Lezione biennio - Febbraio

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    Brian Ensor | Docente DCAO
    In quel pomeriggio di febbraio una moltitudine di fiocchi di neve precipitava dalle candide nuvole, ricoprendo con un incantevole mento bianco gli esterni del castello. Le temperature si erano notevolmente abbassate in quel mese e sempre di più era possibile osservare nei corridoi studenti con spessi mantelli, sciarpe attorcigliate anche in Sala Grande e sempre più persone decidevano di trascorrere i loro pomeriggi nella sala da tè per una bevanda calda e deliziosi pasticcini. A dir il vero quasi tutti quel martedì si trovavano in quella stanza, eccezion fatta ovviamente per chi aveva lezione, compreso il biennio che si sarebbe dovuto recare nella terrificante e tetra aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
    Oggi sono più irrequieto del solito. Brian sorseggiò il suo caffè amaro seduto di fronte alla cattedra. Stasera dovrò far un lavoretto per l'Acromantula e ancora ricevo istruzioni. Ciò lo faceva sentire estremamente frustrato e a poco serviva il numero della Gazzetta del Profeta odierno, poiché di notizia rilevanti ve n'erano ben poche.
    Tutti gli studenti per entrare in quell'aula situata all'ala ovest del terzo piano avrebbero dovuto come al solito incendiare la maniglia a forma di salamandra e dir ad alta voce il proprio nome per entrare, altrimenti il registro non li avrebbe segnati come presenti.
    Una volta lì il freddo si accentuò. L'aula era a forma di anfiteatro romano, sul fondo c'era Brian in attesa degli studenti e alle estremità di ogni fila delle statue di gargoyle che reggevano dei bracieri spenti. L'unica fonte di luce era data dal soffitto, infatti rivolgendo lo sguardo verso l'alto gli studenti non avrebbero visto le fredde mura, bensì i fiocchi di neve che si impattano verso una barriera a diversi metri sopra la loro testa. Ovviamente era lo stesso muro, ma invisibile grazie a un'illusione.
    Per oggi avevo pensato a un compito a sorpresa. Si alzò dalla sedia, mentre con un rapido movimento di bacchetta sigillò la porta che avrebbe impedito ai ritardatari di entrare. Ma alcune complicazioni potrebbero impedirmi di correggerli nel breve termine. Sappiate che a breve potrei assentarmi per qualche giorno. Assottigli lo sguardo. Un'espressione glaciale si dipinse sul volto e con estremo vigore strinse la bacchetta, puntandola verso gli studenti. Provate solo a esternare felicità e diventerete cibo per il kraken. Non lo disse ad alta voce, ma era ormai certo che i suoi studenti avessero imparato quanto potesse essere severo e crudele il loro professore.
    Quindi prima di andare avanti col programma ho bisogno di sapere se finora tutto è chiaro. Prendete un foglio di pergamena e rispondete solo a una delle seguenti domande. Chiuse gli occhi e agitò nuovamente la bacchetta. Da essa fuoriuscirono lingue di fuoco che contorcendosi e dividendosi formarono delle frasi.
    1- Se doveste fronteggiare un insetto dalle dimensioni considerevoli a cosa doveste prestare maggiore attenzione?
    2- Nello stesso caso di sopra, quale strategia adottereste per combattere o fuggire se non aveste con voi la bacchetta?
    3- L'ambiente circostante rappresenta più un limite o un'opportunità? Perché?

    Avete solo cinque minuti per rispondere, la parte pratica di oggi ci occuperà parecchio tempo.


    RevelioGDR


    Ragazzuoli, benvenuti alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure!
    Come sempre ricordatevi come si accede all'aula (nel caso ve lo foste dimenticati c'è la descrizione fissata in alto in questa sezione) e di rispondere a una delle domande ù.ù
    Potete interagire tra di voi o col docente nella misura che preferite, ben sapendo che vi trovate di fronte a una persona col cuore di pietra e che non aspetta altro che una buona scusa per punirvi.
    La scadenza per postare è venerdì alle 23:59
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    “Oh merda, abbiamo difesa contro le arti oscure, oggi” Questa fu la frase che disse appena sveglio e che ripeté altre due volte durante la mattinata. Non era per la materia, lui la adorava. Era il professore che gli stava sulle palle. L'unica cosa decente di quel professore era che sapeva fare il professore. Doveva ammetterlo, gli stava sulle palle ma sapeva insegnare. Quando arrivò l'orario per la lezione, si preparò tutto l'occorrente per aprire quella maledetta porta (un semplice accendino), lo mise in tasca e prese lo zaino con i libri, le pergamene e tutto ciò che serviva.
    Arrivò di fronte alla grande porta dell'aula, prese l'accendino dalla tasca e lo avvicinò alla maniglia. Con un solo colpo del pollice fece scattare la fiammella e la maniglia si incendio. “Aidan Hargraves” urlò seccato 'al vostro servizio...'.
    Appena la maniglia si spense e la porta si aprì, vide il professore dietro la cattedra e raggiunse il suo banco, nella fila al centro dell'aula. “Salve professore.” disse, accennando un sorriso di cortesia.
    Alzando la testa diede un'occhiata al cielo che si poteva vedere attraverso il soffitto invisibile “Non ha ancora smesso di nevicare?” mormorò sbuffando.
    Quando tutti i compagni erano arrivati, il professore chiuse la porta ('possiamo morire qui, in caso di terremoto' pensò 'bah. Sotto sequestro per un'ora') e cominciò a parlare. Lo ascoltò senza dire nulla dato che immaginava che se ne sarebbe uscito con l'intenzione di far fare un compito a sorpresa ai ragazzi, però, ringraziando qualsiasi divinità esistente in questo mondo, aveva un impegno per i prossimi giorni e non avrebbe potuto correggere i compiti. Quindi li graziò, momentaneamente.
    Alla richiesta del professore, Aidan prese un foglio ed una penna e lesse le domande.
    Decise di rispondere alla prima. Quindi cominciò a scrivere.

    Se dovessi fronteggiare un insetto dalle dimensioni ragguardevoli presterei attenzione alla parte del suo corpo che usa per attaccare. Quindi, dipende dall'insetto che ci troviamo davanti. Per esempio, se mi trovassi di fronte ad una vespa, un'ape o un calabrone presterei attenzione ai loro pungiglioni.
    Soprattutto se l'insetto è di grandi dimensioni un pungiglione potrebbe ferire e non solo avvelenare.


    Scritto ciò, consegnò la sua pergamena al professore ed attese che anche gli altri compagni finissero di scrivere, per poi ascoltare il professore e le sue correzioni.
    Aidan Hargraves

    "
    .Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei
    "

    Dioptase, 16 anni

    code by ©#fishbone

     
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    Primi Giorni


    Quando il tempo era plumbeo, l'umore del ragazzo aveva dei bassi incredibili. Lo rilassava, ma allo stesso tempo tutto quel grigiore sembrava attivare qualcosa in lui che gli volesse tirare giù tutti i suoi migliori stati d'animo. Aveva imparato a contrastare in parte questa triste caratteristica con l'aiuto delle fidate cuffiette che quella mattina non si era ancora tolto una volta, perchè sapeva che qualsiasi cosa prima di lezione gli avrebbe rovinato l'umore, anche il più piccolo e stupido contrattempo. Decise quindi di alzare il volume ad un livello quasi insopportabile così da annegare i suoni esterni. Vestendosi con calma e preparando tutto il necessario, bacchetta compresa, per la lezione, il ragazzo passò velocemente a prendere qualcosa da mangiare giusto per non morire durante la lezione. Non ne aveva affatto voglia quel giorno, ma non era un motivo valido per avere un calo di zuccheri. Durante il - breve - tragitto, Marcus ricordò le particolarità della porta dell'aula che lo attendeva. Giocherellò con l'accendino che aveva in tasca, il metodo più semplice che era riuscito a trovare ragionevole. I fiammiferi ci avrebbero messo troppo, e poi non avrebbe certo potuto buttarli a terra. La soluzione migliore era quella più semplice di solito, una filosofia abbastanza semplice da seguire. A volte.

    Quando si trovò di fronte a quella grande porta di legno dalla manigli a forma di salamandra, il ragazzo fissò quest'ultima con aria svogliata ed estrasse dalla tasca ciò con cui avrebbe acceso il fuoco. Onestamente, quel giorno gli pesava anche fare quello, ma non avrebbe certo rovinato tutto per uno stupido sbalzo d'umore. La pietra focaia emise quel fastidioso rumore grattante, prontamente nascosto dalle cuffiette del ragazzo. Quando la salamandra prese finalmente fuoco, ripose l'oggetto in tasca e, togliendosi le cuffie e mettendole al sicuro come un prezioso tesoro, pronunciò il suo nome. - Marcus Ainsworth.

    Dietro quella porta, l'aula piuttosto spaziosa si mostrò di fronte a lui. Entrò di fretta, facendo un cenno col capo verso il professore e allungandogli il buongiorno migliore che riusciva a dimostrare in quel moemnto. Era comunque forzato, ma almeno ci aveva provato a non essere irrispettoso anche con l'umore che si ritrovava in quel momento. - Buongiorno.

    Si mise nelle file di fronte senza aspettare nemmeno un secondo, in religioso silenzio e con uno sguardo che avrebbe scoraggiato molti. Non riusciva proprio a togliersi quell'umore nero. Sperò solo non durasse a lungo. Non avrebbe comunque potuto pensarci molto, considerando che la lezione avrebbe occupato i suoi pensieri il resto del tempo. Quando il professore informò gli studenti del compito a sorpresa alzò un sopracciglio, ma non fece nemmeno un verso di rimostrnza. In ogni caso, non aveva potere, e comunque non vedeva troppo di male in quello che aveva detto. Ancora meno di preoccupazione fu quando disse che ci avrebbe messo del tempo per correggerli. Non era importante quanto ci meettesse lui a correggerli, solo quanto avrebbe performato bene Marcus.

    Prese una pergamena alla spiegazione del professore del compito, osservando con attenzione le le fiamme sinuose che formarono tre domande. Sapendo di avere solo cinque minuti, prese la domanda che sentiva più adatta a sentimento, la terza. L'ormai familiare sguardo indisposto si posò sul foglio mentre l'inchiostro vi ci si posava sopra. Avrebbe voluto pensarci di più, ma bene o male sapeva cosa rispondere.

    CITAZIONE
    L'ambiente è un'opportunità. Può offrire ripari da attacchi o per nascondersi, opportunità di cogliere di sorpresa un nemico o di sfruttarlo per attuare strategie di vario genere: Punti di vantaggio, terreni di varia natura (fango, torrenti, sabbia), persino gli animali e le strutture artificiali possono essere usate in vari modi. Il vero problema risiede nel fatto che, come noi possiamo sfruttarle, anche gli altri hanno la stessa possibilità, se parliamo di altre creature con pensiero critico. Bisogna prestare particolare attenzione a non cadere nella troppa confidenza nelle proprie capacità ed essere sempre pronti ad adattarsi.

    Era stato conciso e dritto al punto, i cinque minuti non gli permettevano molto e non sentiva il bisogno di dilungarsi oltre. Consegnò dopo una velocissima rilettura la pergamena al docente e tornò al suo posto senza pensarci oltre. Sapeva che avrebbe trovato altre mille variazioni nella risposta altrimenti, e non sarebbe servito a nulla se non a peggiorargli quella giornata che sperava finisse presto. Di solito a questo punto si sarebbe guardato attorno, ma preferì tendere lo sguardo verso l'alto ma tenendo l'orecchio alle prossime istruzioni del professore.

    Oggi è una di quelle giornate in cui devo dormire fino al giorno dopo, ho capito.

    Con una fastidiosa e persistente sensazione di odio verso il mondo nel petto, tirò un sospiro leggero, cercando di sfogare un po' la frustrazione. Sperava solo che la pratica lo avrebbe veramente distratto.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Benjamin D' Angelo
    Ametrin | 16 Anni


    ‘ Difesa contro le Arti Oscure! Spero di cavarmela, anche se non è quella che preferisco per il momento. ’

    Pensò Benjamin quel martedì pomeriggio d’inizio febbraio mentre osservò cadere i fiocchi di neve come un manto all'esterno del castello attraverso le vetrate della Sala Grande dove aveva appena pranzato.

    ‘ Wow! Son davvero bellissimi, mi ricordano le mie prime vacanze di Natale! Con la mia famiglia adottiva’.

    Mentre le temperature fuori erano ancora fredde. Lui quel giorno era rimasto seduto nella Sala Grande a osservare con i suoi occhi celesti lo scenario attorno a sé: c’erano alcuni studenti con sciarpe e mantelli spessi poi alcuni che bevevano il The, nella stanza da The, ma ovviamente non tutti. Infatti, Benjamin era impegnato perché aveva un’altra materia quel pomeriggio dopo le lezioni d’Incantesimi e di Magia Verde, poiché erano state entrambe molto interessanti e aveva, infatti, guadagnato un’Accettabile e un’Ogni Oltre Misura fin ora. Così nel frattempo tirò fuori l’orario delle lezioni e poi lo osservò in silenzio con i suoi occhi spaventati, anche se non aveva mai paura di nessuno, ma di quel professore a quanto pare sì.

    ‘Oddio! No, Il professor Ensor è pericoloso se non arrivi in orario. Sarà meglio affrettarsi non si sa mai. ‘

    Pensò Benjamin mentre usci dalla Sala Grande e con timore si recò verso l’ala ovest del terzo piano, dove scese le scale che lo speravano dall’aula del terribile professore che temeva e aveva paura.

    ‘Oh! Accidenti ci mancava solo questa. Non voglio fare brutta figura davanti a lui quindi è meglio pronunciare l’ incantesimo e il proprio nome per entrare!’

    Si fece coraggio, anche se era ancora spaventato così perse in mano il catalizzatore e pronunciò l’ incanto contro la maniglia a forma di salamandra.

    “ Farfallus Explodit “

    Disse mentre attese che esplodesse e poi comunicò il nome più chiaro possibile.

    “ Benjamin D’Angelo “

    Pronunciò il suo nome e aspettò che si aprisse la porta per farlo entrare nell’ aula del terribile professore .

    ‘Accidenti! Brr che freddo che fa qui, mi sembra di stare in una cella frigorifera’

    Appena entrò a lezione Benjamin vide davanti a sé: un anfiteatro che sembrava il Colosseo a Roma dove si facevano combattere i gladiatori con i leoni tanto tempo fa e in fondo c’era il professore Ensor che salutò con un po’ di timore.

    “ Buongiorno, professore.”

    Mentre continuò a osservare l’anfiteatro notò che all'estremità di ogni fila c’erano gargoyle che reggevano dei bracieri spenti. Si accorse che L’unica fonte di luce proveniva dal soffitto così alzò lo sguardo verso l’alto e vide tanti fiocchi di neve sopra alla sua testa. Poi Benjamin fece attenzione a non cadere dai gradini senza farsi male però. Così si avviò a occupare posto al banco centrale mentre osservò le tre lingue di fuoco che formavano tre domande così lui le lesse e poi ne scelse una poi cominciò a scrivere la risposta cercando di essere più chiaro possibile sulla pergamena che tirò fuori poiché aveva solo cinque minuti.

    Se mi trovassi davanti ad un insetto di notevoli dimensioni come le api, le vespe oppure i calabroni e la strategia da adottare se non si ha il catalizzatore è la seguente: mantenere la calma, rimanere a distanza di sicurezza, non gridare e infine non bisogna usare le mani per schiacciarli. Ovviamente facendo attenzione al rischio che ti possono attaccare, anche se chiamano i rinforzi quindi è meglio lasciarli in pace.

    Appena finì di scrivere, appoggiò il rotolo sopra al banco in attesa che il professor Ensor iniziasse la lezione.


    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Edited by Benjamin D' Angelo1 - 4/2/2021, 18:39
     
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black L'avanzata del mezzo-gigante portò le masse di studenti a smembrarsi. Con i sue due metri e passa di altezza, avvolto in un mantello nero dalle decorazioni cremisi che ne risaltava la statura, Ciarán riusciva sempre a incutere timore agli straniere. Di regola, non era sua intenzione farlo e, a dirla tutta, il denrisiano preferiva farsi i fatti suoi. Gli avvenimenti che avevano coinvolto Loki lo aveva portato a rivalutarsi, e la tensione lo aveva reso scontroso.
    "Le nuvole mi separano dal cielo e non so se sia un dono o una sentenza" Gli occhi dorati avevano scrutato l'orizzonte notando un manto denso come l'acqua torbida che aveva inglobato il firmamento. Su di lui pesava un omicidio ma ciò non lo aveva scosso più del dovuto: come il cacciatore si ciba della preda, Ciarán avrebbe colto il massimo di quella situazione.
    «Ciarán Hinds» Il gigante si fermò di fronte all'enorme porta di faggio da cui pendeva una maniglia a forma di salamandra. L'enorme mano affondò sotto il mantello tornando in superficie con un pacchetto di fiammiferi. Con una destrezza improbabile, le dita pizzicarono uno dei tanti legnetti; bastò un gesto secco e la punta prese fuoco.
    La fiamma venne portata sotto la coda della creatura fantoccio nella speranza che il fuoco avrebbe attecchito "Ensor abusa delle fiamme ma non lo reputo opportuno". Ciarán si ricordava della maestria con il cui il docente aveva incendiato la sua foresta e ciò gli aveva permesso di rivalutarlo.
    Entrò nell'aula notando altri due dettagli connessi al fuoco: i gargoyle e i bracieri - ora spenti - che tenevano in mano. Dove il primo andava a rappresentare un demone che, per quel poco che ne poteva sapere un denrisiano, doveva vivere con i suoi simili tra le fiamme nell'incendio; i secondi rappresentavano una delle poche fonti di luce solitamente presenti nell'aula.
    "La luce. È questo il problema" Dove c'era fuoco, c'era luce e dove c'era luce, mancavano i segreti. Al contrario, Ensor sembrava pieno di sorprese e il mezzo-gigante non si stupì dell'annuncio sulla sua improvvisa assenza.
    Se il ragazzo avesse dovuto paragonare il docente a un elemento, avrebbe scelto l'acqua; il fuoco bruciava le persone, ma una fine ben più misera coglieva gli stolti che si perdevano tra gli oceani: infinite distese d'acqua colme di creature ancestrali e misteriose su cui l'uomo, tutt'ora, nulla può.
    «Buongiorno, professore» Al salutò seguì un cenno del capo e nient'altro. In un altro contesto, Ciarán avrebbe interagito con il resto dei compagni ma si trattenne per mantenere la concentrazione: bastava un passo falso e la corrente di quell'oceano chiamato Brian Ensor lo avrebbe richiamato a sé.
    "Un compito a sorpresa" Gli occhi ruotarono verso il soffitto notando il muro reso invisibile dal docente. Solo dopo aver compreso la natura delle domande, il ragazzo finì per chiedersi sé da quella parete sarebbero comparsi i protagonisti di quegli stessi quesiti: gli insetti.
    Il ragazzo prese un rotolo di pergamena e iniziò a scrivere. "L'ambiente circostante rappresenta sia un limite che una opportunità. È possibile immaginare un singolo segmento sulla cui estremità sinistra compaia la parola "limite" e sulla destra la parola "opportunità". Partendo dalla considerazione di limite, è possibile avanzare su questa linea fino a raggiungere l'"opportunità" tramite l'acquisizione di due fattori: conoscenza e abilità". La mente del ragazzo vagò sui ricordi e le frasi che aveva udito nelle locande del villaggio "Attraverso la conoscenza dell'ambiente esterno è possibile comprendere quali elementi possano giovare a nostro favore e quali a favore dell'avversario. Sebbene la popolazione di Denrise abbia sempre costituito una minuscola percentuale delle varie potenze nemiche, come a esempio i regni di Norvegia e Danimarca, la conoscenza dei mari ha permesso al nostro popolo di sopraffare gli avversari in diverse battaglie "ambientate" sull'acqua" C'erano diversi altri esempi ma Ensor sembra un tipo che non amava i giri di parole. "Infine, in funzione delle proprie abilità è possibile ignorare i limiti presentati dall'ambiente circostante. Sebbene nessuna creatura conosca le proprie acque come i mostri marini, ciò non ha mai impedito ai Denrisiani - tra le cui file si formano da generazioni alcuni tra i migliori guerrieri di sempre - di avere la meglio a colpi di bruti schiantesimi".
    In sunto, sebbene l'oceano fosse un ambiente esterno difficile da fronteggiare; con le giuste conoscenze e abilità sarebbe stato possibile. Il problema non risiedeva nelle limitazioni, ma nella difficoltà necessaria per acquisire conoscenza e abilità tali da trasformare quest'ultime in opportunità.

    «Parlato»
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    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
     
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    Howard H. Van Leeuwen
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    Howard apprezzava molto la materia che insegnava il professor Ensor, e per quanto lui fosse molto severo ed austero, era sicuro di aver sempre mostrato il meglio nelle prove teoriche e pratiche, voglioso non solo di assorbire quanto più possibile da ogni esperienza a lezione, ma anche di mostrare al docente di essere effettivamente un elemento valido. Apprezzava molto il modo di insegnare del professore perché, sebbene fosse molto distante dai propri studenti, sapeva spiegare in maniera eccellente e sapeva anche farsi rispettare. Con i libri necessari sotto braccio, e sulla spalla quella solita sacca color nero tempestata di spillette colorate e ‘dolciose’, l’olandese si apprestò alla porta dell’aula, incendiandola con estrema abilità, per poi pronunciare il proprio nome, come sempre lungo e sufficientemente difficile per i professori. “Howard Hielke Van Leeuwen”, e subito dopo entrò all’interno della classe. Osservò il docente che attendeva che la classe si riempisse, e proprio nel momento in cui si aggiustò la spilla da prefetto, Howard rivolse un lieve inchino del capo nei confronti del docente stesso, in segno di rispetto verso la sua posizione, andando successivamente ad esordire con un saluto adeguato. “Buon pomeriggio, professor Ensor.” E, subito dopo, il ragazzo avrebbe cercato di prendere posto nella prima fila, così da essere il più vicino possibile alla fonte di conoscenza del docente, volendo oltretutto mostrarsi interessato.
    Si passò una mano tra i capelli, aggiustandosi appena il ciuffo, per poi girarsi intorno e salutare con un cenno della mano molto elegante e cordiale i ragazzi che conosceva, rimanendo tuttavia abbastanza sulle sue: aveva bisogno di concentrarsi e di stare calmo per tutta la durata della lezione, così da mostrare il più possibile interesse e partecipazione, e soprattutto aveva avuto modo di scorgere Ciaran, al quale rivolse un saluto piuttosto semplice per i suoi standard. Gli aveva fatto qualcosa? Assolutamente no, ma aveva percepito quasi un distacco da parte dell’altro, e forse era proprio per quella motivazione che gli rivolse un semplice saluto, anche se accompagnato da un leggero sorriso spontaneo. Avrebbero avuto modo di parlare? Boh. Ad ogni modo, sarebbe stato pronto a prendere appunti in maniera sufficientemente partecipativa, qualora il professore avesse deciso di iniziare a spiegare, eppure spiazzò tutti con un compito a sorpresa; Howard era uno di quei ragazzi che studiava volta per volta e che approfondiva sempre con estrema puntualità ogni argomento presente sul programma, talvolta cercando anche di anticipare qualcosa in maniera tale da comprenderlo meglio. All’idea di dover affrontare un compito in classe, dunque, Howard sembrò rimanere del tutto impassibile; tuttavia, ciò che più lo preoccupava, era sicuramente il tempo: in cinque minuti non avrebbe potuto esprimere appieno la propria capacità espositiva, e sicuramente avrebbe dovuto trovare qualche escamotage per concentrare quante più informazioni possibili in una risposta breve e concisa, ma che comunque contenesse la giusta dose di nozioni. Prese quindi un foglio, iniziando immediatamente a rispondere di getto alla terza domanda, scrivendo quanto più possibile ed isolandosi dalla realtà circostante, così da procedere senza interruzioni di alcun tipo.
    “L’ambiente che ci circonda, di qualsiasi tipologia esso sia, può essere sempre utilizzato con lo scopo di ottenere un vantaggio nei confronti del nostro avversario. I campi di combattimento, infatti, molto spesso dispongono di alcune caratteristiche che potrebbero tranquillamente venire in nostro aiuto, a partire da elementi propri del terreno, per arrivare più semplicemente agli oggetti che compongono l’ambiente stesso. Per fare un esempio, la presenza di alcune rocce in un campo di battaglia, che magari potrebbero inizialmente essere viste come elementi intralcianti, potrebbe rivelarsi vitale nel caso in cui qualcuno ricercasse un riparo veloce, o volesse nascondersi per cogliere di sorpresa il proprio nemico.” E si fermò un attimo a scrivere, riprendendo dopo poco giusto per non avere troppo dolore alla mano. “Ovviamente gli elementi appartenenti all’ambiente che ci circonda possono anche essere usati per attaccare, come ad esempio la presenza di qualche particolare oggetto che, in caso di necessità, si potrebbe animare e scagliare contro il nemico, o addirittura farlo esplodere quando il nemico si trova in prossimità dell’oggetto stesso. Le possibilità di utilizzare il terreno che ci circonda, dunque, sono molteplici, sta semplicemente alla capacità tattica ed organizzativa del mago riuscire a comprendere il modo migliore di sfruttarne i vantaggi, cercando anche di comprendere quali elementi possano eventualmente favorire il mago stesso oppure l’avversario. Importante è, infine, capire se e quando sfruttare il terreno, valutando anche le eventuali condizioni di vantaggio del nemico.” E riuscì a scrivere solamente quella breve risposta a causa del tempo, anche se era del tutto fiero del compito appena eseguito. Attese quindi, in silenzio, che la lezione proseguisse, rileggendo un’ultima volta ciò che aveva scritto per essere sicuro di aver inserito tutte le informazioni e di averle approfondite.
    RevelioGDR
     
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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    parlato - pensato- ascoltato
    Mia adorava così tanto la neve che si era augurata che potesse avere il magico potere di alleviare il peso e la tensione che la lezione di Difesa puntualmente le provocava, ma aveva sperato invano. Non importava se ormai c’era abituata, se Ensor era una presenza stabile nella sua vita e non avrebbe più dovuto inquietarla così tanto: ogni volta che si svegliava e sapeva che avrebbe dovuto affrontare una sua lezione lo stomaco le si chiudeva all’istante e durante il corso delle ore precedenti spesso si ritrovava a chiedersi che cosa avrebbe dovuto aspettarsi quella volta, cosa il docente avesse preparato per loro.
    Sapeva che era sbagliato pensare certe cose, che si trattava di un Professore e per quanto particolare doveva avere a cuore comunque il loro benessere, ma Mia non poteva fare a meno di chiedersi se l’uomo alle volte non facesse apposta a risultare così inquietante e spaventoso, a metterli in situazioni al limite e portarli ad avere paura per la propria incolumità.
    Anche quel pomeriggio quindi era agitata: aveva provato a fare delle ipotesi nella sua testa ma la verità era che sapeva bene di non poter in alcun modo riuscire a intuire che cosa avrebbe fatto una persona tanto diversa da lei, abbastanza da farla sempre sentire così in soggezione. Arrivò quindi davanti all’aula e si convinse a prendere un profondo respiro prima di tirare fuori dalla borsa un fiammifero per dare fuoco alla maniglia: ancora non riusciva a capacitarsi come quello potesse essere considerato un modo normale per far entrare degli studenti, lei si sentiva una piromane ogni volta. Persa nella sua solita agitazione avrebbe impiegato qualche secondo a pronunciare un quasi titubante “Mia Freeman” per poi scivolare nell’aula, silenziosa e rapida, forse nella speranza che Brian non la fissasse troppo facendole venire i brividi. Avrebbe comunque sussurrato un “Buongiorno” teso, per poi scivolare alla ricerca di un posto in cui sistemarsi, lanciando solo un’occhiata rapida ai presenti ma senza sbilanciarsi nel fare troppo rumore, lanciando solo qualche cenno di saluto qua e là.
    Non bisogna pensare a Mia però piegata dalla paura, la maggior parte di quel provava riusciva a nasconderlo bene, apparendo all’esterno solo leggermente agitata e un po’ sul chi va là, forse non troppo a suo agio.
    La verità era che Brian la metteva sotto tensione, ma trovava l’aula di Difesa quantomeno interessante, anche se quei Gargoyle avevano un’aria inquietante e austera e più di una volta si era sentita osservata, come se fossero dotati di vita propria potessero decidere di scrutarla male per via della sua tensione. Preso posto avrebbe giusto avuto il tempo di scrivere a Cameron un rapidissimo “Dove sei?!” per poi mettere via il telefono prima che il docente potesse riprenderla. Non moriva dalla voglia di scoprire che cosa avesse escogitato per loro ma Brian non si fece attendere molto.
    La prima cosa che pensò fu che avrebbe preferito di gran lunga un compito a sorpresa più che domande come quelle, non tanto perché temesse particolarmente gli insetti –alcuni le piacevano anche-, ma perché aveva pura di scoprire che cosa avrebbero dovuto fare dopo. Non avrebbe comunque osato ribattere e piuttosto si convinse ad abbassare la testa e mettersi al lavoro quanto prima. Ammise con sé stessa di non sapere bene che cosa scegliere, faticava a immaginare di fronteggiare un insetto più grande del normale –grande quanto poi?- ma si sforzò di immaginarsi la scena e poi cominciò a scrivere.
    “Sono dell’idea che la prima cosa a cui prestare attenzione sia la tipologia di insetto che ci si trova di fronte, se si tratta di un insetto strisciante o volante e di conseguenza come può muoversi in risposta alle nostre azioni. E’ importante ricordare che gli insetti hanno spesso dei sensi molto sviluppati e dei sistemi naturali che gli permettono di percepire meglio di noi i movimenti: la mia più grande preoccupazione sarebbe quindi quella di fare in modo che non possano percepirmi troppo, d’altronde spesso la loro vista non è così sviluppata.” avrebbe quindi scritto, i palmi delle mani leggermente sudati all’idea di avere così poco tempo per scrivere. “ Molti insetti secernono liquidi o veleni in grado di irritare il corpo umano, immagino che un insetto ingigantito causerebbe irritazioni ancora più gravi, quindi penso sia necessario assicurarsi di essere a distanza di sicurezza, prestando attenzione alla sua posizione e all’ambiente circostante, cercando se necessario un rifugio. Considero quindi l’attenzione ai propri movimenti e al posto in cui si trova ugualmente fondamentali.” avrebbe quindi concluso, temendo di aver addirittura sforato col tempo e con le mani leggermente tremanti avrebbe abbandonato la penna e lisciato accuratamente il foglio, attendendo che venisse ritirato.


    code made by gin


    Mia entra rapidamente in classe, saluta il docente e lancia cenni di saluto silenziosi ai compagni. Risponde alla domanda 1.
     
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    Adamas Vesper
    Studente, Capitano Ametrin | 18 anni

    Un anno in Accademia aveva cambiato molto: Adamas aveva finalmente imparato a socializzare con i suoi coetanei in maniera, se non propriamente carismatica, almeno più scialla, come avrebbe detto Skyler. Era diventato anche più muscoloso; non che gli importasse, ma stare assieme a Jesse era un ottimo incentivo a migliorarsi. Era anche diventato più determinato e volitivo.
    Tuttavia, non abbastanza da essere così calmo nell’affrontare una nuova lezione con il professor Ensor.
    ‘Oh, avrà ancora quel metodo pericolosissimo di entrare in aula? Beh, almeno… almeno non rischiamo di essere incendiati da Blake!’
    “Farfallus Explodit”; come sempre, aveva usato quell’incantesimo perché riteneva fosse molto più sicuro rispetto all’appiccare una fiamma viva. E sicuramente non si sognava affatto di usare un Incendio.
    “Buongiorno, professore. Ciao a tutti.”
    Come sua abitudine durante le lezioni di Ensor, evitò di dilungarsi troppo sui convenevoli; se fosse stato un professore schivo ma socialmente tollerante, probabilmente sarebbe stato lieto di ciò. Essendo (almeno secondo il parere di Adamas) sociopaticamente borderline, probabilmente non l’avrebbe notato.
    Si sedette il più possibile nelle prime file, aspettando la prova teorica.
    ‘Ensor non delude mai, vero?’

    “L’ambiente circostante, in uno scontro, è un’arma a doppio taglio, potendo rappresentare in molti casi un vantaggio o uno svantaggio per ambo le parti interessate - se queste posseggono capacità di combattimento simili. Prendendo ad esempio un campo roccioso, entrambi gli sfidanti potranno usarlo a proprio vantaggio per tendere imboscate, o per usare le barriere naturali a fini difensivi.
    Tuttavia, se ci troviamo di fronte ad un avversario in palese vantaggio (per esempio, un avversario volante in un campo roccioso), dovremo a tutti i costi cercare di sfruttare i pochi punti a nostro favore. Per esempio, potremmo usare la magia per sollevare i macigni in modo da ostacolare gli attacchi dall’alto e ridurre la mobilità del nemico, così come organizzare un attacco di contraerea al fine di abbatterlo.
    In poche parole, il vantaggio proprio o del nemico dettato dall’ambiente è importante, ma non sempre determinante ai fini di uno scontro; anzi, ritenendo di avere un netto vantaggio, si può peccare di superbia e sottovalutare il nemico che, spronato dalle avversità, può anche in condizioni sfavorevoli trovare nuove strategie per volgere le sorti dello scontro a suo favore.”

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    Aibileen Beatrix
    Ametrin | 16 anni


    Magitecnologia era stata abbastanza ardua, come lezione alla prima ora, ma per fortuna, ci avevano pensato Divinazione e Magia Verde a distrarla. Quando arrivò il momento di dirigersi verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, Aibileen sentì chiaramente lo stesso nodo che l’aveva colta giusto, giusto all’altezza dello stomaco, appena alzata, tornare con maggiore forza e decisione di prima.
    Mentre cercava di calmare la sua agitazione interiore, la giovane Ametrin aveva notevolmente rallentato il passo, non tanto da rischiare di arrivare in ritardo, ma quel che bastava per tentare di prepararsi psicologicamente alla lezione che stava per avvenire.
    Quel giorno, oltretutto, sentiva una grande nostalgia della sua famiglia in generale ma, in particolar modo, dei suoi cugini che ancora frequentavano Hogwarts: Charlie, Taylor e Tyler. Ed anche di Simon.
    Quando arrivò dinnanzi alla porta che la separava (ancora per poco) dallo sguardo terribile del Professor Ensor, la ragazza prese la solita scatola di fiammiferi che usava per poter entrare: il fuoco era un elemento che la spaventava moltissimo, ed ogni volta che aveva provato ad usare un accendino, per incendiare la salamandra, aveva provato un’ansia tale che non era riuscita nemmeno ad usarlo come si deve! Quindi, aveva ben presto ripiegato sui più antiquati, ma nel suo caso più efficaci fiammiferi.
    Quando la salamandra cominciò ad essere avvolta dalle fiamme, Aibileen deglutì, stringendo la gonna della divisa degli Ametrin nelle mani chiuse a pugno, prendendo un bel respiro prima di riuscire a pronunciare, finalmente, il proprio nome:

    << A.. Aibileen Beatrix >>

    Quando fece il suo ingresso in aula, salutò subito l’insegnante con un cenno del capo.

    << Buongiorno, P.. Professore.. >>

    Erano passati mesi dal suo arrivo ad Hidenstone, ma il docente era ancora capace d’incuterle timore solo guardandola. Si sforzò di salutare comunque i compagni che incrociò con un cenno del capo ed un sorriso abbozzato, sventolando anche una mano all’indirizzo di Marcus Ainsworth, dispiaciuta di vederlo giù, ma non azzardandosi ad osare altro per via della presenza del paio di cuffie nelle sue orecchie. Non perse però tempo a volare a sedersi vicino ad Aidan Hargraves. Si voltò verso di lui, guardandolo con un sorriso un po’ incerto, ma già rincuorata dalla vicinanza del giovane Dioptase. Con lui, sentiva che avrebbe potuto affrontare la parte pratica della lezione alla quale stavano andando incontro.

    << P.. Posso? >>

    Lanciò uno sguardo al soffitto, accennando un sorriso appena più rilassato:

    << Che bella la neve… >>

    Mormorò all’indirizzo di Aidan Hargraves, per quanto il freddo che regnava in quell’aula non avesse nulla di piacevole, neanche per lei. Proprio in quel momento, l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure comunicò loro che si sarebbe assentato per qualche giorno.
    Fortunatamente, lo sguardo assassino che riservò loro il Professor Ensor le impedì di accennare anche solo un mini-sorriso, ma dovette comunque mordersi la lingua per non lasciarsi scappare nemmeno un filo di sospiro di sollievo.

    “Sta dicendo che domani, dopodomani, e forse anche venerdì, non dovremo fare lezione?!”

    Una parte di lei si rimproverò subito aspramente del suo spontaneo entusiasmo, ok, il Professor Ensor non era quel che si potesse definire un insegnante simpatico, ma quanto accaduto ad Halloween non era bastato a farle capire che non poteva andare avanti così??
    Non doveva cercare di sfuggire quella materia, ma anzi di riuscire a migliorare, imparare a difendere e a difendersi, foss’anche solo il minimo sindacale!
    Lanciò per un attimo un sguardo ad Aidan Hargraves, in cerca di sostegno, quando le parole dell’insegnante e delle domande di fuoco (letteralmente) le fecero sgranare gl’occhi, sobbalzando.

    “Sempre il solito simpaticone, decisamente… No, non può essere definito un insegnante simpatico.”

    Un compito a sorpresa. Quel prof, un giorno, sarebbe riuscito a farla impallidire a tal punto da farla assomigliare a Michael Jackson alla fine della sua vita. Senza scherzi.

    “Preferirei avere le sue stesse doti canore e di ballo, a poter scegliere, però…”

    Ragionò.

    “Un insetto dalle dimensioni considerevoli… Potrei consigliargli di non ispirarsi al suo compagno di La metamorfosi di Kafka, per esempio.”

    Ma non perse oltre del tempo prezioso per il compito e, prendendo un foglio di pergamena, cominciò a rispondere rapidamente alla domanda che aveva richiamato maggiormente la sua attenzione:

    “Se dovessi confrontarmi con un insetto di grande taglia, credo che presterei attenzione innanzitutto al modo fisico in cui si pone nei miei confronti: se in modo pacifico o minaccioso, nonché al suo stato di salute, alla sua classificazione ministeriale, se è velenoso o meno, e se è una creatura magica o un insetto dalle dimensioni modificate. Oltretutto, cercherei in egual modo di capire se l’insetto che cerca di affrontarmi lo fa di sua sponte, ed in tal caso, in che modo potrei eventualmente calmarlo o renderlo innocuo, o se invece sembra essere sotto il controllo di qualche incantesimo e, nel caso questa opzione si rivelasse essere quella esatta, tenterei di comprendere se è in mio potere liberarlo dall’incanto o, in caso contrario, di neutralizzarlo senza fargli del male.”


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    Per fortuna, in quella scuola, non tutti i professori erano bastoncini di zucchero filato vomitevolmente dolci. C'era bisogno di qualcuno con un po' di polso ed uno come Brian Ensor sembrava poter fare al caso loro. Non che ci fosse qualche prof che gli stesse simpatico, ma a modo suo lo stimava, era esattamente il tipo di persona che serviva per bloccare sul nascere tutte quelle inutili smancerie degli ametrin. O del loro direttore di Casata.
    In caso non si fosse capito, quel pomeriggio avrebbero avuto una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, sicuramente una materia molto più comprensibile ed interessante di tante altre, più tediose e che, così pensava Cam, se le avessero tolte avrebbero fatto un favore all'umanità.
    Avrebbe voluto portarsi Axe, tuttavia temeva che il docente glielo avrebbe incenerito, quindi pensò bene di evitare. Prese una tracolla e ci buttò dentro il manuale, alcuni quaderni, penne, l'immancabile accendino e le sigarette, sebbene non fumasse in maniera così assidua. L'accendino invece gli serviva per poter far aprire la porta che lo avrebbe condotto all'aula di Difesa, che possedeva un meccanismo assai particolare ma interessantissimo e che consisteva nel dover dare fuoco alla maniglia a forma di salamandra e poi pronunciare il proprio nome ad alta voce per la pigrizia di Ensor. Sorrise percorrendo i corridoi. Quel giorno non era con Mia senza un motivo ben preciso, ma l'avrebbe rivista di lì a poco. Sapeva quanto il prof la intimorisse e si chiese come avrebbe affrontato quella lezione. Arrivò davanti al mastodontico portone e cercò l'accendino per qualche secondo, tirandolo fuori e facendolo scattare, guardando per un attimo la fiamma che ballava, prima di accostarla alla famiglia che, in men che non si dica, prese fuoco in un mini spettacolo pirotecnico, facendo sì che la porta si potesse aprire. Cameron Cohen disse, mettendo un piede dopo l'altro fino ad entrare in aula e guardarsi in giro. Il classico anfiteatro romano gli apparve alla vista, mentre il freddo lo avvolse, forse quasi pari a quello esterno. Per fortuna, comunque, era ben coperto con la divisa, un maglione ed una sciarpa. Ancora qualche passo ed i suoi occhi nocciola incontrarono la chioma bionda di Mia. Un sorriso gli si dipinse sul volto.
    Sembrava di essere all'aperto, grazie alla barriera invisibile sopra di loro che fungeva da soffitto, mostrando chiaramente i gelidi fiocchi di neve che vi impattavano contro, sciogliendosi inesorabili. A Cameron piaceva la neve, era fredda un po' come il suo cuore.
    Andò a sedersi affianco a Mia, spaparanzandosi sulla sedia ed allungando le gambe sopra al tavolo come se fosse stato nel salotto di casa sua, sistemando un braccio dietro le spalle della sua bella. Buon pomeriggio Chica, come va? Non farti terrorizzare troppo da Mister Musone, è tutto fumo e niente arrosto. Annunciò, senza preoccuparsi nemmeno troppo di modulare la propria voce per non farsi sentire. Stava per aggiungere qualcos altro probabilmente non proprio carino, quando Brian parlò ancora e se Cam avesse avuto dell'acqua in bocca, l'avrebbe sputata. Ma sta scherzando? Che palle 'sti test! Sbuffò, ancora una volta senza darsi pena di abbassare la voce, ma lui proprio non aveva voglia di fare un test. Non ci avrebbe messo niente ad accartocciare il foglio e fare qualsiasi altra cosa tranne scrivere, ma avrebbe deluso Mia ed oltre che perdere punti per i dioptase, avrebbe perso anche la vita.
    Ma che peccato! Esclamò teatralmente il castano a quella desolante notizia, poi raccattò una penna dalla propria borsa e cercò una pergamena in condizioni decenti; quando l'ebbe trovava, si mise a decidere a quale domanda rispondere.
    Guardò le frasi che iniziarono ad incidersi a fuoco sul foglio e fischiò, ammirato.
    1- Se doveste fronteggiare un insetto dalle dimensioni considerevoli a cosa doveste prestare maggiore attenzione?
    Beh innanzitutto se ha un pungiglione. Se si tratta di una vespa o simili, sono cazzi guai. Cancellò la parola "cazzi" con una semplice striscia di penna, rendendola comunque molto molto visibile. Quindi non dovremmo mai dargli le spalle o potremmo trovarci fregati, infilzati con il pungiglione. Ma comunque in generale mai dare le spalle al nemico, bisogna sempre tenere alta la guardia. Soprattutto se sono insetti velenosi. Poi bisogna anche tenere conto del fatto che sappia volare oppure no e di quanto siano effettivamente enormi queste dimensioni, perché trovarsi davanti un moscerino gigante sarà ben diverso dal trovarsi davanti un calabrone gigante. Mise il punto e fece cadere la penna; aveva cinque minuti, non di certo un'ora. Finito! Annunciò con un lungo sospiro di sollievo, aspettando così che la lezione proseguisse.
    Stat scheda Dioptase
    CODICE ROLE © dominionpf


    Insulta Brian e rispondere alla numero 1
     
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    Che Olive Moore sia una ragazza caotica e ritardataria non è ormai un mistero per chiunque l'abbia intravista per i corridoi, come il fatto che non è un tipo chiacchierone, essendo che ignora qualsiasi persona schivandole neanche fossero proiettili di Matrix. Motivo per cui si è costruita quella piccola e bella bolla in cui sta sempre per conto suo e... perde la condizione del tempo. Oltre il bisogno di fumare tra una lezione e l'altra, fin troppo lunghe, che le lasciando il cervello a friggere senza neanche aggiungere cipolle, carotine e qualsiasi cosa vada nel soffritto. Per quanto ormai segua le lezioni da mesi, è comunque difficile ritornare in quel mondo fatto di magia dopo averlo bellamente abbandonato. Ancora dimentica la bacchetta in stanza, tanto per dirne una. Ma quel giorno prima delle lezioni pomeridiane si è persa un po' a guardare quel manto pallido a ricoprire tutto quanto, lo sguardo sempre un po' vacuo, le sclera arrossate - di chi è strafatto o dorme poco - e le iridi color ghiaccio spente, ma messe in risalto dal trucco pesante intorno agli occhi, che non pochi definiscono trucco da panda ma che lei non toglie praticamente mai, come il rossetto scuro sulle labbra, di cui l'unico dettaglio evidente è quel neo su quello superiore verso sinistra.
    Comunque, ripresa di sé, si è.. no, non si è sbrigata per andare a lezione, trascinando semplicemente i piedi verso l'ala ovest del terzo piano dove si sarebbe tenuta la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. In realtà non appare chissà quanto curata come studentessa, i capelli sono completamente scompigliati, le occhiaie nascoste dal nero del trucco, la giacca viola sistemata male addosso, la camicia messa metà dentro e metà fuori della gonna che si stringe in alto in vita invece che sui fianchi, lasciandola salire poco più del dovuto, le parigine di cui solo una arriva al punto giusto e l'altra invece si è arrotolata al bordo degli anfibi in pelle senza che se ne rendesse conto. Le unghie corte di chi se le mangia fin troppo spesso laccate di nero, e sotto la camicia si può notare che indossa comunque un sacco di braccialetti, in cuoio e pelle come il choker che indossa sempre al collo.
    "Non di nuovo.." disperazione pura forse, di essere arrivata di nuovo in ritardo, mentre si avvicina alla porta. Eppure neanche volendo potrebbe correre, riesce a stare in piedi e tanto basta, anche perché la borsa dove porta sempre le proprie cose la lascia anche pendere da un lato. Insomma, da dietro -ma anche da davanti- potrebbe apparire tranquillamente come ubriaca o strafatta, ma è al naturale al momento lo si giura.
    E non dovrebbe andare troppo bene il tentativo di aprire la porta.
    «Agh!» ed il primo tonfo sarebbe proprio la propria fronte contro la porta, la mano ancora a cercare di spingere la porta su cui si sta posando.
    "Perché questo posto è così grande? Perché ci sono lezioni ad ogni fottuta ora del cazzo?" lo sguardo che si alza al cielo, in cerca di forza per continuare probabilmente, prima che il pugno - aiutato anche da diversi anelli - cominci a battere contro la porta, cercando di attirare l'attenzione.
    «Professore?» tenta, almeno, già fa fatica a seguire le lezioni, se ne salta è la fine. E quindi il bussare continua. Dovrebbe spaventarla quel professore, ma insomma, non è neanche un mistero che l'istinto di sopravvivenza sia quasi completamente assente in quella figura alta e fin troppo magra, stesa contro la porta - in realtà non si aspetta neanche troppo che venga aperta, anche perché sistemata così se si aprisse ci volerebbe direttamente dentro la classe, a mo di pinguino stesa a terra.
    «Professor Ensor!» si arrenderà no? Non può davvero lasciarla tutta la lezione lì a bussare e chiamarlo.. no?
    "Mi uccide, o non mi uccide? Dovrei cominciare a portarmi delle cazzo di margherite solo per le sue lezioni." Ma è già tanto che non comincia a sbattere direttamente la fronte - che è ancora posata alla porta - contro il legno massiccio, ma che usa solo la mano. Ogni tanto a palmo aperto ed ogni tanto con le nocche.
    "E se non mi uccide lui mi uccidono quelli della casata... ma li ho portati almeno i cazzo di libri? Saranno già presi tutti i posti in fondo? Oddio no, cazzo, davanti non mi ci metto manco morta."
    &#124;like wat?&#124; code by ms athelophobia
     
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    Addison Dannel
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    Addison si avvicinò alla porta dell'aula di Difesa con il cuore che le batteva forte nel petto. Gli occhi grigi come il mare d'inverno si posarono sopra la maniglia a forma di salamandra. Faceva molto freddo e la giovane indossava pesanti calze di lana sotto la gonna a pieghe della divisa di un viola acceso, che le arrivava alle ginocchia. Ai piedi calzava delle scarpe da ginnastica color cammello con del pelo che spuntava dal collo delle calzature. Sopra portava un enorme magione di lana, con lo scollo a V dello stesso colore della gonna e con i bordi di un color sabbia brillante. Legata al collo e ben sistemata a chiudere il colletto della camicia bianca vi era la cravatta dello stesso color giallo delle maniche del maglione. Sopra portava la giacca della divisa, viola anch'essa con i bordi ed i bottoni color sabbia. I capelli rossi erano legati in due code basse da dei nastri viola.
    La giovane prese un enorme repiro e buttò piano l'aria fuori dalla bocca pensando

    Ok, ci siamo!!!Finalmente!!!Blake mi ha messo in guardia su questo insegnante, ma sarà così terribile? Ok, devo solo incendiare la maniglia no? Facile!

    Tirò fuori la bacchetta dalla borsa, piena di libri, pergamene e piume d'oca, che portava a tracolla sulla spalla destra. Strinse la stessa nella mano sinistra puntandola contro la maniglia e disse con tono alto e ben scandito, mentre disegnava un otto in posizione orizzonatale.

    Farfallus Explodit! Addison Dannel!

    Appena la porta si aprì grazie al calore sprigionato dalle frafalle esplosive, la ragazza si strinse nelle spalle e piccole nuvolette di condensa le uscirono dalle labbra mentre prendeva posto in un banco lasciato vuoto.

    Che freddo!!!!!!Ma perchè fa così freddo e perchè è così buio!

    Ascoltò il professore, estrasse il calamaio, una pegamena ed una piuma d'oca e dopo aver intinto la punta di questa ultima dentro al piccolo contenitore di inchiostro nero cominciò a rispondere all'ultima domanda ( la n.3)

    "Secondo me non c'è una risposta precisa a questa domanda, perché bisogna sempre fare attenzione ad ogni ambiente in cui ci si trova, esso è sempre diverso ed offre sia punti di vantaggio che di svantaggio. Per esempio, una foresta può essere un posto utile per nascondersi e seminare le proprie tracce se si è inseguiti, ma dall'altra parte esistono vari tipi di foreste e procacciarsi il cibo non è semplice, oltre al fatto che se uno non conosce la zona, c'è il rischio di perdersi e morire di stenti. Io ritengo che ogni ambiente possieda dei punti a favore e punti a sfavore, ma essi vadano sempre calcolati a seconda delle circostanze che ci portano in un determinato luogo e a vivere determinate situazioni"

    Posò la piuma d'oca e si guardò intorno con gli occhi grigi pieni di emozione ed una buona dose di preoccupazione.

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    La neve era bellissima e a Gyll sarebbe piaciuto andare fuori, costruire dei pupazzi di neve, a lanciare palle di neve ai suoi compagni o a nascondere Pixie sotto il manto bianco, per poi vederla scrollarsi di dosso ogni granello di neve. Ed invece... la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Una delle lezioni più temute dalla mezza-veela. Oddio, non proprio la lezione, ma il docente. Brian Ensor era l'incubo, forse, di ogni studente e studentessa di Hidenstone e iniziare il pomeriggio con lui era uno di quei pomeriggi da dimenticare, sicuramente.
    Gyll se ne sarebbe ben guardata da andare a lezione, tuttavia era arrivato il momento di prendere in mano la situazione e cercare di essere parte attiva di quell--- no. Semplicemente aveva fatto una promessa ad Aidan, cercando di mantenerla, era lì, davanti al portone dell'anfiteatro che accoglieva le lezioni del docente.
    Tirò un respiro profondo e prese in tasca l'accendino che ormai utilizzava ogni volta che doveva varcare quella soglia. Incendiò la salamandra e «Gyll McKenzy.» - una volta varcata la soglia dell'aula, Gyll si guardò intorno, cercando la figura di Aidan. «Ma quindi... devo avvicinarmi o no? E... come lo devo salutare? Una pacca sulla spalla? O forse una sulla testa. Come funzionaaaaaa...» - avanzò, quindi, verso il gradone dov'era seduto Aidan. Cercò di tenersi abbastanza tranquilla, ma era ancora troppo strano quello che stava accadendo che non aveva idea di come si faceva. Allungò una mano, un po' tremante, sulla spalla di Aidan «Ehm... buh?» - sussurrò appena appena, sorridendo poi al dioptase «Posso farvi compagnia?» - domandò, attendendo di prendere posto e grattandosi dietro la nuca per l'imbarazzo.
    Si sarebbe in seguito seduta, affacciandosi verso Aibileen e sorridendole appena.
    Quando il docente parlò di compito a sorpresa, una doccia fredda cadde su Gyll, che sgranò gli occhi «Sorpresa!» - sussurrò tra sé, guardando le tracce del compito. L'idea di non vedere il docente per qualche giorno, era un toccasana, ma adesso doveva fare quel compito.
    Prese la penna e si grattò appena appena in testa «Proviamoci.» - ancora un sussurro, quindi prese un respiro e iniziò a scrivere
    CITAZIONE
    «Se dovessi confrontarmi con un insetto dalle dimensioni considerevoli, baderei a due importanti fattori: le sue armi d'attacco e il suo metodo di spostarsi. Il modo in cui l'insetto attaccherebbe mi farebbe capire la tattica di cui servirmi, stargli lontano è uno dei migliori metodi per non essere alla portata del suo attacco, come il pungiglione di una vespa, per esempio. Il modo in cui si muove, invece, sarebbe ottimo da capire per poterlo rendere innocuo nel movimento e quindi far si che il mio attacco serva a neutralizzare il suo movimento. Prendendo in esempio sempre una vespa, gli troncherei le ali, per far si che non possa avvicinarsi a me.»

    - beh, lei ci aveva provato.
    Gyll McKenzy

    "
    Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
    "
    Black Opal, II anno

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    Quando la lezione successiva era tenuta da Ensor un Opale assennato sapeva che sarebbe stato meglio mettere la cravatta in spalla e muovere le chiappe fino alla sua aula, la cui porta gratificava l'animo di piccoli aspiranti piromani. Ognuno aveva il proprio modo per dare le fiamme alla maniglia-salamandra: chi con pietre focaie e piccoli rami secchi, chi con un banalissimo accendino ed altri con l'ausilio di incantesimi. E proprio in questa categoria c'era Elisabeth che, una volta giunta al mastodontico battente in faggio con inciso una chimera, disegnò il simbolo dell'infinito accompagnato dalla formula: «farfallus explodit». Uno sciame di farfalle esplosive avrebbero finito con lo scoppiettare sulla maniglia incantata che, bruciando, avrebbe finito con il far scattare la serratura e permetterle l'ingresso al teatro di Brian Ensor, solo dopo aver pronunciato il suo nome per intero.
    La scelta di identificarlo come teatro non era dettato esclusivamente dalla forma dell'aula, quanto anche dall'idea che il suo Responsabile sembrava davvero un attore sempre in scena, uno di quelli che credeva fino in fondo nel detto "the show must go on".
    «Buon pomeriggio», un saluto rapido così come altrettanto veloce fu la scelta di andare ad occupare uno dei posti avanti, finendo proprio accanto ad un Dioptase ed una Ametrin. Col primo aveva già avuto modo di avere a che fare al di là delle lezioni, in una delle sue giornate più no e contrassegnate da una acidità da far invidia al limon; mentre con l'altra non aveva mai avuto modo di interagire per buona parte dell'anno, troppo presa dai suoi drammi interiori. «Ehi, non dispiace se mi metto qui, vero?» Una domanda che arrivò in ritardo visto che di fatto si era già sistemata e stava sfilando l'elastico dai capelli per cercare di riparare dal freddo la nuca scoperta. L'aula era fredda, non tanto perché non riusciva a tener lontano il freddo pungente della neve che cadeva copiosa, quanto per la stronzaggine che scorreva nelle vene del docente visto che aveva spento ogni braciere e, come unica fonte di luce, quella naturale che proveniva dal soffitto incantato.
    «Complicazioni tipo la sua prematura dipartita? Spero solo che si porti con sé la vecchia bacucca» Fu il pensiero della Lynch che, sebbene avesse voltato pagina la mattina di Natale, nutriva ancora un profondo astio verso la Preside. Il suo viso comunque rimase impassibile, dove a stento si potevano osservare le narici allargate per espirare. Ensor era famoso per togliere punti anche solo respirando un po' troppo pesantemente, figurarsi a darsi alla pazza gioia. Gli unici altri movimenti furono quelli atti a procurarsi una penna -babbana- ed una pergamena e leggere le lingue di fuoco che andarono a formare tre quesiti cui solo uno avrebbe avuto risposta. «In che senso un insetto dalle dimensioni considerevoli? Che paradosso è?» Si ritrovò a pensare osservando la prima domanda che era strettamente legata alla seconda e, in qualche modo, anche alla terza. Nella natura babbana l'insetto più grande era di venticinque centimetri e rappresentato da una farfalla, che di per sé poteva essere più innocua rispetto ad un centinaio di cavallette o di api. Però non bisognava neanche dimenticarsi come nel mondo magico esistessero creature che sebbene avessero la denominazione di insetti potevano avere stazze enormi, bastava pensare alle acromantule, giganti aracnidi over size.
    Comunque, riferito ai più comuni insetti, secondo l'Opale, più che la singola unità il vero pericolo era la quantità a causare un problema.
    Il tempo era comunque poco e non poteva starsene per sempre col naso all'insù e ponderare quale domanda rispondere. Così mise da parte la questione insetti e si concentrò sull'ultima domanda.
    La risposta alla domanda se l'ambiente circostante rappresenta più un limite od un'opportunità è dipende. Se mi trovassi in un luogo chiuso come una cassa potrei sia risentire della poca disposizione di ossigeno, difficoltà in movimenti ampi ma anche al tempo stesso potrebbe presentarsi come luogo di salvezza per una situazione x, come quella di sfuggire ad uno sciame di calabroni e vespe. Se mi trovassi in una foresta sarei disorientata, con pochi punti di riferimento e con alte probabilità di perdermi. Certamente sarebbe più comoda per sfuggire ad eventuali nemici, trovare ulteriori rifugi o risorse, senza però dimenticare un aumento esponenziale a pericoli. In sostanza, l'ambiente può rappresentare sia un limite che un'opportunità, tutto dipende dai fattori e cause in gioco, pertanto non può esserci una risposta assoluta.
    «Sì, okay, tutto molto bello, ma che ha in mente di fare Ensor oggi?»
    Elisabeth
    Lynch

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    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
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    Black Opal
    Serpeverde
    Battitrice

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    Liz si siede vicino a Aidan ed Aibileen Beatrix. Risponde alla terza domanda.
     
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    L'aria di febbraio era fresca e pungente, ma quel dì Nathan Parker King si sentiva decisamente fricicariello. Lo Stefania Orlando di Hiddenstone ribolliva di una strana energia che, arrivato al pomeriggio, non aveva ancora sfogato come doveva, risultando quindi molto più instabile rispetto ai suoi soliti standard. E chi, se non le sue angelo biondo, si sarebbero sorbite buona parte della sua forza repressa? Ma un'intera aula, senza dubbio. Ma lì ci arriveremo con calma. Stranamente non si trattava di una pulsione sessuale dettata da istinti animali e quindi, con una certa baldanzosa iperattività, aveva preso sotto braccio le due fanciulle fino ad arrivare all'aula di Difesa, con improvvise accelerate, tentativi di sgambetti e ogni minima cosa che la sua mente idiota stava partorendo in quel momento. «Arrivate a destinazione sane e salve, madame», un piccolo inchino con cui cercò di camuffare la presa dell'accendino dalla tasca dei suoi pantaloni e con il lesto movimento di rotella e gas diede fuoco alla maniglia salamandrosa, lasciando alle due la possibilità di fare l'appello. Mica poteva fare tutto lui! «Et voilà, prego, prego» Un altro piccolo gesto di galanteria di cui si sarebbe servito solo per dare una bella vista ai due fondoschiena che, seppur diversi, avevano un loro perché e sì, sbirciò anche quello della sua ormai migliore amica. «BUON POMERIGGIO, GENTE» La scelta di usare un tono di voce alto rispetto alla media risiedeva nella mera preoccupazione che Ensor potesse non udire il suo fantastico saluto. «Oh, guardate, andiamo lì, così siamo tutti e tre vicini, vicini» Afferrò per mano le bionde e le condusse fino a Cam e Mia, due teneri piccioncini a cui lui avrebbe rotto volentieri l'uovo nel paniere. «Carissimi, da quanto tempo! Appena dieci minuti, secondo più, secondo meno, ma sembrano sempre un'eternità». Lo sguardo nocciola si soffermò sul viso dolce della sua prefetta, cui fece un'occhiolino del tutto scherzoso e a prova di incazzatura per Cohen. O almeno lo sperava. Sai che figa una scazzottata davanti ad Ensor? Chissà perché credeva che una parte di lui avrebbe finito con lo scommettere chi tra i due sarebbe stato il vincitore, piuttosto che punirli. Ma quelli era sogni e la realtà dei fatti era tutt'altro. «Beh, che dire Cohen, sei sempre affiancato da gnocche stratosferiche. Dimmi il tuo segreto». Non che lui fosse da meno, eh.
    Eppure, solo stando vicino a lui, proprio quando il docente comunicò loro di una verifica a sorpresa, capì come fossero due gocce d'acqua. Almeno secondo alcuni aspetti. «C'hai ragione, fra. Io non capisco perché ad ogni lezione dobbiamo finire col rispondere a domande inutili. Pff». Ma fu alla notizia che probabilmente il Responsabile dei Black Opal non sarebbe stato al castello per un po' che King si alzò, con tanto di pugno sollevato in aria ed una espressione di giubilo nei suoi occhi. «Eddaje, ca-voletti di Bruxelles!» Che la parte finale di quell'escalamazione di gioia non fossero dei vegetali puzzolenti e disgustosi era ben chiaro a tutti e senza dubbio al docente famoso per non essere buono di polso. Infondo, lui era già riuscito a far perdere le staffe a quel cucciolotto innocente di Lancelot Olwen, vuoi vedere che con un millesimo di quello che aveva detto al suo Responsabile Brian non avesse finito col dare di matto? Sperava solo che la sua migliore amica e gli altri ametrini lo perdonassero per una eventuale perdita di punti.
    Una volta ritornato l'ordine, anche lui avrebbe finito col tirare fuori una pergamena e cercare di rispondere ad uno dei quesiti posti, lasciando perdere la possibilità di copiare alla sua destra e cercando di corrompere quel buon cuore della Farley. «Pss, ehi Ghiacciolina, luce dei miei occhi» -a pronunciare quell'ultima parte una espressione di disgusto si disegnò sul suo stesso volto e aveva paura di trovarlo anche su quello della Dioptase- «mi faresti copiare? Ti sarò fedele sempre, nei secoli dei secoli, amen» Il tutto ovviamente sarebbe stato ad uso e consumo delle sole orecchie della bionda e di nessun altro.
    Sbuffando qua e là, grattando con la biro sulla pergamena, Parker iniziò a buttar giù una risposta alla seconda domanda.
    Se mi dovessi trovare a fronteggiare un insetto di dimensioni considerevoli privo di bacchetta cercherei di studiare lui, l'ambiente e mettere a punto una strategia. Qualora avessi a disposizione le conoscenze sulla creatura, l'eventuale presenza di cibo o materiale per creare un diversivo li userei per distrarlo e darmi alla fuga, altrimenti, soprattutto nel caso in cui scarse si rivelassero le risorse a mio favore inizierei a pregare ogni singola divinità, vera o immaginaria che sia. Oppure spero di cagarmi sotto spaventarmi così tanto da riuscire ad appellarmi allo scoppio di magia accidentale.
    Nathan Parker
    King

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    Nathan arriva con Amelia Farley e Emma Lewis, si siede, con loro, accanto a Cameron Cohen e Mia Freeman. Dà spettacolo quando Brian comunica cose e risponde alla domanda numero due.
     
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