Jesse Aurelius Lighthouse

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    whoiam nome&cognome: Jesse Aurelius Lighthouse
    e&luogonascita: Londra, 4/6/2002
    ex casata: Corvonero
    casata: Black Opal
    statosangue: Mezzosangue
    statosociale: Benestante
    segnipparticolari: na
    allineamento: neutrale puro
    bacchettamagica: legno di Peccio, flessibile ed è lunga 10 pollici. Al suo interno contiene come anima un crine di unicorno.
    animalemagico:Roger, un camaleonte

    4M4I

    Aspetto fisico Di corporatura esile, Jesse è un ragazzo non particolarmente alto, aggirandosi intorno al metro e settantacinque. Sotto ad un aspetto molto docile, però, cela un corpo comunque scattante: il basket e l’attività fisica che si impone religiosamente hanno modellato un fisico sì asciutto, ma comunque definito, soprattutto a livello delle braccia.
    Anche il viso del ragazzo è smagrito e spesso qualcuno lo pensa più giovane della sua età; ha i capelli lisci e castani, generalmente tenuti in ordine a fatica, tanto che spesso, specialmente se di fretta o agitato, finisce per avere al posto dei capelli il fiore di un cactus.
    I suoi occhi sono di un verde scuro che risalta sulla sua carnagione chiara; il naso è poco marcato e le sue orecchie ben attaccate alle tempie; le labbra sono piuttosto sottili e nascondono una dentatura di un bianco sporco, dominata da due importanti incisivi superiori.
    Nel mondo babbano, Jesse tende a vestire sportivo, con tute larghe o canotte da rapper (ha un po’ la fissa per i rapper) e apprezza molto i pantaloncini corti e anche le scarpe da jogging. Raramente invece indossa oggetti come braccialetti e orologi: tende a perderli con una velocità incredibile.
    Fanno eccezione le piastrine militari del nonno, che in genere porta al collo in ricordo di un nobile avo mai conosciuto perché morto in guerra.

    prestavolto:Dylan Sprayberry

    Semper Fidelis

    Carattere Il modo migliore forse per riassumere il carattere di Jesse è dire come si definisce da solo: il figlio strano di un marine vagabondo.
    I continui viaggi hanno reso il mago tanto socievole quanto chiuso: abituato a vivere tutti i rapporti come mordi-e-fuggi, ha imparato ad imporsi come socievole e divertente; il giovane parlicchia (male) parecchie lingue, soprattutto italiano e francese, oltre ad essere madrelingua inglese, e nel suo modo di fare è anche molto gesticolante, sia per il soggiorno in Italia, sia perché, non sapendo sempre esprimersi bene nella lingua locale, sopperiva con un po’ di inglese e tanti (troppi) gesti. Il tono di voce squillante e la favella veloce, tra l'altro, rendono il suo parlato sempre nervoso, tanto che alcuni lo pensano sempre arrabbiato.
    Jesse è un ragazzo impulsivo, istintivo e a tratti anche strano, ha spesso un proprio modo di ragionare non esattamente convenzionale ed è soggetto alla fuga di idee, trovandosi di colpo da una parola ad aprirsi nella sua mente un mondo che lo risucchia ed isola, risputandolo poi alla bene e meglio nella realtà solo quando ormai la conversazione è morta, quando a lui spetta ormai solo l'onere di mettere l'ultimo chiodo sulla bara.
    Jesse sa di essere strano, è sempre stato lo strano, il diverso: parlava troppo, male, era quello che non capiva, era quello che la pensava in maniera diversa. Era il non-mago tra i - qualunque cosa volesse davvero dire - babbani. Questa convinzione si è radicata dentro di lui, in profondità, diventando un’etichetta che lo riassumesse, che diventasse persino la sua zona di confort: a fronte di un ego fragile, che non ama essere messo alla prova, il maghetto apprezza essere il giullare del gruppo e racimolare così amici, o stordire il prossimo. Non ha problemi a dar spettacolo e, nonostante sia molto autocommiserativo, non diniega neanche fare figuracce. L’unica cosa che patisce è l’ansia da prestazione: se sente delle aspettative sulle spalle, la probabilità di fallimento è molto alta; allo stesso modo rifugge la serietà: se tutto è leggero, a lui va bene, quando le cose si fanno importanti, lui tende a defilarsi.
    Nonostante si creda e si ponga spesso e volentieri come strano, Jesse è un ragazzo molto acuto: sveglio, logorroico e curioso, il ragazzo è in grado di generare dal nulla fiumi interminabili di parole, condendole di domande, risposte, commenti, controdomande, controrisposte e qualche digressione sparsa; il risultato in genere è ubriacare chiunque abbia davanti, o almeno provocargli una forte emicrania.
    Il ragazzo così appare estremamente caotico, e in effetti questa è la sua mente, ma in lui coesiste comunque una parte (aspirante) marine: Jesse segue le regole, come un bravo soldatino. A scuola (se non si perde nel suo fantastico mondo) è sempre attento ed educato, fa sempre i compiti e se c’è bisogno di dare una mano, lui è sempre disponibile; ha anche la fissa dell'ordine, e in genere si aspetta che anche gli altri lo siano. Non disdegna neanche le attività pratiche, che si stia parlando di sport, laboratori o quant’altro, anzi, le preferisce nettamente al freddo ed immobile libro: resta comunque un ragazzo iperattivo.
    Il giovane trascorre il proprio tempo libero o giocando (adora il basket) o nerdeggiando, il che rispecchia la sua ambivalenza sociale: lo sport è di gruppo ed infatti la sua massima aspirazione è essere parte di qualcosa, di un gruppo; il videogioco invece è qualcosa che vive in solitaria e rispecchia il suo bisogno di lasciare fuori dalla sua vita tutte quelle persone che non capiscono come lui in fondo non sia così contento di essere sempre e comunque l’esagitato strano.
    Gli ormoni del piccolo Jesse, sono un po’ come lui: immaturi ed esagitati. Cela una natura bisessuale, ma attualmente lui ne è assolutamente inconscio, del resto non è ancora riuscito a mettersi alla prova con le ragazze, certo non ha pensato ad esplorare i ragazzi. Il giovane approccia tutti con il proprio sorriso e il proprio parlare verboso, condendo con giochi di parole, scherzi e tanta (auto-)ironia, ma ovviamente tutto dipende da chi ha davanti ed infatti in alcune giornate no, o davanti a certe tipologie di persone (per esempio i gradassi), tende a diventare più sarcastico. Se nota affezione, si affeziona a sua volta rapidamente, rimanendone spesso deluso, come tutte le persone che, nonostante siano soli, sentano un grosso bisogno di appartenere a qualcosa.

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    storiaLa storia di un maghetto così giovane non può ovviamente prescindere da quella dei suoi genitori, soprattutto se stiamo parlando di Alexandra Dunhill e Jason Lighthouse.
    Era il mese di luglio del 2000 quando si incontrarono in un bar sulle rive della Senna: lei era una giovane strega fresca di MAGO in cerca della propria strada, tendente o meno al San Mungo, come era tradizione di famiglia; lui era un giovane ufficiale del corpo dei Marines statunitense addetto all'antiterrorismo. Lui era di stanza a Marsiglia e stava svolgendo nella capitale alcune commissioni per il suo superiore; lei era in vacanza, godendosi il fatto di essere ricca e non saper bene che fare della propria vita (leggasi "periodo sabbatico").
    Il colpo di fulmine scattò al primo sguardo: lui era in divisa, che, nonostante il caldo, metteva in risalto il suo fisico; lei aveva due occhi verdi come smeraldi. Si piacquero al primo sguardo e contemporaneamente pensarono quanto fosse ghiotta l'occasione di una storia a Parigi, perfettamente consci del fatto che mai sarebbe potuta diventare una storia seria: lei era una maga inglese e si vedeva già rassegnata alla propria carriera da guaritrice; lui cambiava in continuazione stato e comunque di base era statunitense.
    Decisamente nessuno dei due avrebbe mai avuto voti alti in divinazione!
    La relazione fu torrida ma anche tenera fin da subito; dopo una settimana Jason doveva tornare a Marsiglia e si scoprì a sorridere raggiante ad una Alexandra che dal nulla gli proponeva di seguirlo, giusto per, e qui cito "Vedere il sud della Francia". Entrambi sapevano come alla strega ben poco interessasse del mare e fosse interessata a tutt'altri panorami, ma lui non disse niente ed anzi acconsentì.
    Lui risiedeva alla base, lei in un alberghetto: i soldi, nonostante fosse stagione alta, non le mancavano e trascorse lì tutto luglio ed agosto, poi i soldi vennero meno, e anche le scuse per restare.
    Nuovamente i due pensarono che la storia fosse giunta al termine, ma Jason fu trasferito intorno a novembre a Roma e spedì una cartolina alla ragazza; aveva il suo indirizzo per scambiarsi un po' di corrispondenza, ma, seriamente, nessuno dei due aveva mai pensato ad una relazione epistolare, che invece partì proprio con quella prima cartolina, gettando nel panico Alexandra: Jason apparteneva al mondo babbano e lei di quel mondo sapeva davvero troppo poco. Fu per quello che di colpo si trovò a spolverare due manuali: quello di babbanologia del liceo e il ricettario, del resto non poteva campare solo di aria, aveva pur bisogno di un lavoro, o almeno di qualche talento, no? E a qualcosa quella E in pozioni doveva pur tornare utile!
    I trasferimenti di lui furono un'ottima scusa per temporeggiare e dare il tempo alla ragazza di babbanizzarsi: i due si riunirono solo nove mesi dopo, quando lui fu di stanza proprio a Londra (su sua precisa richiesta, è una cosa che ti tiene sempre a precisare). A quel punto Alexandra aveva racimolato alcuni brevetti da cuoca, e sapeva finalmente maneggiare uno cellulare come una ventenne avrebbe dovuto: fingersi di altri tempi per una relazione fugace poteva essere romantico, alla lunga dubitava potesse portare buoni risultati.
    Il matrimonio fu fulmineo come tutto nella loro relazione: i genitori dei due furono a malapena invitati alla cerimonia, cosa che fece osteggiare le nozze da parte della madre di Jason e dei genitori di Alexandra (il padre di Jason era morto da tempo, e sua madre ci tenne a dirlo che se così non fosse stato quel matrimonio lo avrebbe comunque stecchito). Nulla comunque fermò i due sposini, che sapevano bene come il loro nido d'amore londinese fosse tutt'altro che sicuro e duraturo e solo un'unione matrimoniale potesse dargli un po' più di longevità. Nello stesso periodo lei iniziò a lavorare nella mensa della base di Londra.
    Nel 2002 arrivò Jesse in un momento in cui la relazione non poteva che essere al suo meglio. Peccato che poco dopo venne il primo grosso problema della coppia: la carriera di Jason stava andando troppo bene e i suoi talenti erano ora richiesti altrove, a Berlino. Essere la moglie di un marine voleva dire vivere a distanza, Alexandra lo sapeva, ma cosa la legava a Londra davvero? Il lavoro in mensa la soddisfaceva, ma non la esaltava, e avere vicini i suoi era oggettivamente comodo, soprattutto nel crescere un maghetto, ma cosa la teneva davvero a Londra?
    La ragazza si aprì un blog di cucina e successivamente un canale youtube, per noia: cucinava e parlava, spesso del marito, alcune volte del figlio, a volte di altri temi più generali, dando il proprio punto di vista. La vita sua con Jesse scorreva regolare e tranquilla, con una crescente frustrazione della donna, che viveva i sempre troppo brevi ritorni del marito come le uniche scintille di una vita vissuta a mozziconi.
    Il giro di boa fu il 7/7/05 e il processo a Cora Delaine. Alexandra visse con orrore la distruzione l'attentato e con struggimento le vicende della strega, non solo perché avvenne nella sua città, ma anche perché era un attacco terroristico, un attacco terroristico che suo marito avrebbe potuto colpire anche su marito e ridurlo nelle condizioni di Claire Delaine; la strega si sentì sporca per il segreto mantenuto in tutti quegli anni e al contempo in pericolo, reale.
    Prese un volo e corse da Jason, saltandogli praticamente in braccio all'aeroporto di Berlino, Jesse alla mano. Scoppiò a piangere senza ritegno, lì, con i bagagli che cadevano a terra e il bambino che si spaventava ed iniziava a sua volta a piangere, mormorò perdono fino all'alloggio di lui, quando finalmente, messo a dormire il figlio sfinito, raccontò tutto al marito di sé, della sua famiglia, dei maghi, e anche del probabile futuro di Jesse.
    Jason non la prese bene, e come avrebbe potuto? Alexandra aveva mentito per anni spudoratamente e per quanto lei si fosse ritagliata una vita da babbana, quello non sarebbe stato poi il destino del figlio; visse la cosa quasi come una violenza.
    Diede di matto e pregò la donna di andarsene, di lasciarlo solo. Lei a malincuore acconsentì, tornando temporaneamente dai suoi in Inghilterra; ferita e in colpa, la ragazza acconsentì persino a lasciare il pargolo al padre. I due coniugi vissero per sei mesi divisi, con un Jesse trapiantato di colpo in Germania, assolutamente spaesato e confuso, soprattutto perché non era abituato a vivere col padre.
    I due alla fine si rinconciliarono: il sentimento tra i due era forte e nonostante tutto avevano in comune Jesse. Era un bambino vivace e duttile, spesso divertente, un figlio di cui Jason non poteva non essere fiero, e molti di quei pregi - non poteva negarlo - erano della donna. Inoltre lui non se la sentiva di crescere un figlio magico senza una strega accanto, né tanto meno voleva abbandonarlo.
    La relazione era stata ricucita, ma ci voleva un nuovo inizio, qualcosa che desse nuovamente energia ad una coppia sfiancata da segreti e lontananza. La scelta fu Napoli: il nuovo trasferimento di Jason coincise con la decisione, forse bizzarra, della coppia di rimanere uniti, fisicamente e matrimonialmente; ovunque sarebbe andato Jason, sarebbero andati anche Jesse ed Alexandra.
    Fu così che i restanti sette anni di vita del bambino furono in giro per l'Europa, tranne un annetto trascorso a Quantico, in Virginia: il bambino frequentò quanto più possibile scuole americane, per dargli un minimo di continuità e ridurre la barriera linguistica, ma inevitabilmente dopo un anno o massimo due, doveva trasferirsi, cosa che cambiò molto il suo carattere, legandolo però enormemente alla famiglia.
    Da bravo soldatino, il bambino non rivelò mai di essere un mago: quando a sei anni diede fuoco alla torta di compleanno (bel momento per mostrare i propri talenti eh?), mentre la madre cercava di porre rimedio al disastro, l'uomo stupì tutti spiegando al piccolo quale fosse la sua vera natura, della quale doveva andare fiero, ma, al contempo, proprio come faceva lui per tante cose, doveva mantenere il segreto. Il cameratismo instillatogli dal padre ebbe facile presa sul piccolo Jesse, che decise come la propria missione fosse essere un bravo bambino, e in segreto un mago.
    Il bambino cercò sempre di dar meno problemi possibile ai genitori, anche se questo volle dirsi per lui chiudersi un po': la barriera linguistica e in generale la stranezza della sua condizione lo rendeva spesso bersaglio di bullismo, o almeno catalizzatore di attenzioni non richieste; la magia in questo non aiutava, tra l'altro. Si diede al basket e divenne un piccolo nerd: amava i videogiochi e ovviamente i computer, del resto sua madre non portava forse soldi a casa grazie a youtube?
    Quando gli undici anni del ragazzo si avvicinarono, Alexandra fece la propria proposta: Hogwarts, la scuola che lei aveva frequentato e che avrebbe ridotto al minimo la barriera linguistica di Jesse.
    Ancora una volta, Jason, folle di paura, diede di matto. E ancora una volta poi tornò a casa, annuendo alla moglie e preparando le valige: era giunto per lui e Jesse il momento di scendere a patti davvero con la magia.
    L'estate degli undici anni di Jesse fu molto colorita, tra scoperte sensazionali e un Jason Lighthouse che alternava costernazione a momenti di genialità incredibili, cementando non poco il suo rapporto con gli altri in una maniera fondamentale.
    Hogwarts fu altrettanto rivoluzionaria per lui. Fu smistato corvonero, l'unica casata che poteva probabilmente tollerare la sua logorrea e la sua mania per fondare una non-band. Croce e delizia del suo responsabile, Jesse alternava risposte geniali a momenti di demenza assoluta, cosa hce in effetti era anche il suo marchio di fabbrica. Lentamente la sua maschera di strano si fece ancora più forte e resistente, tanto che a 16 anni era ancora saldamente vergine.
    L'ammissione a Hidenstone poteva essere per lui l'occasione per un nuovo inizio, ma lui francamente ne dubitava: strano e sfigato era e strano e sfigato sarebbe rimasto.

    Mala Lex, Lex Nulla


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    Edited by Annie-Macrae Welsh - 4/6/2019, 17:58
     
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