Lezione di Erbologia - biennio

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  1. Claire J. Murray
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    Claire Johanne Murray
    Docente di Erbologia | 32 anni
    La Serra numero uno era la preferita della docente di Erbologia, poiché al suo interno gli argomenti da affrontare erano semplici, a volte quasi banali, e già questo rappresentava per lei una grande sfida. Brianna aveva sempre detestato la materia di Erbologia, da ragazzina era un vero impiastro e rischiava di fare danni con le cose più semplici; una volta aveva emanato l’odore di Puzzolinfa per più di una settimana e avrebbe voluto sotterrarsi dall’imbarazzo quando, al suo passaggio, gli altri studenti si voltavano a guardarla con espressione disgustata.
    Fortunatamente, ricordò in un sorriso mentre pettinava l’ormai lungo carrè di capelli ramati, non era stata l’unica: Annie e Lance avevano dovuto sorbirsi la stessa sorte ed era stato proprio quell’episodio a segnare l’inizio di un’amicizia -un po’ controversa ma dal retrogusto dolcissimo- con quello che era l’attuale docente di Antiche Rune.
    Un amico che la riteneva deceduta in missione.
    Chi avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovata ad insegnare la materia da lei più odiata ai tempi della scuola? La se stessa di dieci anni prima l’avrebbe certamente disconosciuta.
    Con quella consapevolezza, e dopo aver assunto la quotidiana fiala di Pozione Polisucco, si era diretta libri in mano a fare colazione, aveva tenuto la lezione del terzo e del quarto anno, rischiando che uno studente avesse un infarto per aver scambiato un Frullobulbo per un Tranello del Diavolo.
    Lei, di tutta risposta, si era portata entrambe le mani alle tempie e si era pregata di mantenere la calma. Non era il momento di schiantare lo studente e dar fuoco agli altri che ridevano della sua stoltezza.
    Dopo un lauto pranzo, la docente si recò nella Serra numero uno e trasse un profondo sospiro di sollievo. Quel giorno avrebbero affrontato un argomento che persino lei riteneva interessante, soprattutto perché, a fine lezione, gli studenti più bravi -e quelli che si fossero impegnati a sufficienza- avrebbero ottenuto una ricompensa.
    In quegli ultimi giorni, aveva trovato particolarmente interessante il discorso su una specie di piante che il suo professore, all’epoca, aveva solo accennato. La vera Claire si era dilettata nel loro studio e approfondimento, scoprendo particolarità strabilianti e associandole a cambiamenti umani sia nell’aspetto che nella personalità. Ciò che era possibile fare con una loro componente, seppur di breve impatto, era strabiliante!
    Si occupò dunque di sistemare i banchi: con un colpo di bacchetta, essi si separarono in due gruppi. La sua idea era quella di dividere i ragazzi e presentare due specie facenti parte di una stessa categoria.
    Sulla lavagna scrisse solo una frase, utilizzando il classico gessetto bianco e sporcandosi le mani, come si soleva fare nel suo mondo privo di magia.

    “Se si desidera realmente qualcosa, non c’è magia più forte della volontà.”


    L’argomento di quel giorno sarebbe stato affascinante, ma ci teneva a sottolineare una cosa essenziale: la magia non poteva sempre risolvere qualunque problema, non poteva realizzare qualunque desiderio e non poteva dare la felicità, sempre e comunque.
    Era un monito, qualcosa su cui riflettere e da non dimenticare mai.
    Battè le mani l’una contro l’altra per pulirle e si diresse verso la cattedra, poggiandosi col fondoschiena contro di essa e attendendo l’arrivo degli studenti, perdendo lo sguardo nocciola al di lá delle vetrate, proprio sulla foresta che assillava i suoi incubi più recenti.
    Al centro della sera vi era un piccolo tavolo che fungeva da sostegno, con sopra due teli a ricoprire l’argomento del giorno.
    Non restava che attendere gli studenti del primo e del secondo anno, pensò inspirando sonoramente per poi sbuffare all’idea di avere il doppio dei ragazzi a cui badare rispetto al solito. Che belle le lezioni congiunte!

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

    RevelioGDR


    Benvenuti alla lezione di Erbologia!
    Prima di tutto tengo a specificare, per chi non avesse letto la mia scheda, che Claire è un pg polisuccato, il cui vero nome è Brianna, un Auror creduto deceduto in missione e sotto copertura, poiché altrimenti nel mirino dell’Acromantula (quindi se leggete cose strane non spaventatevi).

    Siamo a martedì 7 gennaio 2020, ore 14.00. Gli studenti del secondo anno hanno effettivamente Erbologia, mentre per far sì che partecipassero anche i ragazzi del primo, Claire ha chiesto un cambio al docente di CDCM.
    Potete accomodarvi, guardarvi in giro, chiacchierare e interagire con la classe e con Claire liberamente. Vi consiglio di leggere la descrizione delle Serre, ma soprattutto di giocare di coerenza, qualunque cosa dovesse accadere durante la lezione.
    Le specie di piante giocate sono di mia invenzione, ma potete trovare ciò che vi serve nel Manuale di Erbologia.
    La lezione si comporrà da quattro fasi. Lo scadere di questa è fissato alle ore 23.59 del giorno 7 gennaio.
    Dopo di allora sarà comunque possibile unirsi alla lezione ma specificando di essere già in aula, pena la perdita di punti Casa.
    Buon divertimento!


    Edited by Claire J. Murray - 3/1/2020, 02:48
     
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    jawaad aron bàs // dioptase

    15 y.o. // fancazzista studente
    statistiche // scheda pg


    15203f425e8e12fb114459632898



    Seduto al tavolo dei dioptase mangiucchiava il suo pranzo con un po' di contro voglia. Non era un amante del cibo, mangiava perché doveva mangiare. Ma non era stato uno di quei ragazzi che si abbuffava senza ingrassare o cose simili. Mangiava quel che doveva mangiare e poi faceva altro. Neanche sotto l'effetto di stupefacenti era un gran mangione, ma dettagli. Guardò quello che era il suo quaderno con sopra l'orario scolastico e, bevendo un altro goccio di caffè si alzò per dirigersi verso la serra numero uno per tenere la lezione di erbologia.
    Se Jawaad non era un amante del cibo, non era neanche un amante delle lezioni. Era il classico ragazzo che viveva per sopravvivere, non per altro. Il fatto che, dopo tutti quegli anni che aveva deciso di cercare sua sorella e ancora non l'aveva trovata, lo buttava un po' giù d'umore. Ma che ci poteva fare? I mezzi - e soprattutto il tempo - erano pochi. Ricordava ancora come, il suo primo anno ad Hogwarts, l'aveva praticamente tutto passato a cercare quella ragazza. Quasi anche rischiando di essere bocciato. Il suo unico pensiero era trovare quella ragazza, di cui non sapeva neanche il nome. Ma quando aveva capito che doveva avere si l'obiettivo di trovarla, ma che non poteva perdere anni scolastici così, aveva messo un po' la testa apposto.
    Aveva imparato a separare le due cose: studiava di giorno e, da quando era lì, cercava sua sorella di notte. Come? Prendeva in prestito gli annuali dalla biblioteca, articoli che potevano sembrargli interessanti e poi riportava tutto in biblioteca il giorno dopo.
    Un brivido lo fece tremare quando gli balenò in testa che magari non l'avrebbe trovata neanche lì, in quella scuola. Ma quanto era vero dio, l'avrebbe trovata. A costo di passare tutta la sua restante inutile vita a cercarla.
    Quasi non batté la faccia contro la porta della serra per quanto era soprappensiero. Con uno sbuffò, si sistemò il ciuffo e, calmando i nervi aprì la porta guardando dentro. La professoressa era appoggiata alla cattedra e i banchi erano divisi in due file. "eccallà, qualcosa di gruppo... Che pall.."
    'Giorno... Salutò la professoressa e, quatto quatto essendo il primo, si mise a sedere a metà della fila di destra. Non era uno studente da ultimo banco ne da primo. Non gli piaceva essere al centro dell'attenzione, quindi già il fatto che era il primo ad entrare lo turbava nel profondo, ma quelli erano fisime che si faceva lui. Posò la borsa e, sedendosi al suo posto di quel giorno, guardò la donna che se ne stava appoggiata alla cattedra. Eh, tanta roba. Gli ormoni cominciavano a farsi sentire, ma non tanto da fargli uscire gli occhi dalle orbite.
    Per quanto la stesse guardando, pensò che sicuramente doveva essere abituata a quegli sguardi da pesce lesso dagli studenti. Povera cristiana, pensò! Poi notò, dietro di lei, scritto sulla lavagna di suo punto una frase: “Se si desidera realmente qualcosa, non c’è magia più forte della volontà.”
    Sembrava quasi che quella frase lo prendesse per il culo. Erano cinque anni che cercava disperatamente sua sorella e non gli pareva proprio che con la volontà si avveravano i suoi desideri. pffft... se ne uscì, mentre si sistemava il ciuffo e scuoteva energicamente la testa.

    narrato - pensato - parlato


    "ahhh.. esticazzi..?"

    © codice role by me, se prelevate vi stacco la giugulare.
    Per visualizzare bene il code bisogna avere il font: "bebas" installato nel pc.


     
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  3. panda_2019
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    Matt-Lanter-Movies
    Altair Alexander Sherwood
    Ametrin |16 anni
    Altair aveva fatto colazione al suo tavolo rigorosamente viola come la sua divisa e poi si era recato in classe con il suo libro di erbologia e la penna con la piuma scarlatta,E il calamaio ed entro nella serra. Era pazzesca piena di piante E si stava bene,Adorava quel posto anche ad Hogwarts era il primo ad arrivare si andò a sedere ad un posto e sorrise. A jawaad che era già li buongiorno professoressa sta benissimo con quello abito si adorava fare i complimenti alle professoresse. Altair poso il libro sul banco e sistemò il calamaio e la piuma era molto ordinato come ragazzo e aspetto in silenzio che iniziasse la lezione. altair si guardava intorno era molto affascinato dalle molteplici piante e profumi che si sentivano in quell aula.guardava la prof aspettando le Sue parole. Si continuava a guardare intorno nel vedere. Qualche Divisa viola o gente che aveva conosciuto nei corridoi della scuola .altair apri il libro che aveva davanti e iniziò a leggere qualcosa nel frattempo che aspettavano che gli altri studenti arrivassero e che la prof sexy davanti a lui parlasse e spiegasse qualcosa, alla lavagna dietro di lei c'era una scritta e la ricopiò sul quaderno che aveva davanti e cercò di capire il significato dentro di lui e sorrise quando lo trovò adatto alla situazione che stava vivendo con la sua famiglia. continuò a leggere il libro di erbologia e sperava di sentire qualche voce di qualcuno ma soprattutto che la professoressa spiegasse cose belle e appassionate , che non lo facessero addormentare sui libri come succedeva ad hogwarts.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
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    Edited by panda_2019 - 3/1/2020, 14:54
     
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    Lucas Jughead Jones
    « IN UN MONDO QUALUNQUE »
    07 Gennaio 2020, la scuola era ricominciata in piena regola e Lucas aveva deciso di tornare, almeno per provare a vedere che effetto gli faceva rientrare tra i banchi di scuola, dopo che aveva passato più di un mese fuori da quelle mura.
    Aveva incontrato Jessica e Blake, fuori da lì, ma nessuno di loro era riuscito a stimolarlo al punto tale da poter dire che era tornato per loro.
    Aveva lasciato la sua roba in stanza, fortunatamente gli altri erano già in giro quando era rientrato, avendo perso un po' di tempo a Londra, cercando di far coincidere la sua presenza con la loro assenza, poi erano giunte le lezioni, il pranzo e tutto era andando in un crescendo di fastidio e noia, che sperava di non dover provare dopo aver fatto tutto quel tempo fuori.
    Inutile dire che la sua media era ancora più bassa di quella che aveva lasciato quando era andato via, ma la cosa non lo tangeva più di tanto. Alla fine non si era prospettato un grande anno per recuperare i voti bassi, quindi allarmarsi ora non faceva altro che aumentare l'odio per quella prigione dorata che era la scuola.

    Il pomeriggio era arrivato prima di quanto se lo aspettasse e arrivò alle serre con tutta la pacatezza che lo faceva muovere, fregandosene se sarebbe arrivato in anticipo o in orario, l'importante, per lui era arrivare.
    Non appena varcò la soglia della serra numero uno, cercò con la coda dell'occhio un banco libero nell'ultima fila, dietro tutti e lì si sarebbe accomodato, senza dare nessuna confidenza ai già presenti in aula, prendendo posto in uno dei due gruppi meno affollati in cui erano divisi quel pomeriggio i banchi.
    Diede uno sguardo rapido alla frase scritta alla lavagna e tirò un respiro profondo, cercando di non dare troppo peso a quelle parole. Quindi distolse le iridi di ghiaccio dalla lavagna e poggiò la testa sul banco, in attesa che quella lezione iniziasse, certo che qualsiasi cosa avrebbe fatto in quella favolosa giornata di ripresa scolastica, l'unica sua meta sarebbe stata la biblioteca dove finalmente avrebbe potuto evitare gli schiamazzi degli studenti.
    Non li ricordava così fastidiosi, prima...
    code © psiche
     
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    Tornare a scuola dopo le vacanze era sempre un trauma, ma quell'anno per Jessica lo era ancora di più. Erano successe veramente troppe cose da Settembre a Dicembre, troppe cose assurde per essere descritte, troppe cose incredibili per non far esplodere il cervello di una diciassettenne. Quella parola, comunque, aveva ancora un dolce sapore sulle sue labbra. "Diciassettenne". Eh sì, finalmente aveva compiuto la maggiore età -almeno per il mondo magico- ed era decisamente più libera, o almeno così avrebbe dovuto sentirsi... invece la corvina si sentiva la stessa che era stata fino al 23 dicembre, giorno prima del suo compleanno. Un sospiro lasciò le sue labbra. Era più o meno l'una e mezza di pomeriggio e quindi avrebbe dovuto avviarsi verso le Serre per la lezione di Erbologia. Questa consapevolezza le riportò alla mente la gita in Scozia ed il compito per nulla facile che avevano dovuto affrontare. Proprio quel paese che avrebbe voluto evitare e al quale evitava di pensare, per quanto fosse difficile. Sì, perché i suoi genitori, due estati prima, proprio là erano fuggiti. Strinse con forza la coperta tra le dita, fissando il soffitto. La cosa positiva, però, era che dal ballo fino al giorno prima, aveva potuto passare molto tempo con Alex e la cosa l'aveva resa parecchio felice, siccome durante il periodo scolastico era raro che potesse concedersi del tempo con il figlio, se non alla sera o durante i weekend. Purtroppo però, quelle brevi vacanze erano finite ed era giunto il momento di tornare a scuola. Jessica sperava che il nuovo anno comportasse meno stranezze di quello vecchio, che nessuno si inventasse qualsivoglia genere di attentato. Insomma, le sembrava che nel mondo magico troppe persone avessero un'eccessiva mania di protagonismo. Sbuffò. Non voleva lasciare il calore del suo letto. Calore che, improvvisamente, le ricordò quello di un altro letto. Arrossì vistosamente e, dentro di sé, ringraziò di essere sola nella stanza, a parte il bimbo, e che quindi nessuno avrebbe potuto vederla. Dopodiché, scosse la testa imponendosi di non pensare a tutto quello che era successo in quei mesi e si mise a sedere, guardandosi in giro pensierosa. Le balenò in testa di saltare la lezione, ma non sarebbe stata una cosa troppo intelligente da fare, non il primo giorno di scuola dopo le vacanze. Quasi le costasse una fatica immane, la ragazza si alzò e si diresse all'appendiabiti dove aveva accuratamente appeso la propria divisa e la guardò non particolarmente entusiasta di doverla mettere. Si sarebbe sicuramente sporcata, anche se a ben pensarci, avevano i camici appositi, o almeno così credeva; non ne era troppo sicura, ma sarebbe stata un'idea intelligente. Si avvicinò alla divisa e la sfiorò, pensando a quanto avrebbe preferito usare i propri vestiti invece di quella roba. La ragazza non era propriamente ligia alle regole, come sanno pure le pietre ormai, ma quel giorno decise di fare uno strappo alle sue regole e, sebbene di malavoglia, la indossò. Quindi si specchiò, facendo una smorfia. Non era sicura che le stesse bene, ma poteva farci ben poco. Si girò quindi verso il figlio che, sereno, la fissava con i suoi occhioni dal colore ancora non troppo definito. Quel marmocchio aveva solamente sei mesi ed aveva rischiato di non avere più una madre tipo dieci volte solo negli ultimi quattro mesi. Per qualche contorta ragione, le veniva da ridere. Forse perché, in fin dei conti, ormai era tutto passato e bisognava riderci su. Sicuramente era cento volte meglio che piangere. Si avvicinò e si chinò su di lui, lasciando che la sua manina così piccola e delicata, stringesse il dito di lei. Non lo avrebbe mai detto che si sarebbe affezionata così tanto, ma ormai era una parte di lei. Gli lasciò un bacio sulla fronte e lo guardò ancora qualche secondo. Oggi purtroppo riprendere la scuola, quindi mi toccano anche le lezioni del pomeriggio gli comunicò, per quanto lui potesse capirne. Ma ti prometto che torno presto concluse, allontanandosi e tornando a sedersi sul letto, nell'attesa che un qualche elfo domestico accorresse per prendersi cura di quella creatura tanto fragile ed indifesa. Come al solito, avrebbe preferito che a badarci fosse un umano, ma non si poteva avere tutto dalla vita. Si alzò nuovamente quando vide il suddetto elfo precipitarsi all'interno del dormitorio, servizievole come sempre. Allora te lo affido disse, prima di imboccare la porta, scendere in sala comune e uscire nei corridoi. Si diresse quindi verso le scale che l'avrebbero portata al piano terra. Scese gradino dopo gradino, lentamente, pensierosa. Quasi non si accorse che la scalinata era finita e che davanti a lei vi erano le enormi porte aperte che davano sull'immenso giardino. Quando mise piede fuori dalla scuola che le sembrava troppo opprimente, fece un profondo respiro, prendendo una grande boccata di aria fresca. Il gelo le penetrò la gola come tanti piccoli aghi appuntiti, facendola sbuffare con un mezzo sorriso. Dopodiché, si diresse verso la Serra numero uno, quella dove si sarebbe tenuta la loro lezione, un'altra combinata con quelli del primo anno. Concesse una veloce occhiata agli orti ben curati e rigogliosi che circondavano l'area, prima di tornare a guardare dritto davanti a sé. Finalmente varcò l'ingresso della serra, ritrovandosi dunque in un luogo ampio e con grandi vetrate dalle quali, durante le giornate soleggiate, può entrare molta luce e ciò rende sicuramente favorevole il lavoro. Mosse i primi passi sul pavimento in pietra ed osservò la disposizione dei banchi. Essi erano separati in due blocchi e non ci voleva molto acume per capire che probabilmente la docente gli avrebbe divisi o qualcosa del genere. Restava solo da capire secondo che criterio, anche se di certo non era una priorità. Non dedicò troppo tempo ad osservare i vari armadi e statue presenti nella serra, quanto più si concentrò su chi fosse già presente. La professoressa, ovviamente, e qualche studente. Tra loro riconobbe Jaw, Altair e Lucas. Anche con quest'ultimo aveva avuto un incontro piuttosto particolare a Londra poco più di un mesetto prima. Ora la domanda era: vicino a chi sedersi? O sedersi isolate dagli altri? Buongiorno, prof! salutò, cercando di imprimere al suo tono quanta più spensieratezza possibile, dopodiché tornò a scrutare i presenti. Salutò con un cenno Altair, decisa poi a dirigersi verso Jawaad per salutare anche lui. Ehi, Jaw disse, concedendo anche a lui un sorriso. Tutto bene? chiese, senza però sedersi. Quando e se lui le avesse risposto, Jess avrebbe sorriso per poi borbottare Scusami un attimo. Si sarebbe poi diretta verso Lucas. Non sapeva esattamente cosa dire, quella serata tra loro era stata strana. Lucas. Pronunciò, quindi, guardando il moro. Ciao disse alla fine, cadendo pesantemente nella sedia accanto a lui. Non sapeva se sarebbe stato il suo posto fisso per tutta la lezione, ma se lui le avesse risposto, non aveva voglia di chiacchierare in piedi. Sono felice di vederti a scuola aggiunse poi, riducendo la voce ad un sussurro appena udibile. Successivamente si concentrò sulla scritta alla lavagna.

    “Se si desidera realmente qualcosa, non c’è magia più forte della volontà.”

    Storse la bocca in una smorfia. Che cazzo mi significa? Sbuffò, leggendola ancora e ancora. La volontà non serve a niente se non è accompagnata anche da una bella botta di culo commentò, sempre tenendo un tono di voce basso, in modo che solo il compagno sentisse. Osservò sbrigativamente il tavolo con sopra quello che avrebbero dovuto affrontare quel giorno, ovviamente coperto per non farglielo vedere fino all'inizio della lezione.
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Edited by Giadì - 4/1/2020, 10:29
     
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    Non poteva negarlo, Mia era affascinata da Erbologia. Certo, si poteva dire che fosse affascinata da qualunque materia necessitasse di cura e dedizione, ma c'era qualcosa di piacevole e soddisfacente nel prendersi cura di una pianta, dedicarsi con attenzione alla sua cura, vederla crescere ogni giorno. A suo tempo aveva anche avuto una piccola serra tutta per sé, un regalo di Charles quando ancora viveva nella villa dei Nott, ma alla fine era stata costretta a sistemarla in un posto nascosto della sua stanza e le piante al suo interno erano morte per la mancanza di luce, non negava però che avrebbe voluto riprovarci prima o poi.
    Il suo entusiasmo per la materia, la portò ad aspettare fremente l'orario della lezione: non voleva fare la figura della persona che non ha altro di meglio da fare che andare a lezione e, per tanto, si presenta ore prima, ma in effetti non aveva molto con cui tenersi occupata. Il ballo aveva creato una strana situazione di stasi che ancora non era riuscita a risolvere del tutto e le sembrava di non sapere bene come comportarsi, sopratutto con Cameron. Già solo l'idea di ritrovarlo a lezione la metteva a disagio, non aveva idea di come comportarsi e ancora di più la infastidiva la certezza che il ragazzo avesse già le idee chiare, abituato con ogni probabilità a gestire situazioni come quella. Era sicura che non fosse la prima volta che gli succedeva qualcosa del genere, che sapesse bene come trattare una con cui era uscito per pura noia e, infondo, si aspettava anche di essere ignorata, proprio come le aveva promesso. Sì, infondo aveva detto che l'avrebbe lasciata in pace e lei aveva accettato il suo invito proprio per vincere la scommessa... Giusto?
    Si infilò un maglione grigio, dallo scollo abbastanza largo, su un paio di jeans scuri, pescati a caso dall'armadio, e si allacciò rapidamente gli anfibi per poi recuperare la sua borsa e uscire dalla stanza.
    Conosceva la strada per le serre a memoria, non ebbe nemmeno bisogno di badare troppo ai propri passi e si perse nei propri pensieri quasi senza rendersene conto. Anche per lei il ballo con Cam aveva avuto poco valore, era un'uscita obbligata, qualcosa che avrebbe volentieri evitato, almeno all'inizio. In effetti non poteva dire di essersi annoiata, avrebbe preferito di gran lunga poter dire quanto l'avesse infastidita starsene lì con lui, ma tutto sommato non era stato così male e sfortunatamente Cam non era stato nemmeno così antipatico. Certo, questo non cambiava le cose, affatto: ora se ne era liberata e se anche per una sera era stato sopportabile questo non toglieva il fatto che in genere era bravo solo a farle saltare i nervi. Era sempre il solito Cohen, un ballo non cambiava niente.
    Provò comunque un minimo di sollievo quando vide che non era ancora arrivato e si affrettò verso la prima fila del gruppo di destra. "Buongiorno professoressa" salutò, gentile e posata come sempre. Individuò ovviamente Jess, e le dedicò un cenno di saluto anche se le sembrava impegnata a parlare con Lucas e lei non voleva di certo disturbarla. Notò anche altri studenti, tra cui Altair e Jawaad, con cui non aveva mai parlato ma che aveva intravisto diverse volte in giro per Hidenstone. Scelse il primo banco libero che riuscì a trovare e si sedette con la sua solita finezza, sistemando poi con cura la cartella sotto il banco e i libri accanto a sé. Diversamente da altri suoi compagni, Mia era felice di tornare a frequentare le lezioni: non era solita amare le pause, a dire il vero detestava rimanere senza nulla da fare e le vacanze l'avevano stressata più che altro. Era stata felice di passare del tempo con Charles, ovviamente, non aveva modo di vedere spesso il fratello e gioiva di ogni istante condiviso, ma era più che felice di poter tornare alla sua routine e, sopratutto, allo studio. Per quanto possibile si era già messa avanti con il programma del nuovo semestre, pronta a rimanere al passo e mostrarsi come sempre volenterosa e attenta.
    Seduta lì, nella serra, non poté evitare di perdersi ad osservare i numeri scaffali stipati in quel posto, pieni di libri e oggetti vari, alcuni dall'aria affascinante e strana. Avrebbe pagato oro pur di aprire anche le ante sigillate, non certo per fare qualche disastro ma solo per sapere che cosa contenessero, per capire le potenzialità di tutto ciò che c'era in quella stanza.
    Non aveva idea di che cosa avesse scelto la professoressa Murray per la lezione di quel giorno, l'ultimo compito di erbologia che avevano svolto avevano scoperto le potenzialità del Memento Mortem, e per quanto traumatizzante fosse stata l'esperienza non poteva negare di voler approfondire ancora di più l'argomento. Un brivido le percorse la schiena ricordando quel che aveva vissuto nel corpo di Margaret, ma si impegnò per scacciare quella sensazione concentrandosi unicamente sull'importanza della conoscenza, indipendentemente dalle conseguenze.


    Mia Freeman-SHEET-
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    Howard H. Van Leeuwen
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    La mattinata era stata piena di avventura e di avvincenti opportunità per il giovane dioptase, ma il momento che chiaramente sembrava amare più di qualsiasi altra cosa al mondo era chiaramente il pranzo in Sala Grande! Mangiare e stare a contatto con il cibo erano due attività che lo ispiravano davvero molto, sebbene poi dovesse fare molto esercizio fisico per mantenere il suo corpo in uno stato salutare o che, quantomeno, avesse una forma. Arrivato in Sala Grande con il suo passo abbastanza spedito, sfoggiando la propria divisa indossata perfettamente e senza alcuna piega, sinonimo del suo estremo modo di essere “preciso e meticoloso”, il ragazzo prese posto nei pressi del tavolo della sua casata, seduto un po’ in disparte come sempre, mentre rifletteva i propri occhi azzurri sul minestrone di verdure che avrebbe mangiato quel giorno per pranzo, con un po’ di pane da intingere e gustare insieme. Non era di certo il suo piatto preferito, e si poteva chiaramente vedere dallo sguardo che aveva assunto sul viso non appena aveva scorto quella pietanza, ma comunque aveva deciso di onorare i cuochi e di mangiare tutto quel che era stato proposto per pranzo, deliziando e mettendo a tacere i brontolii del suo stomaco. Dopo aver terminato quel pranzo, ed essersi anche mangiato uno dei cupcakes al caramello fatti da lui la mattina stessa, il ragazzo tornò rapidamente nel proprio dormitorio con lo scopo di darsi una sistemata rapida e di dare un ultimissimo sguardo al proprio look, sorridendosi allo specchio nel guardare la sua camicia color verde acqua chiaro: adorava i colori pastello, o comunque quelli estremamente eleganti e raffinati, dunque si compiaceva da solo! Ma non perché fosse bello, semplicemente perché portava qualcosa che apprezzava. Afferrata la borsa a tracolla in cuoio nero, con all’interno tutti i libri ed i quaderni per affrontare quella giornata e decorata esternamente da una serie infinita di spille colorate e sgargianti, il ragazzo partì alla volta delle serre con il proprio passo spedito e diretto, come se non vedesse l’ora di iniziare le lezioni pomeridiane e di destreggiarsi con le proprie mani nella coltivazione di alcune piante.
    L’approccio di Howard con lo studio era particolarmente interessante: per lui non esisteva una materia preferita, semplicemente voleva ottenere e mantenere una media perfetta in qualsiasi disciplina, così da considerarsi un ragazzo quanto più eclettico e flessibile. Nonostante tutto, l’erbologia era una materia che apprezzava particolarmente: studiare le piante, le loro proprietà, i loro comportamenti, come piantarle e travasarle, come prendersi cura di loro, tutte attività che lui adorava! Essere a contatto con altri esseri viventi per lui era una grandissima emozione, ed il fatto di poter scoprire cose nuove sulla natura che lo circondava lo mandava totalmente in visibilio. Non c’era niente da fare, era davvero un secchioncino che avrebbe volentieri passato giornate in biblioteca ad approfondire tutto quello che gli passava sotto mano, e per fortuna non aveva ancora incontrato quel ragazzo che avrebbe approfittato della sua bontà e della sua intelligenza, forzandolo a farsi fare i compiti ogni giorno. Sì, probabilmente lo avrebbe fatto, vista la sua estrema vena da “fesso”, ma chiudiamo questo capitolo.
    Il tragitto per l’aula fu tranquillo, portava di tanto in tanto gli occhi sulle mura della scuola per osservare i vari quadri disposti, e di tanto in tanto incrociava lo sguardo di qualche suo compagno di anno e di casata, accennando un sorrisetto timido nei suoi confronti. Arrivato ai piedi della serra numero uno, con i propri capelli lievemente scompigliati e con il labbro inferiore che continuava ad essere morso dalla sua dentatura perfetta, il ragazzo entra all’interno della serra stessa, osservando la docente seduta sulla cattedra. Accennò un sorrisetto imbarazzato e timido, che rispecchiava chiaramente la sua indole, salutandola poi con il suo tono di voce delicato ed educato, quasi reverenziale. “Buongiorno, professoressa.” E con una camminata tranquilla, prese posto in prima fila, nel primo posto disponibile, osservando qualche compagno di casata che gli era noto per sentito dire e con il quale non aveva mai parlato approfonditamente, accennando un sorriso anche in quella direzione. Apre il libro e si prepara per l’inizio della lezione, guardando ora il banco centrale coperto da un telo, mantenendo uno sguardo concentrato ed interessato.


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    Edited by Howard H. Van Leeuwen - 5/1/2020, 16:23
     
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    Adamas Vesper
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    ‘Oh, routine - quanto mi sei mancata!’
    Tornare dalle vacanze da Dering Woods quell’anno era stato quasi liberatorio: aveva dovuto sopportare il padre, che si era rivelato più pesante del solito. In parte era gongolante per il fatto che ad Adamas stesse piacendo l’Accademia; in parte era stato informato (solo parzialmente) dal figlio sugli eventi di novembre, ed era rimasto basito e alterato. Fortunatamente, la madre di Adamas era intervenuta come sempre a calmarlo, e quindi il tutto era stato risolto in una serie di commenti rabbiosi e borbottii ripetuti. La madre, alla comunicazione delle recenti novità, aveva stretto Adamas in un abbraccio che l’aveva messo a disagio, nonostante gli avesse fatto piacere.
    Il resto delle vacanze era stato noioso, tra le cene di società, per così dire, e i momenti in cui Adamas era rimasto in attesa del rientro ad Hidenstone. Sì, l‘Accademia aveva i suoi problemi (come il fatto di non aver contattato gli Auror per la faccenda Naga), ma alla fin fine si stava trovando bene e la trovava più stimolante di quanto non avesse voluto ammettere al padre.
    Con l’arrivo del nuovo anno, aveva deciso ufficialmente di essere meno timido e più aperto ai nuovi incontri: era arrivato il momento di crescere. Aveva sviluppato la convinzione, infatti, che la crescita personale non fosse un semplice atto passivo, ma dovesse essere attivamente ricercata dalla persona.
    Con questa nuova filosofia di vita, si avviò verso le serre dopo un pasto relativamente leggero: non voleva più vedere cibo (o almeno, non così tanto) per un bel po’. I suoi addominali non avevano certo ringraziato per gli stravizi a cui erano stati sottoposti nelle vacanze. Respirare l’aria fresca di gennaio era corroborante: si trovò a marciare a passi svelti verso la serra numero uno; in realtà, avrebbero dovuto avere Cura delle Creature Magiche, ma erano stati informati del cambio di orario, e Adamas aveva trovato la cosa abbastanza inusuale.
    ‘Forse il prof è indisposto… vabbé, Erbologia è figa - si dirà così?’
    Dalla lezione che avevano avuto al cimitero di Greyfriars, quella materia era stata una nuova scoperta: Adamas era entusiasta della professoressa Murray. Una simile conoscenza delle piante doveva sicuramente essere vissuta, non presa in prestito.
    “Buongiorno, professoressa!”: andò a sedersi come sempre in prima fila a sinistra, salutando Lucas con un semplice “Ciao…”, quasi sottovoce per non disturbare il suo riposo in ultima fila.
    “Ciao, Jessica! Come sono andate le vacanze?”: si mostrò più gioviale del solito con la ragazza, memore della sua gentilezza durante lo Jul Ball. Certo, nonostante per alcuni potesse essere la sua “rivale in amore”, Adamas ormai aveva accettato l’eterosessualità (almeno momentanea) di Jesse, e quindi non provava rancore. Avrebbe scambiato qualche parola con la Black Opal, quindi sarebbe andato verso la prima fila, deciso come sempre a seguire la lezione da lì. Tuttavia, per tenere fede al suo proposito di fare nuove conoscenze, rivolse un cenno di saluto ed un sorriso timido a due studenti che non conosceva, ma che aveva già visto a lezione.
    Notò quindi Mia in prima fila, ma non sapeva bene se le avrebbe recato disturbo sedendosi accanto a lei: per tale ragione, la salutò dolcemente, chiedendole come stesse.
    “Spero di non averti disturbato”: disse, mentre andava a sedersi in prima fila… vicino all’ennesima persona che non conosceva. Un Dioptase.
    ‘Come Nik… chissà come sta...’: sentiva davvero la mancanza di quel ragazzo, e i nuovi propositi che aveva fatto per il 2020 chissà perché gli ricordavano lui. In fondo, era stato tra i primi a farlo uscire dal suo guscio, per così dire - a costo di un certo grado di turpiloquio.
    “Ehm… ciao - disturbo?”
    Se il Dioptase sconosciuto non avesse avuto nulla in contrario, Adamas si sarebbe seduto vicino a lui, prima di imitarlo tirando fuori il libro. Lanciò un’occhiata alla lavagna, fino a quel momento completamente ignorata.
    ‘Se si desidera realmente qualcosa, non c’è magia più forte della volontà.’
    La frase lo fece sorridere: era una promessa per quell’anno nuovo, e per quell’Adamas nascente.
    Chissà quale sarebbe stato l’argomento del giorno: attese trepidante l’inizio della lezione, per vedere cosa nascondessero i teli al centro della stanza.
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    zayn!punk e panda_2019: Adamas vi ha rivolto un cenno di saluto ed un sorriso timido, a costo di sembrare scemo XD
     
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  9. panda_2019
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    Altair Alexander Sherwood
    Ametrin |16 anni
    Altair era ancora al banco da solo e sinceramente gli dispiaceva un pò quella situazione,arrivò adam un suo concasato e gli fece un segno di saluto e un sorriso come lui aveva fatto con altair. la lezione ancora non era incominciata e sinceramente parlando si stava annoiando terribilmente. i suoi compagni arrivavano con tutta lentezza a quella lezione e iniziò a leggere qualcosa su una pianta Il Tranello del Diavolo (ing: Devil's Snare) è una pianta con la capacità di comprimere o strangolare chiunque lo tocchi. si incantò letteralmente a leggere che diavolo fosse e continuava ad aspettare di sentire la voce della professoressa iniziare la lezione. Nel 1991, Pomona Sprite mise un Tranello del Diavolo nei sotterranei di Hogwarts per proteggere la Pietra Filosofale. riuscì a salvarli creando delle fiamme, perché alla pianta non piacciono né la luce solare né il caldo. continuava a leggere appassionandosi a ciò che stava scritto sul suo libro di erbologia, sperava di capirci qualcosa in più dalla spiegazione della professoressa che aveva davanti a lui. vide jesse immersa nei suoi pensieri e sorrise solamente senza farsi vedere si avvicinò a lei e le diedi un bacino sulla guancia buongiorno jessy disse dolcemente e poi andò a sedersi di nuovo al suo posto aspettando ancora e ancora la lezione e guardandosi intorno e a vedere i suoi compagni di classe che non conosceva tutti quanti ma solo alcuni, si avvicinò anche a jawaad buongiorno anche a te e si risedette tranquillamente .due erano della sua casata avevano la divisa viola, anzi la ragazza non l'aveva e rischiavamo di perdere punti e sta cosa non gli piaceva molto ma non conoscendola non gli disse nulla, le regole si dovevano rispettare e lei non le stava rispettando,l'altro è adam che lo aveva salutato e lui aveva anche ricambiato e aveva la divisa ma era tutta in disordine , ma che diavolo fanno la mattina con i vestiti, non sapevano neanche come sistemarseli dove sono capitato dio mio pensò altair. lui era impeccabile divisa stirata e messe dirtta senza che si fosse rovinata era impeccabile. continuava a sfogliare il libro di erbologia curiosando tra quelle pagine piene zeppe di piante di ogni genere e colore .

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    Il castano puntò le sue iridi nocciola sul portone che lo avrebbe riportato in Accademia. Era da poco passato il pranzo e lui, in attesa delle amatissime lezioni del pomeriggio, aveva deciso di dedicare un po' di tempo a se stesso, andando quindi a fare una breve corsetta nei Giardini. Si potrebbe pensare che lo avesse fatto per rimettersi in linea dopo le feste, ma no, non era così. Mentre rallentava l'andatura, man mano che si avvicinava all'ingresso, ripensò al giorno di Natale. Era tornato, ovviamente, a casa da sua madre. Non c'erano stati parenti, non c'erano stati amici o regali... non pranzi e cene giganti, nulla di tutto questo. Aveva fatto gli auguri a sua madre, aveva fatto colazione ed era uscito con Mark, per poi rientrare solo la sera tardi. Perché lo aveva fatto? Sicuramente sua madre non ne era stata molto felice ma, come al solito, non aveva dato cenni di delusione nei confronti del figlio, bensì si era limitata ad un mesto sorriso e ad augurargli la buonanotte. Lui in cuor suo sapeva che non si stava comportando in maniera corretta nei confronti dell'ormai unica persona a cui teneva, ma non aveva nessuna intenzione di rimanere tutto il giorno chiuso in casa a guardare il soffitto steso sopra il letto. Quando sua madre stava bene e suo padre era... un bravo padre, un padre non in prigione fondamentalmente, quando sua sorella era viva... beh il Natale era un'altra cosa. Cam provò una stretta al cuore al solo pensiero di ciò che aveva perduto e che non avrebbe mai più riavuto indietro. Ovviamente, come al solito, indossò un sorriso strafottente e varcò la soglia del castello, diretto verso l'ingresso della torre che l'avrebbe portato al dormitorio Dioptase.
    Salì lentamente i gradini fino ad entrare, dopo aver usato Aguamenti e tutto il resto, il ragazzo poté finalmente entrare nella stanza circolare, scaldata dal fuoco scoppiettante. Si sarebbe voluto stendere in uno di quei divanetti con in mano una bella tazza di cioccolata calda, ma purtroppo mancava poco alla lezione e doveva farsi una doccia. Scese, quindi, a due a due le scale che portavano al dormitorio e percorse quello stretto corridoio che quel giorno gli pareva stranamente claustrofobico. Entrò quindi in quella stanza circolare leggermente più piccola della precedente per poi varcare anche l'entrata del proprio dormitorio. Buttò i vestiti sudati a terra e, dopo aver preso il cambio, si diresse verso il bagno.
    L'acqua bollente svegliò i suoi muscoli intorpiditi dal freddo e lavò via il sudore dovuto alla corsa che il ragazzo aveva fatto. Dopo aver finito la doccia, comunque, uscì e si avvolse un asciugamano attorno alla vita, per poi andare vicino al suo letto per scegliere i vestiti del giorno. Non si sarebbe messo quella ridicola divisa nemmeno sotto tortura. Scelse quindi un paio di jeans neri, una semplicissima t-shirt bianca e i suoi fedeli occhiali da sole, anche se non è che fuori il sole fosse così forte.
    Prese la sua borsa buttandoci dentro alla rinfusa il libro di Erbologia e poche altre cose che magari gli sarebbero servite per prendere appunti. In fin dei conti, era pur sempre un ex corvonero, no? E poi, la O in Aritmanzia gli aveva fatto sperare di non essere così negato. Scrollò le spalle e lasciò la sua sala comune e, poi, la torre, dirigendosi nuovamente all'esterno. Si prese un momento ad osservare i giardini che, secondo lui, erano belli persino d'inverno. Certo, non avrebbe mai ammesso quei suoi pensieri, ma non poteva fare a meno di notarlo. Si passò una mano tra i capelli, quel giorno lasciati liberi dal gel che era solito mettersi.
    Continuò dunque il suo percorso verso le serre, esitando qualche attimo prima di entrare. Che cosa lo spingeva ad andarci? Cosa lo stava spingendo, da un po' di tempo a quella parte, ad andare ad ogni lezione, saltandole solo in caso di estrema necessità? Non lo sapeva, davvero... non era di certo la voglia di prendere voti alti o il voler compiacere la madre. Scosse la testa, lasciando che quel ciuffetto ribelle gli ricadesse sugli occhi, per poi soffiarlo via con uno sbuffo. Vabbè, ormai non poteva più tirarsi indietro, la professoressa lo avrà visto di sicuro... no? Cam non voleva ammettere con se stesso che quelle erano solo stupide giustificazioni per cui, con un'ultima esitazione, entrò.
    Lanciò rapidamente un'occhiata agli studenti già presenti. Riconobbe Jawaard perché condividevano il dormitorio, sebbene non avessero mai parlato chissà quanto, Jessica -l'amica di Mia- ed infine... Mia. La biondina era seduta, ovviamente, in prima fila. Piuttosto prevedibile. Notò subito il posto vuoto accanto a lei, ma -dopo aver superato il primo blocco di banchi- le passò semplicemente affianco, dopo aver adocchiato posti liberi nelle file più in fondo, davanti a Jessica e all'altro ragazzo che non riconosceva. La snobbò come le aveva promesso prima del ballo, non la degnò di uno sguardo di troppo e nemmeno di una parola. Una volta che si fu seduto, però, qualcosa scattò in lui. La chioma di capelli biondi della ragazza gliene ricordò un'altra del suo passato... si ricordava solo dei capelli biondi, ma non capiva a chi cazzo appartenessero. Si massaggiò le tempie con le dita e decise di lasciar perdere, seppur il ricordo lo turbasse enormemente. Ma, per qualche motivo, decise che sarebbe andato da lei, infrangendo così il suo patto con lei. Ma sentiva che non poteva rispettarlo, anche se nemmeno quello lo avrebbe mai ammesso. Nemmeno a se stesso.
    Si alzò e raccolse la sua borsa, dirigendosi quindi verso l'ultimo posto disponibile in prima fila. Buon pomeriggio, Chica lo salutò, canzonatorio come al solito, sedendosi affianco a lei. Aveva due occhioni grandi e curiosi... gli ricordavano così tanto quelli di sua sorella. Nascose il suo turbamento dietro ad un sorriso strafottente ed aspettò la sua risposta, per poi rivolgere uno sguardo alla Murray. Oh, buon pomeriggio anche a lei prof!
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Per quanto tempo ancora doveva andare avanti quella storia della bacchetta? Per quanto tempo ancora doveva chiedere il permesso di chiedere una cosa sua per utilizzarla? Cominciava a pensare che suo fratello fosse uno di quegli stronzi assurdi, che era vero che aveva sempre il faccino dolce e pacato, ma che sotto sotto, fosse un diavolo assurdo. Sbuffò quando dovette ricominciare la scuola e sinceramente non gli andava per niente. Inoltre doveva andare ad una lezione che si gli piaceva come materia, ma con quella che aveva quasi baciato Lance? Il suo professore del cuore che era anche il fidanzato della sua... famiglia, nonchè prima cotta, nonchè... insomma Annie! Era tutto troppo devastante e la cosa non gli piaceva per niente, la cosa buona era che Lilith si stava riprendendo e che aveva deciso di non andarla a prendere più davanti la porta dei dioptase, in quanto lei si sentiva più sicura e cose del genere. Lui era sempre un pò preoccupato ma... sospirò di nuovo vestendosi ed indossando il suo solito profumo, capelli sempre ben scompigliati ( ovviamente volutamente scompigliati) ed aria da chi voleva rimanere a letto. Quella non era voluta, quello era proprio il suo mood del momento. Quando entrò in classe e vide i due gruppi alzò gli occhi al cielo. Alzò una mano in segno di saluto generale e poi guardò la professoressa. Salve! Passato bene le vacanze natalizie? Il professor Olwen tutto apposto? No, non ce la poteva fare, il suo probelma era solamente se stesso ed il suo essere sempre se stesso gli procurava sempre problemi. Il punto era proprio quello. Cosa diavolo interessava a lui? Annie era sicuramente una persona che sapeva tenersi quello che era suo ed inoltre non aveva visto niente di niente, senza contare che non aveva mai parlato con la docente e... ma Blake era presuntuoso di natura e non sapeva neanche lui bene cosa fare e come farlo. Non lo faceva con cattiveria, ma solo con arroganza e quella donna aveva fatto qualcosa che secondo la sua modesta opinione non doveva fare. Poco importava cosa fosse successo veramente, Blake aveva le sue dannate convinzioni. Oltre a quella frase si andò a sedere affianco a quello che era stato un amico di canne fantastico e senza dire niente si mise vicino a Jaw. Credo che dovremmo collaborare e penso anche che tu possa essere alla mia altezza! Da sobrio e lucido non era tanto diverso da quando era poco sobrio ed assolutamente non lucido. Blake era egoriferito sempre, in generale! Aveva fatto del suo ego la sua unica e vera forza, aveva fatto della sua autostima la sua più grande forza ed adesso erano praticamente inseparabili. Si voltò a guardare Lucas. Finalmente era rientrato in quella dannata accademia. Sei un'illusione o ci sei veramente? Chiese poi a quello che oramai reputava un amico. Insomma Blake era andato fino a casa sua per convincerlo a tornare a scuola e non era una cosa che faceva per tutti. Le suole delle sue scarpe erano preziose tanto quanto il suo tempo. Eh si, Blake lo sapeva benissimo che era in classe e che c'era la professoressa li davanti, ma la lezione ancora non era cominciata e si poteva anche fare conversazione no? Sentì quello che disse Jessica e ridacchiò. Signorina Whitemore se non se ne è resa conto, siamo in un'aula scolastica. Moderi i temini o ci farà perdere punti casata! Lo disse con lo stesso tono con cui Mia lo aveva rimproverato la prima volta che lo aveva incontrato nella lezione, non si ricordava bene di cosa. Per Blake le lezioni erano solamente un modo per socializzare e creare del caos, un pò di movimento in qualcosa che lo annoiava da morire. Non era un ragazzo stupido, era semplicemente una persona che si annoiava facilmente e che se la credeva fin troppo. Tutti i professori con cui aveva fatto lezione avevano sempre avuto un occhio di riguardo per lui, e non nel senso positivo della cosa, Blake era una bomba ad orologeria ed anche nell'ultima lezione affrontata con la docente di artimanzia lo aveva dimostrato. Se a lui c'era qualcosa che non andava bene lo diceva senza troppi problemi, se doveva impegnarsi veramente perchè la docente lo faceva appassionare allora sarebbe diventato uno studente modello, come aveva fatto nelle lezioni di Olwen o di Ensor. Non era sicuramente uno che stava in silenzio o che aveva paura di parlare, ma alla fine era semplicemente uno che creava confusione, un pò vivace, niente di più niente di meno. Insomma o lo si amava, come avevano imparato a fare i suoi compagni di classe, oppure lo si odiava, come facevano alcuni suoi comapgni di scuola. Era una decisione da prendere e da mantenere, anche se Blake pensava seriamente che era impossibile non adorarlo, era impossibile non ammirarlo. Tornò a guardare la professoressa. Quella frase scritta con quella calligrafia alla lavagna lo fece riflettere due secondi, non di più. “Se si desidera realmente qualcosa, non c’è magia più forte della volontà.” la lesse ad alta voce e poi si sistemò meglio sulla sua sedia. é un pò come dire che volere è potere, ma tutto questo che centra con le piante? Chiese poi curioso. E si perchè per Blake Erbologia voleva dire studiare piante e pianticelle, niente di più e niente di meno!
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Lungo la tavolata degli Ametrin era possibile ammirare grandi sorrisi, giovani menti pronte ad imparare cose nuove ed intrepidi ragazzi pronti ad affrontare quella che molti di essi avrebbero classificato come la loro materia preferita. Erik Foster, prefetto di quella casata, era uno di loro. Sin da quando era un inesperto tassorosso era rimasto affascinato dalla bellezza che solo le piante riuscivano a dare. Adorava i colori dei fiori, le fragranze del mondo vegetale, la dolcezza dei frutti ed esisteva al mondo qualcosa di più romantico di far germogliare una pianta grazie al nostro amore? Ecco, per tutto questo Erik era sempre su di giri quando si avvicinano le ore della professoressa Claire, anche se ciò avrebbe voluto dire sporcarsi le mani.
    Josh, sto andando in cameretta a prendere il materiale per la Murray, hai lasciato qualcosa? Insomma, se così fosse stato sarebbe passato lui per entrambi. Una volta giunto lì afferrò la tracolla preparata prima di andar a pranzo e si recò in direzione della serra numero 1. Quel dì avrebbero avuto lezione con i ragazzi del primo anno e ciò un po' lo preoccupava. Non temeva per loro, ma se si fossero ritrovati di fronte ad una pianta estremamente delicata avrebbero rischiato di farle male. Sospirò. Cercherò di far attenzione anche per loro. Ciò lo preoccupava un pochino, ma senza troppi indugi entrò in quella che sarebbe stata la loro aula. La divisa era linda e pinta, il cravattino annodato come mai fino a quel momento e lunghi passi avanzarono verso la professoressa. Buongiorno! Aspetti, no, abbiamo appena mangiato, buona sera! Acciderbolina, il sole non era ancora calato. Buon pomeriggio! Ok, ora era certo di averla salutata, così si voltò e con suo stupore notò che i suoi compagni avevano occupati molti posti sui quali si sarebbe seduto ben volentieri. All'ultimo banco non voglio stare, ma non voglio occupare un primo banco. Cosa faccio se poi un primino non vede? Ecco, per questa ragione si avvicinò a Jawaad con un sorriso smagliante sul volto. Ehi, io e te ancora non siamo amici, ti va di rimediare subitissimo? Ok, forse non era l'approccio più contenuto per far amicizia con qualcuno, ad ogni modo prese posto sul banco libero più vicino a quel ragazzo. Hai proprio la faccia di qualcuno che non vede l'ora di coltivare dei fiorellini. Ho indovinato, vero? Queste cose le capisco proprio a pelle. Certo, se fosse stato a Divinazione avrebbe preso una T con i fiocchi.




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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Nonostante le vacanze invernali e relativi pasti, nulla poteva ricaricare Jesse Lighthouse più di un lauto pasto. Forse era la sua mindfullness, forse era il suo essere cretino, forse era il fatto che avesse imparato ad essere felice indipendentemente da cose futili come il giocare con triangoli e birilli, oppure, ancora più meramente, aveva riscoperto la cucina inglese 'Oh, niente da dire sulla cucina mediterranea, eh, la feta, i kebab e tutto il resto... ma cazzo... il cibo di casa è il cibo di casa!'
    Come molti, anche Jesse per le feste era rientrato - per quanto possibile - a casa, ma per lui il viaggio era stato lievemente più lungo del solito, conducendolo di fatto verso ameni luoghi nei pressi della Baia di Suda, ove sorgeva una base NATO cui facevano capo anche i Marines, e quindi il padre del ragazzo, che stava lì coordinato le attività antiterroristiche, complice la vicinanza con territori strategici come la Turchia e la Siria.
    In vero aveva festeggiato il Natale a Londra, cosa che gli aveva permesso anche di festeggiare il compleanno di Jessica, ma poi era dovuto comunque andare in Grecia con tutta la famiglia, esperienza breve ma comunque intensa per lui, che in fondo riceveva traumi e solleciti da qualsivoglia stimolo.
    Quindi eccolo lì, a gioire dopo tipo sei giorni in Grecia del cibo inglese per poi saltellare felice (?) nei prati denrisiani per raggiungere le serre, e non per incontrare spiriti o coltivare piante dalla sospetta natura, quanto per seguire una lezione congiunta nella Serra 1.
    'Uh uh, abbiamo degli ospiti speciali... e non parlo dei primini!' il tendone centrale, che aveva di fatto scisso in due la classe, annunciava chiaramente come l'oggetto della lezione fosse qualcosa di particolare e forse estraneo a quell'ambiente scolastico, ma il prefetto vi dedicò solo poche attenzioni, sorridendo invece alla docente "Buonpomeriggio, professoressa!" esclamò lui, salutandola e notando poi la frase alla lavagna, che lo fece brevemente accigliare.
    'Sarebbe bello... fosse così... io... un po' ci credo comunque...' lo disse quasi pigolando nella sua mente, abbassando brevemente lo sguardo per poi cercare con gli occhi la persona per cui più, in assoluto, si stava struggendo in quei giorni: Erik Foster.
    Lo fissò alcuni istanti ed ebbe anche una fitta di dolore quasi fisico a vederlo vicino a Jawaad; non che avesse qualcosa contro il ragazzo o avesse velleità alla Barnes, ma, più semplicemente, era molto insicuro riguardo il proprio rapporto col suo parabatai, al punto di vivere ogni sua vicinanza a chicchessia come una minaccia, e quindi con dolore, forse anche invidioso di quella serenità che lui, comunque, per quanto cercasse, ancora non trovava.
    'Erik...' sospirò nella sua mente, salvo poi riportare quasi per caso lo sguardo alla frase di Lady Incendio 'Se si desidera realmente qualcosa, non c’è magia più forte della volontà.' questa volta la lesse davvero nella sua mente, con convinzione, cercando davvero di crederci fino in fondo, di farla sua, anzi, di applicarla proprio.
    'Basta con la tristezza Jesse: è il tuo parabatai, ha sopportato mille proiettili sulla sua pelle per stare con te. Sopravviverete anche ad un ragazzo!' si disse lui, seguendo i suoi stessi consigli e, con un ampio sorriso, avvicinando per primo il suo primino preferito "Calimera, Adamas" disse lui, dimostrando quelle ingiustificate cicatrici, lasciate su di lui dalla Grecia, nel mentre la sua mente, tanto per cambiare, ruotava sempre e comunque intorno ad una persona 'Sì ecco... bello... simpatico... un un sorriso che ok... e che quando si eccita...'
    Sì, ne avrebbe avuto ancora per molto, ma per fortuna di tutti noi era ormai vicino a Jawaad e quindi a Blake ed Erik.
    "Mi raccomando, Blake, ripetiamolo insieme: le piante prendono fuoco, quindi bisogna fare attenzione!" mise una mano sulla spalla del suo Socio (o almeno vi tentò) cantilenando i propri avvertimenti con far gioco, quindi avvicinò il suo parabatai, che salutò con la mano "Ehi... dici che la lezione sarà sulle pesche?" propose lui forse un po' a caso, ma cercando, tanto per cambiare, per ricordare all'altro come si fossero uniti e come ciò, in fondo, fosse avvenuto proprio da quelle parti.
    Prese posto non troppo distante dai tre ragazzi, sicuramente vicino o a Blake o a Erik, ma ancora più certamente non troppo lontano da Jessica "Mia dama del ballo..." un inchino formale e un po' canzonatorio, un inevitabile arrossare perché prima faceva le cose e poi si cacciava da solo nei guai e poi eccolo lì a sedersi e forse rassegnarsi a fare il bravo e seguire la lezione.
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    Elisabeth Lynch
    Prefetto | Black Opal | II anno
    Gennaio era un po' malefico, con le sue raffiche di vento gelide ben peggiori delle nevicate fitte. Gennaio era un po' malefico per il manto malinconico con cui ricopriva le persone che, illuse per la notte che salutava l'anno vecchio per dare il benvenuto al nuovo, partivano in quarta con i buoni propositi ed il pensiero di poter vivere una vita nuova -un po' come il lunedì che si inizia la dieta- quando in realtà, dopo solo pochi giorni si arrivava ad una tristissima consapevolezza: anno nuovo, vita vecchia. Davvero si finiva con il cascare sempre, con tutte le scarpe, in quel cliché nonostante gli anni che si accumulavano e pesavano sulle spalle? Sì, compresa lei.
    Anno nuovo, vita vecchia, con i ritmi che dopo le vacanze erano difficili da riprendere, soprattutto perché i ricordi del ballo continuavano ad accarezzarla dolcemente, salvo poi essere colpita da una frustata: era solo un momento, un altro bellissimo momento che si erano ritagliati ma che ancora non era la normalità. Qualcuno potrebbe anche pensare che la vita non è altro che un insieme concatenato e susseguente di momenti, dove forse il sapore della stessa attesa era più sentita e voluta di una risposta definitiva.
    La malinconia avvolgeva Elisabeth Lynch nel suo morbido abbraccio sin dai primi battiti di palpebre che annunciavano il suo risveglio accompagnandola nelle prime ore di lezione che aveva trascorso per lo più con il viso abbassato sul suo banco, fino a guidarla in Sala Grande per un banchetto che aveva a stento consumato e a quella Serra numero Uno che ancora le creava non poca fatica. Non che non le piacesse Erbologia, quanto la pericolosa vicinanza della stessa a limitare di quella foresta che troneggiava scura su di lei e sul suo animo ancora provato. Certo, non era come nei primi tempi quando tremava, si attaccava a capannelli di studenti, con le lacrime pronte a scendere mentre costringeva le sue gambe a dirigere quei piedi verso quell'aula fuori dalle mura del castello, eppure nonostante fossero a gennaio l'opalina si sentiva ancora inquieta, non riuscendo a sollevare per qualche secondo di troppo lo sguardo sugli alberi sinistri, aumentando il passo, con la bacchetta sguainata e la morte nel cuore che tornava a battere solo quando la porta della serra si chiudeva alle sue spalle. Ecco, se si voleva azzardare un paragone, quello più vicino era la paura irrazionale del buio, dove il pensiero dei mostri sotto il letto erano lontani se ci si rannicchiava come un bozzo sotto le coperte. Come detto prima, anno nuovo, vita vecchia ed un po' ansante la giovane giocatrice di quidditch aveva guadagnato il suo letto sicuro con le coperte informi che aveva però l'odore del terriccio umido. Buon pomeriggio, professoressa. Salutò puntando le iridi cerulee in quelle nocciola della docente, lasciandole poi scivolare lungo gli scaffali che percorrevano quella pianta rettangolare, dove più centrali sapeva avrebbe trovato i banchi, alcuni già occupati. Merlino, Morgana e Circe! L'incarnato chiaro della gallese divenne ancora più pallido quando ritrovò un viso che non vedeva ormai da settimane. Un viso che ebbe la forza di un pugno nello stomaco e di uno schiaffo in pieno volto, riportandola ad una realtà che era stata piuttosto defilata fino a quel momento, chiuso in un angolo della sua mente e del suo cuore. Lucas Jughed Jones era tornato a scuola. Come sta? Ha ricevuto i miei regali? Perché non mi ha detto che tornava? Furono quelle le domande che si fece, in ordine causale più che di importanza, con l'ondata di sensi di colpa ad attanagliarle le viscere. Sarebbe dovuta andare da lui? Avrebbe dovuto salutarlo? Avrebbe dovuto parlargli? Ma lui avrebbe accettato? Gli interrogativi non facevano che aumentare, non solo per la presenza del ragazzo che aveva ferito profondamente, quanto anche per la presenza di qualche esemplare erboso (?) nel bel mezzo dell'aula e coperto da due teli che accrescevano sì curiosità, ma anche una leggera ansia. Ansia che emerse ancor di più quando si rese conto che non poteva starsene in piedi nel bel mezzo dell'aula-serra e che forse avrebbe fatto meglio ad occupare uno dei banchi ancora vuoti.
    Finì con lo scivolare proprio verso quello davanti a lui, un po' come avevano fatto nei mesi precedenti da quando lei aveva cercato di curarlo. Sembra una vita fa... Un sapore agrodolce quello che sapeva non sarebbe andato via tanto presto. Ingoiò a vuoto, osservando curiosa la sua compagna di stanza, prima di articolare un Ehi... sei tornato... così basso che forse non l'aveva neanche sentito. Gli avrebbe dato le spalle, con la testa incassata, dandole la visione solo della superficie del banco dove iniziò a sistemare libro, pergamene nuove e biro babbane. Le sistemò con cura maniacale, sollevando solo alla fine lo sguardo sulla lavagna verso quella frase che ebbe il potere di stordirla per l'ennesima volta. 'Se si desidera realmente qualcosa, non c'è magia più forte della volontà'. Quella frase poteva essere declinata in varie forme per quanto riguardava la sua vita: Josh ed il fatto che forse non desiderava davvero né lei né Jesse; Jug che aveva messo un punto fermo nel non voler ritornare a scuola per lungo tempo ed infine lei, lei che era stata logorante con la sua scelta, lei che aveva finito con il ferire comunque una persona a cui teneva, una persona che ancora non sapeva tutta la storia e che invece meritava di saperla in toto. Qual era ora la sua volontà? Parlargli. Aveva però anche paura di un giusto rifiuto da parte sua. Ma era più pesante la volontà di parlargli o la paura di fare l'ennesima figuraccia davanti agli altri? Prese l'angolo in basso a destra della pergamena, ripiegandolo e dando vita ad una sorta di trapezio, che tirò via scrivendo poche e semplici parole.

    Campo da Quidditch alle 19.
    Liz

    Da quanto non usava quel nomignolo, ma soprattutto da quanto non lo sentiva? Dubitava che sarebbe tornato ad essere pronunciato da quelle labbra che avevano ammesso di amarla, ma la ragazzina era sicura e convinta che l'altro meritasse molto di più di lei che andava via, lasciandolo solo. Si girò di tre quarti, occhieggiando la prof per non essere vista -la lezione poi ancora non iniziava- allungando il braccio dominante fino a raggiungere il banco di Jones, lasciando cadere quel pizzino accartocciato. Sarebbe stato a lui decidere cosa fare. Lei si sarebbe fatta trovare lì, molto più tardi rispetto alle due del pomeriggio che segnavano invece l'inizio di una lezione di erbologia congiunta.

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    by Lance
     
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  15. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Se qualcuno gli avesse chiesto se aveva mai creduto a Babbo Natale, probabilmente Josh avrebbe risposto che non solo ci aveva creduto, ma che ci credeva ancora. Ovviamente non nel vero senso del termine, in fondo non era uno sciocco o per lo meno non era così tanto ingenuo... ma l'idea che da qualche parte nel mondo esistesse qualcuno in grado di esaudire i desideri della gente, lo rasserenava. Lui, che in fondo dalla vita traeva solo il meglio, era un po' sempliciotto ma gli andava bene così.
    Dopo una mattinata di studio non troppo intensa -non perché non si fosse fatta lezione, quanto perché lui era parso meno interessato del solito- e un lauto pasto, si stava recando presso la serra di Erbologia. Al londinese quella materia non era mai piaciuta più di tanto, ma si ritrovava ad essere particolarmente bravo ad avere a che fare con le piante, così come con le creature. Bizzarro, in fondo era un tipo da materie prettamente logiche che con l'empatia avevano davvero ben poco a che fare, se non nulla.
    Alla domanda di Erik il ragazzo scosse la testa.
    «In cameretta... te lo hai mai detto nessuno che sei davvero carino? Vai tranquillo, ho tutto l'occorrente.»
    Disse con una risata, mentre lui e il compagno si separavano.
    Una volta superata la soglia della serra numero uno, lo sguardo diamantino del ragazzo andò a posarsi sull'insegnante, lì tesa a guardare l'orologio mentre i compagni prendevano posto. Lui, dopo aver salutato la docente, tentò di restare a distanza di sicurezza da tutti coloro che, in qualche modo, avrebbero potuto ammazzarlo e aveva già un paio di candidati in mente, entrambi seduti proprio nelle ultime file.
    Bene, ma non benissimo.
    Tirando un sospiro, una mano in tasca e l'altra a reggere la tracolla, il moro andò a posizionarsi proprio in seconda fila e dietro Mia;, alla quale rivolse un sorriso con una strizzatina d'occhio; accanto alla ragazza, un Dioptase che Josh non ricordava di aver già visto, tanto meno di averci parlato.
    «Come va?»
    Chiese semplicemente al ragazzo, andando a piazzarsi proprio dietro di loro.
    Si sfilò come al solito il berretto e si passò una mano tra le ciocche ribelli, prima di concentrare lo sguardo sul tavolino che, al centro della serra, pareva sorreggere il fulcro della lezione. Gli occhi vagarono distrattamente per la serra e incontrarono Jesse, a cui il moro rivolse un cenno col capo, mentre cercava di non pensare al fatto che dovesse ancora parlargli; poi, proprio dietro di sé, Elisabeth.
    «Ehi...»
    La salutò infine con un sorriso, rendendosi conto solo in quel momento che si trovava lì. Con espressione stanca si sporse un po' più indietro, ciò che bastò per poggiarsi col gomito sul suo banco.
    E poi, dietro di lei, Lucas.
    Una buonissima giornata, sul serio, davvero splendida.

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    RevelioGDR
     
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