Votes given by Blake Barnes

  1. .
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Blake non aveva bisogno di definizioni, anzi, lui delle definizioni se ne faceva quello che se ne faceva della ragione, della logica e dei ragazzi che giravano troppo vicini a Jesse: li prendeva a cazzotti.
    Lancelot questo lo sapeva bene, così come sapeva bene che spiegare che non avesse la minima idea di cosa fosse un runista-alchimista non avrebbe sortito effetto alcuno, sicché fece ciò che gli riusciva meglio dopo tanti anni di onorato servizio al fianco di Alexander Olwen: ascoltò.
    Disapprovò ovviamente nel sentir parlare di assistenti sociali per il trattamento di Annie ed Aaron, che lui, nonostante tutto (inclusa la fedina penale di Blake (?)), trovava encomiabile, così come tutta quella similitudine a Lighthouse che al contempo disperava e consolava il cuore dell'Olwen: era bello che avesse trovato una persona che lo facesse sentire così tanto a casa da cambiarlo... ma era proprio necessario che si passassero così tanto il disagio? 'Orsù, siam sicuri che al mondo ci sia abbastanza tempo per gli sprloqui di due Lighthouse?' si domandava sarcasticamente nella sua testa Lance, agognando l'anestesia del vino di bassa qualità offertogli dall'altro, col quale rischiò di strozzarsi alla comparsa del riunista-alchimista selvatico.
    Per non morire soffocato (o bruciato vivo dall'ardore di Blake), Lancelot cercò di essere razionale e professionale, apprendendo ben presto come l'idea dell'opale fosse in effetti sorretta da molte buone intenzioni. E poco altro.
    Osservò il souvenir di casa Garlic ed udì un'inattesa sua ottima recensione da parte del biondino sia come tutor sia come docente, apprendendo come anche il Cacciatore fosse annoverato in quell'elenco ristretto di persone che avevano dato un senso alle esperienze dell'altro, plasmandolo e rendendolo il disagiato che ora era.
    'In effetti noi ricchi godiamo del privilegio di poter fare quello che più ci piace, indipendentemente dalla resa economica...' le idee dell'opalino erano varie e Lancelot decise di insaporirle con un po' di vino sulle proprie labbra, sorseggiando il proprio vetro con interesse ed eleganza "In effetti sei sempre stato uno spirito libero. Ti vedrei bene nella libera professione... sai, stavo anche pensando sempre al discorso dei duelli... mi sono venuti in mente due dei Superquattro: Himpeldown è specializzato in alchimia offensiva, mentre il marito di Sigurd, Kwaku è rinomato per l'uso delle rune in battaglia... stavi pensando a qualcosa del genere anche?" propose lui, lieto che il cugino avesse fatto carriera nella Lega dei Duelli, costringendolo a seguire i match, venendo però poco dopo sbattuto a terra dalla seconda bomba della giornata.
    'Insegnare?!' questa volta nulla poté salvare Lancelot: si strozzlò col vino.
    'Oh Merlino, assistimi!' i colpi di tosse che seguirono lo sfortunato ingurgitare furono violenti e frequenti, soffocando la stanza nel chiasso del runista, che alla fine dovette anche alzarsi e affacciarsi alla finestra, terminando i colpi lì, quasi accasciato sul montante della finestra.
    Quando fu calmo, si voltò, rosso e con gli occhi un po' strabuzzati per la fatica. Tornò al suo posto, osservando l'altro con attenzione "Stai valutando l'opzione di diventare un insegnante Blake?" disse lui senza mostrare alcuno scetticismo in merito, al massimo un po' di sorpresa "Non nego che DCAO non sarebbe nelle tue corde... ma come si integra questo con la tua passione per la musica, le tue velleità (e i tuoi doveri) imprenditoriali e anche il tuo rinnovato interesse per i duelli, l'alchimia e le rune?" chiese lui, forse anche per far ordine anche nella propria mente.
  2. .
    Qualcuno avrebbe dovuto trovare un modo per spiegarle quella incomprensibile legge magica che regolava il tempo: come diamine era possibile che al biennio pur seguendo tutte le materie si trovava con più tempo libero rispetto al triennio in cui aveva potato via quello che riteneva inutile e superfluo per concentrarsi esclusivamente su cinque insegnamenti? Giurava di esser arrivata ad un livello tale di multitasking che avrebbe fatto morire anche il più impavido degli uomini. Sì, proprio quelli che con due linee di febbre si appellavano a druidi, sciamani e sacerdoti per avere l'estrema unzione. E, rimanendo in esalazioni di ultimi respiri e preghiere che ti accompagnavano nell'aldilà, la lezione di Antiche Rune diveniva il suo personalissimo campo di morte. Non si trovava solo tra due fuochi rappresentati da Joshua e Cameron, appartenenti al suo stesso anno, quella era una lezione in cui convergeva l'intero triennio e quindi alla quanto più probabile presenza di fantasmi presenti e passati, probabili futuri, nelle persone di Lucas, Jesse, Blake e Lilith, senza dimenticare Vesper. Un calderone esplosivo vero e proprio, una lezione capace di metterla in ginocchio e non nel modo più piacevole e sensuale della sua versione.
    E sarebbe andata anche peggio. «Ma che diamine?» fu la reazione nel non trovarsi il calmo ex Responsabile degli Opal ora sugli Ametrin, bensì Labaan famoso per essere un amante del pettorale nudo, gioielli che non potevano essere definiti meri punti luce e compagno/marito/amante del Capo Villaggio di Denrise. Ah, sì, anche uno dei Superquattro. Un uomo cui portare rispetto ma non proprio da prendere come suo personalissimo modello. «Salve», non si sperticò in complimenti, leccate di culo o suonate di violino improvvisate, preferendo andare ad occupare un posto il più lontano possibile da Lighthouse. Con il Caposcuola i rapporti, dopo anni, erano ben oltre i minimi storici: il nulla cosmico. Persino ora che Evans era tornato. Sperava non si facesse trascinare anche lui dal carisma e dal fascino dell'Ametrin, aggrappandosi alla sua più che annuale relazione con Adamas. Ed a proposito di relazioni... dov'era finito Cohen?
    La sua presenza lì, prima di altri personaggi delle sue vicende personali, poteva rivelarsi un vero e proprio asso nella manica. Forse.
    Kwaku si lanciò in scuse che avevano del torbido in merito all'assenza dell'irreprensibile Olwen che era stato già sostituito dalla vecchia e non cara MacEwen, in una staffetta cui persino un appassionato di tennis non riusciva a tenere fissi gli occhi sul testimone. «Punti in più per Labaan ed il suo essere selvaggio», seppur il breve accenno su quello che avrebbero toccato la mandò in crisi. Cultura baltica? In che senso? Alcuni studiosi facevano risalire ad essa i tre paesi che detti uno dopo l'altro sembravano uno scioglilingua -Estonia, Lettonia, Lituania- o impropriamente tutti quelli che si affacciavano nel suddetto Mare: a quelli di prima si aggiungono Danimarca, Germania, Danimarca, Polonia, Svezia, Russia e Finlandia. No, la Norvegia manco per l'anticamera del cervello. «A prescindere da quali paesi includiamo nella cultura balcanica -per me i soli Estonia, Lettonia, Lituania- la religione cristiana, nelle sue declinazioni, è diffusa in ogni angolo del globo ed ha come simbolo la croce; la miniatura della Kobukson ricorda le drakkar -che però sono della cultura scandinava, quindi seppur Svezia, Danimarca e Finlandia si affaccino sul mar Baltico, secondo alcuni studiosi è improprio definirli anche Baltici. Ma se vogliamo metterli in un calderone, direi che possiamo vederne delle influenze anche nell'imbarcazione coreana», prese un attimo, riordinando le idee. «Quanto ai koropukkuru sono nani o comunque esseri legati alla natura, un po' come gli spiriti o il popolo verde riscontrabili, sotto altri nomi, in tutte le culture. Infine Thor. Non ricordo se propriamente Lituani od Estoni, c'era Taarapita, Taara, che è associato al dio del fulmine. Quindi direi... il fumetto di Thor». Sperava che la sequela di informazioni che aveva sciorinato fosse comprensibile al signor di Sigurd, così come lo era nella sua mente contorta.
    Elisabeth
    Lynch

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    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Prefetta
    Battitrice

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    Pensieri sparsi su Cameron Cohen, Joshua B. Evans, Lucas Jughed Jones, Jesse Lighthouse, Blake Barnes, Lilith Clarke. Risponde alla domanda.
  3. .
    100!100!100!
  4. .
    «"Quarantadue!" urlò Loonquawl. "Questo è tutto ciò che sai dire dopo un lavoro di sette milioni e mezzo di anni?"
    "Ho controllato molto approfonditamente," disse il computer, "e questa è sicuramente la risposta. Ad essere sinceri, penso che il problema sia che voi non abbiate mai saputo veramente qual è la domanda".»


    E forse 42 è anche la risposta alla fatidica domanda: quanti pg vuoi avere?
  5. .
    Blake aveva un carattere difficile, burrascoso. O lo si odiava o lo si amava, non era in grado di accettare vie di mezzo. Jessica, rientrava in questa seconda categoria. Nonostante non fosse semplice averci a che fare, lei aveva deciso di rischiare e lottare per lui, come avrebbe lottato per il suo stesso fratello... anche se lui era molto, molto di più.
    Non avrebbe mai osato sperare di vederlo comparire in quel salotto devastato, ma era successo. Evidentemente il loro legame era straordinariamente più forte di quanto avesse percepito ed il che era un bene, perché l'aveva salvata da una situazione scomoda. Non avrebbe avuto né la voglia né la forza di svelare a quel bugiardo di Daniele, di essere diventata un licantropo. Prima di tutto, ne avrebbe dovuto parlare con Blake e prima o poi sarebbe arrivato il momento. Ma non era quello, avevano altre cose di cui parlare.
    Diede le spalle a Daniele per correre da chi l'aveva sempre sostenuta nonostante i loro periodi di distacco l'uno dall'altra, da qualcuno che non era fuggito da lei solo perché sapeva essere una ragazza scostante e complicata.
    Si lasciò infilare la felpa di Blake, dovendo sciogliere di malavoglia il loro abbraccio. Sapeva di pace.
    Sussultò appena quando lui la prese in braccio, ma non durò molto la sorpresa. Allacciò le braccia attorno al suo collo per aiutarlo a reggersi, affondando col viso nel cappuccio e posando la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi. Blake non l'aveva mai vista così vulnerabile, nemmeno nei suoi momenti peggiori, nemmeno quando avrebbe voluto partire con lui per andare a Dubai, nemmeno quando gli aveva tirato quello schiaffo, nemmeno quando Daniele li aveva scoperti accoccolati sulla cima della torre, dopo aver origliato le loro confidenze.
    Casa sussurrò quasi sovrappensiero, pensando che casa sarebbe stato qualsiasi posto in cui poteva stare vicina a lui. Glielo stava per dire, ma poi quelle sue due parole successive, le fecero gelare il sangue nelle vene. Sapeva bene che non era detto tanto per dare aria alla bocca; ciò che diceva il suo migliore amico, presto o tardi si sarebbe trasformato in realtà.
    Blake sussurrò con dolcezza, in un probabilmente vano tentativo di calmarlo. Detestava Daniele per quello che aveva fatto a tutti loro, ma ugualmente non era in grado di augurargli ogni male, lo aveva amato troppo ed una parte di lei, lo amava ancora. Lascia stare... non merita... il tuo tempo ansimò preoccupata, trovando stridente l'accostamento tra la saliva che pareva erodere il pavimento e le sue labbra dolci e calde posate sulla sua fronte. Ma nonostante ciò, se le godette fino all'ultimo secondo.
    Se sono con te, non ho più paura replicò e fu l'ultima cosa che disse, prima che venissero risucchiati dalla smaterializzazione per andare molto lontani da lì, al sicuro.

    Quando furono realmente lontano da ogni rischio, si concesse il lusso di rilassarsi, inspirando profondamente l'odore di Blake che impregnava ogni centimetro di quelle lenzuola e dei cuscini. Ogni cosa era perfetta, in quel momento.
    Si stese anche lui e l'abbracciò da dietro, quindi si accoccolò meglio contro il suo petto, chiudendo gli occhi ed aspettandosi quella sua domanda.
    Perché... sai che avevo questo ricordo che non riuscivo ad afferrare, no? Beh, tutto mi portava da lui, anche se non avevo proprio idea del perché. Ma mi conosci, devo capire, ero stanca di tutti quei mal di testa. Si è avvicinato a me, mi ha baciato e... beh, ecco tornati tutti i ricordi mormorò, girandosi verso di lui in modo da poter specchiare le sue pozze nere sui ghiacciai di lui, respirando la sua stessa aria. Si sentiva meglio.
    Jessica Whitemore


    Black Opal
    IV Anno
    Bisex

    code by ©#fishbone

  6. .
    Inserito in stat.

    Mi inserisco in stat i seguenti provini per i rispettivi pg.
    Eilidh: • Incantesimi I: Incantesimi Avanzati {32/32 Intelligenza, 36/30 Empatia}
  7. .
    Barnes da ubriaco aveva una visione d'insieme ed un'analisi dei fatti da brividi. Con il gin a scorrere nelle vene al posto del sangue, il pavone lanciò diverse freccette che andarono a segno sul tabellone senza neanche bisogno di prender la mira. Semplicemente un tiro dopo l'altro. In primis le aveva detto, senza neanche troppi giri di parole, che i ragazzi per cui aveva aperto le gambe non valevano neanche un'unghia di lei. Non era d'accordo con quella affermazione, quanto più con il sottotesto che si trascinava dietro: era la seconda scelta di qualcuno. Aveva finto di non vedere elementi, prendendone altri a lei favorevoli ingigantendoli fino a calzare come un guanto su di lei. Lei che comunque manipolava ma non fino in fondo come le piaceva credere. Persino la sua lingua faticava a contrastare quella logica del biondino nell'accusarla di essere troppo attaccata alla paura delle conseguenze da non riuscire a smollarsi un po' neanche quando lo chiedeva al re del divertimento. Indossare un paio di capi fuori dalla sua comfort zone non significava che fosse davvero pronta a buttarsi, di nuovo, senza pensare alle conseguenze. Spoiler: in un certo senso lo farà mesi dopo, ma quella è un'altra storia. Quella che si svolse nella terrazza di un club, prima e nella pista da bowling, poi era una storia completamente diversa. La sfida tra i due si era riaccesa, a suon di birilli, palle e parquet.
    Con un colpo di bacchetta -tentato un paio di volte prima di riuscirci- avvicinò il carrellino con gli alcolici servendosi da sola di uno shottino di tequila, pura, senza sale e limone. La smorfia che comparve fu più per il retrogusto forte dell'alcol che per il liscio -come diavolo era finita sull'altra pista la palla- di Blake. «Vedi? Avevo ragione a credere che non sai fare centro», una frase che era un doppio senso vivente. La sua risata riecheggiò nella sala, alla vista di soli tre birilli cadere giù, già pronta a pregustarsi il primo pezzo dell'outfit di Blake che sarebbe volato via. Ne lasciò lei la scelta che non si avvicinò, preferendo servirsi della sua bacchetta e di un pigro «evanesco» per liberarlo della camicia.
    Zoppicando tornò allo stand delle palle, facendosi attirare dal riflesso smeraldo di una di esse: le sembrava cattiva, distruttrice. «Fatti più in là». L'intenzione era solo di spingerlo con il fianco, non di perdere la presa sulla palla che se ne rotolò via direttamente nella canalina. «Dai, non vale», provò a lamentarsi, di fatto calciando via l'altra calzatura che le era rimasta. «Uff». Si chinò a prenderne una rosa, così, solo perché voleva toglierla dal mucchio. Odiava il rosa, il confetto e tutto ciò che rientrava nella categoria degli unicornosi. «Questa te la dedico», si pavoneggiò, buttando giù un altro shot e con l'altra mano a sostenere la palla che caricò con il braccio all'indietro. La gamba destra era avanti, la sinistra dietro e leggermente piegata. Poteva dare l'idea di quello che stava facendo, ma in realtà non era poi più così lucida come voleva far credere. La tequila stava salendo più velocemente dei drink che si era scolata in disco, l'euforia andava di pari passo alla voglia di voler vincere a tutti i costi e di non sbagliare a tirare. Cercò di controllare il baricentro, tenendolo stabile, sentendo la presa di indice, medio e pollice allentarsi leggermente. Doveva fare in fretta. Portò di nuovo il braccio all'indietro e poi lasciò scivolare la palla via dalle sue mani verso la pista. La palla sembrava andare dritta, fino alla meta, seppur un po' troppo vicina al bordo sinistro e alla canalina. Mancava meno di un metro. «Dai, dai, dai», le parole in rapida successione ad accompagnarla. Sbam. Non fu il rumore di birilli che cadevano, bensì quello della palla che finiva dritta nello scolo. «MA È ASSURDO!» Si girò di scatto verso l'amico, punteggiando con l'indice il petto nudo. «Dai, non dirmi che hai truccato anche la pista». Il motivo di fastidio era anche sul fatto che le rimaneva addosso solo la gonna cortissima, un paio di slip praticamente invisibili ed un top che non prevedeva l'uso del reggiseno. Il prossimo pezzo da togliere l'avrebbe lasciata comunque molto più nuda di quello che aveva mai potuto vedere Blake del suo corpo. «Scegli bene cosa togliere, Blake». Lo avvertì, rimanendo vicina a lui, segno che non sarebbe stato necessario l'utilizzo della magia per farlo. «Ho una partita da vincere».
    Elisabeth
    Lynch

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    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
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    Black Opal
    Serpeverde
    Battitrice

    code by ©#fishbone

  8. .

    AIDAN HARGRAVES
    Beh, da una prima stima mio caro ragazzo
    Dovresti convenire che Tu sei pazzo, mica Van Gogh!
    Code ©#fishbone

    Quando vide per la prima volta Blake Barnes, pensava fosse un idiota e non riusciva a capire perché Lilith fosse così tanto innamorata di lui. Poi, conoscendolo meglio, dopo ormai tre anni in cui aveva condiviso la stessa scuola e gli stessi momenti quasi mortali (di cui ormai Aidan pensava che la Preside fosse la creatrice), aveva capito che, a modo suo, teneva tanto agli amici e alle persone di cui si era affezionato. Ed il fatto che Aidan fosse tra quelli che Blake riteneva amici, era una fortuna che mai avrebbe potuto immaginare. Aidan stesso aveva un modo tutto suo per mostrare la sua amicizia e affetto. E Blake ormai era diventato per lui un buon amico con cui scherzare (Fino ad un certo punto, per evitare costole fratturate o, ancora peggio, rimanerne carbonizzato dai suoi giochi col fuoco.) ed anche per parlare di ragazze (tranne di Lilith, per gli stessi motivi di prima).
    Vederlo sorridere quando gli rivelò il nome della sua nuova ragazza e sentirgli dire quelle parole, lo fece sentire sollevato.
    Poi rise a ciò che gli disse dopo “Oh beh, so benissimo che i tuoi insulti sono peggiori rispetto ad un comune mortale. Ed apprezzo davvero la tua sincerità. Sono così anche io. Anche io dico sempre la verità. E potrà anche dar fastidio a qualcuno....ma che me ne importa?”
    Alzò le spalle, sorridendo all'amico, seguendolo poi verso l'uscita.
    Rise ancora a quello che disse alla fine, scuotendo la testa quando gli fece il verso. “Se me lo avessi dato, non me ne sarei nemmeno accorto e mi sarei risvegliato direttamente in infermeria senza sapere come ci fossi arrivato. O forse non mi sarei proprio risvegliato. Conosco le tue abilità e so che non ti faresti problemi a picchiarmi.”
    Quindi sarebbe uscito con lui, fuori dalla sala grande a continuare con quella chiacchierata, come due buoni amici. Nonostante tutto alla fine Blake si era rivelato l'esatto opposto di ciò che pensava al primo anno.

  9. .
    Erano parecchie le voci di corridoio che aveva potuto udire sul conto di Blake Barnes e nessuna di queste raccontava del Black Opal come di una persona tranquilla e posata.
    Il modo che stava avendo di approcciarsi con lui, quindi, lo stava un po' stupendo, anche se non diede modo all'altro di accorgersene. Alla proposta del maggiore, la fronte si aggrottò in un'espressione un po' confusa.
    Non gli sembrava di aver fatto nulla di sbagliato, fino a quel momento, dunque il fatto che un Prefetto volesse portarselo in giro per l'accademia gli puzzava di problemi. Ad ogni modo, decise di seguirlo, sistemando la tracolla sulla spalla ed avviandosi al suo fianco.
    L'osservazione su Lilith Clarke non gli strappò chissà quale reazione. All'epoca di quell'incontro, aveva avuto modo di incrociare la Caposcuola dei Dioptase solo una volta nei bagni e quell'incontro-scontro non era stato neppure dei più idilliaci, quanto più un nugolo di provocazioni e battute sarcastiche.

    Bisogna vedere se lei riuscirebbe ad andare d'accordo con me, però.

    Era un tipo decisamente complicato con il quale avere a che fare e non aveva nessun problema nell'ammetterlo. Inoltre, aveva udito voci sul conto dei due in giro, dunque quel commento gli sembrò ancor più anomalo del contrario.

    Non stavate mica insieme, voi due? Perché la sponsorizzi bene se vi siete mollati?

    Non avrebbe saputo spiegare il perché, ma parlare con Blake con gli stava risultando più facile del previsto. E il sud coreano non era uno che parlava facilmente. Tendeva a starsene sulle sue e parlare il minimo indispensabile, preferendo piuttosto far parlare i fatti. Tuttavia, Blake era vestito di una strana aura che aveva voglia di indagare: sembrava un groviglio sfacciata sincerità con due gambe.
    Peccato che la troppa sincerità la maggior parte delle volte era controproducente.

    Chi dice che sei la pecora nera?

    Chiese a quel punto, voltandosi finalmente a piantare le iridi nere sul profilo del concasato.
    Lui, dal canto suo, non prestava attenzione a ciò che si diceva di lui in giro ma semplicemente perché non gli interessava sapere ciò che gli altri pensavano di lui.

    Discretamente. È tutto molto diverso da ciò a cui sono abituato, ma ci farò il callo. E comunque potrei farti compagnia, generalmente non vado d'accordo con la gente.

    Non sembrava preoccuparsene, tant'è che tirò su un sopracciglio assumendo l'espressione di chi non era interessato ad andare a genio agli altri solo per il gusto che fosse così.
    Almeno su quello, forse, avrebbero potuto incontrarsi.
    Joo-hyuk
    Kwon

    "
    If I was you, I'd wanna be me too.
    "

    black opal - I anno

    code by ©#fishbone

  10. .
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Non era più riuscita a togliersi dalla testa la confessione che Blake le aveva fatto riguardo suo padre. Aveva realizzato, con notevole ritardo, quante cose non avessero mai condiviso tra loro, quanti non detti avessero lasciato che si accumulassero senza nemmeno rendersene conto. Non era mai stato un grande ostacolo, quello era vero, eppure si chiedeva se non avrebbe potuto aiutarlo di più, se non avrebbe potuto provare almeno ad essergli di supporto anzichè sparire a fasi alterne o vedere le sue risposte come provocazioni e non come semplice difesa.
    Il fatto che Barnes Senior fosse uno stronzo, nella testa di Mia, aveva giustificato la maggior parte dei comportamenti dell'amico, rendendo tutto molto più chiaro e sensato. Non sapeva quante persone conoscessero quella storia, con quanti Blake si fosse aperto abbastanza da condividere quel lato della sua vita, ma era inevitabile per lei essere ancora più protettiva e preoccupata per l'amico che mai.
    Aveva continuato a mandargli meme stupidi e messaggi su qualsiasi social, non in maniera fastidiosa ma abbastanza perchè l'altro potesse sentirsi calcolato e libero di ricominciare la conversazione in qualunque momento. Si era ripromessa di non sparire più, di rimanere presente anche quando avrebbe voluto isolarsi di nuovo, fosse anche solo per pensare più lucidamente, e aveva cercato di mantenere fede ai suoi buoni propositi facendosi sentire di tanto in tanto e provando a rimanere vigile nel caso succedesse qualsiasi cosa.
    Si rendeva conto di non poter essere sempre presente nella vita di Blake, non poteva installargli addosso delle telecamere o sperare che lui la informasse di ogni avvenimento, e anche se sentiva come il loro rapporto stava cambiando, mutando in qualcosa che ancora non sapeva nominare, non era nella sua natura essere pedante.
    Dopotutto come poteva non avere paura di disturbare quando Cameron, a suo modo, l'aveva portata a pensare di essere pedante? Non glielo aveva detto in faccia, non l'aveva mai accusata di niente di simile, ma era giunta alla conclusione che se lei non fosse fissata, se non avesse fatto di tutto per portare avanti la loro relazione, le cose sarebbero andate diversamente e forse l'altro non si sarebbe sentito in dovere di sopportarla più del dovuto.
    Aveva quindi cercato un equilibrio tra il suo bisogno di farsi sentire e sentirlo e la libertà personale di Blake, provando a non preoccuparsi troppo quando l'altro non le rispondeva per qualche ora, o se non dava davvero corda ai suoi principi di conversazione come avrebbe voluto.
    Non aveva pensato alla possibilità che il padre tornasse, aveva provato a non pensare a quell'eventualità ma a concentrarsi solo sulle condizioni attuali di Blake, per questo quella sera, quando aveva deciso di rimanere a casa a Londra fino all'ultimo e ripartire direttamente la mattina presto del giorno dopo, lo aveva fatto solo per puro istinto.
    Ed era per puro caso se stava scrollando sul telefono quando gli arrivò la notifica del messaggio. Aggrottò le sopracciglia all'istante leggendone il contenuto, così strano che la costringe a rileggerlo più volte prima di capire che l'altro era serio e che probabilmente avrebbe dovuto alzarsi. Era così corrucciata da aver increspato anche la fronte, e si diresse alla finestra aprendola, nonostante ogni istinto di sopravvivenza le urlasse di lasciarla chiusa, convinta che fuori l'umidità e il freddo non sarebbero risultati piacevoli.
    Le bastò aprire la finestra per essere travolta da schizzi di acqua gelida, e fu costretta a scrutare l'oscurità per qualche istante prima di individuare una figura nel buio. "... Blake?!" urlò sorpresa, cercando di farsi sentire nonostante lo sciabordio della pioggia intorno a loro. "Che diavolo ci fai lì!? Aspetta, ti apro!" si affrettò a dire, chiudendosi bruscamente la finestra alle spalle e correndo giù dalle scale, il cuore già schizzato in gola, l'agitazione che cominciò a invaderla in tempo zero. Che cosa poteva mai essere successo da convincere Blake a presentarsi a casa sua a quell'ora, con quel tempo da lupi?! Voleva davvero saperlo? Spalancò la porta e quando indivudò il rosso intenso sulla sua felpa si rispose che no, forse avrebbe preferito non sapere affatto che cosa fosse accaduto.
    "Entra, vieni, sei fradicio. Cosa diavolo è successo? Come sei arrivato qui?" domandò, incapace di trattenersi.

    code made by gin
  11. .
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Sbuffò al suo commento, stringendosi ancora di più nella sua giacca e alzando gli occhi al cielo. "E' vintage... e i tuoi gusti non contano, tu sei sempre vestito da damerino!" provò a rimproverarlo ma lo fece comunque con troppo affetto per risultare davvero infastidita. Non appena l'altro le si avvicinò cominciò a percepire subito che le cose erano diverse dal solito, che l'atmosfera era in qualche modo cambiata. Non era qualcosa di fastidioso o negativo, era solo... strano. Non si era mai sentita in soggezione con Blake intorno, non avrebbe certo iniziato adesso, ma c'era qualcosa nel modo in cui si era avvicinato, nel suo sorriso, nel suo saluto che le sembrava diverso da come appariva normalmente.
    Forse era il posto a farle strano, non ricordava di essere stata invitata da qualcuno ad andare in un luogo apparentemente così romantico, e non si aspettava di certo che un invito del genere venisse proprio da Barnes.
    Non aveva programmato niente per quel pomeriggio, nella mente di Mia il Ballo di Natale era l'ultimo dei suoi problemi e di certo non aveva progettato di andarci nè aveva pensato ad un possibile candidato. Da quando Cameron aveva preso la sua strada aveva cancellato quell'appuntamento da ogni agenda o programma e non aveva certo preso in considerazione la possibilità di ricevere un invito last minute.
    "Sì, molto carino, non mi aspettavo un posto del genere." ammise, senza nascondere nemmeno un briciolo della propria sorpresa anche perchè con Barnes non era necessario. Era sempre stata trasparente con lui, non aveva mai avuto bisogno di nascondere niente e forse anche per quello quella situazione risultava strana ma non fastidiosa o imbarazzante.
    Sorrise appena, sedendosi accanto a lui e stringendosi appena nelle spalle. "Non male, la scuola è un po' impegnativa quest'anno ma sta andando bene tutto sommato... tu come stai?" domandò con sincero interesse, giocherellando con il polsino della manica con calma, cercando di leggere nel suo sguardo le ragioni di quell'incontro.
    code made by gin
  12. .
    Tutto avrebbe pensato, tranne che trovarsi Blake davanti. Lì. A casa di Daniele. Dopo aver fatto sesso con lui. Rimase immobile senza nemmeno pensare a coprirsi, tanto non era niente che il Barnes non avesse mai visto... ed ad ogni modo, in quel momento aveva sentito un sollievo così profondo, che non avrebbe pensato a coprirsi nemmeno se avesse avuto un lenzuolo a disposizione.
    Si alzò in piedi, abbandonando il fianco di Daniele, mostrando nello sguardo una debolezza ed una vulnerabilità che non aveva mai dimostrato, nemmeno nelle occasioni peggiori. La sua vita era stata appena stravolta, la perfezione che pensava di aver raggiunto con tanta fatica, era appena stata sgretolata davanti ai suoi occhi, quindi si sentiva confusa e non riusciva più a capirci niente. Mosse qualche passo incerto come un bambino che avesse appena imparato a camminare, andando in direzione di Blake e dimenticandosi dell'uomo alle sue spalle, almeno per un momento. I suoi occhi erano completamente incatenati a Blake, incredula che fosse lì, come se avesse letto i suoi desideri.
    Avevano sempre avuto un rapporto speciale, loro due, un rapporto che avrebbe anteposto a qualsiasi altro, perché sapeva che la loro amicizia fosse imprescindibile e che nessun'altra relazione l'avrebbe eguagliata. Era parte della sua anima, come se ad unirli fosse lo stesso cuore.
    Bibi sussurrò, arrivando finalmente all'amico ed avvolgendogli le braccia attorno al collo, ancora l'ombra delle lacrime a rigarle il viso, il trucco che aveva prima, per fortuna molto leggero, sbavato sugli occhi. Premette la testa contro la sua spalla, respirando profondamente come se stesse per sopraggiungere un attacco di panico. Il profumo di Blake le invase le narici, facendola sentire a casa nonostante a casa non lo fosse. Ma la sua casa era lui, era il suo tutto, la sua metà perfetta. Lo amava, forse non come aveva amato Daniele, no. L'amore tra Blake e Jess era qualcosa di puro, che andava oltre l'infinito. Era quasi angelico.
    Per fortuna sei qui... ti prego, portami via piagnucolò, stringendo la presa su di lui, come se volesse essere cullata come una bambina che ha appena avuto un incubo... ed in effetti, lei, un incubo lo aveva avuto ed era stato ad occhi aperti. Un'onda d'urto di ricordi l'aveva investita senza preavviso, strappandole il cuore e poi giocandoci come fosse stato un antistress. Forse sarebbe stata meglio senza quei ricordi, con solo la convinzione di essersi persa qualcosa, però niente di importante. E invece no, era tornata indietro a tempi più felici, quando tutto quello non era nemmeno un lontano pensiero. E invece no, adesso era anche costretta a beccarsi l'odio di Daniele. Come se fosse stata colpa di Jessica quant'era successo a Dubai, come se fosse stata colpa di Jessica il fatto che lui avesse deciso di abbandonarla, di andarsene. Lei era abbastanza forte e lo sapevano entrambi, aveva vissuto così tante disavventure che aveva le spalle larghe, poteva sopportare qualsiasi cosa. Ed invece no. Lui aveva scelto la via più facile... ed ora la detestava.
    Jessica Whitemore


    Black Opal
    IV Anno
    Bisex

    code by ©#fishbone

  13. .
    tenor
    Aibileen Beatrix
    Ametrin | 18 anni


    Che cos'era, esattamente, la speranza? E che cosa rappresentava per lei? Visibilmente, qualcosa di estremamente importante, visto quanto si era adoperata a recuperarla con la punta delle dita, dall'orlo del precipizio dal quale stava rovinosamente per precipitare! Quando era morto suo cugino, si era sentita... Non come se le stesse crollando il mondo addosso. E nemmeno come se si stesse sgretolando il suolo sotto i suoi piedi. No. Era lei, anzi, tutto quello che si trovava dentro di lei, ad essere crollato, come se qualcuno, dal cuore, le avesse lanciato un Bombarda bello potente e sentito!
    Si era rimessa in piedi. Ogni volta che era inciampata, che aveva sentito che no, non ce l'avrebbe fatta, e poi perché, perché avrebbe dovuto volercela fare? La verità era che... Non si era risposta. Ma si era ascoltata. Sì. Perché lei voleva proprio farcela. Poco importava il perché! Lo voleva. E la speranza, no, non la sapeva ancora definire un granché, a parole, e no, non era neanche sicura di sapere bene perché esistesse! Per andare avanti? Forse solo per quello, o forse no... Poco importava. Faceva parte di lei, in qualche modo, il salvare il briciolo di speranza che scampava, neanche lei era consapevole di come, all'esplosione. Sempre e comunque.

    "D'altronde... Non c'è abbastanza orrore, in questo mondo? A che pro privarsi di quello che c'è di bello?"

    Santo Merlino, Aibileen! Che angoscia! Riprendiamo a camminare, va'.
    Al sentire il proprio magifonino vibrare, Aibileen si riscosse, effettivamente, finalmente dai propri pensieri, per poi visualizzare la risposta di Blake con un sorriso. Aibileen si fermò per aspettarlo, e quando il ragazzo fu abbastanza vicino da essere visto da lei, la ragazza sventolò un braccio nella sua direzione, salutandolo con un sorriso gioioso sul volto.
    Alla sua domanda, aveva allargato il braccio verso la vegetazione che stava loro intorno:

    << Per fare un giro! Sono bellissimi... E poi, stare tanto al chiuso, ad una certa, diventa un po' soffocante... Almeno per me! Tu invece? Cosa stavi facendo? >>

    Chiese infine, sorridendogli ancora. Era decisamente contenta di rivederlo!

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda - Stat.
    RevelioGDR


    Edited by Aibileen Beatrix - 5/12/2022, 14:17
  14. .
    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

    SHEET |STAT |DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Quando aveva ricevuto l'invito di Ares si era sorpresa parecchio nel vedere il felino recapitarle un messaggio del genere, sopratutto perchè aveva sempre considerato Blake un tipo più pratico e diretto, uno con il telefono sempre in mano al posto di carta e penna. Aveva imparato a sue spese che le persone erano sempre imprevedibili, eppure era convinta che Blake avrebbe sempre rispettato determinati "standard".
    Fino a quel momento non aveva mai sentito la necessità di revisionare il loro rapporto, doveva ammettere che nonostante gli alti e bassi era sempre stata sicura della loro amicizia, era una delle poche sicurezze che aveva dal primo periodo a Hidenstone. Per lei era significativo che anche dopo la crisi che aveva affrontato quell'estate, Blake era ancora lì al suo fianco: non si era allontanata da nessuno, non concretamente, ma aveva mollato la presa su qualsiasi rapporto avesse costruito e non si aspettava che Barnes rimanesse.
    Sapevo quanto l'altro amasse stare al centro dell'attenzione, e al contempo sapeva anche -ora più che mai- quanti problemi si portasse dietro: era stata assente per lui, avrebbe dovuto aiutarlo di più, eppure ritrovarlo pronto a farle da spalla come se niente fosse l'aveva sorpresa.
    Non tanto quanto un invito scritto a mano per un incontro a Denrise, quello l'aveva sorpresa di gran lunga di più, oltre a gettarla in un'agitazione di cui non comprendeva nemmeno lei del tutto le origini. Sapeva quanto l'altro fosse pieno di sorprese e sconvolgimenti, e sospettava che un invito simile non fosse qualcosa di banale o scontato, ma allora perchè adesso? Perchè così? La prima risposta che riusciva a darsi era che fosse successo qualcosa, ma che cosa?
    Aveva vagliato diverse ipotesi nella giornata passata da quando aveva ricevuto il biglietto, e anche mentre si sistemava la giacca, ultimando il suo outfit comodo, vintage ma comunque sempre delicato, non potè fare a meno di ritrovarsi a rimuginare sempre sulle solite alternative. La prima cosa a cui aveva pensato era stato un ritorno di fiamma con Lilith: non era più sicura di cosa provasse per quella ragazza, eppure sapeva già che nel caso avrebbe cercato di supportarli, per quanto sospettasse che l'ennesimo tira e molla non avrebbe potuto fargli troppo bene. Si era poi chiesta se non fosse successo qualcosa con suo padre o magari con Aaron, ma per parlare di qualcosa di grave si sarebbe presentato alla sua porta no? Perchè invitarla fuori?
    Alla fine si era anche domandata se quell'invito non c'entrasse qualcosa con Cameron o Elizabeth ma aveva escluso quell'ultima ipotesi ripetendosi che non poteva tutto girare intorno a quei due.
    Ed eccola quindi che si avviava verso il luogo dell'incontro, ancora indecisa circa che cosa credere e senza sapere cosa aspettarsi.
    Proprio perchè non si aspettava niente di che la prima cosa che guardò una volta arrivata fu Blake, ignorando almeno in un primo momento tutto il resto. "Ehi!" salutò quindi con un cenno e un sorriso gentile.
    code made by gin
  15. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Se solo lei avesse saputo, Blake aveva ragione, non solo si sarebbe arrabbiata e lo avrebbe picchiato tantissimo, ma avrebbe anche evitato di sottrarsi troppo a quell'incontro che in un modo o nell'altro doveva avvenire, così come aveva dribblato diversi altri loro incontri in mezzo ai corridoi. Insomma, sarebbe stato tutto diverso se solo Blake non avesse avuto - oltre che un deficit emotivo - anche un deficit comunicativo. Se solo avesse saputo tante cose, Lilith avrebbe reagito diversamente a tante altre. Eppure lui aveva deciso di tenerla allo scuro di tutto e questo significava che qualsiasi cosa stesse passando, Lilith non avrebbe potuto nemmeno immaginarlo, e riusciva a vedere nel suo comportamento, solo del menefreghismo nei suoi confronti, un modo per allontanarla definitivamente dalla sua vita.
    Se questo era quello che anche lei voleva? Non lo sapeva, tuttavia si era adeguata, perché sapeva che quando Blake si metteva in testa una cosa, nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea e quindi lei aspettava, come se credesse davvero che prima o poi avrebbe fatto il giro per tornare da lei. La sola domanda era: quanto ci avrebbe messo? E lei, sarebbe stata ancora pronta?
    Quella divisa perfettamente indossata era sintomo che in un certo modo, lui le stava comunicando che era nei suoi pensieri e che non era completamente uscita dalla sua testa. Questo fece smuovere qualcosa alle pendici dello stomaco di Lilith, tanto da far colorare quei ricci di quel colore che apparteneva solo a lui, fin da quando si erano incontrati la prima volta. Il nero tetro della sua anima, misto ai suoi capelli che sapevano di albicocca. Una mescolanza unica che non avrebbe potuto comprendere nessuno.
    Quando si infilò il cappuccio, certa di riuscire a rimediare a quelle sensazioni che le stavano affliggendo i capelli e non solo, ma la sua frase.
    Sussultò, guardando davanti a sé con gli occhi sgranati. Lo aveva notato. Lo aveva notato come l'ultima volta, lo aveva sempre notato. Perché riusciva a cogliere ogni singolo cambiamento in lei e questo era ciò che più a lei faceva timore di Blake, la osservava, in silenzio, anche quando lei non se ne accorgeva. Era sempre alle sue spalle e forse si crogiolava su questo, tanto che si sarebbe provata a buttare ad occhi chiusi, di spalle, dalla Torre più alta di Hidenstone, per vedere se lui sarebbe stato giù ad attenderla, per afferrarla.
    Ingoiò a vuoto, mantenendo quella maschera di perfezione e cinismo, cercando di non far trasparire più di quello che la natura metamorpha stesse già svelando.
    Lo guardò di sottecchi, senza lasciare che scorgesse troppo il proprio sguardo, nascosto dal lembo del cappuccio.

    «Certo, non possiamo controllare tutto noi.»

    Ammise con leggerezza, ben consapevole di come la cosa avesse sconvolto Blake. Rimase sbigottita quando sentì il cappuccio venir tolto e i ricci tornare scoperti, svelando come il nero era aumentato per quel gesto dell'altro.

    «B!»

    Ne gridò quel soprannome che gli aveva scaldato più di una volta il cuore, quella singola lettera che per lei significava famiglia, affetto, calore, sicurezza.

    «Blake!»

    Si corresse poco dopo, trovandosi ad arrossire e a cercare i lembi del mantello con le mani che quasi tremavano. Non aveva dimenticato l'irruenza e l'imprevedibilità dell'altro, ma non credeva che sarebbe stato così difficile tenergli testa, quella notte.
    Sospirò all'idea di Blake, come se davvero potesse trovare così tanti dioptase a fare baldoria. Scrollò le spalle, quindi avanzò al suo fianco, sollevando gli occhi al soffitto e mal celando un sorriso dolciastro sul volto ancora imbarazzato.

    «Mi sembra che queste manette ti stiano decisamente bene, comunque.»

    Lo canzonò, trovando quasi rassicurante il fatto che ora dovesse stare un po' più attento a causa della sua carica, magari Victoria aveva trovato un modo per tenerlo a bada, seppur Lilith dubitava di questo.
    Quando la sua domanda toccò il tasto che Lilith immaginava schiacciasse, le cose divennero decisamente diverse.
    La maschera della perfezione non le cadde dal volto, come se non avesse nulla da nascondere al mondo, seppur la sua mente volò momentaneamente al primino che aveva incontrato per sbaglio nel bagno sbagliato. Non le sembrava il caso di dire parola su di lui, alla fine non era successo, nulla giusto? E poi, qualsiasi cosa avesse provato in quel bagno si era volatilizzato nel giro di pochi frangenti, o non era così? Scrollò le spalle, quasi a togliersi di dosso quel pensiero.

    «Sembrano tutti piuttosto monotoni. Più che altro, Beauvais? L'ho beccato fuori ubriaco diverse volte. Sembra che voi abbiate un cane sciolto nei Black Opal. O sbaglio?»

    Non che le interessasse più di tanto, ma voleva tastare il terreno di quello che Blake stava facendo: si stava concentrando sulla sua carica o stava pensando alle primine appena giunte?
    Lilith Clarke

    "
    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
    "
    Dioptase, Caposcuola

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1014 replies since 21/2/2017
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