Posts written by Greyson A. Yaxley

  1. .
    I popcorn non erano arrivati, con suo sommo rammarico, ma lo spettacolo aveva finito per goderselo interamente. Il fatto che fosse gratuito e lui non coinvolto neanche per sbaglio in quella telenovelas di quarta categoria solo un punto in più all’altrimenti noia che avrebbe animato quella serata di gala. Non era andato lì per danzare, mangiare o pattinare; non era andato lì per trovare l’anima gemella o chissà quale altra stronzata sembrava animare i presenti. Lui era semplicemente arrivato a quel ballo per non cadere vittima di eventuali congetture e pippe mentali del gemello circa il suo stato di salute mentale. E non solo quello. Non era mai stato un tipo dedito alla socializzazione, neanche l’anima della festa, quanto più un attento osservatore di dinamiche interpersonali da poi plasmare, manipolare, per i suoi fini. Ciò che non credeva possibile, non del tutto, era l’interesse spasmodico della Lestrange, con il tentativo di sottrarsi all’escamotage che aveva messo su con Zuleyka ai danni del povero Beauvais, finendo però con lo scatenare un improvviso interesse in O’Connor per il tentativo di comprendere cosa esattamente stesse accadendo in quella testolina dai troppi ingranaggi, bloccati in un corpo pennellato da alterigia, empatia ad impatto zero -nel senso che zero era il livello posseduto dall’ex Serpeverde- e perché sembrava aver l’aria di una che voleva infilare il suo nasino all’insù in faccende che non la riguardavano. Non era a conoscenza della sua amicizia con la Lynch, al più del suo trovare insopportabile quella creatura perfetta della Murphy, cosa che lo portò a seguirla, fermarla ed analizzarla in un rapporto a due, seppur nel bel mezzo della Sala Grande. «Per una volta che ho trovato una tua frase degna di essere citata trovi qualcosa da ridire?» Si fece trovare pronto nel controbattere, assottigliando lo sguardo preferendo adottare quella linea e non dover scendere a patti col fatto di aver pensato la stessa cosa in due momenti diversi anche se per gli stessi attori che agivano in scene diverse. «Eh?» chiese incredulo, abbassando lo sguardo su quella mano che ancora stringeva, seppur con delicatezza, il suo avambraccio proprio quando la voce della Preside risuonò nell’aria in una delicatezza pari a delle unghie strisciate su una lavagna in ardesia. Le dita stavano lasciando libera la ragazzina quando il mondo sembrò venir giù. L’istinto lo portò ad afferrare di nuovo la consorella, mentre il tempo sembrava dilungarsi in interminabili millesimi di secondo, con il ritmo dettato dalle percussioni di un tamburo capace di far vacillare anche le gambe più solide al secondo rombo che arrivò. Polvere, intonaco e chissà quale altra diavoleria iniziano a piovere sulle loro teste, con Fitzgerald a trattare Deva come un sacco di patate, sballottandola alla ricerca di un posto sicuro che poteva essere rappresentata da un tavolo od una colonna portante. «Dove diamine lo trovo un pilastro in questo caos?» Un pensiero che gli diede il peso di non avere il tempo che aveva desiderato, finendo con il sovrastare con il suo fisico il corpo della giovane dalla lingua più lunga e affilata che avesse mai conosciuto, invitandola a rannicchiarsi sotto di lui, con la sua unica copertura un gomito a proteggersi il viso, fino a quando il delirio non cessò.
    Un silenzio di tomba, surreale, si levò tra i presenti prima che le urla iniziarono a farsi sentire. Sollevò la testa di scatto, liberando nell’aria ulteriori particelle di polvere e gesso, le palpebre a lavorare frenetiche per cercare di mettere a fuoco lo scenario di festa ormai rovinato. «Ho bisogno che tu stia bene, Brooks, dimmi che stai bene», si ripeteva come un mantra, affinché rendesse reale quelle leggende metropolitane che volevano un collegamento speciale tra due gemelli che avevano condiviso il grembo per diversi mesi. Sapeva che l’impavido Grifone non sarebbe rimasto con le mani in mano, portandosi al salvataggio in atto eroico di amici e non. Abbassò lo sguardo sull’unica persona che lui era stato in grado di proteggere in quel poco preavviso: una spina nel fianco impolverata sicuramente e sperava non ferita. «Tu, tutto okay?» La voce graffiante a non nascondere un briciolo di preoccupazione che provava per l’inglese.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Deva L. Lestrange, pensieri di preoccupazione per il fratello Brooks Ryan O'Connor.
  2. .
    Soffocò una risata a causa della risposta piatta della macabra bicolor che infestava la sua Sala Comune, condividendone ancora una volta osservazione e crescita di appendici sul panda che volò addosso alla McKenzy. «Da toro o da cervo?» Entrambi gli animali erano famosi nell’usare i loro palchi in fase offensiva e lui non sapeva propendere su uno dei due in particolare dato che entrambi avevano i loro pregi: il toro due buchi grandi, squarcianti femori manco stessi addentando marshmallow; i cervi… palchi più fragili che lasciavano frammenti minuscoli per altrettanti buchini facilmente trascurabili ma che erano i più probabili nel condurre a morte per dissanguamento.
    «Tragedia greca, di quarta categoria, in corso», annunciò, cambiando semplicemente lato per gustarsi al meglio l’esperienza. Il disastro che aveva visto in pista, con palle volanti sotto forma di panda rossi e la sua attuale cognata -«Ew, spero che quel coglione di fratello che ho rinsavisca presto»- a cadere con un tonfo sul ghiaccio, era nulla paragonato al melodramma che la sua Prefetta aveva creato con quello che aveva capito essere il suo ragazzo. O quello con cui scopava. O il suo migliore amico. Insomma, qualcuno. Aveva captato solo il cognome di Jessica, la studentessa dell’ultimo anno cui si era rifiutato al momento di mettersi in lista d’attesa per potersela fare anche lui, difesa a spada tratta dal Dioptase. «Nessuno che prende dei pop-corn?» occhieggiò i presenti, le pozze scure a perlustrare il viso ancora pieno di acne di un ametrino che si era fermato ad assistere. «Tu, vedi di prendercene un po’ a quel tavolo lì», indicò con fare svogliato l’angolo imbandito con le leccornie preparate dagli elfi domestici, trattando lo studenti al pari di un Tassorosso qualsiasi. Certe abitudini dure a morire. Avrebbe voluto infierire anche sul fratello -o era il gemello? cazzo, doveva crearsi un fottutissimo albero genealogico di quella famiglia- di Marlee se non fosse che la postura di Zuleyka avesse già dato risposta. Con un interesse pari a quello che nutriva per la pace nel mondo e gli zuccheri filati, sollevò il braccio che teneva sul parapetto per posarlo su quello della primina. «Ha già accettato di danzare solamente con me, stasera», non era vero nulla, ma sperava che l’altra non lo sbugiardasse, «stiamo solo aspettando la canzone giusta». Ovviamente dopo essersi gustato l’abbandono di uno -iniziava a sospettare che il melodramma fosse una caratteristica dei Dioptase- e l’arrivo di un altro di cui aveva vaghissimi ricordi ad Hogwarts, vide una Murphy sfrecciare via, ignorando le lingue lunghe delle due consorelle per mettersi alla calcagna della Lynch e dell’Ametrin. «Ma insomma, sti popcorn?» Quelli non arrivarono, ma il caro gemellino e la sua consorte zoppicante sì. Ignorò la seconda, mentre a Brooks rivelò un’occhiata che diceva visto? non sono rimasto in camera a crogiolarmi per l’assenza del tuo migliore amico, salvo poi stranirsi nell’avvicinarsi a Zul, mentre Deva sembrava volersene approfittare per scappare via. Agì d’istinto, senza soffermarcisi poi troppo. «Vedi cosa vuole mio fratello e poi raggiungimi», le avrebbe detto direttamente all’orecchio, affrettandosi poi verso la Lestrange, nel tentativo di arrestare la sua avanzata nei pressi del Dioptase di prima e una nuova ragazza. «Dove pensi di andare, princess Lyanne?» Non sapeva neanche perché avesse abbassato la voce di diverse ottave, occupando il suo fianco come avrebbe fatto un ragazzo qualunque, evitando di guardare apertamente quell’incidente che si stava verificando sotto i loro occhi. Un gioiello che veniva passato manco fosse il tesoro della regina trafugato dal palazzo regale, facce strane, spallate varie e… cosa cazzo aveva appena visto?! «Ti prego, se mai dovessi finire in quel modo ammazzami, un avada kedavra dovrebbe bastare», commentò a bassa voce, non rendendosi minimamente conto di aver tenuto per tutto il tempo le falangi posate sulla pelle diafana di lei.

    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Deva L. Lestrange, Zuleyka., Brooks Ryan O'Connor, James Beauvais.
  3. .
    Il gemello era una vera e propria spina nel fianco, però la sua vicinanza la si vedeva in piccoli gesti come quel cookie corredato di bigliettino che aveva lasciato per lui. Aveva gettato il biscotto ma il foglietto era finito in un diario che nascondeva sotto il materasso all'altezza del cuscino. Non aveva fame, non di dolce almeno e soprattutto non di biscotti, un odore che associava a Mc Callister. Il cibo era tornato ad essere solo qualcosa di cui servirsi al solo scopo nutritivo e nient'altro; il passaggio in sala comune solo per recuperare un plico di pergamene nuove da tenere di scorta nello zaino. Non si era chiesto però il perché Brooklyn l'avesse ringraziato. Giungere alla porta col batacchio salamandroso sgusciando tra gli altri studenti e dando qualche spintarella fu semplice, altrettanto invocare uno sciame di farfalle infuocate -giusto per riprovare l'ebrezza di tornare per un secondo al primo anno- ed incendiare la salamandra, pronunciando il suo nome con lo stesso entusiasmo di un funzionario amministrativo nel momento di fare una pratica: «Fitzgerald Garrett O'Connor». Si chiedeva sempre se col codice fiscale avrebbe fatto prima a superare l'ostacolo. Un mare di divise rosse e grigie balzò all'occhio dopo aver salutato con un rispettabilissimo «buon pomeriggio, professore» uno dei docenti che più stimava per carattere e terrore che disseminava tra i corridoi. Potevi vestirti con quanti strati volevi ma nell'aula di Brian Ensor ti saresti sentito sempre sulla cima dell'Everest. Scelse la fila dove vide due acquisti di quell'anno per gli Opali, fermandosi solo per fare un saluto al gemello con un'alzata di mento e scivolando accanto alla ragazza dagli incredibili occhi azzurri che conosceva da sei anni. «Principessa Lyanne, solo la seconda fila per te quest'oggi?» fu il suo saluto sarcastico, scivolando liscio come l'olio accanto a lei e scrutandola per qualche secondo prima di sporgersi verso l'asiatico. «Kwon» fu tutto ciò che disse al confratello che ancora non conosceva ma per cui doveva esser già grato di essersi ricordato il nome, se mai gli fosse interessato. Avrebbe aggiunto dell'altro in direzione della Lestrange ma Ensor diede inizio alla lezione, annunciando come le lamentele degli altri studenti fossero giunti alle sue orecchie oscure e che quindi non ci sarebbe stato nessun compito a sorpresa per loro. Questo però non significava che fosse diventato improvvisamente un messia. Lingue di fuoco si modellarono fino ad articolarsi in una domanda. Anche la sua mano si unì insieme a quella dei compagni, ma fu tra gli ultimi a prendere parola. «Fitz O'Connor», si annunciò, «Come hanno detto i miei colleghi per i popoli sassoni, i goblin erano creature mostruose e dall'aspetto grottesco, spesso di carattere malvagio ed egoista, avide di oro e beni materiali, creature magiche con varie abilità, simili a quelle delle fate o dei demoni. Per alcuni facevano parte del piccolo popolo e che nella categoria di goblin vi rientrano anche i lepricauni», osservò, facendo leva sulle sue origini irlandesi. «Nei paesi scandinavi sono associati ai folletti, legati al solstizio d'inverno e quindi al Natale. Anche qui presentano forme umanoidi, ma le loro vesti sono caratterizzate da colori vivaci, così come il loro carattere volubile o scherzoso, ma che quando vengono stuzzicati divengono vendicativi, servendosi della loro capacità di rendersi invisibili oltre che mutaforma». Prese una pausa, continuando a guardare il docente fisso negli occhi. «In realtà in ogni paese e civiltà i goblin assumono un nome proprio o caratteristiche diverse, come ad esempio i mogwai cinesi, piccoli esseri che si riproducono con l'acqua piovana, di solito si accoppiano e producono un grande lignaggio poiché la pioggia aumenta la loro lussuria. Una metafora dell'abbondanza che si trova anche nelle civiltà sudamericane». Concluse, voltandosi poi verso Deva una volta che l'attenzione di Ensor si fosse spostata da lui, facendole un'occhiolino dei suoi, come ai vecchi tempi.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Si siede accanto Deva L. Lestrange, nonché Joo-hyuk Kwon. Interagisce/pensieri con Brooks Ryan O'Connor.
    Risponde alla domanda.
  4. .
    Non era mai stato famoso per essere una persona paziente e quel poco di cui disponeva l'aveva moltiplicata diverse volte, manco fosse un moderno Messia, fino a quando era arrivato al limite. Nicholas era nuovamente sparito e, questa volta, l'O'Connor dopo settimane decise di chiudere la serranda a quella relazione che sembrava esser nata sotto la cattiva stella e naufragata prima del previsto.
    Odiava il “senno del poi” perché lo tormentava sempre, portandolo a mettere in discussione ogni singola scelta che faceva, seppur conscio del male che si auto-infliggeva. Se rimuginare fosse stato uno sport olimpico lui deterrebbe record mondiale per numero di vittorie, non proprio qualcosa di cui andar fiero. Era già andato oltre il suo credo con il Dioptase, concedendogli una seconda possibilità che però era sfumata via, neanche fosse stata neve al sole. Il sentimento acerbo, anche se totalizzante, stava lasciando spazio agli artigli dell'odio e lui non avrebbe di certo frenato quell'avanzata. E non era stato per le parole del gemello nel voler sapere se sarebbe rimasto o meno nella camerata. Avrebbe voluto scrollarlo dal suo mondo di farfalle e gorgosprizzi e fargli vedere che il suo completo era sul letto pronto per essere indossato. E quindi rispose con un laconico: «ti lascerò col fiato sospeso nell'attesa di scoprirlo». Tanto nell'eventualità in cui avrebbe smesso di respirare ci sarebbe stata Amalea cozza attaccata allo scoglio, altresì conosciuta come gatta attaccata ai maroni Davidson a praticargli la respirazione bocca a bocca.
    Nessun commento aggiuntivo su Mc Callister, anche perché non gli avrebbe mai rivelato che aveva preso la decisione unilaterale di porre fine a quella relazione: era piuttosto curioso di vedere quanto tempo ci avrebbe impiegato nello scoprirlo da solo. Probabilmente da lì alla fine di Hiddenstone, ovvero tre anni e mezzo.
    Non ci sarebbe stato nessuno ad attenderlo, né per lui a mettersi in fila al banco salumi all'ingresso delle altre Sale Comuni per recuperare qualcun altro; non ci sarebbe stato nessun presente a gonfiargli le tasche del suo abito rosso passione vendetta, dal taglio sartoriale e che lasciò sbottonato per far intravedere una camicia nera perfettamente stirata. Aveva smesso i panni verde-argento per abbracciare quelli del perfetto stronzo Black Opal. L'unico accessorio, tolta la bacchetta all'interno della tasca interna della giacca, era il suo claddagh che sfoggiava all'anulare destro. Chi fosse stato in grado di decifrare il significato celato nei modi di indossarlo avrebbe potuto dedurre in autonomia che fosse più libero di una gazzella nella Savana. Si pentì di non aver portato una pozione elimina coppie con sé, da spruzzare ogni qualvolta avesse beccato una coppietta in atteggiamenti amorosi, avrebbe potuto far appello a qualche incantesimo ma desistette vedendo che persino la Preside presenziava quel futile evento. Per non parlare poi della scelta di mettere una pista di pattinaggio nel bel mezzo della Sala Grande. «Merlino, dammi la forza per superare questa serata», pensò, posando gli avambracci sulla ringhiera della pista che tanto fissava con disgusto e godendosi lo spettacolo che gli altri stavano mettendo in atto. Del gemello ancora nessuna traccia -o almeno lui non lo vedeva tra tutta quella gente- ed andava bene così. Poi un raggio di sole oscuro illuminò la ragazza dai capelli bicolor con cui aveva diviso il banco in una delle lezioni del biennio special. Le si avvicinò, ignorando le altre -persino la Lestrange che era un anno dietro sin dai tempi di Hogwarts e con cui questa player non sa in che rapporti sono- tentando di stabilire una complicità. «Perché, allora, non lo rendi interessante?»
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Fondamentalmente non fa un cavolo. Interagisce con Brooks Ryan O'Connor in camera e poi si ferma a guardare, come i vecchi coi cantieri, gli avvenimenti della pista di pattinaggio con disgusto, fino a provocare Zuleyka.
  5. .
    Non appena il gemello camminò in direzione dei banchi Fitz allungò una mano, saltando la piattola della Davidson, per pizzicare il fianco di Brooks. «Hai sentito il tuo migliore amico?» Se il Dioptase avesse davvero risposto ad un messaggio del fratello e non al suo quella sarebbe stata la volta di una ritorsione come non aveva neanche sperimentato dopo esser tornato a scuola. Con Mc Callister era fin troppo morbido, il rischio che potesse infettare altri ambiti alto ed insostenibile. La prevenzione sarebbe stata la chiave di tutto.
    Almeno la sua compagna di banco, per quella lezione, era una di quelle che non si perdevano in inutili chiacchiere di circostanza. Un punto a suo favore.
    Il secondo arrivò alla confessione sussurrata dopo la sua battuta. Non avrebbe di certo fatto lo schizzinoso nel caso sarebbero stati futuri compagni di attività. Almeno per il momento, almeno per lui.
    «Santa Claus è venuto prima quest'anno» fu la sua risposta piatta sia alla vista delle carcasse che svelò il mago, sia al commento della compagna di banco.
    Quello che non si aspettava era la presa di posizione di un suo compagno di casa. Occhi al cielo e verso silenzioso accompagnarono lo scambio che ebbe col docente, cui seguì una risata smorzata alle insinuazioni di Zuleyka. «Sarebbe curioso trovare il modo di riportarli in vita», osservò, con un tono di voce basso da poter essere udito solo dalla proprietaria dei capelli bicolor.
    Il corpo esanime di un animale non meglio identificato fu il suo banco di prova per l'apprendimento dell'incantesimo. Il cioccolato delle iridi seguì gli arti piccoli, il corpo allungato dal pelo grigio macchiato di nero, soffermandosi sulla voragine che un tempo aveva ospitato la testa. Sul posteriore una coda rosata nella fine poteva ricordare quella di un grosso topo ma era proprio il manto a fargli storcere il naso. «Un opossum, magari?» La bacchetta compì un paio di volte la spirale che andava stringendosi per poi eseguire una stoccata; la formula arricciò la sua lingua ma nessun suono fu lasciato libero di vibrare attraverso le corde vocali.
    Iniziò a creare un'immagine mentale di una testa: piccola ed un po' schiacciata, naso umido e rosa da cui partivano sei vibrisse -tre per lato- ad occultare una bocca piccola che celava a sua volta denti piccoli acuminati. Orecchie appuntite nere dai padiglioni rosati furono l'altro tassello che aggiunse, concludendo il suo disegno con due grandi occhi verdi, quasi gialli. Mantenendo stabile quell'immagine nella sua mente mosse la bacchetta nel movimento che aveva provato, terminando con una stoccata proprio lì dove sarebbe dovuta esserci la testa di un opossum per sostituirla con quella di un gatto. «Elego Recresci».
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Brooks Ryan O'Connor e Zuleyka.
    Al posto della testa dell'opossum cerca di ricreare quella di un gatto.
  6. .

    jjNRSmM


    Role in Corso


    Stubborn Love - Nicholas Mc Callister
    Lezione DCAO - 22.23
    Jingle ball - evento, ballo di Natale 22
    Titolo Role - nome pg

    Role Concluse


    Lezione Alchimia - 22.23
    Lezione Divinazione - 21.22
    Hidenstone Games - evento inizio anno
    Fitz vs Giada - Lega Duelli
    Lezione Alchimia - 21.22
    Lezione Magia Verde&DCAO - 21.22
    Lezione Incantesimi&Pozioni - 21.22
    Even though I try not to, I can't help but want you - Nicholas Mc Callister
    Brooks vs Fitz - Lega Duelli
    Six feet under - Nicholas Mc Callister
    Lezione Antiche Rune - 21.22
    Man or a monster - Nicholas Mc Callister
    Stop the world I wanna get off - Brooks R. O'Connor, Marlee Beauvais, Thomas Roberts

    Edited by Fitz G. O'Connor - 11/12/2022, 17:12
  7. .
    Amava i primi freddi, quell'aria gelida del mattino in grado di resuscitare persino i morti, di schiarire anche i pensieri più confusi. Quello che però il suo corpo non apprezzava era l'umidità: un manto a gravare sulle sue spalle già provate dal carico scolastico per quella giornata. Seppur avesse organizzato il suo zaino neanche fosse stato un vassoio operatorio, bilanciando i pesi per non affaticarsi troppo, quella mattina si sentiva più curvo del solito. Eppure le spalle erano dritte, le braccia sincrone alle gambe che lo stavano portando all'aula di Alchimia, il capo in una inclinazione tale da dare sempre l'idea di star guardando gli altri sempre dall'alto verso il basso, un luccichio sprezzante nei suoi occhi che sarebbe scomparso solo se nei pressi ci fosse stato Mc Callister.
    Non quel giorno, però.
    Entrò in aula, un «buongiorno» al docente privo di calore e le sue fredde membra si diressero verso quel primo banco occupato da una dei nuovi acquisti per i Black Opal di quell'anno. Un cenno del capo in direzione della consorella seguì i movimenti canonici di chi sceglieva un posto, fregandosene altamente se la ragazzina avesse preso posto per qualcun altro. Non era un problema suo. Non era lui quello gentile degli O'Connor. Il gemello non era ancora nell'aula a rumoreggiare con la sua risata troppo forte e la sua bocca troppo larga -gli voleva bene, ma quel giorno sembrava volersene dimenticare- e lui poteva tranquillamente posare gli avambracci sul tavolo di lavoro, i gomiti oltre il bordo e le dita intrecciate tra loro a non disperdere il calore. Nonostante non fosse la prima lezione che seguiva con Mac Aodhagàin, Fitzgerald ancora non riusciva ad inquadrare il docente in qualche macroinsieme. Al momento oscillava tra quello dei brillanti, con la sacra triade Ensor-Olwen-Maverick, e il vorrei apprezzarti di più dov'era la Onfroy. Di certo si teneva ben lontano dalla docente di Pozioni che non riusciva proprio a sopportare. Pochi mesi e si sarebbe liberato di quella docente.
    La lezione iniziò, con il consueto dibattito sull'argomento del giorno: le chimere. Creature affascinanti, di solito nell'immaginario comune associate alla mitologia quando invero il miscuglio di razze e specie lo si poteva incontrare in qualsiasi parco assediato dai cani.
    Ascoltò quasi passivamente gli interventi dei colleghi, voltandosi incuriosito dalla mora quando prese parola. Si chinò quel poco che bastava ad essere udito con un bisbiglio ma senza invadere il suo s.s.p. sacro spazio personale. «Non ti facevo un'animalista, Zuleyka», un punto dato dallo sguardo che ne percorse l'intera figura non nascosta dalla posizione che erano obbligati ad assumere. Non vi avrebbe trovato alcuna traccia di lascivia, solo una piccola scintilla di curiosità. Aveva detto qualcosa che aveva stuzzicato il suo cervello, risvegliandolo un po' da tutto quel piattume. Manipolazione, una evoluzione che aveva la necessità di esser compiuta in fretta, poco sforzo e con migliori risultati.
    Poi si volse a guardare la Murphy che aveva tirato in ballo qualcosa che poteva essere classificato fino ad un certo punto. «Le conseguenze sarebbero la perdita dell'identità? Della ragione? Il mago, la strega, non diventerebbero altro che larve, no?» Prese parola, rimuginando sulle sue stesse parole. «Il problema poi diverrebbe il quando e il come, non solo il cosa. Potrebbe avvenire dopo una creazione, una decina o una doppia dozzina ma se fossero su creature, come dire, utili? E non distruttive? La rottura dell'alchimista avviene in base alla quantità o alla qualità? Secondo quale etica? Quella della società occidentale o della tribù africana?» Man mano la voce si abbassava, quasi a voler inglobare quelle parole nella sua sola testa per un prossimo film mentale dei suoi. «Comunque assodato che la chimera sia l'ibrido di più animali -per farla breve- potrei indicarle dei comunissimi ligre o tigone, incroci tra tigri e leoni in base ai vari accoppiamenti». Che i primi fossero frutto di un leone ed una tigre femmina ed i secondi di una tigre e di una leonessa poco importava. Così come l'incrocio tra i vari ibridi.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Fitz spara un po' di cose a caso. Si siede accanto a Zuleyka., si incuriosisce anche per la risposta di Erin Murphy.
    Cita il fratellino Brooks Ryan O'Connor nel post.
  8. .
    Tutto si era aspettato quel giorno tranne di ritrovarsi davanti lui. Se solo si fosse dedicato alla lettura dell'oroscopo quella mattina avrebbe potuto apprendere di come Venere fosse entrato da qualche parte in qualche altra, influenzando la sfera dell'amore, altresì in breve: attenzione! Vecchi ritorni di fiamma si profilano all'orizzonte. Con quello si sarebbe fatto una grande risata, ma nella realtà lo avrebbe preparato a non essere così sorpreso. Sia ben chiaro: la sua maschera da stronzo rimaneva perfettamente su, come una seconda pelle, ma era il cuore che non aveva capito più niente. Quel maledetto aveva preso a battere freneticamente quando l'aveva riconosciuto. Sia chiaro, ben prima che il suo sguardo aveva percorso la sua intera figura. Non lo avrebbe mai ammesso -lo avrebbe fatto settimane più tardi lol- ma aveva sentito la mancanza di quell'essere, non solo nel suo involucro esteriore -davvero troppo appetibile- quanto più per la sua anima. Fitz c'era cascato con tutte le scarpe sin dalla prima volta su quella panchina, rendendo vani i tentativi di tenerlo lontano dalla sua vita. Gli indizi erano stati tutti a favore di Mc Callister a partire da quel suo maledettissimo secondo nome fino al suo tocco e al suo sapore. E che dire poi di quel libro con quella dedica sdolcinata cui si era maledetto innumerevoli notti per aver lasciato scoperto e visibile il suo lato più puro, vulnerabile, ancora bambinesco. Perché erano i bambini quelli che amavano senza remore di sorta e pregiudizi. Ma lui non era più quel bambino. Era quello che gli piaceva credere in realtà, perché l'istinto di levare le sue dita un po' fredde ed alquanto tremanti per togliere via le lacrime che iniziarono a rigare quei tratti che lo avevano perseguitato giorno e notte. Quante volte si era fermato in un corridoio perché aveva realizzato che li cercava in ogni singolo essere che incontrava? Troppe, aveva smesso di contarle.
    Odiò quella parola ripetuta continuamente, una cantilena composta da cinque lettere che recavano in seno il balsamo per lenire le ferite di entrambi. E odiò se stesso per non avere avuto la prontezza di ritirare il suo braccio prima che potesse essere afferrato da lui. Debole, era un debole. Schiavo di quel tocco familiare che divenne finalmente reale, tangibile. Se lui lo stava toccando significava che poteva fare lo stesso? «Cosa stai facendo?» Un quesito che lo abbandonò in un rantolo carico di sofferenza, di paura. Perché dannazione profumava di buono? Di casa? Perché aveva sentito la necessità di appoggiare la fronte su di lui? Non riusciva a guardarlo in faccia e perché? «Nicholas», il suo nome per intero risuonava così freddo, distaccato, ben lontano dal calore e dai sospiri che accompagnavano il suo diminutivo. La mano libera era già volata sulla spalla, pronta a premere sulla clavicola per allontanarlo da lui fino a quando non arrivarono spiegazioni. Sgranò gli occhi. La più piccola di casa, quello che Emily rappresentava per lui, stava male. O almeno lo era stata. «Come sta lei?» Si era preso tutto il tempo del mondo, persino sordo ai singhiozzi di lui ed all'accenno di inferno che aveva vissuto. Anche lui ne era stato avvolto ma quanto si poteva sentire legittimato nello sbattergli in faccia che anche lui era stato avvolto dalle fiamme? Sorellina in fin di vita batte interesse amoroso del momento cento a zero. Chiuse gli occhi, strinse le labbra, rifiutando di perdersi in quegli occhi dolcissimi che lo imploravano di credergli. «Anche io ti ho pensato sempre» avrebbe voluto urlargli addosso, così come ricordargli che non aveva risposto a nessun messaggio. Per quanto intontito dal dolore perché non gli aveva risposto? Bastavano poche parole e lui avrebbe capito. Sarebbe persino andato da lui, finendo con l'essere un supporto effettivo e non un santino cui rivolgersi prima di andare a letto. «Non pretendevo mica un gufo... ma un messaggio del tuo magifonino sì», fu quello che riuscì a dire, riaprendo gli occhi ma non allontanandolo da lui, con il legame della sua mano che era scesa dalla spalla al petto. «Ho pensato che fossi scappato con mio fratello, ho pensato di non essere abbastanza, ho pensato che» si fermò, scuotendo leggermente il capo. Non era pronto a dire quanto miserabile ed inetto aveva creduto di essere. Fitzgerald Garrett O'Connor colui che non era all'altezza del cuore di Nicholas Evan Mc Callister.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone

  9. .
    Vedere il sorriso tra le bolle divenne una delle immagini più belle che aveva di Nicholas Mc Callister.
    Probabilmente il tutto bisognava attribuirlo al luccichio dello sguardo, alle labbra rivolte all'insù e quell'aria da ragazzo perbene ma che in realtà ti portava a volerlo riempire di pizzicotti, morsi e baci.
    E forse proprio perché stava immagazzinando cotanta bellezza, imprimendola nella sua memoria, entrambi non portarono granché in superficie, finendo col dimezzarsi un bottino che era decisamente scarno per le loro rispettive squadre che -ahimè- erano avversarie. Doveva concentrarsi se voleva fare una figura migliore rispetto alla prima prova ed il bacio che gli aveva dato una volta emersi dai fondali ne era la dimostrazione. L'aveva cercato anche lui, l'aveva stretto, baciato e non gli era bastato. Pertanto, quando lui chiese, di fatto, se finiva con l'unirsi a lui per un'altra immersione, O'Connor annuì dapprima ma terminò lo sguardo scuotendo il capo. «Magari ci vediamo alla prossima immersione, che dici?» Le gambe si muovevano frenetiche in quella bicicletta che era uno dei primissimi step per imparare a nuotare, muovendo le braccia solo per mantenersi stabile a galla. «Ehi! Questa me la paghi» gli urlò dietro, tossicchiando per gli schizzi di acqua salata che l'avevano colpito. Pochi, ma pur sempre motivo di una piacevole vendetta. Si immerse anche lui ma invece di seguirlo, l'Opale decise di rischiare ancora di più, fiducioso di trovare magari qualcuno della sua squadra con cui metter su un bel bottino. Scese, fino ad arrivare al baule numero cinque. O almeno ci sperava.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Azione 1: Cerca di recuperare il baule n. 5. Scherza con Nicholas <3.

    PP
    Coraggio: 6
    Empatia: 6
    Intelligenza: 5
    Resistenza: 5
    Tecnica: 6
    Intuito: 5
    Destrezza: 6
    Carisma: 8
  10. .
    Neanche il tempo di iniziare e si era trovato fuori dai giochi, colpito alle spalle -o per la sfiga al dado- da un suo compagno di Casa ma non di squadra. Avrebbe voluto torcere il collo a Wood, per cui aveva preferito starsene alla larga durante il banchetto e poi in Sala Comune. Tutti i sogni di giocare al gatto col topo con Mc Callister erano finiti in fondo ad un burrone. Forse un momento karmatico al suo essere fin troppo sdolcinato nell'ultimo periodo. Non gli apparteneva. Fino a lui.
    Superò indifferente slippini vari, costumi ginnici ed altri succinti, accontentandosi del suo bermuda hawaiano su fondo verde: la sobrietà. Certo aveva visto qualche ciambellina glassata ma nulla poteva competere con Mc Callister.
    Tenutosi in disparte con i suoi compagni di squadra Fitz l'aveva osservato da lontano, in particolare l'attrito con uno dei Beauvois che aveva richiamato il suo gemello a far da pompiere. In altre occasioni sarebbe scattato ma il ragazzino si fidava del sangue del suo sangue, così lasciò che fosse lui ad intervenire rimanendo in disparte nel caso fosse servito fare un'entrata ad effetto.
    Guadagnò il largo in poche bracciate, servendosi di un paio di occhialini messi a disposizione, rimanendo piacevolmente sorpreso nel non trovarne l'acqua ghiacciata. Era quasi una tentazione quella di continuare a nuotare lontano senza pensare minimamente alla gara in atto, ma alla fine andò giù. Non si preoccupò di fare un lumos: le bacchette degli altri erano capaci di creare una sorta di città sotterranea con tutte quelle luci accese sulle loro punte. Vide Emma fiondarsi verso il Prefetto dei Dioptase, Giada affaccendata con qualcun altro mentre degli altri compagni non riusciva a scorgerne alcun profilo.
    Quello però che riuscì ad individuare fu un corpo a lui fin troppo familiare. Un sorrisetto si dipinse sul suo viso, avanzando con grandi bracciate ad arco alle sue spalle con la ferrea volontà di farlo spaventare mentre cercava di sollevare uno dei bauli più leggeri. Niente parole sott'acqua ma il calore delle sue mani sulla sua pelle avrebbe dovuto riconoscerli. Avrebbe voluto semplicemente dirgli <b>«sono io» finendo però col virare su un piccolo bacio sarebbe stato lasciato sulla sua nuca, superandolo poi fino a raggiungere il lato opposto rispetto a lui. Un'occhiata al baule e poi una a lui, come a volergli dire: «almeno in questo siamo insieme». Meglio unire le forze e dividere il bottino con la propria metà che cercare di sopravvivere e trascinare qualcosa verso la superficie totalmente da solo. Sollevò l'indice, il medio e poi l'anulare e poi avrebbe cercato di recuperare il baule con Mc Callister.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Azione 1: Cerca di recuperare il baule n.2 con Nicholas <3.

    PP
    Coraggio: 6
    Empatia: 6
    Intelligenza: 5
    Resistenza: 5
    Tecnica: 6
    Intuito: 5
    Destrezza: 6
    Carisma: 8
  11. .
    «Quindi... dovrei fidarmi di te per uscire di qui», O'Connor suonava scettico mentre se ne stava bendato, nel labirinto, a parlare con uno spirito sotto forma di coniglio. Si era aspettato un'anaconda o una tarantola, ma non di certo un coniglio dallo sguardo vispo ed il manto caramello. O almeno era quello il colore che aveva assunto prima di esser privato dalla vista. «Sei per caso un ossessivo compulsivo? Ripeti le cose di tre in tre», il fastidio nelle parole dal suono dolce dell'animale con vibresse. Era vero: non era la prima volta che aveva dato fiato a quell'osservazione, ma per lui affidarsi a qualcun altro non era poi così facile. Allungò la mano priva di bacchetta, muovendo le dita nell'aria alla ricerca di qualcosa di solido contro cui scontrarsi. Non trovò nulla, ma in compensò sentì tipo un sibilo provenire dal coniglio. «Un po' più a destra» il sarcasmo era palpabile. Che fosse come lui ma in versione zannuta? «Un paio di passi ancora e poi abbraccerai una catasta di tronchi traballanti». Appunto. Scosse la testa, riportando la mano lungo il fianco e puntando in avanti la bacchetta. «E dove dovrei andare allora?» Si stava infastidendo. Un fruscio alla caviglia sinistra gli fece compiere un piccolo saltello in avanti, con un versetto che di profondo e roco aveva ben poco. «Dieci passi in avanti e cerca di mantenerti sulla sinistra», nonostante il movimento del capo in segno di sconforto la benda resisteva perfettamente attorno alla sua testa. Seguì il comando, a cui ne seguirono altri sulla stessa linea. Niente indovinelli, numero di passi esatto ed indicazioni standard, precise e fredde proprio come piacevano a lui. Il coniglio gli aveva fatto evitare un tappeto di fogliame che nascondeva una corda a cappio che avevano circumnavigato con ventisette passetti -passetti eh, non passi- a destra e una mezza dozzina verso nord; una pozzanghera verso cui però lui era saltellato lungo il bordo schizzandogli la piega dei pantaloni della divisa -era consapevole di come il coniglio si fosse vendicato di una sua battutina sul volerlo fare al forno con due patate extra croccanti- ed un'innumerevole insieme di svolte improvvise e rettilinei che però gli avevano graffiato l'avambraccio perché non aveva calcolato bene la distanza, nel rapporto saltelli conigli e larghezza dei passi umani, i suoi passi. In realtà era una questione di fiducia profonda che mancava del tutto. «Spero che i tuoi salti siano meglio di come tieni l'equilibrio su un tronco», la manica della camicia passò per l'ennesima volta sulla fronte imperlata di sudore. «Che vorresti dire?» Articolò biascicando, con la bacchetta posata sul ginocchio, il busto leggermente verso il basso e il tentativo di recuperare un po' di respiro ed energie in un colpo solo. «Stiamo per arrivare all'uscita ma per farlo dovrai saltare una decina massi disposti ad una distanza irregolare». L'aplomb con cui aveva detto tutto ciò era invidiabile, soprattutto perché l'animale aveva degli occhi di cui servirsi. Lui no. «E fossi in te eviterei di cadere». Aggiunse, con non curanza, senza rivelargli altro. «Altrimenti?»
    «Meglio che tu non lo sappia».
    Voleva strangolarlo. Ma era giunto fino a lì, non valeva la pena mettere tutto a rischio quando mancava poco al traguardo.
    «Okay, dimmi che devo fare».
    Ora: immaginate di essere su un piede solo -e perché proprio quello su cui vi sentite maggiormente malfermi?- con le braccia aperte e mosse a mulinello nel tentativo di riprendere l'equilibrio dopo un salto che aveva sbagliato a dosare la forza di salto. «Abbassa l'altra gamba, non fare la gru» ed in effetti un po' ridicolo lo era in quella posizione, «ma non pensarci neanche di posarla sul masso e spostare il piede su cui sei. Piede a martello!!»
    «Com'è il piede a martello?» La tensione iniziava a farsi sentire e la gamba tremare.
    «Dritto, semplicemente dritto» sarebbe stato meglio dire parallelo al terreno, per apprezzare la sua puntigliosità ma... alla fine ci riuscì. Per pochi secondi, ma lo fece, giusto il tempo per caricare il prossimo salto. «Quanti ne mancano?»
    Il sudore ormai colava lungo le tempie e sentiva l'umidità lungo la schiena. Non vedeva l'ora di tornare nel dormitorio per farsi una doccia. «Uno solo, principino».

    Odiò la luce che lo accecò una volta che la benda fu tolta via -magicamente, che domande- e mandò l'etichetta a farsi un giro quando sollevò il lembo della camicia per passarsela sul volto. «Coniglio, è stato un piac-» si interruppe, vedendo una proiezione del docente fluttuare a pochi passi di distanza da lui e dal coniglio. Non era ancora giunto il momento del commiato, visto che... una volta sparito De Long-Prèe, apparve una rana gigante. «Amica tua?» sibilò a denti stretti, sollevando il catalizzatore per muoverlo in quella che era un'onda. «Aqua eructo» pronunciò, mentre il famiglio spiritico diceva «troppo debole per lui», ed infatti lo zampillio che avrebbe dovuto essere un piccolo gayser d'acqua non ebbe la forza che aveva voluto. Riprovò con un «anteoculatia», ma le corna non si generarono neanche per sbaglio, visto che mancò il testone della rana. «Confundus, farfallus explodit, oppugno» il lampo colorato degli incanti illuminava lo spiazzo davanti a lui, con il coniglio che saltellava di qua e di là con una espressione di disgusto sul muso. «Cosa c'è?»
    «O lo tratti come un animale o lo trasformi in una cosa, usa la testa», ma anche l'intuito. E così Garrett eseguì un triangolo in senso orario seguito da una stoccata al suo centro. «Elego muto», il getto blu avrebbe puntato alla zampa posteriore più vicina, immaginando che essa divenisse un blocco unico di granito. «Elego muto», colpire anche una anteriore non sarebbe stata male.
    «Vediamo un po' che hai fatto, ragazzino».
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone

  12. .
    Poteva essere un vero demone tentatore quando voleva. E cosa c'era di meglio nel metterlo in grande spolvero con Nicholas per fargliela pagare del suo ritardo? Non aveva tenuto però in conto le reazioni del suo corpo. Non per nulla si allontanò veloce, mettendola sotto forma di gioco e di fretta per arrivare in tempo a lezione. Per una volta niente aula, ma tanta aria aperta, una scelta che voleva sfruttare -molto probabilmente- le belle giornate di cui ancora godevano. Un rimbrotto al fratello gemello che, a parer suo, non aveva imparato ancora a mandare messaggi, un movimento di chioma giusto per farlo arrabbiare ed un accenno di assenso alla proposta di trascorrere il primo fine settimana utile al villaggio. Nuovo anno, vita nuova. Sperava solo che durasse, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce. Così come quel caro misto a preghiera di lui. Che volesse vendicarsi per averlo chiamato raggio di sole? Ad ogni modo la lezione con tanto di ospite ebbe inizio e Fitz chiuse la bocca, limitandosi all'esercizio del sollevamento occhi in merito al comportamento che il gemello teneva con la sua ex migliore amica ed ora ragazza. Anche lui risultava sdolcinato allo stesso modo?
    Quesito a cui non avrebbe potuto -ma anche voluto- dar risposta visto che la lezione ebbe inizio. Il compito poteva sembrare easy per una persona che era abituata ad ascoltare il suo io più profondo, più sentito, ma per lui sarebbe stato arduo scavare con gli artigli, tranciare quella patina di freddezza che lo permeava ormai da anni. Fitzgerald non era il sole come Brooks, piuttosto era l'oscurità, l'ora più buia della notte. Aveva un modo di scherzare tutto suo che non rientrava nel mero schema delle relazioni socialmente accettabili; rifuggiva dal contatto fisico, tranne dovute eccezioni -com'era stato per Louise, ma solo perché annebbiato da McCallister- ed era decisamente ambizioso, delle volte andando ben oltre le proprie capacità.
    Qualcosa stava cambiando, non si sentiva più lo stesso Garrett che aveva varcato i cancelli di Hiddenstone un anno prima. Si era lasciato attraversare dalla vita, prendendone gioie e dolori, indossandone ogni singola sfumatura. E lo comprese mentre tracciava un cerchio per ritagliarsi il suo spazio di contatto con lo spirito animale; lo accettò quando si sedette, chiudendo gli occhi e sprofondando in luoghi che aveva sempre evitato. Inizialmente aveva virato con la fantasia a qualche animale squamoso, dalla lingua biforcuta e dalle pupille dritte ma non gli sembrava più calzante; era passato poi ad un animale notturno ma i gufi e le civette non delineavano davvero o del tutto il proprio carattere nelle mille sfaccettature. Consapevole che non avrebbe mai trovato nulla che finisse col calzargli come un abito di sartoria, O'Connor ebbe l'illuminazione con le parole dell'ospite, Andrew Barber, ed il suggerimento che l'animale guida potesse ricalcare quello del patronus. Ma non era propriamente quello a farlo scattare ed accettare quello che probabilmente si stava già presentando, manifestando, bensì la possibilità che esso potesse cambiare, così come un patronus, così come la propria personalità, i tratti distintivi di un carattere semplicemente vivendo. La letteratura era piena zeppa di persone che avevano segnalato il cambiamento del proprio Patronus, indi per cui tale concetto poteva essere perfettamente traslato anche a quel compito. Lui amava indossare colori scuri, possibilmente total black, viveva con distacco e superbia, senza mai tirarsi indietro nel dire le cose come stessero anche quando il caso non lo avrebbe permesso, mentre in realtà era una persona coraggiosa, amorevole e tutto quello grazie ai sentimenti che da diverso tempo albergavano il suo cuore. «Manifestati», un pensiero che avrebbe cantilenato mentre vide un'ombra grigia avvicinarsi, mentre ogni fibra del suo essere era impegnato ad invocarlo con il chiaro scopo di renderlo materia. «Manifestati». Davanti a lui comparve un animale famoso per la sua velocità ma anche per la sua idiozia, oltre che per istillare dolcezza e tenerezza nel cuore degli animi più sensibili, dimenticandosi che rappresentasse anche la furbizia, la superiorità e l'amore passionale. In sostanza, davanti a lui comparve un coniglio.
    Un coniglio con il dono della parola e dalla volontà di esser risposto ad una domanda. «Cosa sono le pratiche divinatorie naturali? E quelle artificiali?» Il sopracciglio si sollevò, la bocca si seccò e Fitz iniziò a metter in ordine i pensieri. O almeno ci provò. «Sono due modi diversi per classificare la divinazione secondo la loro macro-natura, intrecciandosi con il metodo induttivo o deduttivo a seconda dei casi». Stava divagando, doveva ritrovare il focus. «Ad ogni modo le pratiche divinatorie artificiali sono quelle esercitate attraverso l'analisi di oggetti e simboli prodotti dall'indovino, come potrebbero essere i mazzi dei tarocchi che si sono autocostruiti o dei simboli tracciati con un composto creato durante un rituale», lo sguardo non perdeva di vista l'animale. «Invece, per quanto riguarda le pratiche divinatorie naturali sono tutte quelle che si presentano senza l'intervento diretto del vate. Il segno lasciato da un fulmine, la crescita di un albero. Tutto ciò che non può essere manipolato dall'influenza di un indovino».
    Se la risposta data fosse stata ritenuta esaustiva il ragazzo si sarebbe diretto al labirinto, portandosi le mani agli occhi ormai celati da una benda comparsa magicamente, dimentico che quello spunto fosse stata l'ultima cosa pronunciata dal professore.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone

  13. .
    Trovare il suo posto fu semplice, ancor più minare la stabilità di Mc Callister che ricambiò il favore circondandogli i fianchi. Nessuna traccia di imbarazzo, neanche quando avvertì gli occhi dell'ametrina su di loro. Era così in pace -un abominio se provava a pensarci- da azzardare un complimento e persino avanzare la mano e stringere quella porta dalla De Maris. «Fitzgerald», non pronunciò quel secondo nome che sapeva tanto di vita passata. Scambiò uno sguardo con lui prima di volgerlo verso la zona dove si trovava quella panchina che...
    La Preside fu provvidenziale con il suo discorso, così come il mettersi in fila dietro Nick prima di pescare il suo fiocco di neve. L'esatto opposto del giallo della stella marina che lui aveva pescato. «Non è sempre stato così?» In realtà era vero quanto detto dal nato sotto la costellazione dell'aquario, ma gettarlo in confusione era sempre una meraviglia.
    Camminò fino ad incontrare gli altri possessori del simbolo dell'inverno, la sua stagione preferita, trovandovi l'ennesima Beauvois. Spuntavano come funghi! «My Queen», si conoscevano più che di vista, causa il rapporto tra il suo gemello e sua sorella, ma in realtà non aveva mai approfondito nulla. Perché mai sprecare fiato? Nah, quello era prima di lui. Riconobbe anche una compagna di casa di Nicholas, mentre le bionde furono a lui sconosciute -forse quella più grande era Prefetta?- mentre l'altro ragazzo del sestetto lo conosceva fin troppo bene. Black Opal come lui, serpeverde come lui. Blake Barnes, un nome, una garanzia. Troppo pieno di se. Ed infatti non si scompose quando affermò che tutti -tranne lui, che domande- fossero scarsi. Anche se... aveva appena detto di essere quello più portato? Ad ogni modo annuì alle parole che seguirono, al focus sui ragazzi dell'ultimo anno e del quarto, tra cui anche la capitana di quidditch degli opal che non si sarebbe mai sognato di toccare (sarebbe alquanto cringe la cosa per questa narratrice). L'avrebbe lasciata ad altri.
    Quanto a lui la sua strategia era solo una: nascondersi fino a quando il vero cacciatore non fosse arrivato a prenderlo. Avrebbe tentato di servirsi di una di quelle torrette diroccate fatta interamente di pietre sovrapposte, sperando di entrare al loro interno per trovare riparo. Ovvio che avesse delle pozioni bianco latte con lui, ma non era quello il momento di usarle.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Louise De Maris e Nicholas Mc Callister.

    Azione 1: Cerca di nascondersi in una struttura di pietra.

    PP
    Coraggio: 6
    Empatia: 6
    Intelligenza: 5
    Resistenza: 5
    Tecnica: 6
    Intuito: 5
    Destrezza: 6
    Carisma: 8
  14. .
    "La vita regala questi momenti di gioia nonostante tutto". Quella frase gli era rimasta impressa, insieme a tante altre in verità, di un libro di un'autrice nata a poche miglia dalla sua città natale. Per quanto fosse giovane secondo l'anagrafica, Garrett si sentiva più profondo, vissuto e provato rispetto ai suoi coetanei. O semplicemente era un vecchio dentro. Un vecchio dentro che stava vivendo uno strano periodo di calma, pari all'estasi ultraterrena se messa in confronto al suo passato.
    Mani in tasca, era al portone d'ingresso spalle al muro e caviglie incrociate. Era arrivato qualche minuto prima rispetto all'orario pattuito ma sperava che Mc Callister muovesse il suo posteriore il più in fretta possibile perché, nonostante la sua fase di buon umore fosse costante e continua nel tempo, odiava arrivare in ritardo. Il suo magifonino vibrò nella tasca dei pantaloni della sua divisa, tirandolo fuori e pregando silenziosamente che non fosse quella del dioptasio che lo avvisava di un eventuale ritardo. Era il fratello. Un verso a metà tra lo sbuffo e la risata lo colse. Persino quel testone era già arrivato al party. Spoilerare andava di moda negli anni dieci, aggiornati. Sebbene ci fosse stata un po' di maretta, nonché un paio di elefanti in mezzo al soggiorno, Fitzegarld voleva bene alla sua metà della mela anche se non era in grado di dimostrarlo come avrebbe voluto. Tienici un posto piuttosto, non specificò per chi fosse l'altro, non c'era il bisogno di farlo.
    Non appena intravide il profilo del suo *inserire qui parola giusta* l'irlandese lo afferrò per il bavero della giacca per tirarselo addosso e al tempo stesso scostarsi dalla porta, finendo con l'essere incredibilmente vicino a quelle labbra invitanti. Doveva resistere. «Non trovi che sia oltremodo oltraggioso che esistano anche qui la divisione per case?» Si avvicinò fino a scivolare con la bocca al suo orecchio, abbassando di diverse ottave la propria voce. «Immagina i vantaggi di avere i dormitori divisi solo per genere», sfiorò con le labbra la carne dell'altro consapevole già del guizzo dei muscoli lungo la colonna vertebrale.
    Indietreggiò di scatto, un sorrisetto da schiaffi sul volto e tre gradini già a separarli. «Muoviamoci, quel LAB mi sta fissando minaccioso da almeno un quarto d'ora».
    Il tempo da lì fino all'ultimo cartello fu troppo breve per i suoi gusti, ma dopo un «buongiorno» pronunciato con rigore verso i due uomini siti a quello che sembrava un verso proprio ingresso, si aggregò al gruppetto del gemello. «Forse per una volta ci hai preso, fratellino», il braccio a circondargli mollemente il collo per abbassarlo e scompigliargli la chioma ingestibile che si portava sin dalla nascita.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Saluta prof ed ospite. Interagisce principalmente con Nicholas Mc Callister e quella piattola di suo fratello.
  15. .
    Fitzgerald trascinava i piedi sollevando, ogni tre passi, un po' di polvere e una manciata di pietrisco mentre avanzava sospinto dal movimento della folla verso il luogo designato per l'inizio della tre giorni di giochi made in Burke. Sembrava quasi che la vita vera stesse accadendo da qualche parte lontano da lui, visto che, mani in tasca, sembrava più seguire l'onda che cavalcarla. Per una volta non aveva la smania di primeggiare, guadagnarsi il posto in prima fila a suon di spallate -la cui colpa scaricava puntualmente su terzi- e sibili, perché sapeva che la sua destinazione fosse a non più di qualche centimetro di distanza da colui che era tornato a recriminarlo. O almeno così gli piaceva pensare.
    Ed eccolo lì vicino a Louise -o Louisa, non aveva mai registrato davvero l'ultima vocale del suo nome- bello come il sole, tanto da far male. Non era un amante delle prove sportive però l'aria di novità l'aveva portato a non prendere posto negli spalti accanto a chi aveva deciso di non scendere in campo. «Little sunshine», si era chinato al suo orecchio, sussurrando il saluto sulla pelle che sperava sollevarsi in quella che comunemente veniva definita pelle d'oca. Non sapeva il perché di quel nomignolo, tantomeno da dove provenisse, l'aveva semplicemente lasciato libero di volare fino a lui. «L'estate ti ha donata, ti vedo proprio in forma», si intromise l'opale nella conversione tra i due sulla scia delle parole del Dioptase prima di tacere per colpa della donna che aveva preso parola. Lasciò che l'ologramma brillasse su di loro, studiandone gli effetti della luce sul volto di Nicholas piuttosto che soffermarsi su quelle che sembravano torrette di guardia spuntate come funghi all'interno del perimetro. Così come i suoi occhi si puntarono sul fondoschiena di lui mentre erano in attesa del proprio turno per pescare l'oggetto che forse l'avrebbe portato lontano da Mc Callister. Sperava che il fato non fosse loro avverso. «Che Odino me la mandi buona» ed infilò la mano per pescare la sua condanna. O la sua gioia.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Louise De Maris e Nicholas Mc Callister.

    Pesca l'oggetto.

    PP
    Coraggio: 6
    Empatia: 6
    Intelligenza: 5
    Resistenza: 5
    Tecnica: 6
    Intuito: 5
    Destrezza: 6
    Carisma: 8
50 replies since 28/8/2021
.
UP