As it was

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    Se qualcuno di Hiddenstone l'avesse guardata in quel momento avrebbe stentato a riconoscerla. Aveva abbandonato i vestiti comodi, i jeans ed un abbigliamento più casual per indossare dei sandali alla romana con tacco, una minigonna cortissima ed un top con scollatura a cuore di un rosa vivo, in grado di risaltare la sua abbronzatura leggera. Così come il trucco, in colori in palette con la sua stagione, in grado di darle un aspetto acqua e sapone seppur truccata nei colori che indossava. I suoi lunghi capelli erano stati acconciati in tante piccole treccine, frutto della fantastica manodopera di Nour, una donna che aveva conosciuto durante un viaggio zaino in spalla in Marocco. Le vacanze estive erano nel pieno e, per una strana congiunzione astrale, lei e Blake Barnes si trovavano sotto lo stesso cielo. O almeno era così stando ad instagram, sia con i filtri antibabbano che senza. Quello era il motivo per cui Elisabeth Lynch si trovava all'interno di un club babbano in voga tra i ragazzi della loro età. Per una volta aveva deciso di dare appuntamento al suo compagno di casa inviandogli la sua posizione via messaggi, con un testo brevissimo: hai cinque minuti per portare il tuo regale culo qui, poi verrò a prenderti io. Si era presa un drink, rimanendo al bancone a sud della terrazza, godendosi una leggera brezza estiva nonostante il caldo torrido che aveva raggiunto persino le coste inglesi, muovendo il capo a ritmo di musica ed adocchiando ogni tre per due lo schermo del suo magifonino, cercando di non prendere la bacchetta nel tentativo di far passare il prurito ad un paio di ragazzi lì vicino che la guardavano come se fosse una torta ai mille cioccolati. Quello o la possibilità di far partire una mega rissa con lei a tirare il primo pugno. Un sorso al suo cocktail fruttato che odiava, appuntandosi mentalmente di non lasciar più preparare un cocktail a fantasia del barman se quest'ultimo non conosceva i suoi gusti, con lo sguardo a vagare sulla pista, in attesa della vera star di quella sera.
    Elisabeth
    Lynch

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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    Non c'era niente da fare, con certe persone il divertimento era assicurato. Elisabeth Lynch era una persona complessa, tanto quanto lui, era una persona con un vissuto assurdo per gli anni che aveva e, come lui anche se in maniera totalmente diversa, aveva accumulato una serie di esperienze assurde, negative e disastrose, che davvero era incredibile come riuscisse ancora a stare in piedi, ancora a camminare a testa alta ed anche con quel culo da paura. Ok, basta. Blake non poteva avere i pensieri a briglia sciolta quando si parlava della ragazzina, in quanto, come aveva affermato più volte, credeva davvero che fosse la più bella ragazza che avesse mai visto, certo mordeva ogni volta che parlava, ma cosa importava? Era estate, faceva caldo, erano in un locale di giovani, si stava divertendo, aveva postato delle foto. Per una volta si stava godendo dei suoi amici babbani e non, era come se fosse una rimpatriata delle elementari per lui. Senza Hidenstone di mezzo, non fidanzate gelose, drammi famigliari, Aaron che lo frenava, o comunque pensieri per la testa che non dovevano esserci. Quando arrivò quel messaggio rise. Era incredibile. Non si faceva sentire da giorni, mesi da quando aveva deciso che quel coso poteva anche solo andare bene per lei, ed adesso, si proseguiva con le minacce? Davvero. Era spettacolare. Sarei davvero tentato di vedere come verresti a prendermi tu. Rispose a quel messaggio, ma cercò di individuarla, se aveva scritto una cosa del genere voleva dire che era nel suo stesso locale. Quando la vide sospirò. Ma perchè tutte le amiche bone a lui erano capitate? Quando arrivò sulla terrazza, fischiò in segno di apprezzamento. Non lo fece tanto perchè era nel suo stile fare quelle cose, ma perchè avrebbe fatto innervosire la biondina e di conseguenza era un buon motivo per farlo. Si avvicinò a lei e le diede un'altra rapida occhiata. Dimmi, sei la gemella bella di Beth? No perchè nel caso sei la benvenuta! La prese in giro prima di alzare un pò il bicchiere per fare cin con lei. Ti trovo bene, forse non ti ho mai vista così svestita in vita mia, allontanarti da certa gente ti sta divinamente!La domanda era, perchè non poteva cominciare una conversazione con un tono più tranquillo, magari amichevole, senza per forza andarla a punzecchiare. Insomma era proprio un coglione certe volte! Magari lei voleva un amico e lui invece le proponeva un coglione! Incredibile!
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    Blake Barnes
    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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    Il rapporto con Blake era inspiegabile a molti, persino a se stessa. Come il diavolo e l'acqua santa -anche se non sapeva chi, effettivamente, fosse cosa- i due si avvicinavano e respingevano attraverso movimenti e tensioni irriproducibili persino con l'utilizzo di un elastico da pacchi. Molle, aggrovigliato, rigido e poi distante, troppo distante e sottile, fino a mancare un minimo colpo per spezzarlo definitivamente, eppure quel momento tra i due Black Opal sembrava non arrivare mai. Erano stati ad un passo dal compierlo, bacchette alle giugulari e parole di una pesantezza tale che persino la Lynch faticava a credere di aver pronunciato. Perché per quanto si dicesse paladina dello "zero filtro tra pensiero e parola" c'erano cose, situazioni, che mai dovrebbero essere toccate.
    Blake Barnes era una fiamma, una prima donna pari ad Hera e al suo caro pavone; lei... non sapeva più cos'era, dov'era diretta e cosa sarebbe successo nell'immediato futuro. E le andava bene così. Per una volta stava percorrendo la strada dell'ignoto, non figurandosi mappe mentali, itinerari rigidi da percorrere, buttandosi nel mucchio dei ragazzini della sua età liberi da stigma e dogmi. Per quanto sarebbe durata quella fase non lo sapeva ancora, di certo più di quel cocktail disgustoso che mandò giù in un colpo solo dopo la risposta di Barnes. La stava mettendo alla prova, come sempre. Perché alcune cose non cambiavano mai, nonostante il testo di quella canzone babbana che sembrava dire proprio il contrario.

    In this word, it's just us
    You know it's not the same as it was
    As it was, as it was
    You know it's not the same

    E qualcosa sembrava essere persino evidente ad uno con la soglia dell'attenzione -per l'ego, non per altro- del suo amico-nemico che si annunciò con un fischio di apprezzamento. «Sei fortunato che questo sia vuoto», ondeggiò col bicchiere vuoto, sollevando una mano pigra per attirare l'attenzione del barman. Un gin lemon arrivò tra le sue mani, favorendo il brindisi con quello tenuto dal castano. «Mi hai vista più nuda di così, ma forse non te lo ricordi», dopotutto Naga -o Nega, che dir si voglia- aveva lasciato lei e le altre ragazze, tra cui la sua fidanzata, in una nudità dolorosa. «Vorrei poter dire lo stesso di te», schioccò la lingua contro il palato, sprigionando ancor di più il pizzicore del limone. Che fosse riferito esclusivamente al suo compagno di merende, aka Jesse Marinaio Lighthouse, o alla sua fidanzatina del college, con cui non sapeva se stesse ancora insieme, non era dato saperlo. Gli avrebbe lasciato un ampio margine di interpretazione. Poi avevan l'ardire di etichettarla come priva di empatia. «Prima che infilzi il tacco sinistro nell'occhio di quell'idiota», accennò col capo ad uno dei buzzurri che la urtavano da svariati minuti, «che ne dici di invitarmi in pista? O non sono all'altezza dei tuoi balli, Barnes?»
    Elisabeth
    Lynch

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    stato emotivo persistente che, quando estremo, altera sentimenti, pensieri e comportamenti.
    Non era solamente uno strano rapporto quello che loro avevano, erano proprio strani loro quando stavano insieme. Blake era un testa di cazzo, ma quanto era nei pressi dell'opalina, lo diventava ancora di più. Era come se fosse il suo amplificatore di emozioni, come se tutto quello che facesse quando c'era lei era esagerato, sia nel bene che nel male e sapeva, percepiva, che la stessa cosa era per lei. Era la prima ragazza che aveva conosciuto ad Hidenstone. Erano sempre stati diversi, lui stava fumando una canna, lei lo stava rimproverando e quasi denunciando al capo casata per la stessa canna. Erano cani e gatti ed erano sempre stati così. Forse Blake, vedeva in Liz, una vera e propria costante. Si era avvicinato tantissimo a Jessica fino a portarla a letto, ed alla fine era sparita come tutti gli altri, si era avvicinato a Mia, avevano avuto un rapporto davvero stretto, ed adesso era andata via per quel coglione di Cameron, o comunque non parlavano più, Lilith aveva deciso che lui era l'uomo perfetto per lui ed alla fine lui era scappato. Liz c'era sempre stata. Si erano maledetti, forse si sarebbero anche uccisi a vicenza, ma erano loro, erano sempre stati sinceri uno con l'altro e la cosa era quasi improbabile, quasi gli faceva paura. Nonostante fosse l'unica aver visto il suo peggio era sempre rimasta ferma dov'era. Certo, ferma anche nelle sue decisioni ma mai gli aveva voltato le spalle. Se volevi vedermi bagnato ci sono veramente un sacco di modi, ma direi che il tuo abbigliamento è decisamente uno di questi modi, ma cavolo, non sei la gemella bella, quindi... Fece un altro sorso al suo gin lemon. Non ero proprio li per concentrarmi a guardare le tue nudità, ma possiamo sempre recuperare! Non era ubriaco, era semplicemente Blake... e Liz era semplicemente Liz! Quindi rise a quello che disse lei prima di voltarsi appena a guardare il tipo che stava per morire, fece cin con la sua amica/nemica e poi lo buttò giù tutto dìun sorso. Adesso, Blake era famoso per tre cose: i suoi soldi, la sua bellezza e la sua impulsività. Si avvicinò alla ragazza, posò il bicchiere ormai vuoto sul bancone, le tese la mano per farla alzare dallo sgabello e se la ragazza avesse preso la sua mano, e fosse scesa dallo sgabello, un Blake decisamente in versione estate, libero come una libellula, problematico come sempre, avrebbe fatto fare una piroetta alla ragazza e poi con un gesto l'avrebbe attirata a se, vicino, troppo vicino. La sua mano era appena sopra il suo sedere sodo, nell'incavo muscoloso della sua schiena. Non ho mai ballato con te Elisabeth,vediamo se sei all'altezza o meno! Non serviva andare in pista. Cominciò a ballare con lei, in maniera sensuale, non staccandole mai i suoi occhi azzurri da quelli altrettanto chiari della ragazza. Sembri quasi innocua!Disse sfiorando le sue labbra. Fore l'unica cosa di certa che c'era tra di loro era della sessualità repressa per ben 5 anni.
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    Quando sei pazzo, pazzo come questo, non lo sai. La realtà è ciò che vedi. Quando ciò che vedi si sposta, allontanandosi dalla realtà di chiunque altro, per te è ancora realtà.
     
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    Quanto sarebbe stato saggio tirare fuori le bacchette e buttarsi in un duello nel bel mezzo di una terrazza babbana, piena di babbani, con telefoni babbani? Poco.
    Quanto lo avrebbe voluto? Tanto.
    Insomma, nulla di nuovo sul fronte dei Liz'n'Blake. Dinamiche vecchie come vecchio era il mondo. Perché cambiare quando si poteva rispettare la tradizione? La realtà era che ad Elisabeth quella testa calda era mancata. Quel brivido di follia, di irrazionalità, genio e sregolatezza. Sotterrò l'ascia di guerra -quella sera sotto forma di un cocktail davvero pessimo- offrendo il migliore dei sorrisi e di fastidio spostato su terzi. Il modo per non usare un Avada Kedavra dritto sullo stolto babbano fu farsi invitare a ballare da Barnes. Ovviamente a modo suo se no non sarebbe stata lei. Tutto sotto forma di sfida. E anche un briciolo di aspettativa. Accettò la sua mano, ridendo apertamente ad un tentativo di giravolta ed ancor di più quando l'avvicino a sé, con tanto di mano sul suo sedere. «Bello, vero?» Di rimando ne copiò il gesto, strizzando appena una natica. «Potresti averlo anche tu se venissi ad allenarti seriamente con me». Perché non stuzzicarlo era come chiedere ad un amante della nutella di non infilare il cucchiaino all'interno del barattolo e mangiarlo tutto nel giro di mezza giornata. Si lasciò trasportare dalla musica e dai movimenti sensuali di Barnes, sentendosi per una volta leggera, staccata dalla realtà. Per una volta si sentì semplicemente una giovane come tante. Libera. «Tu dici?» Riuscì a dire prima che le labbra di lui sfiorassero le sue. Un sopracciglio si inarcò. Non riuscì proprio a fermarlo. ALLARME. Che diamine sta succedendo? «Quanto hai bevuto, Barnes?» riprese nella lotta di intenti, salendo con la mano dalla base della schiena fino a metà colonna. «O forse hai immaginato di stringere la tua fidanzatina Il loro battibeccare, secondo i troupe dei libri, sarebbe rientrato perfettamente in un enemies to lovers, ma la Lynch non era affatto sicura di voler sposare quella trama, preferendo di gran lunga quella degli enemies to friends to enemies to friends all'infinito e oltre. Lui era l'ultimo amico, vero amico, che le era rimasto. Farlo entrare nelle sue mutandine avrebbe scatenato disastri che paragonabili a quelli con Lucas e Josh e Jesse, o Cam e Mia, sarebbero stati semplici bisticci tra bambini di quattro anni. Gli stava fornendo un alibi, una scusa, ma quanto avrebbe effettivamente colto al balzo un incendiario come lui? «Ma stasera sono solo una ragazza come tante».
    Elisabeth
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    Non lo avrebbe mai e poi mai ammesso. Non avrebbe mai ammesso che Elisabeth Lynch era la persona che più rispettava in tutto il castello. Non avrebbe mai ammesso che Liz era l'unica amica che aveva sempre avuto davvero, quella che sempre gli aveva detto le cose come stavano davvero, quella che non aveva mai omesso ne la verità bella ne quella brutta. Aveva sempre provato un senso di rispetto per quella ragazza, nonostante non avesse mai condiviso neanche una persona con cui era uscita, Joshua, poi Lucas, poi Cameron. Nonostante i primi due li adorasse, pensava davvero che nessuno dei due fosse per lei. Il primo non sapeva cosa voleva veramente, Lucas era uno che si legava sempre a tutti e faceva la stessa serenata a qualsiasi ragazza pur di non rimanere solo, Cameron era uno stronzo e basta. Non era mai stata la prima scelta di nessuno dei tre, quindi Blake si chiedeva perchè si ostinava seriamente a continuare con quelle relazioni tossiche e che non la valorizzavano per davvero. Comunque, quella sera, non erano li per parlare dei massimi sistemi e seppur era uno schianto, seppur era bellissima, seppur potevano per una sera divertirsi insieme, non avrebbero mai smesso di punzecchiarsi, di sfidarsi, di lanciarsi frecciatine piccanti, taglienti e delle volte anche cattive. Si, bello davvero! Non puoi saperlo, visto che non hai il coraggio di toccarlo! Rispose poi continuando sulla stessa linea di lei. Facevano due allenamenti completamente differenti, ma entrambi si facevano il culo e nel vero senso della parola nonostante Liz lo avesse sicuramente più bello. Davvero Blake stava pensando a quale sedere fosse più sodo dei due? Si, assurdo, la competizione era proprio nelle sue vene e con Liz un granello di più. Ridacchiò alla sua domanda. Quanto aveva bevuto? Tanto, aveva bevenuto abbastanza da sapere che alla fine della serata poteva cambiare tutto, anche se lui era davvero sicuro che non sarebbe mai cambiato nulla tra di loro. Ne era certo. Lasciò che lei guidasse la sua mano lungo la sua schiena e che la lasciasse a metà di essa. Quando però gli disse che forse aveva scambiato lei per la sua fidanzatina Blake ridacchiò, le prese entrambe le mani passando da prima per le spalle e poi per tutta la lunghezza delle sue braccia, e l'allontanò leggermente. Sai benissimo che tra me e Lilith non c'è più niente, o almeno da parte mia. Quindi... La riavvicinò a lei, Non mi sono confuso, volevo farti provare almeno una gioia nella tua vita, e soprattutto volevo che quello capisse che se non vuole morire è meglio guardare altrove! In fondo era lei che glielo aveva chiesto, no? Ricominciò a ballare con lei, vicino. Dovevano pur divertirsi no? Ti ho sfiorato le labbra Lynch, respira, non è successo niente. La rassicurò.
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    Quanti anni erano passati da una terrazza che non era quella che li vedeva protagonisti quella sera? Due? Tre? Sembrava quasi una vita fa. E forse lo era. Morti, litigi, urla e bacchette si erano alternati tra loro. Accuse, recriminazioni e pianti. Parole lanciate come pugnali uno dietro l'altro con il solo obiettivo di spargere quanto più sangue possibili. Più era profondo il taglio e più ci sarebbe stata l'illusione di sentirsi pii, invincibili e migliori dell'altro.
    Sbagli, tradimenti, nuovi inizi erano stati al centro dei loro discorsi. Blake ed Elisabeth alla fine erano l'uno il riflesso dell'altro, dove quando si additavano in realtà era un'occasione per ammettere i propri sbagli, le proprie mancanze, le proprie debolezze. Flipendi, bombarda e stupeficium causavano danni minimi quando ci davano dentro sul serio.
    Eppure quella sera erano lì, in panni diversi ma non così tanto, con stiletti ed armi nascoste in posti strategici ma l'uno nelle braccia dell'altro per un ballo che di ballo aveva solo il nome. Una tastatina ai rispettivi posteriori -«quante volte hai sognato di poterlo fare, eh?»- e via con la fiera del nonsochecosastofacendomalofacciolostessoperchésì. O almeno era quello ciò che aveva pensato la Lynch mentre Blake era calato con le labbra sulle sue manco la stesse ghigliottinando. Non era mica una moderna Maria Antonietta! Vero?!
    Usò comunque il motivetto della musica per distanziarsi di un paio di centimetri ironizzando -mica poi tanto- sulla sua fidanzatina storica che lo accompagnava da che ne avesse memoria. «Ah, quindi non è l'ennesimo tira e molla della stagione?» Gli circondò le spalle permettendogli di riavvicinarla. «A quale episodio siamo arrivati? Stagione?» Ma a quanto sembrava anche Barnes sembrava carico a pallettoni quella sera. Forzò una risata in merito al farle provare gioie, ma annuendo deliziata alla volontà di allontanare il buzzurro di qualche minuto prima. «I sette minuti in paradiso con un bacetto a stampo andavano bene al primo anno di Hogwarts, Blake» negli occhi un lampo di sfida che non riuscì a nascondere del tutto. Ciò però avrebbe legittimato l'incendiario nell'osare ancor di più? «Oh, per favore, qualcuno mi aiuti» finse con voce un po' stridula ma alta quel tanto che bastava lui di ascoltarla al di sopra della musica. «Come posso resistere ad un bacio di Barnes?!» Le mani scesero sul suo petto, allontanandolo gioiosamente. «Presto, qualcuno porti una bombola di ossigeno!» Continuò la sua messinscena divenendo sempre più assurda persino alle sue stesse orecchie ma non per questo meno divertente. «Che non ti venga in mente di fare la respirazione bocca a bocca, eh». Un occhiolino e girò su se stessa, aiutandosi con la mano di lui sul fianco nel rimanere stabile, finendo con il cozzare con la schiena sul petto di lui e persistendo ad ondeggiare in un tentativo di coinvolgimento danzante. «Per quanto tempo rimarrai ancora a Londra?»
    Elisabeth
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    Blake Barnes
    Black Opal | 20 anni
    Blake Barnes poteva essere tante cose, ma non era mai stato ne un bugiardo ne tanto meno un ipocrita. Non era uno che si nascondeva dietro ad un dito e non era uno che amava non prendersi le sue responsabilità. Era un ragazzo attento ad ogni particolare specialmente se riguardavano qualcosa di suo interesse. Liz era sempre stato qualcosa di suo interesse. L'aveva sempre considerata più che un'amica, una nemica valida, una di quelle che rispetti a prescindere nonostante la uccideresti ogni 2X3. Ma era anche inutile ribadire come il loro rapporto fosse strano, complicato, imprevedibile, contraddittorio e pieno di mille sfumature. Quella sera erano solamente due ragazzi, in un locale babbano che si stavano divertendo. Liz era complicata con i ragazzi, per quanto fosse bellissima era sempre stata vista protagonista di storie assurde, dove la vedevano sempre la seconda, come se nessuno mai la prendesse abbastanza sul serio da scegliere prima lei e poi il resto del mondo. Ci arrivavano sempre dopo, sempre dopo aver vissuto momenti indimenticabili con qualcun'altro, era successo con Joshua, con Cameron e chissà con quanti altri che Blake non conosceva. I due gli bastavano ed avanzavano, comunque. Infinite. Il che non lo disse con ironia, era serio. Blake pensava da sempre che Liz fosse la ragazza più bella che Hidenstone avesse mai visto e che, molto probabilmente, potesse mai vedere nella storia. Quindi, visto che lei non levò la mano lui la lasciò esattamente li, ma quello che successe dopo lo fecero divertire veramente tantissimo. Liz ci sapeva fare, sapeva essere teatrale e dargli fastidio, un fastidio primordiale che arrivava fino a dentro le ossa, nelle sue viscere. Lo stava sfidando? Il fatto che tu segua il mio personale telefilm sulla mia visa sentimentale mi lusinga, ma è finita. Continuò a ballare con lei, se si poteva dire ballare e non definire strusciarsi male, il suo tono era calmo e soprattutto era divertito da tutto quello. Le parole della biondo cenere gli stavano rimbombando nel cervello, quindi sogghignò, ma le lasciò fare il suo teatrino, era giusto che Liz facesse la ragazza che si facesse desiderare davvero, che lasciasse andare ogni sua malizia e soprattutto trannandosi di Blake, velo di ironia, sarcasmo e cattiveria, che contraddistingueva ogni loro dialogo. Poi la posizione cambiò, con una leggera piruetta, le spalle piccole, muscolose e snelle della ragazza si appoggiarono su quelle larghe, muscolose ed asciutte dell'opale, il quale lasciò che una sua mano scendesse verso la coscia nuda della ragazza, anusare il buon odore dei suoi capelli che gli solleticavano il mento, l'altra mano sulla pancia piatta dell'opalina, lo strusciamento a ritmo di musica dettato da lei che continuava. Hai finito? No perchè comincio a pensare che stai prendendo tempo! Parli così tanto solo quando sei nervosa e niente respirazione bocca a bocca. Glielo sussurrò nell'orecchio prima di scendere a baciarle il collo, fino ad arrivare sulla spalla. Mi ero dimenticato che eri una persona esigente, non con tutti, non per tutti, ma esigente! Non ce la faceva a fare solo il gentile e provocatore, era da lui stuzzicarla e ricordarle delle cose importanti della sua vita. Comunque le abbassò appena una spallina. Il tempo necessario per farsì che tu possa rimangiarti tutto quello che hai teatralmente detto! Aggiunse prima di posare entrambe le sue mani sui suoi fianchi, girarla di nuovo verso di lui e baciarla, questa volta seriamente. Era una sfida? Bene, allora sarebbe arrivato fino in fondo! Con lei non avrebbe mai ceduto! Che poi era un ragazzo e di conseguenza il solo fatto di baciarla seriamente equivaleva al cedere, non glielo diciamo, è sempre un maschio con un certo orgoglio!

    RevelioGDR
     
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    L'ammissione di Blake circa il tastare il suo fondoschiena come fantasia le causò una vera e propria risata. Una di quelle liberatorie, che partivano dalla pancia, procuravano persino lacrime agli occhi ma che donavano il potere di farti sentire più leggera, in pace col mondo. E quella serata sembrava modellarsi a quella risata, con i due che per una volta usavano le loro schermaglie verbali in modo diverso, quasi paragonabile al flirt. O forse era solo la cornice, il contesto, a fornire quell'alibi. Ad ogni modo apprendere come fosse stato messo definitivamente un punto al tira e molla con la Clarke fu un piccolo shock, quasi come se le avessero detto che è la Terra ad essere il satellite della Luna e non il contrario. «Non riesco a crederci», ammise, non continuando, per una volta, sulla via delle battutine. «Tu o lei? Chi ha messo il punto, Blake?» Non sapeva neanche perché voleva saperlo. Forse perché voleva sapere se doveva aspettarsi una qualche fattura da parte della Prefetta Dioptase solo perché vicina a Blake e scambiata per una delle sue compagne di letto. In effetti, con quel ballo, se visto da fuori, si poteva propendere anche per quello. Così come il tentativo di bacio da parte dell'Opal che aveva cercato di buttare in caciara, seppellito da montagne di ironia e sarcasmo, oltre che ad un cambio di presa nel ballo, come a voler mettere una sorta di muro tra di loro, per non andare oltre e non avere la tentazione di scavalcarlo. O meglio, Blake sembrava proprio aver preso la rincorsa per volerlo saltare a piè pari, visto che non perse occasione di posare le labbra sul suo collo, ottenendo comunque della pelle d'oca da parte sua che non sapeva se dettato dal mix di alcol, ormoni in subbuglio o se dal pensiero ripugnante di loro due in quel modo. Sorrise, non vista, al fatto di esser percepita come esigente: aveva avuto solo tre partner di letto ed uno era un mezzogigante. Non voleva di certo metter a paragone Hinds con Barnes, non voleva che l'ego di quest'ultimo ne uscisse sconfitto.
    Il rampollo si stava comunque dimostrando audace con i centimetri di pelle che esponeva, richiedendone altri, quasi a voler ricambiare il guanto di sfida che aveva lanciato senza neanche volerlo davvero. Perché ormai dopo metà vita che si conoscevano, tra Hogwarts ed Hidenstone, doveva ormai sapere che il pavone non si tirava indietro. Mai.
    Ed ecco perché si ritrovò di nuovo davanti a quella faccia di schiaffi e a quelle labbra che presero possesso delle sue. Blake la stava baciando e ci stava andando anche giù pesante. Sapeva di alcol, di proibito e di follia.
    In un primo momento si ritrovò a ricambiare il suo bacio, prendendone le redini e portandolo a termine senza uno stacco improvviso. Aveva già fatto quell'errore in passato, baciare un amico e aveva ottenuto distruzione, anche se tra lei e Cameron c'era qualcosa di indefinito e di non detto che l'aveva portata a frenarsi. «Per quanto allettante, non sarò una delle tue tante Blake», il respiro era pesante, le labbra turgide. Sentiva ancora il suo sapore sulla lingua mista al drink che si era scolato. «Non vorrai mica rovinare la nostra amicizia per qualche bacetto, una toccatina e una scopata da ubriaco, no?» E gli tirò una guancia, solo per rimarcare che non fosse arrabbiata con lui e che per lei, tra loro, fosse tutto okay, come se nulla fosse successo. «Che dici, andiamo a fare un altro giro? Voglio proprio vedere se arriverai sui gomiti al tuo super mega attico!»
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    Blake Barnes
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    Fondamentalmente Blake era ubriaco e con lei, alla fine, si sentiva al sicuro. Erano amici dal primo anno e dal primo anno si era cominciato a fare quel tira e molla da cani e gatti che era inquietante, bello e rilassante allo stesso tempo. Blake non aveva amicizie normali, Blake non riusciva neanche a capire cosa fosse la normalità, nonostante per lui essere stronzo e pessimo con quelli che erano i suoi migliori amici, era qualcosa di estremamente normale! Comunque erano in un locale, era lei che lo aveva cercato, come era stato lui ad andarci senza neanche indugiare un secondo, e insieme erano sempre troppo complessi. Inoltre, Liz sapeva benissimo che se sfidato Blake poteva anche buttarsi dalla terrazza pur di non dargliela vinta. Inoltre non era uno fan dell'amore in generale, tra amici meno che mai. Quello che era successo con Jessica, ad esempio, per lui non era assolutamente niente. Si erano divertiti, ma la loro amicizia, per quanto gli riguardavano non era cambiata neanche di una virgola. Si erano allontanati per altre ragioni, che potevano essere implicate alla corvina, non di certo a Blake, ma per lui era sempre la sua migliore amica. Di segneunza, ficcare la lingua in bocca ad Elisabeth Lynch e baciarla con passione, non voleva dire assolutamente niente. Le voleva bene, era una gnocca da puara, ma rimaneva sempre Elisabeth Lynch per lui.Io ci ho messo un punto Lynch. Perchè Lilith si merita uno che riesce ad essere focalizzato su di lei e sul futuro di un noi. Io non riesco ad essere focalizzato su niente se non su me stesso e la parola "noi" non mi è mai venuta spontanea. Era la verità. Non voleva dire che lui non tenesse alla Clarke, non voleva dire che lui non le voleva bene, o addirittura l'amasse davvero, ma non era per una storia da famiglia felice, natali con tavolte stratosferiche, figli e compleanni dai parenti. Non in quel momento, non con quelle imposizioni. Blake non aveva mai avuto regole e non voleva privarsi di quello che stava succedendo. Non voleva privarsi di Lynch con una minigonna che gli strusciava il sederino sodo sul suo pacco, ne di lui che le posava le mani addosso e sui fianchi sentendo quanto setosa e profumata fosse la sua pelle. Appunto, quel bacio fu intenso, fu passionale e fu sincero. Blake glielo diede perchè era sentito, perchè in quel momento era attratto da lei e perchè voleva farlo. Quando lei lo allontanò sempre con molta femminilità e maestria, a quelle parole, a Blake venne da ridere. Le prese la mano e le fece fare un giro su se stessa e poi annuì per fare un altro giro di drink. Oddio Lynch, riesci a spegnere il cervello almeno per un secondo? Non vuoi essere una delle tante? Va meglio se ti dico che non lo sarai mai? Era brillo in quel momento e tutti quei sorrisi e quell'essere così spensierato lo stavano dimostrando senza ombra di dubbio. Tu non sai come ci si diverte ed il nostro rapporto non andrebbe mai a finire male! Io e te non potremmo mai stare insieme in quel senso. Andiamo ma ci hai visti? Riusciamo a discutere e non essere daccordo neanche per un fiocco da mettere su una carta da regalo! Ti fai troppe paranoie e sei pesante. Dovresi rilassarti, goderti quello che succede e stop. Le disse sinceramente. Poi le passò un braccio intorno a quelle spalle così piccoline rispetto alle sue, ma altrettanto muscolose. Ci arriverò con te nel mio mega attico, ma solo se metti quel cervello un attimo in pausa e mi dimostri che ti sai divertire davvero. E no, non portandomiti a letto, quello sarebbe troppo facile! Aggiunse poi arrivando con lei al bancone.Due drink, per la ragazza forte, regge in maniera impeccabile e quasi debilitante! Ammise poi facendo l'occhiolino al barista e poggiando i soldi sul bancone. Poi tornò ad Liz. Allora? Al divertimento? Disse una volta che i drink fossero arrivati nelle loro mani. Per lui un semplice gin tonic, con poco tonic e molto gin, ma era quello che beveva da tutta la sera e cambiare in quel momento sarebbe stato devastante.

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    I suoi sospetti trovarono conferma. Era stato lui a lasciare lei e lei non era famosa di essere una che rimaneva con le mani in mano. Una relazione tossica, l'aveva definita in passato, ottenendo ulteriore rabbia dal non più ragazzino che le si strusciava contro. Non aveva sbagliato, ma sapere che anche tra loro due fosse finita le lasciava addosso una sensazione di amarezza che non sapeva spiegarsi. Non era la coppia modello cui aspirare -quella in realtà erano Cam e Mia, peccato che lei stessa avesse contribuito a distruggerla- ma una istituzione sì. E se Blake Barnes era pericoloso da sobrio e fidanzato provate ad immaginarlo ubriaco e single. Non ci sarebbero stati freni. Un assaggio lo aveva avuto quando le aveva infilato la lingua in bocca, provando a stordirla e ad abbassare le barriere che aveva innalzato. Aveva già fatto l'errore di baciare un amico e poi scoparci, sapeva come sarebbe andata a finire e non voleva provarne il brio.
    Doveva solo rimanere sobria.
    «Perché forse il noi lo avrai con un'altra persona» e non per forza una presenza legata alle mura del castello. La sua amicizia-possessione con Lighthouse non avrebbe avuto sfogo a Denrise o forse era già successo ma nel privato del dormitorio maschile lei non aveva mai saputo niente.
    Maestria, senno ed una insolita delicatezza, per i suoi standard, riuscì a porre fine a quel bacio prima che sfociasse in qualcosa su cui non avrebbe più saputo riprendere il controllo. «Credimi, Blake, non vorrai mai vedermi col cervello spento», lo disse in tono leggero ma sapeva solo lei quanto fosse davvero disastroso quando si permetteva di silenziare ogni cosa e lasciar libero sfogo all'istinto più primordiale. «Ti prego, non mi dire che la tua concezione di divertimento è solo legata al sesso!» Lo schernì, ridendo poi apertamente all'immagine di loro due come coppia. Due diavoli che non facevano neanche una goccia di acqua santa. Non sarebbero durati neanche ventiquattro ore, come i matrimoni tra ubriachi in una folle notte a Las Vegas.
    «Per lui un'acqua tonica», corresse l'ordine che il Black Opal fece al barman e scostando i suoi soldi per pagare lei stessa i due drink, il suo un qualcosa dal nome impronunciabile che sperava non essere dolciastro. «Mmm, vediamo» il suo magifonino tra le mani, la prima pagina aperta a caso dopo aver cercato su internet "cose divertenti da fare in due". «Mio dio, ma che noia! Guarda qua» disse spingendogli sotto il naso il display indicando con l'indice il farsi un ritratto a vicenda, mangiare al buio ed andare a ballare. Tra viaggi dell'ultimo secondo, passeggiata notturna e bungee jumping rimaneva sempre e solo una: fare sesso. «Hai scritto tu questa lista, dì la verità!» Così come arrivò il cocktail ne buttò giù metà in cerca di una ispirazione dell'ultim'ora. «A casa tua non avevi fatto installare una pista da bowling?» O era un'intera sala giochi? Aveva soldi che gli uscivano anche dal più piccolo degli orifizi tanto che la risposta poteva essere entrambe. «Potremmo farci una partita, a strip bowling». Insomma, quanto poteva essere difficile mandare all'aria birilli con una palla non dissimile da un bolide? Soprattutto quando non aveva una volontà propria. «Ci stai?»
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    Blake Barnes
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    Non ci stava neanche facendo caso a quello che stava succedendo. Blake era brillo, era allegro e finalmente si stava godendo la sua estate, completamente avulso da ogni tipo di relazione, da ogni tipo di legame. Suo fratello era con Annie chissà dove, Louise non c'era e non chiamava, Lilith era con i suoi fratelli, Jesse era con Adamas o con Erik. Insomma Blake era da solo e, forse, quella era la prima volta che ne era veramente, ma veramente felice. Insomma chi meglio di se stesso poteva mettere in chiaro delle situazioni nella sua testa! La cosa veramente interessante era che non gli mancava nessuno. Ne Louise con i drammi della sua famiglia, ne Lilith con i drammi della sua intere esistenza, ne Jesse con il disagio. Era solamente Blake e quella serata con Liz gli stava facendo veramente, ma veramente bene. Per lui quello che era successo non era neanche un rifiuto, conosceva la ragazza ed i suoi trascorsi, esattamente come la ragazza conosceva lui e i suoi infiniti cambi di "programma", di conseguenza non c'era moltissimo da dire. Ma perchè mai dovrei avere per forza un noi? Perchè voi ragazze dovete per forza farci sceglire?E se io non volessi farlo? E se io volessi un noi con Louise, con Jessica, con Mia, con te, con Lilith ed anche con Annie? Che problemi avete voi e questo "noi"? Chiese poi scuotendo il capo. Ovviamente Blake parlava per lui, non per chi gli stava intorno, perchè poi era geloso, egocentrico ed era una persona che pretendeva di stare sempre al centro di tutto quanto. Insomma era un egoriferito, al limite con il narcisismo, quindi ci stava, no? Si morse appena il labbro e poi fece fare un altro giro a Liz. Si allontanò un pò, e per una volta senza alcuna presunzione - ok, no, non è proprio adatto a Blake tutta questa frase - disse alla ragazza. Guardami! Posso avere chiunque se solo volessi. Quello era per farle capire che davvero in quel momento non voleva niente. Niente di niente, solamente ubriacarsi e divertirsi senza conseguenze, per una sera voleva essere un ventenne babbano qualunque, che poi qualunque non lo sarebbe mai stato, ma quelli erano dettagli. Rise poi a quelle parole. Per me il sesso è un piacere, ma il divertimento è un'altra cosa. Solo che tu non ti sciogli, non è una questione di sesso. Sei bona, sei la ragazza più bella che io abbia mai visto. Era la verità e lo aveva sempre pensato, - complice il debole della player per il pv di liz, ma questo non centra!- Ma per me sei la piccola rompicoglioni che odia farsi chiamare Beth! Aggiunse poi avvicinandosi a lei e prendendole appena la guancia. Era chiaro il messaggio, con quello non voleva dire che se lo avesse fatto bere ancora e lui ne avesse avuta l'occasione non ci sarebbe andato a letto insieme. Era un adolescente, aveva gli occhi e gli ormoni che funzionavano benissimo. E forse era proprio quello il problema.
    Una volta al bancone, guardò l'opalina e ridacchiò. Prima mi dici che vuoi farmi tornare a casa strisciando e poi non mi fai bere? Allora doppio per te!La fregò ordinandone un altro per lei. Oppure sei una di quelle ragazze che non regge l'alcool?La stava punzecchiando, non c'era nessun dubbio. Poi le sorrise e sorseggiò in maniera generosa qualsiasi alcolico ci fosse nel suo bicchiere. Alla sua proposta la prese per mano. Oh certo che ci sto. Non vedo l'ora di vederti in mutande! E non si riferiva solamente all'indumento, ma anche a quella competizione che c'era sempre stata tra di loro.
    Essere maggiorenni, per entrambi era una figata, ed infatti la smaterializzazione funzionò e loro si ritrovarono dentro al bolwing privato dei Barnes. C'era tutto: il bar, la musica se l'avessero voluta, c'erano le palle spolverate e pronte all'uso di tutti i colori. Alcune erano anche incantate: riprendevano il colore dell'umore della persona. Palle pericolose per un giocatore. Sogghignò, allargò le braccia. Ovviamente non levarti niente Liz, più ti spogli più sarà eccitante! Ed anche in quel caso, oltre all'aspetto sessuale, c'era una buonissima componente di sfida e competizione, e ambizione nelle sue parole. Prego signorina Lynch! E non si dica che io non sia un galant'uomo! Le fece quasi un inchino e la esortò a mettersi comoda e cominciare il gioco. Forse l'alcool gli faceva bene a lui, era sicuramente molto meno antipatico ed ipostato del solito.


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    Sembrava che il discorso che stavano condividendo in pista recasse in seno qualche problema di rabbia per Blake perché finì con lo scoppiare, parlare a ruota libera di ragazze con cui era stato e che forse gli avevano fatto discorsi dove pretendevano qualcosa da lui. Non era quello il suo caso. Lasciò che si sfogasse, senza mai interromperlo e prestando l'orecchio a quelle rivelazioni più potenti e forti della musica. «Perché quando decidiamo di divertirci siete voi a non volerlo accettare». Quante volte aveva sentito parole indicibili verso le ragazze che si divertivano e non facevano lo stesso con i ragazzi. Anzi loro li acclamavano per il numero che riuscivano a portarsi a letto. Era disgustata per quello, non solo perché lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
    Per chiudere il cerchio la Lynch finì la sua arringa chiarendo cosa la differenziasse rispetto alle altre ragazze che aveva nominato. «E non è il noi che pensi tu, che sto dicendo, mi riferisco alla nostra amicizia Blake, il sesso complica le cose, sempre» Poi lo allontanò, squadrandolo da capo a piedi.
    «E poi... Louise? Quando? Come? Dov'ero quando è successo?» Probabilmente a litigare o alle prese con i drammi esistenziali con Cameron.
    «Blake», cercò di richiamarlo dopo che l'aveva definita una delle ragazze più sexy che avesse mai incontrato, oltre a rompicoglioni. Così, mentre erano in attesa dei loro drink andò giù diretta: «Dimmi che credi davvero che se scopassimo domani sarà tutto come prima e allora ci farò un pensierino», ed era sincera nelle sue parole. Se avesse avuto la garanzia che non si sarebbe lasciato condizionare dagli eventi di quella notte, forse sarebbe andata a letto con lui. Forse. «Ma dillo solo se ci credi davvero». Perché persino uno come lui non avrebbe potuto essere così leggero nel pronunciare determinate parole.
    I battibecchi con il confratello però le piacevano sempre, lasciandola soddisfatta il più delle volte, come in quella occasione in merito agli ordini che avevano appena fatto. «Non sarò scozzese ma l'alcol lo reggo meglio di te, Barnes». Solo che il drink non avrebbe avuto modo di finirlo visto che il ragazzo la strattonò con forza. «BLAKE» lo chiamò, mentre lo strappo familiare della materializzazione le scombussolava lo stomaco e dalla terrazza di un locale alla moda si ritrovarono nel mezzo di una pista da bowling. La pista personale di Blake Barnes. «Potevi avvisare che ci stessimo per smaterializzare. Prega che i babbani fossero così ubriachi per poter accorgersi della nostra sparizione improvvisa», si servì di lui per mantenersi in equilibrio e non crollare. Si guardò intorno osservando le piste tirate a lucido, la schiera di palle da essere usate per abbattere la fila di birilli ben disposta dal macchinario. Magari c'era anche traccia di qualche incantesimo, conoscendoli. «Che la guerra abbia inizio», posò la borsa sulla prima superficie utile e si avvicinò a quelle sfere con tre piccoli buchi. Ne scelse una dai riflessi di un verde brillante. Sembrava che quasi le rispondesse al suo stato d'animo eccitato e divertito per quella sfida. La prese e la soppesò trovandola del peso giusto. Si portò al centro della pista e con una risata la lasciò andare con l'idea di colpire i birilli dal suo centro. Peccato però che l'oggetto sembrò essere preso da un attacco isterico di ridarella e finì nella canalina. «Oh, ma andiamo, hai le palle truccate?» Chiese voltandosi verso di lui, chinandosi per slacciare l'intreccio dei sandali alla romana che indossava, precisamente quello al piede destro. Zoppicò fino a tornare alla base e prenderne una dai riflessi neri con qualche brillantino rosso. Ora era agguerrita e decisa a buttare giù i birilli. E quasi fece strike nel secondo lancio: solo i due birilli esterni rimasero in piedi dopo aver tentennato un paio di secondi. «Ecco, ora sì che iniziamo a ragionare». Si portò due dita alle labbra, in una posizione che ricordava la canna di una pistola, soffiandone per allontanare il fumo dello sparo immaginario. «Tocca a te».
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    Blake Barnes
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    Le mise una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Scosse il capo e poi divenne improvvisamente serio. Lo sai perchè succede? Perchè voi donne siete molto più forti di noi maschietti. Perchè noi abbiamo bisogno di essere compiaciuti, voi no. E quindi mi chiedo: perchè una come te dovrebbe divertirsi allargando le gambe con persone che non si meritano neanche una tua doppia punta spezzata? Forse quello era il commento meno sessista e maschilista che uscì dalla bocca di Blake da 20 anni a quella parte. E forse lo aveva detto a Liz perchè era l'unica che gli sembrava tanto bella e donna da poterselo davvero permettere. Le sorrise di nuovo, si era decisamente ubriaco, anche perchè i suoi sorrisi non erano per niente maliziosi ne tanto meno presuntuosi. Insomma un pò arroganti sicuramente, ma non come al solito. Poi quella frase lo fece sospirare ed alzare gli occhi al cielo. La capiva. Alla fine cosa era successo a lui e a Jessica, nell'immediato? Si erano allontanati, lei aveva pensato di provare qualcosa per lui. Con Louise? Non era successa la stessa cosa? Capiva benissimo Liz e le sue paure, ma la verità era che non era mai stato lui a vacillare in certe occasioni. Poi gli chiese di Louise e lui scoppiò a ridere. Era decisamente su di giri. Lo so che ti sembra assurdo ma abbiamo moltissime cose in comune, la sua situazione con suo zio, un pazzo fuorioso, il fatto che sia una paziente di mio fratello e che quindi bazzica sempre dentro il suo stuidio o a casa nostra, mi ha chiesto una mano per il lavoro, e poi è bella, è cotta di me e mi fa stare bene. Non sono innamorato di lei, non sono infatuato di lei, ma ci tengo, tanto. E poi sono stata la sua prima volta, il suo primo bacio... insomma Cosa dovevo fare?Teneva a Louise in maniera particolare e non lo avrebbe mai negato, ma sapeva di non essere innamorato di lei. Sapeva che era affetto, era difficile per Blake innamorarsi davvero. E poi Liz tornò su quel discorso, e Blake tornò ad essere serio. Prese le mani della ragazza, le intrecciò con le sue. Ci sta pensando troppo a questa cosa del sesso. No, tra me e te non cambierebbe nulla perchè noi, la nostra amicizia, ed il nostro rapporto si basa su cose molto più profonde di uno scambio di umori o divertimento. Elisabeth. Davvero pensi che una scopata, in una sera d'estate, con almeno 7 gin tonic addosso, uno stronzo che non fa altro che guardarti perchè vorrebbe essere al posto del tuo gin tonic, potrebbe mai rovinare la nostra fiducia, complicità, intesa negli sguardi, nel distruggerci. la nostra sincerità reciproca, l'essere uno lo specchio dell'altro? Ritrovarci sempre nel momento sbagliato della vita dell'altro? Io non sono innamorato di te come lo era Lucas, io non sono infatuato di te come lo era Joshua, io non accuso del tuo fascino come Cameron. E senza nessun freno inibitore gli aveva detto le cose come stavano. Mi hai chiesto di venire da te per divertirci, ma non lo stai facendo. Ti stai arrovellando il cervello su come sarebbero le cose tra di noi su qualcosa che neanche è successo! Disse poi ricominciando a ballare con lei. Muovi quel sederino e non avere la presunzione di poter cambiare il rapporto con me solo perchè hai conosciuto tutti coglioni nella tua vita! E questo le poteva dimostrare seriamente che no, non sarebbe cambiato niente. Blake teneva a Liz. A modo suo, aveva i suoi momenti in cui non voleva neanche sentirla nominare, ma sarebbe morto per lei. Liz, Jessica e Mia erano le sue certezze, ognuna di loro in maniera diversa, ognuna di loro con degli alti e bassi, ma non sarebbe mai cambiato niente. Blake ne era certo, perchè era lui che non voleva cambiare quel rapporto. A lui Liz serviva cinica e spietata come era sempre stata nei suoi confronti, una notte di sesso non avrebbe cambiato il suo bisogno e la sua esigenza. Comunque, dal suo discorso, la ragazzina avrebbe potuto notare quanto attento alla sua vita era stato nonostante il suo apparente completo disinteresse. Era il suo modo per dirle che le voleva bene, da ubriaco, completamente andato, ballandole intorno a casaccio. Ma era Blake. Non poteva fare altrimenti. Una volta smaterializzati rise di gusto per quello che aveva detto. Bla bla bla. Babbani, magia, scomparsi. Li dentro l'unico che se ne accorgerà sarà quel tipo, ma poi ci torniamo ed usciamo dal bagno, capirà al volo! Disse ridendo e sedendosi su di una di quelle sedie e godendosi ogni tipo di tiro fallito della ragazza, ma poi quando fece quasi striker si alzò in piedi di scatto, scosse il capo. Si ma devi bere ancora un pò, coraggio! Disse poi sospirando prima di prendere una palla rosso fuoco. Si mise davanti alla pista una volta che i birilli si fossero rimessi in posizione e tirò la palla, completamente su di un'altra pista. Ecco si magari basta bere. Ok... Ne prese un'altra nera, e questa volta azzeccò la pista, ma buttò giù solamente tre birilli. Sbuffò e la guardò. Ok, cosa devo togliere?Anzi, visto che sei quella che pensa pensa pensa e pensa, vieni qui e togliemi tu qualcosa! La stava sfidando anche in quello, a dire il vero.

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    Barnes da ubriaco aveva una visione d'insieme ed un'analisi dei fatti da brividi. Con il gin a scorrere nelle vene al posto del sangue, il pavone lanciò diverse freccette che andarono a segno sul tabellone senza neanche bisogno di prender la mira. Semplicemente un tiro dopo l'altro. In primis le aveva detto, senza neanche troppi giri di parole, che i ragazzi per cui aveva aperto le gambe non valevano neanche un'unghia di lei. Non era d'accordo con quella affermazione, quanto più con il sottotesto che si trascinava dietro: era la seconda scelta di qualcuno. Aveva finto di non vedere elementi, prendendone altri a lei favorevoli ingigantendoli fino a calzare come un guanto su di lei. Lei che comunque manipolava ma non fino in fondo come le piaceva credere. Persino la sua lingua faticava a contrastare quella logica del biondino nell'accusarla di essere troppo attaccata alla paura delle conseguenze da non riuscire a smollarsi un po' neanche quando lo chiedeva al re del divertimento. Indossare un paio di capi fuori dalla sua comfort zone non significava che fosse davvero pronta a buttarsi, di nuovo, senza pensare alle conseguenze. Spoiler: in un certo senso lo farà mesi dopo, ma quella è un'altra storia. Quella che si svolse nella terrazza di un club, prima e nella pista da bowling, poi era una storia completamente diversa. La sfida tra i due si era riaccesa, a suon di birilli, palle e parquet.
    Con un colpo di bacchetta -tentato un paio di volte prima di riuscirci- avvicinò il carrellino con gli alcolici servendosi da sola di uno shottino di tequila, pura, senza sale e limone. La smorfia che comparve fu più per il retrogusto forte dell'alcol che per il liscio -come diavolo era finita sull'altra pista la palla- di Blake. «Vedi? Avevo ragione a credere che non sai fare centro», una frase che era un doppio senso vivente. La sua risata riecheggiò nella sala, alla vista di soli tre birilli cadere giù, già pronta a pregustarsi il primo pezzo dell'outfit di Blake che sarebbe volato via. Ne lasciò lei la scelta che non si avvicinò, preferendo servirsi della sua bacchetta e di un pigro «evanesco» per liberarlo della camicia.
    Zoppicando tornò allo stand delle palle, facendosi attirare dal riflesso smeraldo di una di esse: le sembrava cattiva, distruttrice. «Fatti più in là». L'intenzione era solo di spingerlo con il fianco, non di perdere la presa sulla palla che se ne rotolò via direttamente nella canalina. «Dai, non vale», provò a lamentarsi, di fatto calciando via l'altra calzatura che le era rimasta. «Uff». Si chinò a prenderne una rosa, così, solo perché voleva toglierla dal mucchio. Odiava il rosa, il confetto e tutto ciò che rientrava nella categoria degli unicornosi. «Questa te la dedico», si pavoneggiò, buttando giù un altro shot e con l'altra mano a sostenere la palla che caricò con il braccio all'indietro. La gamba destra era avanti, la sinistra dietro e leggermente piegata. Poteva dare l'idea di quello che stava facendo, ma in realtà non era poi più così lucida come voleva far credere. La tequila stava salendo più velocemente dei drink che si era scolata in disco, l'euforia andava di pari passo alla voglia di voler vincere a tutti i costi e di non sbagliare a tirare. Cercò di controllare il baricentro, tenendolo stabile, sentendo la presa di indice, medio e pollice allentarsi leggermente. Doveva fare in fretta. Portò di nuovo il braccio all'indietro e poi lasciò scivolare la palla via dalle sue mani verso la pista. La palla sembrava andare dritta, fino alla meta, seppur un po' troppo vicina al bordo sinistro e alla canalina. Mancava meno di un metro. «Dai, dai, dai», le parole in rapida successione ad accompagnarla. Sbam. Non fu il rumore di birilli che cadevano, bensì quello della palla che finiva dritta nello scolo. «MA È ASSURDO!» Si girò di scatto verso l'amico, punteggiando con l'indice il petto nudo. «Dai, non dirmi che hai truccato anche la pista». Il motivo di fastidio era anche sul fatto che le rimaneva addosso solo la gonna cortissima, un paio di slip praticamente invisibili ed un top che non prevedeva l'uso del reggiseno. Il prossimo pezzo da togliere l'avrebbe lasciata comunque molto più nuda di quello che aveva mai potuto vedere Blake del suo corpo. «Scegli bene cosa togliere, Blake». Lo avvertì, rimanendo vicina a lui, segno che non sarebbe stato necessario l'utilizzo della magia per farlo. «Ho una partita da vincere».
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