Lezione Biennio - Aprile.

prof. Andrè De Long-Prée

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    Andrè De Long-Prée
    Docente | 24 anni

    Lo sguardo del professore cadde su Lucas, Blake e Lilith, rispondendo inizialmente a loro tre, rivolgendo il più dolce dei propri sorrisi proprio a quei tre ragazzi che erano stati i primi a mettere piede nell’aula. “Lucas, un test è ottimo per digerire! E poi il cibo vi aiuterà a macchinare con il pensiero, no?” E mentre diceva quelle frasi, iniziava già a disegnare dei cerchi concentrici sulla lavagna, elementi che gli sarebbero serviti più in avanti con la lezione. Nel frattempo, rispose anche agli altri due ragazzi. “Sisì, ho mangiato, grazie mille della preoccupazione Blake! E concordo con te Lilith, era un po’ stopposa… probabilmente l’avranno cotta poco nel sughetto, non so. Io, quando devo farla, preferisco usare la pentola a pressione! Ammetto che possa sembrare spaventoso usarl… Okay, direi che non è il caso di parlare di tecniche culinarie.” Accennò una risatina, dandosi un piccolo colpetto sulla testa come per richiamarsi all’ordine, per poi rivolgersi gradualmente a tutti i vari studenti. “Oh sì, Ayla, concordo totalmente. La red velvet era STREPITOSA!” una piccola pausa, e poi sgrana gli occhi nel vedere Jessica, tamburellando con i propri polpastrelli su di sé. “Jessica, dopo la lezione puoi chiedermi quel che vuoi, ma ho una domanda: perché non hai portato il pargoletto dolcioso? Volevo che assistesse, è così tenero!” Un sorriso sincero, che metteva in mostra la dentatura splendente di Andrè, si rivolse immediatamente alla ragazza dei Black Opal. Provava molto affetto nei suoi confronti e, probabilmente, era anche una delle studentesse con le quali il professore aveva legato maggiormente. Osservò tutti gli altri ragazzi entrare all’interno dell’aula, salutandoli chiaramente uno per uno come era suo solito fare, tentando di rendere il clima il più piacevole e delicato possibile, almeno per farli sentire confortati prima di quello che sarebbe accaduto: un bel compito in classe a sorpresa.
    Si grattò lievemente il capo dopo aver letto la traccia ed aver augurato la buona fortuna agli studenti, passando come al suo solito in mezzo ai banchi e dando qualche occhiatina a quello che scrivevano i suoi pargoletti, appostandosi di fianco ad alcuni – di tanto in tanto – a mo’ di falco, come per leggere meglio le loro risposte. Annuiva continuamente, dopotutto erano tutti più o meno dediti allo studio, e la combinazione tra primo e secondo anno lo rendeva particolarmente fiero poiché difficilmente c’era qualcuno che prendesse insufficienze gravi in quella schiera, così come c’erano molti ragazzi che tendevano ad eccellere facilmente. Il passo del docente si fece lievemente più pesante tra i banchi quando iniziarono a mancare ormai pochi minuti dalla consegna, andando successivamente ad ascoltare le parole dei due prefetti che si erano proposti per raccogliere i compiti, mandando un bacino ad entrambi e riservando loro un dolce commento. “Cari, non preoccupatevi! Sono fogli particolari, non hanno necessità di essere raccolti! Poi capirete perché.” E disse quelle parole nel momento in cui ci furono solamente cinque minuti rimanenti per completare la prova. Si pose esattamente nella parte terminale della classe, dietro a tutti gli studenti, e nel momento in cui finì il tempo per l’esecuzione della prova ecco che il professore eseguì un vero e proprio scatto in avanti, percorrendo tutta la classe quasi in punta di piedi, iniziando a battere le mani tra di loro ripetutamente ed accompagnando quel gesto con una serie di parole. “Stop al tempo, stop al tempo, stop al tempo, stop al tempo, STOP AL TEMPOOOOO!” Un mantra magico, una serie di fonemi che innescarono un meccanismo nei fogli dei ragazzi, andando ad alzarsi con estrema velocità dal loro banchi – disarmando delicatamente della piuma coloro che stavano ancora scrivendo, per evitare pasticci – ed iniziando a volteggiare in aria a mo’ di nube di uccellini. Ecco dunque che i fogli raggiunsero Andrè e si poggiarono ordinatamente sulla cattedra; tuttavia, non erano stati raccolti tutti. Ne mancava ancora uno. I passi di Andrè, eleganti e posati come al solito, si diressero immediatamente verso il banco di Cameron, accennando un sorrisetto nei suoi confronti: non gli voleva male, semplicemente non amava molto l’utilizzo di espressioni poco consone all’interno delle mura di quella classe, motivazione per la quale prese personalmente il compito del ragazzo, dopo essersi rivolto a lui come per rimproverarlo, ma sempre mantenendo un tono giusto e per nulla spocchioso. “Beh, grazie di aver eseguito questo stupido compito. E le parolacce non si utilizzano in classe, Cam, mi vedo costretto a richiamarti.” Un ultimo sorrisino si rivolse al ragazzo, e dopo aver sbattuto gli occhi per un ultimo paio di volte, il professore tornò alla cattedra poggiando il compito sopra tutti gli altri.
    Mani sui fianchi, schiena ben dritta e mento alto: una posa del tutto naturale per il bel docente, particolarmente impostata, mentre la mano che aveva sfoderato la bacchetta qualche istante prima si mosse verso la lavagna per scrivere il titolo della lezione odierna. “Dopo questo primo inizio spumeggiante, possiamo passare direttamente alla spiegazione di una pratica divinatoria molto importante. La Caffeomanzia!” Abbandonò la bacchetta sulla cattedra, sedendosi sulla stessa come al suo solito ed accavallando le gambe, iniziando a gesticolare per accompagnare la spiegazione. “Questa pratica divinatoria, come ci suggerisce il nome, si occupa della lettura dei fondi delle tazzine di caffè. Molto classica come pratica, difatti è una delle procedure alle quali si fa più riferimento per eseguire delle letture, anche se presenta alcune difficoltà nell’individuazione e nella corretta interpretazione dei simboli. Sono sicuro, tuttavia, che saprete seguire alla perfezione i miei consigli e le mie dritte e sarete tutti in grado di eseguire una lettura coerente, coesa e soddisfacente.” Piccola pausa, giusto per permettere a tutti di prendere i dovuti appunti, prima di andare a dare ai ragazzi alcuni spunti sull’origine di quella pratica molto particolare. “Per quanto riguarda la nascita della Caffeomanzia, non sappiamo con certezza molte informazioni se non che sia di origine mesopotamica. Possiamo ipotizzare che fosse praticata unicamente dai sacerdoti custodi delle Ziggurat, i famosi templi a gradoni dei Sumeri, probabilmente per eseguire delle letture ai regnanti e per prevedere i vari aspetti della vita che, al tempo, comprendevano principalmente l’agricoltura, l’allevamento, la guerra e l’aspetto famigliare. Essenzialmente conosciamo questo sulle origini della pratica, poiché essendo molto antica abbiamo ricevuto solamente una parte delle tavolette con scrittura cuneiforme che contenevano, principalmente, i vari metodi di lettura ed i significati dei simboli.” Si fermò per fare una piccola pausa di quel suo breve excursus storico, andando successivamente a notare se in classe ci fossero eventuali domande, proseguendo con la seconda parte della spiegazione, che in quel primo momento della lezione sarebbe stata solamente di informazione storica in merito a quella pratica che, nel profondo, era molto amata dal professore. “Tuttavia sappiamo qualcosa in più sul suo sviluppo nel tempo, in particolar modo che si sviluppò maggiormente presso i Greci e, maggiormente, presso l’Impero Ottomano, nel quale era una pratica affrontata principalmente dalla servitù degli imperatori con lo scopo di venire prima a conoscenza di eventuali sventure. Il servo o, più frequentemente, la serva che si prestavano come indovini, tuttavia, dovevano stare molto attenti a ciò che prevedevano: qualora la lettura non fosse stata di gusto dell’Imperatore, loro sarebbero stati sgozzati seduta stante; questi metodi barbari, tuttavia, risalgono unicamente ai primi momenti dell’impero, poiché successivamente la pratica si estese anche oltre le porte del palazzo, iniziando ad essere definitivamente importata nei vari Paesi del mondo. Tra la caffeomanzia greca e la caffeomanzia turca vi sono molte differenze, specie nell’interpretazione dei simboli, tuttavia quella che si utilizza è la seconda poiché è molto più precisa e dettagliata di quella greca, ritenuta invece più blanda.” Eseguì un’altra piccola pausa, riprendendo la spiegazione subito dopo. “Ovviamente il caffè che si utilizza per la caffeomanzia è quello turco, preparato dunque con un processo molto differente dal solito, che vi mostrerò successivamente. La pratica si è evoluta nel corso del tempo, lasciando anche spazio alla sua sorella tasseomanzia, ed insieme ad essa verrà praticata persino nei salotti degli intellettuali francesi ed inglesi. Ai giorni nostri, la caffeomanzia è divenuta ormai una delle pratiche più influenti e precise per eseguire una corretta divinazione induttiva, motivo per la quale è necessario che qualsiasi divinante la conosca a fondo.” Accennò un sorriso nei confronti della scolaresca, andando poi a proporre l’attività da svolgere in quel momento. “Per mantenere fresche le menti ed evitare di annoiarvi con queste nozioni prettamente storiche e teoriche, ho deciso di assegnarvi un’attività prima di entrare nel vivo della spiegazione dell’esecuzione della pratica che, ovviamente, eseguirete tra poco. Per ora, vi do cinque minuti per inventare una ‘storia d’origine’ sulla caffeomanzia, dato che i dati che abbiamo sono molto pochi. Re-inventate da capo, da zero. Presso quale popolazione è nata? Come si è sviluppata? Sceglietelo voi, potete dare sfogo all’immaginazione: la regola base è, chiaramente, la coerenza con la popolazione presso la quale la volete far nascere. Dopo questi cinque minuti, vi chiamerò uno ad uno ed esporrete il vostro excursus storico oralmente; mi raccomando, non servono discorsi lunghissimi. Immaginate di dover parlare per un minuto ciascuno, quindi una breve presentazione del vostro lavoro.”
    RevelioGDR


    Ecco a voi la seconda parte!
    Leggete la spiegazione molto breve, successivamente eseguite l'attività proposta da Andrè! Si tratta di una breve esposizione orale nella quale dovrete esprimere quanto indicato dal prof! Mi raccomando, anche qui, la coerenza con la popolazione ed il periodo storico scelto è essenziale! <3
    Potete autoconcludere tranquillamente che Andrè vi chiami per ripetere, magari indicandovi e dicendo il vostro nome, e poi esponete il vostro excursus storico! <3
    Buon lavoro, amori!

    SCADENZA: 19/04/2020 alle 23:59
     
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    Mia adorava quella materia, adorava anche il docente eppure quel giorno non aveva affatto voglia di applicarsi, avrebbe tanto voluto uscire da quell’aula, rinchiudersi nella sua stanza e cercare di non pensare a niente, per quanto in quell’ultimo periodo era praticamente impossibile. Prima la storia di Mark, poi tutto quel che era successo con Cameron… aveva un tale caos in testa che non riusciva nemmeno lei a seguire il flusso dei propri pensieri. Quando sentii vibrare il telefono nella tasca del cappotto pensò ad una sola cosa: non Charles, per favore. Da un lato le mancava solo che al ragazzo fosse successo qualcosa, dall’altro si stava impegnando per sentirlo il meno possibile e solo quando era sicura di saper fingere abbastanza bene da non farlo preoccupare. Il ragazzo era un tipo attento e sveglio, certo, ma lei sperava ancora di poter guadagnare abbastanza tempo da risolvere in parte i suoi problemi prima che lui se ne accorgesse, in quel momento l’ultima cosa di cui aveva bisogno erano le sue domande.
    Le sue paure vennero ben presto cancellate, sostituite da ben altre: non era stato Charles a scriverle, ma Cameron. In quell’ultimo mese si era rivelato molto più cocciuto di quanto non avrebbe mai pensato, e anche se aveva capito che quando si metteva in testa qualcosa finiva sempre per ottenerlo, Mia cominciava a chiedersi perché avesse deciso di accanirsi così tanto su di lei. Che cosa aveva di così speciale? Che cosa lo aveva convinto a perseverare fino a quel punto?! Non riusciva proprio a comprenderlo. Avrebbe potuto avere chiunque, qualunque ragazza volesse sarebbe caduta ai suoi piedi con un po’ di impegno, e per avvicinarsi a lei aveva avuto bisogno di una scommessa. Lo aveva sempre detto, dopotutto, lei non era il suo tipo e ora si domandava per quale diavolo di ragione non riuscisse proprio a lasciarla in pace. Avrebbero potuto chiuderla lì molto tempo prima, e invece il ragazzo non aveva smesso di perseguitarla in tutto quel tempo, nonostante i rifiuti e le urla che Mia gli aveva rivolto solamente per scacciarlo. Più lei ci provava, più lui ritornava, e cominciava ad essere certa che non si sarebbe arreso. Non voleva vederlo, non voleva più averci niente a che fare, ma evidentemente Cohen aveva le orecchie tappate e non aveva capito il messaggio. Questa volta la rabbia fu tale, insieme alla frustrazione, da portarla a digitare un breve “Solo se poi mi lascerai in pace. Per davvero. ” e si augurò che questa volta funzionasse, cominciava a valutare seriamente la possibilità di usare qualche incantesimo.
    Dopo quel messaggio fu ancora più difficile mantenere la concentrazione. Provò a focalizzarsi sulle parole del docente, ma si ritrovò a pensare che a lei la caffeomanzia sarebbe tornata utile, se davvero funzionava come alcuni sostenevano: aveva bisogno di sapere quale altro scherzo le riservava il futuro, cominciava a non sapere più come gestire tutto quello che le accadeva intorno. Si impegnò per prendere qualche appunto ma per una volta si trattò di ben poche parole, scritte in modo nemmeno così tanto ordinato. Forse avrebbe dovuto parlarne con Jessica, ma sapeva che la ragazza aveva i suoi problemi e l’aveva coinvolta anche fin troppo.
    Era così focalizzata sul bisogno di andarsene da quell’aula il prima possibile, fosse anche solo per la presenza di Cohen, che finì per terminare rapidamente il suo lavoro, trovandosi ad avere le idee forse più chiare del previsto: in quel momento non le importava nemmeno che fossero corrette o meno, continuava a ripetersi che quello era un passo in più verso la fine di quella lezione e la sua libertà.
    Quando il tempo fu scaduto, quindi, si prenotò rapidamente e aspettò che il docente la indicasse e la chiamasse per poi esporre il suo lavoro. “Se dovessi pensare alle origini alternative della caffeomanzia, mi verrebbe naturale pensare ai popoli europei, durante il periodo del medioevo. La mia scelta in realtà si basa su una semplice riflessione: questo è il periodo storico che conosciamo con maggiore attenzione dedicata alla magia e con una vasta produzione di letteratura e documenti circa la stregoneria. In particolare nell’Alto Medioevo, la Chiesa si diede l’obbiettivo di evangelizzare molti dei popoli pagani, obbligandoli a convertirsi al cristianesimo, e tra questi popoli i celti furono quelli più ostici alla conversione, caratterizzati da una profonda tradizione, difficile da estirpare. In particolare il mondo dei Celti era intriso di magia, in quanto essa era l’arte di comunicare con le potenze sottili del cielo e della terra, lo sciamano era colui che aveva la capacità di interpretare i simboli dati dagli dei e guidare tutti gli altri verso la scelta migliore. Proprio perché la loro cultura aveva radici ben profonde, e le loro credenze erano solide ma non si trattava di un popolo sciocco, penso che avrebbero potuto utilizzare la caffeomanzia per riuscire a comunicare lo stesso con gli dei nonostante ogni sorta di rito pagano fosse brutalmente perseguitato e punito dalla Chiesa: il caffè poteva essere una bevanda considerata di uso comune, per questo uno strumento innocuo agli occhi di qualcuno non esperto. Dopotutto, sarebbe stato facile nascondere questa usanza dal momento che i Celti non avevano alcun tipo di libro sacro, dove annotavano i loro rituali, ma si trattava semplicemente di tramandarli. La divinazione era una pratica già utilizzata, abbiamo avuto tracce che ne accertano l’ampio utilizzo presso questi popoli, quindi credo che per ricercare i loro dei anche in tempi così difficili, avrebbero potuto inventarsi un metodo simile.” spiegò, cercando di riassumere al meglio il suo ragionamento e augurandosi davvero di essere stata chiara.


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    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Adamas Vesper
    Studente | 17 anni

    La seconda parte della lezione parve ad Adamas ugualmente tranquilla: poteva benissimo continuare a ignorare i suoi compagni e occuparsi del compito. Il tema, la Caffeomanzia, gli ricordava qualche leggenda che la sua famiglia gli raccontava quando era piccolo, prima di andare a letto, a mo’ di fiaba.
    Non era solito rievocare le leggende sulle origini della sua stirpe, ma il fascino di alcune di quelle storie era innegabile. Chissà se sarebbe riuscito a far collimare i due argomenti… buttò giù qualche appunto, aspettando il suo momento per esporre. Quando fu il suo turno, cercò di raccontare il mito che si era appuntato con la voce narrante più convincente che riuscì a produrre, nonostante il pubblico.
    “Le origini della Caffeomanzia si perdono nell’alba dei tempi: secondo alcuni, risalirebbero addirittura ad un tempo antecedente la guerra di Troia. Della pianta del caffè, addirittura, non si conosce il luogo di origine certo: taluni ipotizzano l’Etiopia, altri la Persia. Tuttavia, ben pochi sanno che, in un certo senso, entrambe le fazioni hanno ragione.
    Il caffè nacque per il favore di Eos, dea greca dell’Aurora; dopo che la maledizione di Afrodite l’ebbe colpita, Eos vagò a lungo nella Troade. Un giorno, alle luci dell’alba, scorse colui che sarebbe divenuto il suo più celebre compagno mortale: Titone. Eos si innamorò a prima vista del ragazzo, e lo rapì per farlo diventare suo consorte e portarlo in Etiopia.
    Qui, i loro primi anni di vita furono felici: tuttavia Titone, per essere sicuro di non mancare agli appuntamenti all’alba con la dea amata, dovette ricorrere ad una pozione a base dei chicchi di una pianta, offertagli da Kaldi, un umile pastore etiope. La pozione permise a Titone di attendere ansiosamente l’amata notte dopo notte, permettendo quindi ai due di generare Emazione e Mennone (o Memnone), entrambi dalla carnagione color caffè per tale ragione.
    Qualche anno dopo, nel corso della guerra di Troia, i due fratelli si erano divisi: al maggiore, il sanguinario e brutale Emazione, fu affidato il governo dell’Etiopia, mentre Mennone, ancora fanciullo, venne inviato a governare a Susa, in Persia, con l’aiuto della madre.
    Fu durante quegli anni che la Caffeomanzia nacque: un indovino, il cui nome è perso nell’alba dei tempi, vide nel futuro di Mennone che ci sarebbero stati grandi fasti, ma che tutto sarebbe finito in grande rovina, se fosse stata fatta una scelta errata.
    Per i primi tempi né il diretto interessato, né la madre Eos se ne preoccuparono: il fulgente destino si stava compiendo. Emazione il tiranno era morto per mano di Ercole, e aveva affidato al fratello il regno d’Etiopia, che prosperò, almeno fino alla morte di Ettore per mano di Achille.
    Di fronte al dubbio se fosse stato destino entrare in guerra o meno, Mennone avrebbe voluto fare ricorso alla Caffeomanzia nuovamente; qual’era dunque la giusta decisione? Entrare in guerra come un eroe, o badare al suo popolo come un sovrano sì accorto, ma codardo? Tanto più che era anche un pronipote di Priamo, essendo Titone suo nipote.
    Tuttavia, la fazione degli dei che parteggiava per i Greci si oppose al buonsenso del sovrano: non si sa bene chi fu il diretto responsabile, ma una notte ogni singola coltivazione e scorta di caffè etiope vennero date alle fiamme. Si narra che l’incendio soprannaturale non toccò nient’altro, ma fu talmente tanto vasto che la coltre di ceneri di caffè coprì l’intera Africa, e l’odore non se ne andò che dopo mille anni.
    Non potendo dunque ricorrere alla Caffeomanzia, Mennone agì come ogni valoroso guerriero avrebbe fatto: decise di entrare in guerra al fianco dei Troiani, per vendicare la morte di Ettore e affrontare Achille.
    Tuttavia, la scelta errata era ormai stata fatta: pur essendo abile nelle armi quanto il pelide Achille, nulla poteva la spada di Mennone contro i colpi del Fato. Dopo un’aspra battaglia durata un’intera notte, il prode Mennone fu decapitato, mentre una disperata Eos pianse dando origine alla prima rugiada del mattino.
    E da quel giorno Eos promise che avrebbe fatto di tutto affinché il caffè e la Caffeomanzia fossero conosciuti nel mondo, affinché li si potesse usare per prevenire le disgrazie.”

    Ok, forse era una versione piena di pathos e a tratti autocelebrativa della sua famiglia, però in fondo era in linea con quel poco che sapeva del caffè e della Caffeomanzia… forse aveva sforato un poco col tempo e si era dilungato troppo, però non si poteva dire che non fosse stato coerente a se stesso.
    ‘Parola di Adamas Memnon Vesper…’
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Forse è un'esposizione troppo lunga, ma Adamas in alcune cose è accademico (e logorroico): ho cercato di ricondurre la nascita della Caffeomanzia alla leggenda della nascita della famiglia dei Vesper. Alcuni elementi, come per esempio il pastore Kaldi o l'incendio delle piante di caffè sono riprese da Wikipedia e rimaneggiate, mentre per le vicende sulla guerra di Troia ho cercato di rimanere il più fedele possibile a quanto presente nell'Iliade.
     
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    Cameron Cohen | Dioptase
    Promesso fu la semplice risposta che digitò sul telefono e inviò a Mia, in replica al suo messaggio. Era stato un idiota e aveva rovinato ogni cosa, era già tanto se lei gli avesse concesso la possibilità di spiegarsi. Oh sì, lo avrebbe fatto e avrebbe cercato di mostrarle un Cameron Cohen che non aveva mai visto, per quanto sarebbe potuto essere difficile per lui. E se, dopo tutto ciò, ancora non avesse più voluto avere a che fare con lui, stavolta avrebbe capito e avrebbe lasciato stare -non senza un po' di amarezza e dolore. Se Mark se ne fosse stato zitto, ora lei forse non avrebbe saputo niente della scommessa e sarebbe stato mille volte meglio così. Ma... voleva realmente starle accanto con una bugia? No, forse era meglio che avesse scoperto tutto... almeno adesso non c'erano più segreti, o perlomeno non segreti che l'avrebbero ferita, e avrebbe forse avuto l'opportunità di mettere ogni cosa apposto. Si sedette a quel banco così lontano da lei, cosa assai inusuale. Di solito le si sedeva affianco o al massimo dietro per darle fastidio, ma quel giorno l'unico loro contatto fu quel fugace scambio di messaggi che, Cam sperava, non sarebbe stato l'ultimo. Voleva parlarle, voleva chiarire ogni cosa e voleva che lei lo perdonasse, anche se non poteva imporglielo. Ma ora avrebbe dovuto concentrarsi su quel dannato compito, anche se non aveva la più pallida idea di che cosa scrivere, quindi buttò delle risposte che più o meno gli sembravano sensate. Fu fortunato a trovarci un vero o falso, con la possibilità 50 e 50, ne avrebbe azzeccata almeno una, dai... anche se inizialmente provò a pensare davvero a ciò che doveva scrivere, ma il ragazzo era troppo deconcentrato; era quasi un mese che Mia non gli parlava e non rispondeva ai suoi messaggi e questo lo irritava molto, poteva anche degnarsi di rispondere! Sì certo, come se fosse colpa di Mia gli fece notare la sua vocina interiore, impicciona e petulante come al solito. Ma aveva ragione; non biasimava di certo la biondina, era stata tutta colpa solo e unicamente di Cameron.
    Con questi pensieri che gli vorticavano in testa, deconcentrandolo, finì il compito e lo comunicò, aspettando che il tempo scadesse per tutti. Nel mentre, si soffermò a guardare la bionda che, ovviamente, aveva già finito da un pezzo. Era sempre stata una secchiona a scuola... ma anche lui lo era stato, un tempo. Ormai sembravano passati secoli!
    Era così concentrato a pensare a queste cose che la squillante voce del professore lo fece quasi sobbalzare e gli perforò un timpano, ma non disse nulla mentre tutti i fogli si alzavano in volo verso la cattedra. Tutti tranne il suo. Ovviamente. Storse il naso e alzò lo sguardo quando l'ombra del professore calò su di lui. Fu lui stesso a ritirare il suo compito, facendolo sbuffare. Oh mi scusi tanto replicò, senza veramente l'intenzione di scusarsi e contemporaneamente alzando gli occhi al cielo. Ma senza accorgersene tornò a cercare Mia con lo sguardo, ignorando definitivamente la presenza di André davanti a lui, anche se poco dopo tornò alla cattedra posando il suo compito. Bene, la prova poteva proseguire.
    Riportò di malavoglia l'attenzione sul professore che iniziò a parlare di Caffeomanzia. Ascoltò più o meno capendo tutta la pappardella sulle sue origini incerte, quindi si concentrò sul compito che avrebbero dovuto affrontare. Inventare una nuova storia di origine con nessun vincolo se non la coerenza con il popolo scelto. Molto bene. Prese la penna e iniziò a buttar giù, in bella grafia, qualcosa di carino e che gli facesse prendere un voto quantomeno decente. Non fu facilissimo, ma alla fine qualcosa ne uscì. Dunque aspettò pazientemente il suo turno e, quando fu chiamato dal professore, si alzò per andare vicino alla cattedra.
    La caffeomanzia potrebbe avere origini Romane iniziò, abbastanza convinto di ciò che aveva scritto. I Romani sono da sempre stati un popolo affascinante. Un popolo guerriero ma anche dedito a costruzioni di vario genere; esso è stato un grandissimo e duraturo impero, quindi perché non inserirci la Caffeomanzia? Voglio dire, i primi ad usare questa tecnica potrebbero essere stati i Re di Roma poiché, ad oggi, sono visti più come creature mitiche che come persone realmente esistite. Quindi non mi stupirei se avessero avuto qualche strano potere, tanto da aver introdotto l'uso della Caffeomanzia per svariati motivi: per sapere se il regno che stavano creando, sarebbe durato, per sapere se sarebbero riusciti a fare qualcosa di grande. E così è stato. L'Impero Romano fu fondato e iniziò ad espandersi fino a diventare sempre più grande e questa pratica venne tramandata da Re in Re e solo unicamente a loro o a chi loro stessi decidevano essere degni di fiducia. Per esempio avrebbero potuto usarla per prevedere come sarebbero andate le Guerre Puniche contro Cartagine, per sapere se determinate strategie avrebbero funzionato e, nel caso, avrebbero potuto cambiarle. Forse è grazie ad essa se Roma, sotto la guida dell'Imperatore Traiano, ha conosciuto il suo periodo di massima espansione confermandosi Caput Mundi -capitale del mondo-. E, per parlare di argomenti meno cruenti, avrebbero potuto usare la caffeomanzia anche per sapere se il progetto per il primo acquedotto cittadino, denominato Aqua Appia, avrebbe avuto successo e avrebbe funzionato, nel 312 a. C concluse quindi il castano, tornando a sedersi. Sperava di aver buttato giù davvero qualcosa di passabile.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Gyll McKenzy
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    Rilesse velocemente quello che aveva scritto, ma continuava a non essere davvero convinta di quello che andava bene e quello che era sbagliato.
    Quando il docente dichiarò che il tempo era finito, lei aveva posato la piuma già da un po'. Guardò la sua pergamena volteggiare nell'aria e rise leggermente. Era sempre scenografico quel professore.
    Seguì con lo sguardo il docente, fino a Cameron. Chissà perché quel Dioptase finiva sempre per infastidire qualche docente. Un po' la divertiva, ma era un dubbio che la colpiva particolarmente.
    L'attenzione di Gyll fu recuperata quando venne informata dell'argomento del giorno.
    «Oh, leggiamo i fondi del caffè. E io che pensavo stessimo per berlo, un caffè.» sussurrò appena alla compagna di banco.
    Il docente iniziò a spiegare e nonostante Gyll lo guardava e di tanto in tanto annuiva, il suo pensiero era sull'odore del caffè, sulla bontà che il liquido marrone avesse... tutto era nella sua mente.
    «Professore, che differenza c'è tra il caffè turco e quello che comunemente usiamo?» domandò, molto colpita dalla scelta della miscela.
    Ma subito il docente sembrò capire che l'attenzione stesse scemando, quindi si preoccupò di mantenere attiva quelle giovani menti e Gyll ne fu grata.
    Sgranò gli occhi. E ora? Cosa doveva scrivere?
    Iniziò a fantasticare e improvvisamente si ritrovò
    CITAZIONE
    «Ci troviamo nell'antico territorio indiano, dove la trinità indù osservava e interagiva con le sorti della sua popolazione. Shiva, dea della distruzione, offesa dalla mancanza di doni portati durante la sua festività, decise di punire il popolo. Per questo mandò cavallette a mangiare intere piantaggioni di té, coltura principale della popolazione indù.
    Vishnu, dio del mantenimento, molto legato agli umani, si fece prendere dal dispiacere, vedendo contadini cadere in rovina per mancanza di commercio dato dal té, famiglie che non avevano più il loro quotidiano incontro per bere il té.
    Scese sulla terra, come rappresentante, nelle vesti di un semplice visitatore e si fermò presso la campagna di un contadino. Vi entrò e l'umile uomo, dispiaciuto di non avere il té, offrì al Dio una tazza di caffè. Egli accettò e quando finì di bere, si fece portare un piattino, dove rovesciò la posa del caffè. Il contadino, perplesso, lo guardava e dopo pochi istanti, Vishnu sorrise all'uomo «Da oggi la vostra miseria terminerà, l'intera popolazione potrà riprendere con le sue piantaggioni, prosperità e amore, ecco cosa riceverete.»
    .
    Il contadino non fece domande, mentre Vishnu varcò la soglia per sparire nel nulla.
    L'indomani, i campi di té erano come per magia, di nuovo rigogliosi e i contadini piansero di gioia.
    Quadno la storia della visita si venne a sapere, ognuno di loro conservò un appezzamento per coltivare caffè e da quel giorno, molti saggi indù, iniziarono ad interpretare il fondo del caffè.
    »

    sicuramente non era un opera d'arte, ma quello era ciò che l'era venuto in mente.
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    Lucas Jughead Jones
    « IN UN MONDO QUALUNQUE »
    Com'era difficile spiegare a Emma perché aveva fretta di andare a quella lezione? In realtà non era la lezione di per sé, che gli interessava, ma evitare che quel Frederick si avvicinasse ad Emma.
    Sospirò appena e sorrise alla ragazza, cercando di allungare il braccio attorno alle sue spalle per abbracciarla mentre camminavano «Beh, la tua influenza da topino studioso mi sta influenzando, non sei contenta?» le rispose con quel suo sorriso di sbiego. Per fortuna riusciva a trovare sempre un modo come cavarsela e questa era una prerogativa di Lucas.
    Quando la ragazza rallentò il passo, Lucas la guardò perplesso.
    Alzò gli occhi al cielo «Stellina, questa promessa non posso fartela, ma posso prometterti di non andarlo a cercare per fare quattro chiacchiere con lui.» cercò di rassicurarla, anche se fare quella promessa, per lui era una cosa molto complicata.
    La seguì, ma appena dopo di lui entrò il suo complicatissimo e strano amico Blake Barnes, che decise di attirare la sua attenzione con una piccola spinta sulla spalla. Lucas si voltò in sua direzione e alzò un sopracciglio sorridendondogli strafottente «Ciao secchione.» gli disse con un tono scherzoso, per poi accomodarsi di fianco alla sua bella.
    Sembrava che tutto andasse bene, fino a quel momento, ma Lucas ancora non aveva imparato che niente va bene quando si tratta di lui.
    Insomma era passato quasi più di un mese da quando non parlava con Jessica che si era allontanata egregiamente senza una vera discussione, ma solo sparendo e raffreddando i loro rapporti. E Lucas, da bravo orgoglioso, aveva deciso di congelarli completamente volgendo lo sguardo altrove quando lei entrava in classe.
    Lo fece anche questa volta, voltandosi però, inconsciamente, verso Emma e sbuffando fastidiato quando la mora passò per andare a salutare gli altri due.
    Vedendo Jessica sedersi, finalmente si sentì libero e si rilassò, stiracchiandosi appena sulla seggiola, ma ... mai rilassarsi, Jug.
    Arrivò una pallina di carta, che sconfinò dalla sua metà di banco finendo disgraziatamente su quella di Emma.
    Si voltò, sgranando gli occhi, per vedere da quale direzione provenisse, portandosi immediatamente avanti con il busto.
    Vide Jessica poco più in là, quindi rapidamente prese la pallina di carta «Scusa, stellina, questo credo mi appartenga...» le disse dolcemente, mentre un braccio sfiorò le spalle di Emma, lui si allungava con l'altro verso il biglietto e nel frattempo diede uno sfuggente bacio sulla guancia alla biondina, come se fosse un modo per farsi perdonare.
    Di cosa, poi?
    Lucas aprì il bigliettino e lo lesse. Sgranò gli occhi di cristallo. Ma davvero? Era seria? Lei che ben sapeva che Liz aveva fatto esattamente la stessa cosa mesi prima, lei che lo aveva consolato moralmente e sessualmente quello stesso pomeriggio, quando era apparso davanti a lei in lacrime e bagnato fradicio, gli aveva riproposto la stessa scena?
    Strinse in pugno il foglietto e lo ricacciò in tasca, mentre la mascella si induriva un tantino.
    Ci sarebbe andato? Si sarebbe trovato nella stessa situazione?
    Oh, certo che sarebbe andato in Sala Grande, ma se lei non si fosse fatta trovare, questa volta non avrebbe pianto, non era più lo stesso Lucas di Gennaio. Era cambiato e questo lo doveva anche a Jessica.
    Dopo aver visto i fogli del compito essere consegnati, Lucas seguì la lezione a stento.
    Il suo pensiero vagava verso quel bigliettino. Di tanto in tanto lanciava un'occhiataccia a Jessica, quasi a volerle dire che quel suo gesto lo aveva ferito, ricordandogli vecchie situazioni.
    Quella lezione era a cavallo tra il sacro e il profano, quel docente sapeva sicuramente come tenere alta l'attenzione dei propri studenti, dando loro la possibilità minima di divagare.
    La lezione non era nemmeno iniziata che Lucas già si era perso nei suoi pensieri. Cosa avevano da dirsi lui e Jessica, poi? Aveva scelto lei di allontanarsi, lui non aveva fatto nulla per farle capire che voleva un suo allontanamento.
    Sbuffò, guardando poi verso Emma.
    Sorrise dolcemente, mentre la vedeva assorta nella lezione. Quella ragazzina lo stava rovinando: il suo umore cambiava ogni volta che posava gli occhi su di lei, la osservava di nascosto, anche mentre studiava.
    Inconsapevole, il suo braccio si mosse verso i suoi capelli e Jug ne afferrò una ciocca, iniziando a giochicchiarci.
    Quello sì che lo tranquillizzava.
    Riprese l'attenzione sulla lezione proprio nel momento in cui una seconda consegna venne fuori «Oh beh, ad inventare storie sono bravo, questo è poco ma sicuro.» bofonchiò con un sorrisetto soddisfatto, per poi iniziare a buttar giù due righe
    CITAZIONE
    Siamo in Etiopia Orientale, Africa, dove viveva l'etnia degli Oromo. Qui, il Dio Waqa, l'Essere Supremo, vegliava sulla popolazione.
    Un giorno ebbe una predizione su di un uomo che di lì a 300 anni sarebbe morto, vedendo ben cinque generazioni susseguirsi. Egli, spaventato da questa predizione, decise di non ascoltare il Dio e di scappare per mettersi in salvo.
    Dopo poco, sul suo tragitto, incontrò due uomini che stavano scavando una fossa nel terreno, per seppellire qualcuno. Quando egli si avvicinò chiedendo cosa stessero facendo, i due gli dissero che stavano scavando una tomba per colui che si era rifiutato di ascoltare Waqa.
    Allora, l'uomo, rubò un cavallo e cercò di scappare ancora più lontano, tuttavia questo non avvenne, in quanto l'uomo, preso da malore, morì in quel preciso istante e fu dagli stessi uomini seppellito.
    Dopo cinque giorni, Waqa si recò sul posto e fu portato sulla tomba di quell'uomo, dove pianse vedendo il suo cadavere giacere esamine. Le lacrime del Dio caddero sul corpo dell'uomo ormai privo di vita e divennero semi. Semi che - in quel momento - diedero vita ad una pianta che germogliò rapidamente con dei frutti rotondi rossi.
    Il Dio, preso dal dispiacere, disse a quegli uomini che da quel momento avrebbero potuto coltivare quella pianta in suo onore. Inoltre, disse che essiccandone i semi, avrebbero potuto giovare di un nettare miracoloso.
    Waqa sparì e da quel giorno, diversi contadini, piantarono caffè nei loro terreni. Questa tradizione si espanse anche nei paesi limitrofi, arrivando in Yemen.
    A Mokha, un contandino e pastore di nome Kaldi, aveva un gregge di pecore che non produceva lana da molto tempo.
    Lasciandole al pascolo come sempre, le pecore andarono a brucare il terreno dov'era germogliata una piantagione di caffè. Per tutta la notte, le pecore, anzichè dormire, si misero a vagare e pascolare con vivacità ed energia, che fino ad allora non avevano mai espresso.
    Il mattino dopo Kaldi, trovando le pecore al pascolo appena sveglio, si stupì, ma ancora di più si meravigliò del miracolo avvenuto: il gregge aveva prodotto molta lana.
    Da quel giorno, la voce si espanse: la pianta di Waqa aveva girato di bocca in bocca, come la pianta miracolosa.
    Molte anziane delle tribù africane, decisero che quella pianta potesse essere uno strumento del Dio, per aiutare il proprio popolo. Per tale motivo, iniziarono ad essicarne i semi e, lanciandone una manciata su tavole magiche, ne leggevano le forme che essi prendevano, dandone spiegazioni divinatorie.

    queste furono le parole scritte dall'ametrino, che soddisfatto aspettò il suo turno per esporre la sua favolosa creazione. Era proprio orgoglio di quello che aveva appena inventato.
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    Ed adesso chi diavolo era Pavel? Alzò un sopracciglio prima entrare in classe e guardarla malissimo. Chi è Pavel e perchè non può farsi i compiti da solo? Chiese poi indispettito da tutta quella situazione. Beh, litigavano spesso per le varie gelosie e nessuno dei due avrebbe mai placato quel suo lato isterico e possessivo. Il problema era proprio quello, Blake non amava la condivisione in generale, e quando sentiva proprie determinate persone quel suo egoismo e quella sua gelosia diventava ancora più acuta. Quindi Lilith e Jesse erano i suoi? Bene, allora nessuno doveva intromettersi, nessuno doveva beatarsi delle loro attenzioni, nessuno che non avesse il nome di Blake Barnes. Una volta seduti ai banchi ridacchiò vedendo quella scenetta con il banco e poi aprì la bocca in segno di disappunto. Ehi! Ma questi sono dei ricatti belli e buoni! Comunque sia... primo banco benvenuto anche tra i miei migliori amici! Aggiunse poi dando una sorte di cinque al suo di banco. Poi sorrise al professore quando gli rispose, poi ancora il compito. Si era distratto? No, assolutamente, ma non voleva dire che era davvero concentrato. Blake non era fatto per le cose teoriche, era più per le cose pratiche, più per il movimento e la dinamicità, ma comunque divinazione era una delle sue materie preferite insieme a difesa contro le arti oscure, quindi alla fine si sarebbe impeganto prendendosi anche le sue distrazioni, e la distrazione più bella che aveva era affianco a lui. Anche se si stava chiedendo perchè il suo prefetto non fosse andato a lezione. Insomma Jesse era sempre il primo ad entrare in classe ed adesso che era successo? Sospirò e quando lanciò il tappo a Lilith sogghignò per il suo gesto. Si alzò dal banco, approfittando che andrè stava girando tra i banchi nelle retrovie ed andò da Lilith sbottonandole un bottone alla camicetta, e se lei glielo avesse lasciato fare si sarebbe ripreso il tappo infilando la mano nel deoltè della ragazza. Grazie! sussurrò tra le sue labbra, prima di andarsi a rimettere apposto.
    Fece un giro rapido della classe con lo sguardo e quando vide Jessica dare il biglietto a Lucas, scosse il capo. Ma possibile che la corvina non ne facesse una davvero giusta?Sospirò e quando i compiti vennero ancora ritirati fece una piccola pallina di carta con scritto "guarda che non mi sono dimenticato... chi cazz è Pavel?" e lo lanciò a Lilith prima di sentire la spiegazione di Andrè. Non aveva nessuna domanda da fare per il semplice motivo che davvero non gli veniva niente in mente, infondo andrè era sempre così chiaro e cristallino che c'era veramente poco da chiedere, cominciò a scarabbocchiare il suo quaderno facendo dei disegnini e poi quando sentì cosa dovevano fare guardò il professore. Il racconto deve essere verosimile? Chiese poi cercando nella sua mente qualche informazione utile per fare quel piccolo racconto. Cavolo, lui non era per niente bravo per quelle cose, scriveva canzoni, ok, ma quello non voleva dire che era una persona creativa sempre, anzi! Le canzoni riusciva a scriverle perchè erano qualcosa che lui sentiva, che lui provava, erano le sue sensazioni o la descrizione delle sensazioni degli altri ma... una storia di sana pianta. Sospirò guardò qualche secondo la Clarke facendole l'occhiolino, e poi si mise a lavoro. Lo avrebbe fatto impazzire, ne era sicuro!
    CITAZIONE
    Popolazione Maya.Questi credevano in una grande varietà di divinità, entità soprannaturali e forze sacre ed usavano interpretare estensivamente ciò che ritenevano sacro oltre ad identificavano gli dei con specifici eventi. Vi erano, inoltre, anche divinità con una speciale giurisdizione sui periodi cronologici in cui era diviso il tempo, altre ancora erano riservate a ciascun giorno separatamente e ogni numerale aveva il suo dio. Itzamnà era il dio creatore, colui che aveva il potere, colui che veniva identificato anche come il cosmo e re del sole. Itzamnà possedeva anche un aspetto notturno, il giaguaro notturno, che rappresenta il sole nel suo viaggio attraverso gli inferi. Itzamnà non riuscendo a controllare davvero la sua natura e cominciando a pensare che la sua dualità fosse oramai divenuta instabile ed incontrollabile decise, nella forma del dio del sole, di intervenire per placare la sua grande potenza. Come lo fece? Cercando nella natura una forma semplice ma efficacie che gli premunisse le sue stesse azioni future, quella del giaguaro della notte in maniera tale da riuscire a non far danni. Il Dio della creazione pensava che servisse qualcosa che il suo alterego notturno non riuscisse a comprendere, non riuscisse a capire, quindi durante un banchetto con le altre divinità, al calar della sera, mentre vide una tazzina di caffè, sporca, gli venne come un flash, qualcosa che non gli era mai capitato prima. Come era possibile che lui, il dio creatore era stato colpito in quella maniera inaspettata da una visione, da qualcosa che forse sarebbe era anche al di la della sua potenza. Il Dio Itzamnà non riuscì a sopportare tale rivelazione e così fece cadere la tazzina che finì semplicemente sulla terra!

    - un pò come il death Note, prof -
    CITAZIONE
    Cadde sulla sabbia della mesopotamia e accidentalmente venne presa da un uomo, un mendicante che passò da quelle parti, che vendenod la tazzina di caffè con quel caffè intatto ebbe la stessa sensazione del dio, all'alto del suo mondo. Mal di testa, visioni e rivelazioni. Una sola piccola immagine, data da dei granelli di caffè fu fatale per la sua esistenza. Così Nacque la caffeomanzia.

    Lesse quando fu il suo turno e poi, fiero di quello che aveva fatto, sorrise al prof, gli fece un occhiolino e si mise seduto. Si voltò di nuovo verso Lilith e le diede una rapida occhiata.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Detestava i compiti in classe, ma se non altro la presenza di André riusciva a renderli più sopportabili. Tra le labbra del prefetto degli amestrin si estese un sorriso a trentadue denti non appena ricevette un bacino volante dal professore, ridacchiando appena alla sua esagerata reazione quando terminò il tempo per svolgere il compito. A Divinazione tutto sembrava sempre una gran festa e anche le cose peggiori parevano essere vissute con un filtro rosa e pieno di zucchero filato.
    Ammirò estasiato il volteggiare dei fogli, approfittando poi di un secondo di pausa per far un occhiolino ad Ayla. Spero ci sia andato bene! A dir il vero non aveva dei grossi dubbi a proposito: lei era una dioptase e ciò era tutto dire, mentre lui si sentiva fortunato poiché era capitate domande non proprio difficilissime. Acciderbolina, siamo alla fine dell'anno! Spero di mantenere la mia media, altrimenti non so se riuscirò a far miracoli. Ovviamente non si trattava di mancanza di rispetto per André, ma era un po' comune a tutti gli studenti il fatto di dedicare gli ultimi mesi di studio alle materie da recuperare o in cui a stento si arrivava all'Accettabile.
    Caffeomanzia? Ripeté, crucciando appena lo sguardo. Perché non la eliminiamo a favore della tasseomanzia? Insomma, per il giovane ragazzo il tè vinceva cento a zero contro una bevanda amara che ancora non imparava bene ad apprezzare. Ora era nel panico. Il docente si fidava di loro, come poteva Erik deluderlo solo perché non amava i sapori poco dolci? Che pasticcio!
    Tirò fuori un nuovo foglio di pergamena e con la penna usata per il compito scrisse appunti riguardo l'origine storia di tale pratica divinatoria. Sì, bellissimo, peccato che aveva la testa ancora ferma al sapore del caffè. Insomma, l'aroma è pure buono, nei dolci è accettabile, ma così non so cosa fare! AIUTO! Poi arrivò la luce, un grande aiuto da parte del docente che permise al moro di distrarsi totalmente dalla questione: un esercizio basato sulla fantasia e le conoscenze storiche.
    Gli occhioni del prefetto si fecero grandi e il sorriso che ormai era smorto si ravvivò in tutto il suo splendore. Devo fare un ottimo lavoro! E fu così che lo spazio restante del foglio su cui stava prendendo appunti fu utilizzato come base per la sua esposizione. Una volta scritto ciò che aveva in mente non restò altro da fare se non attendere che il professore lo invitasse a ripetere il proprio elaborato.
    La caffeomanzia come la conosciamo noi è nata a cavallo tra il II e il III secolo, quando l'impero romano vide la sua massima espansione sotto il potere di Adriano, Antonio Pio e Marco Aurelio. Ok, collocazione storica effettuata. Il primo imperatore debellò le iraconde insurrezioni degli giudei verso le terra della Palestina, dove si praticava una rudimentale forma di caffeomanzia: si preparava il caffè, si seguiva con una preghiera rivolta a dio, dopodiché si formulava la domanda e si rimaneva in attesa di un qualsivoglia presagio. Grazie alla romanizzazione, ovvero quel processo con cui i romani hanno saputo dare la loro interpretazione degli usi e costumi degli altri popoli, anche tale pratica è stata in un certo senso è stata inglobata nella loro cultura. Quando passò al potere Antonio Pio si aprì una grande discussione: l'imperatore, infatti, non autorizzava quelle pratiche quotidiane che prevedevano sprechi di cibo e bevande non a scopo di sostentamento o religioso. Fu così che un modico numero di maghi venne nominato dal senato per formare il gruppo della cosiddetta res divinatoria.
    Ok, era giunto il momento di trattenersi e rimanere serio, poiché tale gruppo era frutto della sua invenzione. A loro dobbiamo in un certo senso il merito della caffeomanzia. Si sono accorti che la preghiera non influenzava assolutamente il risultato della pratica e uno di questi, tale Teocrito Lucullo, notò che i fondi rimasti nel contenitore da cui beveva formavano dei simboli di uso già comune. La svolta giunse pochi anni dopo. Marco Aurelio, infatti, prima della sua nomina aveva una curiosità morbosa riguardo al suo futuro, così si interessò delle pratiche divinatorie del momento. Riscontrò negli come gli studi di Teocrito Lucullo fossero validi, così lo invitò presso il suo palazzo affinché potesse essere il suo indovino privato. Tra i due nacque una intima amicizia che terminò con la morte dell'indovino. Fu in seguito a tale disgrazia che l'imperatore decise di affermare la caffeomanzia come la principale pratica divinatoria dell'impero, tuttavia lo restò fino a quando non salì al potere Diocleziano che rifiutò tutto ciò che avesse a che fare con la religione, la magia e gli spiriti dei defunti.



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    Gli occhi della ragazza si illuminarono sentendo pronunciare la parola 'Caffeomanzia' per poi socchiudersi una volta udita la frase 'faremo riferimento al caffè turco'. La sua cultura italica l'aveva portata alla convinzione che l'unica ricetta per maneggiare questo elemento appartenesse alla penisola. Tuttavia, in un grande esercizio di umiltà, decise di non farlo notare a nessuno.
    Al contrario si limitò ad abbassare lo sguardo concentrandosi sulle proprie mani alla ricerca di macchie che potessero ispirare la sua storia. La creatività non era il suo forte ma la logica sì. Avrebbe basato la sua risposta su degli elementi a lei conosciuti legati da un legame fittizio in modo da soddisfare la richiesta del professore.
    Con calma aspettò che fosse il suo turno per poi alzare la mano in attesa di ricevere il consenso del professore. Solo allora avrebbe iniziato a parlare.
    «Come prima cosa analizzerei quali popoli sono stati grandi produttori di caffè nel corso della storia. Sappiamo che questa bevanda ha delle capacità, se così si può dire, divinatorie al di là della conoscenza divinatoria. Vi basterà preparare un espresso, o un caffè turco, per notare come sopra a quest'ultimo si formi una serie di bollicine. Studiandone il movimento si può notare come questa tendano a spostarsi velocemente sull'estremità o al perdersi nel centro della tazzina. Nel primo dei caso è possibile supporre che il cielo sarà limpido in giornata e, nel secondo, sarà il caso di aspettarsi la pioggia. La spiegazione scientifica verso questa pratica è la correlazione tra bolle e pressione atmosferica. L'alta pressione, tipica delle giornate di sole, spingerà le bolle verso l'estremità della tazzina mentre la bassa pressione, tipica delle giornate di pioggia, non influenzerà il loro moto.
    Al contrario la spiegazione che potrebbe dare un buon vate è che il caffè è un tramite attraverso cui un'entità sovrannaturale tenta di comunicare con coloro che esercitano la pratica della divinazione.
    Poiché questa caratteristica del caffè è condivisa in ogni angolo del globo sarei tentata di giustificare l'origine di questa pratica nella prima popolazione che imparò a produrre il caffè, ovvero gli Oromi dell'Etiopia. Ora, essendo questi i primi ad aver prodotto questa bevanda si può presupporre che fossero anche i primi ad aver notato le correlazioni fra le sue macchie e determinati eventi. Poiché uno degli elementi chiave della divinazione induttiva è trovare questa correlazione fra simboli e ed eventi, ritengo che sia questa la popolazione a cui fare riferimento.
    Inoltre sappiamo che gli Oromi hanno avuto origini da una popolazione nomade di pastori. Nel corso della storia la pratica di leggere le interiore degli animali nel tentativo di predire eventi o scoprire verità ha sempre accompagnato le popolazione di questa umile origine. Ne è un esempio il vate che predisse, leggendo abilmente delle interiora ma rimanendo ignorato, la morte di Cesare durante le Idi di Marzo. Un elemento che risulta chiaramente concorde con il suo far notare come gli imperatori Ottomani ignorassero i presagi a loro avversi.
    Per concludere, in seguito all'analisi di questi due elementi mi sentirei di dire che sono stati gli Oromi dell'Etiopia a sviluppare per primi questa pratica.»

    Detto questo la strega riprese fiato. Aveva mantenuto il contatto visivo con il professore fino a quel momento e, dunque, non avrebbe di certo mollato ora.

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    «Parlato»
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    "scritto"

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    Emma Lewis | Ametrin
    Lasciò che il braccio del moro si posasse attorno alle sue spalle, sospirando. Se lo dici tu... affermò, decisamente poco convinta. Ma non aveva nessunissima voglia di insistere e quindi, probabilmente, rovinarsi l'umore abbastanza positivo con il quale stava andando a lezione. E comunque io a malapena me la cavo sbuffò con un sorrisetto, prima di distogliere lo sguardo da lui per tornare a puntarlo verso il corridoio che stavano percorrendo, diretti all'aula di divinazione. Ma quel suo umore così genuino sarebbe stato mezzo guastato ancora pochi secondi dopo.
    Oh certo che non ci andrai. Non devi prendertela con nessuno per nessun motivo al mondo lo sgridò, tornando poi a camminare, quasi come se nulla fosse. Era inutile, la natura buona di Emma veniva fuori in ogni momento, anche in quelli più impensabili... quella bontà che non le avrebbe permesso di accettare che qualcuno picchiasse quei ragazzi; che fossero bulli o meno. Non che non volesse fargliela pagare, ma di certo non era quello il modo, anche perché sarebbe così passato dalla parte del torto ed era l'ultima cosa che la biondina voleva.
    Ma finalmente arrivarono in classe ed Emma andò a scegliere un paio di banchi da dove potessero seguire bene la lezione. Certo, lei a malapena se la cavava, ma non per questo avrebbe rinunciato all'impegno che ci metteva ogni singolo giorno in quell'Accademia. Senza contare, poi, che la sua famiglia decisamente non navigasse nell'oro e non poteva permettersi di ripetere anni e, di conseguenza, magari dover comprare qualcosa di nuovo. Insomma, gli articoli scolastici non erano di certo così economici, soprattutto i libri.
    Stava aspettando che iniziasse la lezione e, come suo solito, aveva la testa tra le nuvole, quando... qualcosa di leggero le sfiorò il braccio, così abbassò lo sguardo sul proprio banco e vide un bigliettino appallottolato e alzò di nuovo la testa per cercare di capire da dove venisse, quindi individuò una ragazza corvina che stava guardando in quella direzione. Magari voleva fare amicizia con lei? Stava per prenderlo e leggerlo, quando Lucas lo intercettò e lo prese tra le dita. Emma sbuffò e lo guardò storto. Che dice? chiese, indicando il bigliettino.
    Ignorò il suo bacio, voleva sapere cosa volesse quella ragazza da lui. Ma Emma non era tipa da fare scenate o altro in pubblico, anzi era molto timida e riservata, perciò si limitò a rivolgergli quella domanda a bassa voce ma con sguardo truce. Truce perché, poi? Erano solo amici e lui poteva uscire con chi voleva. Un ennesimo sospiro lasciò le sue labbra. Era tutto così confuso, nella sua testa!
    Ma non aveva tempo per il broncio, poiché il professore aveva iniziato a parlare di un compito in classe... Emma impallidì un poco, sperava davvero che fosse su argomenti sui quali era preparata, non avrebbe sopportato una S o peggio. Si rilassò appena, però, sentendo la presenza di Lucas così vicina. Ehi, mi pare di averti già detto che si rovinano così gli sussurrò, senza però nascondere un piccolo sorrisetto. Il moro l'avrebbe fatta impazzire, un giorno o l'altro. In che modo, ancora la bionda non lo sapeva.
    Svolse quindi il compito nel miglior modo che le riuscì, poi si morse il labbro, sapendo che la prova teorica era solo la prima parte di quella lezione e lei non era così tanto sicura di voler sapere il proseguo, per quanto le piacesse Divinazione. Sì, alcune materie le adorava proprio e quella faceva parte della cerchia.
    Uh, anche io commentò così l'affermazione di Lucas... o almeno, sperava di essere brava! Avrebbero dovuto inventare una storia d'origine sulla Caffeomanzia... non si ricordava di aver mai fatto un compito del genere, a Hidenstone e al contempo la preoccupava ed intrigava. Professore iniziò, alzando la mano. Posso scrivere anche di personaggi che non sono realmente esistiti, vero? Non nello specifico importanti come Regnanti, ma pensavo più a personaggi umili chiese quindi, concludendo il suo dubbio. Avrebbe iniziato a scrivere una volta ottenuta la risposta.
    Dopodiché, non perse tempo ed afferrò la sua penna, socchiudendo gli occhi e guardando il foglio come se, da un momento all'altro, le parole sarebbero dovute apparire da sole. Purtroppo così non era, perciò avrebbe dovuto avere un bel po' di inventiva. Allora... lei andava matta per la mitologia greca, no? Bene, quindi avrebbe incentrato la sua storia proprio sulla Grecia. Iniziò a scrivere.
    Ci troviamo nella Grecia Antica, più precisamente tra la gente della popolazione Elladica. Tra di loro vi era Amos, un uomo molto umile che nulla aveva da offrire se non i miseri campi che coltivava. E non era poi molto, essendo questi solo due e piuttosto scarni. Le colture crescevano raramente e le piantine erano molto rade, quindi c'era da chiedersi come facesse quest'uomo a mangiare e a mantenere lui, sua moglie e i suoi cinque figli. La moglie non aveva nessun tipo di occupazione -anche perché, ai tempi, era così- mentre i figli erano tutti piuttosto piccoli e sarebbe stato impossibile per loro lavorare in modo da aiutare il padre. Quindi come avrebbe potuto fare un semplice contadino ignorante? Di certo non poteva ambire a qualche carica importante dell'Antica Grecia! Doveva assolutamente ingegnarsi per conto suo. Ma davvero non sapeva cosa fare, dove sbattere la testa... anche perché ormai stava invecchiando, non era più l'uomo forte di un tempo. L'unica magra consolazione della famiglia, era una strana bevanda marroncina dal gusto forte e deciso che ogni mattina gli dava quel poco di forza per arare e coltivare i campi. E questa situazione si protrasse per diversi anni, finché un giorno...
    L'uomo aveva appena finito di consumare quella bevanda -che poi sarebbe il caffè, ma lui non lo sapeva- perse più tempo del solito seduto sul duro pavimento costruito con fango secco. L'occhio gli cadde sul fondo di quella tazzina improvvisata costituita con dell'argilla. (Immaginatevi che buon sapore doveva avere l'acqua, al suo interno) Ma non gli parevano forme casuali, quelle che si creavano con i resti di quella deliziosa miscela, bensì credeva avessero delle forme e dei significati ben precisi. L'uomo avrebbe voluto davvero trascrivere da qualche parte i simboli e i corrispondenti significati, il problema era che non sapeva assolutamente né leggere né scrivere. Nessuno lo sapeva fare, in famiglia... ma Amos doveva per forza trovare una via d'uscita da quella sua vita, quindi non si diede per vinto. Prese sottobraccio le sue convinzioni e iniziò a bussare capanna per capanna, casetta per casetta a chiunque incontrasse. Macinava chilometri e chilometri al giorno per farlo. E allora spiegava che lui sapeva prevedere il futuro, che lui era stato toccato dagli Dei, che era stato scelto come parte di un piano più grande. Inizialmente i cittadini Elladici non ci vollero credere, ma quel poveretto gli faceva davvero pena, perciò inizialmente lo usarono perlopiù come giullare del popolo, per farsi quattro risate a sue spese, ma poi... pian piano tutti iniziarono a notare come quello che prediva... beh, non si avverava mai! Lo so che avreste voluto sentirvi dire che questo pover'uomo riuscì a tirare su la sua famiglia grazie alla tasseomanzia, ma la storia prese una piega leggermente diversa. Un giorno Isaak, un uomo molto influente quanto crudele, notò cosa non andasse nelle previsioni dell'uomo e perché queste fossero errate, indi per cui prese anche lui la sua ciotola e iniziò a fare concorrenza all'uomo, militando che fosse lui il vero prescelto, colui che gli Dei avevano nominato come loro pari in terra (un po' audace, ma non aveva scrupoli) ma ovviamente ora la gente era parecchio diffidente, eppure... vollero fare un altro tentativo più serio essendo Isaak un uomo abbastanza potente e conosciuto, nonché ricco (anche se ne voleva sempre di più) mentre Amos era solo un poveraccio e quindi meno degno di fiducia. Però stavolta non furono delusi, perché le previsioni si rivelarono oltremodo corrette, anche le più sciocche... quindi Isaak si arricchì ancora di più, mentre il contadino pativa la fame... tanto che morì dopo poco tempo, lasciando sola moglie e figli. E, insomma, Isaak tramandò questa pratica a suo figlio, spiegandogliela nel dettaglio ed egli la tramandò a suo figlio ancora... quindi la pratica della tasseomanzia passò di padre in figlio fino ad arrivare ai giorni nostri.
    Concluse così Emma, posando giù la penna. Aveva lasciato scorrere libera la fantasia e, quando il professore pronunciò il suo nome, la ragazzina arrossì. A lei piaceva così tanto scrivere... ma le piaceva molto meno dover leggere davanti a tutti! Ma prese coraggio, si alzò e raccontò tutto ciò che aveva scritto, pregando che soddisfacesse le aspettative di André.
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    Dark Side of Super Sayan

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    Black Opal
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    »Ryu Okami [X]
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    Ad un comando del professore, al termine del tempo prestabilito per scrivere le nostre risposte, i fogli si librarono in aria dai banchi andando tra le mani del docente, il quale, dopo commenti fatti ai singoli, Cameron in particolare, iniziò a spiegare la storia della Caffemanzia, illustrandoci da dove essa derivasse e come si fosse sviluppata, affidandoci infine un compito già più interessante rispetto alle semplici domande scritte: dovevamo reinventare la storia della Caffemanzia, Non è poi eccessivamente imbecille il professore, pensai quindi nell'apprendere quel compito, e subito mi misi al lavoro, preparandomi un discorso che poi avrei esposto alla classe.
    La Caffemanzia nasce come evoluzione della Tasseomanzia, pratica sperimentata per la prima volta dall'imperatore cinese Shénnóng, il quale era solito bere, durante sedute di preghiera alle divinità, dell'acqua bollente scaldata a fuoco vivo; un dì, così vuole la leggenda, una foglia di camelia cadde nel liquido dell'imperatore, divenendo la prima tipologia di té mai esistita, nelle cui foglie Shénnóng, in quanto esperto agricoltore tanto da esser soprannominato "Dio Contadino", riuscì a vedere delle forme e dei simboli, per lui messaggi degli dei, che lo guidarono nei suoi passi. Questa pratica fu conosciuta soprattutto per l'uso che l'imperatore ne fece in campo medico, sfruttando le letture delle proprie foglie di té per conoscere in anticipo gli effetti delle erbe mediche e velenose che utilizzava, usando quindi questa sua capacità per arrivare a scrivere il "Pen Ts'ao Ching", il più antico tomo di medicina cinese.
    Partendo quindi dalla Tasseomanzia cinese, si arrivò alla Caffemanzia in Turchia per mano del profeta Maometto: leggenda vuole che il caffé gli venne mostrato in visione dall'Arcangelo Gabriele come una pozione nera che lo avrebbe rinvigorito e curato. Da lì, quand'egli iniziò a farne uso, scoprì per mezzo dei rudimenti della Tasseomanzia di Shénnóng, noti in Asia viste le grandi scoperte in campo medico perpetrate tramite essa, che tale pratica poteva anche essere applicata sulla bevanda mostratagli in visione dall'Arcangelo, ed iniziò così a sperimentarla ed utilizzarla nel periodo delle proprie persecuzioni, sviluppandola e migliorandola per conoscere gli avvenimenti legati a se ed ai propri persecutori, arrivando così a sopravvivere ed a oscurare la pratica di Shénnóng, in favore della propria che divenne estremamente più nota.

    Scritto ciò, una volta che fu il mio turno esposi il mio elaborato alla classe, tornando successivamente al mio posto in attesa di ciò che forse avrebbe potuto farmi credere almeno un po' in quella materia ai miei occhi inutile: la prova pratica.

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    LILITH CLARKE
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    Quando Ayla nominò il pollo, Lilith si accese di un desiderio improvviso come una bambina «Che ne dici se nel weekend andiamo al cinese a mangiare del pollo fritto? Ho una voglia pazzesca di qualcosa di poco sano ma buonissimo!»
    Arrivarono alla porta dell'aula e l'incontro con Blake si fece davvero invitante. Era davvero divertente vedere quanto Blake si ingelosisse al solo pensiero che qualcuno potesse girarle intorno. Alla fine, per lei, era come se si sentisse di sua proprietà, una forma di appartenenza che la faceva sentire sicura di essere desiderata dal ragazzo.
    Non rispose alla sua domanda, scrollando le spalle con un sorrisetto innocente, prima di prendere posto e bearsi di quella divertente scenetta che aveva messo su.
    «Non sono dei ricatti, in verità, ti sto solo giustamente motivando, dovresti essere felice, no?» non faceva una piega, quella spiegazione che la Prefetta diede al suo ragazzo.
    Quando arrivò Jessica, la ragazza sussultò appena, non aspettandosi l'arrivo dell'amica, all'improvviso.
    Lilith allargò un dolce sorriso in sua direzione, spostando i capelli dietro l'orecchio e carezzando le spalle della mora «Jeje! Ti vedo di buon umore!» sollevò un sopracciglio, ridendo un attimo e ricambiò il bacio della ragazza. Prima che lei andasse al proprio banco, Lily si voltò e richiamo la sua attenzioen «Jeje! Io, Blake e Ayla pensavamo di andare al cinese nel fine settimana. Che ne pensi?», con la coda dell'occhio, poi, guardò il ragazzo a cui non era stato detto assolutamente niente, ma era chiaro che non avesse poi tanta scelta.
    La lezione iniziò, il compito stava procedendo alla perfezione, fino a quando Blake non la distrasse con quel tappo. Pensava di averla scampata, ma sapeva benissimo che lui le provocazioni le accettava tutte e di lì a poco, era prevedibile, che Blake arrivasse da lei a ritirare quello che gli apparteneva.
    Sussultò, sgranando gli occhi quando il bottone venne slacciato, poi cercando le iridi dell'Opale. Un sorriso beffardo sul volto della riccia, che d'istinto afferrò il polso del ragazzo, ma senza fermarlo, arrossendo appena sulle guance, mentre qualche ciocca riccia prendeva un colore nero. Lo tirò a sé prima che se ne andasse «Potrei denunciarti per molestie...» tuttavia il tono che usò, in quel sussurro privato per lui, era ben altro che una minaccia. Lo osservò tornare a posto, quindi riprese a scrivere. Terminò la consegna e Lilith annuì alle parole del docente, che non aveva bisogno del loro aiuto. Quindi si preparò a prendere appunti, come al solito, per la spiegazione del docente. Ok, era pronta a prendere gli appunti, quindi prese a giocare con una ciocca di capelli, rivoltandola tra le dita, con la schiena appoggiata alla sediea, mentre attendeva che gli altri terminassero il proprio compito.
    Una pallina di carta rimbalzò sul suo banco, quindi la guardò spostando le cristalline dalle punte che aveva tra le dita, al pezzetto accartocciato, poi si voltò verso Blake con un sopracciglio alzato.
    Sospirò e afferrò il bigliettino, sbrogliandolo per aprirlo. Ne lesse il messaggio e rise di sottecchi, quindi prese una matita e vi scrisse sotto «Non so di cosa parli.» poi lo rimandò al mittente, così com'era arrivato e con allegato un bacio volante che gli inviò non appena l'avesse guardata.
    La spiegazione aveva inizio e lei prese tutti gli appunti delle parole del docente, quindi approfittando di una pausa del docente, alzò la mano e se glielo avesse concesso avrebbe posto una curiosità «Professore, chiedo scusa: oltre alla poca precisione di quella greca, passano altre differenze tra la caffeomanzia turca e quella ellenica? Insomma, procedure, miscele, contenitore per la posa...» ricominciò poi a prendere appunti di quel che diceva.
    La mano arrestò la scrittura solo quando la spiegazione si interruppe, per lasciare il posto ad una seconda consegna, davvero interessante.
    Prese una nuova pergamena e guardò verso Blake, era davvero strano vederlo tranquillo a lezione, gli sorrise dolcemente, quindi, arrossendo appena quando i loro sguardi si incrociarono. Riusciva ancora ad arrossire davanti a lui, dopo tutto quel tempo insieme.
    Sospirò e si mise all'opera.
    CITAZIONE
    Era il lontano 492 a.C, l'anno in cui l'antico popolo greco era in guerra con l'Impero Persiano, scontro che vedeva contrapposta la libertà della Grecia e il dispotismo della Persia, in quanto Atene ed Eretria avevano dato supporto alla ribellione delle città ionie e carie, allora sotto il dominio Persiano.
    Dario I di Persia, adirato, quindi, per punire Atene di questa sua iniziativa decise di dichiarare guerra alla capitale greca.
    In quell'anno vediamo mettere in atto la prima di tre guerre, che passeranno alla storia come Guerre Persiane: Dario invia Mardonio a sottomettere la Tracia. Una volta riuscito nell'impresa, impone al Regno di Macedonia il vassallaggio alla corte di achemenide, ma ogni progresso di tale spedizione, fu impedito con l'arrivo della tempesta improvvisa che fece naufragare la flotta che sarebbe dovuta arrivare in supporto, costringendo Mardonio a rientrare in Asia Minore.
    L'anno dopo, Dario inviò ambasciatori alla città greche, chiedendo la loro sottomissione, ma non si fecero calpestare e, anzi, Atene e Sparta uccisero i loro ambasciatori.
    Sparta decise di iniziare a radunare il proprio esercito, pronta a dover contrastare quello persiano. Atene, invece, capitale della cultura e della bellezza, decise di ponderare quanto più possibile sulla propria battaglia, così da farsi trovare pronta su tutti i fronti.
    Quindi, mentre nel 490 a.C. i persiani giunsero in Eretria, ponendola sotto assedio; Atene aveva interpellato l'Oracolo di Delfi, chiedendo lui quali sarebbero stati gli esiti di quella imminente battaglia.
    L'Oracolo, decise di ascoltare le voci degli déi che sembravano così confuse e incerte, si sovrapponevano tra loro e quindi provò a catalizzare la sua concentrazione con qualche oggetto divinatorio.
    Aveva sentito l'esistenza di popoli antichi della grecia che avevano provato a comunicare ed interpretare i segnali degli déi con del caffè, quindi si fece preparare un bicchierino di creta, con dentro un caffè, dalla miscela lasciata sul fondo e l'acqua bollente su di esso.
    Dopo aver bevuto la bevanda scura, rovesciò su un sasso la tazzina e piano dalle crepature della creta grezza, la posa lasciava striature marroni, con gradazioni più scure o chiare, in base a dove venivano a posizionarsi.
    L'oracolo iniziò ad osservare i segni che quella posa aveva lasciato lungo le crepe.
    Rise sommessamente, all'improvviso, e poi con il suo fare inquietante, prese un ambasciatore atenese e disse poche parole: La battaglia della costa, quella è la vittoria vostra! Una marcia poderosa, diverrà una corsa famosa!
    E dopo tali parole, ritornò in una specie di trance.
    Gli Atenesi, dopo aver avuto questa anticipazione si prepararono, quindi, alla battaglia.
    Infatti, quando la flotta persiana sbarcò presso Maratona, a circa cinquanta chilometri da Atene, il generale Milziade con circa diecimila uomini, bloccò le due uscite della polis.
    Dopo circa cinque giorni di stallo, i persiani decisero di abbandonare l'idea delle truppe e di partire con la cavalleria per attaccare direttamente Atene. Milziade contrattaccò, facendo partire l'avanzata e i Persiani che non avevano potuto schierare cavalleria ai lati, chiusi dal generale atenese, cedettero e si ritirarono sulle navi. Le perdite persiane furono importanti, circa 6.400 uomini morirono in questa battaglia e quando fecero passi indietro, gli ateniesi marciarono più velocemente verso Atene per difendere la capitale. Questo fece spaventare Artaferne, che stava avanzando verso la città-stato e si ritirò.
    La vittoria di Maratona segnò un grande passo per le guerre persiane, dando molta forza ai Greci che capirono di poter battere i Persiani. Questa avanzata di Maratona, venne poi ricordata ai giochi olimpici segnando una corsa omonima, come segnò di rimembranza della grande impresa.

    Le parole le vennero giù come un fiume in piena, quindi attese il proprio turno ed espose la propria idea.
    Quando si sedette, diede un leggero sguardo all'Opale al suo fianco, quasi come se stesse ricercando le proprie attenzioni, nuovamente.
    Sì, dopo la lezione avrebbe sicuramente trovato una scusa per ... dedicarsi a lui.

     
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    A volte davvero si chiedeva se Gyll fosse connessa col mondo reale, perché non sembrava proprio. Roteò gli occhi alla sua risposta, posandole una mano sulla spalla. Gyll, dovresti iniziare a studiare, sai? Se ti serve una mano... beh condividiamo la camera, sai dove trovarmi si propose, con un sorrisetto. Le voleva bene e sperava non rimanesse troppo indietro con i programmi! Inoltre la maggior parte, lei li aveva affrontati l'anno prima e quindi, con tutta probabilità, avrebbe saputo darle concretamente una mano. Tornò a guardarla mentre si dirigevano verso la Sala comune. No infatti... e non devi copiare, sennò poi come farai agli esami l'anno prossimo, se non studi? dio, si straniva da sola a quelle parole. Jess non era una di quelle ragazze che facevano la spia vedendo qualcuno copiare, anzi, non gliene importava assolutamente niente, ma l'altra opalina era sua amica e non aveva nessuna intenzione che si trovasse in difficoltà e senza la possibilità di "imbrogliare" per restare a galla. Certo che l'avrebbe aiutata.
    Ad ogni modo, andarono nel dormitorio, Jess prese le sue cose e lasciò che Gyll conversasse col bimbo, prima di lasciare definitivamente la stanza. Lo sai che lui non può risponderti, vero? le chiese con una risatina, mentre si avviavano all'aula. I loro passi risuonavano nei corridoi che si stavano facendo man mano più vuoti, segno che ormai tutti stavano entrando nelle rispettive aule per le lezioni. Sospirò, arrivando davanti all'aula e varcandone la soglia, scegliendo quindi dei posti in prima fila. Sì, non aveva ceduto al volere di Gyll di poter copiare in pace. Lei aveva deciso che doveva riprendere il suo regime di bei voti, quindi doveva stare il più attenta possibile... anche se qualche distrazione se la concedeva.
    Oh, avrei voluto portarglielo, ma non penso mi sia consentito portarlo a lezione ridacchiò lei in direzione del professore in merito alla sua domanda su Alex. Ma dopo la lezione, volentieri! concluse.
    Un esempio di distrazione venne quando fu ora di andare a salutare Blake e Lilith. Sorrise quando le labbra della riccia sfiorarono la sua guancia, atte a ricambiare il bacio della corvina. Era davvero bello che fossero diventate così amiche... sarebbe stato un vero problema, altrimenti... beh ma non era il caso di pensarci più, ora che lo erano. Comunque non si aspettava la sua proposta, ma annuì felice. Sì, certo! Mi piacerebbe molto fu quindi la sua risposta, prima di allontanarsi per tornare al proprio banco. Era piuttosto sicura di non aver mai mangiato cinese e quindi sarebbe stato bello. Si sedette al posto e guardò Gyll inarcando un sopracciglio. Sì sto bene, grazie... ehi, che te ne pare uno dei prossimi weekend, di fare qualcosa insieme? le propose, sorridendo. La domanda di Lil le aveva fatto venire in mente che non passava abbastanza tempo con la primina. Magari un weekend verso maggio, sennò questa player si suicida. Comunque mi dispiace per te, ma a quanto pare ci sarà un compito! le sussurrò, ridacchiando e guardando le domande sul suo foglio. Molto bene. Si mise a scrivere e scrivere e scrivere sperando di cavarne qualcosa di buono, una volta tanto. Voleva davvero aver scritto un buon compito.
    Voltò lentamente la testa verso la compagna e sbuffò, scuotendola. Gyll... fu tutto ciò che disse, non sapendo esattamente come proseguire la frase. Lei stessa lo aveva detto di non aver studiato, quindi non avrebbe dovuto meravigliarsi. Ad ogni modo, mentre tutti finivano il compito, Jess rimuginò sulla frase/affermazione della sua migliore amica di poco prima. Già, sembrava una molla impazzita... ma forse era semplicemente un suo meccanismo di difesa per non pensare. Rivolse lo sguardo triste verso le grandi vetrate, osservando il paesaggio esterno. Sembrava tutto così tranquillo... al contrario di come si sentiva lei. Da quando aveva lasciato Daniele, da quando avevano fatto sesso comunque in quell'Aula e da quando lui era andato da lei la sera stessa... boh, non sapeva più come si sentiva. A momenti triste, altri cercava di non pensarci, altri il dolore era così acuto da lasciarla a malapena respirare... in quel momento, invece, si sentiva solo stanca. E distratta. Più di quanto avrebbe voluto, infatti non si accorse nemmeno che la mezz'ora era finita; solo la voce squillante del professore la riportò al mondo reale. Okay, la prova scritta era finita... ora sarebbero passati al resto. Cercò di concentrarsi unicamente sulle parole di André, carpendo quante più informazioni poteva per svolgere un buon compito. In tutto quello, aveva cercato di non far caso alle occhiatacce di Lucas. Sapeva benissimo che anche Elisabeth avesse usato un bigliettino per comunicare con lui e sapeva quanto lui fosse rimasto ferito da com'erano andati i fatti. Ma Jessica non era Liz, la corvina teneva davvero a Lucas e si sarebbe presentata senza ombra di dubbio. Doveva assolutamente scusarsi per come aveva lasciato che le cose andassero e gli doveva almeno uno straccio di spiegazione. Quindi sì, si sarebbe presentata.
    Ma ora tornò a dedicarsi a ciò che avrebbe scritto. Decise che avrebbe parlato del Medioevo.
    Mi scusi, ma per la storia devo rifarmi all'effettiva invenzione del caffè o può avvenire anche in epoca molto antica, senza che io calcoli quando è stato "inventato"? domandò, prima di mettersi a scrivere, finalmente.
    Questa storia ha inizio un lontano e caldo giorno di luglio del 1417. Era praticamente la vigilia della grande Battaglia di Bouvines tra il Regno di Francia, allora governato da Filippo Augusto, e il Sacro Romano Impero. Questa battaglia scoppiò a seguito dei contrasti fra l'Imperatore Ottone IV e il papa Innocenzio III che portarono alla scomunica del primo. Questa era vista come una cosa piuttosto grave durante quel periodo, un fatto che non poteva essere perdonato. In parole povere, la Francia avrebbe dovuto scendere in guerra contro l'Inghilterra in primis e la Contea delle Fiandre, alleate con il Sacro Romano Impero. Il piano generale era quello di allontanare Filippo Augusto da Parigi, centro del Potere, e tenerlo lui stesso occupato mentre il grosso dell'Esercito si sarebbe diretto proprio a Parigi. Successero diverse cose prima del 27 luglio, giorno della nostra battaglia, ma cose su cui non dobbiamo focalizzarci troppo, poiché sono semplici scontri tra nazioni in guerra.
    Filippo Augusto sapeva che avrebbe dovuto presentarsi alla battaglia ma era anche convinto che essa non sarebbe mai avvenuta di domenica, in quanto pensava che tutti i popoli rispettassero il "Giorno di Dio". Ma questo non avvenne. Filippo Augusto sarebbe potuto essere colto impreparato mentre si dirigeva a nord e il suo esercito decimato, tutto perché era convinto che la domenica fosse sacra a tutti. Fortunatamente, però, l'effetto a sorpresa non funzionò. Prima di partire verso nord, l'uomo decise di convocare alcuni degli uomini più influenti del suo regno. Era da sempre stato un uomo estremamente orgoglioso, eppure quella volta voleva dei consigli anche da valorosi combattenti che gli avevano prestato onorevole servizio nel corso degli anni. Quindi riunì questo consiglio, chiedendo se loro avessero strategie. Ne provarono di tutti i tipi e discuterono per ore, finché uno di loro, finora rimasto in disparte, prese la parola. Spiegò loro -mossa molto rischiosa- che esisteva un modo per prevedere il futuro, per prevedere come la battaglia sarebbe andata. Fu subito accerchiato e il resto degli uomini gli puntarono le armi alla gola. Stregoneria! gridavano. E si sa, quella costava la pena di morte, eppure... eppure il Re fece placare gli animi con un gesto della mano. Non era mai stato un uomo superstizioso, Filippo, nè tantomeno un fifone. Quindi ordinò che lo lasciassero parlare. Quindi raccontò loro della Tasseomanzia, "inventata" dal suo nonno non molto tempo prima. Essa avrebbe permesso di avere dei segni "divini" su come sarebbe potuta andare la battaglia. Il Re era disposto a tutto pur di vincere, quindi mise da parte i suoi dubbi e gli chiese una dimostrazione. Così con solo dei miseri fondi del caffè, riuscirono a carpire diverse cose, come l'inganno che avrebbero subito. Come? Beh, nella ciotola comparvero diversi segni. Alcuni indicavano "pericolo", "Inganno"... Filippo Augusto era un uomo parecchio intelligente, capì dopo poco a cosa potessero riferirsi. Il luogo designato era a quattro giorni di cammino, sarebbero arrivati giusto domenica... quindi proprio di domenica sarebbero stati attaccati. Ma poi videro altri simboli come "fortuna" e nei loro cuori crebbe la speranza. Ovviamente promisero all'uomo che se le predizioni non fossero state corrette, lui sarebbe stato giustiziato come meritava. Ma furono corrette eccome, poiché vennero effettivamente attaccati quella domenica. Ma non erano impreparati e vinsero, confermando la supremazia Francese.
    Mise il punto e sospirò, contenta. Aveva cercato di dare accuratezza storica ma anche di lavorare di fantasia. Tutto ciò che aveva scritto -le date, l'andamento della battaglia, il fatto che venissero attaccati di domenica eccetera- era vero. Ovviamente la storia sulla tasseomanzia, invece, se l'era inventata.
    Quando sentì il suo nome, si avvicinò e lesse il suo scritto.
    "Parlato" - 'Pensato'- "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Howard H. Van Leeuwen
    Studente | 17 anni

    Howard era abbastanza sicuro di aver consegnato un buon compito, non sapeva se fosse stato perfetto, ma comunque sentiva che c’era un’ottima possibilità di ottenere una delle sue solite votazioni alte: secchione in tutte le materie, questo sì, ma talvolta era anche necessario possedere delle capacità innate che, a causa della sua innata propensione verso la logica e la precisione aritmetica, probabilmente poteva non avere al cento per cento in una materia come quella che prevedeva anche quell’intuizione in più, quella specie di ‘quid’ che era in grado di svoltare totalmente una previsione. C’era bisogno di essere portati di natura, di essere intuitivi, e forse Howard – che peccava sicuramente di ingenuità – non era così intuitivo, o almeno in senso divinatorio.
    Lo spettacolino inscenato dal docente, sotto un certo punto di vista, gli aveva causato anche molta ilarità, portandolo a ridacchiare appena e a sorridere non appena riordinò tutti i fogli sulla cattedra. Non appena si diresse verso Cam, ecco che il piccolo Dioptase accennò uno sguardo quasi pietrificato, sentendosi quasi egli stesso a disagio al posto del proprio compagno. Era una fortuna che avessero avuto De Long-Prée e non qualcuno di più cattivo – tipo Ensor – o probabilmente avrebbe anche tolto alcuni punti alla casata! Ed Howard non voleva assolutamente che questo accadesse, no no! Il tenerello, di conseguenza, si mise immediatamente a prendere appunti in merito a quello che il professore stava dicendo, facendo ben attenzione a non tralasciare nemmeno una parola così da segnare per bene ogni passaggio ed evitare di eseguire, in seguito alla lezione, uno studio poco puntuale degli argomenti che lo avrebbe sicuramente infastidito oltremodo. Passò più volte la penna su alcune parti di testo per modificarle o per aggiungere qualche breve notazione, segnando anche i punti nei quali avrebbe dovuto effettuare sicuramente un approfondimento, considerando quanto lui amasse effettivamente progredire nell’assimilazione di concetti e nel conoscere sempre più cose.
    Giunse quindi il momento relativo al compito da svolgere che vide i ragazzi impegnati in un’attività particolare: avrebbero dovuto creare una storia sulla nascita e l’evoluzione della caffeomanzia, motivazione che lo fece immediatamente sorridere e risollevare. Non era necessariamente la sua bevanda preferita, il caffè, ma comunque doveva ammettere che talvolta apprezzava gustarlo amaro per tenersi ben sveglio durante alcune giornate di affanno e di studio intenso, e chiaramente lo gradiva anche quando doveva impiegarlo nella preparazione dei propri dolci e delle pietanze da lui inventate e rivisitate. Di conseguenza, ecco che iniziò a stilare per bene la sua parte relativa alla storia che aveva immaginato che potesse avere la Caffeomanzia, andando successivamente ad esporla al professore nel momento in cui il proprio nome fosse provenuto dalla bocca del docente. Si alzò in piedi, dunque, ed educatamente iniziò ad esporre il proprio elaborato.
    “In Scandinavia, durante il tempo dei norreni, veniva spesso consumata una bevanda calda che consisteva in un miscuglio di caffè, acqua bollente, sale marino e latte; il tutto era preparato all’interno di una grande pentola, ed il sale veniva inserito all’interno del miscuglio fino a quando non veniva totalmente assorbito, aggiungendone solo successivamente dell’altro per permettere la generazione di un deposito all’interno della mistura. Veniva consumata durante i banchetti, tenuti solitamente in seguito ad abbondanti battute di caccia, ed era scopo della donna più anziana del clan quello di leggere i depositi di sale e di caffè all’interno della tazza in osso in cui la bevanda veniva consumata. L’interpretazione dei depositi era considerata molto libera, e per lo più si basava sull’ispirazione divina che la donna possedeva in tale momento, ed aveva principalmente l’obiettivo di prevedere come andasse la stagione di caccia successiva, oltre che la fertilità del clan norreno durante la stagione degli amori.” Piccola pausa, prima di passare alla seconda parte del proprio discorso, accennando un sorrisino al docente mentre parlava, così da mostrarsi sicuro di ciò che diceva. “La pratica, successivamente, è stata estesa e portata in altre zone del mondo, in particolare in Gran Bretagna dove si diffuse particolarmente nel periodo del Rinascimento Inglese. Durante tale momento storico, oltre che le meravigliose composizioni teatrali e ballate liricheggianti, la nobiltà amava in particolar modo la consumazione di una bevanda a base di caffè, vino e zucchero di canna. La pratica, di chiaro rimando alla caffeomanzia, consisteva nell’assunzione di tale bevanda e, successivamente, nell’analisi della tazza di caffè della persona con la quale si stava consumando la mistura. Attraverso l’interpretazione di ciò che i fondi riportavano si poteva scoprire se quella stessa persona fosse avversa o amica fidata del lettore, e per quanto questa pratica fosse considerata affidabile, molto spesso si verificavano veri e propri pestaggi tra coloro che, prima della lettura, si ritenevano essere amici molto stretti. Altro utilizzo della pratica era quello di indovinare il sesso del nascituro di una donna incinta: se la maggior parte del fondo di caffè fosse stata sulla destra, sarebbe stata una gravidanza che avrebbe preannunciato una nascitura di sesso femminile, se si fosse concentrato in maniera circolare sul fondo, allora il nascituro sarebbe stato uomo.” E, dopo aver terminato l’esposizione, si rimise immediatamente a sedere, aspettando il proseguire della lezione.
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    Andrè De Long-Prée
    Docente | 24 anni

    “Ragazzi, potete tranquillamente inventare! Personaggi, date, qualsiasi cosa! Basta che ci sia coerenza con l’ambiente ed il periodo storico trattato!” E mentre loro stavano preparando il discorso da presentare al docente, quest’ultimo era rimasto seduto alla cattedra iniziando ad ultimare i preparativi per la lezione pratica. Alle domande di Gyll e di Lilith avrebbe risposto successivamente, durante la fase della spiegazione che avrebbe riguardato la preparazione della miscela. Disegnava cerchi su un foglio, andando a correggerli con la magia per renderli belli perfetti, e cercando di dare bene l’idea di ciò che voleva rappresentare in maniera molto schematica, e per via della concentrazione non stava prestando attenzione alla classe e ad eventuali ‘mezzi di comunicazione’ utilizzati dagli studenti, quali foglietti, palline di carta, cellulari, e cose di questa tipologia. Non appena terminarono i cinque minuti, di conseguenza, il professore iniziò ad ascoltare uno ad uno tutti gli studenti, annuendo in maniera particolarmente vistosa non appena ognuno di loro terminava di parlare, non abbandonandosi a commenti rivolti personalmente ad ognuno di loro ma limitandosi a prendere qualche appunto su ciascuno, così da fornire una valutazione coerente alla fine della lezione. Accennò un sorriso al termine di quell’operazione, andando ad applaudire in maniera molto velata e teatrale in seguito alle prestazioni dei ragazzi. “Sono tanto felice che abbiate preso con estrema serietà il lavoro che vi ho assegnato, e voglio che sappiate che sarete tutti in grado di ottenere delle ottime valutazioni! Ammesso che continuiate ad essere così bravi anche nella parte più difficile!” Piccolo sorriso di incoraggiamento, e subito dopo il professore si alzò da dove era seduto per muovere la propria bacchetta dalla cattedra verso la lavagna, facendo aderire su di essa alcuni fogli che presentavano una rappresentazione delle tazzine viste dall’alto. Ne indicò una prima, andando poi ad iniziare la propria spiegazione. “Dopo aver accennato in via teorica agli aspetti storici della caffeomanzia, possiamo iniziare ad addentrarci più nel profondo della pratica. In questa immagine potete notare una tazzina proposta in una visione dall’alto: i cerchi concentrici ne costituiscono la parte in cui viene contenuto il caffè, mentre al lato vi è il manico. Per facilitarne la comprensione, vi ho indicato le parti con alcuni colori, così che possiate ben capire questa ‘anatomia’ basilare della tazzina.” Adesso la bacchetta si posò su una seconda immagine, che presentava una suddivisione della superficie laterale della tazzina in due zone: una superiore ed una inferiore. “La caffeomanzia è una pratica che ci permette di effettuare delle previsioni su ampia scala temporale. Questo cosa vuol dire? Semplicemente che in base all’area nella quale si troverà il nostro simbolo, l’avvenimento accadrà in un futuro prossimo o in un futuro lontano. Per comprendere meglio, vi basterà capire che se il simbolo individuato si trova nella zona più alta della superficie laterale, accadrà in un futuro piuttosto prossimo, massimo in tre mesi dal momento della lettura; se si trova nella zona più bassa della superficie laterale, l’avvenimento si verificherà in un tempo che può essere compreso tra i tre mesi ed i due anni. Infine, se il simbolo si trova sul fondo della tazza, il simbolo in questione riguarderà una previsione che potrà accadere tra i due ed i sette anni.” Si fermò per qualche istante, giusto per comprendere se ci fossero domande, altrimenti poi avrebbe immediatamente proceduto con la spiegazione. “Chiaramente questa corretta interpretazione della disposizione dei simboli all’interno della tazza è valida sia per il futuro che per il passato. Qualora volessimo usare l’interpretazione per il passato, i tempi di ogni zona rimarrebbero gli stessi, e man mano che ci si avvicinerebbe sul fondo della tazzina si arriverebbe ad un passato via via più remoto. Il concetto è molto semplice, per ricordarlo, vi basta pensare che più ci si allontana verso il fondo della tazzina, più si legge lontano nel futuro o nel passato!” Altra pausa, questo perché sapeva di star dando ai ragazzi un grande quantitativo di informazioni, e probabilmente quella prova sarebbe stata particolarmente impegnativa per tutti loro. Voleva metterli per bene alla prova, doveva comprendere le capacità di tutti, doveva assolutamente dare una valutazione anche in base alla capacità di interpretazione che nella sua materia era oltremodo fondamentale. “Prima di passare a parlare di come preparare il caffè, anche grazie alle domande suggeriteci da Gyll e Lilith, dobbiamo comprendere i passaggi da effettuare per la lettura. Dopo aver bevuto il contenuto della nostra tazza, infatti, dovremo scegliere se interpretarne il futuro od il passato. Per interpretare il futuro, si capovolge la tazza e la si fa girare per tre volte in senso orario, prendendola subito dopo dal manico e scrutandone i simboli; per interpretare il passato il procedimento è lo stesso, ma si fa girare la tazza in senso antiorario per lo stesso numero di volte. Anche qui ho un trucchetto da consigliarvi per ricordarvelo! Immaginate un orologio! Girando in senso orario, le ore vanno avanti, e dunque il fatto che l’orario vada in avanti può farvi ricordare che sia connesso al futuro. Girando in senso antiorario, invece, le ore andrebbero indietro, e quindi è confrontabile facilmente con il passato.” Una piccola pausa, prima di continuare a spiegare l’esecuzione della pratica vera e propria, rivolgendo un sorriso ai ragazzi e cercando di farsi capire al meglio anche dando alcuni consigli pratici. “Per l’interpretazione dei simboli, chiaramente, procedete fascia per fascia. Prima interpretate i simboli della fascia superiore della parte laterale, facendo sì che tutti abbiano un senso tra di loro, poi interpretate quelli della fascia inferiore laterale ed infine quelli del fondo. L’ultimo passaggio è quello di creare un collegamento tra tutte e tre le fasce e generare un’interpretazione coesa ed ordinata. Come vedete, non è difficile! C’è solo da capire il procedimento, ma vedrete che sarà davvero molto semplice.” Si fermò qualche istante come se volesse cercare di comprendere eventuali segni di cedimento da parte degli studenti, rimanendo con un bel sorriso sulle labbra, per poi passare alla spiegazione della preparazione del caffè. “Si utilizza del caffè turco, come vi avevo detto, poiché la preparazione consente di mantenere una specie di poltiglia, definita posa, che durante il movimento rotatorio che gli imprimiamo si dispone formando dei simboli. Non dovete zuccherarlo! E chiaramente il caffè espresso, così come altre tipologie di caffè, non va affatto bene.” Si fermò per un istante, andando poi a rispondere anche alla domanda di Lilith. “Diciamo che la preparazione del caffè è sicuramente importante, ma non è questo che definisce la reale differenza tra caffeomanzia turca e greca, se non che quella greca presenta l’aggiunta di zucchero e quella turca no. Semplicemente la caffeomanzia greca è meno precisa poiché non vi sono molte fonti circa la sua corretta esecuzione, e la sua interpretazione risulta molto spesso particolarmente generica e non molto specifica quanto quella turca, che gode invece di un’ottima capacità di cogliere con precisione quanto si vuole indagare. Sono stato abbastanza chiaro?” Ed ecco che esibì il suo solito sorriso a trentamila denti, bianchissimo come non mai, prima di passare in ultimo alla spiegazione della preparazione del caffè. Prima di spiegare, però, con un colpo di bacchetta, fece apparire tutto l’occorrente sui banchi dei singoli ragazzi: un pentolino di metallo, acqua, polvere di caffè ed un fornellino, oltre che la classica tazzina con il piattino. “Per preparare il caffè dovete mescolare nel pentolino l’acqua con la polvere di caffè, successivamente dovete accendere il fornellino e portare ad ebollizione l’acqua per circa quattro minuti. Successivamente, travasate il composto all’interno della tazzina e lasciate raffreddare il tutto per tre minuti, andando successivamente a bere solamente la parte liquida di composto, lasciando la melma di ‘posa’ che si è creata sul fondo. Finita l’assunzione, rigorosamente senza zucchero, girate la tazzina sul piattino molto velocemente, e poi eseguite il resto dei passaggi che vi ho elencato prima per l’interpretazione.” Si fermò, andando successivamente a guardare tutti i ragazzi, esponendo ora la prova pratica nel completo. “Adesso dovrete preparare il caffè, berlo ed eseguire una corretta interpretazione della vostra tazzina. Eseguite il processo per il futuro, mi raccomando. Buona prova, e rimanete ben concentrati! Distaccate le emozioni! Non esiste un'interpretazione giusta a livello rigoroso: osservate i simboli, fateli interagire tra di loro tramite i significati, e cercate di ottenere un'interpretazione coerente.”
    RevelioGDR


    Eccoci qui all'ultima prova da affrontare! Dovete interpretare i fondi di caffè seguendo la corretta procedura illustrata da Andrè nel post, qui di sotto troverete i fondi che dovrete interpretare singolarmente! La previsione va SCRITTA su un foglietto! Buona fortuna!
    Sul simbolario i vari significati che può assumere un simbolo sono separati dal PUNTO, se invece li vedete separati dalla VIRGOLA è semplicemente una precisazione di uno stesso signifficato del simbolo. Sta a voi scegliere il significato più adatto, qualora ve ne fossero più di uno, in base al contesto.
    La linea gialla che trovate in mezzo alla tazzina è una linea immaginaria, serve per suddividere le due parti della superficie laterale. Mentre il puntino nero, con accanto il nome del simbolo, indica l'esatta posizione del simbolo all'interno della tazza, così da farvi capire con più precisione dove si trovi il simbolo! Non considerate la disposizione del simbolo all'interno della sua area come elemento di interpretazione, attenetevi solo alla posizione del simbolo (ovvero, non considerate ad esempio se due simboli sono distanti o vicini tra di loro all'interno di una stessa area, ma considerateli da interpretare tutti e due insieme, come due fattori che genereranno qualcosa. Le distanze non contano, nemmeno la posizione rispetto ad altri simboli; conta solo l'area in cui sono contenuti, in maniera tale da capire la successione cronologica degli eventi). <3

    Ecco a voi i fondi:
    Mia dovrà interpretare questo qui.
    Adamas dovrà interpretare questo qui.
    Cameron dovrà interpretare questo qui.
    Gyll dovrà interpretare questo qui.
    Lucas dovrà interpretare questo qui.
    Blake dovrà interpretare questo qui.
    Erik dovrà interpretare questo qui.
    Valentina dovrà interpretare questo qui.
    Emma dovrà interpretare questo qui.
    Ryu dovrà interpretare questo qui.
    Lilith dovrà interpretare questo qui.
    Jessica dovrà interpretare questo qui.
    Howard dovrà interpretare questo qui.
    Ayla dovrà interpretare questo qui.

    Buon lavoro, e ricordate che qualsiasi interpretazione verrà fornita sarà accettata, sempre che sia giustificata dal corretto significato dei simboli. <3
    SCADENZA: 29/04/2020 alle 23:59


    Edited by Andrè De Long-Prée - 26/4/2020, 16:44
     
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44 replies since 3/4/2020, 17:25   1140 views
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