Lezione biennio - Febbraio 2019/2020

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    Samuel Black
    Docente di Alchimia

    - E dare mangiare a cocorita, tucano, pappagallo, a salamandre, cricetini, a immortacci sua e pure a fottutissimo Fwooper! Ih cazz... - Gli occhiettini metallici corsero al grande orologio che pendeva placido dal centro dell'aula. Mancava poco alla lezione.
    - Per tutte barbe di maghi! Dove cazzo finire quel professor di...? -
    Fra un bofonchio e l'altro ripose il cucchiaio ormai vuoto nel vassoio lì affianco, sul grande armadio di legno scuro, e la piccola mano metallica estrasse dalla cinta un piccolo bastone.
    Click
    Una rapida frustata col polso e lo strumento si allungò di qualche decina di centimetri.
    - Sta fermo! Ehi venire qui! Ecco così! -
    Con il piccolo arnese stuzzicò un po' il fwooper. Un po' di piume di un rosa molto acceso scivolarono qua e là mentre un becco si apriva e chiudeva come le lamentele di un pensionato a cui avevano appena strimpellato il campanello; tuttavia nessun suono uscì dal volatile.
    - Oh bene. Almeno incantesimo silenziatore funzionare -
    Se qualche studente fosse impazzito per il canto di quell'uccellaccio mille rotture sarebbero ricadute sul professore di arti Alchemico-Trasfigurative e di conseguenza sul piccolo Rubin. Ad ogni modo controllare quel magico uccello sarebbe stato sufficiente per controllare anche tutti gli altri. Il professore infatti, in vista della lezione, con un unico incantesimo aveva silenziato ogni animale presente.
    - No, no. Nessun problema ancora -
    Il diavoletto scosse la testa per poi scivolare verso il terreno sulla brillante superficie di una delle sbarre della grande gabbia circolare riservata ad una stretta betulla; casa di una svariata serie di uccelli tutti diversi.
    - Povero Rubin, già così indaffarato. -
    Un salto da gazzella lo portò dalla gabbia ad una delle mensole di quel armadio dove poco prima aveva appoggiato il vassoio e da dove cominciò a correre e saltare fra fiale, libri ed animali manco fosse Tarzan nella sua giungla.
    - Sempre fare. Sempre. Mentre quello lì non fare NIENTE! -
    - Guarda che "quello lì" stava correggendo una reazione chimica. Sarebbe "fare niente"? -
    Rubin si fermò di colpo sopra il recipiente dei fegati di avvicino.
    Gli occhi erano fessure di fuoco puntate sul professore che era appena comparso da dietro il grande dipinto animato di Alba, in fondo all'aula.
    - No. È fare cazzate. -
    Poi brontolando senza sosta continuò a saltare su e giù dagli armadi e dalle gabbie per raggiungere tutti i vari vassoi, ben nascosti, ma sparsi un po' in giro, contenenti il cibo degli animali.
    La mano dell'irlandese massaggiò le tempie.
    - Ma proprio così doveva venire fuori? -
    Alba, gli lanciò uno sguardo rammaricato, come se volesse uscire dalla sua superficie piana ed accarezzargli i capelli, tuttavia si limitò a sorridere con affetto all'alchimista.
    Sam non riuscì a trattenere il sorriso e le indirizzò un bacio volante, - Cosa farei senza di te mia cara.-
    Un occhiata veloce al grande orologio olistico. - Ahi, ahi, come è tardi! - Le dieci in punto. Altri venti minuti e l'aula sarebbe stata piena di alunni "assetati di conoscenza."
    Un movimento fluido estrasse la bacchetta. Il porta catalizzatore in pelle era stato lucidato la mattina stessa ed ora riposava sulla cinta.
    Mentre passi decisi ed eleganti attraversavano l'aula in direzione della cattedra di pietra i vari animali lo salutavano con muti ringhi, fusa e squitti. Il bastoncino magico non badò a tutto quella mimica, anzi si agitò alla pari della bacchetta di un direttore d'orchestra e tutta una serie di fogli volarono dalla borsa aperta, appoggiata sulla spalla sinistra, fino ai banchi dello stesso materiale della cattedra (pietra).
    I calderoni non erano stati preparati, non li avrebbero utilizzati, quindi i vari ripiani degli studenti erano liberi, a parte i fogli appena disposti. Quel giorno aveva in mente una lezione leggera, ma interessante, per il biennio. Sarebbe stata la sua prima lezione combinata e voleva che fosse chiara, efficace, e non troppo macchinosa.
    Arrivato alla sua ampia e comoda sedia in quercia guardò i vari fogli di carta che aveva posizionato; la pergamena era cosa superata ormai, almeno nella sua classe.
    Ogni studente una volta preso posto se ne sarebbe trovato due davanti.
    - Perfetto -
    Non c'era pericolo che sbirciassero. Erano totalmente bianchi, sia su un lato che sull'altro.
    - Ah! Quasi dimenticavo! -
    Si rialzò di scatto, scese dalla pedana sulla quale la cattedra era posta e catalizzò la sua attenzione sulle due lavagne tradizionali poste ad entrambi i lati del mobile di pietra. La bacchetta si mosse ed i gessetti fecero altrettanto.

    "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono? "


    A quel punto non doveva far altro...come passare allora il tempo rimasto?
    Avrebbe potuto bacchettare Rubin sul come trattasse gli animali, se non fosse che ormai aveva già finito di dar loro da mangiare e semplicemente girovagava saltellando da un armadio all'altro. L'aria non puzzava, le gabbie erano state pulite...tutto era in ordine.
    - Bhè sarà perfino più scorbutico di zia Giocasta...ma il suo lavoro lo fa divinamente. -
    Mentre dal fondo dell'aula Alba aveva inziato a canticchiare una canzoncina cullante, dalla nicchia sopra l'ingresso Nig osservava tutto con i suoi immensi occhi verdi. Saettavano con inquietudine di qua e di là, niente sfuggiva al suo sguardo.
    La luce che entrava dalla grande vetrata alle spalle del professore faceva brillare le ossa d'ebano di quello scheletro, quasi che fossero gemme preziose. Era una bella giornata di sole. Sam avrebbe saltato volentieri la lezione per farsi due volate nel panorama invernale, ma non avrebbe mai dato la precedenza a sé stesso rispetto a dei cervelli desiderosi di conoscere.
    Però ciò non gli impediva certo di farsi due giretti in quell'aula così vasta.
    In uno schiocco di dita mutò il proprio corpo in quello di una piccola taccola dagli occhi bruni ed iniziò a volare in giro tra un imprecazione e l'altra del piccolo demonietto rosso.
    Dopo una decina di minuti si posò sul bordo della cattedra di pietra ed è così che lo trovarono i suoi studenti. Non era la prima lezione che si presentava a loro sotto forma di taccola. La possibilità che non lo riconoscessero era estremamente bassa, ma se c'era una cosa che Sam aveva imparato in quei mesi di insegnamento era proprio di aspettarsi di tutto dai suoi studenti.
    Quando il primo di loro varcò la soglia la voce di Alba, timida com'era, si spense come un fuoco sotto la pioggia, mentre il borbottare di Rubin ronzava come sottofondo ed un gracchiare sostenuto salutò quello studente e tutti gli altri che avrebbero partecipato alla lezione quel giorno.

    Ogni alunno che si sarebbe presentato a lezione, prima di entrare nell'aula, avrebbe potuto ammirare l'ampio arco a tutto sesto. Una struttura alta due metri e mezzo circa e lunga due. Un ingresso, ma in parte anche un ripasso dei principi alchemici.
    Innanzitutto non vi erano porte. Infatti la conoscenza per il professore si deve concedere a tutte le menti desiderose di scoprire, non ha bisogno di porte o barriere simili che la separino dagli altri. Sarebbero solo un peso inutile.
    Tuttavia il vero ripasso era proprio il grande arco composto da tre sezioni dinamicizzate da bassorilievi animati.
    Dico ripasso perchè nelle vostre prime lezioni con Samuel Black lui si era premurato di spiegarvi tutte queste belle cose.
    A sinistra, in uno spazio salino, si dibattono i figli di Saturno, mentre lui, vorace, li divora uno ad uno dimostrando la forza della terra.
    Saturno che è terra, sale, pietra. La pietra asessuata e neutrale che è il punto di partenza da cui iniziare e a cui ritornare. Il ciclo infinito che divora ogni cosa e da cui ogni cosa nasce. Il processo Alchemico della Nigredo.
    Fra le onde del mercurio liquido, invece, Venere si desta dal sonno esistenziale della sua conchiglia e viene festeggiata dalle ninfe dell'acqua.
    Dea della bellezza che è bellezza lei stessa. Quella forza, cosciente dei cicli di vita e morte, che è stupore ed ammirazione; fenomeni che spingono l'uomo a superare i limiti materiali , elevarsi, ed ad arrivare così all'amore permettendoci di uscire dal guscio narcisistico dell’Io. Stupore ed ammirazione che ci possono portare alla coscienza di sé ed alla consapevolezza che noi tutti siamo legati per natura a tutte le cose. Questo stato corrisponde al secondo processo alchemico: Albedo.
    Infine tra la polvere gialla dello zolfo una lancia taglia l'aria ed uno scudo oplitico brilla come il sole. È Marte, un nudo dio della guerra impegnato a polverizzare ed abbattere orde di nemici.
    Marte che è libido, principio maschile di forza e volontà. Marte che è desiderio di avere ed ottenere che se viene armonizzato con Venere, con la bellezza e coscienza di sè, permette di trasformare gli istinti libidinosi e violenti in energia pura ed incontaminata arrivando così alla perfezione spirituale, al terzo processo alchemico, alla Rubedo.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato1" Scheda | Stat.
    by Lance



    Allora bella gente! Benvenuti alla primissima lezione di Arti Alchemico-Trasfigurative!
    In On-Game come in Real è mercoledì 29 gennaio. La lezione però, come segnato qui, inizia alle 10:30. L'orario, come potete vedere segue quello del primo anno, quindi gli studenti del secondo anno frequenteranno questa lezione di Alchimia al posto della solita lezione di Divinazione.
    Giocatevi l'entrata come più credete: potete soffermarvi sull'arco d'ingresso un po' di più, chiacchierare, guardarvi intorno , cercare di chiamare un Rubin che intanto saltella qua e là per gli armadi, osservare Nig ed anche interagire col professore, che vi ricordo che per il momento è una taccola. ( cosa che non dovrebbe stupirvi dato che teoricamente siete suoi studenti da settembre e non è la prima volta che si presenta a voi come animagus.)
    Vi consiglio caldamente di leggervi la descrizione completa dell'aula.
    Ricordo che qui è possibile trovare il manuale di alchimia.
    Ogni mio post sarà seguito da uno specchietto riassuntivo come questo in cui sarà anche segnata la data di scadenza.
    Vi richiedo, come se fosse una quest, di fare un piccolo spoiler riassuntivo alla fine di ogni vostro post. Basta che contenga, in modo molto schematico, le principali azioni fatte dai vostri pg.

    Criteri di valutazione:
    1) lunghezza minima dei post: Come da regolamento del forum riterrò validi unicamente i post da 300 parole in su. Cioè, potete farli benissimo, ma saranno valutati con zero punti.
    2) coerenza: Con il vostro pg, con l'ambientazione e sopratutto con i miei post. (LEGGETELI BENE E SE CI SONO DUBBI SCRIVETEMI)
    3) correttezza: sopratutto grammaticale ma anche nei confronti della divinità tempo. Si devono seguire i limiti temporali che porrò.
    4) originalità: stupite me e Sam e sarete premiati. ( anche con qualche abbraccione, solo da parte mia però)

    Scadenza 2 febbraio alle 23:59
    Detto ciò divertitevi e per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi qui per mp oppure su telegram


    Edited by SamuelBlack - 2/9/2020, 22:10
     
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    Schifo. Era la sola parola adatta a descrivere come stava proseguendo il percorso scolastico di Jessica quell'anno. Davvero, doveva smetterla di farsi distrarre da tutto quello che era successo e stava succedendo, perché dai voti massimi che aveva preso i primi mesi dell'anno, stava drasticamente calando. Quella mattina, al posto di Divinazione, avrebbero avuto una lezione combinata con il primo anno, un'altra delle tante. Non che le dispiacesse, c'era gente simpatica, ma anche più persone sulle quali primeggiare. La corvina doveva riprendersi e rialzare i suoi voti che voleva fossero perfetti e, quindi, sperava che vi fosse fatto un recupero almeno per Aritmanzia ed Erbologia. Era passato quasi un mese ma quel voto così basso ancora non le andava giù, oltre al fatto che aveva fatto perdere cinque punti ai Black Opal. Non aveva più replicato, ritenendo saggio lasciar stare anche se non era troppo sicura che la prof fosse stata imparziale, ma ormai era acqua passata! Erano quasi le dieci e mezza, doveva avviarsi alla lezione di Trasfigurazione-alchemica del professor Black. Le stava simpatico quel professore, sebbene avesse un non so che di strano. Forse la sua idea era condizionata dal fatto che al loro primo incontro si era palesato come Taccola e lei l'aveva pure accarezzato. Beh, non che non lo avrebbe rifatto, se se ne fosse presentata l'occasione! Comunque, si avviò verso il castello dopo aver fatto la lezione di Cura, intenzionata a darsi una ripulita veloce prima della prossima lezione, in fondo avevano solo dieci minuti! E già una buona metà l'avrebbe spesa per tornare nella loro sala comune. Sbuffò leggermente e il suo respirò si condensò in una nuvoletta di vapore gelido, ma per fortuna a poca distanza vide l'ingresso del castello e accelerò il passo. Fortunatamente l'aula dove si sarebbe tenuta la lezione di Samuel era allo stesso piano della Sala Comune Black Opal, quindi ci avrebbe messo molto poco a raggiungerla.
    Varcò la soglia e si diresse verso le scale che salì a velocità sostenuta, arrivando quindi al terzo piano quasi senza fiato. Non sarebbe successo solitamente, però a causa dell'inverno non era andata troppo a correre e quindi era fuori allenamento in quanto a resistenza fisica, non ci teneva proprio a diventare un ghiacciolo. Non più. Arrivò quindi alla sua sala ed entrò, lasciando per un momento vagare lo sguardo, fermando poi le sue iridi scure sul caminetto. Sarebbe stato bello potersi sedere su una poltrona e scaldarsi davanti al fuoco, ma non poteva e non voleva perdersi quella lezione, altrimenti non avrebbe preso un bel voto nemmeno per miracolo. Percorse anche le scale che l'avrebbero portata al dormitorio e, una volta dentro, salutò gentilmente l'elfo che si stava occupando di Alex, ricordandogli che a breve avrebbe avuto un'altra lezione, quindi poteva restare. Andò in bagno e, come deciso in precedenza, si diede una sciacquata -soprattutto al viso e alle mani sporche di terra- poi si sistemò la divisa, per quanto poco le piacesse metterla. Insomma, non era alla moda per niente! Sbuffò per l'ennesima volta e raggiunse il figlio che, sul suo lettino, stava giocherellando con il sonaglio regalatogli da Lance mesi prima. Sì, lo aveva ancora. Non si butta nulla! Soprattutto con quello che costano le cose per bambini. Guardò quindi il magifonino, mancavano appena due minuti all'inizio della lezione, quindi prese la borsa, salutò Alex con un bacio sulla fronte ed uscì fino a ritrovarsi nel corridoio. Ci mise esattamente un minuto ad arrivare davanti all'aula dove avrebbero svolto la lezione, ed osservò l'ingresso. Come di consueto, non vi era alcuna porta, sostituita da un grande arco che non smetteva mai di affascinarla. Ormai il prof doveva averla vista, no? Varcò la soglia e si fermò ad osservarlo. Le piaceva sempre come la cornice di esso fosse divisa in tre parti distinte ma che, a suo parere, erano perfette. Sale, mercurio liquido e zolfo. Le prime lezioni si chiedeva sempre come mai quei tre elementi, ma ormai era passato tempo e non se lo chiedeva più, dal momento che era stato tutto minuziosamente spiegato dal professor Black. Concentrò anche un secondo l'attenzione sulle animazioni presenti in ognuno dei tre elementi. Rispettivamente Saturno che mangia i figli dopo averli catturati (che crudeltà), delle belle ninfe raccolte attorno ad una conchiglia che avrebbe dato alla luce Venere e Marte in assetto da guerra, indistruttibile come dovrebbe essere nell'immaginario collettivo. Per quanto le piacesse, però, non poteva soffermarsi troppo ancora sull'arco, in quanto doveva iniziare a breve la lezione. Non poté, una volta entrata, sfuggirle quello scheletro nero incastonato in una nicchia sopra l'entrata, come fosse messo a vigilare sull'aula e sui suoi occupanti. Era un po' inquietante, ma Jess trovava che avesse dei magnifici occhi verdi.
    Tornò a guardare i banchi e non gettò che un'occhiata alla loro disposizione che ormai conosceva; però le saltò subito all'occhio il fatto che sopra ogni banco vi fosse un foglio. Oh, no. Sperava non ci fosse un test. Probabilmente era pronta, ma non voleva scoprirlo fallendo e prendendo magari una T. Con la coda dell'occhio, tuttavia, non vede la figura del prof che la maggior parte delle volte avrebbe trovato vicino o dietro la cattedra, bensì una taccola. Non si stupì né spaventò nel vedere un uccello al posto di un uomo, era già stata battezzata al lago, quindi si limitò ad avvicinarsi con un sorriso. Buongiorno professore! esclamò, solare, usando l'indice e il medio per fare qualche carezza -o i grattini che dir si voglia- esattamente come quel giorno sulla riva di quel lago popolato da chissà quali creature. Dopodiché si allontanò un poco. Spero che questi fogli non servano per un test a sorpresa ridacchiò, per poi andarsi a sistemare su un banco in seconda fila. Si sedette sulla panca di legno, posando la borsa, invece, sul banco di pietra e chiedendosi a cosa servisse effettivamente quel foglio. Ricambiò anche il saluto di Rubin, uno dei guardiani, un diavoletto che, invero, lei trovava davvero grazioso. Solo allora si accorse della frase alla lavagna:

    "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono?"

    Riflettè a fondo su quelle parole, intanto che aspettava arrivassero tutti. Si chiese per qualche secondo se avesse senso alzare la mano, quindi si limitò a prendere la parola.
    Se posso tentare, prof cominciò, leggermente pensierosa, Quella frase potrebbe riferirsi alla conoscenza in sé? tentò, sperando di non aver completamente cannato. E in caso, sperava che lui apprezzasse il tentativo. Ma non era da lei non tentare. Perché impegnandosi costantemente è possibile arricchire il proprio sapere, che in questo caso è paragonato ad un pozzo e l'impegno sarebbe un po' come la "pala" che lo scava no? Stava rischiando di fare una colossale figura di merda, ma continuò. Per quanto riguarda la seconda parte della frase... si fermò per un attimo, cercando di mettere insieme i pensieri. ...vale più o meno lo stesso concetto. Qui la conoscenza è paragonata ad un albero che, per ogni nozione che si apprende, esso cresce all'infinito, perché così è il sapere... Mentre l'ultimo pezzo lo interpreto in questo modo. Fece una piccola pausa. La conoscenza è qualcosa di grandioso ma può essere anche estremamente pericolosa, perché secondo me deve essere presa "a piccole dosi". L'essere eccessivamente affamato di conoscenza, può portare anche ad atti malvagi che, per riprendere la frase, "gettano un'ombra" sugli altri qualora quella persona voglia conoscere troppo anche sovrastando gli altri. Non so se mi sono spiegata... sospirò, capendo in quel momento che era andata completamente a ruota libera seguendo i suoi pensieri, senza pensare di connetterli in un pensiero realmente logico, sebbene ci avesse provato. Quindi, in sostanza, la conoscenza è un po' come un potere che non tutti sono in grado di padroneggiare al meglio e, soprattutto, per giusti scopi. Un leggero sospiro lasciò le sue labbra, prima di distogliere un attimo lo sguardo. Osservò per un momento le enormi gabbie contenenti il tronco e quindi diverse specie di uccelli. Quello era davvero strepitoso!
    Oh, ciao Alba sorrise alla bellissima ragazza, girandosi verso il suo quadro.
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
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    Jess entra in aula e saluta il professore e Rubin, fa i grattini alla Taccola xD Poi va a sedersi in seconda fila e tenta di decifrare il significato della frase alla lavagna (tutta la parte rossa, quindi la trovi facilmente) e per finire saluta Alba
     
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    Mercoledì. Posò la testa sul banco mentre la lezione di Pozioni si stava lentamente trascinando verso la fine. Durante l'ora successiva avrebbero avuto una lezione di Alchimia o qualsiasi altro nome assurdo avesse voluto trovarvi il prof per rendere più figa ed interessante la sua materia. Sbuffò controllando il magifonino. Mancavano appena cinque minuti alla fine di quella lezione e si stava davvero annoiando a morte, oltre al fatto che si stava proprio pentendo di essersi presentato là. Era stanco, quella notte non aveva dormito che non una manciata di minuti, probabilmente. Avrebbe potuto restare a letto tutta la mattina, chi glielo aveva fatto fare di alzarsi così presto? Per lui il mercoledì o qualsiasi altro giorno erano un po' come la domenica, poteva fare assolutamente ciò che più gli piaceva. Mentre faceva quei pensieri, finalmente scoccarono le dieci e venti e il ragazzo poté alzarsi senza nemmeno ascoltare i compiti che la docente stava dando e si diresse fuori dall'aula, prendendo una boccata d'aria e sentendo l'umidità del sottosuolo invadergli i polmoni. Sospirò e si trascinò lentamente verso l'aula della prossima lezione che sarebbe stata combinata con quelli del secondo anno. Quell'anno ne stavano facendo davvero parecchie, chissà se avevano un qualche scopo. Boh, ad ogni modo aspettò anche che miss perfettina finisse la di tempestare la prof di domande o qualsiasi altra cosa stesse facendo, andando a passo davvero lento, quindi. Quando sentì la sua voce salutare la prof, si girò fermandosi. Ehi Freeman, ti va di andare ad Alchimia con me? Sai, non vorrei ti perdessi ghignò, prendendola in giro com'era solita fare. Quindi, si avviarono insieme alla lezione del professor Black. Cameron non parlò molto durante il tragitto che dai sotterranei portava al terzo piano, lasciò che fosse di Mia l'onore, se avesse voluto, di rompere quel silenzio che, per quanto lo riguardava, al dioptase non dispiaceva per niente. Come aveva immaginato, ora il rapporto con l'ametrina era completamente cambiato rispetto a settimane prima, da quando si erano incontrati in quei corridoi bui e silenziosi, proprio davanti alla Stanza delle Necessità. Non avrebbe saputo definire come fosse cambiato e non poteva certo dire che ora fossero amici per la pelle, semplicemente si sopportavano un po' di più. Ed era strano, per un ragazzo abituato a stare alla larga da tutti, isolarsi ed immergersi in un bozzolo di solitudine.
    Quasi mancò l'entrata dell'aula da quanto era sovrappensiero, ma era talmente ampia che se ne accorse in tempo. Era un grande arco senza nessunissima porta. Cameron lo aveva osservato diverse volte, quel giorno non gli andava troppo di perdere tempo all'ingresso, anche se erano le dieci e mezza giuste. Non sarebbe mai riuscito ad arrivare in ritardo con Mia, era troppo precisina.
    Come talvolta accadeva, il professore si presentò loro sottoforma di taccola. Si ricordò che la prima volta che lo aveva visto, si era chiesto se potesse essere buono da mangiare o se portasse qualche malattia; insomma, non era solito mangiare le taccole. Non perse tempo a salutare il professore e andò a sedersi in ultima fila, invitando Mia a raggiungerlo con un cenno del capo. Sapeva che la ragazzina era una da prima fila, ma doveva pur divertirsi un po' nella vita!
    La panca di legno, per quanto comoda, non era certamente paragonabile alle fantastiche poltrone della sala comune e il banco di pietra sapeva tanto da carcere, ma non fece commenti. I suoi occhi si illuminarono quando videro il foglio di carta posto davanti a sé. Con pochi ed abili gesti, trasformò esso in un cigno. Visto che ti piacciono i cliché... sussurrò a Mia, qualora avesse preso posto vicino a lui, allungandole la creazione. Si riferiva al fatto che i cigni origami fossero il gran classico. Ridacchiò e mosse le sue iridi nocciola verso la lavagna, leggendo la frase scritta dal prof.

    "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono?"



    Non perse troppo tempo a rifletterci, in tutta onestà. Non lo so, potrebbe trattarsi dell'essenza dell'Alchimia stessa o qualcosa del genere Scosse le spalle, come a non dare peso alle proprie parole. Aveva risposto senza pensarci molto, che fosse giusta o meno, a lui poco importava!
    Dopodiché si voltò nuovamente verso Mia e ghignò, indicando il quadro di Alba con il pollice. Se ti impegnassi un pochino, potresti diventare bella almeno la metà di lei la canzonò, com'era sua abitudine. Quindi incrociò le braccia ed attese che arrivassero tutti per poter ufficialmente dare inizio alla lezione.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
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    Alchimia. Di certo non era tra le materie che Ayla amava di più, come Pozioni o Cura delle Creature Magiche, ma neanche tra quelle che non amava come Difesa Contro le Arti Oscure. Ayla non la amava ma neanche la disprezzava, di certo però la incuriosiva parecchio.
    Tornare dalle vacanze era stato pesante, Ayla aveva passato molto tempo a casa con la sua famiglia e si era ritagliata un po' di tempo per se rinchiudendosi in camera sua tra Tolkien e Pokémon Spada e Scudo, nel disperato tentativo di finire di leggere il Signore degli Anelli e di completare il pokédex, oziando quindi parecchio, passando intere notti sveglia e alzandosi tardi il giorno dopo. Riprendere gli orari scolastici era stato parecchio pesante perciò per lei e passava buona parte delle lezioni a sbadigliare per il sonno ma stava finalmente recuperando e intendeva fare buona figura alle lezioni di quel giorno, così era andata a dormire presto la sera prima in modo da farsi una bella dormita, si era alzata presto e si era sistemata al meglio per poi far uscire Belle in modo che potesse andare a caccia e dare da mangiare a Pixie, la cricetina che le era stata affidata qualche tempo prima dalla professoressa Ivanova. La coccolò un po' e poi decise di avviarsi

    Si presentò puntuale ad Alchimia, più sveglia del solito, fermandosi ad osservare l'arco a tutto sesto che dava accesso all'aula, sempre aperta e senza porte, e prese posto in prima fila per poter prestare più attenzione possibile alla lezione di quel giorno.
    Buongiorno professor Black. Salutò con educazione l'insegnante, o meglio la taccola sulla scrivania, che lei sapeva benissimo trattarsi in realtà del suo professore. Si perse quindi a guardarsi attorno, osservando incantata i vari animali, più i mammiferi che i rettili. Non poteva farci nulla, adorava gli animali e le creature di qualunque genere.
    Si accorse allora della scritta sulle lavagne:
    "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono?"
    La conoscenza...? Non le ci volle neanche troppo tempo per rifletterci, la risposta arrivò da se.
    La conoscenza non ha fine, si può conquistarla con l'impegno e la fatica e nutre le menti di noi uomini. La conoscenza può essere condivisa con gli altri e più ci confrontiamo con gli altri più anche la nostra conoscenza cresce. Ma a volte la conoscenza può rivelarsi un peso e non tutte le conoscenze sono piacevoli e positive...
    Ayla aveva parlato limitandosi a guardare la frase, sapeva che se avesse guardato negli occhi uno dei suoi compagni o il professore (sottoforma animale o no) si sarebbe bloccata, quindi abbassò direttamente lo sguardo sui fogli bianchi sul banco, chiedendosi a cosa servissero.
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    Scheda Ex SerpeverdeBlack Opal 17 anni Stat.
    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Le feste infernali erano finite, lui e Lilith avevano ripreso a parlare come due persone normali, Lilith si era tranquillizzata e Blake, di conseguenza, riusciva a stare quasi più tranquillo del solito. Aveva litigato con Aaron tutto il tempo in cui era stato a casa - cosa normale per il piccolo e giovane Barnes, visto che Aaron era un bacchettone allucinante, rispetto a lui - e quasi poteva dirsi soddisfatto della sua carriera scolastica. Aveva promesso di recuperare i vari compiti mai fatti prima di quel giorno ed aveva deciso che quell'anno sarebbe stato all'insegna dell'efficienza. Ma ovviamente una cosa era pensarle tutti questi bei propositi, una cosa, invece, era metterli in pratica. Blake aveva dei disturbi comportamenali che erano evidenti, aveva sempre crcato di agirare il problema o comunque di controllarsi in maniere alternative come ad esempio la corsa, la boxe, la musica, il sesso, ma quel periodo era stato un concentrato di cose che erano successe che non era riuscito assolutamente a gestire, cominciando dal rapimento delle ragazze, poi di Lilith, poi il suo ritrovamento, poi lei che gli diceva dello stupro, poi le risate dei suoi compagni al ballo, poi suo fratello che gli levava la bacchetta, poi alcuni dei suoi compagni incazzati con lui per il fatto che aveva attirato l'attenzione di Naga, poi Annie che non andava più a casa loro, suo fratello che usciva con una ragazza che non gli piaceva minimamente... lui che faceva 18 anni. Insomma Troppo stress sulla persona sbagliata. Blake era semplicemente esploso e sempre, costantemente fuori controllo. Lo sapeva? Certo che se ne rendeva conto, non era una persona stupida, ma non sapeva controllarlo. Quando gli venivano quegli attacchi di rabbia non riusciva veramente a capire niente, era come se il suo cervello si spegnesse completamente. Aveva intenzione di chiedere scusa a quel ragazzo al ballo? No, assolutamente no. Lo aveva rincontrato e massacrato di botte. Si, lo aveva fatto. Ma questa volta, aveva cercato di evitare un pubblico ben esteso ed essendo un ragazzo della sua stessa casata, era stato facilissimo prenderlo in disparte. Infondo non aveva poi tanto senso essersene andato dal ballo in quel modo, dopo che i suoi amici avevano cercato di fermalo per non farlo cacciare nei guai. In realtà anche gli amici di Blake volevano il meglio per lui, ma Blake era un individualista, le cose non le diceva prima, le faceva e poi si venivano a scoprire. Che poi... due cazzotti non hanno mai fatto male a nessuno! Pensò guardandosi la mano e mettendola sotto l'acqua fredda. Guardò di nuovo l'orologio. Era tardi. Corse verso l'aula di Alchimia e sorrise per quell'arco enorme. Gli piaceva quella materia, gli piaceva il fatto che fosse tutta una cosa fa scoprire ed anche se la trovava particolarmente difficile era sempre curioso di scoprire come il professore gli avrebbe reso la vita difficile. Blake non era uno che andava particolarmente bene a scuola e neanche particolarmente male, Blake era uno che faceva solamente quello che gli andava. Se il professore riusciva, vagamente, a catturare la sua attenzione allora seguiva la lezione, se no, evitava completamente di rispondere ed anche la sua presenza poteva benissimo non essere... beh no, ad essere notato comunque veniva notato. Diede un rapido sguardo all'arco enorme e si soffermò sul terzo principio dell'alchimia, forse quello che gli piaceva di più e che lo rispecchiava. Infondo Ares era il suo gatto. Altro nome per dire Marte, il dio della guerra. Blake che come persone da ammirare aveva sempre persone poco raccomandabili, aveva scelto quello che secondo lui, aveva il carattere più simile al suo. Blake che sapeva che poteva essere riassunto con un'unica parola, ossia Caos, che aveva scelto di sposare un orientamento tutto suo, Blake che non sapeva che di li a poco sarebbe stato incatenato per davvero e tutta quella indisciplina che mostrava sarebbe stata ridimensionata. Entrò in classe sorrise alla taccola. Buongiorno Prof! Quella mattina era particolarmente di buon umore, e non era un buon segno per qualcun'altro, ma si andò a sedere in prima fila, sperando che lo avrebbe raggiunto Lilith di li a poco, ultimamente non si sedevano più vicini a lezione, ma infondo un pò gli mancava averla a lezione vicina... si guardò intorno e poi prese il foglio di fronte a lui e lo alzò. No... la prego un compito a sorpresa no. Potrei morire. Infondo non era maleducato, era solamente un ragazzo spontaneo e che si sentiva a suo agio da per tutto, l'importante era che c'era lui. Poi guardò la lavagna. "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono? Lo lesse ad alta voce, infondo poteva essere utile a tutti no, poi si voltò a sentire quello che disse Jessica e le sorrise. Oh Jess... Hai ritrovato la tua brillantezza di recente? Infondo Blake era un rompi coglioni di natura e Jessica, più di un sacco di altre persone, lo aveva subito costantemente sulla sua pelle, specialmente negli ultimi periodi. Poi sentì il commento di Cam a Mia. Alzò un sopracciglio, ma non si intromise, la sua dose di pugni l'aveva data quella mattina, non era una sua priorità, in quel momento, sfogarsi con Cameron. Tornò a guardare il professore, prese la sua penna e cominciò a mordicchiare il tappo. Infondo stava pensando ad una risposta, il che era solo sintomo che, effettivamente, era attento a quello che sarebbe successo. Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono? rilesse un'altra volta, ma questa volta in maniera più introspettiva. Poi guardò la taccola. Professore, scusi se mi permetto, ma non riesco a prenderla sul serio se è in forma di uccello. Lo aveva detto davvero? Non poteva fare come i suoi compagni e rispondere alla domanda senza dire altro? Doveva per forza dire quello che pensava? Scosse il capo. Comunque, io penso che possa essere riferito anche al nostro io interiore. Infondo se ci impegnamo per ottenere qualcosa che desideriamo possiamo sempre ottenerla, volere è potere no? Il pozzo la cui profondità continua ad essere scava dall'impegno, potrebbe essere riferito al fatto che.. il piede cominciò a muoversi freneticamente sotto il banco. La profondità dell'anima...ognuno di noi ha una parte buona ed una cattiva, quella buona potrebbe essere rappresentata dall'acqua che rinfresca la mente ed il mondo di conseguenza, invece l'albero che crescendo in altezza e si intreccia con quella degli altri, genera un'ombra pesante e oscura... mi fa pensare al lato oscuro che ognuno di noi ha. Pensi a quanto l'egoismo possa generare qualcosa di estremamente potente ed oscuro! Quel barlume di introspezione, che magari non centrava assolutamente niente con quello che era stato scritto sulla lavagna, era qualcosa che capitava raramente a Blake! Ma infondo Blake era fatto così, passava a dei punti di egocentrismo altissimi a dei punti di egoismo medio alti. Il fatto che si comportasse come se non avesse fatto niente di assolutamente grave solamente un'ora fa, era veramente preoccupante. Perchè la verità era solamente una: veramente nessuno si aspettava che il fatto che quel ragazzo avesse riso di lui, in quel modo, davanti a tutti, e che la sua vendetta non fosse stata quella da lui designata, lo avrebbero lasciato completamente indifferente? Beh... pensare una cosa del genere, voleva dire non conoscere abbastanza il giovane Barnes, tornò a guardare la toccola in attesa che tornasse ad essere un professore come da lui, gentilmente, richiesto!
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    Black Opal
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    Gyll McKenzy
    black opal | 1 anno | sheetstat

    Un'altra lezione, un'altra interrogazione, altri appunti da prendere. Quella giornata stava diventando troppo frenetica, non aveva più nemmeno la voglia di andare a mangiare, tutto veniva superato dalla sua necessità di poggiare la testa sul cuscino e dormire.
    Ormai, da quando era tornata dalle vacanze natalizie, sembrava che i docenti avessero messo il piede sull'acceleratore e lei non aveva la minima intenzione di fare lo stesso, ma voleva mantenere dei ritmi abbastanza pacati, molto adeguati al suo stile di vita da bradipo, quando si trattava di studio.
    Aveva raggiunto l'aula di alchimia con una certa lentezza, con la divisa un po' sgualcita perché l'aveva spiegazzata sulla sedia, la sera prima, sotto una montagna di libri pesantissimi e quando se n'era accorta era ormai troppo tardi.
    Aveva strisciato, stanca, verso l'aula di alchima e una volta varcati gli archi, avrebbe guardato in ricerca di Rubin che saltellava da una parte all'altra. Gyll amava quel cosetto, le ricordava tanto lei «Ehi Rubin, come va oggi?!» domandò seguendolo per un attimo con gli occhi, mentre si sedeva accanto a Cam «E' libero, vero?», ma ormai si era seduta. Si sporse verso il lato opposto a Cam «Ciao Mia!».
    Un attimo dopo, si ritrovò a leggere, con la fronte accigliata, la frase alla lavagna.
    Ascoltò la sua compagna di stanza, nonché migliore amica e sorrise alle sue parole «Potrei essere io. Io inteso come persona. Insomma, più mi impegno più divento profonda e piena di conoscenza, oltre che la mia mente si apre, ogni volta che imparo qualcosa di nuovo. Così come l'incontro e la condivisione con gli altri, può essere una buona metafora indicata con le radici. Imparo da qualcuno qualcosa che non so, così come posso condividere io le mie esperienze con loro. Credo, cioè... non saprei.»
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    Ametrin
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    Lucas Jughead Jones
    « IN UN MONDO QUALUNQUE »
    «Merda! Sono di nuovo in ritardo! Cazzo!» schizzava da una parte all'altra della stanza, cercando, mentre saltellava infilando la gamba del pantalone della divisa, di fare tante altre mille cose, come per esempio, recuperare tutti i quaderni he aveva sparso a terra vicino il suo letto, mettendoli nella tracolla che non avrebbe chiuso nemmeno per sbaglio!
    Si era svegliato tardi anche oggi, come sempre, perché aveva passato la notte a scrivere pezzi del suo romanzo, che aveva ripreso, insieme la voglia di scrivere che era andava via mesi prima.
    Non aveva fatto nemmeno colazione, ma aveva sfrecciato per i corridoi scansando gente che usciva ed entrava nelle aule.
    «Ma perché non riesco mai ad essere puntuale! Dannazione! Così quest'anno non lo supero!» si stava lanciando contro tante di quelle maledizioni, che ci avrebbe potuto fare un'appendice e pubblicarla, probabilmente vendendola a qualche casa editrice che avrebbe rubato i suoi soldi, dandogli nemmeno il dieci per cento degli incassi.
    Sbuffò, varcando gli archi favolosi dell'aula di alchimia.
    Si guardò intorno, rendendosi conto che non era in ritardo. Sgranò le iridi chiare e quasi sorrise a se stesso, come se fosse soddisfatto di quella sorpresa.
    Iniziava sicuramente meglio di tutte le altre mattine, togliendo il fatto che si fosse svegliato tardi.
    Senza pensarci due volte, aumentò il passo verso la seconda fila, ficcandosi nel posto libero vicino a Jessica «Ho sentito che ti mancavo, vero? Eccomi qui, cara...» la osservò con la coda dell'occhio, mentre l'angolod elle labbra si sollevò appena.
    Lesse la frase alla lavagna e strinse gli occhi in due fessure «Sicuramente la cultura potrebbe essere una tra le risposte plausibili. Allarga le menti, scava nel profondo e si incrocia con altre culture, aumentando il nostro bagaglio intellettivo.»
    Fece scivolare la tracolla a terra, prendendo una cosa dentro di essa e allungandola verso Jessica. Abbassò la voce, sporgendosi verso il suo orecchio «Ho trovato questo, ieri sera... è tuo?» e lasciò scivolare un cioccolatino sul suo tavolo.
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    Ametrin
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    Adamas Vesper
    Studente | 17 anni

    ‘Ok - dopo Pozioni… Alchimia? Sì - è mercoledì… le vacanze mi hanno fatto male.’
    La pausa natalizia aveva confuso vagamente le idee di Adamas, solitamente bene a conoscenza dei suoi orari. O, forse, era il tumulto dei suoi sentimenti, frequentemente repressi e non ancora espressi; eppure l’anno nuovo era iniziato bene, visto che aveva preso a socializzare molto più di quanto non avesse fatto in passato.
    Questo piccolo stormo di pensieri attraversava la mente di Adamas - almeno fino al momento in cui arrivò di fronte alla porta dell’aula di Alchimia. Per un amante della classicità come era lui, infatti, quell’opera d’arte lo lasciava senza fiato; addirittura, la prima volta che l’aveva visto si era ripreso appena in tempo per non ritardare. Ormai, dopo quattro mesi di permanenza in Accademia, aveva compreso (e chissà come mai, direte voi) che delle tre divinità rappresentate la sua preferita era Marte: tuttavia, pur adorando quella figura, ne aveva anche paura, forse perché rappresentava parti del suo Io che ancora si stavano risvegliando, e di cui stava prendendo coscienza. Di tanto in tanto, quindi, doveva rifugiarsi su Venere, che lo tranquillizzava e riappacificava con sé. Crono, invece, era quasi sempre ignorato, per una paura antica: quel mito non gli era mai piaciuto, forse perché rappresentava una figura di padre che, pur amplificata di diversi gradi, gli ricordava il suo.
    Rabbrividendo, entrò nell’aula, salutando il professore in forma di taccola e ringraziando che i suoi compagni fossero abbastanza maturi da non dire che Adamas Vesper parlava con gli uccelli perché omosessuale - cosa che ad Hogwarts sarebbe anche successa. Al professor Black, comunque, i volatili dovevano piacere parecchio, visto le due enormi voliere e la sua forma da Animagus.
    ‘Chissà cosa diventerei io, se fossi un Animagus… e chissà se è in qualche modo correlato con il Patronus - dovrei chiederlo a qualche prof… forse Ensor? Sperando che non mi uccida con lo sguardo…’
    Salutò Ayla, sedendosi accanto a lei in prima fila: la visione di Marte lo aveva scosso, e non aveva proprio voglia di sedersi vicino a un ragazzo - o rischiare di sedersi vicino a Jesse. Ricordava bene la reazione involontaria del suo corpo durante l’allenamento, e non voleva certamente ripeterla durante una lezione.
    “Come sono andate le vacanze, Ayla?”: sperò che la ragazza sorvolasse sul loro ballo allo Jul Ball.
    Salutò anche Blake, ancora un po’ incerto pur dopo la loro chiacchierata post Ebologia, per poi concentrarsi un attimo su Jessica: aveva mancato il suo compleanno, e forse dopotutto gli doveva qualche spiegazione.
    “Ciao Lucas…” salutò il compagno Ametrino per educazione, visto che era seduto accanto alla Black Opal. “Ehi Jessica - mi spiace non essere riuscito a venire alla tua festa, ma sai… ho avuto problemi in famiglia…”
    In realtà il padre non gli aveva accordato il permesso e una piccola parte di Adamas era stata grata di questo divieto: gli eventi grandi non erano per lui. Doveva lavorarci ancora su, evidentemente.
    Lesse la frase sulla lavagna, lasciando rispondere i suoi compagni prima: la risposta più gettonata era la conoscenza, e Adamas non poteva che dirsi d’accordo. Tuttavia provò a ragionare ulteriormente. Restò solo un attimo interdetto quando Blake disse al prof che non riusciva a prenderlo sul serio sotto forma di taccola: come faceva ad essere così sfrontato e diretto anche con i propri superiori per Adamas restava sempre un mistero.
    “Può essere anche il progresso - in ogni ambito. Insomma, per cambiare le cose ci vuole impegno e “rinfresca la mente e il mondo” perché le novità portano comunque la crescita - personale e generale… ma talvolta può anche portare a scoperte non proprio piacevoli… come un’ombra pesante e oscura, no?”
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR
     
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    Dioptase
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    Howard H. Van Leeuwen
    Studente | 17 anni

    L’espressione di Howard al mattino era qualcosa da fotografare ed incorniciare, non tanto perché fosse bella, ma perché era il ritratto del disagio del doversi alzare dal letto e dover condurre una vita forzatamente al di fuori delle morbide coperte del proprio letto. Era un po’ pigro, questo era sicuro, ma il suo amore per la conoscenza e lo studio e la sua voglia di apprendere per riempirsi di nozioni come se fosse una conca lo portarono ad alzarsi definitivamente dal suo caldo e confortevole nido. Piccola passata di mano tra i capelli, doccia per rinfrescarsi e profumare e successivamente va a vestirsi con il suo solito modo puntiglioso di agire, senza tralasciare nemmeno un particolare, dirigendosi successivamente nella Sala Grande così da poter gustare la propria prima colazione, e successivamente iniziare la giornata scolastica nel migliore dei modi e con la giusta energia.
    Inutile dire che, in verità, mangiò realmente poco. Cosa molto strana per lui, essendo un pozzo senza fondo e ingerendo qualsiasi cosa si trovasse sotto le mani, ma probabilmente gli ultimi avvenimenti personali avevano turbato lievemente il suo animo, tanto da spodestare le solite abitudini buone da seguire. Si alzò dalla panca della Sala Grande dopo aver ingerito un’unica fetta biscottata con della marmellata di mirtilli, per poi tenere stretto il proprio zainetto di pelle con delle spille colorate (e tenere) nella mano, facendolo ondeggiare al ritmo del proprio passo che lo stava conducendo verso la prima lezione del giorno. Affrontò le prime lezioni con il suo solito stile, affermando sempre la propria immagine da “secchione perfettino”, senza tuttavia mostrare alcun segno di vanità o di atteggiamento pavoneggiante, essendo queste due qualità totalmente esterne alla sua persona caratterizzata, invece, da una delicata pacatezza e da un’innata sobrietà nei comportamenti.
    Era il momento della lezione di Alchimia e Trasfigurazione, una materia che – subito dopo Aritmanzia – risultava tra le sue preferite; probabilmente adorava il fatto che da un oggetto si potesse passare a qualcosa di totalmente diverso, e ciò rifletteva molto anche la sua elasticità mentale e la sua voglia di adattarsi alle varie situazioni con atteggiamento disponibile ed eclettico. Il passo si accelerò con fare lesto nel momento in cui il ragazzo iniziò stranamente a pensare di essere in ritardo, obbligando i propri piedi a compiere più passi del dovuto e sottoponendo i polpacci ad una stimolazione eccessiva che, in pochi istanti, lo portò a provare un senso di indolenzimento. Che bello essere atletici, vero Howard?
    Soffermatosi per qualche istante sull’ingresso dell’aula, apprezzando le decorazioni e l’architettura particolarmente articolata che segnava l’entrata, andando successivamente ad accennare un sorriso spontaneo e delicato, varcando la soglia e posando la propria attenzione sui vari “personaggi” che componevano la popolazione dell’aula stessa. Colui che attirò maggiormente la sua attenzione fu il professore di quella materia che, tuttavia, era trasfigurato nella propria forma animagus, motivazione che lo fece sorridere in un primo momento e successivamente lo portò a salutarlo con estremo garbo ed eleganza. “Buongiorno professore, bel piumaggio! Buongiorno a tutti, amici.” Battutina di circostanza, seguita da un suo movimento che lo avrebbe portato al primo banco, pronto ad ascoltare la lezione con il suo solito modo di fare particolarmente attento e partecipe. Osservò i fogli presenti sul banco, sfarfallando appena gli occhi e considerando l’idea che, nel caso in cui si fosse trattato di un test, avrebbe ugualmente messo tutto se stesso per superarlo a pieni voti.
    Prima di fasciarsi la testa in partenza, tuttavia, notò che gli altri compagni ai quali non aveva dato troppa considerazione a causa del suo stato d’animo particolarmente cupo e solitario di quel giorno, avevano iniziato a fare delle supposizioni in merito all’indovinello proposto dal docente. Ecco dunque che alzò la mano anche Howard, pronto a dare una propria interpretazione dell’indovinello, parlando con tono di voce particolarmente delicato e posato, caratterizzato da un modo elegante di porre il proprio argomento, gesticolando appena con le mani per accompagnare il proprio discorso ed accennando sorrisetti di circostanza qui e lì. “Professore, si potrebbe trattare anche della nostra capacità di aprirci agli altri con slancio empatico ed emotivo?” Si trattava di una qualità particolarmente sua, dunque il nesso logico tra l’indovinello e quella risposta gli venne dal profondo del cuore, coerentemente con la sua natura buona e genuina. “Una persona poco empatica può allenarsi, con impegno, a migliorare la propria empatia verso il prossimo scavando il pozzo. L’empatia verso un’altra persona è come se fosse acqua rinfrescante, perché spesso può risollevare gli animi…” piccola pausa per prendere un breve respiro, seguita dal continuo della sua spiegazione. “…Empatia è come un albero che continua a crescere quando intreccia le radici con gli altri perché, entrando in simbiosi con un altro essere umano, possiamo arricchire ed accrescere noi stessi; ed infine empatia può essere come un’ombra pesante ed oscura, perché si può anche incappare in qualcuno che può approfittarsi della nostra disponibilità, rovinandoci o facendoci stare male. Potrebbe essere una spiegazione plausibile?”

    RevelioGDR


    [spoiler_tag]Howard entra, saluta il professore ed i compagni, si siede al primo banco e, dopo aver interagito visivamente con i fogli davanti a sé tenta di dare una propria interpretazione a quell'indovinello, coerentemente con quanto lo caratterizza.[/spoiler_tag]
     
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  10. Knight's Will
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    16y - 1St Years- Black Opal - ChaoticGood


    Il giovane Knightfall ultimamente aveva riscontrato lievi problemi nelle ore notturne per sua grande sfortuna. La notte, che solitamente portava un dolce sonno sotto l'attenta osservazione di sorella luna e le sue compagne stelle non risultava più calma e pacata. Vari incubi difatti tenevano impegnata la mente di Mordred impedendogli di dormire adeguatamente. Quella mattina difatti risultò ancor di più stancante per il poveretto che dopo la precedente lezione di Pozioni si recò all'aula dove si sarebbe tenuta la lezione successiva, era mercoledì quindi ... Alchimia! Il giovane Opale giunse quindi al terzo piano dopo aver affrontato tutte quelle scale per poi voltare a destra e solamente una volta passata l'aula dei trofei si poteva intravedere l'arco che conduceva all'aula dove si sarebbe svolta la lezione di Alchimia.
    Come suo solito il ragazzo si fermò ad osservare le raffigurazioni del Titano che aveva dato origine a tutto, alla Dea della bellezza e dell'amore e nell'ultimo riquadro il Dio della guerra e del massacro. Crono mangiava i propri figli per paura che un giorno uno di questi prendesse il proprio posto, forse era stata la paura stessa che aveva mosso i figli contro il padre? Scosse il capo in un lieve sospiro mentre gli occhi del giovane si spostavano dal Titano alla forma sicuramente più piacevole e armonica di Afrodite nata dal mare. Ancora una volta il ragazzo non sembrava convinto del tutto, certo, la bellezza era innegabile ma ... no! Conoscendo quante quella divinità ne aveva combinate era meglio tenersi ad una buona distanza! E infine ... Ares, gioioso e estasiato del dolore che stava provocando annichilendo i propri avversari. Forse questo era il Dio che più disturbava l'Opale che non concepiva come si poteva trarre piacere nell'uccidere così a cuor sereno. Solamente in quel momento Mordred si rese conto che ... era rimasto fermo all'ingresso con lo sguardo diretto sui bassorilievi così si mosse mostrando che non era stato colpito da un qualche incantesimo bloccante ma che aveva ancora la capacità di muoversi e una volta " entrato " si volse verso il professore, questo non era in forma umana e per qualche secondo il cervello di Mordred non aveva realizzato il tutto così una espressione confusa si era presentata sul volto del giorno, solamente dopo qualche secondo arrivò la lampadina che si accese rivelando il mistero così come anche un sorriso illuminò il volto del ragazzo - per comodità daremo la colpa dell'attimo di disattenzione al sonno mancato e non al suo essere ancora con la testa alle vicende delle divinità -. Buona giornata professore. salutò quindi, abbassando appena il capo in un chiaro segno di saluto per poi trovare posto ad un banco, così si rivolse a Howard con un lieve sorriso. Posso sedermi vicino a te? la domanda era chiara e posta con calma e gentilezza, in caso di una risposta negativa non avrebbe certo trovato problemi nel trovare un posto libero nel quale poteva sedersi ma nel caso la risposta da parte del compagno fosse stata positiva Mordred non avrebbe fatto altro che sedersi evitando di creare troppo rumore con la sedia per non disturbare gli altri compagni che stavano cercando di dare una propria interpretazione al quesito posto sulla lavagna.
    L'Opale poggiò una mano per sorreggersi il mento mentre il gomito era poggiato sul banco mentre il busto, come il capo si sporgeva appena verso la lavagna, leggendo.

    "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono? "


    Molte idee valide vennero dette, molte possibilità ma quella che sembrava corretta per Mordred era la conoscenza. Socchiuse gli occhi, ripetendo la domanda nella propria mente cercando di trovare una propria risposta.Tutto per sfortuna sembrava aver poco senso ma decise comunque di tentare. La fantasia. disse dopo aver aspettato il proprio turno. La fantasia, può come l'acqua scavare un percorso approfondendosi dato il suo non avere fine, può rinfrescare come l'acqua alleviando le giornate, può portare al progresso dato che molte invenzioni sono nate dalla mente di grandi uomini. Come un albero ha un enorme quanto infinito cielo può crescere ... anche se questo l'ho già detto ma .. è per evidenziare il concetto, credo- si prese qualche secondo per poi annuire e continuare con il suo pensiero. E certamente la fantasia può unire, cuori e menti tra loro di diverse persone! non sarà stata una grande spiegazione al livello delle altre, di questo ne era certo ma sperava di aver espresso il suo pensiero chiaramente, così da renderlo comprensibile anche agli altri.
    Mordred Knightfall [ sheet ] So what if it seems hopeless? if it were me, I still wouln't give up. Embrace your dreams.
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    Ametrin
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Quella mattina di fine gennaio Erik si era svegliato di ottimo umore. La luce di quella bella giornata filtrava dalla finestra e ormai aveva dimenticato quanto tempo fosse passato dal suo ultimo risveglio col sorriso sul volto. Non vedo l'ora di cominciare! Buongiorno miei cari compagni di stanza! A dir il vero si riferiva solo a Lucas, poiché a causa di una ragione che non ricordava bene Josh fu costretto ad abbandonare Hidenstone. Gli mancava? Tanto, tuttavia era certo che se avesse potuto ascoltare la sua voce da lontano, questo gli avrebbe detto di voler la sua felicità. Oggi sarà una bellissima giornata!
    Si preparò a tempo record per poi preparare la tracolla, uscì dalla propria stanza e raggiunse la Sala Comune. Lì la tracolla gli cadde dalla mano. Gli occhi lessero sulla bacheca l'avviso secondo cui quel dì il secondo anno avrebbe avuto Alchimia anziché Divinazione. Oh, mammina. Crucciò lo sguardo e con la coda tra le gambe tornò in stanza per ripreparare la tracolla. Perché proprio Divinazione dobbiamo saltare? Inutile dirlo, era una delle materie preferite del giovane ametrino, tuttavia si sentì fortunato di aver all'interno della propria casata studenti che si premuravano di appuntare sulla bacheca ogni cambiamento di orario.
    Sostituire il manuale di Divinazione con quello di Alchimia fu dura, tuttavia tentò di pensare positivo. Non aveva mai fatto faville con gli incantesimi trasfigurativi e forse era quello il giorno in cui le cose sarebbero cambiate. Posso farcela!

    [...]


    Giunsero le 10:25.
    NON POSSO FARE TARDI! Al termine della lezione di Cura delle Creature Magiche si era trattenuto qualche minuti in più per far un po' di coccole a qualche creatura della riserva a cui si era affezionato. E se comincia la spiegazione senza di me? E se non capirò niente per il resto della lezione? E se mi mette una T? Mammina, potrebbe anche togliere dei punti alla mia casata! Devo sbrigarmi. Secondo il regolamento scolastico era vietato correre nei corridoi, fortunatamente però tale regola specificava un'area specifica. Si fece di corsa tutto il tratto che dalla riserva portava al castello, dopodiché a passo estremamente veloce avanzò in direzione dell'aula. Si fermò pochi passi prima di giungere di fronte all'ampio arco a tutto sesto. Aveva il cuore in gola, un fiatone da far invidia a quello di un ippogrifo e piccole goccioline di sudore avevano cominciato ad inumidire la fronte. Lo varcò. Sono in- Dovette prendere fiato. Ritardo? Si guardò intorno e con grande sollievo si accorse come mancassero ancora altre persone. Il docente? Crucciò appena lo sguardo che si illuminò alla vista della taccola. Alzò la mano a mo' di saluto e mostrò un sorriso smagliante. Buongiorno! A lezione di Cura ho chiesto se potevo prendere un po' di briciole di pane per loro. Posso? Chiese indicando prima le gabbie con all'interno gli animali e successivamente un piccolo sacchetto marrone con all'interno il fantomatico pane. Ovviamente avrebbe proceduto solo se avesse ricevuto un segno di consenso, altrimenti avrebbe tenuto per sé il sacchetto e lo avrebbe conservato successivamente per Coccolo, il suo furetto.
    L'entrata di Erik fu estremamente rapida e non solo perché aveva paura di star facendo tardi, ma anche per evitare di rivolgere lo sguardo sul lato artistico dell'arco. Era composta da rilievi tecnicamente perfetti e dotati di un valore mitologica invidiabile, tuttavia proprio non riusciva ad apprezzare la parte in cui Saturno divorava i suoi figli, tanto meno il bellicoso Marte. L'unica parte che riusciva ad apprezzare davvero era quella delle ninfe, tuttavia se le avesse viste avrebbe inevitabilmente spostato l'occhio in direzione delle altre immagini a tratti lo facevano rabbrividire.
    Solo dopo aver preso posto in uno dei tanti banchi notò la frase scritta sulla lavagna e il foglio di carta davanti a sé. Lesse la frase più e più volte, poi in tutta la sua ingenuità e semplicità alzò la mano. Ehm, vorrei provar a rispondere. A me la sua frase fa pensare alla vita. La profondità che continua ad essere scavata la vedo un po' come appunto la nostra vita che viene vissuta giorno dopo giorno, mentre l'acqua che rinfresca la mente e il mondo potrebbe essere l'anima, dopotutto è questa che differenzia un essere vivente da uno non vivente. I rami che si intrecciano invece sono più vite che si uniscono, formando un popolo, mentre l'ombra pesante e oscura la vedo come la morte. Ok, aveva parlato. Sarebbe andato bene? Male? Non ne aveva idea, durante le lezioni di Alchimia l'obiettivo di Erik era quello di farsi notare in positivo dal docente anziché prendere un Eccezionale.



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    Il mercoledì era uno dei suoi giorni preferiti, sempre che ce ne fosse almeno uno che le piaceva meno, parlando di materie da frequentare. La lezione di Pozioni si era dimostrata come sempre illuminante, e si era attardata per porre qualche domanda extra circa alcuni dubbi che aveva elaborato durante la mattinata. Aveva ordinato i suoi appunti con cura, per poi sistemare il quaderno nella borsa e, una volta recuperati anche penna e calamaio si era sistemata la borsa sulla spalla e si era diretta verso l’uscita. Era abituata ad andare a lezione da sola, non pensava certo che Cameron Cohen si sarebbe messo ad aspettarla per andare a lezione assieme. Non per nulla alzò un sopracciglio sorpreso quando si rivolse a lei con tutta quella leggerezza e lo guardò decisamente presa in contropiede.
    Sapeva anche lei che il loro rapporto era cambiato parecchio dopo la loro avventura notturna, era difficile vivere qualcosa del genere e non cambiare prospettiva, eppure non si aspettava un cambiamento così evidente anche da parte del ragazzo. Non potè evitare di accennare un sorriso verso il ragazzo, perché la sua scusa non era altro che questo ed era palese: sapeva anche lui che non si sarebbe persa, conosceva la strada ormai, non c’erano dubbi sul fatto che sarebbe arrivata sana e salva. “Wow, ora ti preoccupi per la mia incolumità, Cohen?!” domandò con leggerezza, sentendo il suo lato da ragazza in cerca della sua personale autoaffermazione e autonomia gridare: era in grado di andarci da sola, non era una principessa in cerca del suo principe azzurro, eppure non voleva davvero essere scortese né tanto meno rispondere male a Cameron per partito preso. Segretamente trovò quel gesto carino e il loro silenzio confortevole, lo affiancò fino ad arrivare all’aula di Alchimia con una tranquillità che non pensava nemmeno di poter avere al suo fianco. Per una volta non penso a tutte le cose che sarebbero potute andare male se avesse permesso a qualcuno come lui di avvicinarsi, ritrovò piuttosto la chimica e l’alchimia che avevano sentito in quella stanza, da soli.
    Se c’era qualcosa che Mia adorava di quella lezione, oltre alla materia stessa, era la stanza nella quale si svolgeva: l’aveva sempre trovata estremamente affascinante e le prime volte aveva perso tempo a osservare lo spazioso arco tripartito che governava l’ingresso, almeno fino a che non aveva scoperto gli occhi vitrei di Nig a fissarla. Quello scheletro le aveva provocato un netto brivido lungo la schiena, la prima volta, con il suo corpo nero come la pece e il suo sguardo inquisitore, ma ora non ci faceva quasi più caso, nonostante l’idea che fosse sempre lì e sempre così silenzioso non era certo molto rassicurante. Aveva sentito dire che quel guardiano apriva bocca solo quando vedeva qualcosa di anomalo o sospetto, e lei si augurava davvero di non avere mai occasione per sentire il suo urlo nelle orecchie.
    La parte che preferiva di più erano comunque i due enormi tronchi ingabbiati, con tutte quelle specie di uccelli colorati a popolarli, che si era soffermata ad osservare ben più di una volta, incantata. Visto il suo amore per la natura e gli animali era chiaro che un posto simile poteva solamente piacerle.
    Quel giorno però non si soffermò sull’ingresso, lo superò insieme a Cameron e si ritrovò a trovarlo nuovamente dubbiosa quando il ragazzo si infilò nell’ultima fila di banchi con una certa sicurezza. Lui era un tipo da ultima fila, lei si era abbonata ai primi posti davanti alla cattedra da inizio dell’anno, non aveva mai abbandonato la sua postazione e rinsaldò la presa sulla tracolla della borsa, dubbiosa. Sapeva che non voleva dire niente, avrebbe potuto ascoltare anche da infondo all’aula, e infondo era da sciocchi rimanere sempre ancorati alle proprie abitudini. Lei non era stupida, e i cambiamenti non le dispiacevano e poi Cameron non l’aveva solo offerto un posto in ultima fila, ma le stava porgendo un cigno. Era dannatamente un clichè ma era una cosa carina…poteva pensarlo giusto? Alla fine sospirò e alzò gli occhi al cielo, lasciandosi scappare un mezzo sorriso. Si avvicinò al ragazzo e prese posto accanto a lui. ” Sei proprio un clichè…” borbottò, giusto per rimanere fedele a sé stessa, anche se non era arrabbiata o infastidita quanto avrebbe dovuto. Si rigirò il cigno tra le mani e gli rivolse un leggero sorriso. “…grazie comunque..” mugugnò poi piano, per poi sedersi al suo fianco. Lanciò un sorriso di saluto agli altri suoi compagni, lanciando un cenno a Jessica, Adamas e Blake, per poi cercare di focalizzarsi sulla lavagna.
    “"Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono?"”
    Ascoltò brevemente le teorie dei suoi compagni e si trovò ad annuire piano, era d’accordo almeno con parte di loro. “Io penso che possa trattarsi della conoscenza, come dicevano alcuni miei compagni. L’impegno nella continua ricerca e nell’approfondimento permettono di scavare sempre più a fondo, e dopotutto i Babbani sono soliti dire frasi come “un pozzo di conoscenza”. La conoscenza delle cose rinfresca la mente e il mondo in generale perché permette di andare oltre le semplici credenze ed effettivamente permette di cambiare il proprio punto di vista” cominciò, e si ritrovò inevitabilmente a pensare che in effetti conoscere Cam la stava portando a cambiare parecchio il proprio atteggiamento. “E poi l’immagine dell’albero mi ricorda l’albero della Conoscenza, nella religione Babbana è l’albero del Bene e del Male, quindi esso rappresenta sia tutto il buono che si può conoscere, che tutto il male che deriva da questa conoscenza. La coscienza non fa altro che ampliarsi attraverso le opinioni e le ricerche di più persone che, riunite assieme, collaborano tra loro ma, allo stesso tempo, conoscere ti riempie di responsabilità e ti espone a dei rischi: alle volte vieni a sapere cose che forse preferivi rimanessero oscure, e una grande conoscenza porta con sé un grande peso.” terminò poi, cercando di essere il più precisa e dettagliata possibile, anche perché aveva sempre sentito quella doppia natura della conoscenza pesare su di lei, che tanto bramava sapere tutto su ogni cosa ma che aveva imparato a saggiare anche le conseguenze di quel bisogno.


    Mia Freeman-SHEET-
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    Jesse Lighthouse | Black Opal
    Il mercoledì era una giornata che non dispiaceva a Jesse, sia perché includeva molte materie che apprezzava, sia perché permetteva dei cambi di location interessanti, alternando chiuso e aperto in maniera tale da non farlo sentire prigioniero.
    'E alchimia sia...' si era attardato come spesso succedeva a Cura, del resto Dean per lui era più di un docente e strappargli qualche istante in più gli faceva sempre piacere, per quanto, data la sua natura, tendeva a non giungere mai in ritardo.
    Quel giorno, per farlo, dovette impostare un passo molto deciso, questo perché, da bravo svampito qual era, si era diretto istintivamente verso l'aula di divinazione, ricordandosi solo al sesto piano di star sbagliando tutto.
    'E DIRE CHE SONO STATO IO A RICORDARLO STAMATTINA ANCHE A MIA NONNA!' e siccome sua nonna era un soggetto piuttosto aggressivo, diciamo che si intendeva dire che lo aveva detto a chiunque avesse incrociato, ma evidentemente non era bastato per acquisire l'informazione al momento opportuno, per quanto, fortunatamente, non lo avesse fatto arrivare in ritardo.
    'Beh dai, l'importante è esserne venuti a capo' decretò lui entrando in aula ignorando suo malgrado l'arco: adorava le immagini riprodotte ed animate lì, ma più di una volta ci si era incantato rischiando di finire per sedersi in ritardo e quel giorno, decisamente, non se lo poteva permettere, soprattutto se non voleva che il professore gli cavasse gli occhi. Col becco.
    "Buongiorno professor Black... è lei vero? Nel senso... non sono bravo a riconoscere... ehm la sua specie" di cui, ovviamente, non si ricordava davvero il nome, preferendo tacere all'insultarlo chiamandolo in maniera sbagliata, cosa che, in vero, tendeva a fare fin troppo spesso in quell'aula.
    "Buongiorno... Ch... ALBA, buongiorno signorina Alba" propose lui al quadro, avvicinandolo, non senza alcune incertezze, legate al fatto che per mesi aveva chiamato la povera custode con nomi associabili ma errati quali Chiara, Bianca e - forse la mia preferita - Tramontina "E ciao anche a te, Rubin... e a tutti..." propose poi all'altro custode, dirigendosi poi dai viventi, quelli con cui soleva conversare, in genere.
    Salutò Adamas posandogli semplicemente una mano sulla spalla, dedicò un occhiolino ad Ayla e quindi si mise davanti a Blake "Dov'è Lilith? Balza? Se... se resti da solo... vieni pure con me... e Erik, sì, ecco: non stare solo. Comunque il tuo miglior amico e fodero sono a rapporto!" fece presente lui toccandosi con la mano la fronte e girandosi poi un poco per esporre come, come sempre, al suo fianco pendessero due foderi per bacchetta, uno blu per la propria e uno rosso per il ragazzo più pirotecnico di Hidenstone.
    Conclusi i convenevoli con Blake e dedicata - a casissimo - un'occhiata piuttosto rigida verso Cameron, del quale diffidava in maniera aprioristica, scivolò sedendo accanto ad Erik "Ciao bello" gli disse ponendosi molto vicino al suo parabatai, al punto che (se l'altro non avesse chiesto aria) i loro fianchi si sarebbero toccati, stabilendo un contatto alquanto intimo "Dimmi che il mangime che ti ho visto prendere non era per il prof. uccello, ti prego" gli sussurrò poi all'orecchio, preoccupato che Black potesse voler morto il suo parabatai, cosa che lo avrebbe costretto a lottare al suo fianco e finire trasfigurato in un lampadario con lui 'Speriamo almeno nello stesso... sì, insomma... spero di stare almeno con Erik per tutta la durata della punizione!'
    Jesse avrebbe avuto certamente tante idiozie da pensare e da fare, ma il docente era stato preventivo e aveva posto loro un indovinello, che finì col far arrovellare la mente a tutti, aspiranti marines inclusi.
    Furono avanzate diverse teorie, non appena furono aperte le gabbie si iniziò a discuterne: alcuni furono introspettivi, come, inaspettatamente, Blake, altri invece puntarono sulla cultura, in diverse varianti, anche creative e peculiari, come Adamas. Altri, ancora, si lanciarono nel vuoto, come Mordred e il suo caro Erik.
    'Sempre fuori dagli schemi noi, eh?' si disse lui, osservando l'amico un po' gongolante e un po' incuriosito. Lo sentì parlare e trovò quella risposta terribilmente sua, quindi fu il suo turno alzare la mano e chiedere la parola, anche perché forse ciò che aveva detto Erik gli aveva permesso di trovare un compromesso tra le sue idee e le sue impressioni.
    "Sono abbastanza sicuro che abbiano ragione Jessica, Lucas... e, uh, Ayla e anche Mia, ma ecco, mi piacerebbe che fosse lo stare insieme: l'essere un gruppo" disse lui, giusto per chiarire come fosse quello con le idee chiare.
    Abbassò la mano e si prese un istante, quindi iniziò a formulare la propria risposta completa "Un gruppo non è qualcosa che nasce e basta, bisogna impegnarsi per mantenerlo - per riprendere il testo - e man mano diventa più profondo il legame che unisce le persone, e quindi più utile... ma su quello ci torno dopo... anzi no, ci torno ora." disse Jesse, che faceva del caos il suo marchio di fabbrica "Nel senso: un gruppo produce idee, arricchisce tutti, permette di fare più cose, di avere meno punti deboli e cose non sapute, un po' come l'albero del testo che diventa più alto più radici ha e con la chioma che copre sempre di più con la sua ombra. Se siamo tanti e siamo affiatati e ci fidiamo... si ecco, è difficile restare scoperti, che ci sia qualcosa che non sappiamo fare. Magari non lo so fare io, ma lo faranno i miei nakama" ovviamente il termine giapponese sparato come se nulla fosse, lanciando poi un'occhiata affettuosa ad Erik, era omaggio e segno di quanto lui sapesse poco argomentare in maniera costruttiva.
    Non spiegò cosa fosse un nakama, in vero probabilmente manco si ricordava di aver scelto quel termine anziché uno più comune, come compagni, quindi riprese a parlare per portare a termine quel tortuoso ragionamento "Si parla forse di ombra pesante e oscura perché... beh più siamo più è un casino andare d'accordo... però appunto più siamo più compriamo cose e lo facciamo con un'ombra più scura e pesante, nel senso che non ci sfugge niente. Infine torno sul discorso dell'acqua che rinfresca la mente e il mondo: si ecco, quando sono con gli altri - ma penso valga per tutti - io ho idee migliori... e gli altri le migliorano ancora, quindi... sì ecco lo stare insieme rinfresca la mente, mentre per il mondo penso sia legato al fatto che poi quelle idee possano portare cose buone al mondo ecco, o quantomeno renderlo un posto meno schifoso. Nel senso, più siamo uniti più magari non ci facciamo la guerra e meno ci facciamo la guerra meno roviniamo cose e persone... e vite ecco. Quindi, ecco, sì, penso che sarebbe bello fosse lo stare insieme."
    Aveva straparlato come suo solito, anche se era capacissimo di far di peggio, sicché tacque e rimase in attesa 'Che ne pensa prof? Un verso ed è ok, se mi salta agli occhi è che non va bene?' si chiese lui, tra serio e faceto, come gli capitava fin troppo spesso.
    RevelioGDR

    Jesse si perde per la scuola, ma arriva in orario, saluta il prof, Alba e Rubin, poi prende posto vicino ad Erik, dopo aver importunato un po' di gente (vi taggo sotto).
    Risponde alla domanda.

    Howard H. Van Leeuwen Giadì Erik Foster Blake Barnes Cameron Cohen Adamas Vesper
     
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    Dark Side of Super Sayan

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    »Ryu Okami [X]
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    Alchimia. Questa era la lezione a cui in cotal momento avrei dovuto presenziare: a Mahoutokoro avevo seguito il corso, e varie nozioni mi erano state spiegate, ma, seppur come in altra materia, ero uno dei migliori, la preparazione che mi era stata impartita era stata alquanto... basica. Nella scuola principale del Giappone, vi erano altre materie su cui si puntava di più, una tra tutte le Difesa Contro le Arti Oscure, mentre le formule alchemiche, per quanto spiegate ed insegnate, erano di rilevanza decisamente inferiore; non potevo negare d'esser curioso in merito a ciò che avrei imparato tramite le lezioni di tal materia, seppur in ogni caso non fosse qualcosa che mi interessava particolarmente. Mi ero preparato con la massima cura nell'abbigliamento e nell'aspetto, per portare rispetto al professore che in quel dì avrei conosciuto: chioma ben acconciata e pettinata, divisa linda e senza il minimo segno di sgualcitura, mentre la spilla dei Black Opal, ben lucidata scintillava sul mio petto all'altezza del cuore, il tutto con la bacchetta in Nocciolo ben riposta nel fodero che portavo al fianco sinistro, pronto ad estrarla nel caso ve ne fosse stata la necessità.
    Non avevo ancora stretto particolari legami con i compagni nell'istituto, motivo per cui non mi accompagnai a nessuno per giungere all'aula, potendo quindi osservare con calma il magnifico ingresso della classe: un'arcata alta e lunga due metri, in cui più e più figure mitologiche occidentali erano dipinte. Rimasi particolarmente affascinato dalle figure di Marte e Saturno, che vedevo al pari dei miei consanguinei: esponenti della purezza che divoravano o distruggevano il sangue impuro ed indegno di brandire una bacchetta, un immaginario davvero meraviglioso, e che mi faceva scintillare d'oro gli occhi ogni volta che vi pensavo; in ogni caso però dovetti accantonare quel meraviglioso viaggio mentale quando entrai nell'aula, visto che di lì a poco la lezione avrebbe avuto inizio.
    Konnichiwa Sensei, sentenziai, salutando il professore di Alchimia con un inchino, prima di portarmi velocemente a primo banco, ed osservare lo scritto sulla lavagna. "Sono un pozzo la cui profondità continua ad essere scavata dall'impegno e la mia acqua rinfresca la mente ed il mondo. Sono un albero la cui altezza continua a crescere per ogni radice che si intreccia a quelle degli altri e la mia ombra può essere pesante ed oscura. Cosa sono?", un indovinello filosofico, pensai, ripetendo mentalmente lo scritto sulla nera superficie della lavagna; i miei compagni, uno dopo l'altro diedero le loro interpretazioni, chi asserendo si potesse trattare di Conoscenza, chi dicendo che poteva esser l'Alchimia stessa, chi ancora che poteva essere l'Anima, tutte interpretazioni differenti, a cui, una volta che gli altri ebbero finito di esporre, aggiunsi la mia: Io credo che la risposta sia un elemento che ci accomuna tutti qui: la Magia, iniziai, La Magia è un qualcosa che ogni mago possiede e che migliora con l'impegno, e che se usata bene può portare a grandi benefici; cresce con ogni mago o strega, e può essere combinata tra più utilizzatori di bacchette, inoltre con le maledizioni ed in generale con gli incanti oscuri, può rabbuiare l'anima di colui che la usa.
    Questa è la risposta che io reputo essere corretta, Sensei
    , conclusi quindi, dando la mia soluzione di quell'indovinello.

    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Psicologico: //
    Casata: Black Opal
    Abilità: Metamorfomagus

    «The Dragon God Rises!»
    codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Edited by DarkSuperSayan - 3/2/2020, 08:00
     
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    Dioptase
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    Ormai era passato più di un mese dal nuovo inizio anno, e Lilith si sentiva decisamente meglio rispetto a quando aveva lasciato la scuola durante le vacanze di Natale. Stava sicuramente cercando di rimettere i pezzi al proprio posto, ma le cose andavano migliorando.
    Per cominciare era riuscita a sbloccarsi, a parlare di nuovo con la gente, seppur con molta più riservatezza rispetto a prima ma aveva sicuramente cercando un modo per entrare in contatto con tutte le persone che aveva trascurato i mesi addietro.
    Con Blake, le cose stavano decisamente migliorando, sia dal punto di vista del loro rapporto mentale, che sul fronte fisico. Sembrava quasi una maledizione, la loro, quella di non riuscire a trovare il giusto punto di inizio per poter fare gli adolescenti normali e dare libertà ai loro ormoni.
    Tuttavia, per quanto ci stessero provando per risollevare l'approccio fisico, Lilith era fiduciosa. Ciò che più la preoccupava, in realtà, erano proprio le reazioni che l'Opale aveva negli ultimi mesi. Probabilmente il carico di stress ed emotivo che aveva accumulato, lo aveva fatto sbarellare e Lilith si incolpava di essere il novanta per cento della causa del suo non essere tranquillo come avrebbe dovuto.

    Oggi c'era la lezione di Alchimia, unificata con i ragazzi del primo anno e Lilith si era preparata per tempo, cercando di recuperare quante più pergamene possibili per poter avere il giusto materiale per prendere appunti e si era diretta verso l'aula. Le piaceva quella stanza, era diversa rispetto alle altre e aveva un qualcosa di molto tranquillizzante, forse perché era uno spazio molto più aperto delle classiche quattro mura a cui erano abituati.
    Varcando la soglia degli archi, la Dioptase si mise a cercare con lo sguardo il suo Opale preferito, per poi dare uno sguardo al docente, in forma di taccola. A lui, con tranquillità, concesse un sorriso «Buongiorno professor Black, la vedo in gran forma oggi.» quindi prese posto vicino alla sua metà, cercando di avvicinarsi alla sua guancia per lasciargli un leggero e innocuo bacio su di essa «Buongiorno anche a te...» lo sguardo scivolò verso le sue mani, mentre si stava sedendo e cercò di avvicinare le dita affusolate verso le sue nocche. Cercò lo sguardo di Blake, quasi ammonendolo in silenzio, poi si avvicinò al suo orecchio con estrema tranquillità e sussurro un semplice «Basta, ti prego...» lui sapeva a cosa si riferiva, mentre le dita si poggiavano su quelle nocche rotte da chissà quale altra rissa.
    Probabilmente questo non sarebbe servito a molto, eppure Lilith sperava che negli occhi che ora guardavano l'Opale, egli riuscisse a capire quanto quel suo modo di fare che era ritornato peggio di prima, la facesse soffrire.

    Lo sguardo cristallino della ragazzina, dopo essere stato dedicato a Blake, si spostò verso la lavagna, sorridendo a quelle parole che sembravano molto più che un indovinello. Ascoltò le risposte date in giro e su molte si soffermò a pensare più profondamente.
    Non sapeva se volesse rispondere o meno, dando apporto anche della sua opinione, quindi prima lasciò che il giro finisse, quindi schiuse le labbra «Anche io mi trovo d'accordo con il sapere, come risposta a tale indovinello, professor Black. Alla fin dei conti, grazie al sapere e alla conoscenza, ognuno di noi riesce a trovare risposte ed ampliare il bagaglio culturale che portiamo sempre con noi. Anche se, a volte, sapere non è indice di pace e tranquillità.»
    A queste sue ultime parole chinò lo sguardo: era successo lo stesso con Blake, dopo che gli aveva rivelato quello che aveva sopportato, la sua frustrazione era aumentata. Allora, perché lottiamo tanto per sapere?
     
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41 replies since 29/1/2020, 08:56   1169 views
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