DCAO & Divinazione & Incantesimi - esami mago 2020/2021

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    Brian Ensor | Docente DCAO
    L'atmosfera era tesa come un'indistruttibile corda di violino tesa sul futuro scolastico degli studenti.
    L'ultima prova che avrebbero dovuto superare in quella estenuante giornata era quella che rinchiudeva al suo interno ben tre discipline: Difesa Contro le Arti Oscure, Incantesimi e Divinazione. Il collegamento tre le prime due era pressoché ovvio, mentre Divinazione era quella branca così versatile da intrecciarsi con qualunque cosa e in questo caso specifico nella peggiore prospettiva per i ragazzi, ma lo avrebbero scoperto a breve.
    Attraversando le strette e alte vie del labirinto, gli studenti sarebbero arrivati dinnanzi a un grande spiazzo, caratterizzato da una sorta di un grosso tavolo in legno di quercia al suo centro. Avvicinandosi gli studenti avrebbero potuto leggere un foglio di pergamena fissato con un chiodo.
    Questa prova metterà alla prova non solo le vostre conoscenze nelle nostre discipline, ma anche la vostra capacità in quanto maghi. Il testo proseguiva con l'illustrazione di quattro figure a dir poco orripilanti: un kraken, un Ifrit, un Djinni e un golem. Questa sarà la forma delle creature che dovrete affrontare, ma come ben sapete non tutto è come sembra: Non dovrete sfidarvi contro di esse, bensì contro una loro manifestazione. Il discorso era complicato, ma gli studenti che erano stati particolarmente attenti durante le lezioni di Divinazione sapevano di cosa si trattasse.
    I demoni che si collocano nel gradino più basso della loro piramide gerarchica non hanno una forma tangibile e tendono ad assumere forma diversa in base all'elemento a loro più vicino, non essendo ancora in grado di canalizzare al loro interno l'oscurità.Il vostro compito è quello di esorcizzare uno dei demoni situato in una delle quattro incroci che vi si pongono davanti. Ci sono quattro vie per quattro elementi.
    Sul tavolo oltre che la pergamena erano stati poggiati quattro mucchi di frammenti di pietre: smeraldi, rubini, zaffiri e topazi. Era chiaro che i ragazzi avrebbero dovuto sfruttare la branca della divinazione che si specializzava proprio sull'uso di quelle pietroline per comprendere dove si trovava il demone da affrontare.
    Chiudendo gli occhi e concentrandosi, gli studenti sarebbero stati in grado di vedere la propria aura colorata e posando le mani sopra un determinato mucchietto sarebbero stati in grado di percepire grazie a particolari vibrazioni quale via percorrere. I colori erano sicuramente abbinati agli elementi.
    Per questa prova è richiesta la massima serietà ed è superfluo dire come non ci siano altri metodi per superare la prova se non quello di combattere. Qui di seguito scoprirete le assegnazioni che abbiamo pensato per ognuno di voi.

    Ad affrontare il demone più legato all'elemento del fuoco saranno Cameron e Mia.
    L'acqua toccherà a Ciaran, Elizabeth e Howard.
    Per il vento sono stati scelti Emma e Adamas.
    Combatteranno la terra Gyll e Ryu.

    Naturalmente se affronterete un demone che non vi spetta, la prova avrà un esito negativo al di là di come vi muoverete sul campo.


    RevelioGDR


    Miei piccoli cuccioli di snaso, benvenuti nella prova di DCAO, Incantesimi e Divinazione!
    Per essere più chiaro scrivo qui di seguito cosa bisogna fare:

    1- Usare la litomanzia per scoprire quale ingresso dovete prendere (ricordo a tutti che potete scegliere il colore della vostra aura, ma sarà quella a vita);
    2- Naturalmente gli zaffiri vi porteranno contro il demone elementale d'acqua (a forma di Kraken), i rubini con quello di fuoco (Ifrit), smeraldi con quell' d'aria (Djinni) e topazi con la terra (Golem)
    3- Vi chiediamo di usar un MINIMO di due incantesimi di esorcismo/offensivi e 2 elementali/curativi

    Faccio un recap della situazione e vi do una vaga traccia dell'ambiente in cui affronterete la prova

    Fuoco -> Cameron e Mia: Proseguite lungo il percorso più a nord. Il verde scompare in favore di quella che pare essere sabbia. Giungete a uno spiazzo e vi pare di trovarvi all'interno di un'illusione. Dinnanzi a voi c'è un deserto e la temperatura è altissima.
    Acqua -> Ciaran, Liz e Howard: Ciò che caratterizza maggiormente la seconda via è l'umidità. alla fine del corridoio sentite il rumore costante dell'acqua che precipitava. L'illusione che pervade la vostra prova non sarà da sottovalutare. Dinnanzi a voi, in lontananza, v'era una cascata e lo spiazzo è quasi interamente riempito da un lago profondissimo. Ci sono numerosi scogli e un pontile instabile pare condurre verso il centro dello specchio d'acqua dove probabilmente sarebbe emerso il demone.
    Vento -> Adamas ed Emma: la terza via procede con una salita lunga, ripida, faticosa. Al termine di queste l'illusione che accompagna il vostro spazio non è adatta per i deboli di cuore. Le mura scompaiono e al loro posto un profondissimo strapiombo fa tremare il cuore. Il sentiero vi conduce su una sorta di arena circolare e cadere da lì porta senza dubbio a morte certa.
    Terra -> Gyll e Ryu: A voi tocca la via più a sud. Procedendo vi ritroverete a far il vostro ingresso in una grotta. Lì è umido e la visibilità è limitata. I soffitti sono alti e il rischio di generare una frana rappresenta il vostro peggior timore o almeno lo è stato fino all'incontro con il demone.

    Dato che si tratta di un elementale e non di quelle reali creature, non preoccupatevi se non le conoscete (al massimo cercato una foto per vedere come sono) dato che vi attaccheranno principalmente in maniera offensiva o con il loro elemento.
    Avete piena libertà nel muovere il demone elementale e di decretare il successo o il fallimento delle vostre azioni. Rendete il tutto il più coinvolgente e realistico possibile, non sfociate nel Power playing e divertitevi <3
     
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    Era arrivata finalmente all'ultima prova (non per questa player che si è lasciata Antiche Rune per ultima) e Gyll era veramente stremata. Non era mai stata così concentrata alle lezioni, aveva recuperato quell'attenzione e l'aveva riversata su tutte quelle prove che era costretta a sostenere in un'unica giornata.
    Questa l'avrebbe vista mettersi alla prova in ben tre delle discipline che aveva studiato, forse quelle che più preferiva, doveva ammetterlo. Avrebbe infatti tentato di metterci tutta la sua maestria nel non combinare troppi danni, in quella prova.
    Arrivata alla stanza di quelle tre discipline, si avvicinò con cautela al tavolo di quercia. Con cautela, sì, perché c'era pur sempre di mezzo il professor Ensor che a suo parere avrebbe fatto di tutto pur di far saltare in aria qualche studente e averne qualcuno in meno a lezione.
    A questo tavolo c'era un foglio, lo lesse stando attenta ad ogni parola. Vide le creature che avrebbe dovuto affrontare e quasi sbiancò all'idea di trovarsi da sola, con una di quelle creature pronta a papparla per intero. Una loro manifestazione, per fortuna, non loro. Ciò era comunque poco rassicurante, eh. Ensor ci aveva messo proprio del suo, maledetto.
    Ok, quindi avrebbe dovuto scegliere un sassolino in base a quello che le diceva la litomanzia e poi cercare di non morire con il demone che le avrebbe fatto ciao ciao.
    Bene, poteva iniziare e sperare di uscire viva da quella prova.
    Per prima cosa guardò le pietre sul tavolo di legno e ne osservò le posizioni casuali che potevano più che andar bene, quindi cercò di svuotare la mente da qualsiasi altro pensiero e di respirare lentamente così da poter regolare anche il battito del cuore. La divinazione era una delle discipline che più amava, forse la sola per la quale davvero si impegnava.
    Alla chiusura dei suoi occhi, solo quando la concentrazione fu delle migliori, avvicinò le mani presso le pietroline e iniziò veramente la magia. Il flusso magico sembrò attivarsi e fu in quel momento che la sua aurea rossa fu più che evidente. Un rosso caloroso, quasi come se fosse il colore dei suoi stessi abbracci. Sentiva correre il flusso magico lungo il suo corpo, riempirla di energia. Il percorso del flusso quasi pareva avvicinarsi a metà della fronte. Un leggero sorriso, quasi consapevole di quello che stava accadendo, mentre immaginava il suo flusso scivolare verso le mani e solo quando lo sentì scorrere energico in quella direzione riaprì gli occhi e cercò di percepire le vibrazioni delle pietre. Osservava i sassi, cercando di percepire quale fosse stata la sua scelta. Poi una visione e quelle vibrazioni si trasformarono in una grotta, alta e umida, dove un golem c'era ad aspettarla e la vibrazione maggiore sembrò quella proveniente dal topazio.
    Quando la pietra fu afferrata, la strada a sud venne intrapresa dalla mezza-veela; avrebbe continuato fino a giungere nella grotta che la sua visione le aveva mostrato. Prese un respiro profondo e vi entrò. La visibilità era molto bassa, quindi la prima cosa che fece fu di chiudere gli occhi e toccare dolcemente la guancia sotto di essi «Visibula Noctambulus.» - così da riuscire ad avere una buona visibilità al buio di quella grotta. Quindi avrebbe proseguito, sentendo l'umido entrare fin dentro la sua divisa. Si guardò attorno, valutando che quella grotta avrebbe potuto crollare al primo forte scossone, questo poteva essere davvero pericoloso.
    Avrebbe tentato di restare all'erta per ogni più piccolo rumore, mentre avanzava in quella cava.
    Dopo qualche minuto di cammino, qualcosa la fece arrestare: una scossa di terremoto? Qualcosa fece vibrare il pavimento sotto i suoi piedi e Gyll si guardò attorno.
    Quando riportò lo sguardo davanti a lei, un qualcosa era accaduto, qualcosa che la fece sbiancare e indietreggiare, con gli occhi sgranati e la bacchetta stretta talmente tanto da far diventare le notte bianche: un bero e proprio uomo di pietra era davanti a lei. Le sue braccia erano talmente lunghe da poggiare in terra, a differenza delle sue gambe che sembravano corte. Il suo fiato sapeva di umido e sembrava che il suo respiro creasse scosse di terremoto continue ma leggere.
    Quando lei se ne accorse, questo sembrò ringhiarle contro per intimorirla e subitò battè i pugni di pietra in terra, tanto da farla crollare, insieme a qualche sassolino che cedeva dal soffitto «Oh no.» - doveva evitare che crollasse tutta la grotta con lei dentro, quindi doveva pensare molto in fretta.
    La prima cosa che le venne in mente fu veramente scema. Puntò la bacchetta alle gambe della creatura e «Gambemolli» - la fattura venne scagliata contro quell'ammasso di roccia che sembrò non subirne poi tanto gli effetti, visto che la maggior presa l'avevano le mani.
    Pensa Gyll, pensa.
    Doveva cercare di eliminare almeno una delle due braccione e quindi di rendere meno stabile la creatura. «Ma certo!» - disse, mentre puntava al braccio sinistro della creatura e «Glacius!» - sibilò mentre vide l'arto diventare completamente ghiaccio e subito dopo «Flipendo» - cercando di distruggergli il primo arto.
    Quando le pietre che lo componevano divennero sassolini, questo sembrò non piacere al demone, che si scagliò contro di lei, quasi come se fosse una valanga, coinvolgendola completamente e costringendola a cadere a terra «Ahi!» - sentì un bruciore all'altezza della spalla e guardandola avrebbe visto come stava iniziando a sanguinare. Tracciò una linea sopra di essa e «Epismendo.» così che potesse evitare di continuare a sanguinare.
    Guardò il golem-demone e disegnò una spirale in senso orario e «Incarceramus!» - tuttavia le funi che si avvilupparono al suo corpo non sembrarono durare tanto. Il demone urlo e si gonfiò come un body builder e strappo tutto, allungando l'ultimo pugno rimasto in direzione di Gyll che tentò di tracciare una linea da sinistra verso destra e far infrangere quel pugno su un repentino «Protego!» - lo scudo venne creato, così come venne alla stessa velocità in cui venne frantumato, ma almeno ebbe il tempo di spostarsi verso destra e schivare quel pugno che cadde in terra, facendo barcollare il golem. Approfittò di quel momento di confusione e disegnò tre linee parallele orizzontali «Nebula Recanto!» - mormorò, mentre una coltre di nebbia iniziò a prendere vita attorno al golem. Doveva approfittarne, ma la creatura sembrò iniziare a sbattere i piedi in terra, generando forti scosse di terremoto, forse in preda alla rabbia di non riuscire a vedere più come prima «Devo sbrigar---» - una roccia le finì dritta sul ginocchio e Gyll si piegò, gridando dal dolore «Merlino!» - esclamò mentre la mano le tremava appena, quindi cercò nuovamente di scaldare la ferita «Epismendo» e successivamente disegnò una W per se stessa «Innerva!» - prima di rialzarsi si guardò attorno e cercò di sfruttare la caduta di quei massi a suo favore. Cercò un sasso abbastanza grande e tracciò un semicerchio per poi fare un lieve affondo «MUTO!» - per far mutare quel sasso in un paio di occhiali da sole. Avrebbe quindi indossato quest'ultimi, ricordando che il visibula avrebbe potuto creare problemi con la luce, perché la sua ultima intenzione sarebbe stata quella di alzarsi e disegnare in aria un cerchio, per poi concludere con una stoccata al centro di esso e «LUX BULLA!» -così da provare ad esorcizzare il demone.
    Se ci fosse riuscita, sarebbe uscita dalla grotta e avrebbe terminato la sua prova.
    Gyll McKenzy

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    Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
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    parlato - pensato- ascoltato
    Dopo la mirabolante avventura nella stanza di Magia Verde e Alchimia, Mia si era ritrovata più scompigliata, sudata e spaventata di prima. Se tutto era andato per il verso giusto –in caso contrario non sarebbe mai arrivata nemmeno all’ultima prova, pace all’anima sua-, sarebbe arrivata all’ultima stanza con le guance arrossate, il respiro ancora corto e un accenno di mal di testa non indifferente, reduce da quella che non era stata probabilmente l’idea migliore dell’anno.
    Ma l’ultima prova da affrontare era quella che probabilmente la spaventava di più, per via della presenza di DCAO. Fu sollevata nel non vedere il Professor Ensor da nessuna parte, nemmeno in ologramma, anche se le sembrava di poter avvertire il suo contributo alla prova sulla pelle. Lo spazio che aveva raggiunto era semplice e spoglio, eppure riusciva ad angosciarla comunque e il fatto che sentisse rimbombare solo i propri passi sulla nuda pietra di certo non aiutava. Si avvicinò al tavolo e si tese a leggere il messaggio fissato con un chiodo, sentendo un brivido lungo la schiena anche solo leggendo la parola “demoni”: ecco il tanto temuto tocco di Ensor.
    Sospirò piano, provando a trarre un minimo di sollievo nel leggere che anche Cameron avrebbe affrontato la sua stessa prova, ma non sarebbero stati assieme quindi non avrebbe potuto aiutarlo e la cosa riuscì a preoccuparla ancora di più, perché non era sicura che Cameron contro il fuoco fosse una buona idea. D’altra parte non era nemmeno sicura che lei stessa contro il demone del fuoco fosse una buona idea, soprattutto dopo aver capito che quella non era la sua giornata migliore, ma ormai non poteva certo tirarsi indietro.
    Era comunque abbastanza tesa da non trarre giovamento nemmeno dalla consapevolezza di conoscere bene la Litomanzia e sapere che cosa fare. Quando tese le mani sulle pietre, dopo averle messe più vicine mantenendo un ordine casuale, tremavano leggermente e impiegò parecchio più del solito a concentrarsi e focalizzarsi sull’energia che fluiva dal suo corpo fino a concentrarsi al centro della sua fronte. Fu costretta a ricominciare da capo un paio di volte ma alla fine riuscì a visualizzare la propria aura, di un lilla chiaro, tendente al grigio, e passando le mani sopra al mucchietto di rubini –per via del semplice colore rosso e nessuna altra ragione- quasi si sorprese nell’avere un effettivo responso. Riuscì se non altro a visualizzare la direzione da prendere, quale delle quattro strade fosse quella giusta, ma la sua visione era fumosa e si interruppe poco dopo l’apertura della porta che l’avrebbe portata alla creatura, facendole scorgere solamente una luce fortissima. Se non altro ora sapeva che direzione prendere no?! Sempre meglio di niente!
    Sospirò piano, lanciando un’ultima occhiata alla stanza senza nessuna ragione precisa per poi avviarsi verso nord, alla volta del demone di Fuoco. Non avendo idea di che cosa aspettarsi, a parte qualcosa di caldo dal momento che si parlava di Fuoco, non si preparò per entrare nella stanza, cosa che desiderò avere fatto non appena mise piede nella stanza, che si rivelò essere un caldissimo deserto. “Vestis!” pronunciò, per trasfigurare i suoi abiti in una divisa con gli stessi colori ma in tessuti molto più leggeri, e un copricapo che la aiutasse con quel sole e quel caldo. Ebbe appena il tempo per pronunciare il suo incantesimo che il caldo sembrò farsi sempre più soffocante, e mentre boccheggiava alla ricerca di ossigeno ecco che vide ergersi dalla sabbia una fiammata maestosa, dai contorni nemmeno troppo definiti –probabilmente anche per colpa del caldo e della sabbia negli occhi- che provocò un aumento ancora maggiore delle temperature. “Ma che diavol…!” si ritrovò a pensare, e perché in quel momento il calore era troppo e sentiva il bisogno di qualcosa di fresco si ritrovò a lanciare un deciso “Glacius!” che… si esaurì in uno sbuffo di fumò e niente di più, che però contribuì ad attirare l’attenzione di Ifrit che, ovunque fosse, questa volta provocò un’altra fiammata, che si innalzò dal terreno, molto più vicina a lei. “Oh dannazione!” urlò Mia, saltando e cercando di allontanarsi da quel punto, senza però riuscire a scappare granchè lontano. Dopotutto non c’era un posto apparentemente sicuro, in quel deserto, e non riusciva a pensare ad un posto per nascondersi. Non ebbe comunque il tempo di ragionare troppo perché se erano state quelle fiammate ad accoglierle, ora dal nulla cominciarono ad apparire delle palle infuocate, una di queste diretta proprio su di lei: fece appena in tempo a tendere la bacchetta e pronunciare un “Depulso!” presa dal panico, portando la sfera a rompersi appena prima di colpirla. “Oh merda merda merda” borbottò tra sé e sé, cominciando a sentire il terrore pervaderla mentre si divideva a metà tra la voglia di lanciare un Periculum e tornare tra le braccia di Cameron piangendo, e il bisogno di uscire di lì sulle sue gambe ma il più in fretta possibile.
    Di certo quella era una situazione semplice, faticava anche solo a ricordare quali incantesimi avesse imparato, figurarsi scegliere quali usare! Ed è proprio in momenti come quello che l’istinto finisce per guidarti e anche se Mia non era abituata a crescere alle proprie emozioni in quel momento fu costretta a seguirle. Ed ecco quindi che quando una nuova lingua di fuoco, che ricordava spaventosamente un tentacolo, fuoriuscì dalla sabbia poco distante da lei, si ritrovò a lanciare un “Incarceramus!” senza che questo avesse poi così tanta ragione d’essere: non si trattava di una creatura magica vera e propria, era stato solo il suo cervello a suggerirglielo, e l’incantesimo non ottenne alcun risultato soddisfacente.
    E ora?! Sentiva sempre di più l’aria mancarle ed era abbastanza sicura che la sabbia le fosse entrata in gola e nei polmoni, a quel punto, tanto che fu obbligata a lanciarsi un “Anapneo” per poter liberare le vie respiratorie e tornare a respirare decentemente, anche se si trattava di una soluzione momentanea. “Devo uscire di qui. Adesso.” sussurrò a denti stretti, cercando disperatamente una soluzione. Altre fiammate e altre palle di fuoco cominciarono a fiorire intorno a lei, riempiendo l’aria di “Depulso!” più o meno funzionanti fino a che, presa dal panico e dalla disperazione, non cercò di investire una delle fiammate con un “Flammalgelo!” talmente urlato da grattarle la gola. Era terrorizzata ma vide la fiamma affievolirsi e cominciò in quel momento a percepire un vago sollievo, un vago barlume di speranza. Ed ecco finalmente arrivare un’idea migliore: cosa poteva mai combattere il fuoco meglio dell’acqua?! Nulla! E lei era stata così ansiosa e sciocca da non pensarci prima! “Aguamenti!” pronunciò con decisione, salvo poi vedere l’incantesimo risolversi in qualche gocciolina argentata, probabilmente per colpa dell’angoscia. “Nonono!” imprecò, riprovandoci poco dopo, pronunciando di nuovo “Aguamenti!” a voce più alta –come se potesse aiutare- e questa volta riuscì a creare un getto di acqua abbastanza intenso e duraturo da portarla a disegnare una sorta di cerchio protettivo intorno a sé, spegnendo le fiamme che la circondavano ormai e riuscendo ad abbassare leggermente la temperatura. Non era abbastanza però, era madida di sudore, distrutta da quella prova e dalle precedenti e ormai era mossa solo dal bisogno di finire.
    L’idea per l’ultimo incantesimo arrivò solo dalla necessità di provare il tutto per tutto, mentre le fiamme sembravano acquisire lentamente di nuovo la potenza iniziare e lei si sentiva impotente. Si ritrovò a disegnare la forma stilizzata di una nuvola, puntando poi al cielo con l’ultimo sprazzo di energia, pronunciando uno stanco “Meteo Recanto!” e se avesse cominciato a sentire la pioggia bagnarle il viso probabilmente avrebbe anche cominciato a piangere per il sollievo.




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    Adamas Vesper
    Studente, Capitano Ametrin | 18 anni

    Il tempo del giudizio si avvicinava e, nonostante la stanchezza ed il fatto che la prova di Difesa lo intimorisse, non vedeva l’ora di godersi il meritato riposo, ovviamente condito dall’ansia della votazione dei M.A.G.O. Ci avrebbe pensato Jesse a consolarlo e farlo distrarre.
    ‘Ma ora… l’ultima fatica - almeno spero!’
    Ciò che lo attendeva avrebbe fatto aumentare ulteriormente il desiderio che fosse l’ultima.
    Dopo l’incontro coi lupi, la camminata che lo portò nella radura dell’ultima prova fu quasi piacevole, nonostante il senso di claustrofobia determinato dalle vie di quel dedalo infernale. L’arrivo all’anticamera della prova fu talmente tanto privo di eventi: col senno di poi, Adamas avrebbe fortemente rimpianto quella calma.
    ‘Uh-oh… preoccupante’: la pergamena con le quattro rappresentazioni delle creature da sconfiggere doveva essere stata scritta da Ensor, da tanto era minacciosamente schietta. Quattro vie, quattro elementi ed un esorcismo; Adamas non si sentiva all’altezza di una prova simile, nonostante fosse ormai al secondo anno e avesse ormai una certa dimestichezza con le situazioni pericolose…
    ‘E poi, non sarà una prova mortale, no?’; certo, come no.
    Alla scoperta che gli sarebbe toccato l’elemento Aria, Adamas non fu così felice: quello era il suo elemento, quello per cui negli ultimi mesi aveva sentito una maggiore affinità, e usarlo contro una creatura fatta di quello probabilmente sarebbe stata un’idea pessima. Probabilmente gli avrebbe solo fatto il solletico.
    ‘Ok, iniziamo con la parte semplice - dobbiamo prima stanarlo, no?’
    Lasciò che la sua mano vagasse sopra alle pietre, mentre ad occhi chiusi si concentrava per percepire ciò che gli serviva: qualcosa legato all’Aria. La sua mente su invasa, dapprima, dallo scroscio dell’acqua corrente, quindi dalla sensazione di calore di un falò, fino ad arrivare all’odore di terra umida. Solo quando avvertì come un refolo di brezza sul viso si arrischiò a prendere in mano una delle pietre del mucchietto, e finalmente avvertì una vibrazione vera e propria che lo rese certo della scelta. Tuttavia, si concentrò ulteriormente ad occhi chiusi, tentando di consolidare la sua aura affinché puntasse la via giusta: quando fu abbastanza rilassato e sicuro che la sua aura si fosse manifestata, aprì gli occhi.
    ‘Oh, dunque è questo il mio colore…’: un sottile fascio di un turchese carico si dipanava dalla pietra che aveva in mano (uno smeraldo), dileguandosi dopo poco. Tuttavia, indicava in maniera palese una salita ripida e all’apparenza impervia.
    “E ti pareva… quando mai? Vabbè, immagino che mi aspetti qualcosa di peggio di una piccola scalata…”
    Procedette, modulando il respiro sia per sciogliere la tensione, sia per non arrivare con il fiatone alla prova vera e propria: tuttavia, la visione del luogo fu abbastanza mozzafiato.
    ‘Fortunatamente non soffro di vertigini… sarà un’illusione? In ogni caso meglio non rischiare di cadere di sotto.’
    Fu allora che sentì un fruscio nel punto cieco alla sua sinistra: fu solo grazie ai suoi riflessi dati dal Quidditch che riuscì a schivare, saltando verso destra e lontano dal precipizio, la prima folata offensiva del Djinni. Riuscì a vederlo: come anticipato da Ensor, non aveva ancora assunto la forma finale (‘Cavolo, quel DragonBall mi ha traviato, con questi modi di dire…’). Pareva infatti una massa scura di aria, quasi come se al suo interno ci fossero nubi temporalesche: talvolta, in quel turbinio minaccioso, appariva come un volto che ricordava quasi le guardie del film di Aladdin, e si formava una specie di scimitarra di vento dalla quale poteva aver lanciato il primo attacco.
    ‘Cavolo… che faccio ora? Sembra quasi impalpabile… chissà se i miei attacchi possono attaccarlo.’
    “Salus Templi”: essendo un demone minore, forse avrebbe avuto effetto. Il sale da esorcismo cadde alla base delle spire del Djinni, che non fu molto felice di toccarlo: sibilò e, per un istante, Adamas poté vedere gli occhi truci e arabeggianti dello spirito. Questi lanciò quindi un urlo, che ricordava il fischio greve di una bufera, per poi attaccarlo direttamente; mosse la scimitarra d’aria in un fendente orizzontale, che colpì in pieno l’Ametrino come un muro di vento. Il ciglio del precipizio si faceva più vicino, mentre Adamas prendeva una saggia decisione: usò il Carpe Retractum lateralmente, in modo da uscire fuori da quel muro di vento e non esserne più sferzato.
    Il nemico ridacchiò, con un piccolo rombo di tuono, soddisfatto.
    ‘Cosa posso fare…’; avvertì finalmente il bruciore all’avambraccio sinistro, dove una ferita da taglio era comparsa. Quelle lame di vento dunque avevano anche la capacità di ferirlo fisicamente, e non solo di lanciarlo via...
    “Epismendo”.
    ‘Fortuna che non è ancora un Djinni completo, altrimenti mi avrebbe tranciato il braccio…’
    Rabbrividendo al pensiero (e ringraziando il rush di adrenalina, che aveva attutito il suo dolore), decise di tentare un nuovo attacco diretto: tracciò una saetta con la bacchetta, mormorando “Electro”. Forse le creature di vento erano suscettibili all’elettricità…
    Effettivamente, parve avere almeno un minimo effetto: il Djinni perlomeno smise di ridere, e anzi sibilò infastidito contro Adamas, squadrandolo con quegli occhi tempestosi. Quindi, lo attaccò con due fendenti obliqui, alzando una bufera più forte della precedente.
    ‘Cavolo - qui volo davvero di sotto…’
    Non era saggio dare le spalle al nemico, dunque Adamas agì di istinto: lanciò un Defodio dietro di sè, scavando una piccola fossa che potesse fermarlo dalla caduta. Funzionò, ma nella foga del momento non calcolò bene la profondità e la velocità: riuscì a fermare la sua corsa, ma l’impatto contro le rocce dietro a lui mozzarono il suo respiro.
    “Innerva…”: sperò che la seconda cura potesse lenire almeno parzialmente il suo dolore, mentre ulteriori due attacchi del Djinni gli fecero ringraziare la sua buona stella della riuscita, anche se non ottimale, del Defodio.
    “Qui rischio la pelle davvero… Nebula Iunctam! Lux Bulla!”: avrebbe tentato dapprima di creare una piccola stella incandescente di neutroni, da lanciare contro il Djinni, e quindi di intrappolarlo dentro la sfera di luce.
    Se fosse riuscito nel suo intento senza svenire, sarebbe quindi corso verso la fine di quella prova infernale, approfittando dell'intrappolamento del Djinni.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black Le istruzioni sono chiare e sceglie di soffermarsi su pensieri e riflessioni il minimo. Il legame tra DCAO e Incantesimi è il più semplice da cogliere, ma quello che lega Divinazione alle precedenti due materie è sicuramente il più interessante. Quest'arte, sfruttando l'interpretazione del reale, è l'unica in grado di discernere la reale natura di un Incanto; ma ciò che lo affascina sono i possibili legami con DCAO: l'individuazione dell'oscuro e l'evocazione degli spiriti.
    È proprio questa sotto-categoria a interessarlo più del dovuto. Ha passato gli ultimi mesi a riflettere sull'Invocazione di Loki e sul peso che, dopo una simile esperienza, ora grava sulle sue spalle.
    Le enormi mani si chiudono attorno ai frammenti di pietra sollevandomi e, con un movimento delicato, in armonia con il proprio battito, le braccia si allargano dando vita a una rumorosa pioggia colorata. In quella complessa trama di colori Ciarán riconosce smeraldi, rubini, zaffiri e topazi ma è ancora troppo presto per comprenderne il significato.
    Sposta il proprio peso in avanti coniugando ogni movimento a un respiro e si sforza di isolare il mondo che lo circonda, e quello che grida dentro di lui. Le palpebre calano sugli anelli dorati e l'oscurità si avvolge dandogli modo di riflettere. Le energie che si appresta a domare sono le più pericolose, mente e spirito, chiavi del successo ma anche i principali elementi che anticipano distruzione e caos.
    Si sforza di far vibrare i polmoni al ritmo del cuore e si focalizza per dare spazio all'energia psichica che scivola nel suo corpo come le onde sugli scogli di Denrise. Si trova lì, immobile, che tenta di domarla come gli avi dei suoi avi hanno dominato i mari e gli oceani. Dell'Isola che lo ha cresciuto si può dire molto, ma è l'acqua, in quel momento, a richiamare il suo interesse.
    Si sforza di piegare a sé le maree e nel farlo tenta di reindirizzare il potere dei suoi pensieri e dell'intuito verso la mente, sede del terz'occhio, per reindirizzarlo verso le mani in un movimento costante e fluido poco dopo. Oro, è questo il colore che gli è più famigliare, nonché il più gradito: il re dei metalli, una scelta coraggiosa per un opale ambizioso. Il primo dei metalli, certo, ma Ciarán non è il primo tra i divinatori.
    È costretto a ripetere il processo un paio di volte, ma poi lo sente, si tratta da prima di un leggero ronzio e poi un più costante frastuono. Vede gli zaffiri vibrare, e si ritrova a sorridere come un bambino.
    Fa per avviarsi dopo aver memorizzato la strada ed essersi intascato le pietre con il pessimo obiettivo di rivenderle, ma poi esita. Per quella prova dovrà usare incanti offensivi ed esorcistici per compiacere Ensor e incantesimi elementali e curativi per far colpo, ma solo quello sfortunatamente, sulla Ivanova. «Lunagemino Artemis» Il catalizzatore traccia una falce di luna e dalla bacchetta un velo violaceo investe Ciarán posandosi su di lui come una toga su un imperatore romano. Tra tutti gli incanti curativi il Lunagemino è tra i pochi che si protraggono nel tempo e, castandolo ora, mitigherà parte delle ferite poi.

    Lo scricchiolare del ponte diventa un ricordo lontano nell'istante in cui il velo d'acqua si deforma grottescamente anticipando colline di carne e furia.
    Una, due, tre... Il mezzo-gigante smette di contare e le labbra si arcuano a formare un cerchio mentre i tentacoli del demone si ergono di fronte a lui.
    È in quell'istante che lo capisce. Capisce benissimo che, tra tutte e quattro le prove, questa sarà la più difficile.
    La mano sinistra scivola lungo la schiena e il pollice, con un colpo sicuro, slaccia la sicura dello spadone estratto subito dopo.
    «Avanti!» Le nocche si tingono d'avorio mentre la sinistra rinforza la presa sull'arma e la destra sul catalizzatore. Per quella sfida avrà bisogno di entrambi; per quanto quello sia un esame, nelle sue vene scorre il sangue di un predone e, di fronte a lui, è appena apparso un mostro marino.

    Un tentacolo scatta con la velocità di una serpe disegnando una mezzaluna e una lama d'acqua sibila contro il mezzo-gigante.
    La lama si frappone tra i due, senza rifletterci, dando più peso all'istinto che alla ragione, ed è un male.
    Un sorriso di sangue tinge il petto del ragazzo dove, superando l'acciaio, l'attacco elementale della creatura ha fatto breccia nella carne. Il Lunagemino Artemis colora di viola la ferita avviando un lento processo di guarigione, ma Ciarán non può rimanere a guardare.
    Un secondo tentacolo colpisce lo specchio e una frusta d'acqua sfreccia contro il denrisiano. La bacchetta affonda nel vuoto con decisione e lì, dove l'attacco elementale si sarebbe congiunto con il mezzo-gigante, l'aria esplode in una sfera di luce e fuoco «Incendio!».
    La miglior difesa è l'attacco.
    Dal bacio delle fiamme contro il ventre d'acqua si genera una nuvola di vapore e l'attimo di interdizione è un istante che non può lasciarsi sfuggire dalle mani «Reducto!». Il vuoto che separa il denrisiano dal più vicino dei tentacoli sembra rarefarsi per una perdita di gas e mentre la bacchetta scatta verso il soffitto della grotta, l'appendice del demone viene strattonata con furia verso il biondo.
    Sfruttare solo la componente offensiva di incanti simili è uno spreco, sopratutto quando al danno si accompagna la possibilità di farne molto di più.
    Non può scaraventare un intero kraken in aria, ma il suo tentacolo, questo si.
    La distanza si colma e il braccio sinistro del mezzo-gigante cala verso il basso con la forza di un fulmine. La lama della sua spada affonda nella carne del demone spaccolandola come se fosse spuma di mare e poi si ritrae, gocciolante acqua e non sangue.
    Ciarán si distrae un secondo per esaminare l'appendice che striscia verso il corpo del kraken silenziosamente e se ne pente subito dopo. Il vento sibila e una frusta di carne si abbatte contro il ragazzo scaraventando a qualche metro di distanza.
    A ogni respiro gli sembra di accarezzare rasoi, poi si accorge di non poter effettivamente respirare come vorrebbe «Anapneo». La bacchetta traccia una spirale verso il plesso solare del ragazzo e un velo dorato si posa su di lui mentre i polmoni tornano a gonfiarsi con regolarità.

    "Almeno sono riuscito a mettergli fuori gioco un tent..." Fa per tirare un sospiro di sollievo quando le palpebre calano contro gli anelli dorati, ora intenti a mettere a fuoco l'appendice della creatura.
    Prima ancora della vista è l'udito a tradire un grottesco gorgogliare mentre serpi traslucidi d'acqua risalgono sulla superficie della creatura risanando la sua ferita "Si rigenera sfruttando l'acqua". Oddio, da un elementale d'acqua in un lago doveva anche immaginarselo. "Se non fosse così profondo potrei usare un Cumtello o un Defodio per drenarla..." Esita prima di tornare in piedi e sputare un grumo di sangue e saliva.
    "Allora farò a modo mio" Un sorriso a mezza bocca gli illumina il volto mentre, passo dopo passo, il ragazzo torna sulla punta del pontile. Spadone in una mano, bacchetta nell'altra.

    Ha fatto tesoro dell'ultima battaglia contro un manipolo di spiriti. Gli basta socchiudere le palpebre per rivivere lo scontro. In questa occasione Ensor ha fatto sfoggio di un incanto che, contro il Kraken, sarebbe risultato parecchio utile: l'Orbis. Inutile dire che le attuali competenze del mezzo-gigante non sono mimimamente lontane a quelle del professore, fattore che lo porta a pensare a una strategia più umile.
    "Troppo grande per un Lux Bolla... troppo lontano dall'oscurità per trarre pieno beneficio da un Expecto" Il secondo dei due incanti, tra l'altro, sarebbe controproducente per la tattica che ha in mente. Ha bisogno che il Kraken si avvicini. Cosa che avviene nell'arco di secondi poiché il demone ha compreso come colpire con più tentacoli sia più produttivo di lanciare fendenti d'acqua che possono trasformarsi in vapore al primo Incendio.
    «Farfallus explodit» La bacchetta traccia un otto verso il volto del nemico e uno sciame di proiettili luminosi si schianta contro l'orribile volto del kraken permettendo a Ciarán di evitare un tentacolo scattando a terra. Sfruttando lo stesso moto il braccio destro del biondo colpisce il pontile e, nel rimettersi in equilibrio, il ragazzo vortica su sé stesso per menare un fendente sull'appendice della creatura, crepandola.
    «Salus templi» Una S e dal catalizzatore esplode un torrente di sale che manca la creatura per affondare nel lago poco dopo.
    È in quello stesso istante che un'altra colonna di carne sfreccia contro il mezzo-gigante. La bacchetta continua verso la bestia, questa volta superandola. L'acqua crepita trasformandosi in un pesante blocco di ghiaccio che arpiona l'appendice verso il basso, permettendo al biondo di deviarla con un secondo fendente.
    «Salus templi» Una S e altro sale si unisce al lago mancando la creatura.
    Il terzo colpo del demone sembra essere il più letale. Un ultimo tentacolo, largo quanto la colonna di un tempio, rovina contro il pontile. «Petrificus Totalus» La carne del Kraken crepita ma non è abbastanza per fermarla.
    La lama scatta disegnando una mezzaluna di sangue ma la violenza è tale da far perdere l'equilibrio al mezzo-gigante, gettandolo a terra, mentre il pontile dietro di lui esplode in una nube di polvere e schegge.
    «Bullacapite» La bacchetta fa in tempo a puntare il volto del ragazzo che l'acqua lo avvolge. Prima ancora di riaprire gli occhi, una S anticipa un «Salus templi» e altro sale si libera dal catalizzatore. Fa per fare altro, ma poi li vede.

    È come trovarsi di fronte a due finestre che danno sulle trame dell'universo. Uno spettacolo impossibile da comprendere formato da immense galassie di colori e distese infinite di conoscenza. Gli occhi del kraken, a pochi metri di distanza, sono fissi su di lui.
    Il corpo si muove lentamentamente sotto il peso spietato dell'acqua, ma lo stesso non può dirsi dei tentacoli della creatura. Il freddo supera i vestiti, la pelle, la carne, affondando nell'anima e nello spirito. Non può esitare. Non sta esitando. Il ragazzo sta sorridendo.
    L'acqua gorgoglia mentre serpi d'acqua scivolano verso i tentacoli feriti della creatura, rimarginando le ferite. Ciarán è teso, teso come non è mai stato negli ultimi mesi, ma anche la tensione scompare quando l'ultima ferita si rimargina perché, da quel momento, la creatura non può perdere liquidi, ma non può neanche far fuoriuscire ciò che è dentro di lei.
    La figura che Ciarán ha di fronte acquista volume e dimensione mentre i tentacoli si allargano nel tentativo di colpirlo su più fronti. Ma poi si fermano, paralizzati da qualcuno, o qualcosa. Uno alla volta iniziano a scattare, come in preda a un qualche tipo di convulsione.
    «Ventus» Sfrutta l'incanto elementale per muoversi agevolmente nell'acqua, schivando per una manciata di centimetri un tentacolo ora avvolto su sé stesso.
    Il sale, evocato dal Salus templi, avrebbe potuto ustionarlo se fosse venuto a contatto con la sua pelle; ma, sciolto nell'acqua, ora assorbita per rimarginarne le ferite, è diventato vero e proprio veleno.
    Non può sfruttare l'Electro perché rimarrebbe fulgorato a sua volta, ma può fare tanto altro.
    «Depulso» Il braccio destro traccia una mezzaluna e le schegge di legno del pontile, grosse come daghe, esplodono verso il volto del kraken. L'essere tenta di evitarle, ma privo di controllo sul proprio corpo, ciò gli risulta impossibile.
    I proiettili si conficcano nella carne, affondando negli occhi in cui lo stesso ragazzo si era perso per un momento. E prova piacere in tutto questo.
    «Expulso!» Il catalizzatore affonda verso il bulbo destro del demone e la più grossa delle schegge prende a vibrare per poi esplodere spappolando parte del volto dell'essere.
    È un urlo di dolore quello che riecheggia nei fondali del lago, ma non è Ciarán colui che sta urlando.

    La creatura sta per cedere, il mezzo-gigante né è sicuro. Fa per sollevare lo spadone per menare il colpo successivo ma il demone rantola su sé stesso confondendo le acque in una nube di schegge e dinamismo.
    Ciarán socchiude gli occhi ma l'acqua è troppo sporca per vederne attraverso. Sa di dover agire, ha poca sabbia nella sua clessidra, ma ha ancora un asso nella manica, o meglio, ne ha di diversi.
    La mano sinistra abbandona lo spadone per affondare nella tasca in cui aveva nascosto le pietre della Litomanzia "Spero ne valga la pena". Le dita scattano lasciando quello stormo di colori libero di affondare. Si concentra su sé stesso, si concentra sulle pietre, e poi la percepisce. Una leggera vibrazione che da verso una direzione ben precisa.
    Non ha bisogno di aprire gli occhi per esserne certo, è il suo istinto a farglielo capire. Il catalizzatore affonda nell'acqua come una lancia scagliata dagli dei «Salus Templi... Flipendo». Una nuvola di sale benedetto si libera di fronte al mezzo-gigante, e poi arriva lo schiantesimo. Non si tratta dell'incanto perfetto per contrastare i demoni, o di una maledizione abbastanza potente per porre fine a una vita, ma ai suoi occhi è entrambi. È con quello schiantesimo che si è donato a una entità più potente di un semplice elementale. È pronunciando quelle parole che ha tolto la sua prima vita.
    Prima, ma forse non ultima.
    L'acqua evapora sotto la pressione dell'energia dorata del ragazzo, ora racchiusa in un vortice che piega le correnti raccogliendo il sale da esorcismo. Sente il colpo schiantarsi contro qualcosa, con la furia di un tuono e la sicurezza di un mezzo-gigante, non può essere certo che si tratti del suo nemico, ma si fida del suo istinto e del suo intuito.
    Un demone oggi, gli dei un domani.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato


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    Cameron Cohen
    Finalmente l'ultima prova di merda era giunta e Cameron davvero non vedeva l'ora di uscirne ed andarsene a sfondarsi d'alcol in qualche locale norvegese assieme a Liz, ma prima aveva quell'ultimo ostacolo da superare. Camminò guardingo lungo lo stretto percorso del labirinto fino ad arrivare ad un largo spiazzo con al suo centro un tavolone di dura quercia, giusto dove avrebbe potuto sbattere la testa in caso di difficoltà nella riuscita della prova. Solo avvicinandosi, notò un foglio di pergamena affisso al tavolo tramite un grosso e pericoloso chiodo arrugginito. Abbassò lo sguardo lentamente finché il nocciola non si scontrò con quattro figure poco carine e poco a poco un'idea di cosa avrebbero dovuto affrontare, andò formandosi nel suo cervello. Idea che venne confermata solamente leggendo ciò che stava scritto poco più sotto. Questi professori non possono promuoverci semplicemente come fanno tuti eh, devono inventarsi 'ste puttanate per forza... bofonchiò, avvicinandosi alle pietre e chiudendo gli occhi, cercando di concentrarsi in quanto la litomanzia non fosse esattamente la più semplice delle discipline. Lui, d'altro canto, Divinazione se l'era completamente scagata fin da Hogwarts e mai l'avrebbe scelta durante il suo percorso GEMMA, ma ora se la trovava davanti e doveva agire di conseguenza. Immaginò la sua mente come una stanza piena di scaffali di documenti che contenevano i pensieri ed un sacco di fogli svolazzanti, immaginò quindi una sua proiezione che rimetteva tutto apposto, mettendo ordine nel caos, finché lui stesso non si sentì più tranquillo ed i pensieri iniziarono a vorticare di meno, lasciandogli finalmente della pace e così poté concentrare tutta la sua magia e ben presto venne avvolto da un'aura verde speranza, la stessa speranza che lui non aveva più da tempo, lo avvolse come un fuoco ed il suo dito si posò quasi in automatico su un rubino rosso fuoco e fu chiaro quale percorso dovesse intraprendere. Bene, una volta fatta la ""scelta"", proseguì lungo il percorso più a nord che ben presto abbandonò il verde del labirinto per diventare più marroncino e quasi gli pareva essere arrivato sulle ridenti coste di Denrise con la loro sabbia dorata, ma evidentemente non era affatto così. Però una cosa avevano in comune: la temperatura si era notevolmente alzata, pareva di essere durante una torrida estate e Cameron aveva una piccola idea del perché. Infatti non ci volle poi molto prima che venisse abbagliato da una luce prepotente che quasi gli bruciò le cornee. Si schermò il volto con le braccia, sbirciando da una fessura tra di esse e ciò che vide, lo fece indietreggiare fin quasi a tornare nella radura. Non ebbe tempo a prendere coraggio e guardare che una palla di fuoco quasi gli rifece i connotati, ma fortunatamente lo schivò, andando a bruciacchiare la siepe affianco alla sua testa. Oh cazzo, che merda è?! Urlò, sfoderando la bacchetta e quasi rischiando di farla cadere a terra. Expecto Patronum! Sapeva non trovarsi dinnanzi un dissennatore, ma sperava che bastasse a distrarlo. Per evocarlo, aveva pensato ad un ricordo che lo rendeva veramente felice: Hogwarts, diversi anni prima, primo anno per la sua Arya. Il cappello parlante era stato appena posato sopra la testa bionda della sorella; quasi nemmeno il tempo di finire la discesa che un sonoro "tassorosso" risuonò nella grande sala dove tutti gli studenti erano radunati. La piccola, invece di andare dai suoi compagni, si avvicinò correndo al tavolo corvonero, affondando tra le braccia di Cam ed urlandogli praticamente, di essere finita nella casata dei suoi sogni, quella buona, quella che amava i biscotti. In quel secondo, il cuore di Cameron si era riempito di gioia ed orgoglio. Ecco, grazie a quel ricordo felice, un furetto dal pelo irto, fuoriuscì dalla sua bacchetta ed andò ad avvolgere l'ifrit, allontanandolo momentaneamente da Cameron. Figlio di... il furetto, per quanto forte e ben riuscito, non era in grado di tenere il demone lontano ed impedito per troppo tempo, infatti presto si riebbe ed una palla di fuoco ancora più grossa e potente partì in direzione di Cameron, stavolta prendendolo al braccio e bruciando la pelle, lasciando un'ustione -per fortuna- poco grave e pronunciata ma che bruciava comunque come l'inferno, pareva che gli stesse divorando la pelle centimetro dopo centimetro. Un urlo inquinò il silenzio pericoloso della stanza sabbiosa, proveniente dalle labbra straziate di Cameron che, però, non si perse d'animo e risollevò la bacchetta, puntandola verso la propria ferita. Innerva sussurrò verso il braccio che ormai stava perdendo qualsiasi sensibilità. La cura non era esattamente il suo forte, infatti non riuscì proprio brillantemente, ma almeno il dolore si attenuò, anche se di poco. AGUAMENTI urlò, mentre un modesto getto d'acqua partiva con forza dalla sua bacchetta, buttandosi sul mostro e sfrigolando come acqua a contatto con il fuoco troppo forte -cosa che era- e cosa che fece incazzare l'ifrit ancora di più. Depulso! Fu il suo ultimo disperato tentativo, puntando verso un lato della stanza nella speranza che venisse scagliato via e lui potesse passare. Puntò la bacchetta verso l'altro, con un'idea forse stupida ma che poteva davvero funzionare. Carpe Retractum. Era il SUO incantesimo, lo usava spessissimo ed andava sempre tutto bene, quindi anche quella volta andò a buon fine, scagliandolo direttamente oltre l'uscita che lo avrebbe -forse- salvato.
    20 y.oStudenteDioptaseII annoFrom Oslo
     
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    Se ripensava a come era iniziato il suo cammino nel labirinto quasi non si faceva cogliere da una profonda risata isterica. Ora le sarebbe bastato un altro piccolo sforzo per portare a casa quegli incubi che erano i M.A.G.O., con un triplete che aveva il sapore di casa, visto che figurava Difesa Contro le Arti Oscure. Amava la materia, leggermente meno il suo Responsabile, e aspirava davvero a prendere una E, per coronare un percorso che aveva visto il suo rendimento sempre costante. Ad Ensor si aggiungevano le discipline di De Long Pree e della Ivanova, due materie cui avrebbe dovuto dire addio, ad Hiddenstone per lo meno. Erano quelli i pensieri ad accompagnarla per le strette vie del labirinto, scomparendo del tutto quando si trovò davanti ad un grande spiazzo con un imponente tavolo al centro. «Ci siamo», la mano a stringere la bacchetta mentre avanzava verso il foglio di pergamena inchiodato sul legno di quercia. La prima cosa che attirò la sua attenzione furono le illustrazioni di quattro creature oscure, con lo sguardo che accarezzava quella di un Ifrit, ben conscia di come fosse una creatura vicino al fuoco, elemento che aveva scoperto esserle affine durante una delle lezioni dell'ucraina. Le pupille divorarono le righe che le accompagnavano, scivolando riga dopo riga sulle istruzioni che avrebbero dovuto seguire, finendo poi con lo spostarsi sui quattro mucchietti di pietre preziose che avrebbero fatto felici dei cuccioli di snaso qualunque. Riposizionò la bacchetta nella fodera per avere entrambe le mani libere per usare la tecnica della litomanzia. Chiuse gli occhi, cercò di sgomberare la mente anche dal più piccolo dei pensieri, e allungò le braccia ed aprì le dite sulle pietre. Immaginò di vedere come una membrana bordeaux, resa vivida da guizzi rosso sangue che ricordavano le saette dei fulmini, coprirle l'intero corpo per poi iniziare a modellarsi fino a lasciare che il rosso -già visto in una delle lezioni di divinazione- fosse dominante. Un dominio che immaginò avvicinarsi alla fronte, nella sua esatta metà quasi avesse tracciato una linea immaginaria a dividerla in due parti uguali, e poi che da lì tornasse verso le sue mani, aperte e ricettive. Uno scambio continuo di energia, di colore sempre più vivido, e poi accadde. Riaprì gli occhi ed iniziò a sentire delle vibrazioni provenire dalle pietre. Solo che non si aspettava di vedere le sue mani posarsi su tanti piccoli zaffiri. Zaffiri blu, come l'acqua. E poi lo vide: un pontile usurato dal tempo, uno specchio d'acqua immobile che contrastava con il rumore continuo dell'acqua che cadeva. Non riuscì a vedere altro, perché la visione svanì lasciandola a metà tra il frastornata e l'elettrizzata.
    «Acqua e fuoco, non proprio due amici». Un pensiero che alla fine sembrava racchiudere un qualcosa di lecito: lei era lì per superare degli ostacoli e non fare una passerella. E cosa c'era di più instabile dell'acqua per il fuoco? Due elementi che si contrastavano ma anche che si compensavano. Afferrò uno zaffiro dal mucchio e lo tenne sul palmo della mano, osservandolo e poi toccandolo con la bacchetta di nuovo nel suo pugno. Un piccolo contatto con la gemma prima di posare il catalizzatore e pronunciare un «guidami». L'incantesimo le serviva solo per comprendere quale fosse la strada da dover intraprendere e che vide la bussola-bacchetta virare verso il secondo percorso. «Visibula noctambulus», pronunciò decisa, dopo aver chiuso gli occhi e toccato la guancia con il catalizzatore, seguendo il consiglio dell'incanto percettivo. Già dopo i primi metri sentiva il peso dell'umidità, per cui pensò bene di disegnare un'onda con l'obiettivo di rendere impermeabili i propri vestiti. «Impervius» fu l'incanto che anticipò un banalissimo -quanto utilissimo- «bullacapite», sperando di alleviare gli effetti dell'umidità e poter respirare meglio. Senza la pesantezza del respiro ad accompagnarla nel cammino poté concentrarsi sul rumore costante dell'acqua lo stesso che aveva forse creduto di sentire durante la litomanzia. Lo seguì, mentre cercava di ripassare nella sua mente le caratteristiche del polpo calamaro gigante. Ricordava come potesse raggiungere i centocinquanta metri di tentacoli negli esemplari anziani, ma anche come un terzo di quella lunghezza caratterizzasse quelli dei più giovani. Sapeva che avevano ventose capaci di tagliarti con il minimo sforzo e che venire colpiti da una delle sue estensioni era come abbracciare un albero: morte certa. L'unica cosa di cui dubitava era se fosse già lì pronto ad aspettarla o se avrebbe dovuto fare un bagnetto o costruirsi persino una nave per farlo sbucare? In realtà avrebbe dovuto comprendere come i problemi andassero affrontati uno alla volta e non con ipotesi e deduzioni. E fu camminando che si trovò davanti alla fonte del suono, non tradendo l'udito che l'aveva condotta fino a lì: una cascata. Forte della sua condizione fisica a suon di allenamenti per il quidditch, la strega cercò di trovare un'insenatura sulla parte rocciosa per cercare di evitare di finire dritta nello specchio del lago che sembrava infinito, soprattutto nell'ottica di dover affrontare un demone acquatico. Scacciò via preoccupazioni ed anche le immagini della fine di quella prova, concentrandosi sul respiro, sul rumore dell'acqua che cadeva e con le pupille a registrare qualsiasi informazione utile. E poi la vide, alla sinistra, una specie di sporgenza su cui avrebbe potuto aggrapparsi e poi da lì cercare ulteriori appigli fino a trovarsi nella zona degli scogli e del pontile mal messo che aveva visto nella visione. Prese un profondo respiro, sciolse i muscoli con un movimento sincrono di gambe e braccia, smuovendo anche il collo per allentare la pressione sulle spalle. E iniziò, mettendo la mancina sulla sporgenza e sbilanciandosi verso il costone di roccia. Il piede destro scivolò facendole sfregare il palmo della mano senza però perdere la presa definitivamente. «Cerca un posto sicuro e poi usa la magia», si disse, fino a cercare qualcosa di più stabile che le permettesse di tracciare una circonferenza indirizzandola verso due scogli dalla linea più definita e piana. «Circularis», con la speranza di vedere una piattaforma di salvezza che le impedisse di sfracellarsi al suolo, la Lynch contò venti battiti per poi lasciare la presa e sbilanciarsi verso il vuoto, tracciando una linea da nord verso sud accompagnato dalla formula. «Molliate». Nonostante avesse guadagnato qualcosina con il tentativo di scalata la distanza era notevole, per cui ricorrere all'incantesimo imbottito era quanto di più utile potesse fare. Si sarebbe sentita leggera se l'incantesimo avesse funzionato, aggiungendo poi un'altra linea cambiandone la formula. «Impedimenta». Con l'auspicio della combo dei due incantesimi la battitrice sperava di riuscire ad evitare un impatto duro. Peccato che non si accertò di tenere indietro la testa: il suo nasino delicato infatti finì con lo sbattere e macchiare col sangue la superficie che aveva evocato. «Epismendo» disse in una mezza imprecazione, delineando una linea morbida sul suo naso, sperando di fermare l'epistassi e rinsaldando eventuali piccole fratture.
    Una volta accertatasi che non ci fosse altro di rotto avrebbe ripreso il suo cammino, tornando a far leva sulla sua destrezza per passare da uno scoglio all'altro fino a giungere al pontile. «Possibile che con tutto il fracasso che ho fatto non sia emerso?» Si chiese, avanzando guardinga, bacchetta alla mano, ma, nonostante tutto, del demone nessuna traccia. «Com'era il detto? Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto». Tracciata una nuvola e puntata la bacchetta al cielo quasi urlò un «meteo recanto», con il chiaro intento di scatenare una tempesta sulle acque del lago quel tanto che bastava nel far emergere il suo nemico. E lo vide, lo percepì soprattutto nel vedere l'acqua incresparsi. «Finite incantatem», una effe maiuscola venne disegnata con l'intento di far cessare la tempesta, perché okay che aveva impermeabilizzato i suoi abiti, ma meglio eliminare malus creati da sola. Quella frazione di secondo però diede la possibilità al Kraken di colpire con uno dei suoi tentacoli la fine del pontile a cui mancavano appena una manciata di passi. «Fanculo!» E tanti saluti al suo decoro scolastico. Tracciò il simbolo dell'infinito puntando verso il corpo del Kraken, in quello che era il suo incantesimo firma al primo anno: «farfallus explodit». E per fortuna che nei paraggi Jug Jones non c'era o sul serio questa volta l'avrebbe ammazzata. Il catalizzatore venne poi agitato, in una rapida sequenza, senza modificare l'obiettivo. «Flipendo».
    Eppure sembravano non far altro che il solletico alla creatura, facendola piuttosto arrabbiare tanto che sentì una stretta intorno al suo bacino. «No, non vengo con te». Digrignò i denti, puntando il catalizzatore verso il tentacolo. «Reducto!» Lo provò due volte prima di riuscire a sentire la stretta allentarsi. Cercò quindi di acquistare stabilità su quello che rimaneva del pontile, disegnando un cerchio con la bacchetta e terminando il movimento con una stoccata nel suo punto centrale. «Lux bulla», ma il tentativo di inglobare il kraken risultò vano. Lesta, nel vedere il movimento della creatura, tracciò un quadrato e al centro il simbolo di Giove. «Protego astralis». Una scarica di energia pura, per mantenere fede al potere del dio del tuono da cui prendeva il nome il pianeta, avrebbe investito il Kraken se avesse cercato di usare nuovamente le sue estensioni come armi. Sapeva di starla tirando troppo per le lunghe, ma finiva con l'avere un piccolo problema su come fare a fare quello che avrebbe voluto. Privarlo dell'ossigeno e metterlo k.o. con l'asfissia? Certo, ma come? Gli incantesimi che conosceva erano alquanto limitati per le idee che aveva. Così si trovò costretta ad abbandonare l'idea di colpire l'essere alle branchie poste vicine al becco -in realtà avrebbe dovuto superare l'ostacolo di almeno otto tentacoli infiniti- finendo con il virare, di nuovo, su un incantesimo elementale. Avrebbe tracciato quindi una saetta, indicando sempre il kraken, pronunciando decisa «electro» almeno un paio di volte, se non di più, con l'obiettivo di sfiancare il mostro e poi tentare di imprigionarlo con un incantesimo offensivo. «Incarceramus», quasi urlò quel comando con la speranza di riuscire a fermarlo, aggiungendo una nuova linea dall'alto verso il basso, «impedimenta». Tutto quello per tentare un ultimo tutto per tutto. Richiamò ogni briciolo di energia, forza e magia che le era rimasta, mentre tracciava una grande esse, simbolo che richiamava il serpente, sua ex casa ad Hogwarts, e terminando con una stoccata in avanti, in direzione del kraken. «Salus templi!» E sperava davvero che quella fosse la fine migliore per il suo avversario marino, contro cui non aveva lanciato neanche un incendio, il suo vero elemento.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Battitrice

    code by ©#fishbone



    Incantesimi usati:
    • Guidami, Percezione, I;
    • Visibula noctambulus, Percezione, I;
    • Impervius, Generico, I;
    • Bullacapite, Scudo, I;
    • Circularis, Trasfigurazione, I;
    • Molliate, Generico, I;
    • Impedimenta, Fattura Minore, I (x2);
    • Epismendo, Cura, I;
    • Meteo Recanto, Elementale, II;
    • Finite Incantatem, Generico, I;
    • Farfallus Explodit, Offensivo, I;
    • Flipendo, Offensivo, I;
    • Reducto, Offensivo, I, (x2);
    • Lux Bulla, Esorcismo, II;
    • Protego Astralis, Giove, Scudo, II;
    • Electro, Elementale, I, (x3);
    • Incarceramus, Offensivo, II;
    • Salus Templi, Esorcismo, II.
     
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    Howard H. Van Leeuwen
    Studente | 17 anni

    Il fatto che Howard stesse affrontando le prove MAGO, in qualche modo, sembrava averlo lasciato piuttosto stranito: quel momento sembrava non arrivare mai, e nel momento in cui ci si ritrovò catapultato sentiva un groppo alla gola allucinante. Aveva ripassato per le due settimane precedenti come non mai, ed aveva sempre cercato di affrontare al meglio lo studio così da comprendere alla perfezione tutto ciò che stava leggendo e ripassando, evitando di lasciare alcuni argomenti incompresi. In quel momento, tuttavia, si sarebbe dedicato ad una delle prove per lui più difficili, ma una di quelle in cui avrebbe sicuramente messo tutto se stesso: la divinazione non era mai stata il suo forte, sebbene fosse sempre riuscito ad ottenere risultati ottimi, mentre la difesa contro le arti oscure era sempre stata una materia estremamente pratica, parte che lo aveva messo sempre un po' in difficoltà. Tra le tre materie dell'esame, la sua preferita era senza dubbio incantesimi, tanto da ritenersi sufficientemente fortunato ad averla in coppia con le altre due materie vista la grande versatilità della disciplina insegnata dalla professoressa Ivanova, sua direttrice di casata.
    Una volta arrivato a quello che sembrava essere una specie di atrio d'ingresso alla prova vera e propria, il ragazzo poggiò lo sguardo sulla pergamena che si trovò di fronte, scorrendo quelle parole con le proprie iridi azzurre che, in un primo momento, sembrarono quasi rimanere del tutto sbigottite da ciò che avevano potuto vedere. Avrebbe dovuto affrontare una sfida contro la manifestazione di un elemento della natura, e sebbene gli elementi teorici relativi a quella branca magica fossero effettivamente di suo dominio ed interesse, allo stesso tempo il ragazzo aveva il timore di non avere le capacità per affrontare quella prova. Ma dopotutto, andiamo, era un classico mood di Howard quello di sentirsi insicuro in qualsiasi circostanza, per cui nessuno si sarebbe stupito nel vedere una goccia di sudore attraversargli la fronte nella sua interezza. La prima tecnica da mettere in pratica era la litomanzia, una pratica divinatoria che gli avrebbe permesso di comprendere quale creatura avrebbe dovuto affrontare, motivazione per la quale si diresse verso il tavolo di legno sul quale erano stati depositati dei mucchietti di pietre preziose che avrebbe dovuto utilizzare per la pratica divinatoria stessa. Si guardò intorno per qualche istante, mentre nella sua mente si verificavano i film mentali più disparati. "Chissà cosa mi capiterà mai... beh, a livello teorico dovrei esserci, devo solo avere il fegato di mantenere la calma ed applicare tutte le mie strategie." E si fermò per qualche istante prima di chiudere gli occhi ed avvicinarsi ancor di più al mucchietto di pietre, mantenendovisi piuttosto vicino e sorridendo per via dell'ansia, esordendo poi con una frase per infondersi coraggio ed affrontare quella prova nel migliore dei modi. "Divinazione, diamoci dentro." E fu in quel momento, dunque, che il ragazzo iniziò il processo di concentrazione.
    Se in un primo momento le emozioni del ragazzo sembrarono prendere il sopravvento, dopo qualche istante di respiro molto intenso e ritmico Howard iniziò ad acquisire la giusta calma per potersi cimentare in quella pratica. Avvicinate le mani ai mucchietti di zaffiri che aveva avuto modo di disporre casualmente sul tavolo, dunque, iniziò ad immaginare il proprio flusso respiratorio nel momento dell'espirazione e dell'inspirazione, così da distaccarsi da tutti i rumori esterni e così da liberare la mente per sentirsi bianco come una tela appena comprata. Fu a quel punto che il ragazzo sembrò appena strizzare gli occhi, visualizzando lentamente un flusso magico percorrere il suo corpo, risalendo dai piedi e arrivando fin sopra alla testa, quasi come se fosse un sistema circolatorio a sé stante. Percepiva questo flusso di energia magica e psichica dentro le proprie vene, dentro le ossa, sopra i muscoli, e percepiva la forte carica divinatoria di quell'aura che aveva iniziato a manifestarsi in lui. Finalmente era riuscito a percepire la propria aura, ed in qualche modo sentiva la piacevole sensazione di una linfa vitale eterea scorrere in sé, arrivando addirittura ad immaginare una melodia aurica coronare quel momento, dando anche una colorazione azzurro pastello alla sua aura. Ora che era riuscito ad immaginarla in tutto il proprio corpo, il ragazzo iniziò lentamente a trasportarla lentamente verso il centro della propria fronte, dove risiede il terzo occhio, portando tutte le energie con cura verso quel punto ed iniziando a incanalarle successivamente, sempre con estrema calma e prendendosi tutto il tempo di cui necessitava verso le proprie mani, avvertendo anche una sensazione di formicolio ai polpastrelli. A quel punto, dopo la sua accurata tecnica di concentrazione, il ragazzo riaprì immediatamente gli occhi, iniziando a spostare le mani sulle pietre lentamente, evitando di toccarle direttamente e rimanendo ad un centimetro di distanza dalle stesse. Le mani si posarono prima sulle pietre più esterne, cercando in qualche modo di percepire una qualche vibrazione e di ricevere una visione sulla creatura, ma solo dopo qualche istante, come se il proprio istinto glielo avesse suggerito, il ragazzo sembrò abbandonare il proprio sguardo nel vuoto. Le mani, quasi in maniera del tutto automatica, andarono a posarsi sopra una zona inferiore del mucchietto di pietre azzurre che aveva costruito, ed in quel momento Howard ebbe la visione di cosa avrebbe dovuto affrontare. Un forte getto d'aria venne respirato dal ragazzo che, come in trance, iniziò a percepire visivamente le immagini di un kraken fatto interamente d'acqua che balzava fuori da un lago e lo attaccava con i suoi lunghi tentacoli, una visione che durò qualche secondo, facendolo poi tornare cosciente con conseguenti colpi di tosse. "Cavolo... non avevo mai visto nulla di così 'divinatorio' prima d'ora. Forse allora De Long-Prée non è uno sprovveduto." E, dopo aver pensato quelle parole nei confronti di un professore che insegnava una materia indubbiamente nebulosa e poco logica, il ragazzo guardò verso il sentiero che doveva seguire in quanto assegnato al kraken d'acqua.
    L'istinto lo fece avvicinare all'entrata nella quale aveva modo di poter sentire dell'acqua scrosciare in lontananza, ed infatti si avventurò senza alcuna paura in quel sentiero che avrebbe nascosto quella creatura terribile. Con la bacchetta alla mano, il ragazzo si incamminò per qualche istante, ritrovandosi successivamente come catapultato all'interno di un ambiente del tutto particolare: un lago profondo, con tanto di cascata, ed un pontile piuttosto malconcio che conduceva verso il centro del lago. Immediatamente il ragazzo si pose una mano sulla fronte a causa del clima umido che si era generato, andando appena a corrugare le sopracciglia come per mostrare il suo fastidio in un simile ambiente. Mantenuta la bacchetta nella sua mano principale, tuttavia, il ragazzo iniziò a dirigersi lentamente sul pontile malconcio, camminando piuttosto lentamente e cercando di essere il più delicato possibile così da provare a localizzare quel mostro terrificante che avrebbe dovuto combattere. Si avvicinò lentamente al centro di quel profondo lago dalle acque scure, e proprio nel momento in cui sembrò essere piuttosto vicino alla fine di quel pontile, notò una creatura risalire dal centro e saltare in aria, manifestandosi nella sua maestosa e terrificante forma di polpo gigante d'acqua. In un primo momento, lo sguardo di Howard si terrorizzò di colpo, portandolo ad indietreggiare e a rompere anche un asse del pontile, motivazione per la quale cercò di indietreggiare il più delicatamente possibile così da non cadere in acqua e, per sua fortuna, ci riuscì, sebbene nel farlo si beccò un primo attacco del kraken che, improvvisamente, scagliò un proprio tentacolo contro una sua gamba colpendolo e facendolo cadere a terra con forza. “Ahia… Devo assolutamente capire come indebolirlo.” E, dopo aver detto quelle parole, il ragazzo avrebbe gattonato velocemente verso un cumulo di scogli che avrebbe utilizzato come barriera provvisoria tra se stesso ed il kraken così da riprendersi un attimo da quell’impatto e da curarsi anche un minimo la ferita che si era provocato con la caduta. “Epismendo!” Disse, mentre passava delicatamente la bacchetta sulla propria ferita andando a disegnare un piccolo trattino, chiudendo gli occhi per qualche istante e concentrandosi come al suo solito per permettere la riuscita dell’incantesimo. Dopo qualche secondo, per sua fortuna, la ferita iniziò a rimarginarsi magicamente, ed iniziò di già a sentire meno dolore sul punto curato: la magia curativa per Howard era affascinante in ogni sua forma, ed era quella la motivazione per la quale si sarebbe assolutamente dedicato a quella branca nel percorso GEMMA.
    Dopo aver eseguito quella rapida cura sulla propria pelle, il ragazzo decise che era il momento di studiare un minimo la situazione, e per prima cosa doveva vedere come quella creatura reagisse ai propri attacchi. Si alzò improvvisamente dal proprio nascondiglio, e proprio in quel momento, i riflessi di quel kraken furono tali da permettergli di deformare un proprio tentacolo con la forma di uno spuntone appuntito scagliandolo contro Howard, che stavolta però non si fece cogliere impreparato: con il suo sguardo concentrato sulla situazione, voglioso chiaramente di raggiungere lo scopo finale di quella prova, il ragazzo eseguì una stoccata in direzione di quell’attacco che aveva ricevuto, esclamando la formula dell’incantesimo. “Expulso!” E dopo aver fatto quello, dalla sua bacchetta si sprigionò quello schiantesimo che si infranse contro quel tentacolo plasmato, distruggendolo e costringendo il resto del tentacolo alla ritirata. In quel momento, tuttavia, il ragazzo prese a correre verso un altro cumulo di scogli disposti verso un altro lato del lago, nascondendosi dietro il mucchio stesso e spiando i comportamenti di quella creatura così da scegliere una tattica per poterla fermare nel miglior modo possibile. In quel momento, mentre la guardava, notò che la creatura utilizzò l’acqua del lago per poter rigenerare parte del tentacolo che aveva perduto con quello schiantesimo, e fu proprio quel dettaglio che fece accendere una lampadina immaginaria sulla testa del dioptase. “Devo metterlo in condizione di non utilizzare acqua liquida… ma come?” E, subito dopo aver iniziato a ragionare sul da farsi, il ragazzo avrebbe preso a respirare lentamente così da liberare la mente e dedicarsi totalmente ad un momento di riflessione. Doveva in qualche modo privare quel mostro di acqua liquida dalla quale potersi rigenerare, ed in quel momento l’unica cosa che gli veniva in mente di fare era piuttosto utopica, quasi irrealizzabile. “Dovrei congelare tutto. Glacius da solo non può aiutarmi, però…” Ed in quel momento ebbe il lampo di genio. Guardò il cielo che lo sormontava, e mentre sentiva i versi della creatura ed i colpi di tentacoli acquatici che venivano riversati contro gli scogli, Howard ebbe davvero un’idea che, secondo lui, l’avrebbe potuto aiutare a rendere tutto quanto possibile. “Cambio il meteo, e poi con un astra natura carico il lago di energia elementale glaciale. Può funzionare.” La bacchetta, a quel punto, eseguì una stilizzazione di una nuvola, venendo subito dopo sollevata verso il cielo; a quel punto il ragazzo enunciò la formula dell’incantesimo da attuare, e qualora fosse riuscito a far nevicare, avrebbe indubbiamente reso la temperatura nei paraggi molto più fredda, facendo anche diminuire l’umidità del luogo. “Meteo Recanto!” E, dopo l’esecuzione di quell’incantesimo elementale, il ragazzo notò immediatamente un gruppo di nuvoloni grigi sovrastare immediatamente tutto quel luogo, dando il via ad una bella nevicata che in poco tempo iniziò ad abbassare la temperatura di quel luogo, sebbene lui fosse ben coperto dalla toga della divisa e riuscisse quindi a non percepirne eccessivamente il distacco. A quel punto, improvvisamente, il ragazzo puntò la propria bacchetta contro le acque del lago, andando ad eseguire il simbolo del pianeta Plutone ed eseguendo successivamente una stoccata contro la superficie stessa, enunciando la formula a gran voce. “Astra Natura!” E, così facendo, poté infondere nelle acque il potere elementale del ghiaccio, a quel punto avrebbe dovuto solamente aspettare un po’ di tempo così che il potere magico di quell’influenza astronomica si estendesse a tutta la superficie del lago, motivazione per la quale uscì immediatamente allo scoperto, cercando di distrarre il kraken con un combattimento improvvisato.
    “Flipendo!” Urlò Howard in direzione del kraken agitando la propria bacchetta, e non appena vide il proprio incantesimo viaggiare contro quella creatura, il ragazzo accennò un lieve sorriso di sfida. Il suo piano stava riuscendo proprio come immaginato, ed infatti, dopo quella provocazione, il kraken scagliò delle sfere d’acqua generate dai propri tentacoli contro il dioptase, il quale evocò un sortilegio scudo per proteggersi inizialmente da quel colpo. “Protego!” E se con la linea da sinistra verso destra eseguita con la bacchetta il ragazzo riuscì ad eseguire uno scudo per proteggersi da quelle sfere che gli erano state lanciate, purtroppo non si rese conto del colpo di frusta che gli avrebbe dato un altro tentacolo dopo poco, colpendolo esattamente al centro della schiena e lanciandolo contro il terreno violentemente. Quella, purtroppo, era stata una brutta botta che aveva causato molti danni al ragazzo, tanto che rimase steso a terra per qualche secondo mentre il kraken si era rifugiato nuovamente in quell’acqua che stava diventando sempre più gelida per poter in qualche modo recuperare il tentacolo che aveva perso infrangendolo contro lo scudo del dioptase. Il ragazzino rimase per qualche istante steso a terra, appoggiando entrambe le mani contro il suolo di quello spiazzo che circondava il lago, andando a strisciare lentamente verso uno di cumuli di scogli che erano disposti su quello spiazzale, e poggiando la schiena contro quelle viscide rocce mentre i fiocchi di neve gli scendevano dolcemente sul capo. Decise a quel punto di volersi dedicare principalmente alla cura di se stesso, andando ad eseguire una W con la propria bacchetta verso di sé, sempre con la solita precisione di cui era maniacalmente dotato, andando successivamente ad esclamare la formula dell’incantesimo. “Innerva.” A quel punto iniziò a sentire le energie iniziare a tornare all’interno del proprio corpo, motivazione per la quale, speso un altro minuto a recuperare un po’ di forze, il ragazzo decise di rialzarsi lentamente così da osservare il comportamento del kraken. Quel mostro terribile, nuovamente, stava scagliando un tentacolo a tutta forza contro il dioptase, il quale tuttavia vide il proprio piano iniziare a funzionare: l’acqua del lago, caricata di energia relativa al ghaccio, si era raffreddata a tal punto che, anche con la nevicata e quindi con l’abbassamento di temperatura, aveva iniziato a congelarsi. Howard, dunque, si armò di un sorriso combattivo e ben determinato, andando successivamente ad abbassarsi così da evitare quel colpo di tentacolo, puntando successivamente la bacchetta contro la superficie del lago. “Ora posso farcela… GLACIUS!” Ed ecco che un raggio congelante schizzò fuori dal proprio catalizzatore, colpendo con forza quella superficie, andando a velocizzare il processo di congelamento del lago e rendendolo una totale lastra di ghiaccio ben spessa. Il kraken, tuttavia, ebbe l’idea di compiere un salto e di mantenersi in “piedi” sul lago, andando ad appoggiare sulla superficie di esso i propri tentacoli così da mantenersi in posizione eretta, iniziando adesso ad arrabbiarsi per via della strategia del ragazzo che gli aveva ormai tolto ogni possibilità di rigenerarsi.
    Howard prese a correre contro la superficie del lago, e nel momento in cui i suoi piedi furono a contatto con il ghiaccio, la bacchetta li puntò velocemente e immaginò mentalmente un paio di pattini per ghiaccio dalla colorazione neutra: sapeva che in battaglia, in quel momento, non avrebbe avuto bisogno di pattini belli, bensì di pattini scattanti così che avesse potuto viaggiare sulla superficie di quel lago per essere molto più agile e veloce di quella creatura che, ormai, era stata privata dell’acqua che era il suo habitat preferenziale. “Vestis!” Disse, eseguendo poi una spirale verso le proprie scarpe, ed in quel momento queste vennero sostituite con un paio di pattini con lame ben acuminate, così da permettere al ragazzo di slittare con velocità sul pavimento ghiacciato. Iniziò dunque a pattinare verso sinistra, eseguendo dei giri attorno alla creatura ed iniziando a sua volta ad eseguire degli incantesimi per poterla in qualche modo colpire in maniera veloce e continua. Il kraken tentò di scagliare più volte i propri tentacoli contro il ragazzo, ma in qualche modo lui riuscì a schivare quei colpi grazie alla velocità molto elevata che aveva acquistato, andando a quel punto ad eseguire nuovamente un incantesimo Glacius puntando verso il centro del cerchio che stava eseguendo attorno alla creatura, così da colpire i suoi tentacoli. “Glacius!” Ed infatti, non appena un tentacolo della creatura cercò di dirigersi verso Howard per poterlo attaccare, il raggio congelante lo beccò, così come beccò anche gli altri tentacoli di cui il kraken disponeva dato che Howard aveva scelto di muoversi in maniera circolare, lasciando la creatura libera solamente alla parte della testa. Sentì un urlo feroce provenire dalle fauci di quella creatura malefica, e per darle uno degli ultimi colpi il ragazzino evocò nuovamente lo schiantesimo precedente con una stoccata. “Expulso!” E, così facendo, riuscì effettivamente a colpire i tentacoli congelati, rompendoli in mille piccoli cristalli di ghiaccio che si schiantarono al suolo. La testa del kraken, per un primo momento, sembrò cadere contro il suolo, ma solo successivamente Howard poté notare che effettivamente questo stava cercando di spostare le masse d’acqua presenti sul capo, così da originare altri tentacoli per attaccare, sebbene adesso fosse diventato di dimensioni decisamente più ridotte. Prese dunque coraggio e, conscio del fatto che adesso le dimensioni del demone erano più piccole, il ragazzo decise di cercare di esorcizzarlo con un incantesimo adatto, andando quindi a disegnare un cerchio in aria, concludendo l’incantesimo con una stoccata al centro di esso. “Lux Bulla!” E dalla sua bacchetta fuoriuscì una bolla traslucida che iniziò ad inglobare l’entità, la quale in quel momento cercò nuovamente di scagliare i suoi piccoli tentacoli contro il dioptase, senza tuttavia riuscire a beccarlo per via della loro ormai corta lunghezza. Il kraken venne definitivamente avvolto all’interno di quella bolla, e questa iniziò a sua volta a restringersi attorno alla creatura arrivando a toccarla e a provocare degli effetti ustionanti tali da farla soffrire e far provenire delle urla di estremo dolore dall’interno. Howard accennò un sorriso finale osservando la creatura venire esorcizzata davanti ai propri occhi, mentre la neve continuava a scendere dolcemente sul campo di battaglia.
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    Dark Side of Super Sayan

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    »Ryu Okami [X]
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    Ed eccomi giunto, a seguito delle altre prove degli Esami M.A.G.O., alla prova congiunta di Difesa Contro le Arti Oscure, Divinazione ed Incantesimi... non potei che sorridere all'idea. Dopo la scoperta del Professor Ensor come membro dell'Acromantula Scarlatta, il mio rispetto per il burbero professore amante delle torture era esponenzialmente aumentato, e, saper che la sua prova fosse in concomitanza con quella di Divinazione, ove me la cavavo egregiamente, non poteva che strapparmi un sorriso, tra la curiosità e la voglia di misurarmi con ciò che Ensor mi avrebbe posto dinnanzi.
    E non mi deluse: un golem, questo mi sarei trovato a combattere, un demonio di bassa scala gerarchica, dopo averlo rintracciato per mezzo della Litomanzia, Bene, andiamo, mi ritrovai così a pensare, avvicinandomi al gruppo di gemme che mi era posto dinnanzi sul tavolo.
    La mano destra venne portata al di sopra di quelle gemme preziose, passando lentamente a palmo aperto così da sovrastarle tutte con una singola movenza mentre sgombravo la mente: ad occhi chiusi, il mio respiro si faceva più lento, mentre ogni mia sinapsi, ogni più piccola idea lasciava spazio solo ad una cupa pace e quiete nella mia testa, dando libertà di azione alla pura e semplice concentrazione del flusso di energia psichica. Potei sentire quell'energia scorrere dentro di me, partendo dal mio capo per poi espandersi lungo il mio corpo, con un formicolio crescente che, passando per tutte le mie membra, andò infine a concentrarsi nelle mie mani: una cinerea aura, scintillante come le nere scaglie del drago protettore della Casata Okami, avvolse le mie appendici, e solo in quel frangente riaprii gli occhi, così da percepire le vibrazioni delle pietre preziose innanzi a me; rubini, zaffiri e smeraldi non ebbero reazione, ma, nel momento in cui la mia mano passò nuovamente sui topazi, ecco che la litomanzia fece il suo dovere. Una grotta, scura, buia, umida, e dalle pareti fragili e facilmente scalfibili, lì mi attendeva il mio opponente, la vile creatura che, alla fine del percorso a Sud mi avrebbe dovuto affrontare, A noi due, bestia, mi ritrovai quindi a pensare, interrompendo la pratica divinatoria, ed incamminandomi così in direzione del mio avversario. Ci sarebbe stato da divertirsi.
    Percorsi il sentiero a Sud, ed ecco che dopo non troppo, l'ingresso della caverna ove si sarebbe trovato il mio avversario mi si stagliò dinnanzi; potevo vedere, già da lì, l'oscurità che permeava nel luogo, una zona buia e che avrbebe potuto causarmi problemi, una complicazione, quella, a cui decisi di porre immediatamente rimedio: indirizzai la bacchetta al mio capo, puntando precisamente ai miei occhi, e, con un Animalia Figuro, posi soluzione, mutando i miei occhi in quelli di un gatto per mezzo dell'incanto di Semi Animalizzazione Umana, che mi avrebbe concesso così la vista necessaria per proseguire in quella prova, senza dover risentire del cambio di illuminazione.
    La bestia, ruggendo, non appena entrai nella grotta, annunciò la propria presenza: un ammasso di pietre dalla forma umanoide, dagli scintillanti occhi dorati ed alto per lo meno un paio di metri e mezzo, si stagliava dinnanzi a me, agitando le braccia al cielo in preda alla furia; non potei che far passare lo sguardo da lui alle pareti della grotta, che vibrarono al suo ruggito, segno che quel luogo non era affatto stabile... dovevo stare attento a non far crollare tutto, e di certo, come il bestione fece notare attaccandomi, non sarei stato facilitato dal mio nemico.
    Pestando i suoi enormi piedi di pietra al suolo, e con una velocità che potei definir solo sconcertante, mi ritrovai a dover schivare la carica di quel mostro, che, al pari di un giocatore di rugby si lanciò in corsa, forzandomi a lanciarmi al suolo pur di evitarlo: mi scansai sì, vedendolo cadere al suolo per l'equilibrio perso nella foga della corsa, ma neppure io ne uscii illeso, ritrovandomi a sanguinare dal braccio destro, in quel momento scoperto e vittima di un brutto taglio a causa di una roccia appuntita che mi trovai sul percorso... ecco, lì non ci vidi più.
    Come osi? Come hai osato portarmi a sanguinare?! Esordii furioso, Un essere inferiore come te non si può anche solo permettere di farmi un graffio! Reducto! Enunciai quindi, scagliando contro il colosso quell'incanto d'offesa; quell'immonda creatura si era permessa di arrivare a causarmi, seppur indirettamente, una ferita, ed ora, colpita di sorpresa dal mio incantesimo, si ritrovava sbalzata via, finendo per ricadere rovinosamente tra le pietre della caverna. Dopo in veloce Innerva, che mi sistemò il braccio per quanto possibile, seguito subito dopo da un Ferula che mi fasciò poi il braccio ferito, ecco che la bestia, ripresasi dal suo stordimento momentaneo si ripresentò alla carica, furioso contro di me per ciò che gli avevo fatto... mi trovò però pronto in quel frangente: imbracciata la bacchetta, non appena il bestione si trovò a portata tracciai un 8 in aria con il mio catalizzatore, da cui, per mezzo di un Farfallus Explodit, diverse farfalle fuoriuscirono, dirigendosi verso il volto della creatura ed esplodendogli in faccia; così distratto, e sofferente visto il ruggito sommesso che emise, dalle farfalle, il mostro di pietra mi diede ancora una volta modo di bloccarlo. Cumtello, enunciai, lanciando così ai piedi del mostro l'incanto Sabbiotomba: al di sotto della bestia, mentre ancora si liberava delle ultime farfalle, ecco che si generarono delle vere e proprie sabbie mobili, che, sciogliendo il pavimento roccioso andarono a inglobare il mostro, incapace quasi di muoversi in quella trappola di sabbia, e totalmente alla mia mercé; mi avvicinai, come annoiato, e, a debita distanza presi parola: A giocare col fuoco rischi di scottarti, e oggi ti sei trovato a fronteggiare un dragone, bestia. Un fuoco troppo forte da sopportare anche per te che sei di pietra, dissi quindi, puntandogli contro la bacchetta, Paperante, enunciai io infine: fosse andato tutto come doveva, la bestia avrebbe preso la forma di un'innocua ed inutile paperella di gomma, sprofondando così, una volta per tutte, in quelle sabbie mobili per mai più uscirne.
    Il mio esame si poteva, almeno credevo, considerar concluso.

    Statistiche
    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Psicologico: //
    Casata: Black Opal
    Razza: Metamorfomagus
    Abilità:
    CITAZIONE
    Urlo nero:
    Certe volte, nella vita, si può solo fare una cosa: urlare.
    +1 agli incanti Sonici; +2 se si è castato Sonorus.

    Skill://
    Incantesimi Utilizzati:
    CITAZIONE
    //

    «The Dragon God Rises!»
    codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
     
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