Phantom Alley

~ Lo Snaso NanoLa gente continuava ad entrare nel Phantom Alley e a godere delle attrazioni, della musica e dei cocktail, non consapevoli di cosa ci fosse lì dentro, nonostante fossero così veloci ad arrivare, e così buoni!
La vampira fece un cenno del capo verso Vath, nel mentre il sorriso enigmatico sulle labbra di Phoebe non si spegneva, mentre osservava ogni presente.
Audace, invece, si mostrò come sempre il bell'Olwen, che colse l'invito per quel viaggio da parte della vampira, strappandole un sorriso lusingato «Chissà...» - rispose vagamente, senza che il suo sguardo cadesse dal volto dell'auror.
«Cercherò di non deluderti...» - scivolò dalle sue labbra quasi come una promessa solenne, nel mentre Xander, saggiando quando da ella preparato, avrebbe avuto conferma che si servisse di pozioni per creare quei particolari cocktail: al palato, infatti, avrebbe riconosciuto, quasi potesse vederlo, il colore brillante con delle iridescenze arcobaleno: si trattava dell’estratto di arcobaleno.

Mentre Xander era occupato a guardare attentamente la vampira preparare per lui quel cocktail speciale, dall'altra parte c'era un Markab con la sua combriccola che voleva fare ciò che faceva sempre: approcciare.
Non è ben chiaro come invece sì, ma anche questa volta il reporter dalla zip rapida, si trovò davanti una delle sue fan. Deborah con l'h, era il suo nome e Markab non bastò nulla per scoprirlo, in quanto non appena il reporter si avvicinò a lei, la moretta subito lasciò cadere il vassoio che aveva in mano «Sono Deborah!» - disse quasi senza fiato, con gli occhi che non facevano altro che guardare lui, sbattendo le sue lunghe ciglia più volte, nel mostrare i suoi bellissimi occhi verdi «Preparerò per te la cosa più buona che possa offrire questo posto. E sarà ancora più speciale.» - rise appena, proprio come farebbe una fangirl davanti al proprio idolo «Ma io... beh... potrei avere una foto?» - disse calando per pochi attimi lo sguardo, spiando di sottecchi e con un sorriso intimidito il reporter.

Phoebe, di contro, dopo aver servito il suo bell’auror, si ritrovò subito ad avere una nuova cliente, ancora più esigente, seppur in maniera diversa. Nyx arrivò in tutto il suo splendore, non senza attirare gli occhi di molti presenti nel locale. Phobe fece scivolare lo sguardo celeste sulla vampira, prima di fermarsi sul suo volto Lunga notte, mia cara. Che interessante richiesta… hai mai lavorato in un locale del genere… cosa sapresti fare, per me?» - un accenno di sorriso sul suo volto.

Samuel, invece, intento ad infastidire Phoebe in tutto e per tutto, cercò di capire se ci fosse lo zampino di qualche divinità o Pantheon a metterci lo zampino. Che Phoebe avesse chiesto una mano ai piani alti? No, quello che il giovane auror percepì era solo una presenza di magia molto forte, degna di un mago o di una strega potente.
L'analisi del suo drink, invece, lo portò a comprendere che all'interno vi era stata versata una pozione comunque a correggerla, ma non vi era niente di preoccupante a riguardo, quindi sarebbe potuto star tranquillo che le pozioni che correggevano i cocktail altro non erano che giusto una spinta in più, niente di pericoloso.
Ma la cosa più fuori dal comune fu la preghiera che il giovane innalzò, bussando alle porte del Sommo, disturbandolo nei suoi affari. Come era nel suo stile, non ebbe una risposta vera e propria a quella preghiera: le vie degli angeli erano infinite, e forse un locale gestito da vampiri e intriso di magia non era il posto migliore ove volgere loro appello, eppure, in qualche modo, la sua voce in cielo vi giunse. Una cosa è certa, l’auror si sarebbe sentito sicuramente meglio spiritualmente, come se un celeste occhio fosse sceso gentile su di lui, carezzandolo e rassicurandolo; forse era suggestione, forse era magia, ma quella sera difficilmente Samuel Starosta si sarebbe sentito solo, perché avrebbe sempre avuto la certezza che qualcuno stesse vegliando su di lui.

I dodici rintocchi risuonarono spettrali infilandosi quasi perfettamente tra le note della musica gotica suonata da quell'organo. Il coro sembrò affievolire le proprie voci, rimanendo come un macabro sottofondo.
Lo sguardo ghiaccio della vampira si spostò verso uno dei barman a cui fece un semplice cenno col capo, quindi si portò con studiata calma al centro della sala, volgendo le spalle al bancone; il ragazzo si avvicinò a lei, portandole una bottiglia che pareva di comunissimo champagne, nel mentre camerieri e cameriere giravano per gli invitati consegnando loro un flute.
«Miei cari, è davvero un piacere vedervi riuniti tutti qui, la vostra presenza per me è così importante che voglio ringraziarvi brindando a voi e a noi.»
Mentre lei parlava, infatti, i dipendenti avevano provveduto a riempire i calici dei presenti con lo stesso champagne per tutti. Phoebe sollevò il flute di cristallo in alto, per poi portarlo alle labbra, mentre osservava i presenti bere.
Il suo braccio scivolò appena verso il basso, lasciando il bicchiere sul bancone e solo dopo che tutti ebbero bevuto riprese parola
«Sapete, solitamente durante questa notte speciale, è tradizione raccontarsi delle storie. Ed oggi, vorrei raccontarne io una a voi.» - la sua lingua scivolò ad accarezzare i propri canini, prima di schioccare sul palato «Avvenimenti atroci si celano dietro la Londra Magica che voi non conoscete. Si narra di un assassino a sangue freddo, che nella notte sceglieva la propria vittima tra le donne che giravano per strada, le sgozzava e le mutilava, portando via i loro organi interni.» - lo sguardo azzurro scivolava sui volti dei presenti cercando di carpirne le espressioni. Lasciò del silenzio cadere, prima di riprendere a parlare «Chi di voi non conosce il caro e vecchio Olivander? Chi non ha mai bramato una bacchetta realizzata da lui? Ma sono certa che nessuno di voi conosca Cedric Olivander.» - un piccolo sorriso sul volto pallido «Il povero figlio non desiderato, il piccolo incompreso dalla famiglia. L'eretico, così lo chiamavano nel 1700. Eppure, nessuno di loro aveva compreso come questa sua vena non era eresia: era genialità. Un genio non capito da nessuno, e per questo allontanato.» - la musica in sottofondo sembrò smettere improvvisamente, per poi riprendere allo sguardo gelido della vampira, quando si posò sull'organo «Lui era arrivato dove altri artigiani non erano riusciti nemmeno ad avvicinarsi: costruire una bacchetta pulsante magia nera. Non è affascinante?» - lasciò che gli altri metabolizzassero la cosa, mentre l'angolo delle sue labbra andava a sollevarsi, mostrando per sbaglio un canino.
«A voi, questa notte, quando il velo tra i vivi e i defunti è più sottile, propongo un’avventura, una sfida» e nel dirlo la donna scoccò le dita e il suo assistente mostrò delle fialette color lavanda.
«Raggiungere un altro spettrale piano dell’esistenza. Qui potrete incontrare anime appartenute al passato di Londra e altre entità ultraterrene. Vi sono infiniti piani come quello che esplorerete, ma le mie ricerche in quello specifico hanno trovato tracce dell’ombra di Cedric Olivander e, se vorrete, potrete trovarlo e con lui la sua oscura bacchetta o anche solo la ricetta con cui ha creato un nucleo in grado di condensare e richiamare la magia nera, e che si è portato nella tomba... troppo geloso dei suoi lavori, infatti, non ha lasciato nulla di scritto ai posteri, se non voci, sussurri e leggende» - sbuffò, come se annoiata e incapricciata da questa mancanza del bacchettaio eretico «Vi avevo promesso un’avventura, e questo sarà, ma se mi porterete la ricetta o il luogo in cui si trova la bacchetta, credetemi, saprò ampiamente ripagarvi.
Il tono della donna si era fatto più solenne nel parlare e con serietà avrebbe approcciato dubbi e perplessità, lasciando poi ognuno libero di scegliere se accettare o meno la sua sfida. Una volta che i coraggiosi avessero assunto la benvanda da lei offerta nel secondo flute, sarebbe tornata a parlare «So che avrete ancora molte domande, ma non abbiamo molto tempo. Solo in questa notte vi sarà possibile portare a termine questa missione. Non mi resta che augurarvi buona fortuna, avventurieri e... au revoire.»

Quel saluto risuonò nella mente degli avventori, lontano, come se Phoebe fosse rimasta in superficie e loro stessero sprofondando sott’acqua.
Il rintocco tornò a farsi sentire, quasi accompagnandoli verso questa discesa. Un attimo di buio e quando si ebbero pieno possesso delle loro capacità, si resero conto che non essere più nel locale, per quanto quel luogo potesse quanto mai essere definito una Phantom Alley.
Alle loro spalle un palazzone li sovrastava, a tutti ben noto: a dividere diagon alley in due, all’incrocio con nocturne alley vi era la banca Gringott.
Tutti i presenti erano stati infinite volte in quel luogo, eppure qualcosa, quella notte, era dissimile: il cielo, così come i luoghi apparivano plumbei, spettrali, in rovina.
Se qualcuno si fosse guardato attorno, avrebbe notato come nella Gringott ci fosse una luce accesa, una finestra al secondo piano; che ci fosse qualcuno? Altro particolare, invece, fu una musica delicata, di pianoforte, che veniva dal lato destro.
Ogni cosa sembrava in quel posto abbandonato ormai da tempo, eppure Hedwin, Alexander e Daniele intercettarono un movimento proveniente da sinistra, un luce blu che sembrava muoversi verso Olivander; che fosse una persona o un fuoco fatuo? Questo era tutto da vedere.
Non c’era niente di diverso nella disposizione della via e dei negozi che erano lungo di essa, tanto che Bloom e Vath avrebbero potuto tranquillamente riconoscere anche la palazzina dove, nella Diagon Alley che loro era abituati a vedere, abitava la famiglia Olivander: era un po’ diroccata, rispetto a come la ricordavano, ma sembrava che il portoncino fosse aperto a causa del legno consumato dal tempo e fatto marcire dall’umidità, lasciandolo lì, mezzo divelto e cigolante.
La versione distorta di Diagon Alley era davvero lì come promesso, a loro completa disposizione, così come la sua versione malfamata, Nocturne: la via si apriva giusto davanti a loro, avvolta da una lieve nebbia col colore e il sentore del sangue.
Voci risuonavano nella zona, lamenti terrificanti, urla che parevano provenire da ogni dove; ma di queste voci solo Hedwin e Skyler poterono goderne (?) quasi come se a loro fosse concesso questo piccolo dono ad accompagnare i due avventurieri.
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