Jul Ball

Lunedì, 23 dicembre 2019

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    Jul Ball

    «Su, su, sparite» Elphis, uno dei tanti Elfi Domestici stipendiati di Hidenstone scacciò via con il suo straccio unto gli ultimi studenti che si erano attardati a quel banchetto, volgendo poi gli occhietti acquosi verso la schiera di Elfi di fronte a lui, comparsi solo quando, ad un suo schiocco, i battenti della Sala Grande vennero chiusi alle sue spalle. Era eccitato, la Preside in persona era scesa giù nelle cucine nominandolo a capo degli addetti allo Jul Ball di quell'anno, sottolineando come si aspettasse grandi cose da lui. Aveva preso sul serio quell'incarico scegliendo personalmente gli altri elfi che lo avrebbero aiutato in quell'impresa titanica per un esserino come lui. «Pip, tu ti occuperai del palco; Chister tu del tavolo delle vivande mentre Wanda di quello delle bevande alcoliche.» E lui? Beh lui si sarebbe occupato di effettuare gli ultimi ritocchi, quelli di classe. Una di quelle dita nodose e sottili andò ad attorcigliare la barba che gli arrivava fino al petto mentre nella sua mente iniziavano a vorticare varie soluzioni per trovare quella perfetta. Con uno schiocco di dita fece evanescere i quattro tavoli -di cui tre più grandi e paralleli tra loro- rivelando quella che sarebbe divenuta la pista da ballo. Con piccoli schiocchi qua e là il giovane Elphis iniziò a decorare l'enorme Sala. Sulle vetrate comparvero festoni fatti di abete intrecciato, con grandi fiocchi rossi e nastri dorati, che richiamavano le decorazioni dell'imponente albero di Natale che venne posto sul lato sud-ovest della sala, lì dove i partecipanti avrebbero potuto lasciare i loro doni per le persone cui volevano più bene. Lungo le pareti vennero posizionati divanetti di pelle bianca, con un tavolino solo sul lato sinistro di ognuno di loro, che avrebbero potuto accogliere gli ospiti di quella sera qualora avessero preferito consumare in tranquillità del cibo che venivano loro offerto, insieme a chi non ne avrebbe potuto più di danzare per tutta la notte. «Chister avevamo detto tovaglia bianca con fili dorati, cos'è quell'orribile quadrettato bianco e rosso? Non siamo mica ad un pic-nic!» Rimbrottò l'anziana elfa modificando il tessuto e il colore di quella tovaglia che andò ad adagiarsi su un tavolo rotondo che avrebbe visto del punch, bibite analcoliche e super alcolici, insieme ad un vecchio grammofono. Studenti -maggiorenni- e professori avrebbero dovuto solo fare il loro ordine visto che la magia degli elfi avrebbe fatto sì che i loro drink venissero preparati da soli. E l'utilità di quel vecchio strumento usato per diffondere musica allora qual'era? Semplice, qualora uno studente inferiore ai diciassette anni avrebbe osato chiedere delle bevande alcoliche dal diffusore di musica sarebbe uscito del liquido vischioso e puzzolente che avrebbe preso l'audace in pieno viso.
    Nel mentre Pip era riuscito a creare un piccolo palco lì dove gli studenti erano abituati a scorgervi i docenti, provando lui stesso la qualità del suono e del microfono canticchiando -stonando ed urlando, in realtà- una delle più classiche canzoni di Natale, Jingle Bells, rendendola più simile ad una marcia funebre. Non una sola parola uscì da quella bocca sdentata e dalle labbra sottili lasciando che a parlare fosse la magia, spedendo l'elfo, più simile ad un Grinch che ad un amante della festa più bella dell'anno, dietro le quinte, mettendo fine a quell'atmosfera lugubre. «Animo! Animo!» Tra il tavolo delle vivande e quello delle bevande comparve una piccola orchestra di strumenti, alcuni tirati a lucido, altri nuovi di zecca che vennero incantati per suonare da soli. Nella sala si iniziò a diffondere una musica più adeguata all'ambiente, che fecero annuire soddisfatto l'elfetto prima di correre dalla parte opposta della sala. In ogni piccola rientranza comparvero vari alberi più piccoli con i colori delle tre case ad addobbarli, mescolando quelle tonalità che alla fine davano vita a quello che era Hidenstone. Giallo e viola, verde acqua e blu, nero e rosso presero le più forme disparate: palline, angioletti, fiocchi, coni, stelle e persino puntali. Al lato destro di ogni albero si poteva trovare, su una piccola mensola di pietra, una pila di pergamene, strette da un fiocchetto che richiamava tutti i colori delle case, una penna d'oca ed un piccolo calamaio pronti per essere utilizzati qualora qualcuno avrebbe voluto lasciare dei messaggi di auguri -e non solo- per i partecipanti al ballo, arrotolandoli e appendendoli ai rami grazie ai nastrini colorati contenuti in piccoli sacchetti alla destra del calamaio. Quei pensieri, insieme ai regali, sarebbero stati consegnati ai loro nuovi legittimi proprietari alla fine della serata.
    «Qui è troppo spoglio...» il balbettio giunse solo alle sue orecchie appuntite, mentre la sua creatività, con un pizzico di fantasia, venne lasciata libera di esprimersi.
    Una fontana di cioccolato a forma di snaso, un piccolo falò dove poter arrostire dei marshmellow -leggasi grande allerta per Blake Barnes e il fuoco- e, aspettate un secondo, cosa aveva combinato Wanda con quelle bevande alcoliche? L'elfa, oltre il tavolo con il grammofono, aveva allestito poco distante la fontana di cioccolato un altro tavolo per le bevande. Lì c'erano diversi punch che spaziavano dalle tonalità del rosso - probabilmente Brannsar Vin denrisiano rivisitato, Vin Brulè con l'aggiunta di frutta a pezzi anziché del rum della zona - a quelle del dorato - probabilmente ai particolari agrumi che crescevano proprio sull'isola. Accanto a quelle bevande c'era un rotolo di pergamena con su scritto Il primo bicchiere è per la sete; il secondo, per la gioia; il terzo, per il piacere; il quarto, per la follia; il quinto per... Chiunque avrebbe potuto continuar l'elenco, ma per farlo avrebbe dovuto bere almeno cinque bicchieri, dopodiché l'incipit sarebbe comparso da solo sulla pergamena e per poter aggiungere nuove dediche sei bicchieri dovevano esser bevuti. Se qualcuno voleva far il furbetto? Beh, dalla parte alta della piuma sarebbe fuoriuscito uno schizzo di succo di zucca che nel peggior dei casi avrebbe imbrattato il vestito indossato.
    E per i nostri piccioncini? Subito alla destra rispetto all'entrata per la Sala Grande, troneggiava il trionfo dell'amore in chiave natalizia. Si trattava di un progetto erboristico a forma di cuore e cosparso ovunque di vischio. Uno dei fotografi dell'Hidenstone Chronicles era stato ingaggiato per fotografare le coppie più belle di quel natale e con un pizzico di fortuna sarebbero comparse nel loro prossimo numero.
    Gli occhietti vispi si sollevarono sul soffitto incantato che rivelava un cielo limpido e trapunto di stelle. «Ci vorrebbe qualcosa di più... natalizio!» Nubi chiare si addensarono, mentre piccoli fiocchi di neve iniziarono a scendere leggeri, senza però posarsi quando raggiungevano bassa quota oltre a lasciare il pavimento perfettamente liscio e asciutto. Mazzetti di vischio iniziarono a spuntare tra le nubi alte, scendendo lentamente e vorticando per l'intera sala, fino a quando non si fermarono su Wanda e Pip che parlottavano tra loro. Da uno dei mazzolini scese una piccola trombetta che iniziò a strombazzare, sovrastando persino la melodia piacevole diffusa dagli archi, trombe e piano. «Oh, allontanatevi, per l'amor di Circe!» Ma nonostante i due elfi avessero compiuto dei passi indietro quella cacofonia continuò, facendo venire un terribile mal di testa ad Elphis. «Provate a baciarvi...» Urlò, mimando con le manine l'unione delle due creature. Ed in effetti quando le loro labbra si incontrarono la trombetta tornò a nascondersi, con il vischio che riprese il suo giro perlustrativo alla ricerca della prossima vittima da mietere. «Terrificante!» Batteva le mani frenetico, con un luccichio ad illuminare il suo viso, rivelando quanto amasse quei tiri mancini per gli esseri umani. Era convinto che di quel ballo ne avrebbe sentito parlare ancora per mesi ed era tutto merito suo. Alle ghirlande, grandi e piccole lanterne, sui bracieri decorati finemente, vennero aggiunti piccoli fuochi fatui a rendere l'ambiente più caldo ed accogliente, oltre che intimo. Sì, sembrava che ogni dettaglio fosse pronto. «Tuuuuuuuuuuuuuutti qui!» Richiamò all'ordine i suoi aiutanti, ricordando loro i singoli compiti che avrebbero avuto per quella lunga notte che non attendeva altro che l'arrivo di docenti e studenti per festeggiare tutti insieme il Natale. «Ed ora forza, smammare!» Batté le mani veloci, mentre i suoi aiutanti si smateriallizarono solo per presentarsi nella sala di sotto -lì dove c'erano le cucine- speculare a quella allestita per la notte dell'anno. Lui era rimasto lì per un ultimo dettaglio: con uno schiocco di dita ordinò agli strumenti di suonare dolci melodie natalizie fino a quando le danze non sarebbero state aperte. «Oh, sì, giusto!» Un ultimo schiocco di dita e quei battenti sarebbero stati aperti per accogliere i primi ospiti di quella serata.



    //NOTE OFF

    Benvenutissimi allo Jul Ball made in Hidenstone!
    Come potrete leggere, varie saranno le possibilità di gioco per questa notte no-rules.
    Qui, vi lascio un piccolo specchietto delle attività disponibili:
    - Lasciare un augurio sulle pergamene in prossimità dei alberi più piccoli, decorati con i colori delle tre Case;
    - Cioccolatizzare ciò che vi pare {occhio alle bacchette} con la bellissima fontana a forma di Snaso ed un falò per abbrustolire marshmellow a volontà;
    - Giochino alcolico per lasciar la propria dedica tutta particolare {lasciatevi ispirare dai vari drink che berrete per farlo!};
    - Foto all'interno del cuore col vischio;
    - Lasciare i vostri doni ai piedi del grandissimo albero per i vostri cari;
    - ALCOL PER TUTTI I PG MAGGIORENNI -ricordo che è considerato maggiorenne chi ha compiuto 17 anni il 23 dicembre 2019- per gli altri... occhio al grammofono impertinente!

    Ricordo che la partecipazione al ballo è per i soli studenti, corpo docenti e personale tecnico-amministrativo dell'Accademia. Per qualunque dubbio, domanda e perplessità potete contattare Eilidh e Xander.

    Seguite la musica e... Divertitevi, divertiteci e... ho-ho-ho il Ballo è arrivato anche qui!

    Scadenza, domenica, 15 dicembre, ore 23.59.
     
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    Brian Ensor | Docente DCAO
    C'era chi lo chiamava Fato, chi Destino, chi Sorte, chi Provvidenza e chi, come Brian, quel Gran Bastardo.
    Il docente di Difesa Contro le Arti Oscure pareva essersi ormai abituato al classico ballo natalizio anche se in cuor suo ancora non riusciva a giustificare la sua esistenza. Ormai ce l'aveva fatta, era cosciente che quel 23 dicembre avrebbe dovuto aprire le danze con qualcuno, tuttavia il Gran Bastardo dovette metterci lo zampino. Quell'anno, infatti, tra gli organizzatori doveva esserci il nemico del buon gusto per eccellenza, colui che aveva previsto per quella data un code look a tema natalizio. Se scopro chi è stato lo do in pasto ad una chimera. Scherzava? Oh, no, Brian Ensor aveva ucciso per molto meno.
    Ci aveva provato a cercar qualcosa di carino, persino a comprar qualcosa per l'occasione tuttavia il suo istinto di sopravvivenza gli imponeva un limite. Aveva una dignità, un'immagine da preservare e non intendeva mandar a quel paese la sua immagine severa, seriosa e facilmente irritabile. Per questa ragione alla fine della fiera decise di indossare uno smoking a tema natalizio, ma fino ad un certo punto. Il colore dell'abito era il suo amato bordeaux e ad ogni cinque centimetri di distanza c'era la sagoma di una renna ora bianca, ora rossa.
    Il ballo era previsto per le 21:30 e dovendo lui aprire le danze con i suoi colleghi optò per dar appuntamento alla sua Dama dieci minuti prima all'esterno della Sala Insegni. Per seguire le regole del galateo Brian si presentò sul luogo altri cinque minuti prima e non appena vide la sua accompagnatrice non poté far a meno di trattenere un sorriso gentile. Lieto di vederla in orario, direi che possiamo avviarci. Fu così che se Alizée lo avesse seguito, i due avrebbero raggiunto il pianerottolo del secondo piano e da lì avrebbero sceso fino ad arrivare al piano terra. La musica natalizia si sentiva già da lì. Potrei vomitare. Si disse nel mentre manteneva sul volto un'espressione seria. Sospirò. Conciato in questo modo non farò la figura dello stupido, vero? Insomma, sempre meglio prevenire l'insorgere di un possibile Ardemonio. Solitamente era il cavaliere che faceva apprezzamenti sull'outfit della doma, tuttavia Brian era un sociopatico convinto di amare la solitudine. Sicuri che uno come lui fosse in grado di comportarsi da cavaliere? Insomma, non aveva nessuno stimolo per star lì, tanto meno provava piacere nel mostrar la sua presenza. Sono qui perché devo starci. Pronta?
    Fu allora che fece il suo ingresso, ma tra dolciumi, alcol e stramberie di vario genere preferì correre ai ripari. C'era una decorazione a forma di cuore con del vischio. Ti va di farci scattare una foto?. Il tono era pacato e la proposta piena delle migliori intenzioni. Era certo che se non l'avesse fatto il ragazzo del giornalino l'avrebbe assillato tutta la notte, ragion per cui, come suo solito, preferiva tagliar la testa al troll di montagna.



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    Alizée Vuasseaux

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    A Beauxbatons i balli di fine anno erano comuni. E anche a metà anno, e ogni qualvolta c’era qualcosa da festeggiare. Erano molto formali, doveva ammetterlo. Tutte in divisa da cerimonia, come i maschietti anche loro avevano una divisa scolastica per le grandi occasioni, come quella di andare al torneo tremaghi o simili. E anche se non obbligatorio, diciamo che era molto molto molto consigliato saper ballare, e bene. Lei quel problema non lo aveva. Le lezioni da piccola, la sua passione e la sua naturale tendenza al ritmo le avevano sempre permesso di cavarsela egregiamente, anche perché i balli erano molto lenti e antichi, simili a quelli che si ballava ai tempi del Re Sole, quindi in linea con il ritmo della danza classica.
    Negli anni dopo aveva scoperto la musica babbana, aveva imparato molti passi di danza, muovendosi dalla classica alla pop e alla moderna, con alcuni sprazzi di jazz. L’hip hop non lo capiva, ma era un problema suo. Le era capitato anche di fare per alcuni mesi la ballerina in uno strip tease in America, quindi sapeva anche arrivare a balli molto spinti, e con il suo fisico non era difficile fare in modo che il maschio medio babbano o magico fosse decisamente mesmerizzato alla fine della sua performance. Fu il periodo con le mance più alte…
    Sorrise uscendo dalla vasca dopo un bagno rinfrescante e tonico, a base di menta, bacca di vaniglia e una spruzzatina di olio di lavanda, che le lasciò la pelle piacevolmente fresca e profumata. Con la magia si sistemò i capelli lisciandoli, lucidandoli come se fossero appena spruzzati di glitters dorati e rossastri per il tema natalizio, quindi si fece dei leggeri boccoli sulla parte finale, per muoverli un attimo e dare un’idea di eleganza senza essere uno chignon o altro troppo castigato per il tipo di outfit che voleva mettere. Ancora nuda rifletté un’ultima volta se era il caso, ma un’improvvisa voglia di stupire e di lasciarsi andare la fece decidere e la bacchetta muovendosi estrasse dall’armadio la tuta, il vestitino e le scarpe, oltre a un mantello in tono che avrebbe fatto scomparire al momento opportuno. Voleva un’entrata in scena degna di uno spettacolo. Aveva sentito bisbigli, borbottii, idee e altro sia dai professori che dagli studenti, e sapeva che non sarebbero stati tutti outfit castigati, anzi. Quindi non sarebbe stata davvero fuori strada con il suo.
    La tuta si infilò gentile sul suo corpo, guidata dalla magia, ricoprendo tutta la sua figura di uno strato di lucido rosso Babbo Natale, lasciandole libere le mani, i piedi e la testa. Pensò un attimo a dei guanti, e indecisa, guardò a lungo tra il rosso a tema o il bianco, scegliendo quell’ultimo, così che i guanti al polso, lucidi e bianchi, ma ornati di bianca finta pelliccia al bordo, si infilarono sulle sue mani, rilassandola. Sembrava che se non fosse totalmente sola, l’idea di averle scoperte era quasi dolorosa, mettendole un’ansia che non poteva quasi controllare.
    Il vestitino in raso, senza maniche, nello stesso rosso della tuta, ornato con finta pelliccia alla gonna che a malapena arrivava sotto il cavallo e attorno al collo e sul davanti, mettendo in mostra la scollatura che però non mostrava altro se non la tuta sotto, scivolò su di lei, mentre il cappuccio in puro stile natalizio si sistemava sulla testa in modo quasi sbarazzino. Era pronta, solo le scarpe di vernice rossa, legate ai piedi con dei laccetti sottili che zigzagavano ricordando l’allacciatura dei sandali da schiava mancavano all’appello. Era la prima volta che li indossava così a vista, normalmente erano nascosti dalle lunghe gonne delle tuniche da strega. Con attenzione allacciò il tutto e si mise in piedi, con la grazia e la sicurezza di chi ha usato quelle scarpe per anni, e camminò per sistemare il piede nella giusta posizione. Erano in qualche modo comode, nonostante i 18 cm di tacco che portavano il piede in una perfetta posizione da ballerina classica, facendola camminare sulle punte. Si controllò il trucco, leggero e naturale e si allacciò il mantello in stoffa pesante rossa e si guardò allo specchio un’ultima volta. Dall’esterno non si notava nulla del suo outfit, se non il cappuccio. Era la sua idea. Voleva che il suo cavaliere, e non solo lui, avessero una sorpresa. Con tranquillità si mosse dalla sua stanza al punto di ritrovo che si erano prestabiliti, arrivando in perfetto orario, cosa che lui le fece notare con un sorriso. Lei non potè se non sorridere anche per il tipo di vestito da lui scelto e per il suo commento.
    “Sa, credo che probabilmente in questo momento preferirebbe avere a che fare con Inferi e dissennatori che doversi far vedere dagli altri con quell’abito, che comunque trovo molto adatto al tema, sebbene non la rispecchi. Spero invece che il mio le piaccia. e no, lei non farà la figura dello stupido, al contrario. Potrei quasi essere gelosa degli sguardi che le altre poseranno sul mio cavaliere.” gli disse seria.
    Entrarono. Altre persone, sia adulti che studenti si stavano muovendo e la musica già risuonava nell’enorme locale già parzialmente pieno. Guardò l’enorme albero, quelli più piccoli delle case e la fontana di cioccolato, ridacchiando debolmente vedendone la forma. Non era interessata a bere, ma magari avrebbe cambiato idea nel corso della serata, senza arrivare ad ubriacarsi. Era curiosa di assaggiare il vino denrisiano, non aveva mai assaggiato la versione babbana, ma chi lo aveva fatto gliene aveva parlato bene.
    Con un gesto della bacchetta fece evanescere il suo mantello, mostrando nel giro di un paio di secondi il suo vestito e mettendosi in posa quasi volesse fare colpo, e forse voleva davvero, il professore.
    “Certo che mi va, Brian. Ne sarei onorata.” gli rispose notando come lui fosse passato dal lei al tu, e gli porse la mano guantata per essere presa a braccetto, per poi dirigersi con lui nella postazione, il fotografo già pronto a scattare. “Quanto vuoi che sia natalizia la foto?” gli chiese furba voltandosi verso di lui quando fossero stati sotto il vischio. forse erano le feste, forse la musica, ma si sentiva molto temeraria quella sera.

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    Edited by Alizée Vuasseaux - 18/12/2019, 14:18
     
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    Ancora faticava a realizzare di essere davvero sul punto di partecipare ad un ballo scolastico, proprio lei che si era sempre sentita fuori da qurl genere di celebrazioni. A dire il vero Mia aveva un problema con le feste in generale, di qualsiasi tipo fossero: era cresciuta in un contesto dove non le era permesso festeggiare più di tanto e così non aveva mai pensato che si trattasse di qualcosa di necessario o positivo. Charles, crescendo, aveva cercato di cambiare quel suo atteggiamento, ma sotto sotto Mia trovava le feste un momento più provate e stressante che altro.
    Quella sera se ne sarebbe stata volentieri in camera, chiusa a leggere un libro, a letto presto per potersi svegliare di buon ora la mattina dopo e magari portarsi avanti con qualche lezione del secondo semestre, e invece era costretta ad uscire. In effetti si era chiesta più volte se non fosse il caso di rifiutare, ma poi si era ricordata puntualmente il perché di quell'autopunizione: se fosse andata al ballo con Cam se lo sarebbe levata di torno. Quel pensiero era bastato a convincerla a non desistere per quanto, quando era stato il momento di prepararsi, aveva seriamente pensato di lasciare perdere, nonostante la posta in gioco.
    Mia non era il tipo da feste, né tanto meno da balli di Natale. Non era mai stata una di quelle ragazze interessate alla moda o ai party, si era sempre tenuta abbastanza lontana dalla vita mondana e le sembrava che Hidenstone stesse contribuendo a cambiarla parecchio anche da quel punto di vista. A stento si riconosceva in quel momento, intenta a cercare di avere un aspetto decente per un evento come quello.
    A dire il vero aveva pensato di andarci in tuta, fosse anche solo per fare un dispetto a Cameron e farlo imbarazzare in qualche modo, ma alla fine aveva pensato che non ne valesse la pena, che forse mostrargli un minimo di impegno nutrisse il suo ego a sufficienza per poi convincerlo a lasciarla davvero in pace. Certo, era stata comunque costretta ad arrangiarsi e alla fine era andata a cercare qualcosa da mettersi all’ultimo minuto, nel primo giorno di uscita libera disponibile. Per un solo secondo aveva sperato che Cohen si fosse superato, che il suo “regalo” non fosse nemmeno troppo terribile, ma le era bastato sbirciare nella scatola per decidere che, come sempre, il ragazzo non si era smentito. Aveva nascosto il tutto sotto il suo letto per sbarazzarsene in seguito, e si era arresa all’idea di dover comprare qualcosa.
    Ora, lei e Charles non navigavano di certo nell’oro, anche se il fratello aveva sempre cercato di non farle mancare nulla. Per il modo in cui era cresciuta non era abituata a spendere molto per cose “frivole” come abiti o accessori, così aveva finito per recarsi in un negozio dell’usato e cercare qualcosa che potesse andarle bene. C’era da dire che Mia vantava una bellezza piuttosto naturale, che le permetteva di stare bene quasi con qualsiasi cosa, anche se lei non se ne rendeva quasi mai conto. Non passava il tempo a piangersi addosso, non si reputava brutta o inguardabile, semplicemente non le importava molto di quello che le persone pensavano di lei, sotto quel punto di vista, le bastava essere presentabile e ordinata e le andava più che bene.
    Alla fine si era arresa quando aveva trovato un vestito rosso, con qualche decoro, abbastanza vintage ma sobrio, come piaceva a lei: le linee dell’abito erano semplici, dopotutto, la fasciava bene e la faceva sentire a suo agio, il che non era scontato. Per il resto riuscì a trovare un paio di tacchi non troppo alti e abbastanza comodi, una borsetta non troppo piccola e per il resto si limitò ad aggiungere accessori che già possedeva. Optò per un rossetto rosso fuoco anche solo per ribadire che lei non aveva niente da temere, e quello era più un messaggio per sé stessa che per gli altri: in quel momento stava sfidando tutte le sue paure e tutte le sue insicurezza, stava uscendo non solo con un ragazzo ma con il migliore amico di Mark. Sapeva che c’erano probabilità di rivedere anche l’altro ragazzo, eppure in quel momento le pareva di poter affrontare anche quello, non era più una ragazzina e sapeva anche difendersi all’occorrenza.
    Sistemo le cose nella borsetta e poi infilò in un altro sacchetto i regali che aveva preparato: per una volta aveva davvero più di una persona a cui farli e non era stato così semplice, ma aveva preparato un pensiero anche piccolo per alcuni dei suoi compagni e addirittura uno anche per Cam, anche se quello era per lo più una vendetta personale.
    Si diede un’ultima occhiata allo specchio per poi ripetersi che doveva smetterla di preoccuparsi così tanto, era solo quell’idiota di Cohen e si aspettava comunque qualche frecciatina. “La mia sicurezza non dipende dagli altri” si ripetè per poi uscire dalla stanza a schiena dritta, passo sicuro, dirigendosi poi fuori dalla sala comune Ametrin dove Cohen le aveva dato stranamente appuntamento. Doveva ammettere di essere rimasta sorpresa da quella sorta di “attenzione”, non aveva idea di quale fosse il suo gioco o di che cosa avesse in mente ma cominciava a pensare che stesse facendo sul serio, e lei non aveva intenzione di essere da meno. SI sistemò la borsetta sulla spalla e poi lo raggiunse, riconoscendolo da lontano anche solo per l’altezza. Lanciò uno sguardo al suo completo nero e sollevò ancora di più il mento, fosse anche solo perché si sentiva decisamente bassa rispetto a lui, nonostante i tacchi. “Andiamo?” domandò brevemente perché non aveva intenzione di mostrarsi felice di stare in sua compagnia o di dargli la parvenza di aver in qualche modo vinto la sua sfida personale, qualunque essa fosse.

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    Skyler Mave
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    ‘Ok, sono pronto - trash e adorabile, come si addice ad un maglione natalizio… e poi, alla fine, è un regalo di Markab - visto che non può esserci lui in persona…’: ecco i pensieri di Skyler, mentre si specchiava per l’ultima volta in camera prima di correre nuovamente al ballo. Doveva già essere un poco brillo, per aver scelto quel maglioncino: ritraeva infatti tre gattini (bianco, nero e rosso) animati magicamente, intenti a buttare a terra un albero di Natale che dopo qualche secondo tornava in piedi (con grande insoddisfazione dei piccoli animali).
    “SevenUp, che dici - può andare? Ah, a proposito” disse, lasciando un piccolo pacchetto sotto l’albero di Natale che aveva addobbato in camera, “non buttare giù questo albero!”. Prese in braccio SevenUp, prima di metterlo al calduccio nella sua cuccia nuova. “Torno tardi, non mi aspettare alzato!”
    Le sue intenzioni, quella sera, erano due: limonare quanti più professori/professoresse possibili grazie alla scusa del vischio, e bere quanto alcol si potesse fare. Era un giorno di ferie, e come tale andava vissuto: non aveva intenzione di avere una dignità, questa volta.
    “I don’t want a lot for Christmas, there is just one thing I need, I care about the alcohol that I finally can drink! I just want a sip of vodka, or of Long Island Ice Tea - make my dream come trueee… all I want for Christmas is boooooooze!” - e con questa versione alcolizzata della povera canzone di Mariah Carey, Skyler Mave fece il proprio ingresso nella Sala.
    ‘Cazzomene di esser single, son venuto per scopar - me ne sbatto quattro o cinque sopra questo piano baaar; me ne sbatto sei o sette sotto il vischio o l’alberooo - che abbian cazzo oppure tette, cazzomene scoperòòò!’ - così sarebbe andata avanti la canzoncina, se Skyler non avesse visto i primi studenti e professori. Si diede una piccola regolata, giusto per non iniziare a fare scena, mentre salutava Brian e la sua accompagnatrice, la prof di Magitecnica (a cui evitò di guardare le zone erogene, ma giusto perché era ancora relativamente sobrio, e perché Ensor era un tipo pericoloso), per poi passare accanto a Mia, facendole un sorriso adorabilmente sghembo.
    “Complimenti, ragazza: bel vestitino!”
    ‘Ma cercate di usare il preservativo, almeno stasera, che Gesù è nato proprio così!’
    Non aveva nessun dubbio su dove sarebbe andato, perché gli alcolici già lo chiamavano. Tuttavia, decise saggiamente di prendersi un attimo di tempo per ammirare la Sala Grande, che così riccamente addobbata era favolosa.
    “Minchia ci sta di brutto - cazzo, che figata! Peccato solo non ci sia il bro…”: aveva già iniziato a pensare ad alta voce, a causa della meraviglia.
    Forse proprio per celebrare il suo legame con Markab, andò quindi verso l’albero decorato coi colori degli Ametrini, per lasciare una dedica agli studenti della sua vecchia Casa. Avrebbe scritto, con la sua grafia comprensibile ma leggermente grossolana, la frase “Un vero amico è come un buon lubrificante: rende più facili le esperienze difficili, è indispensabile averlo accanto nei momenti importanti, e quando la vita decide di mettertelo nel culo può aiutarti per davvero”. Avrebbe arrotolato la pergamena, scrivendo sopra “A tutti gli Ametrini”. Poi avrebbe scritto la stessa frase al suo amico di sempre, corredata da un selfie per dimostrargli che, nonostante non avesse potuto invitarlo alla festa, era comunque nei suoi pensieri. Dopo quel fatidico weekend, si sentiva in colpa ad andarsi a divertire senza di lui - nonostante probabilmente Markab fosse impegnato con diversa gente promiscua vestita in chissà quanti modi provocanti.
    “Ora sì che mi serve un drink”: si avvicinò al tavolo coperto da una tovaglia bianca con finimenti d’oro, dove si mise a pensare a quale fosse l'alcolico migliore per aprire la serata. Ecco dove avrebbero potuto trovare Skyler - ma in fondo, ad ogni festa di Natale occorre lo zio il cugino più grande e ubriacone, no?
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    'Bene, ci siamo!' Lancelot Olwen aveva molte passioni e in genere esse tendevano a tediare il prossimo, e non poco, ma tra queste era una piacevole eccezione il natale, una delle feste più amate al mondo, soprattutto se non si avevano drammi familiari in corso o pregressi, e Lancelot, come ben noto, come unico dramma aveva una sorella gemella scorbutica, che comunque adorava.
    Per Lance natale significava famiglia, certamente, ma anche e soprattutto festeggiamenti: gli Olwen erano una famiglia altolocata, aristocratica si sarebbe potuto dire, e le feste di natale erano state la sua regola fin da bambino, al punto che, al Jul Ball non era tanto sorpreso dell'invito, quanto che dovesse ballare e non suonare 'Decisamente qualcosa meno nelle mie corde' ma il compito di un capocasata era anche quello di aprire il ballo e lui non sarebbe venuto meno neanche a quel simbolico dovere.
    Prese il proprio magifonino e scattò una fotografia, un selfie ad essere precisi, che inviò poi ad Annie, la sua fidanzata, e ad Alexander, il suo adorato fidanzato cugino, mostrando loro come avesse deciso di presentarsi al ballo.
    Il tema era il natale e lui aveva deciso di interpretarlo in maniera classica, anche se forse non tutti avrebbero potuto reputarlo tale: sopra ad una camicia bianca come la neve (quindi con un lieve riflesso azzurro) indossava una giacca verde smeraldo, impreziosita da un bottone dorato a forma di Gebo, che chiudeva parzialmente l'abito e da due gemelli a forma di nota musicale ai polsini, sempre dorati.
    Non voleva essere pesante e quella giacca monocolore veniva spezzata da un lato da dei pantaloni verde prato, sommate a delle scarpe in cuoio, e dall'altro da una cravatta azzurra con fiocchi di neve giganti animati che cadevano costantemente, dando dinamismo all'outfit e non rendendo un pugno completo in un occhio il cappello da babbonatale (solo verde) che portava in testa, sopra i capelli biondi ben pettinati.
    Con un sorriso osservò il messaggio arrivare a tutte e due le persone, poi ripose lo strumento in una tasca dei pantaloni, controllando che la cintura fosse ben salda e assicurandosi lo stesso anche per la propria bacchetta, racchiusa in un fodero bianco 'Bene... classico ma non troppo' si disse lui, carezzandosi il cappello e recuperando da una banchina un piccolo bouquet di fiori, pensato per la sua dama 'Mi sarebbe piaciuto regalare una composizione ad Annie e portarla come mia dama... ma non è possibile' rifletté lui, ben sapendo quanto fosse stata litica al riguardo la Burke, vietando l'accesso a qualsiasi estraneo, fosse esso stato un parente o un amico 'Beh... Claire non sarà Annie, ma sarà una buona compagnia, ne sono certo'
    Un piccolo sorriso e nuovamente si mise ben ritto, davanti all'ingresso della sala, attendendo la sua dama giungesse, dispensando sorrisi a tutti gli studenti che incrociavano il suo passo, anche se il più radioso fu riservato per l'erbologa "Claire, stai benissimo!" esclamò lui, aprioristicamente, nel senso che lo avrebbe detto anche se Brianna si fosse presentata al suo meglio, ovvero con un completo di latex incendiato. Quasi nulla avrebbe potuto scalfire quel saluto, così come nulla avrebbe impedito al biondino di offrirle il piccolo mazzo di tulipani e rose bianche pensato per celebrare con i colori degli ametrin quella amicale serata.
    "Entriamo, che dici?" le propose, offrendole il braccetto e sperando di potersi avviare alla sala, ove, certamente, l'avrebbe invitata ad avvicinare il tavolo degli alcoolici, ove avrebbe adocchiato, almeno per sé, un bicchiere di ponch dorato.
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    "Forse avrei dovuto chiedere a te e non ad Erik..." incapace di staccare gli occhi dallo specchio, manco fosse rimasto contagiato dalla vanesia di Blake Barnes, il prefetto dei Black Opal non riusciva a capire se amasse o odiasse quel look forse più adatto ad una festa in maschera che a danzare aprendo una festa in qualità di prefetto, ma, per l'appunto, si era affidato ad Erik per decidere come integrare la loro idiozia con lo spirito del natale e i loro doveri da prefetti e quello era stato il risultato.
    Si sistemò la giacca e il berretto in testa, facendo tre passi e poi un cerchio camminando nel tentativo di comprendere se anche le scarpe andassero bene, e, nonostante tutto, pareva tutto della taglia corretta "Meno male che mia mamma ha i suoi contatti influencer e ci ha tirato fuori questa roba" affermò, in vero più sollevato del fatto che sua madre approvasse quell'idea, dando a quel piano un barlume di senso, cosa di cui lui necessitava come il pane; d'altro canto era anche vero che i potenti mezzi sfruttati dalla madre provenivano dalla Cina col Furgone, ove probabilmente quell'abito in sudame e cotone misto prendeva il nome di cosplay natale costume albero cappello elfo verde con ricciolo su scarpa e cinta.
    Gli abiti gli stavano, quindi ancora una volta si guardò allo specchio e sospirò, poi si volse verso il ragazzo ed afferrò una sacca verde in stoffa, che si mise in spalla, portando lo sguardo ancora al suo Socio "Vado... vado a prendere Jessica... ci vediamo alla festa!" propose lui, schizzando via ed attendendo poi la bella corvina ai piedi delle scale del dormitorio femminile, con occhi enormi e carichi di meraviglia per il look di lei "Uh, st-stai benissimo!" esclamò lui portandosi le mani dietro la schiena e oscillando un poco, chiaramente a disagio, come praticamente sempre nella sua vita.
    Avrebbe osservato la ragazza opale, quindi l'avrebbe scortata fino al ballo "Woooow! Gli elfi si sono scatenati eh!" avrebbe detto lui, cercando poi di avvicinare il grosso albero, sotto al quale avrebbe posto diversi regali per i suoi amici e conoscenti più cari "Grazie ancora, Jess, per... per essere venuta con me ecco... mi hai fatto... davvero tanto felice!" ammise lui, arrossendo anche un poco e scoccando poi un sorriso gentile verso di lei, nel mentre i suoi occhi azzurri scintillavano di gioia prima di guardarsi intorno in cerca di un altro pirla vestito come lui; in altre parole stava cercando parabatai 'Dove sei Erik?' si chiedeva lui, quasi fremente e voglioso di farsi foto da gemellino con lui, del resto in camera si era lamentato di quella scelta e in vero la rimpiangeva anche in quel momento, ma restava il fatto che non avrebbe cambiato quel look per nessuna ragione al mondo: lo congiungeva ad Erik, e lui non si sarebbe mai vergognato di qualcosa che lo ricollegava al suo parabatai.
    "In attesa che io ehm... diciamo faccia schifo ballando... cosa vuoi fare?" propose lui, riportando gli occhi sulla MILF ufficiale di Hidenstone, determinato quella sera ad essere un cavaliere senza macchia e senza paura.
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  8. Claire J. Murray
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    Claire Johanne Murray
    Docente di Erbologia | 32 anni
    Quando aveva sentito parlare di un ipotetico ballo prossimo alla notte di Natale, che di ipotetico in verità aveva ben poco, Brianna stava già assaporando l'eventualità di restarsene chiusa nella propria stanza, in compagnia di un buon libro e un bicchiere di cioccolata calda, magari appollaiata su una poltrona vicino al camino a godersi l'eventuale neve al di là delle alte finestre che davano sul cortile. Non le sarebbe dispiaciuta l'idea di trascorrere il suo primo Natale sotto mentite spoglie da sola, in modo da non dover indossare anche quella sera le vesti di una persona che non era ma che, volente o nolente, stava imparando ad essere. E sarebbe anche riuscita nel proprio intento, se qualcuno a cui non avrebbe mai potuto dire di no non vi avesse messo lo zampino: Lancelot Olwen.
    Erano poche le persone il cui sorriso contava più di qualunque altra cosa per Brianna, persone a cui per lei sarebbe stato impossibile dare un no come risposta e, chissà come, chissà perché, si era ritrovata una sera a rispondere a un suo invito, parlando del più e del meno e sentendosi dire che, essendo lui Capocasa, avrebbe dovuto presentarsi al ballo con una dama. Brianna aveva sorriso e annuito, convinta che stesse parlando di Annie ma, disse Lance, poiché la preside Burke aveva dato disposizioni ben precise, ovvero che nessun esterno all'accademia vi avesse accesso durante i festeggiamenti, sarebbe stato gradevole essere accompagnato dalla docente di Erbologia, la donna con cui più si sentiva in sintonia tra quelle quattro mura.
    Brianna impiegò un po' a collegare il fatto che la docente in questione fosse proprio lei.
    Oh, cazzo.
    Non avrebbe potuto dirgli di no, anche e soprattutto perché se lo avesse rifiutato lei, il giovane uomo sarebbe andato sicuramente a invitare qualcun'altra e, sinceramente, chi glielo spiegava ad Annie che si trattava di donne innocenti che non meritavano di morire per così poco?
    Aveva dunque accettato, alla fin fine, finendo per dimenticarsene il mattino dopo.
    Ma tornando a quella sera, eccola lì, immersa in reconditi pensieri che non riuscivano a trovare né capo né coda. Cosa avrebbe indossato? Come avrebbe acconciato i capelli? E il trucco? Santo cielo, lei non era mai stata brava in quel genere di cose, abituata a indossare negli ultimi anni sempre i soliti, comodi indumenti. Frequentare Hidenstone le aveva fatto comprendere come una donna potesse essere effettivamente femminile, in fondo bastava dare un'occhiata alle sue colleghe: la Ivanova era bella da mozzare il fiato e Brianna non faceva che chiedersi come potesse non slogarsi una caviglia con quei tacchi a spillo; Kenna era austera ma di un'eleganza raffinata e quelle labbra, tanto simili a due canotti, erano sensuali oltre ogni dire; la nuova collega di Magitecnica era provocante, quella di Aritmanzia lasciava gli uomini a bocca aperta e, insomma, avrebbe potuto continuare a elencarle una per una, ma alla fine la verità era una e una soltanto: in mezzo a quel mare di cigni lei pareva il brutto anatroccolo.
    Non che le importasse e non che si sentisse brutta, ma di certo non aveva l'accortezza di tutte le altre nel rendersi carina e presentabile.
    Quella sera, però, per Lance poteva farlo uno sforzo in più. Voleva fargli fare bella figura, no? E la cosa più divertente era che lei non avesse alcuna idea del fatto che avrebbe dovuto aprire con lui le danze! Pensate un po'!
    E, insomma, fu con un rumoroso sbuffo che tirò fuori dall'armadio un abito elegante, l'unico che avesse portato con sé per occasioni simili, indossandolo e sentendosi particolarmente inadatta a quel tipo di abbigliamento: l'unica gonna mai indossata risaliva ai tempi in cui portava ancora la divisa scolastica. Era un abito piuttosto semplice, nulla di pretenzioso, che fasciava il busto longilineo e poco formoso per poi allargarsi in una gonna non troppo ampia, con maniche lunghe e interamente in raso, reso particolare da una modesta scollatura a cuore. Nessun gioiello, nessun tacco vertiginoso, scarpe basse che sarebbero risultate invisibile e nessun gioiello.
    Mentre camminava con indosso quel vestito, si rese conto di come la tonalità del tessuto variasse in base alla luce che lo colpiva, come se fosse cangiante. Le piaceva l'effetto che aveva su di lei, tutto sommato, mentre rifletteva a come sarebbe apparso diverso se a indossarlo fosse stata la vera Brianna... o forse no? Aveva scelto il rosso perché quale altro colore avrebbe potuto rappresentarla? Claire, probabilmente, avrebbe scelto un verde smeraldo, ma lei...
    Lasciò che i capelli scuri vorticassero in morbide onde sulla pallida schiena, truccò con colori tenui il viso e osò un accenno di rosso rendendo le labbra piene e scarlatte e, quando si rese conto di aver terminato, dovette pensare al dettaglio natalizio. Cominciò dunque a girovagare come una matta per tutta la stanza, pensando che se fosse stata un uomo avrebbe probabilmente risolto con una cravatta o un tipo di scarpe particolari, ma per una donna? Avrebbe potuto utilizzare il frontino che aveva sottratto a Evans durante una lezione, ma aveva dovuto ridarglielo un'ora dopo perché il ragazzo lo avrebbe indossato quella stessa sera, dunque che altro?
    Pensa, pensa!
    Ed eccola lì l'idea: con la bacchetta evocò una piccola coroncina con del vischio dalle foglie di un verde brillante, bacche vermiglie e una spruzzata di neve. Poggiò quel diadema naturale sul capo e, dandosi un'ultima occhiata allo specchio, decise di poter affermare di aver svolto un lavoro alquanto decente.

    Quando giunse nel punto in cui si era data appuntamento con Lance, Brianna non poté fare a meno di guardarsi intorno nervosa: non era tipa da balli, non era tipa da tacchi né da abiti eleganti, non da trucco e non dagli sguardi che lei si sentiva addosso senza alcun motivo. E poi, la voce di Lance che riportò la calma in quel cuore in tumulto, mentre le iridi nocciola andarono a cercare la fonte di quel suono.
    Le mani smisero di torturarsi vicendevolmente e un sorriso incerto diede forma alle fossette che appartenevano unicamente a Claire.
    «Professor Olwen, che eleganza.»
    Aveva partecipato solo a un ballo nella sua breve vita e anche in quell'occasione Lance era lì. Insieme ad altre persone, certo, ma lui era lì.
    Sarebbero stati loro due quella sera, ma per lo meno aveva un volto amico.
    «Oh, è... è meraviglioso.»
    Rispose abbassando lo sguardo sul piccolo mazzo di fiori che l'uomo le porse, afferrandolo con la mano destra, mentre la sinistra andava a incontrare il braccio da lui offerto.
    «Beh, dovrò pur esibire il mio fantastico cavaliere, non trovi?»
    Rispose lasciandosi andare a una flebile risata, prima di avviarsi con il collega e amico verso la Sala Grande, dove la magnificenza delle decorazioni la portarono indietro nel tempo di ben dieci anni. Inutile dire che la sua attenzione fu attirata immediatamente dalla fontana di cioccolato, tanto da appuntarsi mentalmente di recarvisi appena se ne fosse presentata l'occasione. Lo sguardo volò sulle numerose decorazioni, gli alberi addobbati a meraviglia, i festoni e tutto ciò che rendeva quella sala ormai tanto familiare un ambiente totalmente nuovo.
    «Sai, il mio primo e unico ballo risale a molto tempo fa ma, in un certo senso, questo non è molto diverso.»
    In realtà lo era, lo era completamente. Ma la sensazione che provava, per quanto tante cose fossero cambiate, era pressapoco la stessa.
    «Beviamo qualcosa? Io naturalmente punto al whisky.»
    Come se fosse scontato. Giunti al tavolo degli alcolici, lasciò libero il braccio del compagno e si versò un abbondante bicchiere di fuoco liquido: aveva bisogno di sciogliersi un po'.
    «Allora, come... come vanno le cose?»

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

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    Elisabeth Lynch
    Black Opal II anno | Prefetto | Battitrice | parlato | pensato | database: | scheda: | stat.:

    Non erano passate che due settimane da quando aveva smesso i panni della protagonista principale del suo triangolo, portandosi dietro, per giorni, il fardello del peso di una scelta, finendo con il vestire quelli dell'attesa. Un'attesa che di fatto la logorava. Tornare alla quotidianità aveva gettato una pesante ombra su Elisabeth, che però cercava di tenere a freno quando era circondata dalle persone, con particolare attenzione agli altri vertici di quel nuovo triangolo. Quell'ombra era un misto di ansia, aspettative, paure, senso di abbandono e, ciliegina sulla torta, proprio per non farsi mancare nulla, i sensi di colpa. Quelli erano stati i più difficili da gestire per la Prefetta. Erano arrivati pian piano, subdoli nel loro strisciare, attaccando quando rimaneva da sola o quando la testa veniva lasciata libera di vagare, cosa che capitava spesso nell'ultimo periodo. Come aveva più volte ribadito nei giorni a Bath, la Lynch non si era affatto pentita di aver perso la verginità con Joshua, eppure... si diede della stupida per aver creduto, ingenuamente, che mettendo un punto fermo in quella relazione complicata tutto finisse lì, nel momento in cui aveva compreso -e detto- di volere solo Ben. La realtà, però, era tornata a colpirla forte, non appena aveva messo piede nell'accademia. Per quanto avesse affermato che quel weekend non fosse un altro momento che si era ritagliata con lui, in fin dei conti dovette ammettere che era proprio quello. La presenza di Jesse, il rapporto che condivideva con Evans, la continua assenza dai quei corridoi di Jug le diedero modo di capire quanto, per un atto egoistico, avesse provocato.
    No. Una risposta lapidaria venne data dalla Lynch quando un Dioptase del quarto anno l'aveva fermata all'uscita della Biblioteca dopo un'intera giornata trascorsa a fare i compiti. Era il quinto -o sesto?- invito che aveva rifiutato solo quella domenica che precedeva il Ballo di Natale. Ogni studente sembrava preso dalla febbre di invitare qualcuno, con la paura di andare al ballo da soli e rischiare così di non sentirsi all'altezza, con l'odore di una figuraccia che sembrava inevitabile a poche ore dall'inizio delle danze. Dal primo al quinto anno non era stato fatto altro che parlare, per settimane, di vestiti, tema della festa, decorazioni e chissà quale altra diavoleria, con borbottii e squittii che sembravano perseguitarla, ricordandole come lei avrebbe dovuto essere tra le protagoniste di quel ballo iniziale. Odiava quella parte di doveri legata al fatto di indossare la spilla, ricordando che oltre all'onore di poterla indossare c'erano anche oneri cui non poteva sottrarsi del tutto.
    Aveva già scritto il suo permesso alla Preside, portandoselo dietro ogni giorno, dove chiedeva di poter lasciare prima la scuola, eppure non aveva ancora trovato il coraggio di consegnarlo. Una parte di lei voleva scappare da quel ballo, da quel dovere di Prefetto di aprire le danze insieme agli altri spillati e ai responsabili di casata; dall'altra però... cosa avrebbe dovuto fare in una casa, da sola, per due settimane? E alla fine era rimasta e il ventitré dicembre era arrivato.
    Se ne stava stesa sul suo letto a baldacchino da quando l'ultima campanella per quell'anno solare era suonata. Si era rifugiata dietro quelle pesanti tende che circondavano quel letto a baldacchino, senza neanche scendere in Sala Grande per metter qualcosa nello stomaco. Non aveva fame e non solo perché il banchetto era stato di fatto anticipato per permettere poi di sistemare la sala per quella notte. Non aveva fame perché alla fine non sapeva ancora cosa fare per quello Jul Ball. Si mise su un fianco, con il viso rischiarato da quella lampada ad olio che bruciava, illuminando con quella fiamma anche quello che era posato sul suo comodino, che era praticamente spoglio, visto che sopra c'era solo un libro che non aveva aperto nell'ultimo mese. Romeo e Giulietta era inciso sulla copertina rigida. L'aveva sfogliato solo nelle poche notti che erano trascorse da quando le era stato affidato a quando era stata portata via da quel luogo che credeva sicuro. Si sporse per prenderlo, aprirlo lì proprio dove c'era un segnalibro un po' particolare: una foto. Era Jug nella Stanza delle Necessità, che stringeva quel libro tra le mani, con lo sguardo che mangiava quelle righe che conosceva a memoria. Una fitta al cuore. Le mancava. Mancava il suo sguardo chiaro su di lei, il sorriso beffardo in un ghigno e quelle labbra che avevano reclamato quel diritto di essere il suo primo bacio. Oltre un mese era passato dall'ultima volta che l'aveva visto, che ci aveva parlato, che l'aveva ferito... non doveva chiudere gli occhi per rivedere quel viso deluso, gli occhi tristi e sentire quella voce spezzarsi quando aveva ammesso di amarla. Voleva davvero bene al ragazzo con il cappello, ma, purtroppo, non poteva asserire di provare i suoi stessi sentimenti.
    Quasi a volerla smentire, da quelle pagine scivolò un rettangolo, stretto e lungo, con ben quattro immagini divise dal disegno di un rullino fotografico. Guance gonfie ed occhi sgranati insieme ad un occhiolino e alla sua linguaccia lunga, un paio di snasino-snasino giusto per essere equi e un bacio. Il suo primo bacio. Quanti potevano vantare di avere una prova di quella prima volta che avevano baciato una persona? Effettivamente, due persone imperfette come loro, erano riusciti a fare qualcosa di perfetto. E poi Elisabeth fece una cosa che chiunque avrebbe fatto: immaginò. Immaginò Lucas chiederle di essere la sua dama per quella notte, i suoi occhi illuminarsi quando l'avrebbe vista con il vestito che aveva scelto e persino il bacio che si sarebbero scambiati nell'apice di quella musica che avrebbe accompagnato quel primo ballo. Poi però quella fantasia si scontrò con un piccolo girasole d'argento e, se possibile, per il suo cuore fu ancora peggio. Non sarebbe mai potuta andare con Lucas al ballo perché quel sottile piccolo anello gli aveva ricordato quanto si era sentita felice, voluta, desiderata, e quanto aveva amato Joshua. Dovette chiudere gli occhi e lasciarsi andare ad un sospiro, come ad allontanare quella bruciante verità: era fin troppo immersa nei sentimenti che nutriva per Ben che aveva finito con il rifiutare non solo Jug, ma anche ogni singolo invito per quel ballo. Non sapeva se Evans sarebbe mai entrato dai battenti della Sala Grande e se l'avesse fatto solo per fare un salto come aveva detto a cena da Rob o se alla fine sarebbe andato con qualcuno che non fosse lei; eppure sentiva che accettare un invito anche solo per avere un cavaliere di facciata, per dileguarsi alla fine del primo ballo, sarebbe stato del tutto sbagliato, non tanto per rispetto nei suoi confronti -quell'eventualità non le era passata minimamente per la testa- quanto perché odiava dover fingere qualcosa che non c'era e solo perché le persone avrebbero potuto iniziare a spettegolare su di lei. Io non ho bisogno di nessuno. Si mise a sedere sul letto, richiudendo quelle foto in quel libro che questa volta venne inserito in un cassetto, mentre sentiva una nuova determinazione crescere in lei. Dannazione, siamo nel duemiladiciannove, non è che non vado al ballo perché non ho un cavaliere!

    Il vestito, in quel tulle rosso appena stretto in vita, con una scollatura a forma di cuore e delle piccole maniche che scendevano appena sotto le sue spalle, le ricadeva morbido fino ai piedi, sfiorando il pavimento nonostante le decolleté dorate, con piccole borchie ton sur ton, dal tacco vertiginoso. Al lobo destro chiuse uno di quegli orecchini che si arrampicavano lungo la cartilagine, con quello che era un Babbo Natale sulla sua slitta trainata da renne. Il trucco era più marcato del solito, grazie anche alla tonalità di rosso scuro, matte, a delinearle le labbra. I capelli, con le loro onde naturali, ricadevano morbidi sulle sue spalle, con l'unico ornamento che aveva rappresentato dal frontino che le aveva regalato Josh, con quell'alberello un po' spennacchiato, cui aveva però acceso le lucine. Quel frontino l'aveva tenuto stretto a lungo tra le mani, indecisa se indossarlo o meno. Non tanto per l'aspetto buffo che le avrebbe potuto donare, in perfetta linea con il tema della serata, quanto perché sapeva che indossarlo avrebbe significato avere altro, oltre al piccolo anellino con il girasole che aveva sempre, che le ricordasse quanto aveva avuto in quel fine settimana, in così forte contrasto con lo stato d'animo con cui aveva lasciato il suo angolo sicuro del castello, fino ad arrivare alla soglia della Sala Grande. Il senso di solitudine e di abbandono le attanagliava lo stomaco. Sei forte, ce la puoi fare. Si incoraggiò, stampandosi un sorriso che però non coinvolgeva le iridi cerulee. Solo chi la conosceva davvero avrebbe potuto vedere come si sentisse a disagio con quel vestito, sola, ad una festa cui aveva cercato di sfuggire. Alla fine il suo piano sarebbe stato solo uno: non appena il ballo avrebbe avuto inizio lei sarebbe scivolata via da quella sala. Doveva solo resistere per qualche minuto e poi, forse, sarebbe stata finalmente libera da ogni suo dovere.
    Quando fece il suo ingresso, dopo aver lasciato i suoi doni -eccetto uno- sotto l'enorme albero di Natale- le iridi cerulee partirono alla ricerca di visi conosciuti -anche se era uno quello che avrebbe voluto trovare- osservando come fossero decisamente più particolari, oltre che perfetti, i loro outfit, un po' come la mise che aveva scelto il suo collega Prefetto. Jesse Lighthouse era un vero e proprio aiutante di Babbo Natale e la Lynch, invece di trovarlo buffo con quelle vesti, si ritrovò a sorridere perché l'Opale stava decisamente bene in quei panni. Fatto era che quando aveva visto il ragazzo l'ex Serpeverde sentì il respiro venirle meno, immaginando che il partner di quella notte sarebbe stato lo stesso che avrebbe voluto lei al suo fianco. Merlino, ti prego, no... Un lamento sfuggì a quelle labbra distese in un sorriso nervoso, mentre avanzava su quei tacchi fino a comprendere come al suo fianco non ci fosse un Ametrin bensì la sua compagna di stanza. Ma che diavolo? Lo disse tra i denti e nessuno, se non standole davvero addosso, avrebbe potuto percepire quella domanda retorica.
    Devo bere qualcosa. Ed era tutto dire per una persona come lei che si era avvicinata all'alcol pochissime e rarissime volte e nutriva il serio dubbio che se non avesse avuto un po' di coraggio liquido avrebbe sollevato il vestito, sfilato le scarpe e corso via prima ancora del là delle danze.
    Recuperato un bicchiere di vino rosso -era stata davvero un'ardua impresa la sua nel capire come funzionasse il tavolo delle bevande, ringraziando un'Opale più grande che era corsa in suo aiuto rivelandole che bastava solo fare la sua richiesta a quelle bottiglie poste sulla superficie rotonda- la Lynch rimase un po' in disparte, nei pressi di uno degli alberi più piccoli, osservando tutto ma di fatto senza vedere nient'altro che Jesse e le porte della Sala Grande. Nessun miracolo di Natale ci sarebbe stato per lei, ne era ormai tristemente certa, eppure non aveva smesso un solo istante di sperare in qualcosa, anche in un piccolo segno. E solo allora, sollevando lo sguardo sulla volta della Sala Grande si rese conto di quello che stava succedendo da un po', solo che non se n'era resa conto per via della musica e dei pensieri, negativi, che affollavano la sua testa.
    Ma quella è... neve! Aveva voluto un segno? Bene, era stata accontentata. Merda!



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  10. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Se c'era una persona che più di qualunque altra odiava sottostare alle imposizioni che eventi come i balli natalizi imponevano, quello era Joshua Evans. Aveva partecipato a occasioni simili ovviamente, soprattutto quando ancora frequentava Hogwarts, ma principalmente perché non vedeva l'ora di tentare di violare qualche regola sgraffignando alcol. Una volta divenuto maggiorenne, anche quell'aspetto aveva perso dignitosamente di significato, motivo per cui per quell'occasione aveva stabilito come si sarebbe comportato: avrebbe mangiato a volontà fino a quando non si fosse sentito pieno e, dopo aver bevuto un po' e scambiato quattro chiacchiere con gli amici, sarebbe andato a sistemare tutto per la serata.
    Nessuno, ovviamente, aveva idea di cosa avesse in mente il moro, e così doveva essere.
    Non indossava nulla di particolare o di diverso rispetto al suo solito abbigliamento, nonostante fosse evidente uno sforzo da lui compiuto: i jeans neri erano al loro posto, così come le scarpe da ginnastica e la T-shirt bianca ma, al posto delle sue amate felpe, aveva optato per un cardigan grigio aperto sul davanti. A completare l'opera, sui capelli ormai abbastanza lunghi e spettinati, il segno distintivo che avrebbe fatto comprendere a chiunque lo guardasse come avesse preso sul serio l'invito a quella serata di festa: il frontino con le corna da renna che aveva comprato qualche settimana prima con Elisabeth.
    Si era domandato se la ragazza alla fin fine si sarebbe presentata, non potendo fare a meno di chiedersi se le fosse dispiaciuto il fatto che lui non l'avesse invitata. Si era dato più e più volte del coglione per quella scelta, ma per quanto altruista fosse nella maggior parte dei casi, rare volte si dimostrava un vero e proprio egoista. D'altro canto, era certo che altri ragazzi avrebbero fatto la fila per accompagnarla e ballare con lei.
    Entrando in Sala Grande, perfettamente addobbata per l'occasione, Josh si recò immediatamente verso il tavolo degli alcolici, dove con un sorriso e un "Buonasera" salutò i docenti già presenti. Si versò del punch e si allontanò, lasciando che le varie coppie formatesi avessero la loro privacy.
    I giorni precedenti il ballo erano stati relativamente tranquilli: non aveva ricevuto alcun invito, forse perché erano i ragazzi a dover invitare le ragazze o forse perché aveva perso quel suo charme da quando si era messo in testa di frequentare e conoscere meglio solo due persone, eppure quella mancanza di interesse da parte del corpo femminile della scuola per una volta non gli era dispiaciuta.
    Si poggiò contro una parete, lontano da tutti mentre le iridi artiche andavano a sondare chiunque attraversasse i doppi battenti che garantivano l'ingresso al salone. Non aveva potuto fare a meno di domandarsi con chi si sarebbero presentati Jesse ed Elisabeth e per un assurdo momento, lasciandosi andare a una risatina mentre con i denti stringeva il bicchiere di plastica, pensò a come avrebbe reagito se li avesse visti entrare insieme, come coppia.
    Sì, rideva, ma conoscendoli sarebbero stati in grado di farlo e questo interruppe la sua risata, mentre le palpebre si sgranavano sugli occhi che bramosi cercavano due volti familiari tra la folla.
    E fu accontentato abbastanza in fretta, quando vide entrare un Elfo di Babbo Natale in compagnia di Jessica. Ci mise un po' a riconoscere Jesse e quando lo vide per poco non si strozzò con il punch. Come diavolo si era conciato? E soprattutto, che cavolo ci faceva con Jessica?
    Certo, loro due non avevano mai parlato del ballo e delle persone con cui ci sarebbero andati, perché in fin dei conti nessuno dei due era pronto ad andare al ballo mano nella mano con un ragazzo. In fondo l'idea che si presentasse con Jessica non era poi così assurda, lei a Jesse piaceva ed era sempre lei quella a cui aveva dato il suo primo bacio.
    Già, in fondo era stata una scelta assennata, si disse con un'amarezza che gli fece male al cuore.
    Valutò se fosse il caso di andare a salutarlo, ma le parole di Erik e la promessa che lui gli aveva fatto pur non avendola ancora rispettata gli tornarono alla mente, costringendolo a provare nuovamente un dolore tremendamente fastidioso all'altezza del petto. Rimase dunque immobile, lì dov'era, limitandosi a fargli un mezzo sorriso e a salutarlo con un cenno della mano se lui avesse guardato dalla sua parte.
    Sospirò, scolandosi il bicchiere e andando a prenderne un secondo, per poi tornare nella sua postazione.
    E poi la vide. Un vestito rosso che attirò l'attenzione di molti per quanto fosse bello, o forse era solo lui che pareva essere stato rapito da quella visione. I capelli di quel castano usuale ma di cui aveva imparato a riconoscere ogni più minima sfumatura. Le labbra scarlatte e carnose che aveva baciato e assaporato in ogni modo possibile.
    Elisabeth Lynch era bella da mozzare il fiato e Josh, in effetti, dovette convincersi a tornare a respirare dopo averla vista.
    Gli venne spontaneo cercare al suo fianco il ragazzo che avrebbe danzato con lei, quello che a differenza sua aveva trovato il coraggio di chiederle di poter essere il suo cavaliere e, in un moto di stizza, si disse che gli stava proprio bene. Non aveva voluto invitare Elisabeth per diverse motivazioni, prima fra tutte quella di non fare del male a Jesse, ma aveva davvero fatto la scelta giusta?
    Con un mesto sorriso di rassegnazione, decise di non avvicinarsi neanche alla ragazza. Non poteva farlo. Sapeva che se le fosse arrivato abbastanza vicino, con ogni probabilità l'avrebbe baciata davanti a tutti e non gli pareva il caso di esibirsi in un simile spettacolo. Eppure, quando finalmente i suoi occhi riscontrarono quel frontino che lui stesso aveva indossato, non poté fare a meno di convincersi ad andare a salutarla.
    Prima, però, attese di incrociare il suo sguardo, poggiato con la spalla contro la parete e senza smettere di osservarla. Era a dir poco evidente il disagio della strega, poiché molte volte Josh aveva avuto occasione di scorgerlo sul suo volto in passato. Vederla in quel modo equivaleva per lui a una sofferenza, ma cosa poteva fare per risollevarle il morale? Non sapeva neppure se fosse andata lì con qualcuno e, insomma, diciamocelo, quante probabilità c'erano che una ragazza come lei fosse andata al ballo da sola? Lui stesso nei giorni passati aveva sentito vociferare ad alcuni studenti il desiderio di invitarla, mentre lui aveva tirato dritto, con le mani strette a pugno.
    Un coglione, ecco cosa sei. Avresti potuto invitarla tu.
    E invece no, e non riusciva a pentirsi di quella decisione fino in fondo.
    A quel punto, solo se lei si fosse accorta della sua presenza avrebbe ostentato il movimento che le iridi avrebbero compiuto, scrutandola con attenzione dal basso verso l'alto e viceversa, assaporando ogni centimetro di quel corpo che ormai conosceva, soffermandosi prevalentemente sulla porzione di pelle scoperta. Non sarebbe stato difficile per lei comprendere che tipo di pensieri -o ricordi- potessero affollare la sua mente in quel momento, poiché lo sguardo del moro non lasciava spazio a dubbi di sorta.
    Poi, schiudendo le labbra e umettandole con la lingua, avrebbe sospirato poche parole, che lei avrebbe dovuto immaginare di sentire vicino al suo orecchio, come tante altre volte lui aveva invero fatto.
    «Sei bellissima.»
    Due parole, un unico, immenso significato anche a quella distanza, con la confusione ad avvolgerli e impedendo loro di stare vicini quanto avrebbero voluto.
    Poi avrebbe distolto lo sguardo, sorridendo a qualche amico che si era avvicinato a salutarlo.

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    this may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪

    Era letteralmente un'ora e mezza che si stava preparando. Non era suo solito metterci così tanto, a dire la verità. Insomma, modestia a parte, Jessica non doveva impegnarsi troppo per essere bella, ma quella sera voleva esserlo più del solito. La domanda era: perché? Beh, alla festa sarebbe stato presente qualcuno a cui avrebbe voluto mostrare quanto potesse essere fantastica. Ed anche per Jesse. Una volta ogni tanto, non ci trovava nulla di male nel passare le ore in bagno per sistemarsi. E poi, in ogni caso, lo Jul Ball era una tradizione di ogni anno. Quello prima non c'era andata, rifiutandosi di presenziarvi perché convinta di essere grassa -siccome era incinta. Ma ora il bimbo non era più dentro, bensì lì accanto a lei vestito con un buffissimo costume da elfo di Babbo Natale. Era a tema natalizio il ballo, no? Di certo, comunque, non poteva vestire un bambino di appena cinque mesi e mezzo con uno smoking e la cravatta, no? Certo che no! Era veramente adorabile! Aveva pure il cappellino. Sorrise al figlio dolcemente. Aveva deciso che lo avrebbe portato per un po', per poi portarlo nuovamente in dormitorio. Le sembrava carina l'idea di fargli passare un po' di tempo con lei e con i suoi amici per poi metterlo a letto non troppo tardi ed infine tornare alla festa. Era un bimbo piccolo, non poteva certo stare sveglio fino a mezzanotte passata! Se non molto più tardi. I bambini a quell'età hanno bisogno di dormire, no? Fu per questo che decise che lo avrebbe riportato in dormitorio magari intorno alle dieci e mezza. Bene, ora poteva continuare a pensare al suo di look. Uno dei weekend precedenti aveva acquistato un vestito rosso senza maniche, aveva solo due fini spalline e dal busto in su erano presenti dei brillantini che creavano un effetto molto natalizio. Sperava davvero di stare bene come si era figurata nel camerino mentre lo provava. Le arrivava poco sopra al ginocchio, lasciando scoperte le sue lunghe gambe slanciate. Ai piedi aveva optato per delle scarpe rosse col tacco non eccessivamente lungo; non voleva essere più alta del suo cavaliere, che la superava di poco. Era abbastanza contenta del suo outfit per ora, ma non bastava. Aveva comprato una collanina con un pendente che pareva di rubino e scendendo arrotondandosi formando un abbozzo del viso di un animale, il tutto andava completandosi con due magnifiche corna dorate che quindi formavano la figura di un cervo. Jessica era particolarmente fiera di quella collana che aveva comprato a buon prezzo ma che trovava davvero stupenda! Inoltre, sempre nello stesso posto, aveva comprato due orecchini a forma di renna veramente carinissimi, voleva rendere al meglio il dresscode di quella sera che, ovviamente, era in tema con l'imminente Natale! L'indomani sarebbe stato anche il suo compleanno e la corvina non era troppo sicura di voler diventare maggiorenne, almeno agli occhi del mondo magico. Anche se ciò voleva dire che dopo la mezzanotte, avrebbe potuto bere! Sorrise al pensiero e continuò con la sua opera; praticamente mancava solo il trucco e i capelli. Sebbene non fosse una ragazza che si truccava troppo pesantemente, quella sera decise che un po' di trucco ci stava, seppur comunque senza esagerare. Optò per un rossetto rosso acceso che le faceva risaltare le labbra ed un po' di mascara sugli occhi, anche questa volta mettendo in risalto le sue iridi scure. Bene, era praticamente pronta! Precedentemente aveva era andata anche a farsi le unghie, optando anche ora per qualcosa di Natalizio, infatti se le era fatte colorare di rosso e alcune dita avevano qualcosa che ricordasse il natale. Perfetto, ora l'acconciatura! Si arricciò leggermente i capelli ed era pronta! Abbinò il tutto ad una borsetta rossa dove depositò piccole cose, come il magifonino, la bacchetta, qualche giochino per Alex e poche altre cose per ogni eventualità. Finalmente era pronta e poteva scendere! (Outfit completo Click) Prese il figlio in braccio ed uscì dal dormitorio, per poi andarlo a posare nel passeggino che sostava sempre in sala comune. Era lo stesso passeggino che le aveva regalato Blake qualche mese prima. Ai piedi delle scale, comunque, trovò Jesse con addosso uno stranissimo costume da elfo. Scese le scale per avvicinarsi a lui e mettere effettivamente Alex nel passeggino. Grazie, Jesse! sorrise sinceramente felice del complimento che le aveva rivolto il compagno Opale e studiandolo da capo a piedi Anche tu stai bene! commentò con una risatina. Sei molto originale! Scommetto che c'è di mezzo anche Erik. La corvina non poteva, ovviamente, averne la certezza, ma era piuttosto convinta che l'Ametrino non lo avrebbe lasciato solo a gironzolare con quel costume. Finalmente i due poterono dirigersi al ballo al quale erano presenti già alcuni professori e studenti, nonché l'infermiere della scuola che probabilmente le aveva salvato il culo giusto un paio di volte. Sì, devo dire che qui non hanno badato a spese. Commentò in risposta, osservando ogni dettaglio della Sala Grande che quasi non riconosceva più. Seguì poi il prefetto Opale verso quel grande albero dove anche lei, come aveva fatto lui in precedenza, mise tutti i regali che aveva fatto -ed erano fottutamente tanti. Avere degli amici e delle persone alle quali si teneva, per Natale, non era il massimo. Si fa per dire, a Jess faceva piacere aver diverse persone a cui voler bene, però ci aveva messo parecchio tempo a scegliere i regali per tutti. Ma ora si era liberata del gran peso della borsa all'interno della quale aveva messo tutti i regali. Ma figurati Jesse! È un piacere, per me, essere qui ed esserci con te. Sono stata davvero felice di accettare. Gli regalò un sorriso dolce, prima di pensare alla successiva domanda del ragazzo. Beh, che ne dici di bere qualcosa? Sperava che gli elfi non ci avessero dato dentro solo con l'alcol. Si guardò in giro alla ricerca del tavolo delle bevande, ma la sua attenzione fu attratta dalla fontana di cioccolato. Guarda che bella, Jesse! esclamò, colpita. Oh le piaceva il cioccolato, le piaceva eccome. Insomma Jessica datti un contegno la rimproverò la vocina dentro la sua testa, mentre si voltava verso l'amico. E così.. ehm voi prefetti dovete aprire le danze eh? Che ansia, ci guarderanno tutti. Ma quanto sei falsa Jessica? Insomma, lo sanno tutti (o forse no) che ti piace stare al centro dell'attenzione! Ma qualcosa, in realtà, negli ultimi mesi era cambiato. Era stata abbastanza al centro dell'attenzione per una vita intera, o anche due. Avrebbe poi preso la mano dell'Opale per andare a cercare il tavolo con le bevande non alcoliche. Non che non volesse bere, ma non poteva certo farlo finché aveva Alex con sé! Lo avrebbe fatto solo una volta riportato in dormitorio. Mentre si dirigevano verso il tavolo, la corvina si accostò a Jesse. Ma hai visto che buffo Ensor con quel vestito? Lo disse a bassa voce per non farsi sentire da altri se non il ragazzo affianco a lei. Sembra quasi umano concluse, sempre senza alzare il tono della voce.
    I suoi occhi, comunque, passarono da una persona all'altra presenti in quella stanza, alla ricerca di chi le interessava incontrare quella sera, ma non ce n'era l'ombra. Quindi tornò a girarsi verso il suo cavaliere con il quale era felicissima di essere a quella festa
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
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    Adamas Vesper
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    ‘Mi prenderanno in giro… non sono riuscito neanche a chiedere a Nik di uscire…’
    Non che non avesse voluto provarci, ma Nikolai pareva essere riuscito a nascondersi ottimamente, in Accademia. Adamas aveva avuto paura che stesse cercando di evitarlo, prima di razionalizzare la situazione e capire che, probabilmente, aveva avuto la necessità di prendersi un po’ di tempo per sé. L’altro ragazzo che avrebbe voluto invitare, ossia Jesse, invece era stato scartato a priori perché non era affatto sicuro che potesse essere interessato a lui in quel senso.
    Mentre procedeva verso la Sala Grande, sii strinse nervosamente nel suo maglioncino bianco, tempestato di piccoli brillanti che rilucevano come fiocchi di neve. Non era un outfit che aveva scelto da solo, anzi: aveva detto a sua madre che “occorreva un vestito a tema natalizio”, ed essendo senza idea si era fidato del gusto della sua genitrice. Fortunatamente, sua madre l’aveva incantato in modo che non potesse sporcarsi col cibo, nonostante Adamas fosse sempre ben attento a ciò. Era stato un momento un poco imbarazzante.
    Non che il maglioncino non fosse alla moda o fuori tema, ma aveva due problemi: gli ricordava terribilmente la tempesta di neve che lo aveva spazzato via all’inizio di quell’anno accademico… ed era terribilmente gay. Tuttavia, doveva ammettere che gli donava particolarmente: forse era ora di lasciar perdere quelle stupidate omofobe come “non voglio sembrare gay”, e abbracciare un po’ di più la sua sessualità. Alla fine aveva accettato quel regalo, e l’aveva abbinato ad un paio di pantaloni eleganti Royal Stewart tartan, che potevano essere vagamente natalizi; il tutto corredato da un elegante paio di scarpe nere.
    Era la prima festa a cui partecipava, e forse la prima per la quale avesse effettivamente preso in considerazione l’invito; per tale ragione, si trovava ad essere in fibrillazione, provando un misto di fascino e timore per ciò che sarebbe successo.
    Avrebbe salutato i professori in maniera formale e cordiale, cercando di defilarsi il prima possibile dalla loro linea di tiro: non serviva un genio a capire che, se vuoi essere figo ad una festa, forse forse parlare coi docenti non conviene. Avrebbe quindi cercato di salutare in maniera normale Jesse, che era lì con Jessica (“Ciao ragazzi - bei costumi, state bene insieme!”), in modo tale da non fare una figuraccia (‘Vedi? Hai fatto bene - è etero…’), per poi dare un piccolo buffetto tenero sulla manina di Alex a mo’ di saluto.
    Quindi… aveva finito le idee. Probabilmente sarebbe andato a sedersi in modo tale da poter ammirare il ballo; magari, chissà, avrebbe invitato una delle ragazze o dei ragazzi senza compagnia a fare un salto in pista, giusto per non restare solo. Tutto sommato ballare non gli dispiaceva, e forse quella sera avrebbe scoperto qualche canzone Babbana orecchiabile?
    ‘Cosa bisogna fare a una festa…? Boh - che brutta situazione…’
    Si sedette, aspettando l’apertura delle danze e ammirando le decorazioni della sala.
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    Eva Ivanova


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    Ormai tutto sembrava essere in discesa. Questo 2019 aveva fatto tantissimi danni, era il caso che terminasse e si mettesse nel cassetto, così come tanti altri anni che erano passati, lasciando un ricordo piuttosto forte per gli avvenimenti avvenuti durante il loro corso.
    Nei giorni successivi a questo, tutti erano stati euforici, gli studenti distratti a lezione, qualcuno che mancava, qualcuno che cercava mille modi per potersi mettere seduto accanto alla dama che si desiderava invitare, rifiuti e sorrisi e pianti e gioia. Insomma, era tutto un sali e scendi di emozioni che ad Eva piaceva osservare dall'altro lato, ricordandosi com'era stato durante i suoi anni, quando gli inviti sembravano esser fioccati anche per lei.
    Questo non era un qualcosa che mancava, a dire il vero, nemmeno adesso che era docente. Con la sola differenza che gli inviti che aveva ricevuto erano tutti quasi al limite della professionalità.
    Molti studenti alla fine della sua lezione, avevano provato ad avvicinarla con gentilezza e domandarle di petto se sarebbe andata al ballo accompagnata da qualcuno, altri avevano addirittura mandato una lettera in carta bollata.
    Questo aveva fatto sorridere Eva, senza far prendere nulla sul serio alla docente, che non pensava minimamente ai suoi studenti come possibili accompagnatori ad un ballo, né tanto meno come oggetti di un suo piacere fisico.

    Eppure, quest'anno, a differenza degli scorsi anni, ci sarebbe andata accompagnata a quell'evento che tutti aspettavano e per un attimo si era sentita tornata indietro di molti anni, come quando veniva invitata dalla persona con cui voleva andarci.
    Samuel Black, il docente che l'aveva rapita e attirata a sé, come in una tela di un ragno, si era fatto audaciamente avanti, spingendo perché andassero insieme a quel ballo, quasi come se fossero una pseudo coppia. Era chiaro che non ci aveva messo molto ad ottenere un sì, dalla docente di Incantesimi, che sembrava quasi sperare che l'alchimista le facesse da cavaliere per quel evento.
    Aveva passato tutta il pomeriggio a sistemarsi, voleva essere perfetta ai suoi occhi e per una volta aveva deciso di provarci davvero a non improvvisare, così aveva "scongelato" uno di quegli abiti che non sempre aveva indossato, ma che le piaceva tantissimo e aveva comprato ad una boutique francese pochi anni prima.
    Il capello biondo era stato ondulato egregiamente, diventando quasi velluto agli occhi lontani di chi l'avrebbe osservata. Il trucco non era esagerato, ma risaltava gli occhi dal color celeste e dalla forma rotonda, le labbra erano tinteggiate di rosso, la stessa gradazione del vestito.
    Il volto era quello di una perfetta bambola di porcellana, aveva indossato degli orecchini luminosi, che scivolavano verso il basso come una cascata di ghiaccio, tanti piccoli diamanti che riflettevano qualsiasi luce capitasse dalle loro parti.
    Quando, dopo la doccia aveva indossato l'intimo in tema che constava solo di un perizoma di pizzo, ecco che le mani si erano posate sull'abito.
    Non aveva scelto il reggiseno, perché la scollatura dell'abito non permetteva di mostrare quelle che sarebbero state le stoffe dell'intimo. Quindi avrebbe fatto scivolare il vestito sul corpo nudo, facendo in modo che aderisse ad ogni suo centimetro di pelle. La scollatura a V che aveva sia avanti che dietro la schiena, dove lasciava scoperta una buona parte del retro, poggiava due fasce sui seni sodi e prosperosi che venivano coperti alla perfezione e spingevano il vestito ad attaccarsi come pelle al corpo della docente. Si stringeva in vita, per poi allargarsi di nuovo leggermente, a cadere morbido in un tessuto leggero con uno spacco vertiginoso sulla gamba destra, che quasi finiva all'altezza dell'inguine.
    Al collo aveva un punto luce di diamantino la quale catenina si appoggiava sulla clavicola, lasciando che cadesse appena e si poggiasse sull'epidermide.
    Lo spacco, non lasciava solo vedere i centimetri di pelle al di sotto di quei veli, ma anche la calzatura di velluto rosso, un decolté che abbracciava il piede esile della docente. Un tacco vertiginoso, a spillo, abbracciato da foglie dorate fino a quasi al tallone.
    Era pronta.

    Aveva aperto la porta della stanza, incerta se l'orario fosse quello giusto e vi aveva trovato il suo cavaliere puntuale come sempre. «Spero di non aver esagerato, per questo ballo.» rise appena, chinando lo sguardo e portando dietro l'orecchio una ciocca bionda di capelli «Sei pronto?» chiese quasi a voler rompere gli schemi che solitamente dettavano che questa domanda la facesse l'uomo.
    Quindi avrebbero sceso la scalinata insieme, mentre Eva sperava di non cadere da quegli scalini, facendo una pessima figura.
    Una volta salva, sarebbero entrati nel salone, dove già dall'esterno si sentiva il dolce suono delle campanelle che erano ritmo cliché delle canzoni di Natale.
    «Si respira un aria decisamente piacevole, non credi Sam?»
    Ostentava ad entrare e varcare quella soglia, come se improvvisamente avesse il timore di mostrare a tutti che fosse accompagnata da qualcuno. Non era Samuel il problema, era che lei aveva una paura immensa dei possibili legami sentimentali. Si fermò poco prima della soglia, cercando di far leva sul docente, per tirarlo un po' verso il lato del portone della Sala, provando a toglierlo dall'ingresso in sé e richiamando un attimo di raccolta «Senti, Sam... non siamo mica costretti ad andarci. Lì dentro, intendo. Potremmo spostarci fuori ed evitare occhi puntati addosso, domande a cui non sapremmo rispondere. O... cioé... io...» cercò la mano dell'uomo, facendo scivolare leggermente le sue dita sul braccio «Sembra strano, ma ho una fifa tremenda di entrare lì dentro. Ecco, ora che l'ho detto... possiamo andare!» sorrise, perfetta e solare come sempre, quindi avrebbe atteso lui e avrebbe lasciato che la trascinasse ovunque volesse.

    made by zachary

     
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    Ametrin
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato.
    Durante la cena Erik era più iperattivo del solito. Chiudeva gli occhi e immaginava cosa potessero fare gli elfi per addobbare la grande sala nel migliori dei modi. A cosa Pensava? Statue in ghiaccio, albero di natale gigantesco, fuochi d'artificio innocui e stelle filanti da per tutto. Sperava in un'esplosione di colori come pochi e dopo aver terminato il pasto tornò in camera con la mente ancora persa ad immaginare, fantasticare, sognare.
    Una volta giunto in camera si mise subito sotto la doccia, utilizzando il suo shampoo preferito all'aroma di muschio bianco e miele. Se tutto fosse andato per il verso giusto avrebbe ballato con Molly un lento e nel caso voleva che anche i suoi capelli fossero perfetti, intrisi di un aroma legnoso e dolce allo stesso tempo. Intanto cominciò a far mente locale su com'era messo.

    Dama per il ballo ✔
    Vestito ✔
    Parabatai in salute ✔
    Doccia ✔
    Coccolo ✘

    Cavoletti, mi son dimenticato di dar da mangiare a Coccolo!
    Uscì dalla doccia e con addosso solo le mutande tornò in camera per inserire qualche foglia di lattuga nella gabbietta del suo amatissimo furetto. Poi fu tutta questione di attimi e immediatamente si ritrovò con il vestito uguale a quello che avrebbe avuto Jesse addosso.
    Come si sentiva con quell'abito? Beh, indubbiamente era stato meglio in vita sua, tuttavia gli piaceva molto il fatto di essere estremamente colorato. Qualche spruzzata di profumo ed eccolo pronto per la sua dama.
    L'incontro con Molly era previsto di fronte al portone della Sala Grande, ragion per cui senza indugiare si affrettò sul posto. Attese, attese ed ancora attese. Poi fu costretto a spalancare gli occhi alla vista della ragazza. Wow! Avanzo verso di lei e tentò di salutarla con un gentile abbraccio. Nessuna si è mai fatta bella per me. Sono davvero felice che tu abbia accettato il mio invito. Fu così che varcò l'ingresso nella sala e subito una musica natalizia investì le sue orecchie. Bella, certo, ma nulla era a confronto delle decorazioni magistrali avvenute grazie agli elfi. Le fontane di cioccolato era bellissime, così come lo era il fuoco dove poteva abbrustolire i dolciumi. In attesa che comincino le danze, cosa ti va di fare? O preferisci che ti prenda qualcosa da bere? L'ho visto fare spesso nei telefilm. Insomma, tutto ciò che sapeva sui balli proveniva da lì.
    Nel frattempo alzò la destra a mo' di saluto al suo gemello parabatai e alla sua accompagnatrice, poi ad un tenerissimo Adamas e a Skyler. Con l'infermiere non aveva una grandissima confidenza, tuttavia sentiva il bisogno di parlar con lui prima o poi, ma quella non era l'occasione giusta.
    Respirò a pieni polmoni e percepì un'odore che conosceva bene. Sbaglio o c'è odore di vischio? Sollo allora si accorse del cuore di foglie e vischio. Mammina che imbarazzo! Avrebbe dovuto chiederle una foto? Assolutamente sì, ma per quello c'era tempo, al momento doveva vincere una certa goffaggine.



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    Cameron Cohen ad un ballo? Ma quando mai era successo un simile evento? Ad Hogwarts aveva sempre evitato tali occasioni come la peste, preferendo ritirarsi nel dormitorio corvonero non appena iniziavano le danze. Cam non aveva mai sopportato simili eventi, ritenendoli assolutamente futili, uno spreco di tempo e denaro. E allora perché, proprio lui che la pensava così, stava andando ad un ballo scolastico? Semplice, la scommessa. O forse qualcosa di più? Beh, Cohen si impose di pensare che fosse per la sua scommessa. Quindi eccolo lì, smoking in una mano e scarpe nell'altra, pronto a prepararsi per la festa, sperando che la sua accompagnatrice -la Freeman- ne valesse la pena. Pochi giorni prima, quando era andato a Denrise, aveva comprato un semplicissimo smoking nero. Non aveva nessunissima voglia di sprecarsi troppo con puttanate natalizie. Oltretutto il ragazzo odiava il Natale, non era mai stata una ricorrenza lieta per lui, almeno da un certo punto in poi. Da quando sua madre aveva perso l'uso delle gambe, non avevano più ricevuto regali, lui ed Arya. Tutti i soldi che mettevano da parte, erano usati per svariate visite della donna che, non potendo aspettare i tempi biblici della sanità pubblica, era costretta ad andare da medici privati e ciò comportava costi maggiori. Aveva passato un solo Natale bello in tutta la sua vita, probabilmente, ed era stato quando suo padre non era fottutamente fuori di testa. Sono stati felici, per un periodo. Ma come tutte le cose belle, essa era destinata a spegnersi presto. Quindi ad un ballo di Natale, lui non ci sarebbe mai andato. Ma quell'anno era diverso, quell'anno Cameron avrebbe fatto un sacrificio ed aveva addirittura invitato la giovane biondina, portandole persino un regalo. Beh, non è che lo avesse apprezzato poi molto... ma lui si era impegnato, che voleva quella maledetta ragazza di più?
    Sbuffò davanti allo specchio mentre si vestiva di tutto punto. Le sue iridi nocciola percorrevano il suo corpo dall'alto in basso e dal basso all'alto. Doveva essere perfetto... ed in effetti lo era. Lo smoking gli stava alla perfezione, secondo lui, e le scarpe rendevano il tutto un poco ribelle, come piaceva a lui. Non si era sprecato nemmeno per mezzo secondo a cercare scarpe eleganti; aveva optato per delle semplicissime vans nere che, comunque, stavano bene con l'abito. Cam voleva stare comodo, non avere i piedi compressi in delle scarpe troppo rigide per i suoi gusti. Prese del gel e se lo spalmò sul ciuffo, perché prendesse la direzione che voleva lui. Perfetto, era veramente un vip. Beh, non era affatto un segreto che il ragazzo sfoggiasse tanta autostima, anche se forse era solo per nascondere la fragilità che aveva dentro. Beh, comunque nessuno l'avrebbe mai scoperto.
    Ormai pronto, il castano uscì dalla stanza e successivamente dalla sala comune senza più guardarsi indietro, andando nel luogo dell'appuntamento con Mia, fuori dalla sala comune degli Ametrin. Si piazzò lì con la schiena appoggiata al muro, sicuro di sé e curioso di vedere come si sarebbe presentata la sua partner per la serata. Vieni al ballo con me e non ti disturberò più, le aveva detto. Ma non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere la parola, c'era come una sorta di calamità che lo spingeva verso la ragazzina ogni volta. I suoi pensieri, comunque, furono interrotti proprio da Mia, uscita proprio in quel momento. Cam si aspettava di tutto. Si aspettava che uscisse in tuta da ginnastica o, ancora peggio, vestita da suora, ma quello che vide era... wow. Poteva non sembrare, se ci si fermava a conoscere il ragazzo superficialmente, ma lui aveva un occhio di Falco per i dettagli. Mia portava un vestito rosso corto ma non in modo eccessivo, dignitoso insomma. Ai piedi un paio di stivaletti che, doveva dirlo, le donavano davvero tanto. Passò quindi ad osservarla in viso e notò subito il trucco delicato ma preciso che le metteva in risalto il viso chiaro. Si trattenne dal fare un fischio di apprezzamento, mentre ella si avvicinava. Ti sei impegnata eh ridacchiò in risposta al suo "andiamo", dopodiché la prese sottobraccio e la condusse in Sala Grande, dove si teneva il ballo. Non fraintendete, non la prese sottobraccio per galanteria, ma perché voleva arrivare al ballo il prima possibile. Come si dice, prima si inizia e prima si finisce.
    Si scostò un ciuffetto ribelle dal viso ed entrò accompagnato dalla ragazza. Beh, carino concesse, guardandosi in giro con i suoi enigmatici occhi nocciola. In attesa che si aprano le danze -e qui sbuffò- andiamo a bere qualcosa Prima che lei avesse anche solo il tempo di opporsi, slacciò il braccio da lei e le prese la mano, trascinandola verso il tavolo degli alcolici. Che problema c'era? Il ragazzo era già maggiorenne da un bel pezzo. Versò due bicchieri di Punch e ne offrì uno alla bionda svogliatamente, continuando comunque a studiare i presenti e la sala in ogni minimo particolare. Ancora una volta, si chiese cosa diavolo ci faceva lì.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
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    Edited by Cameron Cohen - 15/12/2019, 11:34
     
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