se non coglieva la sua attenzione in modo particolare. I titoli nobiliari, le origini delle persone, il loro cognome, erano cose che non gli importavano: faticava a ricordarsi i nomi di quelli che avevano fatto la Storia della Magia, figurarsi se riusciva a collegare le facce delle persone che lo circondavano alla loro famiglia e alle loro origini.
    Quando Nicholas nominò il fatto di essere Lord Tom strabuzzò gli occhi, sorpreso, e non era impossibile credere che fino a quel momento ignorasse anche solo la possibilità di trovarsi di fronte un qualche nobile. “… Avrei dovuto fare un inchino? Una riverenza! O forse no? Non credo che si usi più…vero? Insomma un Lord?! Figo. Cioè non so se è figo, non ne ho mai incontrato uno.” ammise stringendosi nelle spalle, ma era evidente che fosse più sorpreso e colpito dalla novità che dall’effettiva ricchezza o importanza di Nicholas.
    Non era facile per lui mettersi nell’ottica di dover modulare i suoi modi di fare in base a chi aveva di fronte, era sempre piuttosto istintivo e naturale, non avrebbe smesso di trattare l’altro come un suo coetaneo perché era difficile che si ricordasse di qualsiasi altro dettaglio! Aveva una memoria da pesce rosso, ma se non altro non sembrava essere toccato con facilità da qualsiasi pregiudizio o stereotipo, una caratteristica non certo da sottovalutare.
    Arricciò il naso quando l’altro nominò il Quidditch, scuotendo piano la testa. “Non troppo. Non è male, può essere anche divertente alle volte e me la cavo abbastanza bene, ma lo trovo un po’ ripetitivo… preferisco giochi un po’ meno scontati. Mai sentito parlare dei salto al Grifone?!” avrebbe chiesto illuminandosi e Merlino solo sapeva dove avesse letto di una follia simile, o se lo avesse sognato lui stesso.
    Alla reazione del ragazzo sul nome Arya non potè fare altro che sgranare gli occhi, di nuovo, a sua volta, entusiasmandosi ancora di più: in quel momento il ragazzo aveva solo dato benzina sul fuoco che Thomas aveva dentro già di default, incendiandolo. “ODDIO ANCHE TU?! NON NE PARLA MAI NESSUNO MA QUEL LIBRO E’…” cominciò con convinzione, costretto ad abbassare la voce dopo che uno degli elfi addetti alla mensa si schiarì la voce rumorosamente, guardandolo storto “Uhm… dicevo… quel libro è un viaggio, una filosofia di vita!” concluse tutto emozionato per poi sorridere a trecento denti quando anche l’altro gli comunicò di essere di Dublino.
    “Coincidenze?! Non può essere. Proprio no.” “W-O-W. Cioè. Wow. Se non sapessi di avere già una gemella chiederei se non siamo stati separati alla nascita.” buttò lì senza pensarci, rendendosi conto troppo tardi di aver parlaato a sproposito e cercando di rimediare cambiando discorso. “Aaaah beh di Hogwarts parlano tutti bene, impossibile pensare il contrario! Almeno credo, non ci sono mai stato, ovvio, sono stati a Ilvemory mica lì…non potevo farle certo entrambe. Non avrei nemmeno voluto! Ilvermory è bella ma a me studiare proprio non piace…è per questo che sono ancora al primo anno. Non solo per questo ma sì insomma anche… diciamo che non mi piace fare cose noiose. Ma nemmeno a te giusto? Beh a chi piace fare cose noiose?! Domandastupida.” ed ecco che per cercare di distrarre chi aveva di fronte dai suoi scivoloni si perdeva nell’ennesimo monologo quasi senza senso.

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    NICHOLAS MC CALLISTER | 06/02
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    Alle parole del ragazzo Nick alzò le mani, portandole in avanti come a fermare le sue parole, scuotendo la testa veementemente.
    -No, no! È un titolo vero, ma a me importa solo perché era il titolo di mio padre. - alzò le spalle - non c’è bisogno di comportarsi diversamente, sono sempre Nick.
    Si portò una mano al mento, in una posa pensierosa, per poi annuire in direzione del ragazzo.
    -Si, devo ammettere che però è abbastanza fico. A parte quando tua madre ti obbliga a partecipare a ricevimenti e cene noiose e piene di gente ipocrita.
    Sorrise, mentre ingoiava l’ultimo sorso di succo e pensava a tutte le volte in cui la madre lo aveva dovuto letteralmente trascinare a eventi del genere, considerato che a lui interessavano quanto interessava il cucito a sua sorella.
    Ascoltò con attenzione l’opinione del ragazzo, annuendo piano, per poi inclinare la testa verso destra e rispondere grattando distrattamente il piccolo ermellino sulla testa.
    -Ti dirò, da una parte capisco benissimo quello che intendi, dall’altra da giocatore ti posso anche dire che non è sempre così. Però effettivamente si tratta sempre di inseguire gli stessi palloni… - scosse poi la testa, con gli occhi che brillavano alla prospettiva di avere una nuova attività in cui cimentarsi - no, mai sentito! Cos’è? Come si gioca? Mi insegni?
    Infondo, poche cose piacevano a Nick più dello sport, e trovare qualche attività nuova lo mandava sempre su di giri. Si agitò ancora di più alla reazione del ragazzo alla menzione di Eragon, Sgranando gli occhi e sorridendo a trentadue denti, ridendo apertamente quando uno degli elfi della sala riprese Tom in maniera velata ma letale.
    -Esatto! È esattamente quello che dico io, ti da degli insegnamenti troppo importanti - si mosse sul posto, come se non riuscisse a star fermo - e poi cioè i personaggi sono troppo ben costruiti, li amo.
    Cercò di calmarsi, con pochi risultati, e respirò piano. Poi Tom sganciò la bomba.
    -Hai una gemella?! Chi? Viene qui all’accademia? - si rese conto che non era stato proprio il massimo dell’eleganza, e si tirò indietro fisicamente, sorridendo un po’ imbarazzato - scusami, mi sono fatto prendere dalla curiosità. Se non vuoi non devi dirmelo per forza.
    Sorrise intenerito dalla parlantina del ragazzo, trovandola adorabile, per poi annuire all’ultima affermazione e ridacchiando.
    -Be’, di certo sarebbe stato un suicidio! Pensa a seguire le lezioni sia li che ad Hogwarts, non avresti praticamente mai dormito! - rise immaginando la scena di Tom che usciva dal camino della McGee con le occhiaie sotto i piedi - e no, ti dirò che anche a me non piace tantissimo. Cioè si, non sarei finito in Dioptase altrimenti, ma non in modo scolastico. - mosse le mani davanti al viso, cercando di dare un senso a quello che diceva -Cioè il fatto che debba studiare perché così qualcuno può valutarmi mi da un sacco fastidio. E no, il noioso non fa proprio per me!

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    Thomas S. Roberts
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    Thomas non aveva mai avuto modo di pensare a che cosa significasse essere ricchi, né tantomeno avere un titolo da sfoggiare. Immaginava che ci fosse qualche atteggiamento da utilizzare, qualche buona maniera di cui non sapeva assolutamente niente e che avrebbe invece dovuto utilizzare. Si sentì abbastanza sciocco e impreparato, almeno fino a che l’altro non provò a farlo sentire meglio. Ora, forse avrebbe dovuto provare a insistere ma Tom non era proprio il tipo che riusciva a pensare al fatto che forse non tutti erano cristallini e diretti, o immaginare che potesse in realtà volere l’opposto di quel che stava chiedendo: gli bastò sentire quelle parole per tirare un sospiro di sollievo e aprirsi in un sorriso genuino.
    “Oh bene…nel senso, non era un problema è che non avrei proprio saputo come fare!” avrebbe ammesso, impacciato, passandosi poi una mano tra i capelli, contribuendo a renderli ancora più disordinati di quanto già non fossero. Non era proprio pratico di borghesia, usanze e cose del genere e alle sue parole avrebbe inclinato appena la testa, ragionando su quello che gli stava mettendo di fronte. “In effetti non sembrano cose troppo divertenti.” concordò alla fine.
    Per quanto riguardava il discorso sport, Thomas si era come sempre fatto trasportare dal momento, facendosi guidare per lo più dall’entusiasmo e dalla voglia di condividere qualcosa con qualcuno che sembrava interessato. Non avendo mai avuto troppi amici, e soprattutto non conoscendo molte persone con le sue stesse passioni, non era facile per lui confrontarsi su certi argomenti. Lo avrebbe guardato con un sorriso luminoso, scuotendo piano la testa di fronte alla sua richiesta. “Non ci ho mai provato, ma ho letto qualcosa su un libro… magari possiamo andare nella Riserva qualche volta e allenarci per farlo, un giorno!” avrebbe proposto con rinnovata allegria, che non sembrò intenzionata a scemare visto che l’altro gli diede corda su Eragon.
    C’erano poche cose che a Thomas piacessero più dei fantasy e dei fumetti… o meglio aveva tante passioni ma quelli erano di certo ai primi posti. Annuì con vigore alle sue parole. “Assolutamente! Non saprei nemmeno scegliere il mio preferito… sono tutti perfetti!” avrebbe concordato per poi adombrarsi leggermente alla sua domanda sulla sua gemella.
    Sapeva che era colpa sua, non si era posto dei filtri ed ecco che cominciava a dire cose che non avrebbe dovuto. Avrebbe guardato l’altro con aria dispiaciuta, perché una parte di lui proprio non vedeva l’ora di parlare di Emma al mondo intero, ma non gli sembrava proprio il caso di informare tutti prima che lei lo sapesse. “Mmmmh… non è che questa persona lo sappia proprio ecco, è una storia un po’ complicata…!” avrebbe provato a giustificarsi per poi annuire ancora una volta: non si era mai sentito così in sintonia con qualcuno prima di quel momento –o almeno non lo ricordava, ma Tom aveva un po’ la memoria da pesce rosso a voler essere onesti-, non dal primo istante, e la cosa aiutava anche ad allontanare il peggiore degli umori.
    “Sono d’accordo con te, andiamo perché mai qualcuno dovrebbe avere il diritto di valutarti?! Insomma non sono certo migliori di noi, eppure agiscono spesso come se lo fossero…” finì per lamentarsi, finalmente convinto che Nick avrebbe condiviso le sue idee. Che fossero già destinati a diventare amici?!

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    NICHOLAS MC CALLISTER | 06/02
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    Il sorriso di Nick andava da una parte all’altra della faccia. Cominciava ad adorare seriamente quel ragazzo, con la sua semplicità e goffaggine. Sorrise.
    -Non ti preoccupare, non sarebbe stato un problema. Mia mamma tiene a queste cose solo in situazioni ufficiali, pensa, quindi anche io me ne sono sempre fregato. - alzò le spalle - no, infatti. Tutto rose e fiori fino a che non ti chiedono di scegliere il tema del prossimo ballo.
    Si ficcò in bocca l’ultimo pezzo di uovo, bevendo subito dopo un sorso di succo e guardando il ragazzo di fronte a lui che gli proponeva l’allenamento in compagnia. Annuì veementemente, sorridendo nel frattempo e avanzando con il busto.
    -Mi piacerebbe un casino! Sarebbe un sacco divertente, secondo me!
    Si ritirò indietro, annuendo anche all’affermazione su Eragon. Effettivamente era difficile scegliere un preferito tra quelli, essendo talmente ricchi di avvenimenti e di colpi di scena da essere per Nick sullo stesso piano. O quasi, certo, ma non era quello il momento di starsene a rimuginare sulla saga di wagon, vedendo come Tom si fosse scurito alla menzione della gemella. Piegò la testa di lato, e si arrischiò ad allungare una mano, posandola leggermente sul braccio destro del ragazzo, per poi stringere leggemente e lasciarlo andare. Era una cosa che faceva spesso, anche con Clive, per fargli capire di essergli vicino. Certo, non aveva assolutamente il livello di intimità che aveva con il suo amico, e sperava che Tom non se la prendesse o non fosse uno di quei ragazzi che non sopportava il contatto fisico. Nick rimaneva sempre molto attento a questi particolari, ma purtroppo la storia lo aveva preso tanto che aveva voluto mostrare vicinanza al ragazzo, senza pensare al possibile fastidio.
    -È dura, amico. Però sono sicuro si risolverà tutto al meglio!
    Prontissimo al cambio argomento, per non pesare ulteriormente sull’umore di quello che ormai considerava un suo amico, si ritrovò ad annuire, aprendo le mani a paletta come a dire “Esatto” e inarcando le sopracciglia in maniera quasi comica, a rimarcare alleanza con Tom.
    -Esatto! Cioè, il fatto che io voglia sapere qualcosa - disse dando enfasi all “voglia” - non implica che io abbia bisogno di te che mi dici - aprì le virgolette con le mani - Signor Mc Callister ha fatto un ottimo lavoro complimenti, oppure un Nono signorino non ci siamo. Cioè boh, mi sembra inutile.
    Sorrise, imbarazzato dallo sfogo. Ecco, questo sarebbe stato un lato di se che sua madre di sicuro non avrebbe mai visto!

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    Thomas S. Roberts
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    parlato - pensato- ascoltato
    Non poteva negare di sentirsi decisamente coinvolto da quella conversazione, come non capitava poi così spesso. Thomas era uno di molte parole, non poteva negare che gli piacesse parlare e che fosse spesso logorroico, ma era più facile che le persone lo ignorassero o lo assecondassero con sufficienza, senza preoccuparsi di ascoltarlo davvero. Nick invece, al contrario di molti altri, sembrava davvero interessato alle sue parole e gli stava anche dando delle informazioni interessanti, abbastanza da mantenere la sua concentrazione piuttosto alta.
    “Oh wow… e bisogna scegliergli spesso questi temi?!” avrebbe domandato curioso. Molti dei suoi docenti, negli anni, avevano sostenuto quanto fosse spesso pigro e poco concentrato, come non studiasse mai, ma era chiaro che quando qualcosa lo colpiva non faticava ad indagare e impegnarsi anche non poco per saperne di più. Succedeva con le strane invenzioni, con i fumetti, e anche con gli aneddoti che Nick gli stava snocciolando, apparentemente.
    Avrebbe ingurgitato un altro pezzo di pane dolce, per poi condire il tutto con gli ultimi sorsi di the e annuire con vigore alle sue parole. “Sarebbe davvero bellissimo, ne sono certo, e magari un giorno ci riusciremo anche!” concluse con una certa speranza, ed era evidente che nella sua testa quella era una possibilità concreta.
    Non si aspettava quel contatto, Thomas non disegnava il contatto fisico ma non era così abituato a riceverne, diciamo pure che si adattato al fatto di avere amici che non comunicavano spesso con abbracci o simili. Avrebbe seguito i suoi movimenti con lo sguardo, per poi guardarlo dal basso e accennare un sorriso adorabile, annuendo piano. “Oh sì, ne sono sicuro.” confermò, anche se non era poi così sicuro ma Nick sembrava così convincente che credergli era facile, naturale.
    Sorrise poco dopo, di fronte allo sfogo di Nick con cui era completamente d’accordo, esaltato all’idea di aver trovato proprio qualcuno che la pensava esattamente come lui, finalmente. “Oppure “Signor Roberts, lei non si impegna abbastanza lo sa?!”… almeno a me lo dicono sempre ed è noioso. Come posso impegnarmi se non mi importa di quel che sto studiando?! Alcune cose sono interessanti ok, ma molte altre sono solo ripetitive, sempre quelle… A me per esempio Pozioni annoia, andiamo a chi è che piace Pozioni?!” si lamentò, preso dal momento, rendendosi conto forse troppo tardi che magari avrebbe potuto evitare di sbilanciarsi così tanto con qualcuno che nemmeno conosceva e che avrebbe invece potuto adorare quella materia, così come molte altre. Per quel che ne sapeva, Nick sembrava molto più preciso e impegnato di lui, anche solo perché non era stato bocciato due volte…!
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    La curiosità negli occhi del ragazzo di fronte a lui lo riempì di felicità. Era raro che qualcuno si interessasse così tanto a questioni del genere, e per quanto Nick le trovasse una fastidiosa incombenza lo divertiva parlarne. Annuì leggermente, per poi alzare le spalle.
    -Dipende dagli eventi che mia madre decide di programmare. Fino a che non raggiungo la maggiore età lei è quella che decide queste cose dietro le quinte, ma l’ultima parola è la mia - sorrise, un po’ amaro - solo che non me la sento di dirle di no, visto che è l’unica cosa che le è rimasta praticamente della vita che faceva con papà. - scosse la testa, sorridendo e scacciando la tristezza - le ho promesso che una volta organizzerò un ballo in pigiama, le è quasi venuto un infarto! Di sicuro ti inviterò, quindi mi raccomando prepara il pigiama più osceno che hai!
    Rise, ricordandone il viso orripilante, per poi finire anche il bacon e mandare tutto giù con il succo, poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo con un suono sordo che lo fece sobbalzare e guardarsi intorno. Sorrise a Tom, sentendolo dare conferma alle sue parole, e si sentì rincuorato dal fatto che non si era scostato da quella sorta di abbraccio a distanza-non abbraccio, e da quel sorriso che gli aveva fatto capire che non si era sentito a disagio. Sospirò piano, pensando come sarebbe stato perso lui senza i suoi fratelli, non invidiando la situazione dell’altro neanche un po’. Saltò poi sulla sedia, annuendo tanto forte che temeva gli si staccasse la testa dal collo.
    -Esatto! La frase “è intelligente ma non si applica” rimarrà nei miei incubi fino a che morirò, penso. - ridacchiò allo sfogo successivo, annuendo e allargando le braccia a dire “boh” - mia madre dice che le pozioni sono un arte che solo pochi possono comprendere. Io penso che sia un pasticcio bell’e buono! - mosse le mani davanti a lui - difesa! Quella si che è una bella materia! Persino trasfigurazione è meglio, no?
    Sorrise, allungando la schiena e posandosi all’indietro su entrambe le mani, per poi guardare Tom in attesa di risposta. Il ragazzo sotto molti punti di vista gli sembrava un perfetto mix dei suoi fratelli, e questo lo faceva sia ridere per la comicità dalla cosa che sorridere per la felicità. Era certo che avrebbe trovato in Thomas un ottimo amico.

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