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.Se qualcuno di Hiddenstone l'avesse guardata in quel momento avrebbe stentato a riconoscerla. Aveva abbandonato i vestiti comodi, i jeans ed un abbigliamento più casual per indossare dei sandali alla romana con tacco, una minigonna cortissima ed un top con scollatura a cuore di un rosa vivo, in grado di risaltare la sua abbronzatura leggera. Così come il trucco, in colori in palette con la sua stagione, in grado di darle un aspetto acqua e sapone seppur truccata nei colori che indossava. I suoi lunghi capelli erano stati acconciati in tante piccole treccine, frutto della fantastica manodopera di Nour, una donna che aveva conosciuto durante un viaggio zaino in spalla in Marocco. Le vacanze estive erano nel pieno e, per una strana congiunzione astrale, lei e Blake Barnes si trovavano sotto lo stesso cielo. O almeno era così stando ad instagram, sia con i filtri antibabbano che senza. Quello era il motivo per cui Elisabeth Lynch si trovava all'interno di un club babbano in voga tra i ragazzi della loro età. Per una volta aveva deciso di dare appuntamento al suo compagno di casa inviandogli la sua posizione via messaggi, con un testo brevissimo: hai cinque minuti per portare il tuo regale culo qui, poi verrò a prenderti io. Si era presa un drink, rimanendo al bancone a sud della terrazza, godendosi una leggera brezza estiva nonostante il caldo torrido che aveva raggiunto persino le coste inglesi, muovendo il capo a ritmo di musica ed adocchiando ogni tre per due lo schermo del suo magifonino, cercando di non prendere la bacchetta nel tentativo di far passare il prurito ad un paio di ragazzi lì vicino che la guardavano come se fosse una torta ai mille cioccolati. Quello o la possibilità di far partire una mega rissa con lei a tirare il primo pugno. Un sorso al suo cocktail fruttato che odiava, appuntandosi mentalmente di non lasciar più preparare un cocktail a fantasia del barman se quest'ultimo non conosceva i suoi gusti, con lo sguardo a vagare sulla pista, in attesa della vera star di quella sera.Elisabeth
Lynch"Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can."
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.Il rapporto con Blake era inspiegabile a molti, persino a se stessa. Come il diavolo e l'acqua santa -anche se non sapeva chi, effettivamente, fosse cosa- i due si avvicinavano e respingevano attraverso movimenti e tensioni irriproducibili persino con l'utilizzo di un elastico da pacchi. Molle, aggrovigliato, rigido e poi distante, troppo distante e sottile, fino a mancare un minimo colpo per spezzarlo definitivamente, eppure quel momento tra i due Black Opal sembrava non arrivare mai. Erano stati ad un passo dal compierlo, bacchette alle giugulari e parole di una pesantezza tale che persino la Lynch faticava a credere di aver pronunciato. Perché per quanto si dicesse paladina dello "zero filtro tra pensiero e parola" c'erano cose, situazioni, che mai dovrebbero essere toccate.
Blake Barnes era una fiamma, una prima donna pari ad Hera e al suo caro pavone; lei... non sapeva più cos'era, dov'era diretta e cosa sarebbe successo nell'immediato futuro. E le andava bene così. Per una volta stava percorrendo la strada dell'ignoto, non figurandosi mappe mentali, itinerari rigidi da percorrere, buttandosi nel mucchio dei ragazzini della sua età liberi da stigma e dogmi. Per quanto sarebbe durata quella fase non lo sapeva ancora, di certo più di quel cocktail disgustoso che mandò giù in un colpo solo dopo la risposta di Barnes. La stava mettendo alla prova, come sempre. Perché alcune cose non cambiavano mai, nonostante il testo di quella canzone babbana che sembrava dire proprio il contrario.In this word, it's just us
E qualcosa sembrava essere persino evidente ad uno con la soglia dell'attenzione -per l'ego, non per altro- del suo amico-nemico che si annunciò con un fischio di apprezzamento. «Sei fortunato che questo sia vuoto», ondeggiò col bicchiere vuoto, sollevando una mano pigra per attirare l'attenzione del barman. Un gin lemon arrivò tra le sue mani, favorendo il brindisi con quello tenuto dal castano. «Mi hai vista più nuda di così, ma forse non te lo ricordi», dopotutto Naga -o Nega, che dir si voglia- aveva lasciato lei e le altre ragazze, tra cui la sua fidanzata, in una nudità dolorosa. «Vorrei poter dire lo stesso di te», schioccò la lingua contro il palato, sprigionando ancor di più il pizzicore del limone. Che fosse riferito esclusivamente al suo compagno di merende, aka Jesse Marinaio Lighthouse, o alla sua fidanzatina del college, con cui non sapeva se stesse ancora insieme, non era dato saperlo. Gli avrebbe lasciato un ampio margine di interpretazione. Poi avevan l'ardire di etichettarla come priva di empatia. «Prima che infilzi il tacco sinistro nell'occhio di quell'idiota», accennò col capo ad uno dei buzzurri che la urtavano da svariati minuti, «che ne dici di invitarmi in pista? O non sono all'altezza dei tuoi balli, Barnes?»
You know it's not the same as it was
As it was, as it was
You know it's not the sameElisabeth
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.BIPOLARE CON DRAMMAstato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.Non era solamente uno strano rapporto quello che loro avevano, erano proprio strani loro quando stavano insieme. Blake era un testa di cazzo, ma quanto era nei pressi dell'opalina, lo diventava ancora di più. Era come se fosse il suo amplificatore di emozioni, come se tutto quello che facesse quando c'era lei era esagerato, sia nel bene che nel male e sapeva, percepiva, che la stessa cosa era per lei. Era la prima ragazza che aveva conosciuto ad Hidenstone. Erano sempre stati diversi, lui stava fumando una canna, lei lo stava rimproverando e quasi denunciando al capo casata per la stessa canna. Erano cani e gatti ed erano sempre stati così. Forse Blake, vedeva in Liz, una vera e propria costante. Si era avvicinato tantissimo a Jessica fino a portarla a letto, ed alla fine era sparita come tutti gli altri, si era avvicinato a Mia, avevano avuto un rapporto davvero stretto, ed adesso era andata via per quel coglione di Cameron, o comunque non parlavano più, Lilith aveva deciso che lui era l'uomo perfetto per lui ed alla fine lui era scappato. Liz c'era sempre stata. Si erano maledetti, forse si sarebbero anche uccisi a vicenza, ma erano loro, erano sempre stati sinceri uno con l'altro e la cosa era quasi improbabile, quasi gli faceva paura. Nonostante fosse l'unica aver visto il suo peggio era sempre rimasta ferma dov'era. Certo, ferma anche nelle sue decisioni ma mai gli aveva voltato le spalle. Se volevi vedermi bagnato ci sono veramente un sacco di modi, ma direi che il tuo abbigliamento è decisamente uno di questi modi, ma cavolo, non sei la gemella bella, quindi... Fece un altro sorso al suo gin lemon. Non ero proprio li per concentrarmi a guardare le tue nudità, ma possiamo sempre recuperare! Non era ubriaco, era semplicemente Blake... e Liz era semplicemente Liz! Quindi rise a quello che disse lei prima di voltarsi appena a guardare il tipo che stava per morire, fece cin con la sua amica/nemica e poi lo buttò giù tutto dìun sorso. Adesso, Blake era famoso per tre cose: i suoi soldi, la sua bellezza e la sua impulsività. Si avvicinò alla ragazza, posò il bicchiere ormai vuoto sul bancone, le tese la mano per farla alzare dallo sgabello e se la ragazza avesse preso la sua mano, e fosse scesa dallo sgabello, un Blake decisamente in versione estate, libero come una libellula, problematico come sempre, avrebbe fatto fare una piroetta alla ragazza e poi con un gesto l'avrebbe attirata a se, vicino, troppo vicino. La sua mano era appena sopra il suo sedere sodo, nell'incavo muscoloso della sua schiena. Non ho mai ballato con te Elisabeth,vediamo se sei all'altezza o meno! Non serviva andare in pista. Cominciò a ballare con lei, in maniera sensuale, non staccandole mai i suoi occhi azzurri da quelli altrettanto chiari della ragazza. Sembri quasi innocua!Disse sfiorando le sue labbra. Fore l'unica cosa di certa che c'era tra di loro era della sessualità repressa per ben 5 anni.
19 ANNI BLACK OPAL MUSICISTA INCENDIARIO Blake BarnesQuando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà. . -
.Quanto sarebbe stato saggio tirare fuori le bacchette e buttarsi in un duello nel bel mezzo di una terrazza babbana, piena di babbani, con telefoni babbani? Poco.
Quanto lo avrebbe voluto? Tanto.
Insomma, nulla di nuovo sul fronte dei Liz'n'Blake. Dinamiche vecchie come vecchio era il mondo. Perché cambiare quando si poteva rispettare la tradizione? La realtà era che ad Elisabeth quella testa calda era mancata. Quel brivido di follia, di irrazionalità, genio e sregolatezza. Sotterrò l'ascia di guerra -quella sera sotto forma di un cocktail davvero pessimo- offrendo il migliore dei sorrisi e di fastidio spostato su terzi. Il modo per non usare un Avada Kedavra dritto sullo stolto babbano fu farsi invitare a ballare da Barnes. Ovviamente a modo suo se no non sarebbe stata lei. Tutto sotto forma di sfida. E anche un briciolo di aspettativa. Accettò la sua mano, ridendo apertamente ad un tentativo di giravolta ed ancor di più quando l'avvicino a sé, con tanto di mano sul suo sedere. «Bello, vero?» Di rimando ne copiò il gesto, strizzando appena una natica. «Potresti averlo anche tu se venissi ad allenarti seriamente con me». Perché non stuzzicarlo era come chiedere ad un amante della nutella di non infilare il cucchiaino all'interno del barattolo e mangiarlo tutto nel giro di mezza giornata. Si lasciò trasportare dalla musica e dai movimenti sensuali di Barnes, sentendosi per una volta leggera, staccata dalla realtà. Per una volta si sentì semplicemente una giovane come tante. Libera. «Tu dici?» Riuscì a dire prima che le labbra di lui sfiorassero le sue. Un sopracciglio si inarcò. Non riuscì proprio a fermarlo. ALLARME. Che diamine sta succedendo? «Quanto hai bevuto, Barnes?» riprese nella lotta di intenti, salendo con la mano dalla base della schiena fino a metà colonna. «O forse hai immaginato di stringere la tua fidanzatina?» Il loro battibeccare, secondo i troupe dei libri, sarebbe rientrato perfettamente in un enemies to lovers, ma la Lynch non era affatto sicura di voler sposare quella trama, preferendo di gran lunga quella degli enemies to friends to enemies to friends all'infinito e oltre. Lui era l'ultimo amico, vero amico, che le era rimasto. Farlo entrare nelle sue mutandine avrebbe scatenato disastri che paragonabili a quelli con Lucas e Josh e Jesse, o Cam e Mia, sarebbero stati semplici bisticci tra bambini di quattro anni. Gli stava fornendo un alibi, una scusa, ma quanto avrebbe effettivamente colto al balzo un incendiario come lui? «Ma stasera sono solo una ragazza come tante».Elisabeth
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.BIPOLARE CON DRAMMAstato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.Non lo avrebbe mai e poi mai ammesso. Non avrebbe mai ammesso che Elisabeth Lynch era la persona che più rispettava in tutto il castello. Non avrebbe mai ammesso che Liz era l'unica amica che aveva sempre avuto davvero, quella che sempre gli aveva detto le cose come stavano davvero, quella che non aveva mai omesso ne la verità bella ne quella brutta. Aveva sempre provato un senso di rispetto per quella ragazza, nonostante non avesse mai condiviso neanche una persona con cui era uscita, Joshua, poi Lucas, poi Cameron. Nonostante i primi due li adorasse, pensava davvero che nessuno dei due fosse per lei. Il primo non sapeva cosa voleva veramente, Lucas era uno che si legava sempre a tutti e faceva la stessa serenata a qualsiasi ragazza pur di non rimanere solo, Cameron era uno stronzo e basta. Non era mai stata la prima scelta di nessuno dei tre, quindi Blake si chiedeva perchè si ostinava seriamente a continuare con quelle relazioni tossiche e che non la valorizzavano per davvero. Comunque, quella sera, non erano li per parlare dei massimi sistemi e seppur era uno schianto, seppur era bellissima, seppur potevano per una sera divertirsi insieme, non avrebbero mai smesso di punzecchiarsi, di sfidarsi, di lanciarsi frecciatine piccanti, taglienti e delle volte anche cattive. Si, bello davvero! Non puoi saperlo, visto che non hai il coraggio di toccarlo! Rispose poi continuando sulla stessa linea di lei. Facevano due allenamenti completamente differenti, ma entrambi si facevano il culo e nel vero senso della parola nonostante Liz lo avesse sicuramente più bello. Davvero Blake stava pensando a quale sedere fosse più sodo dei due? Si, assurdo, la competizione era proprio nelle sue vene e con Liz un granello di più. Ridacchiò alla sua domanda. Quanto aveva bevuto? Tanto, aveva bevenuto abbastanza da sapere che alla fine della serata poteva cambiare tutto, anche se lui era davvero sicuro che non sarebbe mai cambiato nulla tra di loro. Ne era certo. Lasciò che lei guidasse la sua mano lungo la sua schiena e che la lasciasse a metà di essa. Quando però gli disse che forse aveva scambiato lei per la sua fidanzatina Blake ridacchiò, le prese entrambe le mani passando da prima per le spalle e poi per tutta la lunghezza delle sue braccia, e l'allontanò leggermente. Sai benissimo che tra me e Lilith non c'è più niente, o almeno da parte mia. Quindi... La riavvicinò a lei, Non mi sono confuso, volevo farti provare almeno una gioia nella tua vita, e soprattutto volevo che quello capisse che se non vuole morire è meglio guardare altrove! In fondo era lei che glielo aveva chiesto, no? Ricominciò a ballare con lei, vicino. Dovevano pur divertirsi no? Ti ho sfiorato le labbra Lynch, respira, non è successo niente. La rassicurò.
19 ANNI BLACK OPAL MUSICISTA INCENDIARIO Blake BarnesQuando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà. . -
.Quanti anni erano passati da una terrazza che non era quella che li vedeva protagonisti quella sera? Due? Tre? Sembrava quasi una vita fa. E forse lo era. Morti, litigi, urla e bacchette si erano alternati tra loro. Accuse, recriminazioni e pianti. Parole lanciate come pugnali uno dietro l'altro con il solo obiettivo di spargere quanto più sangue possibili. Più era profondo il taglio e più ci sarebbe stata l'illusione di sentirsi pii, invincibili e migliori dell'altro.
Sbagli, tradimenti, nuovi inizi erano stati al centro dei loro discorsi. Blake ed Elisabeth alla fine erano l'uno il riflesso dell'altro, dove quando si additavano in realtà era un'occasione per ammettere i propri sbagli, le proprie mancanze, le proprie debolezze. Flipendi, bombarda e stupeficium causavano danni minimi quando ci davano dentro sul serio.
Eppure quella sera erano lì, in panni diversi ma non così tanto, con stiletti ed armi nascoste in posti strategici ma l'uno nelle braccia dell'altro per un ballo che di ballo aveva solo il nome. Una tastatina ai rispettivi posteriori -«quante volte hai sognato di poterlo fare, eh?»- e via con la fiera del nonsochecosastofacendomalofacciolostessoperchésì. O almeno era quello ciò che aveva pensato la Lynch mentre Blake era calato con le labbra sulle sue manco la stesse ghigliottinando. Non era mica una moderna Maria Antonietta! Vero?!
Usò comunque il motivetto della musica per distanziarsi di un paio di centimetri ironizzando -mica poi tanto- sulla sua fidanzatina storica che lo accompagnava da che ne avesse memoria. «Ah, quindi non è l'ennesimo tira e molla della stagione?» Gli circondò le spalle permettendogli di riavvicinarla. «A quale episodio siamo arrivati? Stagione?» Ma a quanto sembrava anche Barnes sembrava carico a pallettoni quella sera. Forzò una risata in merito al farle provare gioie, ma annuendo deliziata alla volontà di allontanare il buzzurro di qualche minuto prima. «I sette minuti in paradiso con un bacetto a stampo andavano bene al primo anno di Hogwarts, Blake» negli occhi un lampo di sfida che non riuscì a nascondere del tutto. Ciò però avrebbe legittimato l'incendiario nell'osare ancor di più? «Oh, per favore, qualcuno mi aiuti» finse con voce un po' stridula ma alta quel tanto che bastava lui di ascoltarla al di sopra della musica. «Come posso resistere ad un bacio di Barnes?!» Le mani scesero sul suo petto, allontanandolo gioiosamente. «Presto, qualcuno porti una bombola di ossigeno!» Continuò la sua messinscena divenendo sempre più assurda persino alle sue stesse orecchie ma non per questo meno divertente. «Che non ti venga in mente di fare la respirazione bocca a bocca, eh». Un occhiolino e girò su se stessa, aiutandosi con la mano di lui sul fianco nel rimanere stabile, finendo con il cozzare con la schiena sul petto di lui e persistendo ad ondeggiare in un tentativo di coinvolgimento danzante. «Per quanto tempo rimarrai ancora a Londra?»Elisabeth
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.L'ammissione di Blake circa il tastare il suo fondoschiena come fantasia le causò una vera e propria risata. Una di quelle liberatorie, che partivano dalla pancia, procuravano persino lacrime agli occhi ma che donavano il potere di farti sentire più leggera, in pace col mondo. E quella serata sembrava modellarsi a quella risata, con i due che per una volta usavano le loro schermaglie verbali in modo diverso, quasi paragonabile al flirt. O forse era solo la cornice, il contesto, a fornire quell'alibi. Ad ogni modo apprendere come fosse stato messo definitivamente un punto al tira e molla con la Clarke fu un piccolo shock, quasi come se le avessero detto che è la Terra ad essere il satellite della Luna e non il contrario. «Non riesco a crederci», ammise, non continuando, per una volta, sulla via delle battutine. «Tu o lei? Chi ha messo il punto, Blake?» Non sapeva neanche perché voleva saperlo. Forse perché voleva sapere se doveva aspettarsi una qualche fattura da parte della Prefetta Dioptase solo perché vicina a Blake e scambiata per una delle sue compagne di letto. In effetti, con quel ballo, se visto da fuori, si poteva propendere anche per quello. Così come il tentativo di bacio da parte dell'Opal che aveva cercato di buttare in caciara, seppellito da montagne di ironia e sarcasmo, oltre che ad un cambio di presa nel ballo, come a voler mettere una sorta di muro tra di loro, per non andare oltre e non avere la tentazione di scavalcarlo. O meglio, Blake sembrava proprio aver preso la rincorsa per volerlo saltare a piè pari, visto che non perse occasione di posare le labbra sul suo collo, ottenendo comunque della pelle d'oca da parte sua che non sapeva se dettato dal mix di alcol, ormoni in subbuglio o se dal pensiero ripugnante di loro due in quel modo. Sorrise, non vista, al fatto di esser percepita come esigente: aveva avuto solo tre partner di letto ed uno era un mezzogigante. Non voleva di certo metter a paragone Hinds con Barnes, non voleva che l'ego di quest'ultimo ne uscisse sconfitto.
Il rampollo si stava comunque dimostrando audace con i centimetri di pelle che esponeva, richiedendone altri, quasi a voler ricambiare il guanto di sfida che aveva lanciato senza neanche volerlo davvero. Perché ormai dopo metà vita che si conoscevano, tra Hogwarts ed Hidenstone, doveva ormai sapere che il pavone non si tirava indietro. Mai.
Ed ecco perché si ritrovò di nuovo davanti a quella faccia di schiaffi e a quelle labbra che presero possesso delle sue. Blake la stava baciando e ci stava andando anche giù pesante. Sapeva di alcol, di proibito e di follia.
In un primo momento si ritrovò a ricambiare il suo bacio, prendendone le redini e portandolo a termine senza uno stacco improvviso. Aveva già fatto quell'errore in passato, baciare un amico e aveva ottenuto distruzione, anche se tra lei e Cameron c'era qualcosa di indefinito e di non detto che l'aveva portata a frenarsi. «Per quanto allettante, non sarò una delle tue tante Blake», il respiro era pesante, le labbra turgide. Sentiva ancora il suo sapore sulla lingua mista al drink che si era scolato. «Non vorrai mica rovinare la nostra amicizia per qualche bacetto, una toccatina e una scopata da ubriaco, no?» E gli tirò una guancia, solo per rimarcare che non fosse arrabbiata con lui e che per lei, tra loro, fosse tutto okay, come se nulla fosse successo. «Che dici, andiamo a fare un altro giro? Voglio proprio vedere se arriverai sui gomiti al tuo super mega attico!»Elisabeth
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.I suoi sospetti trovarono conferma. Era stato lui a lasciare lei e lei non era famosa di essere una che rimaneva con le mani in mano. Una relazione tossica, l'aveva definita in passato, ottenendo ulteriore rabbia dal non più ragazzino che le si strusciava contro. Non aveva sbagliato, ma sapere che anche tra loro due fosse finita le lasciava addosso una sensazione di amarezza che non sapeva spiegarsi. Non era la coppia modello cui aspirare -quella in realtà erano Cam e Mia, peccato che lei stessa avesse contribuito a distruggerla- ma una istituzione sì. E se Blake Barnes era pericoloso da sobrio e fidanzato provate ad immaginarlo ubriaco e single. Non ci sarebbero stati freni. Un assaggio lo aveva avuto quando le aveva infilato la lingua in bocca, provando a stordirla e ad abbassare le barriere che aveva innalzato. Aveva già fatto l'errore di baciare un amico e poi scoparci, sapeva come sarebbe andata a finire e non voleva provarne il brio.
Doveva solo rimanere sobria.
«Perché forse il noi lo avrai con un'altra persona» e non per forza una presenza legata alle mura del castello. La sua amicizia-possessione con Lighthouse non avrebbe avuto sfogo a Denrise o forse era già successo ma nel privato del dormitorio maschile lei non aveva mai saputo niente.
Maestria, senno ed una insolita delicatezza, per i suoi standard, riuscì a porre fine a quel bacio prima che sfociasse in qualcosa su cui non avrebbe più saputo riprendere il controllo. «Credimi, Blake, non vorrai mai vedermi col cervello spento», lo disse in tono leggero ma sapeva solo lei quanto fosse davvero disastroso quando si permetteva di silenziare ogni cosa e lasciar libero sfogo all'istinto più primordiale. «Ti prego, non mi dire che la tua concezione di divertimento è solo legata al sesso!» Lo schernì, ridendo poi apertamente all'immagine di loro due come coppia. Due diavoli che non facevano neanche una goccia di acqua santa. Non sarebbero durati neanche ventiquattro ore, come i matrimoni tra ubriachi in una folle notte a Las Vegas.
«Per lui un'acqua tonica», corresse l'ordine che il Black Opal fece al barman e scostando i suoi soldi per pagare lei stessa i due drink, il suo un qualcosa dal nome impronunciabile che sperava non essere dolciastro. «Mmm, vediamo» il suo magifonino tra le mani, la prima pagina aperta a caso dopo aver cercato su internet "cose divertenti da fare in due". «Mio dio, ma che noia! Guarda qua» disse spingendogli sotto il naso il display indicando con l'indice il farsi un ritratto a vicenda, mangiare al buio ed andare a ballare. Tra viaggi dell'ultimo secondo, passeggiata notturna e bungee jumping rimaneva sempre e solo una: fare sesso. «Hai scritto tu questa lista, dì la verità!» Così come arrivò il cocktail ne buttò giù metà in cerca di una ispirazione dell'ultim'ora. «A casa tua non avevi fatto installare una pista da bowling?» O era un'intera sala giochi? Aveva soldi che gli uscivano anche dal più piccolo degli orifizi tanto che la risposta poteva essere entrambe. «Potremmo farci una partita, a strip bowling». Insomma, quanto poteva essere difficile mandare all'aria birilli con una palla non dissimile da un bolide? Soprattutto quando non aveva una volontà propria. «Ci stai?»Elisabeth
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.Sembrava che il discorso che stavano condividendo in pista recasse in seno qualche problema di rabbia per Blake perché finì con lo scoppiare, parlare a ruota libera di ragazze con cui era stato e che forse gli avevano fatto discorsi dove pretendevano qualcosa da lui. Non era quello il suo caso. Lasciò che si sfogasse, senza mai interromperlo e prestando l'orecchio a quelle rivelazioni più potenti e forti della musica. «Perché quando decidiamo di divertirci siete voi a non volerlo accettare». Quante volte aveva sentito parole indicibili verso le ragazze che si divertivano e non facevano lo stesso con i ragazzi. Anzi loro li acclamavano per il numero che riuscivano a portarsi a letto. Era disgustata per quello, non solo perché lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
Per chiudere il cerchio la Lynch finì la sua arringa chiarendo cosa la differenziasse rispetto alle altre ragazze che aveva nominato. «E non è il noi che pensi tu, che sto dicendo, mi riferisco alla nostra amicizia Blake, il sesso complica le cose, sempre» Poi lo allontanò, squadrandolo da capo a piedi.
«E poi... Louise? Quando? Come? Dov'ero quando è successo?» Probabilmente a litigare o alle prese con i drammi esistenziali con Cameron.
«Blake», cercò di richiamarlo dopo che l'aveva definita una delle ragazze più sexy che avesse mai incontrato, oltre a rompicoglioni. Così, mentre erano in attesa dei loro drink andò giù diretta: «Dimmi che credi davvero che se scopassimo domani sarà tutto come prima e allora ci farò un pensierino», ed era sincera nelle sue parole. Se avesse avuto la garanzia che non si sarebbe lasciato condizionare dagli eventi di quella notte, forse sarebbe andata a letto con lui. Forse. «Ma dillo solo se ci credi davvero». Perché persino uno come lui non avrebbe potuto essere così leggero nel pronunciare determinate parole.
I battibecchi con il confratello però le piacevano sempre, lasciandola soddisfatta il più delle volte, come in quella occasione in merito agli ordini che avevano appena fatto. «Non sarò scozzese ma l'alcol lo reggo meglio di te, Barnes». Solo che il drink non avrebbe avuto modo di finirlo visto che il ragazzo la strattonò con forza. «BLAKE» lo chiamò, mentre lo strappo familiare della materializzazione le scombussolava lo stomaco e dalla terrazza di un locale alla moda si ritrovarono nel mezzo di una pista da bowling. La pista personale di Blake Barnes. «Potevi avvisare che ci stessimo per smaterializzare. Prega che i babbani fossero così ubriachi per poter accorgersi della nostra sparizione improvvisa», si servì di lui per mantenersi in equilibrio e non crollare. Si guardò intorno osservando le piste tirate a lucido, la schiera di palle da essere usate per abbattere la fila di birilli ben disposta dal macchinario. Magari c'era anche traccia di qualche incantesimo, conoscendoli. «Che la guerra abbia inizio», posò la borsa sulla prima superficie utile e si avvicinò a quelle sfere con tre piccoli buchi. Ne scelse una dai riflessi di un verde brillante. Sembrava che quasi le rispondesse al suo stato d'animo eccitato e divertito per quella sfida. La prese e la soppesò trovandola del peso giusto. Si portò al centro della pista e con una risata la lasciò andare con l'idea di colpire i birilli dal suo centro. Peccato però che l'oggetto sembrò essere preso da un attacco isterico di ridarella e finì nella canalina. «Oh, ma andiamo, hai le palle truccate?» Chiese voltandosi verso di lui, chinandosi per slacciare l'intreccio dei sandali alla romana che indossava, precisamente quello al piede destro. Zoppicò fino a tornare alla base e prenderne una dai riflessi neri con qualche brillantino rosso. Ora era agguerrita e decisa a buttare giù i birilli. E quasi fece strike nel secondo lancio: solo i due birilli esterni rimasero in piedi dopo aver tentennato un paio di secondi. «Ecco, ora sì che iniziamo a ragionare». Si portò due dita alle labbra, in una posizione che ricordava la canna di una pistola, soffiandone per allontanare il fumo dello sparo immaginario. «Tocca a te».Elisabeth
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.Barnes da ubriaco aveva una visione d'insieme ed un'analisi dei fatti da brividi. Con il gin a scorrere nelle vene al posto del sangue, il pavone lanciò diverse freccette che andarono a segno sul tabellone senza neanche bisogno di prender la mira. Semplicemente un tiro dopo l'altro. In primis le aveva detto, senza neanche troppi giri di parole, che i ragazzi per cui aveva aperto le gambe non valevano neanche un'unghia di lei. Non era d'accordo con quella affermazione, quanto più con il sottotesto che si trascinava dietro: era la seconda scelta di qualcuno. Aveva finto di non vedere elementi, prendendone altri a lei favorevoli ingigantendoli fino a calzare come un guanto su di lei. Lei che comunque manipolava ma non fino in fondo come le piaceva credere. Persino la sua lingua faticava a contrastare quella logica del biondino nell'accusarla di essere troppo attaccata alla paura delle conseguenze da non riuscire a smollarsi un po' neanche quando lo chiedeva al re del divertimento. Indossare un paio di capi fuori dalla sua comfort zone non significava che fosse davvero pronta a buttarsi, di nuovo, senza pensare alle conseguenze. Spoiler: in un certo senso lo farà mesi dopo, ma quella è un'altra storia. Quella che si svolse nella terrazza di un club, prima e nella pista da bowling, poi era una storia completamente diversa. La sfida tra i due si era riaccesa, a suon di birilli, palle e parquet.
Con un colpo di bacchetta -tentato un paio di volte prima di riuscirci- avvicinò il carrellino con gli alcolici servendosi da sola di uno shottino di tequila, pura, senza sale e limone. La smorfia che comparve fu più per il retrogusto forte dell'alcol che per il liscio -come diavolo era finita sull'altra pista la palla- di Blake. «Vedi? Avevo ragione a credere che non sai fare centro», una frase che era un doppio senso vivente. La sua risata riecheggiò nella sala, alla vista di soli tre birilli cadere giù, già pronta a pregustarsi il primo pezzo dell'outfit di Blake che sarebbe volato via. Ne lasciò lei la scelta che non si avvicinò, preferendo servirsi della sua bacchetta e di un pigro «evanesco» per liberarlo della camicia.
Zoppicando tornò allo stand delle palle, facendosi attirare dal riflesso smeraldo di una di esse: le sembrava cattiva, distruttrice. «Fatti più in là». L'intenzione era solo di spingerlo con il fianco, non di perdere la presa sulla palla che se ne rotolò via direttamente nella canalina. «Dai, non vale», provò a lamentarsi, di fatto calciando via l'altra calzatura che le era rimasta. «Uff». Si chinò a prenderne una rosa, così, solo perché voleva toglierla dal mucchio. Odiava il rosa, il confetto e tutto ciò che rientrava nella categoria degli unicornosi. «Questa te la dedico», si pavoneggiò, buttando giù un altro shot e con l'altra mano a sostenere la palla che caricò con il braccio all'indietro. La gamba destra era avanti, la sinistra dietro e leggermente piegata. Poteva dare l'idea di quello che stava facendo, ma in realtà non era poi più così lucida come voleva far credere. La tequila stava salendo più velocemente dei drink che si era scolata in disco, l'euforia andava di pari passo alla voglia di voler vincere a tutti i costi e di non sbagliare a tirare. Cercò di controllare il baricentro, tenendolo stabile, sentendo la presa di indice, medio e pollice allentarsi leggermente. Doveva fare in fretta. Portò di nuovo il braccio all'indietro e poi lasciò scivolare la palla via dalle sue mani verso la pista. La palla sembrava andare dritta, fino alla meta, seppur un po' troppo vicina al bordo sinistro e alla canalina. Mancava meno di un metro. «Dai, dai, dai», le parole in rapida successione ad accompagnarla. Sbam. Non fu il rumore di birilli che cadevano, bensì quello della palla che finiva dritta nello scolo. «MA È ASSURDO!» Si girò di scatto verso l'amico, punteggiando con l'indice il petto nudo. «Dai, non dirmi che hai truccato anche la pista». Il motivo di fastidio era anche sul fatto che le rimaneva addosso solo la gonna cortissima, un paio di slip praticamente invisibili ed un top che non prevedeva l'uso del reggiseno. Il prossimo pezzo da togliere l'avrebbe lasciata comunque molto più nuda di quello che aveva mai potuto vedere Blake del suo corpo. «Scegli bene cosa togliere, Blake». Lo avvertì, rimanendo vicina a lui, segno che non sarebbe stato necessario l'utilizzo della magia per farlo. «Ho una partita da vincere».Elisabeth
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