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Dieci ore, dieci lunghe ore di strada a bordo di un bus su un traghetto trovato all'ultimo momento la sera del 31 agosto da Dublino a Londra. Andros fu parecchio fortunato pur non conoscendo la città e sprovvisto di apparecchi elettronici, ma la fortuna non bastò al giovane viandante, che per salire sul bus in procinto di partire gli venne l'idea di prendere un volantino di un disco-pub che aveva trovato e tramutarlo agli occhi dell'autista in un biglietto valido con un nome fasullo, roba che non avrebbe mai ingannato un mago competente ma per i babbani era un'altra storia.
Andros dormì per buona parte del viaggio, come se quel sedile fosse stato un letto a baldacchino con una mezza dozzina di cuscini in piuma d'oca. Il bus era grande ma con pochi passeggeri data la tarda ora della partenza e la sua portata, dunque sistemare i bagagli e la gabbia di Jarrot non fu un problema, in caso contrario sarebbe stato parecchio difficile usare la magia su un intero bus.
Il bus arrivò alla stazione di Londra alle 7:00, il tempo di una colazione leggera e ripartì alla volta del Port London Autoriry, dove vide ragazzi e ragazze che come lui portavano valigia, baule e la gabbia con un'animale che pareva un famiglio, a quel punto il ragazzo pensò 'E' stato facile' e con qualche preoccupazione in meno seguì i ragazzi, alcuni chiacchieravano in merito alla scuola e di alcuni aneddoti riguardanti un professore piuttosto amichevole, ma non ci diede troppo peso limitandosi a seguire il branco fino ad un'ascensore. Il ragazzo alla testa del gruppo chiamò l'ascensore ed intimò ai suoi e ad un certo "INTRUSO" di entrare altrimenti avrebbero fatto tardi come l'anno prima, e dopo che l'ultimo entrò lo stesso ragazzo digitò i numeri 934 sulla tastiera, dopodiché l'ascensore scese in profondità, e alla sua apertura tutti i ragazzi si ritrovarono all'interno di una bolla d'aria.
Arrivati alla reception, ogni ragazzo tirò fuori i documenti, e quella volta Andros mostrò i suoi veri dati temendo che l'eccessiva prudenza gli avrebbe costato la partenza, e sicuramente le signorine in uniforme non erano delle babbane sprovvedute. A procedura finita lasciarono al ragazzo una tessera con la quale avrebbe dovuto superare la barriera, affidò i suoi bagagli a gli elfi domestici e varcò senza paura la barriera.
Finalmente il ragazzo giunse al molo Yggdrasil, imponente e palesemente "Magico", pieno di gente che andava di qua e di là, i marinai che lavoravano, e ragazzi intenti a comperare dolciumi prima della partenza, ma ciò che Andros fece fu sedersi su una panchina libera vicino all'attracco e rileggere per l'ennesima volta un vecchio libro di favole prestatogli dalla sua amica Elisabeth due anni prima ad Hogwarts, che un giorno spera di poter restituire (sembrava addirittura una vecchia edizione), e stette lì fino ad un eventuale avviso di attracco della nave diretta ad Hidenstone.. -
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by SPOILER (clicca per visualizzare)Tentativo di castare l'Incantesimo Cerotto.
Ho fatto richiesta dei 9 pp qui.
Quindi i parametri della scheda stat. dovrebbero essere:
Carisma: 9 (7+2);
Coraggio: 6 (5+1);
Destrezza: 6 (5+1);
Empatia: 4;
Intelligenza: 6 (5+1);
Intuito: 5 (4+1);
Resistenza: 6 (5+1);
Tecnica: 7 (5+2).
Edited by Eilidh Mae Aileanach Rheon - 2/9/2019, 00:59. -
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Raccomando a tutti di stare molto attenti con l'autoconclusività delle azioni, proprie e altrui. Theresa, è vero che tutto il malessere della PG è una tua idea, ma Erik ha comunque eseguito una magia, che può andare bene quanto fare 1 critico, sicché l'esito spetta comunque ed unicamente al fato.
Dean. Ho letto il tuo spoiler, ma l'intimidazione scala su Carisma primariamente, mentre coraggio ha solo incutere rispetto (su animali), in maniera anche meno efficace rispetto per esempio Empatia. Al netto di tutto, ho comunque preferito farlo scalare su Carisma, giacché avrei applicato a Coraggio un malus che lo avrebbe reso di fatto simile al valore di Carisma.
Edited by Lo Snaso Sibillino - 2/9/2019, 03:09. -
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Lucas Jughed Jonesstat - sheet - cron ★ ★ ★un ragazzo sogna sempre di essere in un gruppo, rock: tutto è più grande della realtà. Ancora un anno e non siamo nemmeno a metà, e già di questa stupida manfrina dell'evento della cerimonia di apertura di inizio anno, Lucas non ne poteva più.
Ad Hidenstone qualsiasi occasione era buona per festeggiare. Insomma, finisce l'anno? Festa! Inizia? Ommioddio, festeggiamo!
Natale? Pasqua? Primavera? Autunno? Vabbè, inutile continuare, tanto la risposta è sempre la stessa: f.e.s.t.a.
A suo ignorante parere, non aveva alcun senso festeggiare per essersi imbarcati verso quella che diventerà una prigione per i prossimi dieci mesi, per i più fortunati, undici per gli altri.
Non avrebbe avuto più interesse per tutti, dormire e riposare invece che festeggiare, visto che il giorno seguente sarebbe iniziata la levataccia di mattina presto, che mannaggia a Merlino, già solo l'idea dei Prefetti che si mettevano a bussare alla porta, lo faceva sdegnare.
Eppure, quest'anno, qualcosa di diverso c'era, seppur Lucas non avesse capito ancora bene cosa fosse quella sensazione strana di un non totale piacere nel rientrare e rivedere qualche volto conosciuto.
Bon, torniamo al letto. Non potete immaginare quanto avrebbe voluto davvero guardare il letto prima di ogni altro volto (o quasi) ed invece no, la solita trafila si prospettava una tortura unica: aveva cercato di evitare quelle di Hogwarts più di una volta, arrivando puntualmente in ritardo da far perdere punti alla sua casata, prima ancora di iniziare.
Manco ne avessero guadagnati chissà quanti durante l'estate, eh!
Quel primo settembre era arrivato puntuale a mettere il lucchetto alle vacanze. Come a sigillarle per un intero anno, lasciando dietro di sé solo il profumo lontano di quello che erano state.
Per chi le aveva fatte, sia chiaro.
Lucas non era tra questi: era tornato dai nonni ed era stato nell'enorme villa, usufruendo della piscina e del giardino per il suo profondo relax.
Tuttavia, aveva deciso durante questo ritiro a vita privata, che avrebbe cambiato le sue abitudini per questo primo giorno di scuola e che avrebbe provato ad arrivare in tempo per partire alle dieci in punto con la "Dragone degli Abissi".
L'ascensore era stracolmo di gente che parlava a voce sempre più alta, pur di sovrastare i rumori e le altre voci che aveva attorno: già si era pentito di essere stato puntuale.
In quella scatola metallica si stava strettissimi, erano tutti addossati e tutti schiacciavano l'altro e i suoi bagagli.
Era tutto più fastidioso del previsto.
Finalmente la discesa terminò e come quando si stura un gabinetto, così, all'apertura delle porte, si sturò quel cesso di ascensore che iniziava a puzzare tra i mille e uno profumi che la gente aveva utilizzato.
«Oh, finalmente una bella boccata di aria di porto, puzzolente e agre come sempre.» per fortuna il suo umorismo non era morto in vacanza.
Si avviò verso l'imbarco, mettendosi in fila dietro migliaia di persone, tra studenti e personale della scuola, attendendo il suo turno.
Durante l'attesa, com'era evidente, cercava qua e là qualcosa o qualcuno. Che fosse un viso conosciuto? O che fosse lo sguardo desiderato? Non ci è dato sapere per ora.
Tuttavia, nello scrutare, notò come la gente, in occasione di quella partenza, si fosse agghindata e preparata che manco un matrimonio all'italiana poteva far loro invidia: vestiti stirati, nuovi, perfetti; capelli appena usciti da sotto le mani di un parrucchiere esperto... e poi... poi c'era lui.
Sembrava un barbone in confronto, a dirla tutta: T-shirt nera, con maniche che spuntavano sotto un gilett di jeans con le maniche strappate e sfilettate, toppe di band metal e rock che probabilmente nessuno là intorno conosceva, jeans un po' sfilacciati qua e là e anfibi neri.
Per non parlare dei capelli selvaggi che, sicuramente aveva lavato, ma aveva provato a domare dentro il suo solito cappellino di tessuto color grigione.
Quando chiamarono il suo turno, Lucas sorrise alla receptionist «Lucas Jughed Jones. Hidenstone.» non alzò di tanto la voce, per rimanere nella privacy che voleva mantenere riguardo il suo cognome. Fu breve e rapido, meno sostava in mezzo a tutta quella folla, meglio stava. Troppo appiccicati, non voleva finire in una rissa già prima di giungere a scuola.
La signorina provvedette a sistemare bagagli da dare agli elfi e tutto, con le etichette giuste, prima di lasciarlo andare.
L'ametrino sorrise cordiale e si defilò, attraversando la barriera.
Sbuffò leggermente, evitando qualche pesce svolazzante e qualcuno moribondo, quindi riprese la sua ricerca visiva che ancora non vi è dovuto sapere verso quale meta fosse indirizzata.
Quello che, invece, continueremo a raccontarvi, è di come la ricerca di Lucas lo portò a trovare ben altro che il suo obiettivo, ma uno dei suoi compagni di stanza: Erik Foster.
Fu a lui, distratto da tante altre cose, tra cui le caramelle ed una ragazzina che aveva il faccino a palla, che tentò di avvicinarsi di soppiatto. Probabilmente Erik avrebbe potuto lasciare caramelle e ragazzina e rendersi utile a cercare con Lucas, ciò che a Lucas serviva (?)
Quando arrivò circa dietro le sue spalle, iniziò a parlare senza preavviso.
«Foster! La smettiamo di importunare una ragazzina? E di mangiare caramelle come se non ci fosse un domani? Mancanza di affetto, Foster? Se vuoi posso darti uno dei miei favolosi abbraccioni!» e gli fece un occhiolino ammiccante, di evidente presa in giro.
Quello era il suo modo di dire «Che bello rivederti, amico mio!» ma sarebbe stato per gente normale.
Lui non lo era affatto.
Sbirciò anche lui sulle bancarelle, guardando di sottecchi la ragazza e concedendole un angolo sollevato delle labbra in un sorriso a dir poco timido.
Insomma, un conto era parlare con Erik, con cui aveva scambiato puzza di piedi per un anno intero e scorregge nel suo letto; ma una ragazza... no, lei proprio no.
Continuò a guardare le leccornie.
Era ancora indeciso se prenderle o meno, ma quando sentì il prezzo, decise di provare ad allungare una mano nella busta di Erik e rubarne una a caso.
Se ci fosse riuscito, l'avrebbe fatta saltare in bocca, lanciandola in aria e prendendola al volo.
Solo in quel momento si accorse di Samuel e Jesse «Salve professore, ciao Lighthouse»
Dopo averla, eventualmente, buttata giù, riprese parola «Ehi Foster, non è che hai visto qualcuno degli anni precedenti?» che domanda strana per uno come Lucas.
A lui non era mai interessato sapere di amici e compagni, con Erik si era trovato quasi costretto a doverci socializzare, che poi non era niente male come amico non lo poteva negare, ma da qui a voler cercare altra gente, ne passava di acqua tra le cose.
E allora? Come mai quella domanda?
E come mai stava continuando a guardarsi intorno?
Guardarsi intorno servì anche per vedere la scena favolosa di quel tizio che volò giù dal Tamigi.
Quasi trattenne le risate.
«Dev'esser stato un bel volo, quello.» ma il suo interesse a riguardo era già passato, tornando a badare ai fattacci suoi.code © psiche. -
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.“Come on skinny love what happened hereConosceva abbastanza bene Charles da saper leggere nel suo atteggiamento tutta la preoccupazione che nutriva nei suoi confronti. Entrambi non erano molto espansivi e faticavano ad ammettere ad alta voce quel che provavano, ma Mia sapeva ancora essere la più spigliata dei due su quel fronte. Sorride al fratello, fingendo poi di prendersela perché aveva osato scompigliarle i capelli. Gli fece la linguaccia, in realtà divertita, e lo ringraziò con lo sguardo per i galeoni, che infilò prontamente nella tasca della giacca. “Ti voglio bene!” gli gridò dietro mentre si allontanava per andare alla macchina e prima che potesse voltarsi e notare le sue guance rosse e i suoi occhi leggermente lucidi si girò e puntò verso la reception. Si concesse solo qualche secondo di debolezza prima di tornare ad essere la solita Mia di sempre.
Drizzò la schiena e puntò alla reception con un passo deciso, perché non era il tipo che mostrava le proprie debolezze e non voleva che Charles si preoccupasse per lei, nel caso avesse deciso di guardarla da lontano ancora una volta. Si era sforzata anche di limitare il suo giocherellare convulsivamente con le dita durante il tragitto che li aveva portati al molo, sforzandosi per non apparire minimamente agitata: il fratello l’aveva spinta più e più volte ad iscriversi ad Hidenstone e non voleva che la sua agitazione nascondesse quanto fosse felice di essere lì. Sorrise alla donna dietro al banco e posò con attenzione i propri bagagli, un sorriso cordiale sul volto. Ringraziò la donna con altrettanta gentilezza quando le allungò il suo badge e lo infilò nella tasca della giacca, premurandosi poi di dare un premio a Zeus per non avere soffiato ancora contro nessuno. Era sicura che non imbarcarlo fosse stata la scelta più saggia, o avrebbe finito per disturbare tutti gli altri animali, inoltre tenerlo con sé le dava un certo senso di calma e in quel momento ne aveva molto più bisogno di quanto le piacesse ammettere.
Lasciò che i suoi bagagli venissero imbarcati, e solo dopo aver terminato tutto si sentì legittimata a rilassare appena le spalle e lasciarsi andare. “Sciocca, non possono certo respingerti, hai tutto il diritto di essere qui” cercò di ricordarsi mentre camminava guardandosi intorno incantata, osservando per qualche istante le bolle d’acqua e i riflessi che creavano tutto intorno. Sentì Zeus agitarsi contro le sbarre del trasportino, attento a rizzare la schiena ogni volta che qualcuno si avvicinava troppo a loro due, come se pensasse di poter proteggere la sua padrona in qualche modo. Di certo se fosse stato libero non avrebbe evitato di mordere e graffiare chiunque considerasse minaccioso, ma era piuttosto impotente in quel momento.
Non mancò di evitare un gruppo piuttosto consistente di persone che sembravano discutere tra loro in modo abbastanza vivace: era certa di aver riconosciuto il volto di qualche rinomato professore di Hidenstone, ma si impedì di fermarsi prima di fare troppe domande o perdersi in una discussione circa le Rune più arcaiche o la posizione esatta delle stelle in quel preciso momento dell’anno. “Non adesso, avrai tempo per fare tutte le domande che desideri più avanti.”
Ignorò le bancarelle di dolciumi ai lati della strada per colpa del suo stomaco chiuso, e si avviò quindi in direzione del galeone che, maestoso, regnava alla fine del molo. Con tutto quel via vai di studenti e insegnanti non faticò comunque ad individuare un ragazzo dall’aria particolare, Nikolai, che stava cercando di parlare con il Dragone, e non potè evitare di affiancarlo.
“Sono abbastanza sicura che il mare di per sé sia un posto piuttosto piacevole, forse il Dragone non apprezza ugualmente tutte queste persone addosso. Non deve essere molto comodo in effetti.” osservò tranquilla, in risposta alla domanda che aveva udito da lontano.Mia Freeman-SHEET-
"Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"[code by psiche]
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Edited by Alexander Olwen - 2/9/2019, 16:00. -
.lilith clarke«Io voglio capire come fanno quei dannati Elfi a portare tutta questa roba da soli. Dai, sorellina, che diamine ci hai messo qui dentro... i mattoni?»
L'estate era finita, tutti dovevano tornare ai loro mestieri, ai loro obiettivi e alle loro responsabilità.
Ma quando eri fratello maggiore di una sorellina appena al secondo anno dell'accademia, tutto quello a cui dovevi tornare, veniva rimandato esattamente a dopo la sua partenza.
E questo era quello che stava accadendo ai due gemelli Clarke, Josh e Max.
Loro erano una decina di anni più grandi della piccola Lilith e avevano questa tradizione che portavano avanti, ormai, da tempo, di accompagnare la piccola sorellina all'imbarco per l'accademia.
Josh era l'addetto ai bagagli, mentre Max era quello che doveva portar con sé il peso della puntualità.
Lilith aveva passato l'intera estate con loro, partendo per l'Italia, facendo un giro nella loro amata Toscana, approdando sulle coste dell'Abruzzo e finendo per... correre fino all'ultimo minuto per rientrare in tempo, il primo di Settembre.
Quando Lilith era con loro, aveva sempre il sorriso sulla faccia e ogni volta, dividersi era una tragedia che finiva con la ragazzina in lacrime e i due gemelli che la spingevano oltre la barriera, per poi farsi tenere il muso per un paio di giorni e via di lettere varie.
«Max, l'anno prossimo porti tu i bagagli di tua sorella!»
Ogni anno la solita storia, si litigavano i bagagli, perché Josh si lamentava troppo, mentre Max si scocciava a caricare tutti quei pesi.
«Va bene, va bene! La prossima volta io porto i bagagli e tu organizzi gli orari di tutto il viaggio, i vari itinerari e devono essere precisi per tornare qui, per far partire Lily, ok.»
«Argh! Sei fortunato che ho le mani impegnate, altrimenti ti avrei preso a pugni!»
Si adoravano. Tutti e tre i fratelli si adoravano magnificamente e per quanto sembrassero discutere, Max e Josh sapevano perfettamente che quello era il giusto modo di equilibrarsi, dato che Josh non sapeva mettere d'accordo nemmeno il tempo della doccia e della colazione.
Lilith rideva mentre i due si beccavano alle sue spalle, mentre proseguiva dritto davanti a sé, scuotendo di tanto in tanto la testa.
«Ehi sorellina! Devi presentarmi ancora quella tua amica che quest'estate ti teneva impegnata al telefono. Mi hai detto che era carina, no?»
Lilith sbiancò, arrestandosi davanti ai gemelli che si schiantarono alla sua schiena.
«Auch! Ehi, sis! Non c'è bisogno di fermarsi, Max scherzava! Avrà dieci anni in meno di lei, è una bambina.»
Lilith rise nervosa, grattandosi dietro la nuca, quindi proseguì il cammino.
I due gemelli si guardarono tra loro e scrollarono le spalle perplessi.
Ma cosa aveva fatto bloccare Lilith?
Semplice: non esisteva alcuna amica.
Certo, aveva passato molto tempo al telefono, la ragazzina. Ma non con un'amica.
Ai fratelli aveva detto così ai suoi fratelli per non farli preoccupare, prenderla in giro e poi perché si vergognava di dire che... stava sentendo un suo compagno di scuola.
Ebbene sì, il telefono spesso veniva occupata da quella voce calda e maschile di Blake.
Blake che avrebbe rivisto a breve, cosa che iniziò a farle venire crampi strani allo stomaco.
Non avevano più parlato di cosa fossero loro, dopo il campus, tuttavia il loro sentirsi assiduamente non lasciava troppi fraintendimenti, vero?
E se quando chiudeva il telefono con lei, andava a spargere seme in giro per il mondo?
Lei non lo avrebbe mai saputo, no?
Mentre faceva questo discorso, erano giunti alla reception «Lilith Clarke, imbarco per Hidenstone.» i fratelli lasciarono che la ragazzina facesse tutta quella prassi burocratica, piazzandosi al lato della fila.
Con la coda dell'occhio, la dioptasina vide Blake, sollevò il capo e abbozzò un sorriso, dipingendo le guance di rosso. Poi scattò con lo sguardo verso i fratelli per vedere cosa stessero facendo.
Josh si stava stiracchiando un pochino, Max si guardava intorno.
Insomma, non era facile nemmeno per loro lasciare l'unica sorellina.
Quando Lilith si avvicinò, si guardò attorno, sperando che Blake non fosse nelle vicinanze. Quindi abbracciò i fratelli e proprio in quel momento di estremo romanticismo, Josh vide piovere dal cielo un Aaron.
«Woo! Quel tizio, ragazzi, ha fatto davvero un bel volo nel Tamigi!»
Sciolsero l'abbraccio tutti e tre e si guardò attorno, se aveva visto bene, quello era stato un Aaron volante? O era solo sembrato?
Insomma, era distratta dall'affetto che stava dispensando ai fratelli, quindi non era stata molto attenta.
Ma se quello fosse stato Aaron, avrebbe significato che... «Merda...»
Cercò Blake con lo sguardo e dopo aver salutato ancora una volta i fratelli, disse loro che era il caso che iniziasse ad oltre passare. «Sapete che non mi piace salutarvi, quindi io passo oltre e... facciamo finta di niente. Non fate arrabbiare la mamma, lo verrò a sapere, ricordatevelo!»
Un bacio a stampo ad entrambi, sulle labbra, frettoloso e fraterno e passò oltre.
Si guardò attorno, cercò l'Opale e ... quando lo trovò si avvicinò a grandi falcate verso di lui.
«Blake? Che sta succedendo?»
Guardò i docenti lì vicino e fece un cenno del capo a tutti, in segno di saluto e rispetto.code made by @zacharys. -
.Eva Ivanovahuman - 29 years - character sheet
«Eva Ivanova, Hidenstone.»
Un sorriso dolciastro sul volto della docente, che dopo una lunga fila, aveva finalmente potuto lasciare il suo bagaglio agli elfi e con esso si era liberata di un gran peso.
Un altro anno stava iniziando, e lei si sentiva più carica di prima.
Non aveva fatto molto durante l'estate, si era dedicata alla vita familiare, visto che ne era stata lontana abbastanza, tuttavia, ogni singolo giorno, pensava a quanto fosse stato straziante il momento del rientro.
Forse questo aveva fatto in modo che si potesse caricare abbastanza, già pronta a quello che le aspettava superata quella barriera e a quell'orda di ragazzini adolescenti che avrebbe ripreso a girarle intorno per un motivo o per un altro.
D'altro canto, c'era da dire che quella ormai era la sua seconda famiglia, quindi per quanto fosse stancante, in fondo in fondo, le piaceva tornare alle vecchie abitudini.
Inoltre, avrebbe rivisto tutti i suoi colleghi e questo era un ottimo incentivo per poter varcare a testa alta quella barriera.
L'ultima volta che si erano visti, probabilmente era stata incisa negli annali come la serata con meno regole della storia e questo non faceva altro che far ridere la rumena.
Quella sera aveva significato molto: nonostante la loro età, sapevano ancora divertirsi, stando insieme.
Era arrivata giusto un attimo dopo il volo nel Tamigi di Aaron, quindi quando attraversò la barriera non fece altro che trovare tutti i suoi colleghi concentrarti insieme.
Per lei fu una cosa banale, quasi normale, quindi non fece altro che avvicinarsi anche lei e con la sua solità ingenuità e il suo splendente sorriso «Benritrovati, cari... cosa mi sono persa di bello?» smagliante come sempre, eh!
Eva aveva la capacità di risultare fuoriluogo anche quando riusciva ad azzeccare il tema della giornata.
Il suo modo di fare era così semplice, che risultava quasi disarmante.
Guardo ognuno dei presenti, a partire da Ensor, Samuel e per finire a Dean. Su lui si soffermò con aria interrogativa, poi guardò Blake, che notò solo in quel momento «Barnes, che succede?» aggrottò la fronte, probabilmente le era appena balenato in testa che qualcosina se la fosse persa, quindi con la leggiadria di una pantera, scivolò vicino a Dean.
«Ehm... credo di essermi persa qualcosa, vero?»made by zachary.