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.SPOILER (clicca per visualizzare)//NOTE OFF
Benvenutissimi allo Jul Ball made in Hidenstone!
Come potrete leggere, varie saranno le possibilità di gioco per questa notte no-rules.
Qui, vi lascio un piccolo specchietto delle attività disponibili:
- Lasciare un augurio sulle pergamene in prossimità dei alberi più piccoli, decorati con i colori delle tre Case;
- Cioccolatizzare ciò che vi pare {occhio alle bacchette} con la bellissima fontana a forma di Snaso ed un falò per abbrustolire marshmellow a volontà;
- Giochino alcolico per lasciar la propria dedica tutta particolare {lasciatevi ispirare dai vari drink che berrete per farlo!};
- Foto all'interno del cuore col vischio;
- Lasciare i vostri doni ai piedi del grandissimo albero per i vostri cari;
- ALCOL PER TUTTI I PG MAGGIORENNI -ricordo che è considerato maggiorenne chi ha compiuto 17 anni il 23 dicembre 2019- per gli altri... occhio al grammofono impertinente!
Ricordo che la partecipazione al ballo è per i soli studenti, corpo docenti e personale tecnico-amministrativo dell'Accademia. Per qualunque dubbio, domanda e perplessità potete contattare Eilidh e Xander.
Seguite la musica e... Divertitevi, divertiteci e... ho-ho-ho il Ballo è arrivato anche qui!
Scadenza, domenica, 15 dicembre, ore 23.59.. -
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.Alizée Vuasseaux
~ Prof di Magitecnica
~ Mezzosangue
~ 30 Anni
~ Benestante
Note:
Narrato
"Parlato"
"Pensato"
"Ascoltato"
Statistiche:
Link StatsA Beauxbatons i balli di fine anno erano comuni. E anche a metà anno, e ogni qualvolta c’era qualcosa da festeggiare. Erano molto formali, doveva ammetterlo. Tutte in divisa da cerimonia, come i maschietti anche loro avevano una divisa scolastica per le grandi occasioni, come quella di andare al torneo tremaghi o simili. E anche se non obbligatorio, diciamo che era molto molto molto consigliato saper ballare, e bene. Lei quel problema non lo aveva. Le lezioni da piccola, la sua passione e la sua naturale tendenza al ritmo le avevano sempre permesso di cavarsela egregiamente, anche perché i balli erano molto lenti e antichi, simili a quelli che si ballava ai tempi del Re Sole, quindi in linea con il ritmo della danza classica.
Negli anni dopo aveva scoperto la musica babbana, aveva imparato molti passi di danza, muovendosi dalla classica alla pop e alla moderna, con alcuni sprazzi di jazz. L’hip hop non lo capiva, ma era un problema suo. Le era capitato anche di fare per alcuni mesi la ballerina in uno strip tease in America, quindi sapeva anche arrivare a balli molto spinti, e con il suo fisico non era difficile fare in modo che il maschio medio babbano o magico fosse decisamente mesmerizzato alla fine della sua performance. Fu il periodo con le mance più alte…
Sorrise uscendo dalla vasca dopo un bagno rinfrescante e tonico, a base di menta, bacca di vaniglia e una spruzzatina di olio di lavanda, che le lasciò la pelle piacevolmente fresca e profumata. Con la magia si sistemò i capelli lisciandoli, lucidandoli come se fossero appena spruzzati di glitters dorati e rossastri per il tema natalizio, quindi si fece dei leggeri boccoli sulla parte finale, per muoverli un attimo e dare un’idea di eleganza senza essere uno chignon o altro troppo castigato per il tipo di outfit che voleva mettere. Ancora nuda rifletté un’ultima volta se era il caso, ma un’improvvisa voglia di stupire e di lasciarsi andare la fece decidere e la bacchetta muovendosi estrasse dall’armadio la tuta, il vestitino e le scarpe, oltre a un mantello in tono che avrebbe fatto scomparire al momento opportuno. Voleva un’entrata in scena degna di uno spettacolo. Aveva sentito bisbigli, borbottii, idee e altro sia dai professori che dagli studenti, e sapeva che non sarebbero stati tutti outfit castigati, anzi. Quindi non sarebbe stata davvero fuori strada con il suo.
La tuta si infilò gentile sul suo corpo, guidata dalla magia, ricoprendo tutta la sua figura di uno strato di lucido rosso Babbo Natale, lasciandole libere le mani, i piedi e la testa. Pensò un attimo a dei guanti, e indecisa, guardò a lungo tra il rosso a tema o il bianco, scegliendo quell’ultimo, così che i guanti al polso, lucidi e bianchi, ma ornati di bianca finta pelliccia al bordo, si infilarono sulle sue mani, rilassandola. Sembrava che se non fosse totalmente sola, l’idea di averle scoperte era quasi dolorosa, mettendole un’ansia che non poteva quasi controllare.
Il vestitino in raso, senza maniche, nello stesso rosso della tuta, ornato con finta pelliccia alla gonna che a malapena arrivava sotto il cavallo e attorno al collo e sul davanti, mettendo in mostra la scollatura che però non mostrava altro se non la tuta sotto, scivolò su di lei, mentre il cappuccio in puro stile natalizio si sistemava sulla testa in modo quasi sbarazzino. Era pronta, solo le scarpe di vernice rossa, legate ai piedi con dei laccetti sottili che zigzagavano ricordando l’allacciatura dei sandali da schiava mancavano all’appello. Era la prima volta che li indossava così a vista, normalmente erano nascosti dalle lunghe gonne delle tuniche da strega. Con attenzione allacciò il tutto e si mise in piedi, con la grazia e la sicurezza di chi ha usato quelle scarpe per anni, e camminò per sistemare il piede nella giusta posizione. Erano in qualche modo comode, nonostante i 18 cm di tacco che portavano il piede in una perfetta posizione da ballerina classica, facendola camminare sulle punte. Si controllò il trucco, leggero e naturale e si allacciò il mantello in stoffa pesante rossa e si guardò allo specchio un’ultima volta. Dall’esterno non si notava nulla del suo outfit, se non il cappuccio. Era la sua idea. Voleva che il suo cavaliere, e non solo lui, avessero una sorpresa. Con tranquillità si mosse dalla sua stanza al punto di ritrovo che si erano prestabiliti, arrivando in perfetto orario, cosa che lui le fece notare con un sorriso. Lei non potè se non sorridere anche per il tipo di vestito da lui scelto e per il suo commento.
“Sa, credo che probabilmente in questo momento preferirebbe avere a che fare con Inferi e dissennatori che doversi far vedere dagli altri con quell’abito, che comunque trovo molto adatto al tema, sebbene non la rispecchi. Spero invece che il mio le piaccia. e no, lei non farà la figura dello stupido, al contrario. Potrei quasi essere gelosa degli sguardi che le altre poseranno sul mio cavaliere.” gli disse seria.
Entrarono. Altre persone, sia adulti che studenti si stavano muovendo e la musica già risuonava nell’enorme locale già parzialmente pieno. Guardò l’enorme albero, quelli più piccoli delle case e la fontana di cioccolato, ridacchiando debolmente vedendone la forma. Non era interessata a bere, ma magari avrebbe cambiato idea nel corso della serata, senza arrivare ad ubriacarsi. Era curiosa di assaggiare il vino denrisiano, non aveva mai assaggiato la versione babbana, ma chi lo aveva fatto gliene aveva parlato bene.
Con un gesto della bacchetta fece evanescere il suo mantello, mostrando nel giro di un paio di secondi il suo vestito e mettendosi in posa quasi volesse fare colpo, e forse voleva davvero, il professore.
“Certo che mi va, Brian. Ne sarei onorata.” gli rispose notando come lui fosse passato dal lei al tu, e gli porse la mano guantata per essere presa a braccetto, per poi dirigersi con lui nella postazione, il fotografo già pronto a scattare. “Quanto vuoi che sia natalizia la foto?” gli chiese furba voltandosi verso di lui quando fossero stati sotto il vischio. forse erano le feste, forse la musica, ma si sentiva molto temeraria quella sera.Code by TsundereBoy
Edited by Alizée Vuasseaux - 18/12/2019, 14:18. -
.“Come on skinny love what happened hereAncora faticava a realizzare di essere davvero sul punto di partecipare ad un ballo scolastico, proprio lei che si era sempre sentita fuori da qurl genere di celebrazioni. A dire il vero Mia aveva un problema con le feste in generale, di qualsiasi tipo fossero: era cresciuta in un contesto dove non le era permesso festeggiare più di tanto e così non aveva mai pensato che si trattasse di qualcosa di necessario o positivo. Charles, crescendo, aveva cercato di cambiare quel suo atteggiamento, ma sotto sotto Mia trovava le feste un momento più provate e stressante che altro.
Quella sera se ne sarebbe stata volentieri in camera, chiusa a leggere un libro, a letto presto per potersi svegliare di buon ora la mattina dopo e magari portarsi avanti con qualche lezione del secondo semestre, e invece era costretta ad uscire. In effetti si era chiesta più volte se non fosse il caso di rifiutare, ma poi si era ricordata puntualmente il perché di quell'autopunizione: se fosse andata al ballo con Cam se lo sarebbe levata di torno. Quel pensiero era bastato a convincerla a non desistere per quanto, quando era stato il momento di prepararsi, aveva seriamente pensato di lasciare perdere, nonostante la posta in gioco.
Mia non era il tipo da feste, né tanto meno da balli di Natale. Non era mai stata una di quelle ragazze interessate alla moda o ai party, si era sempre tenuta abbastanza lontana dalla vita mondana e le sembrava che Hidenstone stesse contribuendo a cambiarla parecchio anche da quel punto di vista. A stento si riconosceva in quel momento, intenta a cercare di avere un aspetto decente per un evento come quello.
A dire il vero aveva pensato di andarci in tuta, fosse anche solo per fare un dispetto a Cameron e farlo imbarazzare in qualche modo, ma alla fine aveva pensato che non ne valesse la pena, che forse mostrargli un minimo di impegno nutrisse il suo ego a sufficienza per poi convincerlo a lasciarla davvero in pace. Certo, era stata comunque costretta ad arrangiarsi e alla fine era andata a cercare qualcosa da mettersi all’ultimo minuto, nel primo giorno di uscita libera disponibile. Per un solo secondo aveva sperato che Cohen si fosse superato, che il suo “regalo” non fosse nemmeno troppo terribile, ma le era bastato sbirciare nella scatola per decidere che, come sempre, il ragazzo non si era smentito. Aveva nascosto il tutto sotto il suo letto per sbarazzarsene in seguito, e si era arresa all’idea di dover comprare qualcosa.
Ora, lei e Charles non navigavano di certo nell’oro, anche se il fratello aveva sempre cercato di non farle mancare nulla. Per il modo in cui era cresciuta non era abituata a spendere molto per cose “frivole” come abiti o accessori, così aveva finito per recarsi in un negozio dell’usato e cercare qualcosa che potesse andarle bene. C’era da dire che Mia vantava una bellezza piuttosto naturale, che le permetteva di stare bene quasi con qualsiasi cosa, anche se lei non se ne rendeva quasi mai conto. Non passava il tempo a piangersi addosso, non si reputava brutta o inguardabile, semplicemente non le importava molto di quello che le persone pensavano di lei, sotto quel punto di vista, le bastava essere presentabile e ordinata e le andava più che bene.
Alla fine si era arresa quando aveva trovato un vestito rosso, con qualche decoro, abbastanza vintage ma sobrio, come piaceva a lei: le linee dell’abito erano semplici, dopotutto, la fasciava bene e la faceva sentire a suo agio, il che non era scontato. Per il resto riuscì a trovare un paio di tacchi non troppo alti e abbastanza comodi, una borsetta non troppo piccola e per il resto si limitò ad aggiungere accessori che già possedeva. Optò per un rossetto rosso fuoco anche solo per ribadire che lei non aveva niente da temere, e quello era più un messaggio per sé stessa che per gli altri: in quel momento stava sfidando tutte le sue paure e tutte le sue insicurezza, stava uscendo non solo con un ragazzo ma con il migliore amico di Mark. Sapeva che c’erano probabilità di rivedere anche l’altro ragazzo, eppure in quel momento le pareva di poter affrontare anche quello, non era più una ragazzina e sapeva anche difendersi all’occorrenza.
Sistemo le cose nella borsetta e poi infilò in un altro sacchetto i regali che aveva preparato: per una volta aveva davvero più di una persona a cui farli e non era stato così semplice, ma aveva preparato un pensiero anche piccolo per alcuni dei suoi compagni e addirittura uno anche per Cam, anche se quello era per lo più una vendetta personale.
Si diede un’ultima occhiata allo specchio per poi ripetersi che doveva smetterla di preoccuparsi così tanto, era solo quell’idiota di Cohen e si aspettava comunque qualche frecciatina. “La mia sicurezza non dipende dagli altri” si ripetè per poi uscire dalla stanza a schiena dritta, passo sicuro, dirigendosi poi fuori dalla sala comune Ametrin dove Cohen le aveva dato stranamente appuntamento. Doveva ammettere di essere rimasta sorpresa da quella sorta di “attenzione”, non aveva idea di quale fosse il suo gioco o di che cosa avesse in mente ma cominciava a pensare che stesse facendo sul serio, e lei non aveva intenzione di essere da meno. SI sistemò la borsetta sulla spalla e poi lo raggiunse, riconoscendolo da lontano anche solo per l’altezza. Lanciò uno sguardo al suo completo nero e sollevò ancora di più il mento, fosse anche solo perché si sentiva decisamente bassa rispetto a lui, nonostante i tacchi. “Andiamo?” domandò brevemente perché non aveva intenzione di mostrarsi felice di stare in sua compagnia o di dargli la parvenza di aver in qualche modo vinto la sua sfida personale, qualunque essa fosse.Mia Freeman-SHEET-
"Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"[code by psiche]
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.SPOILER (clicca per visualizzare).
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Claire J. Murray.
User deleted
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.Elisabeth LynchNon erano passate che due settimane da quando aveva smesso i panni della protagonista principale del suo triangolo, portandosi dietro, per giorni, il fardello del peso di una scelta, finendo con il vestire quelli dell'attesa. Un'attesa che di fatto la logorava. Tornare alla quotidianità aveva gettato una pesante ombra su Elisabeth, che però cercava di tenere a freno quando era circondata dalle persone, con particolare attenzione agli altri vertici di quel nuovo triangolo. Quell'ombra era un misto di ansia, aspettative, paure, senso di abbandono e, ciliegina sulla torta, proprio per non farsi mancare nulla, i sensi di colpa. Quelli erano stati i più difficili da gestire per la Prefetta. Erano arrivati pian piano, subdoli nel loro strisciare, attaccando quando rimaneva da sola o quando la testa veniva lasciata libera di vagare, cosa che capitava spesso nell'ultimo periodo. Come aveva più volte ribadito nei giorni a Bath, la Lynch non si era affatto pentita di aver perso la verginità con Joshua, eppure... si diede della stupida per aver creduto, ingenuamente, che mettendo un punto fermo in quella relazione complicata tutto finisse lì, nel momento in cui aveva compreso -e detto- di volere solo Ben. La realtà, però, era tornata a colpirla forte, non appena aveva messo piede nell'accademia. Per quanto avesse affermato che quel weekend non fosse un altro momento che si era ritagliata con lui, in fin dei conti dovette ammettere che era proprio quello. La presenza di Jesse, il rapporto che condivideva con Evans, la continua assenza dai quei corridoi di Jug le diedero modo di capire quanto, per un atto egoistico, avesse provocato.
No. Una risposta lapidaria venne data dalla Lynch quando un Dioptase del quarto anno l'aveva fermata all'uscita della Biblioteca dopo un'intera giornata trascorsa a fare i compiti. Era il quinto -o sesto?- invito che aveva rifiutato solo quella domenica che precedeva il Ballo di Natale. Ogni studente sembrava preso dalla febbre di invitare qualcuno, con la paura di andare al ballo da soli e rischiare così di non sentirsi all'altezza, con l'odore di una figuraccia che sembrava inevitabile a poche ore dall'inizio delle danze. Dal primo al quinto anno non era stato fatto altro che parlare, per settimane, di vestiti, tema della festa, decorazioni e chissà quale altra diavoleria, con borbottii e squittii che sembravano perseguitarla, ricordandole come lei avrebbe dovuto essere tra le protagoniste di quel ballo iniziale. Odiava quella parte di doveri legata al fatto di indossare la spilla, ricordando che oltre all'onore di poterla indossare c'erano anche oneri cui non poteva sottrarsi del tutto.
Aveva già scritto il suo permesso alla Preside, portandoselo dietro ogni giorno, dove chiedeva di poter lasciare prima la scuola, eppure non aveva ancora trovato il coraggio di consegnarlo. Una parte di lei voleva scappare da quel ballo, da quel dovere di Prefetto di aprire le danze insieme agli altri spillati e ai responsabili di casata; dall'altra però... cosa avrebbe dovuto fare in una casa, da sola, per due settimane? E alla fine era rimasta e il ventitré dicembre era arrivato.
Se ne stava stesa sul suo letto a baldacchino da quando l'ultima campanella per quell'anno solare era suonata. Si era rifugiata dietro quelle pesanti tende che circondavano quel letto a baldacchino, senza neanche scendere in Sala Grande per metter qualcosa nello stomaco. Non aveva fame e non solo perché il banchetto era stato di fatto anticipato per permettere poi di sistemare la sala per quella notte. Non aveva fame perché alla fine non sapeva ancora cosa fare per quello Jul Ball. Si mise su un fianco, con il viso rischiarato da quella lampada ad olio che bruciava, illuminando con quella fiamma anche quello che era posato sul suo comodino, che era praticamente spoglio, visto che sopra c'era solo un libro che non aveva aperto nell'ultimo mese. Romeo e Giulietta era inciso sulla copertina rigida. L'aveva sfogliato solo nelle poche notti che erano trascorse da quando le era stato affidato a quando era stata portata via da quel luogo che credeva sicuro. Si sporse per prenderlo, aprirlo lì proprio dove c'era un segnalibro un po' particolare: una foto. Era Jug nella Stanza delle Necessità, che stringeva quel libro tra le mani, con lo sguardo che mangiava quelle righe che conosceva a memoria. Una fitta al cuore. Le mancava. Mancava il suo sguardo chiaro su di lei, il sorriso beffardo in un ghigno e quelle labbra che avevano reclamato quel diritto di essere il suo primo bacio. Oltre un mese era passato dall'ultima volta che l'aveva visto, che ci aveva parlato, che l'aveva ferito... non doveva chiudere gli occhi per rivedere quel viso deluso, gli occhi tristi e sentire quella voce spezzarsi quando aveva ammesso di amarla. Voleva davvero bene al ragazzo con il cappello, ma, purtroppo, non poteva asserire di provare i suoi stessi sentimenti.
Quasi a volerla smentire, da quelle pagine scivolò un rettangolo, stretto e lungo, con ben quattro immagini divise dal disegno di un rullino fotografico. Guance gonfie ed occhi sgranati insieme ad un occhiolino e alla sua linguaccia lunga, un paio di snasino-snasino giusto per essere equi e un bacio. Il suo primo bacio. Quanti potevano vantare di avere una prova di quella prima volta che avevano baciato una persona? Effettivamente, due persone imperfette come loro, erano riusciti a fare qualcosa di perfetto. E poi Elisabeth fece una cosa che chiunque avrebbe fatto: immaginò. Immaginò Lucas chiederle di essere la sua dama per quella notte, i suoi occhi illuminarsi quando l'avrebbe vista con il vestito che aveva scelto e persino il bacio che si sarebbero scambiati nell'apice di quella musica che avrebbe accompagnato quel primo ballo. Poi però quella fantasia si scontrò con un piccolo girasole d'argento e, se possibile, per il suo cuore fu ancora peggio. Non sarebbe mai potuta andare con Lucas al ballo perché quel sottile piccolo anello gli aveva ricordato quanto si era sentita felice, voluta, desiderata, e quanto aveva amato Joshua. Dovette chiudere gli occhi e lasciarsi andare ad un sospiro, come ad allontanare quella bruciante verità: era fin troppo immersa nei sentimenti che nutriva per Ben che aveva finito con il rifiutare non solo Jug, ma anche ogni singolo invito per quel ballo. Non sapeva se Evans sarebbe mai entrato dai battenti della Sala Grande e se l'avesse fatto solo per fare un salto come aveva detto a cena da Rob o se alla fine sarebbe andato con qualcuno che non fosse lei; eppure sentiva che accettare un invito anche solo per avere un cavaliere di facciata, per dileguarsi alla fine del primo ballo, sarebbe stato del tutto sbagliato, non tanto per rispetto nei suoi confronti -quell'eventualità non le era passata minimamente per la testa- quanto perché odiava dover fingere qualcosa che non c'era e solo perché le persone avrebbero potuto iniziare a spettegolare su di lei. Io non ho bisogno di nessuno. Si mise a sedere sul letto, richiudendo quelle foto in quel libro che questa volta venne inserito in un cassetto, mentre sentiva una nuova determinazione crescere in lei. Dannazione, siamo nel duemiladiciannove, non è che non vado al ballo perché non ho un cavaliere!
Il vestito, in quel tulle rosso appena stretto in vita, con una scollatura a forma di cuore e delle piccole maniche che scendevano appena sotto le sue spalle, le ricadeva morbido fino ai piedi, sfiorando il pavimento nonostante le decolleté dorate, con piccole borchie ton sur ton, dal tacco vertiginoso. Al lobo destro chiuse uno di quegli orecchini che si arrampicavano lungo la cartilagine, con quello che era un Babbo Natale sulla sua slitta trainata da renne. Il trucco era più marcato del solito, grazie anche alla tonalità di rosso scuro, matte, a delinearle le labbra. I capelli, con le loro onde naturali, ricadevano morbidi sulle sue spalle, con l'unico ornamento che aveva rappresentato dal frontino che le aveva regalato Josh, con quell'alberello un po' spennacchiato, cui aveva però acceso le lucine. Quel frontino l'aveva tenuto stretto a lungo tra le mani, indecisa se indossarlo o meno. Non tanto per l'aspetto buffo che le avrebbe potuto donare, in perfetta linea con il tema della serata, quanto perché sapeva che indossarlo avrebbe significato avere altro, oltre al piccolo anellino con il girasole che aveva sempre, che le ricordasse quanto aveva avuto in quel fine settimana, in così forte contrasto con lo stato d'animo con cui aveva lasciato il suo angolo sicuro del castello, fino ad arrivare alla soglia della Sala Grande. Il senso di solitudine e di abbandono le attanagliava lo stomaco. Sei forte, ce la puoi fare. Si incoraggiò, stampandosi un sorriso che però non coinvolgeva le iridi cerulee. Solo chi la conosceva davvero avrebbe potuto vedere come si sentisse a disagio con quel vestito, sola, ad una festa cui aveva cercato di sfuggire. Alla fine il suo piano sarebbe stato solo uno: non appena il ballo avrebbe avuto inizio lei sarebbe scivolata via da quella sala. Doveva solo resistere per qualche minuto e poi, forse, sarebbe stata finalmente libera da ogni suo dovere.
Quando fece il suo ingresso, dopo aver lasciato i suoi doni -eccetto uno- sotto l'enorme albero di Natale- le iridi cerulee partirono alla ricerca di visi conosciuti -anche se era uno quello che avrebbe voluto trovare- osservando come fossero decisamente più particolari, oltre che perfetti, i loro outfit, un po' come la mise che aveva scelto il suo collega Prefetto. Jesse Lighthouse era un vero e proprio aiutante di Babbo Natale e la Lynch, invece di trovarlo buffo con quelle vesti, si ritrovò a sorridere perché l'Opale stava decisamente bene in quei panni. Fatto era che quando aveva visto il ragazzo l'ex Serpeverde sentì il respiro venirle meno, immaginando che il partner di quella notte sarebbe stato lo stesso che avrebbe voluto lei al suo fianco. Merlino, ti prego, no... Un lamento sfuggì a quelle labbra distese in un sorriso nervoso, mentre avanzava su quei tacchi fino a comprendere come al suo fianco non ci fosse un Ametrin bensì la sua compagna di stanza. Ma che diavolo? Lo disse tra i denti e nessuno, se non standole davvero addosso, avrebbe potuto percepire quella domanda retorica.
Devo bere qualcosa. Ed era tutto dire per una persona come lei che si era avvicinata all'alcol pochissime e rarissime volte e nutriva il serio dubbio che se non avesse avuto un po' di coraggio liquido avrebbe sollevato il vestito, sfilato le scarpe e corso via prima ancora del là delle danze.
Recuperato un bicchiere di vino rosso -era stata davvero un'ardua impresa la sua nel capire come funzionasse il tavolo delle bevande, ringraziando un'Opale più grande che era corsa in suo aiuto rivelandole che bastava solo fare la sua richiesta a quelle bottiglie poste sulla superficie rotonda- la Lynch rimase un po' in disparte, nei pressi di uno degli alberi più piccoli, osservando tutto ma di fatto senza vedere nient'altro che Jesse e le porte della Sala Grande. Nessun miracolo di Natale ci sarebbe stato per lei, ne era ormai tristemente certa, eppure non aveva smesso un solo istante di sperare in qualcosa, anche in un piccolo segno. E solo allora, sollevando lo sguardo sulla volta della Sala Grande si rese conto di quello che stava succedendo da un po', solo che non se n'era resa conto per via della musica e dei pensieri, negativi, che affollavano la sua testa.
Ma quella è... neve! Aveva voluto un segno? Bene, era stata accontentata. Merda!❝Can you get a clue?❞CODICE ROLE SCHEME © dominionpf. -
Joshua B. Evans.
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.“this may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪Era letteralmente un'ora e mezza che si stava preparando. Non era suo solito metterci così tanto, a dire la verità. Insomma, modestia a parte, Jessica non doveva impegnarsi troppo per essere bella, ma quella sera voleva esserlo più del solito. La domanda era: perché? Beh, alla festa sarebbe stato presente qualcuno a cui avrebbe voluto mostrare quanto potesse essere fantastica. Ed anche per Jesse. Una volta ogni tanto, non ci trovava nulla di male nel passare le ore in bagno per sistemarsi. E poi, in ogni caso, lo Jul Ball era una tradizione di ogni anno. Quello prima non c'era andata, rifiutandosi di presenziarvi perché convinta di essere grassa -siccome era incinta. Ma ora il bimbo non era più dentro, bensì lì accanto a lei vestito con un buffissimo costume da elfo di Babbo Natale. Era a tema natalizio il ballo, no? Di certo, comunque, non poteva vestire un bambino di appena cinque mesi e mezzo con uno smoking e la cravatta, no? Certo che no! Era veramente adorabile! Aveva pure il cappellino. Sorrise al figlio dolcemente. Aveva deciso che lo avrebbe portato per un po', per poi portarlo nuovamente in dormitorio. Le sembrava carina l'idea di fargli passare un po' di tempo con lei e con i suoi amici per poi metterlo a letto non troppo tardi ed infine tornare alla festa. Era un bimbo piccolo, non poteva certo stare sveglio fino a mezzanotte passata! Se non molto più tardi. I bambini a quell'età hanno bisogno di dormire, no? Fu per questo che decise che lo avrebbe riportato in dormitorio magari intorno alle dieci e mezza. Bene, ora poteva continuare a pensare al suo di look. Uno dei weekend precedenti aveva acquistato un vestito rosso senza maniche, aveva solo due fini spalline e dal busto in su erano presenti dei brillantini che creavano un effetto molto natalizio. Sperava davvero di stare bene come si era figurata nel camerino mentre lo provava. Le arrivava poco sopra al ginocchio, lasciando scoperte le sue lunghe gambe slanciate. Ai piedi aveva optato per delle scarpe rosse col tacco non eccessivamente lungo; non voleva essere più alta del suo cavaliere, che la superava di poco. Era abbastanza contenta del suo outfit per ora, ma non bastava. Aveva comprato una collanina con un pendente che pareva di rubino e scendendo arrotondandosi formando un abbozzo del viso di un animale, il tutto andava completandosi con due magnifiche corna dorate che quindi formavano la figura di un cervo. Jessica era particolarmente fiera di quella collana che aveva comprato a buon prezzo ma che trovava davvero stupenda! Inoltre, sempre nello stesso posto, aveva comprato due orecchini a forma di renna veramente carinissimi, voleva rendere al meglio il dresscode di quella sera che, ovviamente, era in tema con l'imminente Natale! L'indomani sarebbe stato anche il suo compleanno e la corvina non era troppo sicura di voler diventare maggiorenne, almeno agli occhi del mondo magico. Anche se ciò voleva dire che dopo la mezzanotte, avrebbe potuto bere! Sorrise al pensiero e continuò con la sua opera; praticamente mancava solo il trucco e i capelli. Sebbene non fosse una ragazza che si truccava troppo pesantemente, quella sera decise che un po' di trucco ci stava, seppur comunque senza esagerare. Optò per un rossetto rosso acceso che le faceva risaltare le labbra ed un po' di mascara sugli occhi, anche questa volta mettendo in risalto le sue iridi scure. Bene, era praticamente pronta! Precedentemente aveva era andata anche a farsi le unghie, optando anche ora per qualcosa di Natalizio, infatti se le era fatte colorare di rosso e alcune dita avevano qualcosa che ricordasse il natale. Perfetto, ora l'acconciatura! Si arricciò leggermente i capelli ed era pronta! Abbinò il tutto ad una borsetta rossa dove depositò piccole cose, come il magifonino, la bacchetta, qualche giochino per Alex e poche altre cose per ogni eventualità. Finalmente era pronta e poteva scendere! (Outfit completo Click) Prese il figlio in braccio ed uscì dal dormitorio, per poi andarlo a posare nel passeggino che sostava sempre in sala comune. Era lo stesso passeggino che le aveva regalato Blake qualche mese prima. Ai piedi delle scale, comunque, trovò Jesse con addosso uno stranissimo costume da elfo. Scese le scale per avvicinarsi a lui e mettere effettivamente Alex nel passeggino. Grazie, Jesse! sorrise sinceramente felice del complimento che le aveva rivolto il compagno Opale e studiandolo da capo a piedi Anche tu stai bene! commentò con una risatina. Sei molto originale! Scommetto che c'è di mezzo anche Erik. La corvina non poteva, ovviamente, averne la certezza, ma era piuttosto convinta che l'Ametrino non lo avrebbe lasciato solo a gironzolare con quel costume. Finalmente i due poterono dirigersi al ballo al quale erano presenti già alcuni professori e studenti, nonché l'infermiere della scuola che probabilmente le aveva salvato il culo giusto un paio di volte. Sì, devo dire che qui non hanno badato a spese. Commentò in risposta, osservando ogni dettaglio della Sala Grande che quasi non riconosceva più. Seguì poi il prefetto Opale verso quel grande albero dove anche lei, come aveva fatto lui in precedenza, mise tutti i regali che aveva fatto -ed erano fottutamente tanti. Avere degli amici e delle persone alle quali si teneva, per Natale, non era il massimo. Si fa per dire, a Jess faceva piacere aver diverse persone a cui voler bene, però ci aveva messo parecchio tempo a scegliere i regali per tutti. Ma ora si era liberata del gran peso della borsa all'interno della quale aveva messo tutti i regali. Ma figurati Jesse! È un piacere, per me, essere qui ed esserci con te. Sono stata davvero felice di accettare. Gli regalò un sorriso dolce, prima di pensare alla successiva domanda del ragazzo. Beh, che ne dici di bere qualcosa? Sperava che gli elfi non ci avessero dato dentro solo con l'alcol. Si guardò in giro alla ricerca del tavolo delle bevande, ma la sua attenzione fu attratta dalla fontana di cioccolato. Guarda che bella, Jesse! esclamò, colpita. Oh le piaceva il cioccolato, le piaceva eccome. Insomma Jessica datti un contegno la rimproverò la vocina dentro la sua testa, mentre si voltava verso l'amico. E così.. ehm voi prefetti dovete aprire le danze eh? Che ansia, ci guarderanno tutti. Ma quanto sei falsa Jessica? Insomma, lo sanno tutti (o forse no) che ti piace stare al centro dell'attenzione! Ma qualcosa, in realtà, negli ultimi mesi era cambiato. Era stata abbastanza al centro dell'attenzione per una vita intera, o anche due. Avrebbe poi preso la mano dell'Opale per andare a cercare il tavolo con le bevande non alcoliche. Non che non volesse bere, ma non poteva certo farlo finché aveva Alex con sé! Lo avrebbe fatto solo una volta riportato in dormitorio. Mentre si dirigevano verso il tavolo, la corvina si accostò a Jesse. Ma hai visto che buffo Ensor con quel vestito? Lo disse a bassa voce per non farsi sentire da altri se non il ragazzo affianco a lei. Sembra quasi umano concluse, sempre senza alzare il tono della voce.
I suoi occhi, comunque, passarono da una persona all'altra presenti in quella stanza, alla ricerca di chi le interessava incontrare quella sera, ma non ce n'era l'ombra. Quindi tornò a girarsi verso il suo cavaliere con il quale era felicissima di essere a quella festa[code by psiche]
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.Eva Ivanovahuman - 29 years - character sheet
Ormai tutto sembrava essere in discesa. Questo 2019 aveva fatto tantissimi danni, era il caso che terminasse e si mettesse nel cassetto, così come tanti altri anni che erano passati, lasciando un ricordo piuttosto forte per gli avvenimenti avvenuti durante il loro corso.
Nei giorni successivi a questo, tutti erano stati euforici, gli studenti distratti a lezione, qualcuno che mancava, qualcuno che cercava mille modi per potersi mettere seduto accanto alla dama che si desiderava invitare, rifiuti e sorrisi e pianti e gioia. Insomma, era tutto un sali e scendi di emozioni che ad Eva piaceva osservare dall'altro lato, ricordandosi com'era stato durante i suoi anni, quando gli inviti sembravano esser fioccati anche per lei.
Questo non era un qualcosa che mancava, a dire il vero, nemmeno adesso che era docente. Con la sola differenza che gli inviti che aveva ricevuto erano tutti quasi al limite della professionalità.
Molti studenti alla fine della sua lezione, avevano provato ad avvicinarla con gentilezza e domandarle di petto se sarebbe andata al ballo accompagnata da qualcuno, altri avevano addirittura mandato una lettera in carta bollata.
Questo aveva fatto sorridere Eva, senza far prendere nulla sul serio alla docente, che non pensava minimamente ai suoi studenti come possibili accompagnatori ad un ballo, né tanto meno come oggetti di un suo piacere fisico.
Eppure, quest'anno, a differenza degli scorsi anni, ci sarebbe andata accompagnata a quell'evento che tutti aspettavano e per un attimo si era sentita tornata indietro di molti anni, come quando veniva invitata dalla persona con cui voleva andarci.
Samuel Black, il docente che l'aveva rapita e attirata a sé, come in una tela di un ragno, si era fatto audaciamente avanti, spingendo perché andassero insieme a quel ballo, quasi come se fossero una pseudo coppia. Era chiaro che non ci aveva messo molto ad ottenere un sì, dalla docente di Incantesimi, che sembrava quasi sperare che l'alchimista le facesse da cavaliere per quel evento.
Aveva passato tutta il pomeriggio a sistemarsi, voleva essere perfetta ai suoi occhi e per una volta aveva deciso di provarci davvero a non improvvisare, così aveva "scongelato" uno di quegli abiti che non sempre aveva indossato, ma che le piaceva tantissimo e aveva comprato ad una boutique francese pochi anni prima.
Il capello biondo era stato ondulato egregiamente, diventando quasi velluto agli occhi lontani di chi l'avrebbe osservata. Il trucco non era esagerato, ma risaltava gli occhi dal color celeste e dalla forma rotonda, le labbra erano tinteggiate di rosso, la stessa gradazione del vestito.
Il volto era quello di una perfetta bambola di porcellana, aveva indossato degli orecchini luminosi, che scivolavano verso il basso come una cascata di ghiaccio, tanti piccoli diamanti che riflettevano qualsiasi luce capitasse dalle loro parti.
Quando, dopo la doccia aveva indossato l'intimo in tema che constava solo di un perizoma di pizzo, ecco che le mani si erano posate sull'abito.
Non aveva scelto il reggiseno, perché la scollatura dell'abito non permetteva di mostrare quelle che sarebbero state le stoffe dell'intimo. Quindi avrebbe fatto scivolare il vestito sul corpo nudo, facendo in modo che aderisse ad ogni suo centimetro di pelle. La scollatura a V che aveva sia avanti che dietro la schiena, dove lasciava scoperta una buona parte del retro, poggiava due fasce sui seni sodi e prosperosi che venivano coperti alla perfezione e spingevano il vestito ad attaccarsi come pelle al corpo della docente. Si stringeva in vita, per poi allargarsi di nuovo leggermente, a cadere morbido in un tessuto leggero con uno spacco vertiginoso sulla gamba destra, che quasi finiva all'altezza dell'inguine.
Al collo aveva un punto luce di diamantino la quale catenina si appoggiava sulla clavicola, lasciando che cadesse appena e si poggiasse sull'epidermide.
Lo spacco, non lasciava solo vedere i centimetri di pelle al di sotto di quei veli, ma anche la calzatura di velluto rosso, un decolté che abbracciava il piede esile della docente. Un tacco vertiginoso, a spillo, abbracciato da foglie dorate fino a quasi al tallone.
Era pronta.
Aveva aperto la porta della stanza, incerta se l'orario fosse quello giusto e vi aveva trovato il suo cavaliere puntuale come sempre. «Spero di non aver esagerato, per questo ballo.» rise appena, chinando lo sguardo e portando dietro l'orecchio una ciocca bionda di capelli «Sei pronto?» chiese quasi a voler rompere gli schemi che solitamente dettavano che questa domanda la facesse l'uomo.
Quindi avrebbero sceso la scalinata insieme, mentre Eva sperava di non cadere da quegli scalini, facendo una pessima figura.
Una volta salva, sarebbero entrati nel salone, dove già dall'esterno si sentiva il dolce suono delle campanelle che erano ritmo cliché delle canzoni di Natale.
«Si respira un aria decisamente piacevole, non credi Sam?»
Ostentava ad entrare e varcare quella soglia, come se improvvisamente avesse il timore di mostrare a tutti che fosse accompagnata da qualcuno. Non era Samuel il problema, era che lei aveva una paura immensa dei possibili legami sentimentali. Si fermò poco prima della soglia, cercando di far leva sul docente, per tirarlo un po' verso il lato del portone della Sala, provando a toglierlo dall'ingresso in sé e richiamando un attimo di raccolta «Senti, Sam... non siamo mica costretti ad andarci. Lì dentro, intendo. Potremmo spostarci fuori ed evitare occhi puntati addosso, domande a cui non sapremmo rispondere. O... cioé... io...» cercò la mano dell'uomo, facendo scivolare leggermente le sue dita sul braccio «Sembra strano, ma ho una fifa tremenda di entrare lì dentro. Ecco, ora che l'ho detto... possiamo andare!» sorrise, perfetta e solare come sempre, quindi avrebbe atteso lui e avrebbe lasciato che la trascinasse ovunque volesse.made by zachary. -
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.“NEVER TRUST ANYONE TOO MUCH, REMEMBER THE DEVIL WAS ONCE AN ANGELCameron Cohen ad un ballo? Ma quando mai era successo un simile evento? Ad Hogwarts aveva sempre evitato tali occasioni come la peste, preferendo ritirarsi nel dormitorio corvonero non appena iniziavano le danze. Cam non aveva mai sopportato simili eventi, ritenendoli assolutamente futili, uno spreco di tempo e denaro. E allora perché, proprio lui che la pensava così, stava andando ad un ballo scolastico? Semplice, la scommessa. O forse qualcosa di più? Beh, Cohen si impose di pensare che fosse per la sua scommessa. Quindi eccolo lì, smoking in una mano e scarpe nell'altra, pronto a prepararsi per la festa, sperando che la sua accompagnatrice -la Freeman- ne valesse la pena. Pochi giorni prima, quando era andato a Denrise, aveva comprato un semplicissimo smoking nero. Non aveva nessunissima voglia di sprecarsi troppo con puttanate natalizie. Oltretutto il ragazzo odiava il Natale, non era mai stata una ricorrenza lieta per lui, almeno da un certo punto in poi. Da quando sua madre aveva perso l'uso delle gambe, non avevano più ricevuto regali, lui ed Arya. Tutti i soldi che mettevano da parte, erano usati per svariate visite della donna che, non potendo aspettare i tempi biblici della sanità pubblica, era costretta ad andare da medici privati e ciò comportava costi maggiori. Aveva passato un solo Natale bello in tutta la sua vita, probabilmente, ed era stato quando suo padre non era fottutamente fuori di testa. Sono stati felici, per un periodo. Ma come tutte le cose belle, essa era destinata a spegnersi presto. Quindi ad un ballo di Natale, lui non ci sarebbe mai andato. Ma quell'anno era diverso, quell'anno Cameron avrebbe fatto un sacrificio ed aveva addirittura invitato la giovane biondina, portandole persino un regalo. Beh, non è che lo avesse apprezzato poi molto... ma lui si era impegnato, che voleva quella maledetta ragazza di più?
Sbuffò davanti allo specchio mentre si vestiva di tutto punto. Le sue iridi nocciola percorrevano il suo corpo dall'alto in basso e dal basso all'alto. Doveva essere perfetto... ed in effetti lo era. Lo smoking gli stava alla perfezione, secondo lui, e le scarpe rendevano il tutto un poco ribelle, come piaceva a lui. Non si era sprecato nemmeno per mezzo secondo a cercare scarpe eleganti; aveva optato per delle semplicissime vans nere che, comunque, stavano bene con l'abito. Cam voleva stare comodo, non avere i piedi compressi in delle scarpe troppo rigide per i suoi gusti. Prese del gel e se lo spalmò sul ciuffo, perché prendesse la direzione che voleva lui. Perfetto, era veramente un vip. Beh, non era affatto un segreto che il ragazzo sfoggiasse tanta autostima, anche se forse era solo per nascondere la fragilità che aveva dentro. Beh, comunque nessuno l'avrebbe mai scoperto.
Ormai pronto, il castano uscì dalla stanza e successivamente dalla sala comune senza più guardarsi indietro, andando nel luogo dell'appuntamento con Mia, fuori dalla sala comune degli Ametrin. Si piazzò lì con la schiena appoggiata al muro, sicuro di sé e curioso di vedere come si sarebbe presentata la sua partner per la serata. Vieni al ballo con me e non ti disturberò più, le aveva detto. Ma non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere la parola, c'era come una sorta di calamità che lo spingeva verso la ragazzina ogni volta. I suoi pensieri, comunque, furono interrotti proprio da Mia, uscita proprio in quel momento. Cam si aspettava di tutto. Si aspettava che uscisse in tuta da ginnastica o, ancora peggio, vestita da suora, ma quello che vide era... wow. Poteva non sembrare, se ci si fermava a conoscere il ragazzo superficialmente, ma lui aveva un occhio di Falco per i dettagli. Mia portava un vestito rosso corto ma non in modo eccessivo, dignitoso insomma. Ai piedi un paio di stivaletti che, doveva dirlo, le donavano davvero tanto. Passò quindi ad osservarla in viso e notò subito il trucco delicato ma preciso che le metteva in risalto il viso chiaro. Si trattenne dal fare un fischio di apprezzamento, mentre ella si avvicinava. Ti sei impegnata eh ridacchiò in risposta al suo "andiamo", dopodiché la prese sottobraccio e la condusse in Sala Grande, dove si teneva il ballo. Non fraintendete, non la prese sottobraccio per galanteria, ma perché voleva arrivare al ballo il prima possibile. Come si dice, prima si inizia e prima si finisce.
Si scostò un ciuffetto ribelle dal viso ed entrò accompagnato dalla ragazza. Beh, carino concesse, guardandosi in giro con i suoi enigmatici occhi nocciola. In attesa che si aprano le danze -e qui sbuffò- andiamo a bere qualcosa Prima che lei avesse anche solo il tempo di opporsi, slacciò il braccio da lei e le prese la mano, trascinandola verso il tavolo degli alcolici. Che problema c'era? Il ragazzo era già maggiorenne da un bel pezzo. Versò due bicchieri di Punch e ne offrì uno alla bionda svogliatamente, continuando comunque a studiare i presenti e la sala in ogni minimo particolare. Ancora una volta, si chiese cosa diavolo ci faceva lì.[code by psiche]
Edited by Cameron Cohen - 15/12/2019, 11:34.