Phantom Alley

Samuel Starosta

Prestò poca attenzione al battibecco tra i due negozianti cogliendone a stento il comune interesse per la bacchetta. Avrebbe voluto approfondire il legame tra i due, ma qualcosa lo strappò dal presente per offrirgli tranci del passato.
Qualcosa aveva spinto il Mietitore in persona a scegliere quel destriero come famiglio, ma cosa? L'anima del ragazzo si aprì come un fiore in Primavera, i petali famelici a voler fare luce su quella faccenda. Si sentiva superiore all'oscuro ma in quella situazione se ne ritrovò estremamente attratto.
«Mmmh...» Il braccio scivolò lungo il fianco, gli anelli di ardesia puntati su ciò che restava del cavaliere. Le sue fiamme lo avevano distrutto e da quelle ceni rinacquero due consapevolezze; primo, il ragazzo si sentiva estremamente forte; secondo, forse il Cavaliere era lì per mietere l'anima imprigionata di Shiva. Terzo, ma questa era più una impressione, forse il Mietitore aveva tentato di concludere ciò che non era riuscito a finire in quella chiesa in cui l'anatema mortale lo aveva eletto a cittadino dell'aldilà.
Il polso andò a tracciare una C e il catalizzatore puntò il petto dello stesso Samuel «Salus Auguere». Non la migliore delle cure, dannato dado dimezzato, ma di contro la fortuna, o forse un angelo, gli aveva permesso di evitare il grosso dei poteri offensivi del cavaliere. Forse sarebbe bastato per rimettersi in sesto e l'eventuale energia restante che ne sarebbe derivata lo avrebbe aiutato nella prossima battaglia.
La notte era ancora lunga.
Mentre la fattucchiera fece per fare il suo, l'Auror avanzò in direzione del cavallo «Imposium». La bacchetta puntata sul destriero per imporgli la calma che si era guadagnato dopo anni di servizio. Quella, agli occhi di un credente, non poteva certamente definirsi vita. Eppure provò comunque pietà per l'essere «Cosa vuoi fare?». Se l'altro glielo avesse concesso, la mano sinistra avrebbe sfiorato il volto dell'animale, come se quel gesto potesse permettergli di far risuonare le anime alla stessa frequenza.
Se avesse voluto essere purificato, Samuel avrebbe potuto farlo.
Se lo avesse voluto seguire nel piano terreno per mietere criminali, gli avrebbe dato la possibilità di farlo Purché ciò non gli fosse costato il quirk.
Il capo sarebbe dunque ruotato verso Selene, il volto leggermente piegato e le palpebre tese per mettere a fuoco la scena. «Cosa vedono i tuoi occhi da elfo ci sai dire di quella spada?» La sua attenzione non era rivolta all'artefatto quanto più alla negoziante. Il ragazzo era dotato di un'empatia fuori dal normale e per quanto la donna fosse avvezza alle arti oscure, era certo di poter tentare di individuare sbalzi d'umore estranei al suo comportamento.
Sperava non ce ne fosse bisogno, l'esperienza in tale campo della proprietaria di Sinister non doveva conoscere pari.

«Parlato»
"Pensato"
Narrato

Gringott

Quello scontro era terminato, Samuel sentì ancora su di sé la protezione divina che aveva invocato quando ancora era nel locale e riuscì a sollevarsi dalla fatica del passato combattimento. Con un incantesimo rimediò a buona parte dei danni subiti in quel cruento scontro, lasciando poi i tre liberi di gestire ciò che restava del loro nemico: il fuoco fatuo, la spada e il cavallo.
Sèlene non intendeva correre rischi ed eresse una protezione tra la spada e il destriero prima di agire, la quale apparve parecchio labile, ma concedendo comunque spazio alla donna per agire sull’arma, anche a causa dell’agire di Samuel.
Dall’analisi del Specialis Revelio, la strega avrebbe avuto certezza della sua autenticità e della sua natura oscura, incarnata perfettamente dalla sua lama, che ad una più accurata osservazione sarebbe scoperta traslucida, tradendone la natura: blood diamond, diamante ottenuto torturando e uccidendo persone e pertanto pervaso, anzi, corrosso, da disperazione e morte, al punto da bramare gli spiriti talmente tanto da essere non solo molto efficace su di loro, ma anche in grado di strappare da poter recidere il legame tra anima e corpo.
La donna aveva molto da condividere col gruppo, considerando anche il notevole valore economico di una lama in diamante oscuro, tuttavia se l’avidità della donna avesse prevalso, avrebbe dovuto fingere come se ne fosse dipeso della sua candidatura al premio oscar: Samuel e il suo boccino, infatti, erano ad antenne empatiche ben ritte!
Nel mentre la strega si dedicava a quel gingillo d’antiquariato, Hedwin riuscì a leccarsi tutte le ferite alla perfezione, godendosi il momento anche per studiare l’ambiente circostante: non vi erano scale esterne o semplificazioni per accedere alla finestra illuminata, anche se in vero ad un mago certe cose non servivano, aprioristicamente, e specialmente se si aveva qualcosa da scambiare col proprietario di “casa”, per quanto forse il loro obiettivo fosse altrove. La bacchetta di Hedwin, infatti, non puntò né in alto né in basso, bensì dietro di lui, oltre la nebbia rossa che accoglieva chiunque volesse avventurarsi in Nocturne Alley. Sarebbero andati in quella direzione o si sarebbero approfittati dell’accordo col troll? Molte erano le opportunità del gruppo, ma un tonfo dietro di lui attirò l’attenzione dell’oste: era Harry, il quale si era seduto a terra, ansimante e sudato, chiaramente stremato.
Samuel intanto, aveva approcciato il cavallo, mettendo in moto anche il resto del suo gruppo: aveva placato il destriero con un Imposium, il quale si lasciò avvicinare dal ragazzo e anche accarezzare. I suoi occhi lo fissavano, freddi e attenti, a lungo, dando tutto il tempo agli altri di compiere le proprie azioni, ma poi, improvvisamente, qualcosa cambiò.
La nebbia argentea attorno al quale si era aggirato il cavallo fino al richiamo di Samuel e dalla quale mai si era davvero allontanato, improvvisamente si addensò attorno al ragazzo e al destriero, esplodendo e sbalzando indietro tutti tranne il cavallo e Samuel, che, improvvisamente, si trovò avvolto da fiamme fredde come la morte stessa.
Nuove immagini lo pervasero del cavaliere che attraversava il tempo e lo spazio per consegnare all’aldilà gli spiriti che non si arrendevano o portando sollievo a chi, sui campi di battaglia, soffriva fino ad invocare la Morte stessa.
Vi era potenza, crudeltà e giustizia in quelle infinite mietiture, eppure un’altra emozione pervadeva il cavaliere: rabbia, verso Cedric Olivander che da oltre duecento anno sfuggiva alla sua sentenza.
Selene, Hedwin e Harry furono sbalzati via, ma per fortuna ne risultarono illesi. Quando le fiamme si placarono, la donna ancora teneva in mano la spada, tuttavia in sella al destriero si trovava nuovamente un cavaliere vestito d’armatura di tutto punto con una spada identica a quella che lei reggeva in mano, ma che ora era pervasa da una strana luce rossastra. Il nuovo cavaliere aveva la testa sul collo, coperto da un elmo nero senza feritoie e col pennacchio costituito da rosse fiamme.
Di Samuel non vi erano tracce, ma studiando la fisionomia del cavaliere, avrebbero trovato una sagoma più esile della precedente, che forse poteva tradire la lotta interiore che stava avvenendo tra due coscienze, che però ora avevano davanti a sé tre anime vive da mietere.

Casa Olivander

Nella vita bisognava saper accettare ciò che la vita offriva, anche se te lo sbatteva in faccia, e così fece Harry: riparare oltre i propri limiti, recuperando informazioni perdute, era un’arte che più che trasfigurativa sfociava proprio nell’alchimia, ma quello non era un piano reale e Giunone seguiva vie misteriose, permettendo di schiarire e pulire il foglio, fino a riportare alla luce parole altrimenti perdute:
«Pozione per “vivacizzare” una pianta.
12 code di rospo
15 ml di acqua distillata
12 gocce di sangue di fenice?»
Non era certo di cosa intendesse “vivacizzare” la mente eretica di Cedric, ma quella era l’unica cosa che avevano in mano, perché il restante degli ingredienti e la procedura, era ormai andata perduta.
Non c’era altro da fare, lì dentro. Avevano sviscerato quanto più potevano da quel posto e dai loro abitanti. Non rimaneva che proseguire, seguendo le loro supposizioni, ma prima dovevano recuperare l’altra parte del gruppo.
Krasus e Bloom, infatti erano ancora alle prese con il signor Olivander, che pareva essere di molto aiuto «Giovanotto, le tue parole non fanno che scaldarmi il cuore. La foglia che ti ho donato è già una mia benedizione e ti aiuterà a combattere l’oscurità che attanaglia questo piano ancestrale. Il tuo buon cuore è già luce divina, continua su questa strada e vedrai che arriverai lontano. Riguardo me, non temere, ormai l’eternità mi ha dannato qui, mi ricorderò di te in eterno. Ma voglio aiutarvi ancora, quindi vi dirò… troverete molti pericoli a Nocturne Alley, ma la luce vi aiuterà a dissolvere anche le nebbie più pericolose.» - il sorriso caldo del Signor Olivander scaldò i loro cuori e lasciò che loro proseguissero. Entrati nella stanza successiva i due colleghi cercarono di seguire tracce per trovare qualcosa di più, Krasus con il suo olfatto di Komodo individuò una traccia di legno di sandalo, frammisto inspiegabilmente a quello del sangue; Bloom, invece, toccando le pareti umide di quella casa abbandonata da tempo, sentì un mattoncino della parete traballare, come se dietro ci fosse qualcosa. Spostandolo, infatti, la ragazza vi trovò un piccolo ritratto che raffigurava la famiglia Olivander per intero. Dietro alla tela, la giovane avrebbe potuto leggere una dedica ”A Cedric. L’unica mia consolazione è che nel limbo che ti farà da prigione, ci saremo anche noi, cosicché tu non debba mai sperimentare la solitudine. Tua madre Livian”
Lo spirito di quella donna non sembrava trovarsi in quel luogo, anche se il suo sentore aveva toccato l’animo di Bloom quando aveva preso in mano il ritratto, quasi esistesse ormai solo in quella profonda devozione d’amore, che forse avrebbe potuto commuovere l’eretico.
Avevano ricevuto informazioni, un oggetto frutto di antiche benedizioni e anche dei ricordi del bacchettaio eretico: sicuramente recarsi in quel luogo era stata una buona scelta.

Lo sugar Daddy

Peter non spiccava particolarmente per intuito, del resto si era abbastanza cacciato da solo in una situazione molto, ma molto, pericolosa, ma gli andava riconosciuto un enorme pregio: imparava dai propri errori.
Resosi conto di quanto male potessero finire gli sgarri contro la rigida etichetta vampirica, il giocatore aveva assunto un atteggiamento remissivo, nella speranza di portare a casa la pelle, riuscendoci, almeno al momento, con anche un bel nuovo marchio da sfoggiare.
Gannicus rimase colpito dal fatto che il giovane si fosse ripreso dalla sua malia ed apprezzò ancora di più il terrore in lui quando si sentì preso in trappola dalla sua magia, dovendo subire quel marchio di sottomissione, anche a parole "Lo so che sei diverso" affermò lui, carezzandone il volto "Altrimenti no ti avrei scelto: ora vai, e sii all'altezza delle tue parole" imperò, inviandolo più avanti nella via, verso il suo fondo, sulla destra.
Ivi, sulla sinistra, si trovava un locale completamente diroccato ma che immediatamente colpì il biondino, non fosse stato altro che per il fatto che la nebbia, nei pressi di esso, pareva disperdersi.
Si trattava di un palazzo di due piani con una porta, marcia, e una finestra, coperta da quelle stesse nere tenebre, dense come il catrame, che aveva visto in altri punti della via, scoprendosi ancora meno del solito capace di penetrarle coi sensi per comprendere cosa vi fosse dentro. Tutt'attorno alla porta e alle finestre si erigevano rettangoli di nere rune che lasciavano ben poco sperare positiviamente. Il tetto appariva in cattivo stato: era possibile vi fosse un buco su di esso, magari celato con le stesse dense tenebre.
Il ragazzo si era mosso piuttosto silenziosamente, rendendosi anche traslucido con la magia disillusiva, tuttavia non aveva avuto modo di catalizzare quel vantaggio studiando a fondo il territorio di scontro. In compenso, forse, qualcuno lo aveva comunque notato, giacché, cigolando terribilmente, la porta marcia si aprì, salvo poi cadere direttamente con un sonoro tonfo.

Hanno un piano

Un racconto di un anime anni Ottanta sarebbe stato più tragico del racconto di Svetlana, ma anche molto meno vero, per quanto questo snaso era piuttosto certo che un certo avaro oste avrebbe sostenuto che una scimmia, anche piuttosto rumorosa, ci fosse sul posto.
"Tutto... meglio di questo posto..." pigolò, sfinita, Svetlana ad un ottimista Skyler, nel mentre Aleksey tentava di portar sollievo, se non pace, nella vita del milionario Mor, con un risultato molto parziale, che fu infatti confermato da un sospiro di lui "Vai... ragazzo..." disse, forse in segno di ringraziamento.
Giunti all'esterno, i tre si aggiornarono e poi decisero il da farsi: Markab e Skyler protessero a loro modo l'ingresso del locale, evocando una solida barriera fatta di lacrime, immagini riflesse e raggi lunari, che avrebbe garantito che nessuno, per un po' di tempo, potesse trovare gli spiriti, cosa che permise alla pianista di essere più disponibile nei loro confronti, tanto che con Markab, che intanto mise via non poche foto del posto, si scucì un po' "Lo hanno scacciato in tanti, ma lui ritorna sempre, solo più forte di prima" spiegò lei, osservando poi, distrattamente il suo ex compagno di vita "Non so dove finiscano le anime da lui mietute, ma... noi siamo spiriti inquieti che non sanno trovare la pace... dubito che sia un posto bello... per quanto... a me va bene così: ho la mia musica, i miei spettatori e... lui" disse, quasi sibilando, osservando la sua preda prediletta, quella che più di ogni altra aveva consumato con le sue abilità.
La decisione sembrava presa e il fortino appariva ben difeso ora: non restava che incamminarsi, o trovare un nuovo obiettivo, o il mietitore.
Dalla loro posizione non sarebbe stato difficile per Skyler vedere la nebbia rossa che occultava Nocturne Alley, così come vide Samuel venire avvolto dalla nebbia argentea e svanire per poi lasciare il posto ad un cavaliere sul proprio destriero. Forse non era stata una cattiva idea, per Skyler, di portarsi avanti con le magia astronomiche ed avere una bella sfera congelante da scagliare, vero?

Pavoni, Papere, Fenici, Vampiri e altre cose alate

Che le tradizioni di casa o'Neill fossero importanti era evidente da tutto ciò che traspariva da Nyx: sguardo, postura, persino il suo inchino trasudava rispetto e onore per il raro incontro che le era capitato, così fu chiara la cura che ebbe nel ricevere quel dono così raro e prezioso "Siamo certe avverrà, nostra simile ma diversa" affermarono, mettendo un tono quasi giocoso nella voce, quasi avessero trovato qualcosa di teneramente divertente nelle parole di lei.
La vampira ebbe modo di riunirsi con Daniele e quindi Xander, il quale stava gettando le basi (con tanto di piscine) per il suo fanclub.
"Sono contento di sentirti dire che proteggerai chi ti segue" rispose il salice, che evidentemente era abbastanza boomer da non sapere cosa fosse un follower, tanto da tradurlo alla lettera "Sembra che quegli spiriti di paperi si siano molto legati a te... mi dispiacerebbe soffrissero ancora, così come mi dispiace per il nostro compagno che soffre: vi prego, aiutatelo, ma non fategli del male"
Chanel, Dior e Gucci accolsero i nomi saltellano tutte felici, mettendosi poi in fila indiana drietro Xander, facendo sì che il curioso gruppo raggiungesse un altro angolo del negozio/bosco, ad incontrare l'albero ferito in mezzo ad una luce cerulea.
"I-io?" una voce fragile e femminea si levò dal fuoco fatuo, nel mentre gli steli scheletrici si muovevano cigolando, quasi ad osservarli "Io... sono stata tante bacchette, alcune non hanno mai trovato un mago degno, altre sono state fedeli compagne di vita" iniziò lei, lasciando unirsi al discorso anche Alexander, coadivuato dai suoi paperi di lusso che starnazzarono e non poco in sostegno del loro favorito, sponsorizzandone la tesi.
"Grazie..." placidamente, forse anche perché troppo stanca per opporsi, la pianta accettò anche l'incanto curativo dell'auror, che ebbe su di lei soprattutto un effetto morale, essendo una pianta e non un essere umano, in ogni caso parve riprendere un po' di forza e vigore, quanto bastava per procedere nel parlare "I miei tormenti portano il nome di Cedric Olivander... artigiano malvagio che decise di piegare la nobile arte delle bacchette alla magia oscura e alle sue perversioni"
Vi era rabbia nella sua voce, ma poi la fiammella risplese di meno, tradendo la stanchezza che la consumava "Per i suoi diabolici studi, Cedric decise di servirsi del mio sacro legno, uguale a quello del suo catalizzatore... ha insozzato il mio legno così profondamente, con una tale crudeltà, che... che io stessa ormai ne sono eternamente vittima... e quindi eccomi qui, raminga, lontana dai miei pari, a condurre un'eternità di solitudine, vincolata a questo mondo come gli attori che hanno preso parte a questa follia, e ai rimedi necessari per arginarla..."
"Io... orami non posso più essere salvata, ormai... la magia nera ha avvelenato troppo profondamente le mie radici, ma... vi prego, fate ciò che i miei compagni non sanno fare: ponete fine alle mie sofferenze, permettetemi di rinascere nella Madre Terra e... fermate Cedric Olivander... ancora lui seguita a Nocturne Alley a compiere i propri diabolici esperimenti... impeditegli di fare questo... a qualcun altro"
Lo spirito sarebbe stato disponibile a parlare ancora, poi, infine, avrebbe accolto con un sospiro di sollievo l'Orbis di Alexander, lasciando che il vortice di luce inglobasse il fuoco fatuo fino ad estinguerlo.
La radura rimase illuminata debolmente dalle luci verdi distanti degli altri alberi che ora si erano fatti tremolanti nel mentre si diffondevano per tutta la stanza sottili singhiozzi di pianto per la fine di una compagna di eternità.
Le più disperate parevano Chanel, Dior e Gucci, che caracollarono inciampando verso il tronco che via via diventava cenere, ma non furono gli unici spiri a giungere: unicorni, fate, ma anche le fenici e persino lo spirito di un drago accorsero sul posto, disponendosi tutti in cerchio attorno a quella radura ora così mortalmente vuota, nel mentre i tre pennuti tornavano da Alexander, reggendo sul capo, come una bara, una scatola di legno in sandalo, probabilmente tutto ciò che di lei restava.
Di fronte a quel ciclo di morte e rinascita, Nyx non poteva non sentire la sete di sangue crescere in lei, tuttavia il freddo della morte rendeva anche più chiaro il calore della piuma che aveva ricevuto in dono, lenendo i sintomi della frenesia e contemporaneamente rendendola conscia che l'occhio benevolo degli uccelli era sempre su di lei, pronto a giungere in suo aiuto.