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.Mia Freeman
AmetrinLei non era mai stata una da vita mondana, all’inizio dell’anno aveva provato anche a tenersi ben lontana da quegli eventi e ora invece ci era quasi andata di sua spontanea volontà. Dopotutto Natale non era stato così male, ora aveva anche qualcuno con cui andarci, sapeva che una volta là avrebbe trovato tutti i suoi amici e aveva avuto stranamente voglia di vedere che cosa si sarebbero inventati questa volta. Gli eventi di Hidenstone riservavano sempre parecchie sorprese ed era dell’idea che probabilmente quello era proprio ciò di cui avevano bisogno adesso.
Era stata quasi entusiasta per parecchio tempo prima della festa, felice di poterci andare con qualcuno per una volta, si era sentita speciale e desiderata in qualche modo, anche se le cose con Cameron erano sempre complesse e non aveva idea di quanto seriamente prendere i suoi gesti e le sue parole. Aveva fantasticato più del solito su che cosa avrebbero potuto fare, come si sarebbe sentita ad andare per la prima volta ad una volta consapevole che lei e Cameron stavano provando a far funzionare il loro rapporto… e poi era successo quel che era successo, Jess era stata distrutta dagli eventi e Mia si era sentita quasi in colpa per aver perso tempo a pensare ad una cosa così sciocca.
Si era chiesta fino all’ultimo se non fosse il caso di evitare di andare ad una festa come quella, forse avrebbero dovuto ritagliarsi del tempo assieme, lontane dalla confusione di quel posto, una serata per non pensare ma sospettava che Barnes avrebbe bocciato la sua idea e che nemmeno Jessica avesse voglia di passare altro tempo a piangere. Avrebbe voluto aiutarla, confortarla molto meglio di quanto in realtà non stesse facendo, ma che cosa avrebbe potuto fare? Quella non era una situazione con cui aveva dimestichezza anche se aveva cercato in biblioteca ogni possibile testo utile e ne aveva presi in prestito un bel po’, cercando di aiutarla informandosi il più possibile per poi darle informazioni valide che potessero aiutare lei ma anche Daniele.
Sapeva che la sua presenza alla festa non avrebbe fatto alcuna differenza per quella causa, era ben consapevole che andare o meno all’evento di fine anno non avrebbe cambiato le cose, eppure continuò a mordicchiarsi il labbro inferiore anche davanti allo specchio, ancora indecisa se chiamare Cam e avvisarlo che non se la sentiva proprio di uscire. Non aveva parlato di quella questione con Cohen, non perché non si fidasse di lui ma perché la reputava comunque una questione privata, qualcosa che non poteva semplicemente discutere a cuor leggero con chiunque. Il ragazzo avrebbe compreso un suo rifiuto? O se la sarebbe presa?
Sospirò, spazzolandosi per l’ennesima volta i capelli già ordinati e perfetti, mentre inclinava la testa osservando il proprio riflesso nello specchio. Aveva optato per un abito di jeans, qualcosa di semplice ma al contempo carino, e sotto aveva già indossato il proprio costume: ricordava ancora l’imbarazzo che aveva provato alla festa di Jessica e anche in quel momento si sentiva a disagio all’idea di spogliarsi davanti a tutti, ma per qualche ragione in quei mesi aveva guadagnato la confidenza necessaria per convincersi quantomeno a provare. Una parte della sua testa cercava di ricordarle che ci sarebbe stato anche Cam, e che forse quello sarebbe stato un piccolo passo per approfondire anche la loro relazione. Al solo pensiero sentì un brivido correrle lungo la schiena e cercò di concentrarsi nuovamente sulle piccole cose, per non lasciarsi prendere dall’ansia.
Si sistemò la collana che stava indossando, infilò le scarpe e salutò Zeus prima di decidersi a uscire dalla stanza. Aveva optato per vestiti sobri, anche il suo costume non era altro che un costume intero rosso, niente di troppo striminzito o di particolarmente sexy, la cosa più semplice che aveva trovato ma che per il momento non la faceva sentire troppo in imbarazzato. Beh certo, aveva ancora su tutti i suoi vestiti…!
Uscì dalla stanza quindi, vagamente agitata e ancora con lo stomaco attorcigliato per via del senso di colpa, immaginava che sarebbe arrivata anche Jessica ma aveva quasi paura di vedere come stava, temeva di potersi sentire ancora peggio.
Andò quindi incontro a Cameron, raggiungendolo nel luogo in cui la stava aspettando e che avevano accordato in precedenza, per poi andare con lui alla festa. Una volta arrivati avrebbe rifiutato gentilmente cibo o alcool, nel caso gliene avessi offerto, e avrebbe piuttosto proposto di raggiungere la nuvola bianca che, fin dal primo momento, sarebbe stata la prima cosa ad attrarla, nella speranza comunque di vedere Jess anche solo per qualche istante e accertarsi che stesse ancora bene e che non avesse bisogno di lei proprio in quel momento.code made by gin. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Blake Barnes
Adamas prova a catturare un luccio.. -
.I passi della strega erano sicuri come quelli di una tigre ma la preda che era appena stata puntata non aveva né pelle né carne. O, almeno, non era composta da quest'ultime.
I polpastrelli della mezza veela scivolarono sulla tovaglia ricamata che adornava il tavolo della sua casata mentre una piacevole sensazione le scivolò dal braccio alla mente. Le fece piacere, e alimentò il suo ego, vedere come le portate principali fossero state disposte sulla tavola degli opali neri. Si trattava di una coincidenza ma, almeno, quella sarebbe stata un'amara consolazione.
Per quanto fosse ancora tutto da decretare, l'opale aveva una brutta sensazione sul destino della sua casata -almeno per quell'anno-. In compenso, avrebbe avuto ancora 4 anni per recuperare. Con quel desiderio tra i pensieri e un sorriso sulle labbra, Valentina giunse nell'area bouffet. Le sue mani raccolsero due piattini, impilati assieme, ed una coppia di posate. In questo modo, se per un motivo o per un altro uno dei due fosse caduto, la strega non sarebbe dovuta tornare a riprenderli nuovamente.
Una fatica maggiore venne riservata alla scelta della portata "La giornata è ancora lunga, devi rimanere leggera."
Con quel filtro in testa, le fu semplice evitare sia i panini che le pizzette (Anche se per quest'ultime non fu così facile). La scelta ricadde sulla verdura. Con delle pinze trovate lì accanto ne portò delle porzioni nel piattino. Fatto ciò, si sarebbe allontanata da quella zona che, in breve, sarebbe divenuta piuttosto trafficata.
L'idea di parlare con quei ragazzi, più sconosciuti che vere e propri amici, un po' la rattristava. Non lo avrebbe mai ammesso ma qualcuno le risultava anche simpatico. Ma, ancor peggio, la possibilità di rimanere intrappolata in un groviglio di gossip e discussioni futili le provocò il mal di stomaco. A breve sarebbe stata circondata da sfortunati babbani e ogni secondo passato libera di essere sé stessa sembrava prezioso come acqua nel deserto.
Gli artigli della forchetta affondarono in una melanzana grigliata fatta a pezzi dal coltello affilato come un giocattolo per bambini per poi portare il boccone alle labbra. Quei nuvoloni la incuriosirono, finito di mangiare avrebbe fatto certamente un giro lì sopra.
«Parlato»
"Pensato"
NarratoAut Caesar, Aut Nihil.©. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Erik interagisce con Mia e si da alla pesca-.
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Brian parla con Victoria ed è al piano terra..
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.Ad Hogwarts gli avevano insegnato che esisteva un incanto per realizzare qualsiasi desiderio. Bastava la corretta formula e chiunque sarebbe caduto ai tuoi piedi. E la formula corretta per conquistare Morrigan era "Cibo Gratis".
Il magitecnico fu tra i primi ad arrivare in Sala Grande. Indossava una maglietta grigio scuro e dei chino color blu notte. Con sé portava una valigia dello stesso colore della sua cintura e delle scarpe, un marrone tanto profondo da sembrare nero. Tra tutti quegli accessori, la più importante era la ventiquattrore. Come da forma, il mago aveva riposto al suo interno dei preservativi, del lubrificante (per motori), la sua bacchetta, un costume e tanta altre diavolerie simili. Sicuramente, il bene più utile era proprio il catalizzatore ma - se glielo aveste chiesto - lui vi avrebbe risposto che, in quel momento, nulla sarebbe tornato più comodo della fiasca contenente rum nascosta nel doppio fondo.
Qualche anno in meno e avrebbe corretto il punch analcolico disposto sulla tavola dei dioptase. Quello si che avrebbe reso l'evento interessante. Tuttavia, l'occhio di Victoria era troppo affilato per permettere al magitecnico di portare il chaos in quella sala senza essere scoperto "Sarebbe assolutamente divertente. Però non né vale la pena se poi mi tocca pulire a me, aye."
Facendo spallucce, il magitecnico s'incamminò verso il tavolo degli insegnanti. Salutò qualcuno degli alunni lanciandogli dei baci e poi prese posto. Fu difficile - e fallì nel tentare di - nascondere l'espressione di disgusto vedendo quella borraccia ripiena di sangue. Con estrema devozione, Morrigan si fece il segno della croce più altri cento segni di altre cento religioni diverse. Da un lato si sentiva in colpa per l'accaduto, dall'altro non poteva fare a meno che ripensare a come Daniele avesse tagliato i fili della corrente di sua spontanea volontà "Almeno risparmierà sui preservativi, lol. Poi avrà più tempo per ammirare le stelle."
Il mago decise di attendere prima di buttarsi sul cibo. La preside aveva cominciato ad ispezionare la stanza per controllare che tutto fosse al suo posto. In effetti, Morrigan fu felice di vedere come le attrazioni fossero state erette con incredibile maestria. Super in effetti, Morrigan fu super felice di vedere come la sua datrice di lavoro se ne fosse andata da quella zona. Perché non approfittare di quei secondi per proporre a quei musoni dei suoi colleghi qualcosa di divertente? Sorridendo ad ognuno di loro, il docente si protese in avanti per urlare «Io ve la butto lì. Guerra con i gavettoni?»
«Parlato»
"Pensato"
NarratoBe the chaos you want to see in the world.©SPOILER (clicca per visualizzare)Morri interagisce con i docenti al tavolo. -
.»Ryu Okami [X]codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT«The Dragon God Rises!»
Una festa di fine anno... beh, non potevo negare ci stesse bene visti gli esami M.A.G.O. estremamente vicini, un momento di relax era, volendo, un toccasana per l'umore degli studenti, non vedevo perciò un motivo per cui non presentarmi. E così, nella mia consueta divisa, ecco che mi portai nella sala grande del castello, rimanendo decisamente ben sorpreso degli accorgimenti presi dallo staff scolastico: due nuvole enormi a far palco da attività ricreative, diverse nuvolette tutte in giro a far da seduta per chi ne avesse voluto usufruire, mentre le grandi tavolate, usate ad inizio anno per ospitare gli studenti delle case, erano ora imbandite di piatti salati, dolci e bevande, mentre il tavolo utilizzato solitamente dai professori era divenuto un enorme porta posate, Non posso negare che hanno fatto le cose abbastanza in grande, pensai quindi, mentre mi dirigevo al tavolo delle posate, prendendo forchetta e coltello, per poi dirigermi al tavolo dei dolci, avevo visto delle torte dall'aspetto decisamente invitante... e per quanto solitamente non ero una persona che si gettava in simili frivolezze, beh, una volta tanto potevo gustarmi una fetta di quel dolce a forma di castello ed anche far uno strappo alla regola. E parlando di regole infrante... qualcuno non aveva seguito gli ordini che gli avevo dato.
Sgattaiolando sotto il naso di tutti, ecco che, anche a mia insaputa, una palla di pelo color caramello si fece strada nella sala grande, passando sotto i tavoli manco fosse stata una spia: Loki, il mio gatto di razza Hua Po, doveva avermi seguito, e vedendo tutto quel chiasso e la frenesia nella sala, aveva ben pensato di metterci anche il proprio zampino per ravvivare quel party. Il micio, che aveva disubbidito al mio ordine di rimanere in camera, si fece quindi strada nel salone, nascosto da una delle lunghe tavolate, e superatala si ritrovò a volare verso l'alto, emettendo un miagolio sorpreso quando uno dei turbini evocati dalla preside lo portò sulla nuvola color latte; giunto lì, le feline iridi gli si illuminarono al pari di quelle di un leone pronto ad avventarsi su di una gazzella: non appena la sua vista incrociò le figure di quei pesci che nuotavano nella nuvola, non ci pensò due volte, e, con una bella rincorsa, si buttò a pesce dentro la nuvola, mettendosi a nuotare ed inseguire uno dei lucci lì presenti. Chi si fosse trovato nella nuvola, avrebbe potuto vedere un micio che nuotando al pari di un cane, inseguiva il pesce gommoso nel tentativo di acchiapparlo, ogni tanto facendo anche delle veloci immersioni in quella sua caccia... Loki sapeva essere proprio una peste al pari della divinità sua omonima, a volte.SPOILER (clicca per visualizzare). -
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I primi pescatori si erano dati da fare, con risultati altalenanti.
Adamas Vesper fallì nella propria ricerca: inseguì un luccio, ma questi riuscì infatti a sfuggirgli agilmente, anche se, almeno, non lo prese in giro [d20=5+4].
Erik Foster ebbe in questo maggiore successo, riuscendo ad afferrare uno splendido luccio, che forse avrebbe potuto offrire a Mia, o agli elfi, a sua discrezione [d20=6+6] il luccio, una volta uscito dall'acqua sarebbe stato una spendida e grossa caramella alla ciliegia.
Il suo degno parabatai comunque non fu da meno, riuscendo in una perfetta cattura a sua volta [d20=5+6] che portò alla luce una caramella a forma di pesce gusto menta!
E il gatto di Ryu? Oh beh, il micio inseguì in acqua i pesci, ma di colpo si trovò in una bolla d'acqua a galleggiare senza possibilità di uscirne.
Fu a quel punto che alcuni pesciolini lo presero di mira, iniziando a far rimbalzare la bolla qui e là come fosse una palla.. -
.Jessica Whitemore24.12.2003
Opal17StudentStat.sheet Che cazzo aveva fatto la sera precedente? Non se lo ricordava minimamente; l'unica cosa che sapeva con certezza, era di avere un mal di testa lancinante, quella mattina. Era abbastanza tardi ed era ancora stesa a letto a guardare il soffitto con sguardo vacuo. Si ricordava solo di essere stata a Londra e di aver lasciato Alex ad Aaron, chiedendogli di tenerlo finché non se lo fosse andato a riprendere il pomeriggio seguente, quando tutti loro sarebbero ritornati nelle rispettive case, chi per l'estate, chi per qualche giorno prima di tornare ed affrontare i MAGO. Jess aveva studiato, era pronta, questo era poco ma sicuro, tuttavia non gliene fregava assolutamente niente, non in quel momento.
Quel periodo era stato piuttosto confusionario per la giovane ed avrebbe voluto cancellarlo con un colpo di bacchetta, con un obliviate ma non sarebbe potuto succedere. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rimuovere ogni singolo momento della sua vita a partire da quel 19 maggio. Erano bastate poche, pochissime parole a mandarla in mille pezzi. Era forte, questo si ripeteva ogni singolo giorno da quando, due estati prima, i suoi genitori avevano ben deciso di fuggire in Scozia. Da quel momento nulla era stato più lo stesso, la sua vita aveva iniziato una discesa verso l'oblio più assoluto; era stata colpita da momenti di solitudine che non avrebbe mai pensato di poter avere, non una come lei. Momenti di solitudine colmati da una sola persona. Una persona con la quale aveva moltissimi alti e bassi, con la quale aveva iniziato in modo un po' burrascoso, ma che per lei c'era sempre stato: Blake Barnes. Doveva ammettere che, da quell'agosto -poco dopo il campo- quand'era andato a trovarla a casa, la loro amicizia aveva conosciuto un punto di svolta, saldandosi giorno dopo giorno. E ora eccoli, l'ultimo giorno di scuola del loro secondo anno ad Hidenstone, entrambi prossimi a quegli esami che avrebbero segnato la fine definitiva del biennio. Era strano pensare che quello fosse l'ultimo giorno e aveva quasi nostalgia dell'Accademia, anche se effettivamente erano ancora là. La sua vera famiglia non era a Londra, non era a New York, era ad Hidenstone. Solo in quel luogo aveva conosciuto le gioie e i dolori tipici dell'adolescenza. Non ultimo, aveva trovato l'amore. Un amore proibito, un amore sbagliato.... ma pur sempre amore. Quel sentimento così forte che certi giorni sembrava farle toccare il cielo con un dito, che sembrava essere la cosa più preziosa... ma come tale, l'aveva fatta precipitare a terra con violenza. Si era sempre creduta forte, invincibile, ed ora... poche parole e la felicità si era trasformata in paura di un qualcosa che, in realtà, non poteva vedere. Il futuro. Cosa sarebbe successo, di lì in avanti? Erano queste le domande che la corvina si stava porgendo, prima di sentire il telefono vibrare sul comodino accanto al letto. Sapeva che di lì a poco sarebbe iniziata la cerimonia di fine anno, ma lei da giorni aveva già deciso che non ci sarebbe andata, nonostante sapeva che i suoi migliori amici avrebbero provato a convincerla. E infatti era un messaggio di Blake. Voleva che si vedessero in sala comune, ma lei non ne aveva la minima intenzione. A che pro? Vedere tutte quelle facce felici della fine della scuola? Onestamente avrebbe affogato chiunque avrebbe anche solo provato ad accennare un sorriso. Lasciò cadere il telefono affianco a lei sul letto senza nemmeno rispondere, decisa ad ignorare anche Blake sperando che se ne facesse una ragione e la lasciasse in pace. Ma forse avrebbe dovuto dirglielo di persona, poiché sapeva quanto fosse ostinato l'amico e sapeva che non le avrebbe permesso di evitare l'evento, così come avrebbe fatto anche Lilith. Quindi si alzò dal letto e si diresse verso il bagno per lavarsi la faccia; era bianca come un cadavere (ironico, non trovate?) e quindi provò a darsi invano un po' di colore, quindi decise di lasciar perdere e decidere cosa vestirsi. Lo sapeva benissimo che avrebbe dovuto mettere la divisa e che quindi non ci sarebbe stato molto da scegliere, ma a Jessica in quel momento non fregava assolutamente nulla nella divisa, ragion per cui scelse la sua solita canottiera bianca e un paio di jeans molto semplici. Si stava già preparando come se alla festa dovesse andarci davvero, effettivamente. Uscì quindi dal suo dormitorio, andando incontro a Blake con un sorriso falso stampato sul viso. Sorriso che, comunque, non durò a lungo. Non riusciva nemmeno a fingere, in quel momento. Non si spostò sentendo il braccio del ragazzo attorno alle spalle, anzi si sentì quasi confortata. Sapeva di poter contare su di lui in qualsiasi momento, nonostante si dimostrassero l'affetto in modo alquanto bizzarro. Annuì alle sue prime parole, senza riuscire a spiccicare parola. Cercò di riscuotersi, comunque, quando il ragazzo continuò a parlare. Oh beh, sei il miglior amico che potessi mai desiderare commentò e, nonostante potesse sembrare che scherzasse, era seria e gli era grata per provare a portare un po' di positività nella sua vita che in quel momento era definibile in una sola parola: caos. Si appoggiò a lui, quasi come se fosse l'unico in grado di reggerla. Aveva perso parte della sua solita baldanza, se non tutta. Quindi alla fine ci sarebbe andata. Lasciò che fosse perlopiù il ragazzo a guidarla verso l'entrata della Sala Grande. Non aveva voglia di vedere nessuno, anche se sapeva che forse quella era l'ultima occasione -fino a settembre- di divertirsi con tutti i suoi amici. Quando arrivarono, videro Lilith che attendeva i due e le sorrise, ma non fece cenno di spostarsi dal corpo di Blake; la dioptase sapeva che non c'era, non c'era stato e mai ci sarebbe stato niente tra i due opali. Lasciò che fosse il ragazzo per primo a scostarsi, quindi si avvicinò a Lilith. Ciao, Lily sussurrò, mordendosi appena il labbro. Lasciò un bacio sulla guancia a Blake. Grazie gli disse, in un sussurro appena udibile. In quella semplice parola, era racchiuso tutto. Il sostegno che le stava dando, la sua vicinanza, il suo affetto. Sarebbe stata persa senza di lui, soprattutto in quel periodo. Ad ogni modo, si allontanò dal suo migliore amico per andare dalla ragazza. Puntò il suo sguardo scuro in quello di lei, solo per un attimo, prima di protendere le braccia e stringerla. Non era il classico abbraccio che le avrebbe dato in altre circostanze, ma era un abbraccio quasi disperato, come se fosse l'ancora che non le avrebbe permesso di affondare. Ma sapeva che, una volta messo piede in quella stanza, avrebbe dovuto fingere con tutti e non credeva di potercela fare. Già in quell'abbraccio dovette lottare contro se stessa per trattenere le lacrime. Inspirò per qualche secondo il profumo della dioptase, cercando di tranquillizzarsi. Poche persone sapevano quanto avesse sofferto in quel periodo, ma meglio di tutti lo sapevano Blake, Aaron ed Eve ai quali aveva riservato la sua personalissima sfuriata. Una sfuriata tra le lacrime, ma pur sempre tale. In quel periodo avrebbe voluto scomparire, essere lasciata in pace da chiunque. Non si sentiva più la Jessica che era stata fino ad un mese prima, quando aveva fatto quell'innocente capatina nella stanza di Daniele, per salutarlo e dirgli che lo amava, il giorno della partenza. Ed era stato l'inizio della fine. L'ultima volta che aveva sentito il suo cuore battere contro il palmo della sua mano, sotto al suo orecchio posato contro il suo petto, l'ultima volta che aveva potuto sentire il suo calore corporeo. E non se lo era nemmeno goduto appieno! Lo aveva sempre dato così per scontato, come se avesse dovuto durare in eterno, non aveva messo in conto che tutto sarebbe scomparso in un battito di ciglia. In un secondo. Tutto finito. Da allora, la pelle era fredda al tatto e sotto il palmo della mano sentiva il nulla, un silenzio assordante, un silenzio che le straziava l'anima fin nel profondo. Ma era ora di varcare quella soglia e non aveva più scuse per rimandare il momento. Lasciò andare l'amica, rivolgendole un sorriso quasi di scuse per tutto ciò che le aveva fatto passare in quel periodo. Era capitato più volte che la chiamasse nel cuore della notte, schiacciata dai suoi incubi. Ma si era dimostrata da sempre una vera amica, una di quelle che non si trovano facilmente, nella vita. Quasi un anno prima, sarebbe scoppiata a ridere se le avessero detto che un giorno non troppo lontano, avrebbe stretto Lilith Clarke in un abbraccio. Ma ora era diventata una delle sue più care amiche e, si augurava, lo sarebbe sempre stata.
Quando entrò in Sala Grande, nemmeno si stupì per la bellezza del luogo, anche se effettivamente era qualcosa di unico ed incredibile. Due nuvole fluttuavano a diversi metri da terra, una candida come zucchero filato e l'altra scura e temporalesca, esattamente come il suo umore in quell'esatto momento. A terra, invece, distribuito sui tre tavoli delle casate, vi era il buffet. Era tutto meraviglioso e molto invitante, tuttavia non aveva nessunissima voglia di mangiare, anche se sarebbe stato un ottimo modo per non pensare al resto. Il cibo è sempre la soluzione, no? Si guardò in giro, cercando qualche faccia conosciuta. Aveva visto di sfuggita Mia entrare e salire sulla nuvola bianca, così come Erik. Avrebbe voluto salutarli ma non riusciva quasi a muoversi e ad allontanarsi dai due ragazzi che erano con lei. Si appuntò mentalmente che, prima di andarsene, sarebbe andata da tutti loro per un saluto. Anche Mia le era stata davvero vicina in quel periodo e avrebbe voluto ringraziarla davvero... ed era certa che sarebbe successo, prima di rimettere piede in terra inglese. Un'altra persona che non aveva ancora visto, era Lucas... il ragazzo era passato da... scopamico? A migliore amico in un attimo, quasi come fosse un fratello e in quel momento aveva bisogno anche di lui, quindi sperò che sarebbe arrivato, prima o poi. Ma ora la sua attenzione era attratta d'altro; scrutò il tavolo professori e notò immediatamente la mancanza di Eva. Il loro rapporto era strano, non lo comprendeva ma sperava che anche lei prendesse parte alla cerimonia. Storse un angolo della bocca all'ingiù, dispiaciuta. Ricordava benissimo quella sera di un mese prima -circa- durante la quale si era presentata piangendo da lei, lei che sapeva tutto. Aveva pianto per chissà quante ore, prima di addormentarsi nel letto della donna. Era stato strano, ma si era sentita quasi a casa. Come se sua madre, la sua vera madre, fosse ancora lì con lei e non dispersa chissà dove in Scozia. Quando sentì la frase dell'amico, si girò verso di lui quasi come se si fosse appena ricordata della sua presenza. Gli prese la mano. Non era un gesto malizioso, non aveva secondi fini, era semplicemente un gesto di conforto. Probabilmente più per lei che per lui. Non dobbiamo salire, se non vuoi... propose, rammentando quanto lui soffrisse di vertigini e ricordando come si fosse sforzato per salire all'osservatorio di astronomia quando glielo aveva chiesto lei. Possiamo stare quaggiù e mangiare qualcosa... aggiunse, avvicinandosi con lui ad un tavolo. Prese una pizzetta, maledicendo l'assenza delle classiche panche. Aveva voglia di sedersi e aspettare che arrivasse l'ora di andarsene, di andare a Londra. Tornare a casa. Anche se, a dire il vero, non la trovava così tanto accogliente da essere definita come tale.
Con una mano, reggeva la pizzetta, mentre l'altra la teneva appena appena sollevata davanti al viso, osservando quell'anello che custodiva come se fosse il suo più grande tesoro e, forse, era così. Non aveva ancora avuto il coraggio di verificare se lui fosse presente. Da un lato, la spaventava la sua presenza per il solo fatto che non sapeva più come comportarsi, non sapeva più gestire in suoi sentimenti contrastanti. Non per la sua nuova natura da vampiro, quella non la spaventava. Dall'altro lato, la spaventava la sua assenza... aveva paura di ciò che avrebbe potuto fare, non tanto agli altri quanto a se stesso. Con la mano libera, prese il magifonino dalla tasca dei jeans e digitò velocemente sulla tastiera.
Ehi, tutto bene? Oggi non vieni alla cerimonia? Fu il primo messaggio che inviò, sperando di ricevere a breve risposta. Era davvero preoccupata. Non sapeva più cosa provasse, in un certo senso. L'amore era ancora vivo e bruciava dentro di lei, ma non sapeva cosa ne sarebbe stato di tutti i loro progetti, adesso. Rispondimi appena puoi, o fatti vedere. Ti amo. Concluse, rimettendo via il magifonino e guardandosi intorno. Secondo voi verrà? chiese agli amici ed era sicurissima che entrambi sapevano di chi stesse parlando.
La sua vita era radicalmente cambiata da quando, tornato da quella maledetta festa a Dubai, l'uomo che amava le aveva confessato come fosse cambiato. Come fosse morto per poi rinascere come vampiro. Era andata da Aaron. Aveva urlato, gli aveva chiesto spiegazioni, era scoppiata in lacrime. Lo aveva abbracciato. Tutto in un attimo. Così aveva fatto con Blake e così aveva fatto con Eve. E, soprattutto, così aveva fatto con Daniele. In cuor suo, sapeva che non fosse colpa di nessuno, se non del destino che aveva riservato una sorte crudele all'uomo, ma era difficile da mandare giù. Da quando lo aveva scoperto, si erano visti molto poco, ma solo perché lei doveva far chiarezza nei suoi pensieri, era una nuova e dura realtà e lei era solo una ragazzina di diciassette anni con un peso già enorme sulle spalle, ora triplicato da quel nuovo imprevisto della vita. Come sempre si sarebbe rialzata e avrebbe capito come fronteggiarlo, nonostante tutto non avrebbe lasciato solo il docente in un momento così delicato, in cui aveva bisogno di tutto il sostegno possibile, aveva bisogno di lei. Doveva solo riflettere. Ma in quel momento, non ce la faceva a reggerne il peso. Voleva abbracciarlo, voleva fargli capire che lei ci sarebbe sempre stata, che nulla sarebbe cambiato tra loro... ma in quel momento, semplicemente non ce la faceva. Era a dir poco sopraffatta dagli eventi.
Io... voglio andare via. Annunciò a Blake e Lilith. Vi prego, lasciatemi andare in camera. Concluse, mentre una lacrima solitaria le rigava la guancia.she dreams in colors she dreams in redSPOILER (clicca per visualizzare)Nulla, interagisce con Blake e Lilith. -
.Cameron Cohen24.12.2003
Dioptase18StudentStat.sheet Il giovane si guardò allo specchio per lunghi minuti, là nel suo dormitorio Dioptase. Aveva passato diverso tempo a chiedersi se presenziare alla cerimonia oppure no, ma alla fine si era deciso. Non gli costava niente e poi forse ciò avrebbe fatto felice Mia. Ed era il loro primo anno in quell'Accademia che tanto aveva cambiato entrambi, dovevano concluderlo col botto. Quindi, semplicemente, le aveva mandato un messaggio chiedendole di incontrarsi davanti la Sala Grande. Purtroppo non era potuto andarla a prendere in sala comune, essendo di due casate diverse, ma non le avrebbe fatto varcare da sola la soglia di quell'enorme stanza. Si chiese, anche, più volte se dovesse provare a fare il bravo studente e mettersi la divisa, ma chi glielo faceva fare? Era ufficialmente l'ultimo giorno di quella tortura e voleva renderlo speciale, cosa che non sarebbe accaduta con quell'orribile abbigliamento che già erano costretti a mettersi tutti i giorni. Si mise un paio di pantaloncini corti ed una t-shirt azzurra, delle scarpe nere ed era prontissimo per affrontare le sue ultime ore dentro quelle mura. Era stato un anno strano, un anno che non si aspettava. Di certo non si aspettava di chiudere definitivamente con quello che doveva essere il suo migliore amico, né di incontrare una ragazza come Mia. E di ragazze ne aveva conosciute davvero tante, nel corso degli anni. Ma mai come la biondina. Sembrava racchiudere dentro di sé un concentrato di dolcezza mista a determinazione, forza ma anche fragilità. Era fantastica e Cam non poteva che essere felice di averla conosciuta e continuare a flagellarsi per averla ferita. Ma ormai era passato e non sarebbe mai ritornato, non poteva far altro che guardare al futuro e sperare di non commettere più errori di quella portata. Certo, dopo la sera all'osservatorio, non le avrebbe mai ammesso tutte quelle cose, ma l'importante è il pensiero, no? Sorrise alla sua immagina riflessa e prese il barattolino di gel posato sul bordo del lavandino. Certo che questo dormitorio è un vero mortorio pensò, scuotendo appena il capo e raccogliendo un po' di gel nell'indice e il medio, prima di portare quelle stesse dita ai capelli per dargli la forma che desiderava. Come al solito, se li sistemò in modo disordinatamente ordinato. Beh, a questo punto non mancava molto, no? Prese il piccolo pacchettino che aveva lasciato in camera sulla scrivania e lo mise in tasca. Non era niente di che, Cameron non era uno da regali super romantici -osservatorio a parte, ma là doveva farsi perdonare- quindi aveva semplicemente cercato un portachiavi a forma di gattino e, nella fattispecie, a forma di spynx proprio come Zeus, il gatto di Mia. Inoltre, sulla catenina che collegava il gattino all'anello per agganciarlo alle chiavi, vi era un brillantino color zaffiro, proprio dello stesso colore in cui il castano vedeva gli occhi di Mia. Cam aveva un debole per gli animali e in particolare quella specie di gatto, era troppo figa. Anche se gli ricordava l'Egitto e non è che fosse stata un'esperienza molto divertente, soprattutto quando era stato costretto in schiavitù per tutta la vita.
Ad ogni modo, era prontissimo per andare. Mise il pacchettino in tasca ed uscì, dopo aver mandato un messaggio anche a Gyll per farsi trovare sulla gradinata a metà strada per la sala grande.
Quindi uscì ed una volta arrivato nel luogo dell'incontro, vide la ragazzina in divisa. Sei troppo ligia alle regole le disse a mo' di saluto, mettendole un braccio attorno alle spalle. Così, se la trascinò fino all'ingresso della sala grande. Mia! Esclamò, anche ora a mo' di saluto. Come sta la mia secchioncella preferita? le chiese, staccandosi da Gyll e avvicinandosi alla biondina per darle un bacio sulla guancia. Ti ho preso una cosa. Ammise, allungandole un pacchettino, quello stesso dove vi era il portachiavi. Non è niente di che, ma è carino. Concluse, prima di prenderle la mano ed avviarsi in sala Grande, facendo segno anche a Gyll di seguirlo. Una volta lì, provò ad offrirle del cibo ma sembrava desiderosa di andare alla nuvola -che, tra parentesi, era spettacolare come tutta la stanza- e quindi non fece altro che lasciar perdere e seguirla. Ci salirono e, dopo qualche secondo nella cabina, Cam si ritrovò con addosso solo un costume azzurro. Dopodiché, tornò da Mia che stava parlando con Erik. Foster lo "salutò", osservando tutta la scena. Non so se Mia sia interessata al tuo "pesce più grande" commentò, inarcando un sopracciglio. Aveva capito benissimo che si riferisse ad un pesce vero e proprio, ma l'ingenuità dell'Ametrino lo faceva ridere. E che favore è che ti avrebbe chiesto? Tornò a guardare Mia, gettandole un'occhiataccia, prima di provare a verificare se si toccasse. Eh no, l'acqua era troppo alta. Si morse il labbro. Era nato e cresciuto in Norvegia, faceva freddo quasi sempre -almeno, per lui era troppo freddo pure di estate- e dopo aver visto sua sorella annegare... non ne aveva più voluto sapere. Ma di questa cosa non lo sapeva assolutamente nessuno, nemmeno Mia. Non l'avrebbe mai detto e adesso non sapeva cosa fare per non fare la figura dell'idiota. Si limitò, quindi, a sedersi a bordo piscina e ammirare l'abbigliamento di Mia.HELL IS THE PARADISE OF THE BAD GUYS. -
.UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.Ah, quante cose erano cambiate in un solo anno, vero? Lucas questo lo sapeva benissimo soprattutto perché aveva notato come fosse diventato diverso anche lui. Per alcuni versi, almeno. Quell'anno accademico aveva portato tante cose strane, a partire dalla sua dichiarazione a Elisabeth, che ne aveva fatto cartastraccia all'apparizione di qualcun'altro. Questo lo aveva mandato talmente in basso, che per più di un mese era stato lontano da scuola. Ed in quel mese era successo di tutto: aveva riscoperto cosa voleva dire avere degli amici, per esempio. Partiamo da Jessica; lei era apparsa in una di quelle sere dove lui avrebbe preferito evitare qualsiasi contatto con Hidenstone. Avevano iniziato con il piede giusto, tuttavia, dove entrambi non avevano intenzione di vestire i panni di studenti di quell'Accademia, ma di due semplici ragazzi che si erano stancati delle regole che venivano loro imposte. E così era stato, senza regole, senza rimorsi, senza rimpianti. Lucas aveva compreso, che non era necessaria una relazione per provare dei sentimenti per qualcuno. Quello che provava per Jessica era un bene immenso, che non aveva nemmeno una vera definizione, a dire il vero. Avevano un rapporto strano e sapevano di esserci l'uno per l'altro. Era diverso dall'essere migliori amici, era come se avessero trovato quel posto nella vita dell'altro, destinato a riempire il vuoto di un fratello o di una sorella (nonostante l'ottimo sesso che avevano fatto per mesi).
Poi c'era stato Blake, che aveva reso Lucas un vero bad boy. No, bugia. Blake era l'altro lato della stessa medaglia: entrambi con un caratterino particolare, ma si erano trovati e Lucas aveva capito quanto fosse divertente avere un amico, soprattutto uno con cui poteva parlare senza filtri e dirgli quando gli stava sul cazzo e voleva restare solo.
Ma la cosa che più era cambiata, quell'anno era stato l'amore. Lucas era rimasto scottato da come la sua eterna infatuazione per Elisabeth, fosse bruciata come un grano al sole, lasciando solo cicatrici. Aveva deciso di non terminare gli studi, passato l'anno in corso, perché quel posto gli ricordava troppo l'opale che lo aveva distrutto, complice il suo compagno di stanza, ma Jessica e Blake avevano fatto in modo che cambiasse idea ed era tornato a scuola.
Ed era proprio lì che aveva trovato quello che aveva perso, la speranza di poter sorridere un attimo di più, qualcuno che gli aveva fatto battere il cuore nuovamente: Emma Lewis.
Quella ragazzina era stata un uragano, entrando nella vita di Lucas in maniera inaspettata e fulminea. Non aveva capito, lui, all'inizio, cosa provasse per quella ragazzina, ma ora si ritrovava ad essere il suo fidanzato, ad essersi dichiarato come mai aveva fatto in vita sua, con quella dolcezza e quel cliché che lui tanto odiava, ma per lei lo aveva fatto. E ogni giorno si rendeva conto di quanto avesse fatto la scelta giusta.
Le scrisse che era fuori alla porta della sua stanza, perché quel giorno aveva voglia di rompere un'altra delle sue maledizioni: gli eventi.
Aveva indossato la sua divisa, seppur odiava tenere quella costrizione addosso, ma sapeva quanto Emma ci tenesse a fare una bella figura e ad essere ligia al dovere. Se il regolmento diceva che dovevano mettere la divisa, allora lui avrebbe messo la divisa, perché Emma li avrebbe morso la testa, altrimenti. Tuttavia, non mancò il suo affezionato cappellino, che lo faceva sentire più sicuro.
Quando la ragazza uscì, lui stava cercando di allentare il nodo della cravatta, così da poter sbottonare il bottone che lo faceva soffocare.
«Due mesi senza divisa. In costume, con i piedi nell'acqua. Non vedo l'ora.» sospirò, quando sentì la porta aprirsi, prima di voltarsi con il suo sbiego sorriso verso la ragazzina bionda e avvicinandosi dolcemente, cercò di darle un lieve bacio sulle labbra, chiudendo gli occhi e sfiorando la pelle della sua guancia «Ciao, stellina...» gli sussurrò a fior di labbra, prima di allontanarsi di un passo e concedere lei il braccio come un vero cavaliere «Se mi concede, vorrei condurla al nostro primo evento insieme.» sorrise dolcemente, con un sopracciglio alzato.
Quando varcarono la soglia della sala grande, Lucas rimase colpito del lavoro che avevano fatto. Non lasciò Emma per nessuna ragione al mondo, «Quasi inviterei gli elfi che sistemano questa sala, a riordinare casa mia... è un casino assurdo.» confessò appena. Uno sguardo all'ambientazione e poi il suo ghiaccio andò alla ricerca di qualcosa. O meglio, di qualcuno.
Il collo si allungò, quasi fremendo e sperando di vedere il suo obiettivo.
Tirò un respiro profondo e poi... eccola. Jessica.
La mano libera, andò a cercare quella di Emma «Ehi, stellina. Io devo fare una cosa e so che potrebbe darti fastidio, ma è necessario che... io vada da Jessica.» il suo tono era calmo e dolce, mentre si era fermato, cercando di afferrare entrambe le mani della compagna «Vorrei che tu venissi con me, so che ti sto chiedendo una cosa un sacco difficile, ma io credo che Jessica abbia bisogno di sapere che non è sola. Non sta passando un bel periodo e... ho paura per lei.» calò lo sguardo, mordendos l'interno della guancia «Non devi preoccuparti di lei, Emma, voglio che tu lo sappia... io ho scelto di stare con te. Io voglio stare con te. Nessuna potrebbe mai darmi la gioia che provo quando vedo il tuo sorriso o sento il tuo respiro sulla mia pelle. Jessica ed io siamo solo amici... beh, diciamo che è quella sorella che mi è sempre mancata. E ha bisogno di me. Ha bisogno di noi.» strinse la presa sulle sue dita, sapeva quanto buona fosse Emma e quanto non amava vedere le persone soffrire e ci teneva che quelle due parti della sua vita si unissero o almeno si avvicinassero tra loro «Vieni con me, per favore...» si avvicinò lentamente alle sue labbra, per suggellare quella richiesta con un bacio leggero.
Sarebbe andato da Jessica, sarebbe andato da lei anche in mezzo ad una tempesta. Tagliò la strada che li divideva e diede uno sguardo di saluto alla Clarke (dio, se le stava sul cazzo) e un pugno sulla spalla a Blake, proprio nel momento in cui Jessica proferì quella frase. Aveva salutato tutti nel modo più colloquiale che aveva. Ma a Jessica... «Ehi JJ.» l'avrebbe chiamata, cercando la sua attenzione, sperando che si voltasse verso di lui. Se lo avesse fatto, avrebbe trovato Lucas con un sorriso dolce sul volto, uno di quei sorrisi che lei sapeva significasse adesso sono qui, tutto andrà bene, restermo insieme. Allungò una mano verso la sua, afferrandola delicatamente e se la tirò appena a sé, mentre l'altra mano tentò di asciugarle quella lacrima, con la stessa delicatezza con cui ne aveva asciugate altre tempi addietro, con quel sorriso che tentava di infonderle calore.
In un attimo le sue braccia la cinsero e la strinsero forte, tanto da farle sentire il battito del suo cuore. Cercò il suo orecchio, e con esso un po' di privacy dai presenti, in un sussurro delicato «Non andare via... aspetta almeno un po'... ce la faremo, insieme...» la strinse ancora, voleva sentirla tra le sue braccia, così fragile e così indifesa. Cosa avrebbe potuto fare, Lucas, per non vederla così? Come poteva aiutarla, meglio di come tentava di fare?©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Skyler interagisce, nell'ordine, con Victoria, brian ensor, Blake Barnes, Lilith Clarke, Jessica e Morrigan Maverick. Quindi sale al piano superiore, dove vede il gatto di Ryu in pericolo e tenta di salvarlo.SPOILER (clicca per visualizzare)Mi scuso del ritardo nella risposta..