Cerimonia di inizio anno 19/20

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    Dieci ore, dieci lunghe ore di strada a bordo di un bus su un traghetto trovato all'ultimo momento la sera del 31 agosto da Dublino a Londra. Andros fu parecchio fortunato pur non conoscendo la città e sprovvisto di apparecchi elettronici, ma la fortuna non bastò al giovane viandante, che per salire sul bus in procinto di partire gli venne l'idea di prendere un volantino di un disco-pub che aveva trovato e tramutarlo agli occhi dell'autista in un biglietto valido con un nome fasullo, roba che non avrebbe mai ingannato un mago competente ma per i babbani era un'altra storia.
    Andros dormì per buona parte del viaggio, come se quel sedile fosse stato un letto a baldacchino con una mezza dozzina di cuscini in piuma d'oca. Il bus era grande ma con pochi passeggeri data la tarda ora della partenza e la sua portata, dunque sistemare i bagagli e la gabbia di Jarrot non fu un problema, in caso contrario sarebbe stato parecchio difficile usare la magia su un intero bus.
    Il bus arrivò alla stazione di Londra alle 7:00, il tempo di una colazione leggera e ripartì alla volta del Port London Autoriry, dove vide ragazzi e ragazze che come lui portavano valigia, baule e la gabbia con un'animale che pareva un famiglio, a quel punto il ragazzo pensò 'E' stato facile' e con qualche preoccupazione in meno seguì i ragazzi, alcuni chiacchieravano in merito alla scuola e di alcuni aneddoti riguardanti un professore piuttosto amichevole, ma non ci diede troppo peso limitandosi a seguire il branco fino ad un'ascensore. Il ragazzo alla testa del gruppo chiamò l'ascensore ed intimò ai suoi e ad un certo "INTRUSO" di entrare altrimenti avrebbero fatto tardi come l'anno prima, e dopo che l'ultimo entrò lo stesso ragazzo digitò i numeri 934 sulla tastiera, dopodiché l'ascensore scese in profondità, e alla sua apertura tutti i ragazzi si ritrovarono all'interno di una bolla d'aria.
    Arrivati alla reception, ogni ragazzo tirò fuori i documenti, e quella volta Andros mostrò i suoi veri dati temendo che l'eccessiva prudenza gli avrebbe costato la partenza, e sicuramente le signorine in uniforme non erano delle babbane sprovvedute. A procedura finita lasciarono al ragazzo una tessera con la quale avrebbe dovuto superare la barriera, affidò i suoi bagagli a gli elfi domestici e varcò senza paura la barriera.
    Finalmente il ragazzo giunse al molo Yggdrasil, imponente e palesemente "Magico", pieno di gente che andava di qua e di là, i marinai che lavoravano, e ragazzi intenti a comperare dolciumi prima della partenza, ma ciò che Andros fece fu sedersi su una panchina libera vicino all'attracco e rileggere per l'ennesima volta un vecchio libro di favole prestatogli dalla sua amica Elisabeth due anni prima ad Hogwarts, che un giorno spera di poter restituire (sembrava addirittura una vecchia edizione), e stette lì fino ad un eventuale avviso di attracco della nave diretta ad Hidenstone.
     
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    Elisabeth Lynch
    Black Opal | II anno
    Incredibile, ma vero, quello che stava per iniziare era il suo secondo anno ad Hidenstone. Il primo era passato con qualche brivido in più, rispetto a quelli di Hogwarts, grazie anche al fatto di essersi aperta un po' di più, con lo scorrere dei mesi, anche se non spiccava per le sue doti di socializzazione. L'unico momento in cui era stata davvero protagonista fu al magictriathlon cui aveva partecipato con grandi aspettative, cercando di essere sempre tra le prime posizioni per poi chiudere con un terzo posto che faceva tremendamente male e solo perché aveva voluto strafare. Si era persa quel piccolo dettaglio di come si dovessero superare tutti i cerchi e aveva finito con il tornare indietro per superare quello che aveva scagliato contro uno degli avversari senza neanche sincerarsi di chi fosse. Alla fine a vincere la competizione fu il concasato Lightwood, l'unica magra consolazione di come fosse stato un opalino e non un ametrino a vincere.
    Quel terzo posto dal sapore amaro di una sonora sconfitta l'aveva portata a rifugiarsi a Holyhead, l'isola gallese nel mare d'Irlanda, e luogo in cui aveva l'unico posto fisso della sua vita. Una piccola villa dove aveva trascorso poco tempo e che sentiva come estranea e non come casa. Aveva passato i caldi giorni di agosto andando a correre lungo la costa alle prime luci dell'alba, a scaricare la tensione accumulata contro un saccone da boxe e fatto numerose nuotate alla luce calda del tramonto. Tutto quello in compagnia di Mushu, il suo gatto nero, dato che sua madre era impegnata in ritiro e non poteva raggiungerla, e non restando che per poche settimane non aveva amici nel suo paese natale. Non che ad Hidenstone fosse poi molto diverso.
    Certo, aveva finito con l'ampliare la cerchia delle sue conoscenze, senza però riuscire a delineare bene i legami che condivideva con loro. Era tutto un enigma solitario la sua vita. Una vita grama.
    Ma eccoci qui, primo settembre, Londra e non a King's Cross. Ancora doveva abituarsi al fatto che non avrebbe varcato con il carrello carico di bauli la barriera del binario 9 e 3/4, bensì quella del molo di Yggddrasil, ma solo dopo un viaggio in ascensore e aver ottenuto un badge apposito. Solo che per arrivarci era stato un problema, soprattutto per colpa del felino che non voleva saperne di entrare nel trasportino. Mushi, ti prego, fa il buono. Vedrai, non toccherai acqua neanche per sbaglio. Non quella volta almeno. Per raggiungere infatti il porto di Londra aveva preferito un viaggio con il Nottetempo, proprio per evitare quanto più possibile che il micio avesse a che fare con l'acqua salata del mare d'Irlanda. Infatti, strano a dirsi era stato tranquillo sul suo grembo per gran parte del viaggio, lasciandogli che gli grattasse le orecchie, mordicchiandole le dita senza però lacerarle la pelle. Ma ora, sapendo che sarebbe stato per otto ore in una galera alla mercé di qualsiasi tempo metereologico aveva iniziato a dar di matto, tanto che le graffiò l'avambraccio sinistro lasciandole ben tre segni paralleli. Adesso basta, entra! E provò a ricacciarlo a forza nel trasportino, impilandolo sul baule che si era trascinata dietro. Avrebbe preso il catalizzatore dalla tasca posteriore degli short di jeans che indossava simulando un breve tratto orizzontale verso i tre graffi sanguinanti. Emplastrum. Nel caso fosse riuscito una parvenza di cerotto sterile sarebbe andato a tamponare la piccola ferita infertale dal famiglio. Era stato così sadico, incidendo quegli artigli con rabbia. Nel mentre arrivò il suo turno ed allungò i documenti con stizza.
    Salve. Elisabeth Lynch, studentessa e diretta ad Hidenstone. Bastava quello come riconoscimento, vero? Non doveva intavolare una conversazione mica. Devo anche lasciarvi il baule e il mio gatto nel suo trasportino. Indicò con un cenno della mano i suoi averi posati a terra. Sapeva che sarebbero stati affidati agli Elfi Domestici per tutti i trasporti. Quindi si abbassò con il viso fino ad arrivare alla stessa altezza di quei grandi occhi verdi con sfumature gialle di Mushu. Vedi di fare il bravo. Se darai problemi gli Elfi me lo diranno. Introdusse l'indice nella grata, provando a carezzzare lo spazio tra gli occhi. Buon viaggio, ci vediamo ad Hidenstone.
    Avrebbe poi ringraziato con un gesto del capo quando una delle due donne, oltre alla carta di identità, le diede anche il pass blu valido per le successive tappe.
    Superata la barriera lo scenario si presentò cacofonico come l'anno precedente. Solo che, a differenza di quello, questa volta sapeva più o meno cosa aspettarsi. L'inquietante drago blu sulla prua della Dragone degli Abissi era ancora lì, che tuonava di come mancasse davvero poco alla partenza, solo che non si spaventò nel sentire la sua voce tuonare. Non si sorprese neanche dei banchetti sparsi qua e là su tutta la lunghezza del molo riservato alle tratte magiche, in quanto le stesse di trecentosessantacinque giorni prima. Il richiamo dei dolci era come il canto delle sirene per i marinai e lei cercò di resistervi, ben sapendo che avrebbe dato il peggio di sé al banchetto della cerimonia di inizio anno. Il cibo ad Hidenstone era buono, persino più di quello di Hogwarts. Non vedeva l'ora di mangiare la torta cioccolato, cannella e cardamomo e i dolcetti al miele.
    Magari potrei prendere un cono piccolo al cioccolato... doveva solo mettersi in fila dietro una studentessa degli ultimi anni e poi... venne travolta. Non che fosse caduta a terra, ma comunque qualcuno le aveva dato una spinta che registrò sì come maleducata, ma anche involontaria. Riconobbe subito chi era stata: Kenna MacEwen, docente della materia più soporifera della storia.E la vide dirigersi verso il capannello di docenti. Iniziamo bene quest'anno... Un lamento il suo. Non si sarebbe mai avvicinata al capannello di persone, piuttosto avrebbe cercato il posto più isolato che ci fosse. O quanto meno il più tranquillo. Vide una panchina, occupata da un solo ragazzo, uno spreco di spazio dato che le altre erano occupate per lo più. Si diresse verso di lui, mentre ad ogni passo che compieva metteva a fuoco i lineamenti che riusciva a intravedere per via della posizione che aveva assunto. Sembrava assorto nella lettura di un libro che le suonava familiare. Così come lui. Capelli castani, un po' ribelli, zigomi nitidi e un naso lievemente pronunciato. Le sembrava di conoscerlo, ma era sicura che non fosse nessuno dei suoi coetanei.
    Era qualcuno del suo passato e di cui aveva perso le tracce almeno per un po'. Era ormai vicina. Eppure ridusse lo sguardo ad una fessura.
    Per tutti gli Ippogrifi! Non era possibile. Quel ragazzo in quel momento doveva trovarsi nel cuore della capitale in attesa che il suo espresso partisse verso il nord dell'isola. Non poteva essere il Tassorosso con cui aveva stretto quella che poteva essere definita più o meno amicizia. Forse si stava sbagliando alla grande. Forse era solo un ragazzo che gli somigliava e che stava leggendo un libro che lei aveva prestato tempo prima a lui. Erano le fiabe di Beda il Bardo e non c'era mago che non ne avesse una copia nella sua libreria.
    Aveva solo un modo però per accertarsi che fosse lui. E lo fece. Andros? Era ferma, davanti a lui, con uno zainetto sulle spalle, i capelli lasciati sciolti e mossi dalla brezza che veniva dal fiume, così come il top leggero dalle forme geometriche e dai colori caldi. Giallo, arancione e rosso si alternavano al nero. Nero come le Converse basse che indossava ai piedi. Cosa ci fai tu qui?

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance


    Tentativo di castare l'Incantesimo Cerotto.

    Ho fatto richiesta dei 9 pp qui.
    Quindi i parametri della scheda stat. dovrebbero essere:
    Carisma: 9 (7+2);
    Coraggio: 6 (5+1);
    Destrezza: 6 (5+1);
    Empatia: 4;
    Intelligenza: 6 (5+1);
    Intuito: 5 (4+1);
    Resistenza: 6 (5+1);
    Tecnica: 7 (5+2).


    Edited by Eilidh Mae Aileanach Rheon - 2/9/2019, 00:59
     
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Il senso di competizione e la strisciante gelosia che provava per Aaron erano pari solo alla preoccupazione che Blake riusciva a fargli provare.
    Quando Aaron fu schizzato in cielo, il docente di rune avvicinò il ragazzo, cercando di rassicurarlo e comunque offrirgli il proprio supporto. Jesse andò a prendere gelato per tutti, Erik concluse le proprie contrattazioni e gestì una nuova ragazzina, e questo fu possibile anche per la sua sola presenza.
    La reazione dell'opale fu decisa, forte, in pieno suo stile, capricciosa persino, come era tipico della sua età. Lance non biasimò la sua reazione, forse anche perché lui, alla sua età, non avrebbe poi agito molto diversamente 'Ho dato di matto per molto meno...' pensò lui, con un filo di sorriso, ripensando al quel fantastico sestetto che erano stati anni addietro lui e i suoi amici.
    Gli venne da sorridere, quasi, ma non lo fece, del resto il dramma del ragazzo era palpabile sotto tutta quella sbruffonaggine, così come il suo bisogno di sapere cosa ne fosse stato davvero del ragazzo "Certo, possiamo andare alla reception e chiedere intanto e se vuoi possiamo chiamare Annie, se ti può far star meglio" disse lui, mostrando la massima disponibilità e comprensione possibile al ragazzo. Dopo alcuni istanti si illuminò "Ascolta, mio cugino, Alexander - lo hai conosciuto - è un Auror: posso chiedere se può andare a controllare se Aaron: lo conosce!" propose lui, entusiasta di star procacciando ulteriore lavoro al cugino, che sicuramente avrebbe trovato il modo di vendicarsi per tutto quel disturbo.
    Nel mentre si aprivano le scommesse sul fatto che Alexander Olwen si ricordasse di essere stato in classe con Aaron, l'umore del giovane opale parve calmarsi un poco, almeno momentaneamente, tanto da spostare il discorso su temi più leggeri, temi che sbigottirono il runista e lo fecero scoppiare a ridere "Se devo dirtela tutta, ci stavo pensando anche prima: l'ho semplicemente trovata in nostro perfetto stile" ammise lui alzando gli occhi al cielo ed evitando quasi inconsciamente il sottinteso dell'altro "Come ti ho già accennato siamo stati un gruppo piuttosto... movimentato... ed abbiamo fatto entrate ed uscite ben più scenografiche di così anche" ammise lui ridendo e scotendo la testa.
    Rivangare i ricordi era bello, specialmente per il biondino, e lo avrebbe fatto per ore e ore, specialmente se questo significava tener calmo Blake, ma purtroppo le cose non andavano sempre come si desiderava e ben presto due Denrisiani, evocati dalle parole dell'opale, sopraggiunsero, decisamente poco raccomandabili.
    "Posso esservi di aiuto, signori?" Lancelot non era un mostro di coraggio, ma istintivamente si pose davanti allo studente, quasi schermandolo col suo corpo, cercando anche di posare la sua mano sinistra sul fianco dell'altro, quasi a raccomandargli di star dietro di lui "Sono Lancelot Olwen, docente di Antiche Rune di Hidestone e l'anno scorso era il Resposabile del ragazzo e della sua casata: se avete qualche problema, sono certo che potremo parlarne e risolverla civilmente"
    'Anche se voi avete poco di civile mi sa...' il biondo aveva la strisciante sensazione che i due sopraggiunti fossero lì più per menar le mani che per difendere l'onore della loro isola, ma restava il fatto che lui doveva almeno provarci con le buone, soprattutto perché non voleva essere quello che passava alla violenza per primo.
    Dean non aveva certi problemi. Il docente spuntò quasi dal nulla e fu presto al loro fianco, cercando di attirare l'attenzione dei due e quindi intimidirli. Di lì, i docenti si moltiplicarono.
    "Non succede niente, cara collega..." sibilò quasi il biondino a Kenna, non staccando gli occhi dai due "Solo un'incompresione."
    Dello stesso avviso del runista era anche Brian, il quale entrò in scena e, come suo solito, scaricò tutta la colpa sul ragazzo 'Ma come osa?!' Lancelot si irrigidì alle parole del sexy docente, ma, a denti stretti, non disse nulla, anche perché dovette ammettere, in cuor suo, che Blake avesse davvero sbagliato e che comunque quella fosse la via più sicura per chiudere il discorso 'Non merita di prendersi la colpa, era sconvolto dalla rabbia, però... è un Barnes, non chiederà mai scusa...' rifletté lui, valutando non poco l'utilità dell'entrata in scena del docente di Difesa.
    Quasi a voler confermare l'alto intuito di Lance, Blake diede nuovamente di matto, facendosi ancora più aggressivo "Blake!" sibilò il docente, cercando di mettere una mano sulla spalla dell'altro, al fine di calmarlo un poco, senza troppo successo, in vero.
    Anche Samuel fece la sua parte e tentò di chiudere la situazione spiegando lo stato emotivo di Blake e porgendo le proprie scuse.
    Lance strinse i pugni: lui, probabilmente, sarebbe stato troppo orgoglioso per farlo, ma, nuovamente, come era accaduto con Ensor, non poteva non negare l'utilità di tutto ciò.
    Anche Blake parve comprendere di essere stato messo all'angolo e di aver solo messo tutti in difficoltà, tanto da chiedere di andarsene.
    Lance fissò il ragazzo che chiedeva se poteva andare all'imbarco in un mix di affetto e pena 'Se lo lascio andare... potrebbero tendergli un agguato... o, peggio, Ensor potrebbe dargli tutto quello che pensa si meriti' il che forse sarebbe rientrato in quella serie di ceffoni che erano mancati nell'infanzia dell'opale secondo il suo narratore, ma Lancelot detestava al violenza, anche a fin di bene (?) "Abbiamo ancora un po' di tempo: andiamo alla reception e intanto chiamo mio cugino e vediamo come sta Aaron. Vuoi?" chiese lui, abbozzando anche un piccolo sorriso ed escludendo tutto il mondo da sé, anche la pessima entrata in scena di Daniele.
     
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    Gli Snasi
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    EsitiLe situazioni potevano diventare rischiose in pochi istanti e questo Blake e Lancelot lo impararono rapidamente quando si trovarono davanti i due denrisiani.
    "Niente, solo che il ragazzo ripeta - davanti a noi - quello che detto poco fa..." sibilò la donna, fissando con odio il giovane, ma anche con sottile piacere: era chiaro che fosse tutto un pretesto per poter dar sfogo all'atavico odio che intercorreva tra inglesi e denrisiani.
    Molti notarono cosa stesse accadendo, ma pochi osarono far qualcosa. Tra questi vi era Dean, il quale tentò di Appellare il cappello dell'uomo e l'attenzione dei due con un solo gesto.
    L'entrata in scena dell'ex terrorista non andò proprio benissimo [Intelligenza 25; d20=2] ed infatti il cappello non si mosse di un millimetro, corrucciando comunque lo sguardo dell'uomo con tutto quello sventolar di bacchette, tanto che i due furono ben attenti alle parole dell'uomo e, in effetti, ne rimasero intimiditi [Carisma 25; d20=18].
    L'uomo mise la propria mano sul cappello, ma non fece in tempo a dir qualcosa che Brian entrò in scena scaricando tutta la colpa sul ragazzo, il quale in effetti si riebbe poco dopo, aizzando ulteriormente i due, i quali ormai alternavano sentimenti di paura a moti di orgoglio importanti nel mentre si iniziavano a chiedere se gli inglesi fossero parenti delle iene, visto quanto si stavano moltiplicando rapidamente.
    Quasi esasperati, la scusa giusta per la fuga fu Samuel, che giunse con le proprie scuse al momento propizio "Va bene. Ma inculcategliela nella testa a 'sti ragazzi un po' di sana educazione. Magari a frustate!" ringhiò l'uomo, sputando a terra non troppo lontano da Lancelot per poi tornarsene verso le loro barche.
    In un modo o nell'altro, nonostante tutto l'impegno di Blake, sembrava che la situazione si fosse risolta.

    Tutto pareva ruotare attorno ai disastri di Blake, ma in vero c'era anche chi pensava a tutt'altro. Erik per esempio era alle prese con una primina le cui condizioni di salute apparivano precarie, al punto di fargli spolverare la propria bacchetta per provare a farla star meglio.
    Il suo Innerva funzionò in questo magnificamente [Empatia 8; d20=16] tanto da permettere una rapida ripresa della ragazza, ora libera di commerciare giochi pokemon e provare a raggiungere il galeone, passando, magari, davanti a Elisabeth, la quale si era liberata del proprio gatto, affidandolo agli elfi, e ora sedeva vicino ad Andros senza troppo preoccuparsi delle unghiate subite, del resto il suo Emplastrum [Empatia 4; d20=17] era stato sufficientemente efficace da permettere ciò ed evitare malus.

    Un po' più in là, Adamas e Jesse stavano vedendosela con il gelataio. L'opale aveva concluso il proprio acquisto nel mentre sopraggiungeva l'altro ragazzo, il quale chiese una granita alla nocciola.
    "EHI CAMPIONE, PRIMO ANNO EH, DEVI ESSERE MOLTO EMOZIONATO!" Artemis urlava sempre? Probabilmente sì, era un suo tratto distintivo "Purtroppo non ho la granita alla nocciola, ma ho un fantastico gelato come dicevo al tuo futuro amico!" aggiunse indicando Jesse "Lo vuoi un cono strepitoso e fragrante dei nostri? Ti suggerisco di sommarci la fragola: è letteralmente una bomba!"
    Neanche il tempo di capire se ad Adamas andasse bene il cambio che fu il turno di Jessica, la quale chiese proprio gelato alla nocciola.
    "ESATTO, COME DICE LA SIGNORINA COL BAMBINO: GELATO ALLA NOCCIOLA, ITALIANA, DEL PIEMONTE (credo sia un'isola)!" esclamò lui additando la donna e aggrottando poi la fronte.
    "Ehi ma il bambino... oh..." si sporse in avanti e poi si grattò la nuca, andando poi a fare la vaschetta col gelato richiesta "Sarebbero 15 galeoni, ma ti faccio lo sconto premamam a 12" propose con un occhiolino, tornando poi ad osservare Adamas al fine di comprendere se, oltre a cambiar cognome, fosse anche disposto a cambiar genere di prodotto.


    Raccomando a tutti di stare molto attenti con l'autoconclusività delle azioni, proprie e altrui. Theresa, è vero che tutto il malessere della PG è una tua idea, ma Erik ha comunque eseguito una magia, che può andare bene quanto fare 1 critico, sicché l'esito spetta comunque ed unicamente al fato.

    Dean. Ho letto il tuo spoiler, ma l'intimidazione scala su Carisma primariamente, mentre coraggio ha solo incutere rispetto (su animali), in maniera anche meno efficace rispetto per esempio Empatia. Al netto di tutto, ho comunque preferito farlo scalare su Carisma, giacché avrei applicato a Coraggio un malus che lo avrebbe reso di fatto simile al valore di Carisma.


    Edited by Lo Snaso Sibillino - 2/9/2019, 03:09
     
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    Jesse Lighthouse | Black Opal
    Vedere sparato in aria un proprio parente non doveva essere esattamente un'esperienza simpatica e oggettivamente Jesse non sapeva bene cosa fare o dire con Blake, sicché la migliore idea che gli venne fu di prendere del gelato per tutti.
    Forse l'opale vide la cosa come un tradimento, ma Jesse non lo notò, forse anche perché neanche Erik trovò pessima l'idea.
    "Blake Widow, eh? Fico, suona bene. Molto suo!" pensò lui un po' a caso, alzando i pollici verso l'opale e dedicandosi poi ai gelati, nel mentre affidava l'amico al prof. Olwen.
    Si mise in fila, finse di considerare Brian e prese la propria ordinazione, giusto in tempo per assistere a quella di Adamas, il quale poi gli rivolse anche la parola, come colse Artemis.
    "Uh, ciao, sono Jesse, secondo anno. Black Opal. Piacere di conoscerti!" esclamò lui tendendo una mano all'alto, accigliandosi quando si rese conto che avesse la granita. Estese allora l'altra, ma aveva la vaschetta, sicché aggrottò proprio la fronte "Ti stringerei la mano ma sono pieno di gelato" disse lui, come se la cosa non fosse ovvia "Sai il viaggio è lungo e al mio socio e compagno di stanza hanno appena sparato nel Tamigi il fratello. Gli serviva rinforzo!"
    Il solito mix di informazioni eccessive e disagio assortito fu elargito al ragazzo, ma rapidamente esso crebbe per l'arrivo della MILF più giovane del mondo magico "Uh, ciao Jessica, e ciao anche a te Alex!" esclamò lui salutando con la mano sia la ragazza sia il pargolo, cui dedicò anche qualche boccaccia "Uh, un chilo di nocciola: buono. Anche prima diceva che fosse un buon gelato" propose lui annuendo compulsivamente "Sono sicuro ci piacerà, come ci piacerà avere a lezione Alex... ho letto l'articolo e sono contento tu sia tra noi ecco... e poi grazie per avermi nominato, la mamma era molto felice che fossi su una rivista ecco..." pigolò lui poco convinto, ruotando a terra un piede come se stesse calpestando un insetto.
    Sgranando gli occhi, il ragazzo si voltò per vedere cosa stesse accadendo poco lontano, notando il casino in cui si stesse cacciando Blake "BLAKE!" strillò lui, quasi pronto a scattare verso di lui. Cercò con lo sguardo Erik, ma lo trovò impegnato a curar Tessa, sicché, confuso, tornò all'altro amico, il quale era ora soccorso da mezzo corpo docenti, che rimase nei suoi pressi fino alla fuga dei denrisiani, con Olwen particolarmente vicino.
    "Ok... dovrebbe star bene... quello è il prof Olwen" spiegò ad uso e consumo di Adamas, indicando il biondo "E' il prof di rune. Un tipo simpatico. Si droga un po', ma è bravo!" affermò lui con dovute spallucce, guardandosi bene dal guardare negli occhi il ragazzo, sempre alla ricerca di Erik. Ne avesse catturato lo sguardo, avrebbe iniziato a gesticolare, cercando di chiedergli cosa dovessero fare: doveva venire lui da Erik o sarebbero tutti andati verso Blake e Olwen? Jesse era confuso come al solito e aspettava che Capitan Hidenstone facesse il suo.
    "Uh, sì, quello è Erik, un ragazzo appostissimo. La ragazza con lei invece mi sembra nuova: magari siete in classe insieme... sei carico per l'inizio dell'anno?" domandò lui svogliatamente, sempre rivolto al ragazzo nero.
    RevelioGDR
     
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    Blake Barnes Studente
    Riusciva a ritrovarsi in situazioni assurde anche senza volerlo. Quella mattina il pino era stare con i suoi amici, e stare tranquillo, dargli i regalini che aveva preso per loro a Dubai e mangiare caramelle e gemati, ed invece si era ritrovato in una rissa senza neanche rendersene conto. E puto questo perchè? Perchè aveva semplicemente esclamato un suo punto di vista. Quando i due lo sfidarono a dire di nuov quello che aveva detto poco fa Blake avrebbe veramente voluto ammazzarli di botte, ma non disse proprio niente fece semplicemente un passo indietro. Tutto quello era assurdo e ci poteva scommettere che appena avrebbe avuto occasione e sarebbe stato da solo li avrebbe cercati e insultato la loro dannata isola fino a che avrebbe voluto. Quello non era il momento perchè sapeva che sarebbe stato, con tutte le più rosee aspettative, sospeso dal'accademia e non era il caso. Aveva fatto una promessa ad Annie e Aaron e lui, almeno tenetava di mantenerle. Lasciò continuare i suoi professori senza dire una parola e quando anche il professor Blake si avvicinò, ed anche uno nuovo che non sapeva chi fosse, ma era chiaro che stava peggio di tutti messi insieme, scosse il capo. Attese che i due tizi si dileguassero. Non mi serve la balia di nessuno, me la sarei cavata da solo! L'indisponenza che riusciva a cacciare quando non si sentiva completamente autonoma era assurda, ed ancora più assurdo era che lo pensava davvero. Era una questione di orgoglio, misto ad incoscienza. Non si era mai fatto difendere da nessuno e se lo si faceva poi, Blake avrebbe ripagatocon la prepotenza. Adesso li, non solo si sentiva messo alle strette da quei due idioti, ma sopratutto era completamente impotente rispetto ai suoi professori. Loro avevano talento e crudeltà messa insieme che Blake Barnes non poteva neanche minimamente immaginare. Sospirò e scosse il capo. Cosa poteva fare ancora se non stare in silenzio ed attendere che Guymoore gli facesse fare un'altra punizione estenuante, Ensor lo avrebbe torturato a suo di frustate accogliendo il suggerimento dei due denrisiani, Black probabilmente lo avrebbe punito per un anno intero - in effetti ancora non lo inquadrava a lui, ma era sicuro che la punizione sarebbe arrivata anche dal quel fronte, e Olwen lo avrebbe semplicemente aiutato a non impazzire leccandosi le ferite. A quel punto era inutile anche controbattere per qualsiasi cosa, poteva cavarsela da solo e se non lo avevano capito, beh il suo giorno libero di uscire da quell'accademia era vicino, no? Doveva solamente farlo arrivare. Guardò il biondino, era evidente la rassegnazione negli occhi del giovane Barnes, se non altro teneva il corpo docenti sempre in allerta, giusto per non annoiarli mai! Infondo senza di lui che faceva casini, cosa dovevano fare? Mangiare davvero il gelato? Si, appena saprò che mio fratello sta bene prenderò quella nave, se no può anche partire senza di me, preferisco andare a cercare mio fratello. Maledetto Aaron, doveva per forza mettersi in capo di andare a trovare gli amici del fratllo? Non era più facile chiedere un autorizzazione alla preside ed andarlo a trovare in quel di di Hidestone? No? Alla nava come se stesse andando in guerra? Sentì la voce di Jesse chiamarlo. Si voltò verso il compagno di stanza e gli fece un flebile sorriso. Era tutto apposto e tutto finito. Forse avevano fatto bene a non rimanere coinvolti. La cosa assurda è che Aaron avrebe reagito esattamente come il prof Ensor o Guymoore, o Black, o Olwen...e la colpa sarebbe stata data comunque a me perchè "devi tenere la bocca chiusa quando sei in presenza di certi tizi ed in certi luoghi! Prima o poi ti farai ammazzare!" Pensò sbuffando e seguendo il professor Olwen verso la reseption. Quello era un buon momento per dimostrare che riusciva a stare in silenzio e non fare casini. Infondo non poteva dar dei cretini a qualunque persona gli si parasse davanti. Avrebbe anche voluto ridere per le parole dello stesso professore affianco a lui che aveva detto poco prima, sul fatto che quando erano ragazzi avevano fatto delle entrare ed uscite molto più sceniche di quelle! Insomma cosa intendeva? Era curioso, ma in quel momento voleva solamente sapere se suo fratello stesse realmente bene. Prese il suo magifonino e cercò di chiamarlo, ma niente diceva che il telefono era spento. Lo rimise in tasca ed attese.
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    Ametrin
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    Lucas Jughed Jones
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    un ragazzo sogna sempre di essere in un gruppo, rock: tutto è più grande della realtà.
    Ancora un anno e non siamo nemmeno a metà, e già di questa stupida manfrina dell'evento della cerimonia di apertura di inizio anno, Lucas non ne poteva più.
    Ad Hidenstone qualsiasi occasione era buona per festeggiare. Insomma, finisce l'anno? Festa! Inizia? Ommioddio, festeggiamo!
    Natale? Pasqua? Primavera? Autunno? Vabbè, inutile continuare, tanto la risposta è sempre la stessa: f.e.s.t.a.

    A suo ignorante parere, non aveva alcun senso festeggiare per essersi imbarcati verso quella che diventerà una prigione per i prossimi dieci mesi, per i più fortunati, undici per gli altri.
    Non avrebbe avuto più interesse per tutti, dormire e riposare invece che festeggiare, visto che il giorno seguente sarebbe iniziata la levataccia di mattina presto, che mannaggia a Merlino, già solo l'idea dei Prefetti che si mettevano a bussare alla porta, lo faceva sdegnare.

    Eppure, quest'anno, qualcosa di diverso c'era, seppur Lucas non avesse capito ancora bene cosa fosse quella sensazione strana di un non totale piacere nel rientrare e rivedere qualche volto conosciuto.
    Bon, torniamo al letto. Non potete immaginare quanto avrebbe voluto davvero guardare il letto prima di ogni altro volto (o quasi) ed invece no, la solita trafila si prospettava una tortura unica: aveva cercato di evitare quelle di Hogwarts più di una volta, arrivando puntualmente in ritardo da far perdere punti alla sua casata, prima ancora di iniziare.
    Manco ne avessero guadagnati chissà quanti durante l'estate, eh!

    Quel primo settembre era arrivato puntuale a mettere il lucchetto alle vacanze. Come a sigillarle per un intero anno, lasciando dietro di sé solo il profumo lontano di quello che erano state.
    Per chi le aveva fatte, sia chiaro.
    Lucas non era tra questi: era tornato dai nonni ed era stato nell'enorme villa, usufruendo della piscina e del giardino per il suo profondo relax.
    Tuttavia, aveva deciso durante questo ritiro a vita privata, che avrebbe cambiato le sue abitudini per questo primo giorno di scuola e che avrebbe provato ad arrivare in tempo per partire alle dieci in punto con la "Dragone degli Abissi".
    L'ascensore era stracolmo di gente che parlava a voce sempre più alta, pur di sovrastare i rumori e le altre voci che aveva attorno: già si era pentito di essere stato puntuale.
    In quella scatola metallica si stava strettissimi, erano tutti addossati e tutti schiacciavano l'altro e i suoi bagagli.
    Era tutto più fastidioso del previsto.

    Finalmente la discesa terminò e come quando si stura un gabinetto, così, all'apertura delle porte, si sturò quel cesso di ascensore che iniziava a puzzare tra i mille e uno profumi che la gente aveva utilizzato.
    «Oh, finalmente una bella boccata di aria di porto, puzzolente e agre come sempre.» per fortuna il suo umorismo non era morto in vacanza.
    Si avviò verso l'imbarco, mettendosi in fila dietro migliaia di persone, tra studenti e personale della scuola, attendendo il suo turno.
    Durante l'attesa, com'era evidente, cercava qua e là qualcosa o qualcuno. Che fosse un viso conosciuto? O che fosse lo sguardo desiderato? Non ci è dato sapere per ora.
    Tuttavia, nello scrutare, notò come la gente, in occasione di quella partenza, si fosse agghindata e preparata che manco un matrimonio all'italiana poteva far loro invidia: vestiti stirati, nuovi, perfetti; capelli appena usciti da sotto le mani di un parrucchiere esperto... e poi... poi c'era lui.
    Sembrava un barbone in confronto, a dirla tutta: T-shirt nera, con maniche che spuntavano sotto un gilett di jeans con le maniche strappate e sfilettate, toppe di band metal e rock che probabilmente nessuno là intorno conosceva, jeans un po' sfilacciati qua e là e anfibi neri.
    Per non parlare dei capelli selvaggi che, sicuramente aveva lavato, ma aveva provato a domare dentro il suo solito cappellino di tessuto color grigione.

    Quando chiamarono il suo turno, Lucas sorrise alla receptionist «Lucas Jughed Jones. Hidenstone.» non alzò di tanto la voce, per rimanere nella privacy che voleva mantenere riguardo il suo cognome. Fu breve e rapido, meno sostava in mezzo a tutta quella folla, meglio stava. Troppo appiccicati, non voleva finire in una rissa già prima di giungere a scuola.
    La signorina provvedette a sistemare bagagli da dare agli elfi e tutto, con le etichette giuste, prima di lasciarlo andare.
    L'ametrino sorrise cordiale e si defilò, attraversando la barriera.
    Sbuffò leggermente, evitando qualche pesce svolazzante e qualcuno moribondo, quindi riprese la sua ricerca visiva che ancora non vi è dovuto sapere verso quale meta fosse indirizzata.
    Quello che, invece, continueremo a raccontarvi, è di come la ricerca di Lucas lo portò a trovare ben altro che il suo obiettivo, ma uno dei suoi compagni di stanza: Erik Foster.
    Fu a lui, distratto da tante altre cose, tra cui le caramelle ed una ragazzina che aveva il faccino a palla, che tentò di avvicinarsi di soppiatto. Probabilmente Erik avrebbe potuto lasciare caramelle e ragazzina e rendersi utile a cercare con Lucas, ciò che a Lucas serviva (?)

    Quando arrivò circa dietro le sue spalle, iniziò a parlare senza preavviso.
    «Foster! La smettiamo di importunare una ragazzina? E di mangiare caramelle come se non ci fosse un domani? Mancanza di affetto, Foster? Se vuoi posso darti uno dei miei favolosi abbraccioni!» e gli fece un occhiolino ammiccante, di evidente presa in giro.
    Quello era il suo modo di dire «Che bello rivederti, amico mio!» ma sarebbe stato per gente normale.
    Lui non lo era affatto.

    Sbirciò anche lui sulle bancarelle, guardando di sottecchi la ragazza e concedendole un angolo sollevato delle labbra in un sorriso a dir poco timido.
    Insomma, un conto era parlare con Erik, con cui aveva scambiato puzza di piedi per un anno intero e scorregge nel suo letto; ma una ragazza... no, lei proprio no.
    Continuò a guardare le leccornie.
    Era ancora indeciso se prenderle o meno, ma quando sentì il prezzo, decise di provare ad allungare una mano nella busta di Erik e rubarne una a caso.
    Se ci fosse riuscito, l'avrebbe fatta saltare in bocca, lanciandola in aria e prendendola al volo.
    Solo in quel momento si accorse di Samuel e Jesse «Salve professore, ciao Lighthouse»

    Dopo averla, eventualmente, buttata giù, riprese parola «Ehi Foster, non è che hai visto qualcuno degli anni precedenti?» che domanda strana per uno come Lucas.
    A lui non era mai interessato sapere di amici e compagni, con Erik si era trovato quasi costretto a doverci socializzare, che poi non era niente male come amico non lo poteva negare, ma da qui a voler cercare altra gente, ne passava di acqua tra le cose.
    E allora? Come mai quella domanda?
    E come mai stava continuando a guardarsi intorno?

    Guardarsi intorno servì anche per vedere la scena favolosa di quel tizio che volò giù dal Tamigi.
    Quasi trattenne le risate.
    «Dev'esser stato un bel volo, quello.» ma il suo interesse a riguardo era già passato, tornando a badare ai fattacci suoi.
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    Skyler Mave
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    Si era ripromesso di socializzare di più, no? Perché non iniziare da due aristocratici speranzosamente vogliosi di azione? Sembrava aver suscitato, almeno vagamente, il loro interesse: il marito fu il primo a interagire, e Skyler quasi perdette la concentrazione sulle sue parole. Fortunatamente in assenza di Markab aveva abbastanza neuroni (tre) per essere multitasking: poteva parlare e ammirare l’altrui gnoccanza.
    “Eh già - questi ragazzi sono la speranza per il nostro futuro” disse Skyler tirando fuori luoghi comuni di cortesia, mentre lanciava uno sguardo incuriosito ad un ragazzo mulatto (probabilmente un primino) che aveva incautamente invaso il suo territorio. ‘Anche la speranza di nuovo divertimento non è male’. Lo studentello era palesemente gay, molto carino e probabilmente quasi vergine; se fosse stato un cartone animato, sarebbe apparso un neon arcobaleno con la scritta “NUOVA PREDA QUI”. Concentrò nuovamente l’attenzione sulla coppia.
    Intervenne la moglie, che probabilmente avrebbe dovuto essere messa in galera per porto d’armi illegale; non aveva un seno, ma due bombe. Skyler tuttavia dissimulò l’ammirazione e la voluttà con un sorriso genuino.
    “Le posso assicurare che Hidenstone è un’Accademia coi controfiocchi - comunque mi ha beccato, madame! Sono troppo grande per passare per uno studente.” rise Skyler, copiando l’ilarità della signora. Si rivolse quindi al marito, che aveva appena provveduto a presentare entrambi. “Si figuri, sono io piuttosto che devo scusarmi. Sono Skyler Mave, l’Infermiere dell’Accademia - e se può convincervi della preparazione offerta da Hidenstone, anch’io ho frequentato lì gli studi. Anzi, se avete domande sulla scuola rispondo volentieri”.
    Prese il cocktail che l’elfo domestico gli aveva porto con un cenno del capo. “Siete davvero gentili - accetto l’invito, anche se purtroppo il tempo stringe e potrò trattenermi solo brevemente”.
    Stava cercando di prestare più attenzione del solito a eventuali stranezze o segnali di pericolo. Se c’era una cosa che aveva imparato, prima come escort occasionale e poi come aspirante cena di due Troll, era che bisognava stare all’erta anche quando le cose parevano più sicure. In quel frangente però, un po’ la voglia di socializzare (ah, ora si dice così?) coi due coniugi, ed un po’ la consapevolezza di essere a due passi da un molo affollato lo rendevano un po’ più tranquillo.
    Salì sullo yatch.
    “Di cosa si occupano i signori Corrigan? Perché, a vedervi, direi che siate due stelle del cinema! O almeno, colgo una certa somiglianza...”
    Corrigan - il cognome ricordava qualcosa di sacro e profano assieme: tipo il polso scoccante di un pornoattore.
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    by Lance
     
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    Charles Freeman
    Charles quella mattina non era esattamente di buon'umore. Era il primo settembre e la sorella sarebbe partita per Hidenstone a breve. Certo, non era il primo “addio” che si davano, visto tutti gli anni ad Hogwarts che entrambi avevano fatto (più quelli ad Hidenstone per lui) ma da allora erano successe tante cose e più Charles sapeva Mia al sicuro, meglio sarebbe stato. Non che dubitasse dell'estrema sicurezza dell'accademia, sia mai, ma sapeva di essere l'unico che poteva proteggere la sorella, tuttavia non gli sembrava affatto giusto tarparle le ali ed impedirle di fare ciò che lui aveva potuto fare e frequentare l'accademia era una di queste cose. Il lato positivo è che si sarebbe portata via anche quel gattaccio; se non amasse Mia con tutto sé stesso, Charles lo avrebbe già fatto fuori da un pezzo.
    Dopo che Mia ebbe preparato tutti i bagagli, Charles caricò tutto in auto; la stessa auto babbana che aveva condotto lui e la sorella al bosco dov'erano stati attaccati. Con un sospirò pensò che avrebbe dovuto cambiare macchina e gettare via i vecchi ricordi. Ricominciare, insomma.
    Finalmente i due partirono verso il molo, viaggiando in silenzio. Non un silenzio imbarazzante, ma un silenzio pieno di aspettative e tensione, tensione per ciò che sarebbe avvenuto da quel giorno in poi.
    Prima che il rosso facesse tempo ad accorgersene, erano già arrivati a destinazione. Con uno sbuffo, parcheggiò e scesero. Prese i bagagli della sorella e si diressero verso il fatidico ascensore. Dopo che la sorella ebbe inserito il codice, i due scesero, sempre in silenzio. Si sarebbero salutati una volta arrivati giù, prima che la sorella attraversasse la barriera. Lui non avrebbe potuto e lo sapeva bene, non sarebbe stato così stupido da farlo. Inoltre non poteva certo bagnarsi i vestiti!
    Guardò la sorella che tentava di rassicurarlo, prima che lui riuscisse anche a pronunciare una sola sillaba. E gli disse che sarebbe tornata per le vacanze. Lo spero commentò lui, incapace di pensare all'idea di passare un natale senza vederla. In pochi secondi la ragazza lo abbracciò, annullando le distanze. Charles non era un tipo dolce, sentimentale, emotivo, tropo gentile o quant'altro, ma quando si trattava di sua sorella, cambiava radicalmente. Era l'unica sua parente che amava davvero.
    Mia gli fece scherzosamente delle raccomandazioni e lui sorrise, baciandola sulla fronte. Peccato, volevo proprio affittarla! I soldi non fanno mai male. Comunque io ora vado, ricordati di attraversare la barriera solo dopo aver fatto il pass alla reception, tieni le porse cinquanta galeoni Comprati qualcosa per il viaggio. Le scompigliò i capelli e, dopo un ultimo abbraccio, si girò e se ne andò, col cure pesante.
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    Conosceva abbastanza bene Charles da saper leggere nel suo atteggiamento tutta la preoccupazione che nutriva nei suoi confronti. Entrambi non erano molto espansivi e faticavano ad ammettere ad alta voce quel che provavano, ma Mia sapeva ancora essere la più spigliata dei due su quel fronte. Sorride al fratello, fingendo poi di prendersela perché aveva osato scompigliarle i capelli. Gli fece la linguaccia, in realtà divertita, e lo ringraziò con lo sguardo per i galeoni, che infilò prontamente nella tasca della giacca. “Ti voglio bene!” gli gridò dietro mentre si allontanava per andare alla macchina e prima che potesse voltarsi e notare le sue guance rosse e i suoi occhi leggermente lucidi si girò e puntò verso la reception. Si concesse solo qualche secondo di debolezza prima di tornare ad essere la solita Mia di sempre.
    Drizzò la schiena e puntò alla reception con un passo deciso, perché non era il tipo che mostrava le proprie debolezze e non voleva che Charles si preoccupasse per lei, nel caso avesse deciso di guardarla da lontano ancora una volta. Si era sforzata anche di limitare il suo giocherellare convulsivamente con le dita durante il tragitto che li aveva portati al molo, sforzandosi per non apparire minimamente agitata: il fratello l’aveva spinta più e più volte ad iscriversi ad Hidenstone e non voleva che la sua agitazione nascondesse quanto fosse felice di essere lì. Sorrise alla donna dietro al banco e posò con attenzione i propri bagagli, un sorriso cordiale sul volto. Ringraziò la donna con altrettanta gentilezza quando le allungò il suo badge e lo infilò nella tasca della giacca, premurandosi poi di dare un premio a Zeus per non avere soffiato ancora contro nessuno. Era sicura che non imbarcarlo fosse stata la scelta più saggia, o avrebbe finito per disturbare tutti gli altri animali, inoltre tenerlo con sé le dava un certo senso di calma e in quel momento ne aveva molto più bisogno di quanto le piacesse ammettere.
    Lasciò che i suoi bagagli venissero imbarcati, e solo dopo aver terminato tutto si sentì legittimata a rilassare appena le spalle e lasciarsi andare. “Sciocca, non possono certo respingerti, hai tutto il diritto di essere qui” cercò di ricordarsi mentre camminava guardandosi intorno incantata, osservando per qualche istante le bolle d’acqua e i riflessi che creavano tutto intorno. Sentì Zeus agitarsi contro le sbarre del trasportino, attento a rizzare la schiena ogni volta che qualcuno si avvicinava troppo a loro due, come se pensasse di poter proteggere la sua padrona in qualche modo. Di certo se fosse stato libero non avrebbe evitato di mordere e graffiare chiunque considerasse minaccioso, ma era piuttosto impotente in quel momento.
    Non mancò di evitare un gruppo piuttosto consistente di persone che sembravano discutere tra loro in modo abbastanza vivace: era certa di aver riconosciuto il volto di qualche rinomato professore di Hidenstone, ma si impedì di fermarsi prima di fare troppe domande o perdersi in una discussione circa le Rune più arcaiche o la posizione esatta delle stelle in quel preciso momento dell’anno. “Non adesso, avrai tempo per fare tutte le domande che desideri più avanti.”
    Ignorò le bancarelle di dolciumi ai lati della strada per colpa del suo stomaco chiuso, e si avviò quindi in direzione del galeone che, maestoso, regnava alla fine del molo. Con tutto quel via vai di studenti e insegnanti non faticò comunque ad individuare un ragazzo dall’aria particolare, Nikolai, che stava cercando di parlare con il Dragone, e non potè evitare di affiancarlo.
    “Sono abbastanza sicura che il mare di per sé sia un posto piuttosto piacevole, forse il Dragone non apprezza ugualmente tutte queste persone addosso. Non deve essere molto comodo in effetti.” osservò tranquilla, in risposta alla domanda che aveva udito da lontano.


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    Nikolai van Aalter
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    La risposta a volume molto più umano del gigantesco vascello (nonostante tra i due non fosse lui l'essere umano) fece intuire perfino a Nikolai che avrebbe dovuto modulare il tono di voce, trasformandolo in uno un po' più consono al luogo in cui si trovava.
    Dopotutto il suo obiettivo l'aveva raggiunto, non aveva più bisogno di fare la parte del ragazzo-megafono facendosi già riconoscere prima ancora di arrivare ad Hidenstone come "quello rompicoglioni". I suoi compagni avrebbero avuto interi anni di scuola davanti per poterlo additare a quel modo, quando sarebbero finiti vittima delle sue "opere d'arte".. oppure quando avrebbe iniziato a rispondere a minacce e sfide con il suo solito sorriso sornione che sembrava totalmente fuori dal mondo. Comunque, alle parole poco lusinghiere del Dragone degli Abissi, lui niziò ad annuire come meccanicamente, forse incantato dal fatto che quello gli stesse veramente rispondendo.
    Lo so che non potrò mai capirlo. Perciò lo chiedo a lei!
    Ribatté alla sua apertura con un sorriso a trentadue denti degno del migliore pugno in bocca da parte di una persona stressata che non riusciva a sopportare risposte tanto schifosamente solari. Fortunatamente la nave non aveva mani da chiudere a pugno.
    Mmh.. si, capisco. Diciamo che è un po' come essere un grande chef, ma essere costretto a cucinare in una mensa per bambini tutti i giorni. Ehi! Ho una mezza idea!
    E detto questo il ragazzo fece cenno con la mano al Dragone degli Abissi di abbassare la testa, in modo da potergli sussurrare qualcosa.. all'ehm.. all'orecchio? Beh, sì, metaforicamente parlando, diciamo.
    Mettiamo caso che io voglia fare una cosa, durante il viaggio. Una cosa tipo divertente, che concerne della panna e le facce di un bel po' di persone. E mettiamo anche caso che avrei bisogno che la nave, ad un certo punto durante il viaggio, avesse un piccolissimo scossone. Uno di quelli tipici di quando ci si infrange contro un'onda bella forte. Niente di che..
    Eccolo là che stava già iniziando a sognare uno dei suoi piani malati, complicati e artistici, capaci di renderlo odioso agli occhi di una buona ottantina di persone contemporaneamente. Ora la grande sfida sarebbe stata quella di convincere quel burbero pezzo di legno stregato ad aiutarlo.
    Insomma, io sono soddisfatto perché il mio piano funziona e tu perché rovini la festa a chi ti rovina la festa. Ci stai?!
    Convinto di aver offerto sul piatto della bilancia qualcosa di davvero vantaggioso, il giovane gli porse la mano (come se l'altro avesse poi potuto stringerla), avendo ignorato completamente come anche lui rientrasse di fatto nella categoria degli "inutili senzapalle" sopra citata. Ma ehi, forse alle navi parlanti la sfacciataggine piaceva.
    Però, proprio in quel momento, una voce femminile alle spalle pareva avercela con lui ed il suo complice in divenire. "Mica mi ha sentito?!" Andò nel panico il giovane, voltandosi rapidissimo in direzione di Mia, un sorriso di circostanza gigantesco in viso. Lei stava ancora parlando del loro discorso precedente, quello sull'odio verso il genere umano.
    Neanche a me piacerebbe trasportare centinaia di piccoli esserini sulla schiena, in effetti, eheheheh.
    Si affrettò a rispondere, virando subito discorso. Un secondo di silenzio imbarazzante fu già troppo da sopportare.
    Oh, che maleducato! Mi chiamo Nik! Nuovo acquisto dell'accademia. Molto piacere.
    Si spinse in avanti porgendo quindi la mano, facendo ciondolare dalla sua maglia la coda di Hekko che, scocciato, decise di farsi strada ancora di più nelle profondità di quella cavità, sparendo totalmente.
    Oh, andiamo, lo sai che mi dai fastidio così, Hekko!
    Si lamentò quindi lui, infilando subito una mano all'interno della sua maglia, tirandone fuori subito dopo un piccolo geco volante marroncino, che ad occhio e croce non gradiva particolarmente essere stato tirato fuori dal suo buco caldo e buio. E andiamo! Davanti a un'estranea e ad un potenziale partner in crime, quelle figuracce?
    Ehm..
    Nik buttò un occhio prima alla nave e poi a Mia, cercando di formulare una scusa.
    Sì, ecco, scusatelo, il fatto è che.. non gli piace troppo star fuori alle primi luci del mattino. Ma normalmente è buonissimo eh! Solo gli piace rovinarmi tutte le prime impressioni che faccio agli estranei.. eheheh..
    Come al solito, fantastica come idea quella di giustificarsi mettendo in mezzo le abitudini moleste del proprio animale domestico.
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    Andros Cahlen
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    Lo stregone dal cuore peloso, una lettura interessante che mette in guardia dalla cupidigia nel cuore di ogni uomo, oltre al non sottovalutare la forza dei sentimenti dei mortali. Quella era probabilmente la storia che Andros preferiva in assoluto, non tanto per le tematiche trattate in chiave grottesca (seppur perfettamente in grado di apprezzarla) ma per la magnifica seppur terrificante illustrazione del cuore peloso dello stregone, disegnato con toni così scuri e così dettagliati avevano fatto una piccola breccia nel ragazzo che accese in lui l'interesse nell'arte del disegno, nella quale si era esercitato per quasi due anni ottenendo risultati mediocri ma marcati da quelle figure semplici che riusciva a realizzare con la sola matita scura e morbida, senza paura o rimorso.
    Arrivato quasi al capitolo finale però, il giovane udì una voce familiare seppur distante, una ragazza molto cordiale e amichevole stava in piedi davanti a lui, e parve lo avesse chiamato ma lui non le diede inizialmente molto peso, finché non gli pose una domanda diretta sui motivi della sua presenza in quel luogo. Andros alzò lo sguardo dal suo svago letterario e con leggera sorpresa riconobbe il volto di Elisabeth Lynch, sua vecchia compagna di studi ad Hogwarts che non vedeva da almeno un anno "Elisabeth. Non speravo di incontrarti qui il giorno della partenza", una cosa però saltò all'occhio del ragazzo, precisamente dei tagli che si intravedevano sul suo braccio "Che hai fatto al braccio? Ti fa male?".
    Andros la guardava con una certa nostalgia per gli anni passati ad Hogwarts, ripensando ai suoi primi mesi dopo il morso e delle innumerevoli stratagemmi per impedire a studenti e insegnanti di scoprire la sua condizione e che fosse denunciato al ministero o cacciato dalla scuola, e di come una notte si intrufolò nell'aula di pozioni sperando che il professore avesse la ricetta per la pozione anti-lupo ma senza alcun successo (il lato positivo fu che non venne scoperto).
    Con gli avvenimenti degli ultimi tempi Andros faceva fatica a ricordare metà delle chiacchierate con Elisabeth e gli altri compagni, quasi come fossero lontani ricordi di un anziano vividi solo per minima parte, offuscati dalle ombre nella sua mente e dal terrore della luna piena nei primi giorni nella nuova scuola, senza nemmeno un piano elaborato o un rifugio in cui incatenarsi in santa pace.

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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Lo sguardo di Theresa non sembrava molto tranquillo quando Erik impugnò la propria bacchetta, tuttavia la sua propensione per gli incantesimi curativi si rivelò efficacie, eliminando qualsivoglia dolore o fastidio fisico stesse affliggendo la sua nuova interlocutrice. Ho fatto bene a continuar ad esercitarmi sugli incantesimi curativi. Sì, insomma, non amava particolarmente le magie d'attacco, non a caso pure nei gdr a cui era solito giocare online era solito rivestire i panni dell'healer o del sinergista di turno, lasciando il violento e forte attaccante fisico a chi aveva un carattere più prorompente ed istintivo del suo.
    Ora va meglio, vero? Le domandò con lo stesso sorriso sulle labbra che aveva fino a pochi istanti fa, quello stesso sorriso che scomparve subito dopo quando la ragazza ammise di non possedere pokémon soul silver. M-ma insieme a Giallo è l'unico titolo ad avere la creatura tascabile che ti segue! Eppure era presto per essere triste, poiché non fece in tempo a rispondere che gli occhi si spalancarono di fronte alla cartuccia di Cristallo. Waaaa, è fighissimo! Io ho giocato solo a oro! Alla fine non c'erano grandi differenze tra quei due titoli, tuttavia per un ragazzino non era un dettaglio di poco conto la possibilità di poter catturare nello stesso gioco sia Lugia che Ho-Oh. Sono anche curiosissimo di scoprire quale starter hai scelto. Eh, sì, in fin dei conti quella era la prima grande scelta che si presentava ad ogni allenatore di pokémon.
    Tess mi piace e, ehi, non c'è motivo per cui tu possa farmi pena. Anzi, io sono un ametrino e nella nostra casata vige il motto più siamo e meglio è. Immediatamente inarcò entrambe le sopracciglia, lei doveva essere nuova! Sì, insomma, per questo non si è accordata con nessuno, evidentemente stava cercando qualcuno con cui poter far amicizia. A proposito, sei emozionata per l'imminente smistamento? Sì, insomma, gli studenti del primo anno ancora non sapeva in quale casata sarebbero finiti e durante quella giornata gli piaceva giocare al totosmistamento.
    Annuì alla richiesta della ragazza, insomma, dopo aver chiacchierato insieme Erik non era proprio il tipo di ragazzo che l'avrebbe lasciata lì in mezzo alla folla. Gli fu chiesto dove fosse finito il proprio branco, tuttavia una vera risposta non l'aveva. Sì, insomma, quel luogo era talmente dispersivo e pieno di persone da rendere difficile ritrovarsi dopo essersi persi di vista. Un mio caro amico sta prendendo i gelati, ma con tutta quella fila non mi sembra il caso di raggiungerlo. Poi ruotò lo sguardo nella direzione indicata da Tess e strabuzzò appena lo sguardo. Acciderbolina! Oh, no, il moro è il professor Black, insegna Alchimia. MA QUELLO E' BLAKE! Sì, insomma, il ragazzo in mezzo alla mischia. In una situazione come un'altra sarebbe intervenuto, ma ben presto si misero in mezzo numerosi docenti tra cui Ensor, quindi si fece indietro. Se lo fanno arrabbiare diventa come Daenerys nel penultimo episodio del Trono di Spade! Sì, insomma, se lo immaginava con non troppa fantasia sputare fuoco dopo aver pronunciato la parola dracarys.
    Il tizio volato via è il fratello di un mio amico, però non mi avvicinerei molto a loro. Ci sono già un sacco di adulti, non credo che possiamo essergli utili, ma, ehi, ci saranno tante altre persone qui intorno ad aver bisogno di aiuto. Fu così che continuò a cercar altro con il capo, fin quando non si ritrovò a rizzare la schiena, facendo cadere a terra il sacco pieno di caramelle. AIUTO! Lucas Jones lo sorpresa da dietro, facendolo spaventare non poco. Subito si chinò per raccogliere un paio di calderotti usciti fuori dalla busta, ma salvati di germi dalla loro confezione.
    Tanto anche se non me li dai mai lo sai che non dico mai di no agli abbraccioni. Borbottò a bassa voce, ma comunque ben udile sia da Tess che dallo stesso Lucas. Fu così che diede una pacca sulla spalla all'amico e si premurò di far le dovute presentazioni. Tess, lui è Lucas. Lucas, Tess. Pian piano gli ametrini ti stanno circondando, ma ti assicuro che siamo amichevoli anche con le altre casate. Sì, insomma, quello era un modo per dirle che anche se fosse finita da qualche altra parte loro sarebbero potuti comunque essere amici.
    Non fece una piega quando L'ex compagno di stanza afferrò un paio di caramelle dalla propria busta. Ho visto Lighthouse che hai appena salutato e Barnes. Cerchi qualcuno di particolare? La Clarke non mi pare di averla vista e poco fa mi pare di aver visto Alkos o uno che gli somiglia, non ne ho idea. Alla fine Erik non era un ottimo gps e più di tanto non poteva aiutare.
    Comunque che ne dite di avvicinarci al galeone? Mi piacerebbe scattare una foto vicino alla polena prima di imbarcarci, l'anno scorso non ci son riuscito perché son arrivato tardi al molo. Non sapeva se i ragazzi fossero stati accondiscendenti con la propria richiesta, tuttavia se anche solo uno dei due si fosse rifiutato, probabilmente avrebbe lasciato perdere il suo piano. In caso contrario avrebbe cercato di scattar un selfie, dopo aver fatto cenno a Tess e Lucas di avvicinarsi.



    RevelioGDR


    Edited by Alexander Olwen - 2/9/2019, 16:00
     
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    lilith clarke
    «Io voglio capire come fanno quei dannati Elfi a portare tutta questa roba da soli. Dai, sorellina, che diamine ci hai messo qui dentro... i mattoni?»
    L'estate era finita, tutti dovevano tornare ai loro mestieri, ai loro obiettivi e alle loro responsabilità.
    Ma quando eri fratello maggiore di una sorellina appena al secondo anno dell'accademia, tutto quello a cui dovevi tornare, veniva rimandato esattamente a dopo la sua partenza.
    E questo era quello che stava accadendo ai due gemelli Clarke, Josh e Max.
    Loro erano una decina di anni più grandi della piccola Lilith e avevano questa tradizione che portavano avanti, ormai, da tempo, di accompagnare la piccola sorellina all'imbarco per l'accademia.
    Josh era l'addetto ai bagagli, mentre Max era quello che doveva portar con sé il peso della puntualità.

    Lilith aveva passato l'intera estate con loro, partendo per l'Italia, facendo un giro nella loro amata Toscana, approdando sulle coste dell'Abruzzo e finendo per... correre fino all'ultimo minuto per rientrare in tempo, il primo di Settembre.
    Quando Lilith era con loro, aveva sempre il sorriso sulla faccia e ogni volta, dividersi era una tragedia che finiva con la ragazzina in lacrime e i due gemelli che la spingevano oltre la barriera, per poi farsi tenere il muso per un paio di giorni e via di lettere varie.
    «Max, l'anno prossimo porti tu i bagagli di tua sorella!»
    Ogni anno la solita storia, si litigavano i bagagli, perché Josh si lamentava troppo, mentre Max si scocciava a caricare tutti quei pesi.
    «Va bene, va bene! La prossima volta io porto i bagagli e tu organizzi gli orari di tutto il viaggio, i vari itinerari e devono essere precisi per tornare qui, per far partire Lily, ok.»
    «Argh! Sei fortunato che ho le mani impegnate, altrimenti ti avrei preso a pugni!»
    Si adoravano. Tutti e tre i fratelli si adoravano magnificamente e per quanto sembrassero discutere, Max e Josh sapevano perfettamente che quello era il giusto modo di equilibrarsi, dato che Josh non sapeva mettere d'accordo nemmeno il tempo della doccia e della colazione.

    Lilith rideva mentre i due si beccavano alle sue spalle, mentre proseguiva dritto davanti a sé, scuotendo di tanto in tanto la testa.
    «Ehi sorellina! Devi presentarmi ancora quella tua amica che quest'estate ti teneva impegnata al telefono. Mi hai detto che era carina, no?»
    Lilith sbiancò, arrestandosi davanti ai gemelli che si schiantarono alla sua schiena.
    «Auch! Ehi, sis! Non c'è bisogno di fermarsi, Max scherzava! Avrà dieci anni in meno di lei, è una bambina.»
    Lilith rise nervosa, grattandosi dietro la nuca, quindi proseguì il cammino.
    I due gemelli si guardarono tra loro e scrollarono le spalle perplessi.
    Ma cosa aveva fatto bloccare Lilith?
    Semplice: non esisteva alcuna amica.
    Certo, aveva passato molto tempo al telefono, la ragazzina. Ma non con un'amica.
    Ai fratelli aveva detto così ai suoi fratelli per non farli preoccupare, prenderla in giro e poi perché si vergognava di dire che... stava sentendo un suo compagno di scuola.
    Ebbene sì, il telefono spesso veniva occupata da quella voce calda e maschile di Blake.

    Blake che avrebbe rivisto a breve, cosa che iniziò a farle venire crampi strani allo stomaco.
    Non avevano più parlato di cosa fossero loro, dopo il campus, tuttavia il loro sentirsi assiduamente non lasciava troppi fraintendimenti, vero?
    E se quando chiudeva il telefono con lei, andava a spargere seme in giro per il mondo?
    Lei non lo avrebbe mai saputo, no?
    Mentre faceva questo discorso, erano giunti alla reception «Lilith Clarke, imbarco per Hidenstone.» i fratelli lasciarono che la ragazzina facesse tutta quella prassi burocratica, piazzandosi al lato della fila.
    Con la coda dell'occhio, la dioptasina vide Blake, sollevò il capo e abbozzò un sorriso, dipingendo le guance di rosso. Poi scattò con lo sguardo verso i fratelli per vedere cosa stessero facendo.

    Josh si stava stiracchiando un pochino, Max si guardava intorno.
    Insomma, non era facile nemmeno per loro lasciare l'unica sorellina.
    Quando Lilith si avvicinò, si guardò attorno, sperando che Blake non fosse nelle vicinanze. Quindi abbracciò i fratelli e proprio in quel momento di estremo romanticismo, Josh vide piovere dal cielo un Aaron.
    «Woo! Quel tizio, ragazzi, ha fatto davvero un bel volo nel Tamigi!»
    Sciolsero l'abbraccio tutti e tre e si guardò attorno, se aveva visto bene, quello era stato un Aaron volante? O era solo sembrato?
    Insomma, era distratta dall'affetto che stava dispensando ai fratelli, quindi non era stata molto attenta.
    Ma se quello fosse stato Aaron, avrebbe significato che... «Merda...»
    Cercò Blake con lo sguardo e dopo aver salutato ancora una volta i fratelli, disse loro che era il caso che iniziasse ad oltre passare. «Sapete che non mi piace salutarvi, quindi io passo oltre e... facciamo finta di niente. Non fate arrabbiare la mamma, lo verrò a sapere, ricordatevelo!»
    Un bacio a stampo ad entrambi, sulle labbra, frettoloso e fraterno e passò oltre.

    Si guardò attorno, cercò l'Opale e ... quando lo trovò si avvicinò a grandi falcate verso di lui.
    «Blake? Che sta succedendo?»
    Guardò i docenti lì vicino e fece un cenno del capo a tutti, in segno di saluto e rispetto.

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    Eva Ivanova


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    «Eva Ivanova, Hidenstone.»
    Un sorriso dolciastro sul volto della docente, che dopo una lunga fila, aveva finalmente potuto lasciare il suo bagaglio agli elfi e con esso si era liberata di un gran peso.
    Un altro anno stava iniziando, e lei si sentiva più carica di prima.
    Non aveva fatto molto durante l'estate, si era dedicata alla vita familiare, visto che ne era stata lontana abbastanza, tuttavia, ogni singolo giorno, pensava a quanto fosse stato straziante il momento del rientro.

    Forse questo aveva fatto in modo che si potesse caricare abbastanza, già pronta a quello che le aspettava superata quella barriera e a quell'orda di ragazzini adolescenti che avrebbe ripreso a girarle intorno per un motivo o per un altro.
    D'altro canto, c'era da dire che quella ormai era la sua seconda famiglia, quindi per quanto fosse stancante, in fondo in fondo, le piaceva tornare alle vecchie abitudini.

    Inoltre, avrebbe rivisto tutti i suoi colleghi e questo era un ottimo incentivo per poter varcare a testa alta quella barriera.
    L'ultima volta che si erano visti, probabilmente era stata incisa negli annali come la serata con meno regole della storia e questo non faceva altro che far ridere la rumena.
    Quella sera aveva significato molto: nonostante la loro età, sapevano ancora divertirsi, stando insieme.

    Era arrivata giusto un attimo dopo il volo nel Tamigi di Aaron, quindi quando attraversò la barriera non fece altro che trovare tutti i suoi colleghi concentrarti insieme.
    Per lei fu una cosa banale, quasi normale, quindi non fece altro che avvicinarsi anche lei e con la sua solità ingenuità e il suo splendente sorriso «Benritrovati, cari... cosa mi sono persa di bello?» smagliante come sempre, eh!
    Eva aveva la capacità di risultare fuoriluogo anche quando riusciva ad azzeccare il tema della giornata.
    Il suo modo di fare era così semplice, che risultava quasi disarmante.

    Guardo ognuno dei presenti, a partire da Ensor, Samuel e per finire a Dean. Su lui si soffermò con aria interrogativa, poi guardò Blake, che notò solo in quel momento «Barnes, che succede?» aggrottò la fronte, probabilmente le era appena balenato in testa che qualcosina se la fosse persa, quindi con la leggiadria di una pantera, scivolò vicino a Dean.
    «Ehm... credo di essermi persa qualcosa, vero?»

    made by zachary

     
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