Jul Bran 2022

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    Gli Snasi
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    Jul Brann

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    La storia di un popolo non si forgiava solo col successo di innumerevoli battaglie, ma anche da una solide tradizioni. Cos'è un popolo senza un'identità? Cosa ne sarebbe di Denrise senza i suoi usi e costumi?
    Tutti, grandi guerrieri e coraggiosi garzoni, prodi predatrici e donne che avevano fatto della lussuria il proprio mestiere, tornavano in patria per concedersi un giorno di festa. La notte tra il 25 e il 26 Dicembre si celebrava lo Jul Brann. Letteralmente significava fuoco di natale, questo perché la data era estremamente vicina alla cerimonia a stampo religioso-babbano, tuttavia le similitudini tra le due tradizioni terminavano lì. A Denrise non si celebrava la nascita di nessun fortunato pargolo, tanto meno un vecchio con evidenti problemi di peso che donava regali ai bambini, bensì ciò che poteva essere visto come l'apice dell'orgoglio denrisiano: la fondazione del villaggio.
    Motivo per cui durante quella giornata tutte le attività erano sospese e tutti collaboravano per i preparativi di quella notte. Le locande cucinavano e offrivano i loro migliori prodotti, le donne preparavo le pelli che avrebbero indossato i componenti della loro famiglia, i druidi pregavano la natura affinché il popolo potesse vivere un nuovo anno ricco di gloria e prosperità. Gli uomini si occupavano della legna che sarebbe servita per alimentare il grande fuoco e ai giovani spettava l'organizzazione dei tipici giochi che si sarebbero tenuti quella stessa sera.
    «Arilda, abbonda con la carne di cervo, dobbiamo sfamare mezzo villaggio! Figurati se gli stronzi arrivano a stomaco vuoto! » A dar le direttive era Bjørn, uno degli uomini più fidati dello stesso Sigurd. Il Capo Villaggio sarebbe tornato dalla sua missione quella sera stessa e per tale motivo aveva mandato un Gufo all'uomo, incaricandolo di assicurarsi che i preparativi andassero a buon fine.
    «Helge, voglio tutti i boccali stracolmi di birra, poi occupati del pesce!»
    Non era semplice organizzare tutto nel bel mezzo della spiaggia. Il grande falò faceva da punto centrale dell'evento, intorno ad esso vi era un cerchio di pietre e accanto ad ognuna di esse i druidi che pronunciavano una preghiera per ogni capovillaggio che aveva preceduto Sigurd.
    All'estrema destra del perimetro utilizzato per la festività erano state allestite le tavolate. Ciò che colpiva più all'occhio era la quantità di cibo che era stato preparato: chili e chili di cervo cotto a fuoco lento, succosi e croccanti avvincini fritti, tranci di serpente marino cotto al forno e i più comuni frutti di mare preparati in vario modo. Per quanto riguardava le bevande il rum era il protagonista indiscusso della serata, dopodiché se la giocavano l'idromele e la birra.
    Non poche erano le attrazioni preparate per quella sera: i carboni ardenti per la corsa a piedi nudi, un cerchio delimitato con delle costruzioni in sabbia e rafforzate dalla magia per creare una sorta di arena che avrebbe permesso a due o più persone di lottare con o senza magia, e la tradizionale scalata al totem.
    Il totem spiccava per grandezza e solennità, non a caso era un simbolo sacro: costruito con lo stesso legno ricavato dalle drakkar dei più grandi predoni del passato. Secondo la tradizione per poter scalare il totem è necessario dimostrare la propria abilità. Come? Vincendo una gara sui cardoni ardenti o una lotta contro qualcuno. Recentemente fu aggiunta una regola: avrebbe potuto partecipare alla scalata anche chi quella sera avrebbe bevuto più boccali di rum.
    Chi avrebbe scalato il totem avrebbe ottenuto il favore degli dei per l'anno successivo.
    «Se tutto è pronto avvicinatevi tutti al cerchio» Sigurd fece vedere il suo brutto muso proprio in quel momento e lui per primo si inginocchiò davanti al fuoco, subito dopo lo seguirono coloro che erano intorno a lui. Takk fir det ru donert.
    Takk fir det ru donert.
    Takk fir det ru donert.
    Takk fir det ru donert.
    Grazie per ciò che ci avete donato. Sigurd gettò al fuoco un'erba molto scura e per pochi secondi le fiamme divennero verdi. Quando tornarono al loro colore originario si alzarono i primi druidi e quando cominciarono a suonare la festa poté finalmente avere inizio.





    //NOTE OFF

    Benvenuti all'evento invernale di Denrise!
    Oltre alle semplici interazioni ecco cosa potrete fare durante la role:

    - Riempirvi lo stomaco con le prelibatezze offerte dalle locande del villaggio
    - Ubriacarvi fino alla morte (potete bere fino a un massimo di due boccali per post. Io lancerò un d4 per boccale da voi bevuto e lo sottrarrò alla vostra resistenza per determinare il grado di ebrezza)
    - Se lo desiderate potete sfidare qualcuno a una gara di bevute (Per rendere i post più celeri si lanceranno dei d10 per boccale e perderà chi per primo vedrà la propria resistenza raggiungere lo zero)
    - Corsa sui bracieri ardenti (Prevede coinvolti almeno 2 Pg. L'attività dura due post e verrà lanciato un d20+destrezza a ogni post per determinare chi avrà la meglio. Il master può far lanciare con vantaggio al pg che descrive con maggior coinvolgimento la corsa sui carboni ardenti)
    - Lotta corpo a corpo (Prevede coinvolti almeno 2 Pg. Seguirà le regole dei classici duelli)
    - Scalare il totem (Questa attività sarà praticabile solo nella seconda parte dell'evento)
    - Se fallite una delle precedenti prove non temete, i denrisiani amano fare festa e se riuscite a trovare il modo per farvi notare è possibile che vi ammettano alla scalata del totem.

    Ricordo che la partecipazione all'evento è solo per gli adulti di Denrise.
    Divertitevi, divertiteci!
    Uh, dimenticavo il numero minimo di parole per questa role è fissato a 200!

    A sorpresa potrebbe accadere qualcosa ù.ù

    Edited by Alexander Olwen - 30/11/2022, 22:05
     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
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    Le feste erano molto sentite a Denrise, era un modo per riunire tutta la comunità sotto unico tetto per brindare e onorare gli dei norreni. Sigurth non si era mai perso una celebrazione, tranne le uniche volte in cui era per mare, con la guerra incombente riunire tutti sotto un'unica festività rafforzava lo spirito vivo di Denrise. Seguì la cerimonia e ripeté la formula in Norvegese, quella volta Sigurd non si era risparmiato organizzando molte attività aperte a tutti gli uomini e donne del villaggio che osassero spiccare sulla media. Il Predone sorrise, aveva scelto per l'occasione un'abito classico di Denrise creato con lana e pigmenti del posto e quella settimana Sigurth aveva spaccato legna per il fuoco che doveva ardere tutta la notte. Sarebbe stato un onore, per lui, tentare la scalata al totem sacro. Tutte le spedizioni sui Picchi di Odino erano state volte a quell'obiettivo e, per farlo, doveva vincere una delle tre gare che Sigurd aveva indetto, anno dopo anno, perdendosi nella memoria dei tempi. Si sarebbe portato sul ring e, per quello, avrebbe cercato un incontro a mani nude nello spirito della festa. Se qualcuno avesse raccolto la sfida Sigurth avrebbe salutato l'avversario con un cenno del capo e una stretta all'altezza dell'avambraccio, per poi tornare al proprio punto nel ring.

    by RevelioGDR
     
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    Einar Tryggvisson | Predone
    Erano passati trentacinque lunghissimi anni da quando il Predone e Scaldo di Denrise aveva potuto assaporare il caldo tepore del fuoco del falò di Yul. Non era sua abitudine partecipare a celebrazioni con così tanta gente perché tra i propri compaesani non si poteva mai sapere chi poteva fargli la pelle per via della sua natura lupesca e, così, anche quell'anno avrebbe trovato il modo di onorare gli Dèi e lo spirito di Yul per conto proprio. Eppure, a pochi giorni dalla festa, una lettera arrivò alla sua casalunga e, aperta, capì che si trattava di Jonathan Baker.

    “Aó Einar, 'ndo stai? Er Jul sta pe' comincuà! Ho detto a brugnid che ce stai, quindi viecce e già che c'è stai fatte 'na sonota e di che lavori ar canto de la sirena”

    E così, nonostante la sua ritrosia, era contento di poter tornare a festeggiare un evento caro ad ogni uomo, donna e bambino di Denrise. L'occhio che aveva comprato da Mademoiselle Du Marais gli avrebbe consentito di tenere uno sguardo a trecentosessanta gradi su tutti i presenti e, nell'attesa della festa, con il proprio Dulcimer aveva cercato di comporre una canzone che potesse essere d'ispirazione per tutti i partecipanti dell'evento. Ci lavorò per giorni e, nel farlo, cercò ispirazione nella vita di tutti i giorni dei Denrisiani. Al termine della celebrazione quando la festa fu ufficialmente iniziata, con la propria bacchetta e un incantesimo non verbale, creò il sottofondo musicale iniziando a suonare e cantare.



    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Edited by Einar Tryggvisson - 11/12/2022, 11:47
     
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    Black Heart
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    Quella era una sera davvero speciale, una sera che Denrise ricorderà per sempre: Black era sobrio.

    Il perchè è presto detto, ovvero, era pronto a sbronzarsi al Jul Bran, come ogni singolo anno. Per l'occasione si era lavato e aveva messo vestiti puliti, si era tolto la bandana e aveva momentaneamente accorciato i capelli, un minimo segno di rispetto per le tradizioni (falso perchè in realtà di lì a una decina di ore sarebbero tornati lunghi, ma Black is Black).

    Giungere al falò non fu un problema, guidato dallo schiamazzo, dalle luci e dal profumo. Arrivato, la sua attenzione fu catturata dal totem.

    Quest'anno sarai mio....

    Lo diceva ogni anno in realtà, il pirata era davvero un osso duro, un pazzo persistente.

    Non appena Sigurd diede ufficialmente il via alle celebrazioni, il corsaro prima tentò un paio di volte di mirare alla testa di Einar con una delle sue grosse pistole, poi, dopo aver rinunciato per evitare di far fuori poveri e potenzialmente sfruttabili innocenti, si avvicinò al letto di braci, salutando col giusto rispetto gli anziani che li osservavano lo svolgersi della prova

    Zoppo Jack! Sempre bello vederti nonostante la tua cecità! Giovani, per Poseidone se sembrate seri

    Giusto rispetto. Sssì. Comunque.

    Black si tolse il tridente dalla tracolla e lo piantò in terra, qualche metro prima della linea di partenza. Si slacciò la sciabola e ve l'appese sopra, così come gli stivali, rivelando piedi da vero uomo di mare e senza calze (e puliti, roba che scotta. I mean, scotterà). Addosso gli rimasero le pistole e la bussola, nonchè la bacchetta.

    Attese il segnale, quindi prese un bel respiro, allungò un piede davanti a se, chiuse gli occhi e fece il primo passo, con estrema calma e solennità.

    LOKI MUTAFORMA PIFFERAIO!

    Il secondo, terzo e qualche altro passo furono molto meno solenni del primo

    CULI D'ORCA NERA!

    Concentrandosi sulla linea di fine traversata infernale, cercò di accelerare, per quanto possibile, senza perdere il suo contegno.

    INCOMPRENSIBILE BESTEMMIA IN GRECO, diamine!

    Avrebbe camminato fino alla fine, non importa quante cose assurde avrebbe detto strada facendo. Nulla avrebbe potuto fermare Black. A parte un sacco di cose, s'intende.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda - Stats
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    DANA AN FENG
    L'amore è sognare in due.

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    PARLATO - PENSATO - NARRATO
    ‘Accidenti non mi piace lo spirito del Natale e menomale che non lo festeggio, ma poterei tentare.’

    Pensò Dana mentre si sapeva che lei non era una tipa che amava le feste, ma forse poteva tentare almeno una volta essendo la prima festa e non conosceva questo evento prima, ma era un occasione per conoscere qualcuno, non era una persona che faceva subito amicizia era un carattere abbastanza freddo e soprattutto doveva cercare di essere gentile visto che era il periodo natalizio secondo Denrise. Si sarebbe comunque preparata per andarci, così Dana avrebbe indossato un bellissimo vestito rosso, una collana avendo un rubino al centro e una pettinatura a chignon e scarpe con i tacchi. Una volta pronta cominciò a scendere al piano di sotto dove salutò il nonno che gli fece la solita raccomandazione.

    “ Sta attenta alle persone che potrebbero avere una cotta per te, quindi è meglio stare alla larga.”


    Ascoltò le parole di suo nonno con un sorriso stampato in faccia e pronunciò.

    “ Ciao Nonno! Ci vediamo dopo! Farò attenzione come dici.”

    Disse la Denrisiana mentre dopo aver concluso a parlare uscì di casa per avviarsi al grande evento che avrebbe partecipato quel giorno e una volta raggiunto la destinazione: osservò in silenzio quello che avrebbe potuto fare ma era meglio capire chi erano le figure che aveva visto, c’erano Black e Sigurth, con cui aveva già collaborato e avrebbe aspettato l’ inizio dell’ evento e poi avrebbe iniziato a cantare una canzone:

    “Col bianco tuo candor neve
    sai dar la gioia ad ogni cuor.
    E' Natale ancora, la grande festa
    che sa tutti conquistar.

    Un canto vien dal ciel lento,
    e con la neve dona a noi,
    un Natale pieno d'amor,
    un Natale di felicità.”


    Mentre concluse il suo canto senza sapere se la sua voce, sarebbe piaciuta a qualcuno alla festa che aveva avuto inizio...



    Scheda - Statistiche - Outfit

    @yuiccia

     
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    Saul Simeon Servantes
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    Si dice sia il progresso che ha avuto successo, il trionfo dell’evoluzione, la forza immortale nei secoli: la tradizione.
    È l’ossigeno quotidiano del presente, ma anche la misteriosa promessa per il futuro, e per questo meritevole di aggiunte sempre nuove, di sottili sfumature che le prossime generazioni onoreranno al pari di quelle attuali, e forse ancor di più, poiché vicine alla realtà seppur fedeli all’utopico passato.
    Saul Simeon Servantes riconosceva da sempre la Tradizione come una madre severa e protettiva in grado di guidare, correggere, insegnare ed ispirare più di qualsiasi altro mentore di vita. Da essa era nato e con essa cresciuto, fino a diventare il glorioso condottiero che aveva sempre ambito ad essere. Doveva molto alla propria storia, alle radici, a Denrise, e come ogni più fedele pargolo ogni anno non mancava di dimostrare riconoscenza a quel figurato genitore tanto amato.
    «È tutto pronto?»
    Gli stivali rintoccarono sordi sulle assi della drakkar, la linea della costa ormai abbastanza vicina da mostrare le figure dei primi festeggianti giunti in spiaggia. Saul sollevò una mano per aggrapparsi ad una cima, mentre l’altra guidava il cannocchiale all’occhio per controllare che il molo fosse libero; attorno a lui il resto della ciurma si affaccendava come sapevano per prepararsi all’ormeggio. Erano tutti perfettamente consapevoli del valore dello Jul Bran, Denrise costituiva per tutti l’unica vera fonte di ricchezza e soddisfazione su cui poter contare: dare loro un motivo per festeggiarla era quasi un dono.
    Funzionava così per tutti, sulla Coursed Route, fatta eccezione solo per un elemento.
    «Non vedo la tua giacca, e neppure il tuo cappello.»
    Parlò a Morgan senza guardarla, ancora concentrato ad osservare la linea dell’orizzonte più vicino mentre le onde calme di un mare quieto facevano oscillare lentamente il suo corpo insieme alla nave. Sapeva che lei lo avrebbe sentito a qualsiasi distanza si fosse trovata, l’aveva addestrata a farlo anzitutto per fini lavorativi, era ormai abituata a non perdersi neppure un cenno od un movimento da parte del capitano.
    «Le donne conciano pelli per i loro uomini tutto il giorno.» Un sospiro, il cannocchiale a richiudersi e gli occhi a cercare il volto di lei. «Tu invece devi solo mettere una bella camicia e lasciare a bordo il broncio per una serata. Non mi sembra altrettanto faticoso.»
    Il tono accondiscendente era il preludio di una stizza ben più incontrollabile. Morgan Vane aveva l’ostinazione di suo padre, e rigorosamente ogni anno tentava con la determinazione di ogni femmina di sottrarsi ai festeggiamenti denrisiani, conducendo puntualmente Saul al confine dell’esasperazione.
    Diede il consenso per raggiungere il molo al resto della ciurma, mentre attraversava il ponte per farsi più vicino a lei, un lato del bacino a poggiare sulla balaustra in legno e le braccia ad incrociarsi contro il petto nervoso.
    «Persino i fiumi che giungono al mare raccontano le sorgenti da cui provengono, Morgan.»
    Affilò lo sguardo, cercando di incastrare il valore di quelle parole negli occhi ostici di lei. Per quanto Morgan potesse rinnegare o non riporre valore alcuno in esse, quelle erano anche le sue origini, Denrise aveva forgiato la sua crescita e guidato la sua vita fino a quel momento promettendo di non smettere mai di farlo. Se non intendeva abbandonarsi alla perdizione dei giochi e dell’alcool, avrebbe almeno dovuto disporre il dovuto rispetto nei riguardi del totem e di tutto ciò che esso significava.
    I loro Dei quel giorno osservavano, ascoltavano, ed accoglievano preghiere.
    Persino uomini dall’animo blasfemo come loro ne avrebbero avuto bisogno.
    «Ti voglio al mio fianco tra venti secondi, quando metterò piede sul molo i tuoi passi seguiranno i miei, non uno indietro.»
    Sibilò per concludere, sul volto l’aria di chi non avrebbe ammesso ancora opposizioni o contestazioni.
    Avrebbe atteso la sistemazione finale delle cime, quindi avrebbe lasciato scendere i mozzi per primi affinché tenessero la drakkar in equilibrio mentre il resto della ciurma ne abbandonava i confini.
    Una mano sul bordo e le gambe a scavallare il parapetto con un salto, anche Saul alla fine sarebbe approdato sulla terra ferma, una sensazione sempre nuova che rinnovava la sua magia dopo ogni lunga permanenza in mare aperto.
    Avrebbe atteso non più di un istante per avvertire la presenza della vice al proprio fianco, quindi tutti insieme avrebbero compiuto in spiaggia un ingresso degno di un branco di sciacalli, e finalmente la festa avrebbe potuto avere inizio.


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  7. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    La Tradizione, dicevano, era utile a mantenere viva la fiamma di una cultura.
    Per Morgan rappresentava un banale espediente per conservarne le ceneri.
    Lei, figlia del mare e di null'altro, non nutriva nei confronti delle tradizioni la devozione di Saul, motivo per cui i due non si erano mai realmente compresi su un simile punto. Come su tanti altri.
    Lo vide uscire dalla propria cabina, avviarsi sul pontile e osservare la meta. Lei, in silenzio, sostava al suo fianco a debita distanza, con le braccia conserte e il vento a carezzarle i capelli.
    «Non capisco quale sia il tuo problema.»
    Ne avevano parlato, gli aveva spiattellato in faccia più e più volte la propria opinione sulle tradizioni e sulla loro inutilità. Morgan Vane nutriva una profonda amarezza ogni qualvolta era costretta ad abbandonare i pontili della Cursed Route, e non vedeva alcun motivo di farlo laddove non si fosse rivelato estremamente necessario. Denrise era casa e origine di molti, lei non era neppure certa di poter dire altrettanto. Di cosa avrebbe dovuto rendere grazie? La sua totale e completa devozione andava solo al mare, per ciascun giorno che le garantiva di vivere solcandolo.
    Tuttavia, cedette. Saul Servantes era il suo capitano e lei, a costo di spezzarsi fra le sue dita, gli avrebbe obbedito.
    Ingoiò aspramente ogni sua parola, non gli rivolse neppure uno sguardo, neanche quando lo sentì avvicinarlesi per costringerla a metterlo a fuoco. La sua figura era pressante e avvolgente, la lasciava sempre senza fiato, portandola a virare su di lui la sua più totale attenzione.
    Non aveva scelta ed entrambi loro ne erano consapevoli.
    Sbuffò aria dalle narici e si passò entrambe le mani tra i capelli neri e annodati, prima di recarsi verso la cabina dove sperava di avere un po' di privacy. Mancava ancora qualche minuto all'attracco, avrebbe avuto il tempo di levarsi di dosso il sapore salino del mare e far sì che i capelli assumessero un aspetto meno selvaggio. Lo spirito animale che aleggiava dentro di lei avrebbe dovuto restare sopito almeno per qualche ora.
    Poi sarebbe tutto finito.

    Risorse da quelle quattro mura con indosso un abito lungo che ne fasciava le curve, uno spacco generoso lasciava intravedere il profilo della gamba sinistra e un paio di stivali interrompeva il candore della pelle. Un mantello pesante a coprire il busto e labbra purpuree a vivacizzare il pallore del viso sotto il chiarore della luna che spezzava l'oscurità.
    Si avvicinò a Saul con lo sguardo di ghiaccio puntato nel suo, una mano che andava a scostare una ciocca di capelli ora ordinatamente disposti sulla schiena, lisci e liberi di vagare come per sottolineare la costrizione a cui invece era stata costretta lei.
    «Ti piace quello che vedi, capitano?» Provocatoria, cruda nello scostare i lembi del mantello per mostrargli cosa un semplice abito era in grado di fare persino con lei.
    Voleva che si adeguasse ai dettami di quella festa? Bene, lo avrebbe fatto. Bastava poco per accontentarlo e lei era disposta a qualunque cosa, ma se ne sarebbe preso le conseguenze. Morgan ricordava perfettamente il modo in cui Saul l'aveva guardata pochi mesi prima, come da allora il loro rapporto aveva subito l'ennesimo mutamento. Sapeva cosa quell'abito su di sé avrebbe innescato nella mente del capitano, così come era consapevole di cosa rum, cibo e musica avrebbero liberato da catene arrugginite dal tempo.
    Accompagnò l'uomo così come le era stato ordinato, interiormente a disagio nel ricevere gli sguardi degli uomini della ciurma. Eppure, con la schiena dritta e lo sguardo fiero a puntare di fronte a sé, proseguì.
    Poggiato il piede sulla terraferma iniziò a guardarsi intorno, notando dei selvaggi eccitarsi per dell'alcol e donne volgari che mettevano in mostra la propria mercanzia.
    «A confronto i membri dell'equipaggio sono raffinati.»
    Sussurrò stizzita, non del tutto certa che Saul potesse sentirla.
    Lasciò vagare lo sguardo sulla folla, ascoltò gli inni di quel popolo che avrebbe dovuto essere anche il suo e si soffermò su una figura piuttosto nota: Sigurth, un predone che come lei era cresciuto allevato dal mare. Gli rivolse un rapido cenno del capo e fece per avvicinarglisi, fermo restando il non poter allontanarsi da Saul.
    Ci sarebbe riuscita davvero? Lui l'aveva trascinata a quello sciocco rituale, voleva davvero tenerla arpionata a sé?
    Il rum, per lo meno, avrebbe dovuto concederglielo.

    Arriva costretta da Saul, indossa un lungo vestito senza adornamenti particolari, semplice, rossetto e sistema i capelli in modo da lasciarli lisci e liberi sulla schiena. Vede Sigurth da lontano e lo saluta con un cenno del capo, indecisa se avvicinarglisi.
    Mi sono permessa di dire che si conoscono, avendo la stessa età ed essendo entrambi predoni di Denrise. Se non va bene modifico.
    Cià.

    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
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    Elírós Jónasdòttir
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    ‘ Credo che ci posso fare l’ articolo allora... anche se sono ancora alle prime armi con gli articoli che trattano soltanto Denrise come questo Jul Brann, visto che non se ne parla nessuno ed è forse sarà il momento che qualcuno cominci a capire che bisogna scriverci qualcosa no.?’

    Pensò Elìròs la giornalista mentre aveva sentito che c’era una festa chiamata Jul Brann che si svolgeva a Denrise il 25 e 26 Dicembre aveva sempre seguito le tradizioni e quel nome significava: Fuoco di Natale e lo avrebbe scritto sul taccuino che utilizzava per gli appunti per i suoi articoli. Una volta raggiunto la destinazione: si sarebbe appuntato tutto quello che l’ evento offriva facendo una sintesi su chi c’ era: Sigurth, Einar, Morgan, Saul e il pirata Black... si sarebbe segnata tutto anche le attività che si sarebbero svolte. Si mise a osservare con suo sguardo attenzione a quello che sarebbe successo una volta che avrebbe iniziato la festa... da piccola amava il spirito lo spirito natalizio. Non sapeva cosa avrebbe potuto fare non voleva essere d’ impiccio così si mise in disparte come faceva quando doveva lavorare. La chioma rossa sperava di passare inosservata mentre aveva raggiunto il posto dove si sarebbe svolto lo Jul Brann... in quei due giorni speciali e non sapeva che cosa le avrebbe riservato il destino della giovane giornalista...

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
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    Il Predone aveva preso posto nel ring e, nell'attendere il proprio avversario, lo sguardo sarebbe corso sui presenti. Avrebbe notato alcuni volti conosciuti, chi più, chi meno, e rivolto un cenno del capo a chi scambiava con lui lo sguardo. Il Padre degli Dèi vegliava sul suo cammino, era ben evidente che, nel corso dell'ultimo anno, c'era stata più di una manifestazione da parte di Odino nell'interagire con lui semplice mortale. Non ultimo la presenza di una Valchiria all'interno del Tempio che gli spiegava l'importanza della sua missione. Il figlio di Gunnar Ragnarsson avrebbe rivolto un sorriso a Morgan e, chiudendo la mano destra a pugno, le avrebbe tributato un saluto ponendo il pugno chiuso sopra il proprio cuore. La sua attenzione, tuttavia si sarebbe rivolta al proprio sfidante, entrato nel ring, la lotta a mani nude era un qualcosa in cui era bravo, abituato fin da quando era ragazzo a fare fronte ai propri scontri con la forza della sua bacchetta, dei suoi pugni o della propria ascia. Si sarebbe puntellato sulle gambe, mantenendo una postura salda e scoprendo il minimo nella sua postura. Il Predone si sarebbe avvinghiato con le braccia al proprio sfidante cercando di sfruttare il gioco delle leve ed usare la forza dell'avversario come un vantaggio per buttarlo a terra e farcelo rimanere.

    by RevelioGDR


    Edited by Sigurth Gunnarsson - 4/12/2022, 01:36
     
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    La Baldracca Ubriaca non era l'appellativo con cui ci si riferiva alla madre del simpatico denrisiano che ora sta leggendo questo post, ma il nome della drakkar che aveva riportato Morrigan a Denrise. L'imbarcazione era di ritorno da una delle isole minori del Mar Giallo, quelle ancora ancorata all'acqua e non ai cieli, e il docente di Magitecnologia di scroccargli un passaggio. Il Maverick era diventato da qualche mese a quella parte uno degli uomini più importanti del Villaggio, capo carpentiere dello stesso, gli era stato da poco attribuito il nome di Gesù Cristo 'de noi altri perché resuscitava - in modo similare a quanto la figura cristiana aveva fatto con Lazzaro - tante di quelle Drakkar che non riconoscergli del merito avrebbe portato sfortuna per generazioni.
    «...Ed è così che abbiamo sconfitto quella sacerdotessa che aveva trasformato un esperto di arti oscure in una biglia e per poco non ci dava in pasto a un aborto di uno dei nostri druidi di fiducia» I figli del capitano della Baldracca Ubriaca gli avevano chiesto di raccontargli qualche storia delle sue numerose traversate e così aveva fatto. Ovviamente i ragazzi gli avevano chiesto anche un autografo che lui aveva concesso senza problemi salvo poi aggiungere una dedica animata, molto inutile visto che i denrisiani stavano alla lettura come i sassi stavano alla fotosintesi clorofiliana.
    «Tu guarda, sento proprio odore di festa...» Sollevò il capo in alto, le narici a dilatarci come le fauci di un kraken. Lanciò qualche bacio ai membri della ciurma poi mise un piede sul bordo della nave e saltò. La figura venne inglobata dalla notte salvo poi illuminarsi di una luce rossa come il peccato.
    Gli stivali incantati che aveva addosso presero a bruciare come l'inferno e lo portarono in volo per diverse miglia fino a farlo atterrare nella spiaggia in cui si stava tenendo l'evento.
    Sebbene fosse inverno inoltrato, Denrise restava tiepida e piacevole come il seno di una donna, e accogliente come il rutto di uno dei suoi abitanti.
    E, a proposito di Denrisiani, non faticò a riconoscere Black Heart.
    «MA COSA CAZZO STAI FACENDO» La destra e la sinistra si piegarono attorno alle labbra per creare una specie di megafono di calli e dita. «NON TI È BASTATO IL MATRIMONIO CON QUELLA BIONDA? TI PIACE PROPRIO SOFFRIRE?» A ogni frase seguiva un passo che finì per colmare le distanze sempre di più. «Andiamo a bere, su...» Un piccolo applauso verso l'alto intimandolo di fare quanto più in fretta possibile.
    I carboni ardenti erano hot.
    Ma Morrigan era ancora più hot.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato
    Be the chaos you want to see in the world.
    ©
    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.


    Riassunto: fa un ingresso poco sobrio e invita BLACK HEART a una gara di bevute quando ha finito di bruciarsi i piedi
     
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    Denrise
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    Black Heart
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    Tra il profumo emanato dai suoi piedi (profumo vero, di barbecue) e il crepitio delle braci, oltre al risuonare delle sue imprecazioni, udì una voce che gli parve famigliare.

    CERCO DI ESSERE DEGNO

    urlò di rimando, tra una scottatura e l'altra.

    ALMENO STAVOLTA SOLO I PIEDI SONO A FUOCO

    Eh sì, quella volta l'atmosfera era decisamente caliente, e il suo corpo era molto simile alla torcia umana dei fantastici 4. Bestemmiando, terminò la sua corsa fiammeggiante, e già che era vicino al bagnasciuga, immerse i suoi piedi doloranti nell'oceano, sperando che Poseidone apprezzasse l'aroma (?).

    Il diavolo mi porti se il vederti qui non è una gradita quanto inaspettata sorpresa, Morri

    Con un gesto della bacchetta richiamò i suoi stivali e li calzò immediatamente.

    Ma farmi qualche bicchiere con te non mi è mai dispiaciuto

    Si grattò il mento barbuto

    Anche perchè normalmente finiamo la nottata facendoci altre cose.

    Sorrise al signore delle drakkar, con allusioni poco nascoste e molto poco gentili... beh, non per loro, s'intende.

    Sei una calamita per le donzelle, sì sì. Allora, com'è essere il signore assoluto del cantiere di Denrise?

    Chiese, mentre recuperava la sua roba, non senza controllare di avere i caricatori pieni.
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    Andrew Barber
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    La verità era che lui amava le feste. Era andato a Denrise solamente per conoscerla meglio e per stare con il suo migliore amico. Era solamente quella la verità quindi era un anno che era in quel posto e lui non conosceva praticamente e quasi niente. La cosa non gli piaceva per niente e comunque doveva cominciare a riprendersi da tutto quello che aveva passato fino a quel momento. Denrise era l'unico posto in cui quei tizi dell'Africa non potevano andarlo a trovare, alla fine erano abbani e i Densiriani troppo intolleranti. Oh andiamo! Non fare il noioso! Andiamo, beviamo, conosciamo persone, sono pur sempre la tua gente, il tuo popolo! Forse non avrebbe dovuto mai e poi mai dire quelle cose, ma alla fine aveva una felpa rossa con una renna sul petto, dei pantaloni di jeasn seri un pò più larghi ed un capellino da babbonatale in testa. Andiamo a quella festa che a te piaccia o meno, oppure ci andrò io da solo! Insomma non puoi costringermi a non andare, ma potresti venirmi a coprire le spalle! Ti immagini seio entro così e nesusno sa chi sono? Insomma mi mangiano a me e non il cervo! Aggunse poi sorridendogli dolcemente. Sapeva che non lo avrebbe mandato da solo, o comunque davvero lo sperava, alla fine perchè mai dovevano rimanere li dentro a natale? Andrew odiava le cose tristi, odiava tutto quello che poteva mettere malinconia, tristezza e noia. Era un ragazzo solare, dolce ma, sopratutto, ipertattivo e non aveva nessuna intenzione di perdere quell'occasione. E te lo dico adesso! Se ci sono sfide da fare, noi faremo le sfide, o contro, o come una squadra, ma ce la faremo! Insomma, Erkir basta con questo fare da tenebroso! La vita è più troppo brutta ci manchi solo tu con quel muso! Aggiunse poi uscendo da casa e dirigendosi in quel di delle coste. Aveva una fame tremenda. Si guardò intorno, non conosceva nessuno. Decidi tu dove andare e cosa fare! Aggiunse rimettendosi bene il capellino da babbonatale. Lui era un cittadino del mondo approvato a denrise, inoltre era un blogger, scrittore che amava quelle situazioni. Non era difficile da individuare tra tutti uomini burberi e stronzi. Rimase comunque vicino al suo degno amico.
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    Denrise
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    Ancora una volta Andrew era riuscito nella titanica impresa di trascinarlo fuori da casa quando tutto quello che avrebbe voluto era rintanarsi al caldo e aspettare che l'inverno finisse. Gli piaceva il freddo, apprezzava anche l'odore di neve che riempiva l'aria quando le temperature si facevano più rigide, ma da quando la sua vita si era spostata in gran parte in mare aveva iniziato ad odiare quel periodo dell'anno. O forse stava invecchiando a vista d'occhio e anche se qualche mese prima si sentiva in gran forma, ora le sue ossa apprezzavano sempre meno il vento gelido tipico del Jul Brann.
    Aveva ricordi di quella festa fin da quando era solo un bambino, quando i suoi genitori ancora assieme lo trascinavano per le vie di Denrise e suo padre insisteva per fargli assaggiare un goccio di sidro anche se riusciva a malapena a camminare. In un certo senso alcune scene che aveva ancora in mente erano positive e piacevoli, anche se portavano con sè un carico di malinconia che spesso era più che felice di ignorare.
    Difficile farlo quando il suo migliore amico si era fissato con l'idea di trascinarlo nel pieno dei festeggiamenti, vestito in modo opinabile, con tutto l'entusiasmo che era in grado di mettere su. Eirikr dal canto suo non si era ancora ripreso dalla sua estate alternativa, si portava dietro traumi e incubi che non era ancora riuscito a scrollarsi di dosso, e forse era ancora più cupo del suo solito.
    "Se accetto ti togli almeno quel cappello?" cercò di barattare alla fine, provando a mostrargli comunque con lo sguardo tutto il suo risentimento per quella situazione assurda. Eirikr sapeva che quella era la sua gente e il suo popolo, e proprio per quello avrebbe preferito rimanere lontano: troppi volti famigliari, troppa gente a cui rispondere, troppa famigliarità in un posto che continuava a non sentire davvero suo.
    Sospirò infilandosi una giacca nera imbottita in ecopelle, l'ultimo elemento a completare un outfit total black, con tanto di spessi guanti di pelle nella speranza di salvare le sue estermità dal freddo che li avrebbe aspettati fuori.
    "Ah-ah Barber, non ci provare. Prima vediamo di che sfide si tratta e poi decidiamo. Vengo per evitare che facciano di te la portata principale, non per giocare." gli ricordò prima di uscire di casa, lasciando di fatto che fosse l'altro a vincere per quanto potesse mostrare di essere lì controvoglia. Non era d'accordo eppure ci stava andando comunque, non era lui quello che stava vincendo purtroppo.
    Arrivati nel cuore della festa non lasciò nemmeno che l'altro finisse la sua frase prima di dirigersi a passo sicuro verso uno dei banchetti che serviva alcool, ordinando un boccale di sidro di mele corretto, chiedendo di abbondare con la correzione. "Alcool. Indispensabile." spiegò asciutto, per poi guardarsi intorno per cercare di capire chi fosse presente. Non era una sorpresa che la maggior parte dei pedroni, di storici amici di suo padre e della popolazione di Denrise tutta fosse presente, ma non faticò comunque ad individuare Sigurth Gunnarsson , al quale avrebbe dedicato un leggero cenno del capo nel caso in cui lo avesse visto.
    Eirikr J. Donneville

    "
    Nunc et sodales risus, sit amet viverra massa. Nullam ornare massa et leo tincidunt eleifend. Donec dapibus bibendum felis, a imperdiet magna auctor at.
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    PREDONE

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    Eirikr ordina del sidro corretto.
     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
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    Nessuno, in quella festa aveva preso parte alla tradizione più antica come lo scontro sul ring, il figlio di Gunnar aveva scelto quell'attività perché in combattimento sapeva il fatto suo ma era stufo di attendere, il Predone aveva aspettato così tanto per un avversario e nessuno fino a quel momento si era fatto avanti, Sigurth individuò tra la folla un'altro volto familiare quello di Eirikr Donneville il Predone con cui aveva scambiato qualche parole al ritorno in patria più di un'anno fa in compagnia con un'altro tipo dal cappello quanto mai improponibile. Che cazzo credeva, che lo Yul Bran fosse una di quelle feste commerciali inventate solo allo scopo di vendere cappellini rossi con pon pon bianchi o maglioni con sopra ricamate delle renne, alberi o addirittura stecche di zucchero? Lo sguardo del Predone notò il cenno del capo di Eirikr e sorrise, aveva trovato il proprio avversario e, a meno che non si sarebbe ritirato con disonore, Eirikr sarebbe salito su quel ring per una sfida amichevole. «Hey, Donneville!» Chiamò a gran voce alzando la mano e facendogli cenno di avvicinarsi. «Ti sfido per uno scontro qui sul ring, che l'intera Denrise e gli Dèi di Ásgarðr ci facciano da testimoni!» Aveva gettato il proprio guanto della sfida e solo Eirikr avrebbe potuto decidere se accettare o meno la possibilità di battersi contro di lui. L'obiettivo era di vincere almeno uno scontro per guadagnarsi la possibilità di scalare il totem.

    by RevelioGDR
     
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    Jonathan Baker | Predone
    Jonathan Baker non era mai felice di mettere a disposizione gratuitamente le proprie vivande per il villaggio, tuttavia il Jul Bran era un'occasione speciale. Si celebrava la fondazione di Denrise, si stava insieme, si omaggiavano i grandi predoni del passato e dinnanzi a tanto onore il profitto passava decisamente in secondo piano.
    Tutto deve svolgersi al meglio. Per l'occasione chiese alle sue ragazze di preparare tanta brace per gli arrosti, trasportò lui stesso le botti di rum e inviò persino una lettera al suo bardo di fiducia affinché potesse prepararsi al meglio per poter cantare e intrattenere nel miglior modo possibile.
    Con l'inizio dei festeggiamenti tutti si sparsero in base a ciò che desideravano più fare: chi andò a mangiare, chi a lottare, chi a suonare. Dopo aver posato i boccali della sua locanda, jonathan udì una voce a lui famigliare: Einar Tryggvisson e successivamente quella di DanaAnFeng
    Aò, m'avete preso in parola quando v'ho detto d'animà la serata. EBBRAVI LI BARDI MIA, v'aspetto poi pè 'na bevuta.
    In quel frangente vide Black terminare la sua corsa sui carboni ardenti. Ho capito, ho capito. Mo devo da spettacolo pure io. Si avvicinò così sul limitare del percorso coi carboni ardenti.
    Chi se vole confrontà co'me?


    RevelioGDR


    Interagisco con Einar e Dana e chiedo a qualcuno se vuole sfidarsi coi carboni ardenti
     
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37 replies since 30/11/2022, 21:35   838 views
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