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.SPOILER (clicca per visualizzare)Howard risponde alla domanda sui rituali con delle considerazioni personali, chiedendo anche una conferma alla professoressa Ivanova.
Pone anche una domanda al professor Olwen.. -
.Blake adorava veramente moltissimo le gite e comunque il professor Olwen e la professoressa Ivanova erano due persone che gli stavano a genio. Atenzione, stare a genio a Blake era veramente un'arma a doppio tagio in quanto voleva dire che si sentiva libero di fare qualsiasi cosa la testa gli dicesse, e voleva dire anche che ascoltava di più, ma la prima era preponderante. Sorrise appena sentendosi libero di fumarsi una bella sigaretta prima che Olwen e la Ivanova cominciassero a spiegare, e quando vide Lilith arrivare alzò un sopracciglio per quello che disse. Addormentata? Chiese quasi incredulo dando uno sguardo a Lucas per ridacchiare ancora. Poi tornò al professore ed alzò gli occhi al cielo. Il fatto che abbia il visino dolce non vuol dire davvero che non lo farebbe, senza contare che... Ensor non ci vuole mai morti, ma solamente pià forti! Non finì la frase per Lancelot, tanto alla fine s stava arrampicando sugli specchi e stava dicendo stronzate, ma rispose a Jesse che diceva che Ensor li voleva morti. Impossibile. Ensor era Ensor! Ma tornando alla spiegazione della lezione Blake sospirò e cercò di stare il più possibile attento. Impossibile con quel sole, e con quell'aria e soprattutto con quella puzza di Alpaca. Animaletti che lo incuriosivano parecchio però. Si voltò verso il professore. Si, ma nel concreto, perchè siamo qui? Ecco, Blake che faceva Blake. Era ovvio che a lui la parte teorica interessava fino ad un certo punto e se fosse stato un altro sicuramente avrebbe fatto domande anche sulla civiltà di cui stavano discorrendo e molto altro,ma i professori erano sempre esaurienti ed esaustivi, perchè non poter andare dritto dritto al sodo della questione? Insomma, incantesimi e rune è una bella combo, sicuramente per fare un rituale ci vogliono più maghi: almeno uno che lo subisce ed uno che lo celebra, ed anche se non capisco perchè le persone non fanno altro che volersi marchiare per sentirsi parte di un'altra persona, i rituali possono anche essere semplici abitudini che si fanno quotidiananmente, no? Chiese poi un pò divaganto, ma era fatto così. Era un egocentrico, perchè avrebbe dovuto alzare la mano e parlare? Perchè doveva rispettare i tempi degli altri e soprattutto gli argomenti punto per punto come facevano gli altri? Non era da lui. Ci insegnerete a fare un rituale? Chiese poi curioso. Basta parlare di storia no? Era di quello che avevano parlato fino a quel momento? Niente, erano 4 anni che stava in quella scuola ed ancora non riusciva a mostrare un interesse decente per quello che succedeva a lezione. Era più forte di lui! In fondo non era per niente una persona teorica ma più pratica. Si voltò verso Jesse. No, non credo che io ci sia già venuto in questo posto, o comunque non sono venuto in questa parte del Perù! Una rapida occhiata ad Adamas. Non sapeva perchè ma gli sembrava quasi essere la quiete prima della tempesta!blake barnes"Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra"blake barnes - 19 anniPurebloodblack opal
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.La possibilità di mettere il naso fuori dai cancelli di Hiddenstone era sempre cosa gradita, soprattutto dopo tre anni di un biennio dove le gite si potevano contare sulle dita di una mano, inesistenti se pensava quelle cui aveva partecipato. Pertanto la possibilità di respirare aria umida ed afosa, dover ricorrere ad una crema solare sottratta con gentilezza -ogni tanto ne era provvista anche lei, anche se priva della canonicità che si associava al termine con i gesti- alla Whitemore ed allungata ad un Cohen che aveva deciso di affidarsi ad Ashura, Elisabeth si trovò a sentirsi momentaneamente in affanno quando avvertì uno sguardo familiare su di sé. Non fu sorpresa quindi di cogliere un movimento di Jones prima che questi si buttasse capofitto in un dialogo con Blake, cui ancora non aveva avuto modo di chiarire la sua posizione circa l'ennesimo triangolo che aveva tirato su.
Per fortuna però che c'erano gli alpaca, un panorama mozzafiato e delle linee nel terreno che probabilmente erano tutt'ora studio di babbani invasati che credevano essere simboli di civiltà extra-terrestri. Non per nulla dimensioni e forma erano mastodontiche, per cui o qualcuno era salito sul cucuzzulo dell'altipiano per guidare i lavori o c'era davvero un E.T. col suo ditino magico. Quello o la risposta più semplice: la magia.
Ad ogni modo arrivò la sessione di domanda e risposte anche quando erano al di fuori delle mura tranquille delle loro aule, così che anche la Lynch decise di dare un suo contributo, fissandosi su cosa andasse a creare un rito o rituale. «Il rito è una cerimonia che si ripete secondo una serie di regole stabilite, come atti formali, ripetitivi e programmati per creare unione. Molti dei miei compagni hanno fatto riferimento per lo più alla religione e alla magia e quindi possiamo dire che svolge una funzione sociologica, rafforzando le strutture sociali, dando un senso di comunità, esprimendo esperienze, valori ed atteggiamenti, oltre che visioni del mondo. E ciò viene fatto attraverso gesti, simboli, canti, balli, azioni e ciò mi fa credere che un rito possa essere qualsiasi cosa». Lo sguardo, che si era alternato tra i volti di Eva e di Lancelot, si soffermò brevemente su Cohen e su Jones, giusto per non farsi mancare nulla, puntandolo poi sulla spalla di Lighthouse. «Nel senso che, ad esempio, tutti noi abbiamo dei gesti che ripetiamo ogni giorno o prima di un evento importante, come scaramanzia. Ad esempio prima di una gara faccio due trecce e la prima parte della chioma ad essere intrecciata sarà sempre la sezione sinistra. O che prima di entrare in campo tenderò l'elastico sul polso per tre volte, come a voler esorcizzare la paura, ad attirare solo la buona sorte». Forse quella cosa poteva essere presa come il vaneggiamento di una pazza e, dopotutto, dove sarebbe stata la novità?
Così come gli studenti erano stati chiamati a rispondere, questa volta la patata bollente era passata ai due professori, con la battitrice che non si tirò indietro nel farsi avanti, ancora una volta. «Io avrei delle domande», aveva sollevato la mano, attendendo un cenno prima di proseguire. «Professor Olwen, è mai stata trovata traccia di corrispondenza tra i simboli della civiltà Nazca ed il Futhark? O anche una sovrapposizione di figure mitologiche?» In diverse narrazioni di civiltà così opposte geograficamente parlando erano stati trovati punti in comune, quindi perché non pensare che anche lì era successa la stessa cosa? Invece per la responsabile della cattedra di incantesimi, ebbe continuità con il suo discorso finale, che aveva avuto la buona sorte di accenderle un barlume di curiosità. «Invece, per il rito, su cosa si concentrerà? É legato ad una specifica branca magica o può essere considerato generico e modellabile a seconda delle esigenze?»Elisabeth
Lynch"Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can."
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SPOILER (clicca per visualizzare)Risponde a cosa sia il rito. Fa una domanda a Lancelot ed una ad Eva.
Coraggio: 29
Empatia: 7
Intelligenza: 16
Resistenza: 17
Tecnica: 15
Intuito: 13
Destrezza: 16
Carisma: 18
Oggetto: Paletto mercurio duplice (danni d20+2): che diventano una coppia di orecchini a forma di squalo e delfino. Toccando il delfino diventano un paletto rotondo e sottile; toccando lo squalo, uno squadrato e largo.. -
.E a me nulla? Domandò ad Elisabeth, protendendo il labbro in un broncio che, invero, stonava parecchio sul suo viso. Il broncio non faceva per lui: o il sorriso o l'espressione incazzata, non vi erano vie di mezzo.
Bel culo, Lynch le sussurrò all'orecchio, chinandosi nello stesso momento in cui lo fece lei per accarezzare il suo amato Ashura.
Non si smentiva mai, Cohen, in quelle sue manifestazioni d'affetto ben poco convenzionali ma che molto si addicevano al suo essere. Presto gli tornò il sorriso: aveva notato che la black opal era l'unica persona che, in quel periodo, riusciva a fargli tornare il sorriso. La sua presenza era la sua piccola bolla di felicità, un lago di calma e di pace dal quale non sarebbe mai voluto riemergere (che detta così).
Ad ogni modo, vennero catapultati in un posto totalmente differente, molto più caldo e molto più sconosciuto rispetto a Denrise.
Sorrise quando la sua migliore amica gli si avvicinò con la crema in mano. Sollevò gli occhi al cielo. Immagino che adesso siamo pari, eh? Domandò, riferendosi alla sua preoccupazione. Era un modo leggero e noncurante per riferirsi a ciò che era successo sulla sommità di quel precipizio sul mare.
Rimase ad ascoltare la spiegazione di Olwen, mentre Ashura saltellava da una parte all'altra, tutto contento di quella gita indetta da zio Lancelot.
Scosse le spalle quando chiese se ne avessero mai sentito parlare. Non lo sapeva e non aveva nemmeno voglia di pensare se effettivamente ne avesse sentito parlare oppure no. Non aveva proprio voglia di star lì, in effetti, per quanto belli potessero essere gli alpaca. Con i quali il suo chocobo sembrava star facendo amicizia, tra l'altro.
Boh, su due piedi direi un procedimento che ci fa entrare in contatto con qualcosa di superiore iniziò, marcando ben bene la terzultima parola. Non lo so, una divinità, per esempio. Oppure un defunto, per gli stupidi creduloni propose, infilando le mani in tasca ed incassando la testa nelle spalle. Ma che cazzo ne sapeva lui?
Ehi, principessa. Dopo la lezione ci dobbiamo vedere. Non era una domanda, non era un ordine. Era solo una mera constatazione.Cameron Cohen
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SPOILER (clicca per visualizzare)Minaccia Lance (?)
Saluta i prof
Ignora i compagni
Dice cose a caso
Ciao. -
.Lasciò che la Lynch le prendesse la crema dalle mani senza opporre resistenza. Era solo una crema, non è che le importasse poi più di tanto.
Sorrise, ascoltando la spiegazione di Lance, la fatina posata delicatamente sulla spalla con le gambe accavallate ad ascoltare o far finta di farlo.
Sì, credo di sì. Se non sbaglio sono tantissime linee che vanno a formare degli animali comuni del luogo. Forte, no? Tipo i cerchi nel grano degli alieni propose, osservandosi in giro. Non disse altro, non voleva snocciolare qualsiasi cosa potesse sapere o non sapere, non sarebbe stato poi molto utile, soprattutto perché voleva lasciare spazio ai suoi compagni.
Piuttosto, si concentrò sulla seconda domanda che venne loro posta in merito ai rituali.
Spero di non essere ripetitiva iniziò, anche perché questa player si scoccia da morire a leggere, ha mal di gola e sonno quindi spera di non essersi fumata qualche dettaglio. Quindi, nel tentativo di non ripetere ciò che hanno già detto i miei compagni ma riallacciandomi comunque a quanto detto da Elisabeth, direi che ci sono tantissime tipologie di rito e, volendo, qualsiasi cosa noi facciamo, può essere definito un rito. Per far un esempio semplice semplice, il fatto che tutti i giorni ci alziamo più o meno alla stessa ora e passiamo da una lezione ad un'altra, potrebbe essere definita Rito. Potrebbe anche essere un nome pretenzioso per definire la routine. Certo, ci sono cose più complesse come già hanno detto, ma credo che molte volte le risposte vadano cercate anche nella semplicità, in qualcosa di potenzialmente accessibile a tutti. Una delle rarissime volte che concordava con un'affermazione della sua concasata, doveva essere per forza un record da appuntarsi sul calendario. Sorrise, al pensiero, aspettando che i docenti spiegassero cosa avrebbero dovuto fare quel giorno, curiosa di capire cosa c'entrassero gli alpaca con tutto quello.Jessica Whitemore
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.Anche i ritardatari furono accolti calorosamente dalla rumena, mentre l'entusiasmo di ognuno degli studenti presenti faceva sì che Eva notasse come tutti quei ragazzi erano diventati davvero molto bravi. Le davano soddisfazione ogni giorno e per le loro risposte avrebbe voluto dar loro un bacio in fronte e un abbraccione ogni parola da loro pronunciata, ma si trattenne, sfoggiando solo calorosi sorrisi e occhi che brillavano.
Ognuno di loro stava dando il proprio contributo e doveva ammettere che vederli così presi da tutto quello era ciò che veramente voleva. Forse metterli più sul campo, per quanto la preoccupasse, era la metodologia che faceva uscire il meglio di loro. Non si aspettava così tanta preparazione su quell'argomento, ma lo stupore sul suo volto si mischiò ad un certo compiacimento. Incrociò le braccia e ascoltò ognuno di loro «Le vostre conoscenze sono sensazionali e mi rendono un sacco orgogliosa di voi. Andiamo per ordine: vero, anche le messe babbane sono dei rituali. Dei rituali accettati, che come ci ricorda perfettamente Howard, hanno sterotipato e accettato. Insieme alle credenze popolari, certo, dando sempre una spiegazione pressocchè religiosa alla buona riuscita di qualcosa di magico.» - i suoi occhi celesti sorridevano insieme al resto del viso «Non tutti i rituali necessitano di un sacerdote, Lighthouse. Quelli più pericolosi, più importanti, più potenti è necessario che sia un sacerdote a celebrarli, ma ci sono quelli che potete gestire anche voi.» - il suo sguardo si fece vispo, per un attimo, come se quelle parole preannunciassero un qualcosa che da lì a poco avrebbero scoperto i ragazzi «Verissimo, Barnes. La ripetizione di qualcosa, le abitudini quotidiane fanno parte sempre di riti. Certamente diversi, come ci ricorda Elisabeth con i suoi gesti scaramantici. Benissimo Cohen, un rituale è anche un mezzo di comunicazione con qualcosa di superiore. Una divinità, una forza superiore o... un elemento.» - prese respiro, lasciando spazio anche al docente accanto a lei di rispondere a ciò che doveva.
Riprese subito dopo, sciogliendo le braccia e facendole scivolare lungo i fianchi «Sì, oggi faremo un rituale. Il professor Olwen vi spiegherà meglio cosa andrete a fare. Tuttavia, prima di passare alla parte pratica, è necessario che facciamo un passo indietro. Un rituale ha una componente fondamentale a muovere le sue fila: l'energia magica. Ma i maghi - o i sacerdoti - che svolgono un rituale devono riuscire a domare questa energia che spesso è più potente di quella a cui sono abituati. Per quest'ultimo motivo, il mago che si appresta a svolgere un rituale necessita di una concentrazione molto alta. La sua mente deve essere isolata da qualsiasi distrazione, libera da ogni pensiero, impegnata solo per la buona riuscita del rituale. Se questo non dovesse avvenire, la possibilità che il rituale si annulli - o peggio - è molto alta.» - prese una pausa, mentre osservava seria tutti gli studenti davanti a lei.
«Una volta stabilita una buona concentrazione, dovrete accogliere l'energia magica dentro di voi, far in modo che vi percorra, che fluisca dentro di voi, focalizzandone il percorso per poi riuscire a domarla, controllarla e farla vostra. Solo così il rituale potrà avere una buona riuscita.» - quindi guardò verso Olwen, annuendo e lasciandogli spazio per esplicare la prova pratica.Eva Ivanova"Pensa, credi, sogna e osa."Doc. Incantesimi, Resp. Diop"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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Attendere il bellissimo proffy di Rune ♥
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Interagisce brevemente con Jesse Lighthouse e Blake Barnes.
Canete Runae dopo aver trovato il geoglifo di una libellula (affinità con Elemento Aria); quindi Teneo, per difendersi; poi Chorium Runae Laguz per aumentare la potenza degli incanti elementali e (sperando di non barare) Chorium Astra Urano per aumentare l'Intelligenza e l'affinità con gli incanti di vento. Quindi, dopo aver subito un colpo che gli strappa la maglietta (divertiti con gli addominali di Adamas in bella vista, Jesse), inizia a schivare le correnti d'aria cercando di entrare in sintonia con l'aria.. -
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.«Sul serio, Cohen? Non hai saputo trovare di meglio?» Bisbigliò in direzione dell'amico, scrutandolo dall'alto in basso quando optò per un nomignolo che poco le si addiceva, oltre ad essere quasi un insulto per le labbra del norvegese. Ad ogni modo annuì, sapeva che il momento di rimestare la loro merda fosse giunto, non avrebbero potuto continuare in quel modo ancora per molto.
E con quella consapevolezza, l'attenzione della battitrice volò verso lo strano duo davanti a loro. Per un certo numero di tempo l'uomo era stato anche responsabile per quelli che come lei indossavano il nero ed il rosso ad Hiddenstone, ma non l'aveva mai percepito come vicino a lei, al suo modo di essere, di vedere le cose. Eppure, lo trovava interessante, nonostante il rivolo di nervosismo che le percorse il corpo alla parola rito: aveva già avuto modo di conoscerli, qualcuno aveva finito col vederla quasi protagonista e non per una sua volontà.
Ma in quel momento, in una terra sconosciuta, Elisabeth Lynch ne aveva una montagna. Padrona del proprio destino, dopo la spiegazione, lasciò che il suo corpo e la sua mente iniziassero a creare un collegamento, una sinergia con quella terra. Non aveva dubbi sull'elemento che avrebbe chiamato, il fuoco, scoperto e riconosciuto in una lezione del biennio proprio della Ivanova, con lo zampino di Ensor, sugli incantesimi elementali. Il fuoco scorreva nelle vene, accettarlo fu anche più difficile di quello che poteva esser sembrato in quelle due ore di lezione. Ci era tornata più volte, più spesso, fino a vedere come ogni cosa, in qualche modo fosse legato a quell'elemento primordiale che Prometeo, secondo la mitologia greca, aveva fatto conoscere agli uomini. Fuoco come impazienza, impulsività, irrequietezza e sicurezza di sé. Fuoco come le estati torride, fuoco come il Sole, fuoco come Marte, fuoco come sud per i punti cardinali, fuoco come salamandra, ariete per i segni zodiacali occidentali e cavallo per l'astrologia cinese. Così come il serpente, un animale che ritorna nella sua vita, simbolo che aveva portato ricamato sul petto prima ancora della spilletta paragonabile al rubino. Rubino, rosso, come il fuoco. Aveva preso una scelta. Elemento fuoco, animale serpente, incantesimo... lo sguardo scivolò su Jones ed il pensiero alle farfalle incendiarie fu immediato. Ma lì, davanti alla responsabile della cattedra di incantesimi, quasi le dispiaceva dover ricorrere ad un incantesimo di Brian, offensivo, al posto di un elementale.
Alzò lo sguardo al cielo per individuare la posizione del sole e da lì fare qualche passo indietro fino ad essere a sud, lontana dallo spazio di lavoro dei suoi compagni. Un paio di passi, qualcuno in più, a destra ed il sud-est venne centrato.
Poi andò in cerca di qualcosa da plasmare. Trovò un masso dal diametro, su per giù, di una settantina di centimetri. Vi puntò contro il catalizzatore. «Carpe retractum!» Con la linea bianca ad abbracciare il masso, tirò verso di sé, per trascinare nella sua direzione il masso. Una volta davanti a lei, con un movimento del polso, tracciò un semicerchio seguito da un affondo. «Muto», nella sua mente si era dapprima formata l'immagine di un serpente che si mordeva la coda, per la precisione un uroboro. Simbolo molto caro agli alchimisti che rappresenta il ciclo della vita: nascita, morte e rinascita; fine del mondo e un nuovo inizio, come una fenice che risorge dalle sue ceneri, ceneri nate da un fuoco. Una volta modellato il masso nella forma desiderata, ancora una volta la ragazzina si servì del «muto», però con l'intento di modificarne la composizione. Da roccia le molecole si sarebbero trasformate in qualcosa di più pesante, solido, metallico. Probabilmente Morrigan, così come Garlic, avrebbero avuto da ridire per la scelta di quella lega, ma lei si sentiva affine anche al ferro. Ed ancora un altro «muto» per svuotarlo della bombatura e del suo essere pieno. Ora un uroboro, in ferro, dal diametro originario del masso era davanti a lei, stilizzato. Ma non bastava. Puntò la bacchetta verso il nuovo oggetto, disegnando il simbolo matematico che indicava il maggiore. «Engorgio», mantenendo l'incantesimo fino a quando non avrebbe raggiunto il doppio della sua grandezza originaria. A quello seguì il disegno di una croce, col catalizzatore, sempre in direzione dell'antico serpente. «Flagramus», un sortilegio ardente, capace di rendere gli oggetti incandescenti, utile per la sua causa. Ma ancora non bastava. Con fluidità, effettuò un paio di dondolii, puntandolo con l'intento di sollevarlo. «Wingardium Leviosa». Le sopracciglia aggrottate, un piccolo solco tra di esse, la concentrazione su quanto stesse facendo, sul volere che l'oggetto raggiungesse almeno l'altezza di un paio di metri, ancora con il flagramus attivo e sfrigolante, per finire col servirsi di un altro incantesimo elementale: «dominusterra». La voce decisa mentre la gravità faceva il suo lavoro, seguito dall'incantesimo e da lei che cercò di modellare la magia per far impattare l'uruboro per creare uno stampo nella terra bruciacchiante, profondo almeno mezzo metro. Si sarebbe poi servita di un nuovo «wingardium leviosa» per sollevarlo e prima che potesse ricadere al suolo compì un veloce movimento ondulatorio seguito da una stoccata. «Evanesco». Se tutto fosse andato per il meglio la Lynch si sarebbe trovata una figura nel terreno utile per iniziare il rito. Ma prima di quello avrebbe dovuto attuare delle protezioni.
Però non poteva pretendere di essere invincibile, instancabile, perché per quanto si dicesse in giro sul suo conto, lei era un essere umano. Arretrò di qualche passo, sedendosi a terra per recuperare fiato e forze, oltre che lucidità. Voleva potenziare quel simbolo che aveva creato e per farlo avrebbe dovuto servirsi della magia. I simboli nella sua mente erano chiari e ricchi di significato, nonché evocatori dell'elemento a lei affine, il fuoco. L'associazione immediata, sul piano astronomico, fu scegliere il simbolo di Marte che avrebbe castato con un «chorium astra»; il secondo venne pescato dall'alchimia, un triangolo {poteva mai mancare?}con il vertice verso l'alto -il contrario avrebbe richiamato l'opposto dell'acqua- e per farlo si sarebbe servita di «atramenta»; infine, sarebbe stata la volta di rune e lei, attraverso il «chorium runae» avrebbe dato libera espressione a kenaz, per il potenziamento per le magie di fuoco.
E lo mise in pratica, dopo il recupero di forze, pensando che così come aveva potenziato l'uroburo, doveva crearne una difesa e, per quello, si servì dei simboli opposti, richiamanti l'elemento opposto al fuoco, l'acqua. A meno di mezzo metro di distanza dal bordo della sua creazione la strega si servì ancora di «atramenta, chorium runae, chorium astra» per tracciare però, sempre in sequenza, il triangolo speculare a quello del fuoco, isaz, laguz e il simbolo astronomico di Nettuno, il pianeta legato all'acqua, e da quello di Plutone, per il suo essere ghiaccio. Questi però li andò ad incidere non sul terreno, bensì su delle piattaforme -alte e strette- create da una serie di «circularis», che ampliò con un paio di «engorgio», fino a lasciarsi un piccolo spiraglio da cui saltare all'interno del suo uruboro.
Da lì toccò, con la punta del catalizzatore, il segno sul terreno per un ultimo sortilegio prima di evocare l'elemento. «Canete rune», mentre immagini nella sua mente andavano a dipingersi che Daenerys Targaryen scansate. Ed il pensiero di non essere proprio figlia dei draghi le ricordò che nessuno l'avrebbe protetta dal fuoco reale che avrebbe avocato, se non ci avesse pensato da sola. Optò per l'astronomia, ancora una volta. «Protego Astralis», pronunciò tracciando un quadrato al cui centro disegnò il simbolo astrale di Plutone. E poi lì, si beò del silenzio, alimentandosi piano piano della rabbia, della passione, di ogni sentimento totalizzante che cercava di tenere imbrigliato, lasciandolo libero di ardere, di consumarsi. E con quello tracciò, con un «chorium runae», kenaz sul suo polso scoperto. E ne sentì il richiamo, come un dolce canto, una direttrice d'orchestra a dare un senso alle sue sensazioni, alle sue visioni, alla simbologia che aveva usato sino a quel momento. Un miscuglio, un magma sempre più potente che non vedeva l'ora di esplodere, di eruttare in lava bruciante, pirotecnica, letale. Forte di quelle sensazioni la Lynch si preparò a quella prova, pronta a dimostrare a se stessa, prima degli altri che se voleva lei poteva. Un ultima volta il catalizzatore si levò, disegnando una fiamma, mentre la voce pronunciava decisa una sola parola: «INCENDIO!»Elisabeth
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Empatia: 7
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Oggetto: Paletto mercurio duplice (danni d20+2): che diventano una coppia di orecchini a forma di squalo e delfino. Toccando il delfino diventano un paletto rotondo e sottile; toccando lo squalo, uno squadrato e largo.. -
.Doveva ammettere che mentre i suoi compagni erano intenti a fare domande ed ascoltare le risposte e le spiegazioni dei docenti, Blake era sempre un pò per fatti suoi. Certo stava ascoltando sia la professoressa Ivanova sia Olwen, ma era distratto da tutto quello che aveva intorno. Il deserto in primis, poi ancora c'erano i lama ed ancora la vegetazione che li circondava. Si, deserto e vegetazione erano due cose contrapposte, ma il perù era un posto magico e soprattutto c'erano dei paesaggi assolutamente fantastici. Potevano mai portarli da quelle parti e poi pretendere che stessero ad ascoltare davvero? Per giunta Blake non era precisamente il tipo che si metteva li a fare chissà quale ascolto approfondito. Alla fine entrambi i professori non avevano risposto alla sua domanda diretta, ossia: "quindi cosa dovevano fare esattamente?" Un rito? Un rito che richiamava degli spiriti e poi? Insomma perchè avrebbero dovuto farlo? E poi Blake odiava quelle cose introspettive. Possibile che dopo 4 anni che lo conoscevano intensamente ancora non avevano capito? Perchè facevano quelle cose così assurde. Nella sua mente si registrarono solamente alcuni passaggi: Concentrazione, scelta elemento, animale affine a se stessi ed all'elemento ed ancora attivazione della linea. Ecco i primi tre passaggi erano la cosa più difficile che poteva esistere. Blake sorrise a Jesse più volte, ma l'unica cosa che riuscì veramente a fare fu allontanarsi dai suoi compagni, il più possibile e rifuggiarsi in un posto in penombra, in un posto dove sarebbe riuscito davvero a pensare. Si mise con le spalle verso i suoi compagni e verso i professori e si accese una sigaretta sperando che nessuno dei due prof rompesse le scatole. Doveva concentrarsi? Bene, doveva farlo a modo suo. La prima cosa da fare era sicuramente individuare un elemento. Da prima e da subito il fuoco gli arrivò alla testa come se fosse l'unica cosa che fosse veramente plausibile, ma la realtà era che l'ultima volta che era andato con quello stronzo del professor Black e sboccare non sapeva bene cosa, l'unico oggetto che doveva davvero rappresentare la sua personalità, era divenuto un cubo che cambiava forma continuamente, come se mutasse sempre, e delle volte avesse anche dei momenti di bug assurdi. E per quanto Blake fosse una persona egoriferita sapeva che quel piccolo cubo, istabile e baggato era esattamente la rappresentazione di tutta la sua personalità. Non c'era che dire. Si mise seduto per terra, gambe incrociate, si levò la maglietta perchè stava sudando come non sapeva cosa, e chiuse gli occhi. Si sarebbe scottato? Poco importava, in quel momento doveva solamente riflettere davvero su quale elemento concentrarsi. Prese un pugnetto di sabbia tra le mani, lo mise davanti a se. Cercò di fare la stessa cosa che fece il professor Black! Questa mania di sentirsi protagonista e spugno di ogni cosa che sapevano fare persone decisamente più esperte di lui, era qualcosa che gli era rimasto, esattamente come l'incendiarsi per imitare lance al suo primo anno, ed infatti, anche quella volta, non successe niente. Assolutamente niente. Il che lo indusse ad alzarsi, fare una ringhiata feroce e dare un bel calcio al nulla, provocando solamente polvere di sabbia. Sbuffò.Stupidi esercizi del cavolo! Odiava tutto quello, e la cosa divertente era che più pensava e si scervellava più non trovava una soluzione, fino a quando decise di fare la cosa più ovvia. é sempre stato il fuoco e fuoco sia. Prese la sua bacchetta, la puntò per terra come se fosse un bastoncino e cominciò a disegnare un cerchio intorno a lui. Oddio sembrava quasi si fosse appena visto uno di quei telefilm assurdi dove per fare riti disegnavano per terra. Il cerchio era fatto. Adesso doveva pensare ad un animale. Sorrise appena pensando a quello più affine a se stesso, ossia uno squalo ma non c'entrava niente con il fuoco, un falco, ma non c'eranva ancora niente con il fuoco... alzò gli occhi al cielo. E se non fossimo affine a nessun elemento perchè siamo affini a tutti gli elementi essendo delle persone lunatiche? Che si fa? Di fatto lo chiese al nulla visto che si era allontanato di parecchio dai suoi compagni e professori. Poi mentre continuava a girare con lo sguardo per vedere se gli venisse un'idea. La verità non era che doveva venirgli un'idea, l'idea stessa era che doveva mettersi a pensare. Si guardò intorno questa volta guardò per terra e cominciò semplicemente a fare. Era così lui. Più pensava meno produceva, meno pensava più la sua mente lavorava. Acqua Eructo fece in maniera tale che dentro il cerchio che aveva tracciato vi arrivasse dell'acqua, così da indurire il terreno di sabbia. Una volta bagnato il tutto ci passo con i piedi, poi si incinocchiò e fece in modo che la superfici fosse completamente piatta e dura. Protego! Eresse una barriera intorno al suo cerchio in maniera tale che fosse completamente isolata, poi la sua bacchetta si puntò per terra,Scripta Maneo e cominciò ad incidere una forma stilizzata di uno scorpione, tra le altre cose animale abitante di quelle stessa terra. Il suo viso era serio, il suo stato d'animo era tra l'agitato, l'emozionato e l'adrenalinico. Fece una forma grande, che prendeva tutto quanto il cerchio, e come detto dal professore, senza uscire mai da esso. Una volta che ebbe finito, fece le ultime rifiniture. Olwen aveva detto che le categorie erano molto labili e erano importantissime le associazioni mentali che lo stesso mago faceva. Chorium Runae. lo fece per ben quattro volte e per quattro rune diverse che posizionò esattamente ai quattro punti del cerchio, che andavano a simboleggiare i quattro punti cardinali. a Nord ci mise Hagalaz, la sua parte più irrequieta, Tiwz venne pozionata ad est, perchè era così che nasceva tutto quanto, Naudiz venne pozionata ad ovest, in quanto, in qualche modo nella sua vita c'era molto più di un bisogno generato da una carenza, Ingwaz a sud, perchè in contrapposizone alla tempesta e irrequietezza che aveva dentro, alla fine riusciva sempre a cavarsela e sapeva che avrebbe avuto successo. Aveva scelto il suo animale affine, in quanto piccolo, ignorato da molti, sottovalutato in quanto fragile per moltissimi aspetti, ma letale. Se punto da uno scorpione, anche da quello più innocuo, si sarebbe sentita una piccola scossa sul punto interessato, e Blake era esattamente così: poteva essere delle volte un bambino immaturo, poteva essere un ragazzino sotto tanti punti di vista fragile, che se si voleva colpire ed affondare bastava nominare sua madre o suo padre per farlo cadere in errore, poteva non spiccare per bellezza, ne tanto meno per intelligenza, ma ad ogni persona che incontrava Blake, rimaneva sempre qualcosa. Rimaneva il segno, la ferita, la cicatrice, la sensazione di aver vissuto qualcosa di incredibilmente bello o stupido, ma non sarebbe mai passato indifferente. E uno scorpione, per quanto potesse essere piccolo, innocuo e facilmente schiacciabile, non sarebbe mai passato inosservato. Non attivò immediatamente la linea, non lo fece subito, sapeva che quando sarebbe stato il momento, per come avrebbe voluto davvero che si attivasse, lo avrebbe sentito. Sapeva che forse era pericoloso e che forse non ci aveva capito neanche niente, ma quando si sentì pronto e soprattutto collegato completamente a quei simboli, collegato a tutto quello che aveva inciso e nella sua testa tracciato con un filo d'argento che era la sua logica, le sue sensazioni, prese la bacchetta. Electro Se tutto fosse andato come lui aveva deciso che doveva andare - e ne dubito realmente - il disegno e i contorni del cerchio, insieme alle rune avrebbero dovuto cominciare a presentare dei piccoli filamenti di elettricità, e solamente quando tutto, sempre secondo lui, fosse stato pronto e perfetto, avrebbe evocato quello che in quel momento, era il suo elemento: l'elettricità. Blake non aveva un elemtno affine, riusciva ad essere tutto e niente allo stesso momento.Canete rune.
Ma non era finita li, se doveva davvero trovare un collegamento con tutto quello ed avere davvero un collegamento, non poteva bastare semplicemente quello che aveva fatto. Se tutto fosse andato bene, la linea si era attivata, ma il professore era stato chiaro: dovevano osare, dovevano essere grandiosi ed usare la famosa intensità. Fulgur et Tonans Avrebbe evocato una vera e propria tempesta di fulmini, sempre all'interno di quello che doveva essere il cerchio iniziale, delimitato dalle quattro rune. Non sapeva cosa aspettarsi da quel rito, bisognava solamente aspettare e vederne gli effetti. Doveva proteggersi? E quando mai era stato capace di proteggersi da se stesso?blake barnes"Vivi sempre come se fosse l'ultimo giorno sulla terra"blake barnes - 19 anniPurebloodblack opalcode by ©#fishbone
SPOILER (clicca per visualizzare)Elemento: elettricità
Animale: scorpione
Ho intenzionalmente scritto che Blake all'inizio non c'ha capito niente e fa cose a caso.
Il fatto che non si protegga dalla sua stessa tempesta di fulmini è perchè lui è convinto che stando dentro il disegno sia comunque protetto dalle rune che lui stesso a tracciato all'interno del suo cerchio.
Inoltre specifico - come mi è stato chiesto di fare più volte - che gli errori di Blake sono scritti in maniera volontaria.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Elemento: terra
Animale: Alce
Ho scelto l'elemento terra perché, per coerenza di trama e di carattere del personaggio, questo è l'elemento a lui più affine. Aveva avuto modo di fare un'esercitazione in ambito elementale con Brian in una lezione, dove effettivamente aveva sentito molta più compatibilità con l'elemento terra, e ho descritto un processo di concentrazione nel quale Howard tenta di ricongiungersi con tale elemento in maniera molto figurata. Spero possa andare bene!. -
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