Lezione biennio - Febbraio

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    Dioptase
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    Amelia Farley
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    parlato - pensato- ascoltato
    Non pensava di poterlo dire, ma ormai si era quasi abituata alla presenza di Nathan. Il ragazzo sembrava seguirla quasi ovunque, anche quando non erano assieme, e anche sei lei era un lupo solitario stava iniziando a tollerare quel suo modo di fare, anche se non lo avrebbe ammesso. Si sentiva strana, certo, ma si ripeteva comunque che lo accettava perché poteva rivelarsi un buon partito e un buon ponte per altre relazioni rilevanti all’interno dell’Accademia, visto il suo status e il suo essere purosangue, proprio come lei. Una compagnia accettabile, quindi, anche per una Farley.
    Ecco, da lì a comprendere quello sprazzo di follia nell’ametrino però, il passo era decisamente molto più lungo delle sue gambe. Nathan era sempre un ragazzo entusiasta e molto più solare di Amelia, ma quel giorno era così frizzante che arrivò a chiedersi se non si fosse drogato. Si sarebbe limitata a guardarlo storto mentre raggiungevano l’aula, pronunciando un “Amelia Farley” con la solita seria freddezza, salvo poi tendersi rigida quando, entrando, Cameron salutò tutti con così tanto entusiasmo, urlando a squarciagola. “…Nath!” lo avrebbe quindi ripreso pizzicandogli un braccio per poi guardare il docente. “Lo perdoni… buongiorno, Professor Ensor.” avrebbe salutato con eleganza e si ritrovò trascinata verso Cameron e Mia. Se Cohen non le stava simpatico, e Mia le era indifferente, aveva comunque delle idee ben precise circa quello che considerava accettabile o meno e di certo non aveva intenzione di essere considerata meno “figa” della Freeman. Avrebbe quindi strattonato Nathan con forza e senza alcun mezzo termine. Stringendo la mascella e andandosi a sedere. “Ti sei drogato?!” avrebbe sussurrato per poi sospirare profondamente e appellandosi alla sua pochissima pazienza. “Perché le domande sono parte dello studio, Nat.” gli fece notare per poi cercare in qualche modo di limitare lo spettacolo che stava dando, fallendo con miseria. Non che non ci avesse provato ma in genere le sue occhiate gelide bastavano a zittire chiunque, non lui a quanto pareva.
    Poco ma sicuro quando il ragazzo le avrebbe chiesto di copiare lo avrebbe fulminato con lo sguardo, rispondendo a mezza voce con un “Quando ti sarai calmato forse ti suggerirò una parola, King.” avrebbe replicato inamovibile per poi tornando sul suo lavoro. Infondo il ragazzo probabilmente aveva scelto le parole sbagliate: Amelia conosceva molto bene i sentimenti umani, quanto fossero labili soprattutto quando rivolti a persone ricche come le, che spesso rappresentavano qualcuno da usare o reputato senza sentimenti. Non si fidava di nessuno, non pensava che le persone fossero destinate a restare per sempre e quello che nasceva già come uno scherzo, su di lei non avrebbe provocato altro che ulteriore distacco.
    Sarebbe andata sul sicuro nel scegliere la domanda che trovava più interessante da approfondire e si sarebbe quindi chinata sul foglio, cominciando a scrivere con calligrafia elegante e delicata, come se non avesse alcuna paura di impiegarci troppo, sicura di riuscire a dare del suo meglio anche in cinque minuti. “Ritengo che l’ambiente circostante rappresenti per noi un vantaggio. E’ vero, gli insetti sono dotati di sensi molto affinati, soprattutto l’udito –se così possiamo definirlo- e l’olfatto: molti di essi sono dotati di “sensori” di movimento, che gli permettono di orientarsi e individuare prede o nemici da cui difendersi, ma sono sprovvisti di una vista molto sviluppata, e il loro cervello è di certo meno sviluppato di quello umano. Possiamo quindi trarre vantaggio dall’ambiente circostante nel momento in cui lo utilizziamo come parte della nostra strategia d’attacco, senza sottovalutarlo e provando a sfruttarlo per svantaggiare il nemico.” cominciò per poi proseguire. <u> “Se immagino un insetto non fatico a pensare che potrebbe ritrovarsi svantaggiato se utilizzassi incantesimi che ricreano un ambiente a lui avverso, o creassi troppi stimoli luminosi o sonori: dopotutto una formica circondata da oggetti si ritrova disorientata e compia più facilmente qualche errore. Valuterei l’utilizzo di acqua, che spesso si rivela efficace contro molti insetti, ma sono dell’idea che con un’analisi accurata della situazione un essere umano possa riuscire facilmente a sfruttare ciò che lo circonda a suo vantaggio. E’ vero, si tratta comunque del loro habitat naturale, ma sono certa che non farsi prendere dal panico e usare il proprio cervello permetta a chiunque di non cadere trappola dell’ambiente e delle sue insidie. Basta usare attenzione e ingegno e penso non sia così difficile essere un passo avanti ad un insetto.” concluse quindi, e fiera del suo operato avrebbe appoggiato la sua penna con eleganza, drizzando di nuovo la schiena e aspettando la fase successiva.


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    Interagisce per lo più con Nathan Parker King e con Brian. Risponde poi alla terza domanda.
     
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    Ametrin
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    Emma Lewis
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    DCAO era una di quelle materie bellissime ma insegnate da un professore spaventosissimo. Forse fu per quello che Emma aveva sotto braccio -quello libero da King- una scatola con dei muffin ai mirtilli. L'idea le era venuta giocando con il suo cane che si chiamava, appunto, Mirtillo. La sua intenzione non era quella di corrompere Ensor, non avrebbe mai osato, altrimenti avrebbe seriamente rischiato ripercussioni, ma voleva solamente fare un gesto carino verso un prof che la intimoriva, sperando sarebbe stato gradito. Magari poi avrebbe potuto replicare il gesto anche con altri professori alle lezioni successive. Sì, magari poteva diventare una tradizione tutta sua.
    Non è che andasse matta che dall'altro lato di Nathan ci fosse Amelia. Non aveva niente contro di lei, tuttavia aveva la netta sensazione che non fosse simpatica alla dioptase, sebbene non sapesse il motivo. Ed anche lei la intimoriva.
    Arrivarono alla porta ed Emma sorrise. E con te non è da dare proprio per scontato disse, prendendo in giro il suo migliore amico. Poco dopo, il ragazzo estrasse l'accendino per dar fuoco alla Salamandra che fungeva da maniglia, così da far entrare tutti e tre.
    Emma Lewis si annunciò, roteando gli occhi al cielo davanti alla stupidità del ragazzo, che esordì in maniera un po' troppo chiassosa. Emma lo tirò per la manica, ammonendolo con lo sguardo. Sei impazzito? Ensor ti fa fuori. Gli sussurrò, contrariata dal suo evidente entusiasmo o chiaro masochismo. Si sentì afferrare la mano da Nathan e non oppose resistenza, facendosi trascinare vicino a Cameron e Mia. Ehm... ciao sussurrò, senza osare incrociare lo sguardo con Cohen, mentre quando avesse incrociato quello blu di Mia, si sarebbe sciolta in un sorriso ben più aperto. Mimì! Ciao! La salutò, usando quel soprannome che aveva coniato appositamente per lei, senza però chiederle effettivamente il permesso di usarlo. Così come non lo aveva chiesto ad Adamas per chiamarlo "Addy". Mentre Nathan parlava prima con Cameron e poi con Amelia, la biondina si sarebbe assentata un attimo. Torno subito... si sarebbe quindi diretta al cospetto di Ensor con il cuore in gola, temendo che potesse tipo fulminarla con lo sguardo. Davanti a quegli occhi glaciali che, detto in tutta sincerità, avevano il potere di farla sudare freddo, la giovane allungò la scatola color cremisi, posandola quindi sulla cattedra del docente, indietreggiando di qualche passo per essere fuori portata di mano ma sempre sotto tiro di un eventuale schiantesimo. Buon po-pomeriggio... questi... ho fatto questi muffin per lei. Biascicò, la voce lievemente tremante, indietreggiando sempre di più, quasi andando a sbattere contro i primissimi banchi. Io... spero le piacciano. Furono le sue ultime parole prima che schizzasse via come un razzo per tornare affianco al suo best friend forever, sospirando di sollievo e prendendo il foglio. Non osò esternare gioia nemmeno per un secondo alla notizia che avrebbe potuto assentarsi, al contrario di ciò che fece Nathan che, quindi, si beccò una poderosa gomitata da parte della bionda. Non erano tanto i punti a preoccuparla, quanto più il rischio che lo prendesse a bombarda maxima in faccia. E non voleva che quel bel faccino venisse trasfigurato. Smettila NattyPie, altrimenti qui finisce male! Piagnucolò, senza però aggiungere altro e prendendo la penna che le avrebbe permesso di portare a compimento una delle domande. Scelse la terza.
    3 - L'ambiente circostante rappresenta più un limite o un'opportunità? Perché?
    Secondo me rappresenta un'opportunità poiché per poter sopravvivere e vincere, bisogna anche saper sfruttare tutto ciò che offre l'esterno. Se per esempio è un luogo chiuso e piccolo, si possono trovare nascondigli sicuri dove l'insetto non potrà mai arrivare a causa della sua stazza, oppure allo stesso modo si può cercare di incastrarla. Insomma, bisogna saper sfruttare ogni minimo possibile aiuto; qualsiasi cosa, anche nei modi in cui meno ce lo aspettiamo, potrebbe risultare vincente. Mise giù la penna proprio allo scoccare dei cinque minuti.
    Stat scheda Ametrin
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    Interagisce con Nathan Parker King Mia Freeman Cameron, regala dei muffin ai mirtilli a brian ensor
    Torna a sedersi e risponde alla domanda 3
     
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    Brian Ensor | Docente DCAO
    Man mano che l'orario di inizio lezione si avvicinava gli studenti fecero il loro ingresso. Brian li salutò con un rapido gesto di mano, rispondendo a voce solo ad alcuni di essi che col tempo avevano avuto modo di mostrare al docente il loro valore. Si trattava di preferenze? Assolutamente no, ma in quanto essere umano e per quanto odiasse ammetterlo si sentiva particolarmente affine ad alcuni di loro. Questi erano Ciaran ed Elizabeth per quanto riguardava la mera pragmaticità, mentre riguardo al lato prettamente accademico Howard e Mia riuscivano a nascondere dietro a una presunta timidezza un potenziale interessante. Diametralmente opposti a loro erano Cameron che in quell'occasione non ebbe motivo per essere richiamato e un Nathan che non appena entrò in classe e aprì bocca venne bersagliato da un incantesimo non verbale che avrebbe ovattato non poco ogni sua parola. Non la prenda sul personale, ma l'assicuro che qui dentro nessuno di noi ha problemi di udito e, in caso contrario, necessito di un comunicato scritto della preside. Le labbra si estero in un grande sorriso, anche se con lo sguardo rimaneva estremamente serio mentre esordiva con l'inizio della lezione. Gli studenti cominciarono a scrivere e proprio in quel frangente si accorse che qualcuno stava ancora bussando alla porta. Sono circondato da idioti.
    Con un rapido movimento di bacchetta aprì il portone d'ingresso e alla vista di Olive scrisse manualmente la sua presenza in aula, dopodiché il docente si irrigidì alquanto. Buongiorno signorina Moor. Preferisce giustificare il suo ritardo con motivazioni per cui non nutro particolare interesse o passiamo al punto in cui le dico che fino alla prossima settimana lei si occuperà di ripulire le gabbie degli insetti giganti che affronterete nei giorni successivi? Oh, ma nel caso non si preoccupi, le fornirò le precauzioni necessarie per affrontare l'impegno in assoluta sicurezza e se dovessero esserci problemi di qualunque sorta, beh, le consiglio di prestare particolare attenzione a questa parte del programma. Quattro punti verranno detratti dagli ametrin per il suo ritardo.
    Sentenziò nel mentre gli altri studenti ebbero modo di trascrivere sulla pergamena le loro risposte, così a seguito di un rumoroso sospiro il docente con un movimento di bacchetta ritirò i vari fogli e si alzò in piedi.
    Ad alcuni disgustato, ad altri generano paura, pochi ne sono affascinati, ma vi assicuro che il mondo degli insetti, dei rettili e degli anfibi rappresenta una delle cinque cause di morti più probabili per un mago o una strega di qualsiasi età. Movendo la bacchetta le lingue di fuoco che formavano le domande si compattarono e generarono le illustrazioni di bestie che andavano un po' oltre a quella che poteva essere la comune concezione: un verme gigante con la bocca abbastanza grande da inghiottire un furgone con un solo boccone, rane dall'aspetto umanoide con una lunghissima lingua dalla quale colava una bava che corrodeva persino la pietra e il più noto e famoso basilisco.
    Le strategie per affrontarli variano in base alla creatura che abbiamo di fronte, ma i magizoologi brasiliani nell'ultimo decennio hanno elaborato un incantesimo in grado di destabilizzare molte di queste creature: Betlum Exumai. Si tratta dell'evoluzione dell'Arania Exumai che avete studiato a Hogwarts, ma a differenza di quest'ultimo riesce a ferire anche rettili e anfibi. Quello era il principale motivo per cui l'Arania Exumai stava finendo nel dimenticatoio della cultura magica, ciò nonostante v'era bisogno di far un'avvertenza non da poco: Ora vi dirò brevemente quali sono le caratteristiche dell'incantesimo, dopodiché cominceremo con la pratica: pronunciata la formula, dalla vostra bacchetta si genererà un fascio di luce caratterizzato dal colore della vostra aura magica - non so se avete già studiato questo concetto a Divinazione, ma l'anima di ogni mago è più affine a un colore - che colpendo una creatura la danneggerà e se di piccola taglia rimarrà stordita. Fate attenzione: ogni creatura che non verrà stordita sarà particolarmente aggressiva nei vostri confronti quindi assicuratevi di essere a distanza di sicurezza prima di eseguire l'incantesimo.
    La parte teorica era terminata, in fin dei conti Brian non amava essere prolisso o perdersi in stupidi giri di parole. Le informazioni storiche e sperimentali le avrebbero studiate sul libro, così in seguito all'ennesimo movimento di bacchetta si aprì un armadio posto in fondo all'aula e da esso fuoriuscì un piccolo forziere aperto che mostrava su un cuscino di velluto rosso quella che sembrava essere la zampa di una pelosa creatura. Non fatevi strane idee, non è altro che una passaporta. Venite qui a fila indiana e uno dopo l'altro afferrate il trofeo di guerra. Facendolo gli studenti avrebbero subito il classico strappo all'altezza dell'ombelico tipico della passaporta che li avrebbe condotti in un luogo particolarmente estraneo a loro. Brian fu l'ultimo a prendere la passaporta, raggiungendo così gli studenti nel bel mezzo della foresta di Fogmouth. Una fitta nebbia impediva di veder al meglio l'area circostante. Gli alti alberi coprivano il cielo, non nevicava ma un vento freddo lasciava intendere come si trovassero ben più a nord rispetto a Denrise. Le voci riecheggiavano nell'aria, così come versi di animali sconosciuti, alcuni persino imponenti e fragorosi. Con un minimo di attenzione era possibile intravedere nel terreno imponenti impronte, buchi dal diametro considerevole e fitte ragnatela tra la maggior parte degli alberi.
    Oh, ragazzi, sono proprio felice di avervi condotti qui, è da un sacco che non ci tornavo. Quella era una delle pochissime volte in cui avevate visto Brian sorridere di cuore. Ciò che dovete fare è estremamente semplice: avrete una bussola e procedendo a nord per quattro chilometri arriverete a destinazione. Si tratta di uno spiazzo estremamente caratteristico, sono certo che da lì avrete modo di ammirare buona parte della foresta. Quelle parole erano estremamente enigmatiche e probabilmente avrebbero generato qualche dubbio su alcuni studenti. Suvvia, non siate preoccupati, durante questa prova parteciperete a gruppi. Il docente consegnò tre bussole: una a Mia, una a Elisabeth e una a Howard. Hargraves, Vesper, Cohen, Moor e McKenzy voi sarete nel gruppo di Van Leeuwen. Fatto ciò avrebbe fatto cenno ai ragazzi che aveva nominato di avvicinarsi a Howard. Farley, d'Angelo, Hinds e Beatrix voi sarete nel gruppo di Lynch. Ciò vuol dire che Dannel, King, Lewis e Ainsworth saranno nel gruppo di Freeman.
    Lasciò giusto il tempo ai ragazzi di metabolizzare con le scelte fatte e di organizzarsi un istante. Dovendo arrivare tutti allo stesso punto per non farvi cooperare ogni squadra partirà con un divario di quindici minuti dall'altra. Freeman, la tua sarà la prima. Lynch, tu andrai nel secondo turno e Van Leeuwen, il tuo gruppo partirà per terzo. Credo non ci sia niente da aggiungere. Se qualcuno ha una domanda la faccia ora, altrimenti, cominciate.

    RevelioGDR


    Ragazzuoli, la lezione va avanti!
    Ciò che bisogna fare è semplice: prendere la passaporta, giungere nella foresta e attraversarla. Siete divise in squadre e l'obiettivo è avanzare verso nord per 4 chilometri finché non giungete a uno spiazzo. Vi chiedo di organizzarvi tra di voi (creerò dei gruppi per ogni squadra) per far dei post in cui interagite tra di voi. Per la valutazione terrò molto conto della parte introspettiva dei vostri personaggi, di come si sentono e si muovo in un ambiente come quello. Importante sarà anche ogni scelta che farete in termini di gruppo o squadra (per esempio col mio gruppo ci organizziamo per dire che dobbiamo attraversare un fiume/scalare una roccia e ci organizziamo per farlo insieme).
    Per questo post potete usare e autoconcludere ogni incantesimo, potete dir di sentire qualunque tipo di rumori, ma vi chiedo solo di non far comparire nessuna creatura, per quello ci penserò io :)

    Scadenza: martedì alle 23:59
     
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    Mia Freeman
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    parlato - pensato- ascoltato
    Cameron aveva sempre il potere di calmare i suoi nervi e anche questa volta riuscì a strapparle un sorriso e farla sentire un po’ meglio. Annuì piano alle sue parole, sfiorandogli leggermente una spalla con affetto. “Sto bene e tu? Ci sto provando…” ammise piano, cercando di non fare troppo rumore a differenza di Nathan che per qualche ragione aveva appena deciso di dare spettacolo.
    Gli sorrise timidamente, vedendolo dirigersi verso di loro, e lo avrebbe salutato impacciata, cercando di abbassare ancora di più la voce come se potesse compensare il suo tono così alto.
    Sorrise ad Emma e alla sua allegria contagiosa, arrossendo leggermente di fronte a quel nomignolo ma ormai sempre più avvezza al suo modo di fare. “Ciao Em, ti trovo allegra oggi!” avrebbe commentato, seguendola poi lo sguardo, sorpresa, mentre l’altra ragazza andò a portare dei dolci al Docente. Una mossa singolare, soprattutto da fare con Ensor, ma sperò davvero che il docente apprezzasse.
    Avrebbe anche riservato un cenno di saluto alla ragazza bionda che era con loro, Amelia, che però non l’avrebbe degnata di molte attenzioni salvo un vago cenno del capo.
    Dopo aver terminato i saluti si sarebbe concentrata sul suo compito, consegnandolo appena in tempo, e poi focalizzandosi sulla spiegazione. Se non altro si trattava di un Incanto che in parte già conoscevano da Hogwarts, seppur ora esteso anche ad altri tipi di animali: sembrava utile, e se solo non avesse avuto lo stomaco chiuso dall’agitazione forse sarebbe stata ancora più entusiasta di impararlo. Corrucciò le sopracciglia quando il Docente annunciò l’uso della Passaporta. “E ora dove ha intenzione di mandarci?” avrebbe sussurrato all’orecchio di Cam, la voce così bassa che solo lui avrebbe potuto sentirla. Si sarebbe comunque avviata, rispettando la fila indiana che si stava andando a creare, e avrebbe cercando di non farsi prendere dalla tensione, stringendo rapidamente la mano del ragazzo un attimo prima di attraversare la passaporta.
    Quando i rumori della foresta la circondarono per un attimo rimase spiazzata: si aspettava qualcosa di ben diverso da parte di Ensor e per un attimo si sentì quasi rincuorata all’idea di trovarsi in un posto che solamente la faceva sentire a suo agio come la foresta. Certo, non che conoscesse quella di FogMouth così bene ma era una foresta come altre… o forse no.
    Non aveva mai visto il Docente di DCAO sorridere in quel modo e anche se era felice per lui, una parte di lei lo trovò inquietante. Si diede dell’idiota anche solo per averlo pensato, ma la verità era che quell’uomo le metteva i brividi, aveva sempre paura di indisporlo per quanto lo rispettasse –come faceva con ogni membro del corpo docenti, d’altronde, se non di più- e ogni volta che lo guardava non poteva fare a meno di pensare a quella Puffola davvero strana che si portava dietro: entrambi le incutevano timore allo stesso modo. Provò comunque a non farsi guidare dai pregiudizi e accennò un timido sorriso di fronte al suo entusiasmo, per poi ascoltare la sua spiegazione.
    Le sue istruzioni sembravano semplici, proseguire a nord fino ad uno spiazzo non era troppo difficile, eppure aveva il sospetto che non sarebbe stato un percorso così lineare.
    Quando si ritrovò tra le mani la bussola si ritrovò a sbattere un paio di volte le palpebre, confusa all’idea che il docente le avesse affidato un compito così particolare. Lanciò un’occhiata agli altri che avevano ricevuto lo stesso “dono” e non seppe che cosa pensare: non credeva di aver colpito Ensor abbastanza da considerarla responsabile e matura, tanto da guidare il proprio gruppo. Non era nemmeno sicura di esserne in grado sul serio, come poteva pensare che quel docente, proprio lui tra tutti, avesse tanta fiducia in lei?! Avrebbe voluto ringraziarlo ma temeva che non sarebbe stata una risposta troppo gradita e si limitò quindi a stringere la presa sull’oggetto, cercando di focalizzarsi sull’obiettivo della prova e su nient’altro. Si sentì immediatamente appesantita da quel senso di responsabilità ulteriore, e per quanto le piacesse la foresta si chiese quanti danni avrebbe fatto un suo possibile errore, che cosa avrebbe davvero causato se si fosse sbagliata. Impugnando la bussola con sicurezza cercò di darsi un tono, ricordandosi anche il suo ruolo di Prefetta e provando a farsi forza: avrebbe voluto Cameron al suo fianco ma sospettava che fosse chiedere troppo e cercò di accontentarsi di quel che aveva.
    “Bene, il nord è da quella parte.” avrebbe quindi affermato con decisione, puntando il dito verso la direzione che indicava anche la bussola e dandosi poi dell’idiota da sola. “Brava, chiunque può leggere una bussola sai?! Non è poi così difficile.” Avrebbe atteso comunque il confronto con il gruppo ma considerato che la direzione era la stessa per tutti avrebbero avuto ben poco da contestare. Dopo essersi avviati quindi, ancora più preoccupata perché si trattava comunque della prima squadra, si sarebbe guardata intorno cercando qualche soluzione da suggerire ai suoi compagni e provando a pensare rapidamente a qualcosa che potesse aiutare tutti quanti.
    Avrebbe utilizzato quindi un “Atramenta” per incidere delle piccole “x” sulla corteccia degli alberi: non stava cercando di aiutare le altre squadre ma piuttosto di creare dei punti di riferimento. Non si fidava di Ensor? Era sicura che fosse un ottimo docente, ma sapeva per esperienza che le sue prove erano sempre un po’ estreme e aveva paura che se fosse successo qualcosa alla bussola avrebbero finito per girare in tondo all’infinito senza riuscire a concludere nulla. Così facendo se non altro avrebbero avuto qualcosa a cui fare riferimento, non era male come ragionamento no?
    Per il resto però non era sicura di poter dare delle istruzioni ben precise, era ovvio che non conoscesse quel posto e viveva nella paura che qualcosa spuntasse all’improvviso dal nulla. “Propongo una cosa, ditemi che cosa ne pensate! Abbiamo parlato di insetti prima, e anche di anfibi certo, ma stavo pensando: cosa ne dite di avvicinarci ad un corso d’acqua? Credo che ce ne sia uno, mi pare di sentire un vago rumore, e potrebbe tornarci utile nel caso fossero degli insetti ad attaccarci.” propose cercando di spiegare per bene le sue ragioni ma tutti quanti avrebbero visto, oltre al suo desiderio di dare un contributo a quella missione, anche la sua intenzione ad ascoltare chiunque fosse presente, pronta ad accordarsi con gli altri circa il da farsi.



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    Interagisce con Cam, Emma, Nathan Parker King e Amelia. Dopo aver ascoltato la spiegazione del docente entra titubante nella passaporta.
    Una volta ottenuta la bussola:
    - indica a tutti la strada da seguire
    - decide di utilizzare Atramenta, con un bell'inchiostro ocra che usa per incidere delle piccole X su alcuni degli alberi che superano, per capire se sono già passati di lì nel caso qualcosa nella bussola non funzioni.
    - propone eventualmente di avvicinarsi ad un corso d'acqua e quantomeno rimanerci vicino.
     
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    Adamas Vesper
    Capitano Ametrini, II Anno | 18 anni

    ‘Ma… in nome di Zeus, perché caspita continuano a proporci lezioni del genere? Insetti, anfibi e rettili - il festival del disgusto!’
    Osservò le figure infuocate evocate da Ensor, ammirandolo per la sua maestria nel manipolare quella magia ma rimanendo disgustato per la natura. Gli animali striscianti e viscidi non l’avevano mai entusiasmato particolarmente, e la sola possibilità remota di doverne affrontare alcuni nel corso di una lezione del professore più pericoloso dell’Accademia (almeno ai suoi occhi) era abbastanza da farlo diventare ancora più taciturno.
    ‘Betlum... Exumai…’: appuntò l’incantesimo e l’effetto sul piccolo quaderno che usava durante le lezioni, con una scrittura sbilenca, diversa dalla sua abitualmente ordinata, dovuta al fatto di cercare di osservare con attenzione Ensor mentre spiegava il movimento e l’effetto dell’incantesimo.
    ‘Aura…’; la sua non si era mai espressa palesemente con un colore definito, almeno ai suoi occhi. A volte sembrava azzurrina, altre biancastra; forse era dovuto al fatto che non l’aveva allenata mai propriamente.
    L’arrivo della Passaporta non fu molto più gradito della rivelazione del tema di lezione; la sua speranza era solo essere in squadra con gente di cui si fidava e che trovava simpatica.
    ‘Non mi abituerò mai ai viaggi in Passaporta - speriamo che qualcuno inventi qualche metodo di Magitrasporto più agevole…’
    Il freddo pungente penetrò nelle sue ossa, svegliandolo dal tepore dell’aula; l’aria gelida nelle vie aeree dava la sensazione di mille spilli, ma non era propriamente spiacevole. Unita all’adrenalina per la prova pratica, era un vero toccasana per la sua mente.
    ‘Ommioddio - ma… sorride?!’
    Doveva ammettere che vedere un’espressione di gioia sul viso di Ensor lo rendeva più affascinante, ma in qualche modo era anche più minaccioso; quasi come una belva che scopre le zanne.
    ‘Perfetto - dobbiamo trovare la radura, quindi. Non sembra particolarmente difficile - ma è Ensor, ci saranno sorprese durante il viaggio. O appena arrivati.’
    “Hargraves, Vesper, Cohen, Moor e McKenzy voi sarete nel gruppo di Van Leeuwen.”
    Sarebbero stati l’ultimo gruppo a partire: essere in squadra con Howie era divertente, e non ricordava l’ultima volta che era capitato (‘O forse era durante la copresenza con Astronomia? Mmm, quella volta sono stato caricato da un Erumpent… brutte memorie’). Ma c’era un piccolo problema.
    ‘Cameron…’: forse l’Universo gli stava dicendo che era ora di lasciar perdere le ostilità con il Dioptase. In fondo, non erano produttive ed era ora di applicare il detto “chi ha più buon senso ce lo metta”. Chissà se ci sarebbe riuscito.
    “Ciao ragazzi. Ehi, Howie - sembra che ci dovrai guidare tu! Siamo nelle tue sapienti mani!”: sorrise all’amico. dandogli una pacca sulla spalla. Chissà se si sarebbe mai reso conto del grosso doppiosenso che aveva appena pronunciato.
    Avrebbe atteso con la sua squadra il momento di partire, per seguire le indicazioni di Howard; procedere a nord per quattro chilometri sembrava semplice, ma di sicuro avrebbero avuto qualche complicazione.
    Se Adamas avesse conosciuto la canzone Popoff dello Zecchino d’oro, forse vi ci sarebbe rispecchiato; camminare con il freddo era tutt’altro che agevole, soprattutto considerando che, seppur fosse vestito con abiti invernali, non erano adatti al 100% per una scampagnata nei boschi.
    “Vestis”. L’incantesimo di cui Jesse abusava di più in assoluto era doppiamente utile, in quel frangente: poteva scaldarlo (trasfigurò il suo maglioncino in una giacca da sci bianca, sperando che potesse mimetizzarlo almeno in parte da qualunque predatore Ensor volesse aizzargli contro) e ricordargli il suo fidanzato.
    Guardò la sua squadra, mentre camminavano: ad eccezione di Howard e Cameron, non aveva interagito molto con gli altri. La ragazza punk (o emo, o goth, o qualunque fosse il nome dello stile che adottava. Adamas non era capace di distinguere quegli stili Babbani) lo inquietava un poco, ma in fondo era un normie Purosangue vissuto nella bambagia fino ad un anno prima, e quindi qualunque cosa non rispecchiasse il suo ideale di vita era spaventoso. Gyll era quasi una sconosciuta, per colpa della reticenza dell’Ametrino a conoscere nuove persone e del fatto che Jesse avesse monopolizzato la sua attenzione. Aidan era l’unico che gli paresse normale, ma ormai aveva capito che non doveva farsi ingannare: ad Hidenstone aveva ormai imparato che nessuno era normale.
    “Su, ragazzi - e ragazze!”: cercò di spronare tutti, pur non sapendo bene come farlo. “Secondo voi cosa ci aspetta, una volta arrivati?”
    Forse parlare avrebbe attenuato l’adrenalinica attesa, o forse un po’ di azione avrebbe potuto aiutarlo. Le sue orecchie cercavano di cogliere ogni rumore circostante, ma riusciva ad udire solo l’ululato del vento e il fruscio dei rami secchi coperti dalla galaverna.
    Finché…
    Non avrebbe mai potuto capire come mai i suoi tempi di reazione furono così rapidi, ma udì semplicemente una leggera variazione nel rumore del vento. Lo schiocco delle stalattiti di ghiaccio che si erano staccate dai rami più alti degli alberi di fronte a loro ruppe l’armonia dell’ambiente circostante; a uno primo sguardo, capì che probabilmente da solo non sarebbe riuscito a fermarle tutte.
    Rischiavano di essere feriti, o peggio: delle stalattiti di ghiaccio accelerate dal vento non sarebbero stati certo acqua fresca, se fossero precipitate addosso a loro.
    “RAGAZZI, ATTENTI! BOREOLUM!”: dopo i quattro giri in senso orario della bacchetta, la puntò verso i cristalli minacciosi. Il vento che aveva evocato non era abbastanza forte da rispedire le stalattiti nella direzione opposta, ma fu abbastanza potente da disturbare il loro volo e far in modo che una manciata di loro cambiasse traiettoria. Quelle deviate da Adamas avrebbero finito il loro volo alle spalle del gruppo, dove sprofondarono nel suolo con un tonfo sordo.
    Qualcun altro avrebbe pensato alle altre, o almeno così sperava. Se qualche incantesimo le avesse fatte esplodere in mille scaglie, avrebbe usato nuovamente il Boreolum per evitare che il gruppo fosse investito dalle schegge di ghiaccio.
    Quindi, avrebbe continuato la marcia insieme ai suoi compagni, sperando che le stalattiti fossero l’unico ostacolo tra loro e la meta, ma temendo che quando avessero raggiunto la radura sarebbe probabilmente stato ben più arduo.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Interagisce con il suo gruppo (scusate se non taggo tutti, me pessimo).
    Vestis per trasformare il maglioncino che indossa in una giacca da sci bianca per sopportare meglio il freddo.
    Boreolum per disperdere le stalattiti di ghiaccio cadute dagli alberi a causa del vento.
     
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
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    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black Che fosse finito tra le grazie di Ensor? Vedendo il docente ricambiare il saluto, uno strano sorriso comparve sulla bocca del mezzo-gigante. Ciarán non seppe se imputare tale reazione a una scarica di orgoglio o a una più banale comprensione di un "Ecco, tieni il mio saluto, significa che ti ucciderò per ultimo".
    "Per lo meno ha ancora delle labbra" Gli occhi dorati si posarono su Nathan per giudicarlo, il ragazzo era uno dei pochi membri dell'accademia che non avrebbe considerato un nano. In compenso, di nanico aveva il cervello. Se non altro sul suo volto erano rimaste delle labbra: lusso che il professor Black non aveva concesso a Cameroon nell'ultima compresenza di Alchimia-Trasfigurativa.
    Discorso diverso fu per la Moore. Ciarán la conosceva di vista perché avevano frequentato delle lezioni in compresenza: l'eterno desiderio di non vivere che si portava dietro, unito al pesante alone di trucco all'altezza degli occhi, le aveva donato di diritto il soprannome di "panda".
    Fortuna volle che in mezzo a quella gente si trovasse anche Howard H. Van Leeuwen. All'olandese lanciò un occhiolino per ricambiare il saluto: la sua sola presenza confortò il mezzo-gigante.
    Infine l'attenzione cadde sulle tre creature indicate da Ensor. L'idea di affrontare un basilisco fece rivalutare al giovane i suoi stessi piani "Non ci può lanciare contro una creatura del genere. Vero?". La mascella si serrò in attesa di altri dettagli e quando questi arrivarono fu come aggiungere legna sul fuoco "Si, può".
    «Professore, la sua aura che colore ha?» Ciarán avrebbe atteso il permesso del professore per poi aggiungere un «E da questo colore, sarebbe possibile cogliere qualche dettaglio sull'indole del mago che ci troviamo davanti?» Se ciò fosse stato possibile, quell'incanto sarebbe stato particolarmente interessante da testare.
    Il viaggio tramite passaporta fu sgradevole ma non quanto il freddo che gli graffiò la pelle. Le palpebre si socchiusero con l'intento di mettere a fuoco l'ambiente circostante e per quanto la sua Denrise fosse grande, quel luogo sembrava troppo oscuro per essere legato alla sua madre terra.
    "Gli alberi coprono il cielo, e non so se sia un bene o un male" Ciò che divide l'uomo dal firmamento impedisce agli dei di fornire il loro aiuto ma, data la situazione di Ciarán, forse quello sarebbe stato un bene.
    "Buchi e ragnatele" L'idea di affrontare le creature descritte dal docente ormai divenne una premonizione più che un'opinione e persino respirare si fece difficile. Le voci, al contrario, lo rassicuravano; le creature silenziose sono quelle che vanno temute.
    «Ci muoveremo seguendo uno schema a falce» Ciarán si sarebbe rivolto a tutti i membri del gruppo. «Farley, Elisabeth, Beatrix: voi avanzerete per prime. Elisabeth ci guiderà verso il Nord e voi controllerete rispettivamente a destra e sinistra; spartitevi come meglio credete» Lo sguardo poi si spostò verso Benjamin, un sorriso e poi un «Noi due copriremo le spalle agli altri 3 membri del gruppo. Siamo più alti e avanzare per primi potrebbe mitigare la loro percezione. Controlleremo che nulla ci segua» Il possente braccio si tese indicando dei rami spezzati coperti di bacche e fogliame «Prendiamo uno di questi rami a testa. Trascinandocelo dietro copriremo le impronte e l'odore delle bacche coprirà il nostro».
    Poi la bacchetta venne estratta dal fodero. Il cuore gli pompava in petto per l'eccitazione e ciò che andò a fare lo fece più per istinto che per altro
    «Forma depso» Una scintilla grigio tortora si posò su uno dei tanti rami falciati dal vento. L'incanto trasfigurativo andò a piegarne il legno fino a renderlo secco e lungo. «Converto» Dunque, il legno divenne più morbido assumendo le proprietà del sartiame di cui le Drakkar denrisiane erano ricche «Ho creato una corda. Leghiamocela all'altezza dei fianchi così se qualcosa dovesse afferrare uno di noi, dovrà vedersela con un gruppo compatto» Qualche secondo d'attesa per lasciare che quegli stranieri potessero comprendere quanto detto «Saremo esposti ad attacchi ad area, è vero, ma allo stesso tempo sarà più facile difenderci su più fronti».
    Non tirò in ballo le creature che avrebbero potuto incontrare perché per quei deboli di stomaco sarebbe stato solo peggiorare il tutto. E di certo non voleva finire a pulire del vomito dalla sua divisa.
    «Controlliamo il muschio per assicurarsi di procedere nella direzione giusta. Seguiamo sentieri evitando che il vento riveli il nostro odore» Ogni tanto si scordava di avere a che fare con dei tipi di città «Per farlo, cercate i nidi di uccelli tra i rami: sono sempre costruiti controvento» Le dita andarono a indicare il sentiero un'ultima volta «Evitiamo flussi d'acqua. Non vogliamo fare incontri con creature che hanno sete perché a questa spesso si accosta la fame. E se possibile, camminiamo su rocce in modo che i nostri passi non facciano vibrare il terreno. C'è qualcosa che si muove sotto terra e non vogliamo diventare il suo spuntino, giusto?»

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato

    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.


    Ciarán:
    - Disporsi in 3 davanti (Amelia e Aib per controllare i lati, Liz in mezzo per guidare il gruppo con la bussola);
    - Disporsi in 2 dietro (Ciarán e Ben che sono i più alti e non ostacolerebbero la vista, propone anche di trascinare dei rami spezzati per far scomparire le impronte);
    - Usa un incanto trasfigurativo per generare dal legno di un ramo una corda. Legandosi assieme sarà più facile essere colpiti da attacchi ad area ma sarà anche più facile proteggersi da ogni lato;
    - Cerca nel muschio della foresta indizi per comprendere se stanno realmente viaggiando nella direzione giusta
    - Osserva i nidi degli uccelli (Che sono sempre creati controvento), per capire la direzione dei venti della zona in modo tale da lasciare meno tracce di odore possibile
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Prima che cominciasse la lezione vera e propria, il Dioptase si ritrovò circondato da ragazze con cui Aidan aveva avuto contatti e discussioni varie. La prima a sedersi accanto a lui fu la compagna Ametrin, Aibileen che con un balbettante 'posso?' chiese se poteva sedersi accanto ad Aidan. Lui non aveva alcun problema, anzi gli faceva piacere, quindi le fece un sorriso gentile e annuì “Aibileen! Ciao, certo che puoi! Come stai?”.
    Qualche momento dopo arrivò un'altra ragazza e, beh, appena sentì la sua voce il suo sorriso si allargò di più e i suoi occhi quasi luccicarono “Gyll! Sei venuta, allora! Siediti qui. Ah! Lei è Aibileen.” Disse indicando la mora accanto a lui. “Aibileen. Lei è Gyll. La mia ragazza” Lo disse con un sorriso a trentadue denti e sembrava strano pure a lui. Ma era così.
    Nemmeno il tempo delle presentazioni che sentì un'altra voce, avvicinarsi a loro tre. Aidan si voltò e guardò chi gli aveva rivolto la parola. 'Mi ha trattato di merda, non mi ha cagato per tutti sti mesi e d'un tratto si siede nel mio stesso banco? Che problemi ha, questa ragazza?' la guardò accigliato ma alla fine non aveva nulla con lei, a quanto pare era una ragazza piuttosto scontrosa. “Ti sei già seduta” Disse, accennando un sorriso.
    E quindi Aidan seguì la lezione con tre ragazze belle e con tre caratteri completamente diversi tra loro. Se fosse stato un ragazzo più timido la scena sarebbe stata diversa (un po' come l'immagine di quel ragazzo che si sforzava dal non voltarsi a guardare la bella ragazza che gli stava accanto, al punto che le vene della tempia sembravano esplodere). Per fortuna non era affatto timido.
    Dopo la spiegazione sull'incantesimo Betlum Exumai, di cui appuntò ogni cosa che disse, arrivò la parte pratica.
    Aidan prese per mano Gyll e con lei si avviò verso la passaporta che aveva preparato il professore. Appena arrivò il suo turno, toccò la passaporta e con la solita fitta all'ombelico si ritrovò catapultato in una foresta. Faceva abbastanza freddo e una nebbia non faceva vedere assolutamente nulla. D'istinto chiamò Gyll e appena le vide si avvicinò nuovamente a lei e le strinse la mano.
    “Il professor Ensor si diverte a vederci sofferenti ed infreddoliti” mormorò ascoltando le parole del professore.
    Vennero divisi in gruppi. Vide Aibileen allontanarsi da loro ed avvicinarsi al gruppo a lei assegnato, sperando di sapersela cavare e che gli altri ragazzi la aiutassero. Era sicuro però che lei sarebbe stata in grado di cavarsela benissimo. Aidan e Gyll vennero assegnati al gruppo di Howard. Con loro Adamas Vesper, un ragazzo che conosceva solo di vista ma con cui non aveva mai avuto modo di interagire, la ragazza arrivata in ritardo che gli ricordava tantissimo una di quelle cantanti rock del mondo babbano. Lo stile dei vestiti e del trucco la facevano assomigliare proprio ad una cantante Punk. Ed infine arrivò la persona di cui non provava alcun tipo di simpatia: Cameron. Appena lo vide arrivare, si portò una mano sulla fronte e mormorò “Prepariamoci ad una sfilza di punti tolti ai Dioptase...”. Comunque, Aidan salutò tutti i ragazzi ascoltò la direttive del professore.
    Quando tutti i ragazzi del gruppo furono arrivati, il professore ci fece segno che potevamo incamminarci. Dovevamo camminare per 4 chilometri verso nord, fino ad un piazzale. Aidan si incamminò assieme al gruppo, sempre tenendo per mano Gyll. Sapeva che lei non si sarebbe affatto divertita. Anzi, per farla sentire meglio, le mise sulle spalle la sua giacca. Lui rimase semplicemente con la sua divisa. Alla domanda di Adamas, Aidan non sapeva cosa dire. “Spero nulla di particolarmente pericoloso...anche se stiamo parlando del professor Ensor...”.
    Aidan cercò di individuare qualunque rumore attorno a loro, ma ancora non sentiva nulla. Fino a quando Adamas urlò e lanciò un incantesimo. Aidan si fermò di scatto e con il braccio mise Gyll dietro di lui. Dalla tasca della divisa prese la sua bacchetta e d'istinto urlò “protego!”, pre proteggere lui e Gyll dall'eventuale caduta di altre stalattiti e dalle schegge che avrebbe creato l'esplosione delle stesse.
    Non era in grado di usare l'incanto utilizzato da Adamas quindi si limitò a proteggere lui e Gyll.
    Se tutto fosse andato liscio, Aidan avrebbe proseguito il cammino assieme ai compagni.
    “Dite che il professore si voglia sbarazzare di noi?” chiese infine, pensieroso, mentre camminava.
    Aidan Hargraves

    "
    .Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei
    "

    Dioptase, 16 anni

    code by ©#fishbone



    Nella prima parte interagisce con Aibileen Beatrix Gyll McKenzy e Elisabeth Lynch

    nella foresta interagisce con tutto il gruppo Adamas Vesper Olive Moore Cameron Cohen (ahimè) Howard H. Van Leeuwen e Gyll

    Protego per proteggere me e Gyll dalle stalattiti e dalle probabili schegge dovute a probabili incantesimi che probabilmente faranno esplodere le stalattiti. (ho ripretuto troppe volte la parola "probabile")
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Ma che diavolo ci faceva a lezione, ancora non l'era molto chiaro. Difesa, poi, era una delle materie che più non le venivano bene. Non sapeva s'era colpa dell'ansia che Ensor le trasmetteva o dal fatto che non era poi così propensa a maltrattare delle creature, anche se queste erano offensive.
    La mezza-veela cercava di mettersi il meno in mostra possibile durante quella lezione, proprio per non fare la fine di Nathan o di Livs. Sì, se ve lo state chiedendo, Gyll era terrorizzata dall'emblematica figura di Brian Ensor e dalle sue punizioni.
    Lo sguardo della piccola si spostò verso Livs, chissà se avesse necessitato di un aiuto per pulire le gabbie, forse dopo glielo avrebbe chiesto (non consapevole che questa narratrice sa già chi bullizzerà la povera ametrina!), ma adesso c'era una questione da risolvere: il completo disagio di quando Aidan aveva presentato Gyll ad Aibileen come la sua ragazza. Doveva ancora far l'abitudine alla parola e le sembrava così strano essere presentata così. Quel disagio aumentò, quando la mezza sorrise ad Aibileen.
    Non sapeva cosa dire, in verità, per questo si limitò a sorridere. L'arrivo di Lynch, successivamente, non la scosse poi tanto rispetto a quell'imbarazzo precedente. Si limitò, anche lì, a sorridere alla concasata e farle spazio, azzeccandosi un po' di più verso il Dioptase.
    Le lezioni per Gyll non erano mica una passeggiata e, in aggiunta, la sua svogliatezza aumentava la difficoltà, per questo la presenza di Aidan, forse sarebbe stata un toccasana per la sua media di voti quasi inesistente.
    Ensor iniziò la spiegazione e Gyll lo guardava. No, meglio. Lo fissava. Non toglieva gli occhi di dosso al docente, come se guardandolo sarebbe potuta diventare invisibile ai suoi stessi occhi e quindi attirar meno l'attenzione.
    Intervenire? Nemmeno un po'. Se avesse sbagliato si sarebbe trovata sicuramente a scavar tane per qualche insetto sfrattato.
    E poi, a lei non facevano proprio schifo gli insetti.
    Si alzò, prendendo la mano di Aidan e avviandosi verso quella che sarebbe stata la passaporta. Ne approfittò, nel tragitto, per tirare appena appena il braccio del ragazzo e avvicinarlo, giusto per dirgli due paroline nell'orecchio «Dovrebbero inventare un Riddikulus da fare su Ensor. Forse riuscirebbe a farmi meno paura con un cappello enorme e delle zampe da paparella.» - confessò la mezza, rabbrividendo appena all'idea che se avesse scoperto quel desiderio recondito, l'avrebbe impalata seduta stante.
    Attese che Aidan toccasse la passaporta e poi lo fece anche lei, afferrando il trofeo di guerra. Si sentì tirare all'altezza dell'ombellico e quando i piedi tornarono di nuovo a terra, la sua testa prese a girare appena appena «Oh mamma. Ho mangiato troppe caramelle.» - disse, portandosi una mano sullo stomaco. Doveva cercare di non sboccare e concentrarsi su un punto fisso, così che non girasse più nulla. Si sentì chiamare «Ci sono. Più o meno.» - rispose, lasciando che il moro l'afferrasse per la mano, perché lei non è che aveva ben capito quante mani avesse.
    Tuttavia, quando la testa iniziò a fermarsi, non è che la visuale fu delle migliori: la nebbia di quel posto era fittissima «Credo di aver visto un film horror che aveva lo stesso inizio, ieri sera con Pixie... e, spoiler, non finiva nel migliore dei modi.» - bofonchiò, rabbrividendo ancora e questa volta per il freddo. Annuì alle parole di Aidan «Fosse solo questo che lo diverte, sarebbe un gran passo avanti.» - disse, proprio appena prima che lo stesso Ensor facesse la sua apparizione. Ad ogni verso strano, Gyll stringeva un po' di più la mano di Aidan «E' quasi come ad Halloween.» - sussurrò appena appena al Dioptase «Questo posto è spaventoso...» - ed Ensor ancora di più, soprattuto quando ammise di essere felice. Lì, Gyll capì che erano fritti. La felicità di Ensor era sicuramente direttamente proporzionale alla sofferenza dell'umanità.
    Gyll sgranò gli occhi «Bene, ci sarà da camminare.» - quando divise i gruppi, Gyll sorrise ad Aidan e si avvicinò agli altri ragazzi del suo team. Ma prima, cercò il braccio di Aibileen e «In bocca al lupo!» - disse con un sorriso.
    «La cosa maggiore che mi conforta è che tra te, Howard e Cammy, mi sento un tantino più sicura.» - certo, come no. Sentendo la fine della spiegazione, stette attenta alle domande che vennero fatte e giunse ad una sola conclusione «Moriremo nella neve.» - oramai era rassegnata. Alle parole di Aidan, poi, volse lo guardo verso Cameron. Gyll storse un po' le labbruccia e diede una piccola spinta con il gomito ad Aidan «Dai...» -
    Si sarebbe avvicinata al gruppo e avrebbe sorriso ad ognuno dei presenti, concordando con Adamas. «Quattro chilometri con questo tempaccio. Uffa.» - aveva freddo, non c'era che dire, tuttavia la premura di Aidan l'aiutò. Gyll lo guardò «Ma così ti prenderai un raffreddore!» - disse sgranando gli occhi. Ma Adamas ebbe un'idea favolosa che Gyll prese subito in esempio «Vestis!» - proferì, puntando Aidan con la bacchetta, per far apparire un maglioncino con i colori della casata del ragazzo molto caldo, così che potessero stare al caldo entrambi.
    Si mise dietro Adamas, seguendo il gruppo e non lasciando la mano di Aidan «Secondo me ci butterà giù dal dirupo. Lui è già lì, ci starà aspettando e appena arrivati: BOOM! ci lancia giù!» - che strana idea aveva di Ensor, eh.
    Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che aveva realmente detto, che l'urlo di Adamas la fece spaventare. La sua reazione? Stringere la bacchetta e attaccarsi al braccio di Aidan, proprio come ad Halloween.
    Gyll e la paura, capitolo 3.
    Per fortuna quei ragazzi erano sicuramente più pronti di lei e tra il boreolum di Adamas e il protego di Aidan, erano salvi «Bravissimi ragazzi!» - disse, tirando su un braccio quasi fosse una ragazza pon pon.
    «Comunque con questa nebbia non vedremo mai bene dove andiamo.» - sbuffò appena, quindi, ma tempestive arrivarono le parole di Howard.
    Gyll sbattè le palpebre un paio di volte e poi annuì sorridente e felice che qualcuno le avesse dato un compito così importante, a suo parere.
    Si fermò, quindi, e disegnò la stilizzazione di una nuvola, per poi puntare la bacchetta al cielo e «Meteo Recanto!» - disse, mentre sperava di essere stata abbastanza brava da far spuntare il sole sulle loro testoline. Attese un attimino e ... i primi raggi spuntarono, rompendo la coltre di nebbia.
    «Yeah! Ci sono riuscita!» - disse, gettando le braccia al collo di Aidan, e tirando su una gamba «Ora fa tutto meno paura, non c'è che dire!» - il sorriso si era illuminato, così come l'ambiente intorno a loro, che avrebbe potuto essere più facile da osservare con tutti i suoi pericoli.
    La domanda di Aidan, però, le fece fermare il povero cuoricino terrorizzato dall'idea di Ensor «E se la prova fosse solo una scusa e lui si è già sbarazzato di noi, lasciandoci qua?» - ecco qual'era il vero piano!
    Gyll McKenzy

    "
    Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
    "
    Black Opal, II anno

    code by ©#fishbone

    Prima interagisce con se stessa e la sua Ensorfobia. Poi commenta un po' Ensor con Aidan.
    Prende la passaporta e ascolta la spiegazione, dopo aver commentato Ensor con Aidan e aver cercato di non sboccare caramelle.
    Saluta tutti e anche Aibileen, poi parte verso la morte.
    Fa un vestis su Aidan per coprirlo dal freddo, poi fa congetture sui piani malefici di Ensor.
    E' inutile come una pigna contro le freccione di ghiaccio, esegue Meteo Recanto sotto consiglio di Howard per diradare la nebbia ed è felice per la buona riuscita.
    Poi... torna la ensorfobia e le strane congetture. Ma prosegue.

    EDIT: AGGIUNTO SPOILER CHE AVEVO SCORDATO.
     
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    Miracolo dei miracoli la porta si aprì, e dovette aggrapparsi ad essa rimanendoci attaccata per non cadere faccia avanti, andando quindi a cercare di mettersi sulle proprie gambe nell'ascoltare le parole del professore. «Mnhg...» ma non commenta, per quanto l'espressione afflitta parli da sé. «Si professore, scusi...» semplice almeno per non sembrare che lo stia ignorando. Va quindi a sistemarsi sul primo posto disponibile, per poter anche riposare le gambe. Riesce a camminare per un periodo ovviamente, ma ogni tot ha sempre bisogno di fermarsi, o finisce semplicemente a ruzzolare per terra perché le ginocchia si piegano e cedono al peso minimo. Le sopracciglia aggrottate mentre ascolta, andando a sollevare un sopracciglio. "Dovrei pulire questa roba?!" avrebbe preferito qualcosa di più diretto se tanto la voleva morta, la mano che andò a tenere la fronte per un momento, il quadernino aperto, ma più che prendere appunti stava già schizzando quegli esseri, segnando le cose particolari don delle freccine ed una scrittura incomprensibile. Forse non ci è ancora arrivata completamente che dovranno affrontarli, o probabilmente immagina qualcosa lì a lezione. "Chissà di che colore è la mia aura, se non è nera potrei offendermi." ironici perfino i pensieri, mentre i propri appunti assomigliano sempre più a dei rebus. Ed è solo la parola Passaporta che le fa alzare la testa aggrottando le sopracciglia. No, mai presa una, mai smaterializzata in vita sua, però da qualche parte ha letto a cosa servono. Quindi dove dovrebbero finire? E lo strappo all'altezza dell'ombelico lo sente, come la testa girare appena arrivano in quel posto. Qualche passetto in giro per tenere l'equilibrio, e parliamo sempre di qualcuno che ha una dieta di soli liquidi e quindi uno stomaco tremendamente sensibile. Spieghi professore, nel mentre l'ossigenata si butta da qualche parte a far uscire arcobaleni dalla bocca - il più lontano possibile da altri studenti.
    E' quindi con un po' di ritardo che si accorge di dove sono, con la faccia di chi già vorrebbe andarsene semplicemente a letto. Si stringe nella giacca, stringendosi al tempo stesso lo stomaco dopo essersi pulita e riavvicinata di soppiatto - ha perso qualche informazione, ma non troppe almeno. Ma quel posto è sia orrendo che affascinante, motivo per cui si guarda intorno, andando a guardare anche quelle orme, sussultando ai primi suoni che raggiungono le orecchie. Insomma, è completamente distratta, non sa dove si trovino, fa freddo, non vuole starci, ed ha già rigettato. E la lezione è appena cominciata siniori e siniore!
    «Quattro.. cosa?» un borbottio, le sopracciglia che si alzano. Difesa contro le arti Oscure o educazione fisica? Lo sguardo che si posa quindi sulle gambe - e scivola anche a sistemarsi la calza caduta, giusto per coprirsi un po' dal freddo. Ma la preoccupazione sul volto della bionda è abbastanza palese, sia per il posto, sia per il fatto che.. no, come dovrebbe esattamente reggerli quattro chilometri che già avvicinandosi ciondola? Ma allo stesso tempo non se la sente di dire qualcosa. Una cosa è già far perdere punti alla propria casata, ma far perdere voti ad un gruppo. Le labbra si stringono mentre il volto si fa appena più pallido. «Una morte lenta e dolorosa?» la risposta ironica ad Adamas, il tono strascicato e la voglia di stare ancora in quel posto sotto le scarpe. Ne aveva vissute di brutte in vita sua, ma era una nata babbana, semplicissima: di roba magica ancora non ci capiva quasi un H, se non quello imparato alla precedente scuola.. abbandonata pure prima del dovuto. Comunque, si tiene un po' indietro confronto agli altri: semplice motivo che è decisamente lenta. Ma almeno tiene stretta la bacchetta, e all'urlo alza di scatto la testa, la bacchetta che viene puntata subito sopra la testa. «Lumos Astralis!» perché questo? Non è dato sapere, ma comunque dovrebbe creare un fascio arancione capace di ustionare, quindi di sciogliere le frecce di ghiaccio che potrebbero caderle in testa. Rendendo in realtà una bellissima doccia di acqua gelida. Il trucco per fortuna è waterproof, ma non i capelli e i vestiti. Un lungo respiro, mentre cerca di spostarsi i capelli bagnati dal volto. «...» non commenta altro, semplicemente riprende a camminare - anche se rimane sempre indietro, bello ciondolare, insieme alla fatica ed il freddo. "Giuro che ammazzo qualcuno oggi, li uccido tutti in questa fottuta scuola, ma che cazzo di lezione è..." ed il respiro si fa mano mano più pesante, come le gambe. Insomma, resisterà ben poco prima di doversi sedere e non rialzarsi più. Ovviamente continuando ad ignorare qualsiasi persona non le parli direttamente, ricordiamo la pesante asocialità.
    |like wat?| code by ms athelophobia


    Risponde giusto ad Adamas Vesper, per il resto as usual si fa i cavoli suoi.
    Lumos Astralis - Per proteggersi dalle stalattiti pensa bene che sia il momento di una doccia fredda.
     
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    Benjamin D' Angelo
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    La lezione di Difesa Contro le Arti Oscure del professor Ensor era appena iniziata. Aveva fatto del suo meglio, ma non aveva attirato l’attenzione dell’insegnante che sembrava più affine con alcuni studenti come Ciàran ed Elizabeth della stessa casata mentre c’erano Howard e Mia con il carattere più timido, ma nello stesso tempo determinato. Poi c’era anche Cameron che come sempre riusciva a disturbare la lezione. All'improvviso la porta dell’aula si spalancò e fece entrare una Livs trafelata durante la lezione ormai inoltrata facendo perdere agli Ametrin quattro punti per il suo ritardo.

    ‘ Poverina non se lo meritava secondo me! Oddio quanto sono brutti gli insetti mamma mia fa davvero paura. ’

    Pensò Benjamin mentre vide che le lingue di fuoco formarono dei disegni: Un verme gigante con la bocca che possono inghiottire un furgone in sol boccone, Rane dall'aspetto umanoide che dalla bocca colavano bava che poteva corrodere la pietra e infine il Basilisco. Ascoltò con molta attenzione la spiegazione che riguardava uno degli incantesimi di Hogwarts che lui conosceva e si trattava della sua evoluzione Betlum Exumai che poteva ferire sia i rettili sia gli anfibi e chissà se fosse stato capace di apprenderlo così Benjamin se lo appuntò su un pezzo di carta.

    ‘Wow! Un nome molto particolare e devo dare il massimo per impegnarmi a impararlo a usare.‘

    Dopo averlo scritto, si avvicinò mettendosi in fila indiana assieme ai suoi compagni di corso aspettando il suo turno era talmente spaventato a morte, ma ce l'avrebbe fatta come sempre.

    'Oddio! La passaporta … Spero di abituarmi, ma sarà difficile.'

    Pensò il giovane Ametrin mentre attraversò la Passaporta sentendosi tirare l’ombelico e senza accorgersi che in quel momento aveva cominciato a dargli un senso di nausea e poi non era un’esperienza piacevole. Sperava che finisse presto quel capogiro, infatti, fu così appena toccò terra, aveva ancora la testa che gli faceva male.

    ‘ Che mal di testa. Non la prenderò mai più questa è diciamo l’ultima volta.’

    Pensò il giovane Ametrin mentre con i suoi occhi celesti vide l’insegnante sorridere perché la prova pratica si sarebbe svolta a quanto pare in quel luogo: La Foresta di Fogmouth.

    ‘Sorride non lo avevo mai visto è la prima volta.’

    Appena arrivò, il freddo pungente gli entrò nei vestiti costringendolo a stringersi con le mani cercando di scaldarsi un po’.

    ‘Mamma mia che freddo sembra di essere in un Freezer, mi ricorda casa mia adottiva quando non avevamo il riscaldamento ‘.

    Non aveva potuto portare con sé una giacca cosi provò a pronunciare senza giri di parole:

    “ Vestis “

    Il suo maglioncino a maniche lunghe rosso si trasformò in una bellissima giacca a vento che lo avrebbe tenuto al calduccio. Poi si guardò attorno e notò che c’erano gli alberi alti che coprono il cielo e poi vide che c’erano anche i buchi e ragnatele. Si sentivano anche alcune voci che sembravano tranquillizzarlo, anche se c’erano altre creature silenziose che erano quelle più temute in quel momento.

    ‘Buchi e Ragnatele! No, ti prego non li voglio affrontare ho paura, ma devo farmi coraggio per una volta’.

    Doveva almeno farsi forza, anche se non era facile in quel momento. Tremava ancora di paura nonostante l’ambiente circostante fosse una foresta e doveva farsi coraggio e provare a essere più coraggioso.

    Il mio motto sarebbe – Barcollo ma non mollo –

    Così si voltò verso il professor Ensor per ascoltare le sue direttive. Li aveva appena divisi in tre gruppi e Benjamin finì nel secondo raggruppamento con Liz, Aibileen e a Ciàran, il mezzo gigante. Così lui ascoltò in silenzio con attenzione le parole di Ciàran, il ragazzo opale che sembrava tenere il gruppo unito. Avrebbero eseguito il seguente schema a falce seguendo il modulo: Liz in mezzo che teneva la bussola che indicava il nord, mentre Amelia e Aibileen ai lati. Si mise dietro alle tre ragazze come programmato poi, concordò con le parole del ragazzo mentre ricambiò il sorriso mettendolo a suo agio e poi arrossì violentemente e infine accettò la sua proposta di prendere i rami che poi sarebbero servirti per cancellare le loro impronte.

    “Aggiudicato! Ne prenderò anche io uno “

    Disse Benjamin mentre s’inclinò a prendere i rami che indicava Ciàran, facendo scricchiolare le foglie che erano per terra. Dopo aver preso il rametto, tornò su mentre si legò attorno a sé la corda trasfigurata dal suo compagno, sapeva che li poteva proteggere, sia dai lati sia in area. Così Benjamin cercò di farsi venire un’ idea per collaborare e così pose la sua idea:

    “ Se non ricordo male poiché lo abbiamo studiato a magia verde gli insetti, si difendono con il veleno che emettono che però per noi è molto dannoso quindi bisogna, essere cauti e prudenti ve lo ricordate ? Io potrei occuparmi di percepire oppure osservare quello che c’è qua attorno forse ci sarà molto utile. ”

    Poteva utilizzare sia la vista sia l’udito in quel preciso momento mentre camminava sul sentiero roccioso e osservava in silenzio e notò subito che c’erano alberi abbastanza comuni con la corteccia molto spessa di color marrone avevano le foglie unite e capì che erano Pini e poi continuò a guardarsi attorno e all'improvviso notò anche un altro albero che riconobbe subito era uno splendido abete.

    ‘Wow! E’ davvero magnifico ‘

    Mentre proseguì a camminare osservando l’ambiente con lo sguardo e poi nel frattempo cercò, di stare attento ai rumori che lo circondavano, forse aveva percepito qualcosa come una specie di ronzio in lontanza.

    “Credo di aver percepito qualcosa, se non mi sbaglio!”

    Aggiunse Benjamin mentre parlò al gruppo cercando di essere utile, anche se non era facile, aspettando anche gli altri membri si sarebbero incamminati.






    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    - Vestis sul il suo maglione rosso a maniche lunghe che si tramuta in una giacca a vento.
    - Ascolta le parole di Ciàran e accetta la proposta dei rami raccogliendone uno
    - Espone la sua idea e comincia a osservare l' ambiente attorno notando che c'erano Pini e Abeti
    - Infine percepisce una specie di ronzio
     
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    Ametrin
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    Sì, oggi sono piuttosto contenta! Anche se sarebbe meglio che qualcuno stesse zitto! E nel dirlo, pungolò il fianco di Nathan con il dito, sorridendo a quello che in breve tempo era diventato il suo migliore amico e che si era beccato una specie di silencio non verbale che aveva provocato uno sbuffo da parte di Emma, sebbene non commentò troppo poiché -dopo aver portato i muffin all'uomo- dovettero iniziare il test ed avendo pochissimi minuti, era certo il caso di iniziare.
    Quindi scrisse ciò che le veniva in mente, prima che il docente ritirasse i fogli allo scoccare dei cinque minuti previsti.
    Iniziò dunque a parlare, sicuramente per spiegare loro cosa avrebbero fatto quel giorno.
    Rabbrividì alquanto nel vedere le lingue di fuoco trasformarsi in insetti giganti schifosi, piuttosto che altre specie animali che ad Emma facevano francamente schifo.
    Betlum Exumai. Ripeté, cercando di imprimersi bene in testa un probabile incantesimo che avrebbe salvato loro la vita da qualsiasi cosa Ensor avesse in mente per loro, sebbene la ragazzina sperasse che non fosse troppo severo con loro, ragazzini inesperti del biennio.
    Quando l'uomo mostrò loro quella passaporta, Emma alzò la mano timidamente. Ma... dobbiamo veramente toccare quella cosa SCHIFOSA? Ewww non potremmo, che so, usare la scatolina come passaporta? No, eh? Finita la sua inutile domanda, comunque, avrebbe aspettato il suo turno ed una volta là, avrebbe afferrato la zampa con non poco disgusto, stringendola appena. Poi tutto fu buio. Uno strappo all'altezza dell'ombelico la ghermì e non se l'aspettava, poiché non si ricordava di aver preso mai passaporte... e se lo aveva fatto, proprio non le veniva in mente. Una volta arrivata "dall'altra parte", si ritrovarono in una nebbiosa foresta che non prometteva niente di buono. Faceva freddissimo ed il solo maglione della divisa, non sarebbe bastato a proteggerli per tutto il tempo. Il sole nemmeno riusciva a penetrare attraverso le fitte chiome degli alberi, si sentivano versi stranissimi e paurosissimi e, cosa ancora peggiore, era pieno di ragnatele... ed Emma era un pochino aracnofobica. Pochissimo eh. Talmente poco che si attaccò ad un braccio di Nathan e così rimase per un tempo indefinito, almeno finché la classe al completo non si fu radunata.
    Brian Ensor che sorride? Siamo forse finiti in un universo parallelo? Mormorò all'amico, osservando il docente, incuriosita.
    L'uomo formò i gruppi. Si ritenne estremamente fortunata ad essere capitata con Mia e Nathan, due persone di cui si fidava davvero.
    Iniziarono a camminare per primi verso una direzione, seguendo Mia che teneva la bussola.
    Uh sì, dirigiamoci verso l'acqua ma... dovremmo stare attenti, si potrebbe scivolare. Commentò, dopo aver ascoltato ciò che l'altra bionda aveva da dire. Detto questo, il gruppo continuò a procedere tra tronchi caduti, punti dove il terreno era poco stabile e stretti cornicioni che davano su qualche strano precipizio. Solo dopo ciò che all'ametrina parvero secoli ma che forse erano solo pochi minuti, arrivarono ad un corso d'acqua. Era piuttosto impetuoso, invero, come se avesse piovuto fino a pochi minuti prima. Sembrava anche parecchio profondo. Ecco, Emma era un'abile nuotatrice ma di certo nemmeno lei se la sarebbe sentita di affrontare una cosa del genere, soprattutto con quelle temperature. Allora, dobbiamo superarlo ma senza bagnarci, eppure non vedo ponti nelle vicinanze... quindi ho un'idea. Le iridi splendenti si spostarono in direzione della loro capo squadra, sperando in un qualche assenso, segno che stesse andando bene. Là affianco adocchiò un tronco d'albero caduto. Nat, ragazzi, datemi una mano... aspettate. Forma Depso! Con la tua tecnica 19 -cioè, abilità- riuscì a trasformare il grande oggetto, in una piatta tavola di legno. Il fiume per fortuna aveva una larghezza ridotta, ragion per cui non avrebbero potuto saltarlo, ma sicuramente la neo tavola sarebbe riuscita a toccare l'altra sponda. Non la faceva proprio impazzire questa idea, ma se era riuscita a sconfiggere le sue vertigini salendo su una scopa e volando sul campo da Quidditch, sarebbe riuscita a fare tutto. Allora ragazzi... andate voi, io verrò per ultima. La paura la stava divorando, quello era certo, tuttavia doveva mostrarsi coraggiosa. Nathan le ripeteva sempre che lei era coraggiosa, quindi non poteva tirarsi indietro, per quanto avrebbe voluto rannicchiarsi su un angolino a piangere. Con le mani, tenne salda la tavola da quel lato ed aspettò che tutti -salvo Nathan- la attraversassero. Quando i suoi compagni fossero stati tutti al sicuro sull'altra sponda, lei avrebbe preso la mano del compagno, stringendola forte. Vai anche tu, Nat... io sarò coraggiosa per te. E nel dirlo, si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia, attendendo che anche lui andasse. Ma come poteva aspettarsi che Nathan Parker King lasciasse la sua migliore amica nonché futura parabatai, andare per ultima? Okay ma... fai attenzione... Beh, le ultime parole famose, dal momento che non appena mise piede sulla tavola, essa iniziò pericolosamente a traballare e la cosa peggiorava man mano che la ragazzina andava avanti. Fu un pericoloso colpo di vento, la sua fine. Fece tremare così tanto la bionda e la tavola, che quest'ultima si inclinò pericolosamente, tanto da far perdere l'equilibrio allo scricciolo biondo che, in un attimo, si ritrovò a precipitare nel vuoto, le urla di lei che si persero nell'etere, mentre il tutto finì con uno splash gigante. I vortici d'acqua risucchiarono la ragazzina, facendole ingollare acqua su acqua, mentre lei si sbracciava per tornare in superficie, cosa non facile per via delle correnti, ma che alla fine riuscì. Per sua fortuna -o sfortuna?- sbatté con forza contro una roccia che fuoriusciva dall'acqua ed alla quale poté aggrapparsi, gli occhi appannati ed i conati che non la abbandonavano. Con il terrore nello sguardo, cercava di individuare Nathan, provando anche ad urlare il suo nome, ma ciò che ne venne fuori fu simile al gorgoglio di un bambino che sta tentando di dire le sue prime parole. I capelli biondi completamente incollati al viso, così come la divisa che ormai, più che una protezione, era diventata una pesantissima zavorra. Le mani tentavano di puntellarsi sul terreno friabile dell'argine, il panico che cercava di combattere il raziocinio e, purtroppo, stava vincendo.
    Stat scheda Ametrin
    CODICE ROLE © dominionpf


    Fa una domanda stupida a Brian, tanto per cominciare

    Una volta partiti, incontrano un fiume impetuoso ed usa un Forma Depso per trasformare un tronco caduto, in una tavola di legno per attraversare. Lascia che tutti vadano tranne Nathan, che va per ultimo. Mentre lei attraversa, cade in acqua e fine.
     
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    Lezione DCAO


    In classe entrò qualche volto conosciuto e in maggior parte volti che aveva imparato a riconoscere solo per convivenza. Il saluto di Aibileen venne ricambiato da un semplice gesto del capo, distratto dal malumore che provava. Le parole del professor Ensor erano la cosa più vicina che riusciva a trovare da considerare un "sollievo", in quel momento. Non era una cosa positiva, lo sapeva benissimo.

    Aveva osservato con attenzione le fiamme generate dal docente, cercando di carpire più informazioni che poteva anche solo da quelle immagini. Vermi e rane di per sè non erano particolarmente problematiche, per lui, non in quanto aspetto, ma quelle che mostravano quelle lingue di fuoco non erano certo da sottovalutare. Aveva anche ascoltato con particolare cura l'incantesimo da usare: Betlum Exumai. Variante - ed evoluzione - dell'Aranai Exumai che gli era già stato insegnato in passato. Gli veniva quasi da sorridere. Quasi, perchè non ci sarebbe riuscito neanche sotto tortura in quel giorno, era chiaro come il sole che mancava. Quando Ensor tirò fuori quel passaporta abbastanza macabro, il ragazzo seguì le istruzioni senza fiatare ulteriormente e si mise in fila, aspettando il suo turno. Il suo sguardo saettava di oggetto in oggetto, impazientemente. Arrivato il suo turno, afferrò con decisione la zampa che l'uomo aveva tirato fuori con cura.

    Non era abituato a quella sensazione, quello strappo allo stomaco che gli faceva ben poco piacere, e fu ancora peggiore arrivare in quella foresta piena di alberi, con il freddo che voleva entrargli nelle ossa. Ringraziata l'umidità per quello scherzo, e anche per la nebbia, il ragazzo fece una smorfia di fastidio prima di emettere un respiro pesante, cercando di sfogarsi tramite quello. La voce del professore fu ciò che lo riportò nel mondo dei vivi, tendendo le orecchie verso di essa per ascoltaare ciò che aveva da dire. Raggiungere un posto quattro chilometri a nord. Gruppi. La prima era fastidiosa, la seconda peggio. Quelle stesse parole , poco dopo, gli fecero capire come sarebbe finita. Oh, si sarebbe distratto, ma avrebbe mandato a monte tutto per il gruppo se non si fosse calmato alla svelta. Non aveva la minima intenzione di fare la zavorra. Non per poi essere paragonato ad altri, per sentire alle spalle che "guarda loro, potevi fare così". Sarebbe successo, come era già successo, anche se non in quel luogo. Strinse i pugni, mentre sul volto nascondeva a malapena la frustrazione di quella giornata. Sentì giusto in tempo i nomi con cui doveva fare gruppo, indivinduandoli uno per uno. Li squadrò un po' mentre ascoltava la capogruppo parlare, ma non fiatò.

    Non è un piano sbagliato. Il problema è che per scappare da degli insetti finiremo in un fiume dalle, potenzialmente, forti correnti. - Era un pensiero logico. Potevi scappare da quello che volevi, ma se il fiume se li fosse portati via come fuscelli, sarebbe servito a poco. Anche le acque basse potevano essere temibili avversari, nelle giuste condizioni. A giudicare dalla nebbia, l'acqua non sarebbe stata gentile, non in quel punto almeno. Non lo avrebbe detto ad alta voce, certo che anche gli altri fossero consci dei contro. Non si credeva superiore a loro, in fondo. Annuì verso Mia, quindi si spostò col resto del gruppo.

    Giunsero presto ad un fiume dal letto abbastanza stretto. La tentazione di superarlo era ovvia se volevano arrivare al punto assegnatogli, ma trovare il modo giusto sarebbe stato decisamente meglio. Si guardò attorno, in cerca di alberi adatti, ma Emma lo battè in velocità, fiondandosi verso un albero caduto e trasformandolo in un'asse da usare come ponte. Il suo viso accennò un mezzo sorriso, gli altri sembravano tranquillamente sapere il fatto loro. L'unico suo compito, ora che lei e Nathan tenevano al meglio l'asse immobile, era non cadere dentro il fiume. Lo scroscìo dell'acqua rendeva chiaro alle sue orecchie che un giro in quell'acqua non sarebbe stato piacevole.

    Salì su quel legno con calma e poggiando al meglio i piedi, usando le braccia come asta per trovare l'equilibrio. Si mosse senza eccessiva fretta per evitare di inciampare ed evitando di guardare verso i suoi piedi. Sapeva che erano le cose peggiori da fare in quella situazione. Specialmente la seconda, visto che già gli bastava il suono a ricordargli cosa aveva sotto i piedi in quel momento. Arrivato dall'altra parte, scese giù afferrando allo stesso modo degli altri l'asse, così che chi avesse attraversato successivamente avesse ulteriore stabilità. Quando sperava che tutto fosse ormai andato però, la giornata volle giocargli un altro scherzo molto poco divertente. L'urlo femminile che venne presto annegato nei suoni dell'acqua gli fece voltare lo sguardo rapidamente nella direzione da cui veniva, appena in tempo per vedere Emma cadere in acqua.

    Merda. - Con lo sguardo cercò velocemente un modo per tirarla fuori di lì, mentre vedeva la corrente trascinarla via. Come previsto, facile tanto quanto rischioso. Gettò un'occhiata verso i dintorni, muovendosi di fretta ed adocchiando dopo un po' un ramo abbastanza sano da non spezzarsi, o almeno lo sperava. Era quasi certo che potesse venirne a capo senza la magia. - Possiamo usare questo. - Spostò gli occhi su Nathan. Non gli piaceva chiedere aiuto, ma doveva riconoscere che era sempre meglio che lasciare la ragazza lì. - Aiutami, e soprattutto parla tu, che non credo ascolterebbe me in un momento di panico. - Li aveva visti fianco a fianco, di certo in quel gruppo era la persona di cui più si fidava. Non gli interessava particolarmente il genere di rapporto, ma era la scelta più ovvia se volevano che almeno ascoltasse un minimo.

    Avrebbe aspettato una risposta del ragazzo che conosceva a malapena, confidando che avrebbe o tirato fuori un'idea migliore, o avrebbe assecondato la sua, in mancanza di altro. Aveva smesso di sentire il battito accelerato, prendendo la prima idea che gli era balenata in testa. Avrebbe fatto volentieri un passo indietro se qualcuno avesse avuto di meglio, ma l'istinto lo obbligò ad agire velocemente. Si chiese quasi, per un attimo, se i suoi genitori avrebbero fatto lo stesso. Quell'evento era riuscito anche a fargli dimenticare l'odio verso il mondo che aveva quel giorno, almeno per il momento. Nel caso Nathan avesse voluto prendere le redini, glielo avrebbe lasciato fare, altrimenti si sarebbe diretto lui stesso velocemente vicino ad Emma, allungandole il ramo per farglielo prendere. Tecnicamente la riva era abbastanza vicina da permettergli di allungare anche solo la mano, ma avvicinarsi troppo al terreno che rischiava di cedere sotto le suole non gli piaceva particolarmente, come idea, e sperava che anche gli altri avessero questo buonsenso, e che non si sarebbero fatti troppe domande.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Marcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda - Stat.
     
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    Amelia Farley
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    parlato - pensato- ascoltato
    Aveva davvero cercato di evitare che Nathan desse spettacolo, ma si era resa conto di non avere speranza di riuscire a ottenere niente. Così come non aveva speranza nemmeno con Emma, l’ametrina che si rivelava ogni volta sempre più banale e fin troppo gentile: dei biscotti a Brian?! Che cosa le aveva suggerito il cervello??
    Aveva riservato alla bionda un saluto spento e minimale, e l’aveva anche seguita mentre andava a portare i suoi dolci al prof, distogliendo lo sguardo giusto in tempo per incrociare quello di Cohen e poi sistemarsi al proprio posto.
    Per distrarsi dall’iperattività di Nathan, avrebbe terminato la parte scritta con cura e poi si sarebbe focalizzata su Brian e la spiegazione. Sarebbe stata una delle prime a mettersi in fila per la passaporta, diligente e contenta di scoprire la seconda parte della lezione, abbastanza curiosa da ignorare la sensazione fastidiosa che quel metodo di spostamento le causava ogni volta.
    Arrivati nella foresta si guardò intorno, come sempre attenta a ogni particolare, perché se c’era una cosa che detestava più di King esagitato era il farsi cogliere troppo di sorpresa da qualcuno. Si aspettava che Brian non li risparmiasse nemmeno questa volta, era certa che li avrebbe messi alla prova e anche se non era affatto abituata a sentirsi così, avrebbe finito per preoccuparsi per Nathan, soprattutto visto il suo umore di quel giorno. “Cerca di non farti uccidere da qualche insetto gigante, per favore.” lo avrebbe punzecchiato, forse più seria di quanto non avrebbe voluto, per poi allontanarsi da lui non appena il prof li avesse divisi in gruppi. Avrebbe voluto trovarsi con lui anche solo per tenerlo d’occhio, ma era chiaro che non potesse fare richieste di quel tipo, non era una ragazzina delle elementari.
    Lei non avrebbe mai affidato una bussola ad Howard, così come non lo avrebbe fatto con Mia Freeman: entrambi non le sembravano abbastanza carismatici da poter davvero essere leader di qualcosa, ma forse era lei quella sbagliata visto che erano pure prefetti… o il mondo girava al contrario. Per lei era molto più probabile la seconda. Avrebbe voluto contestare ma sospettava che Brian non avrebbe preso tropo bene la sua idea così rimase zitta e si avvicinò al suo gruppo, tutto sommato considerando Liz più o meno all’altezza del compito: non le sembrava la migliore –quella era lei, la Farley- ma non era nemmeno troppo male. Non tanto quanto Aibileen, che aveva già avuto modo di conoscere e alla quale lanciò solo una distaccata occhiata prima di cercare di focalizzarsi sul loro compito.
    Ciàran forse era nel suo giorno fortunato, o il tono che aveva usato aveva convinto la ragazza abbastanza da fargli guadagnare la sua attenzione: apprezzava chi sapeva prendere il controllo e il fatto che le avesse proposto di mettersi al comando l’aveva portata a drizzare la schiena e gonfiare leggermente il petto con orgoglio. “Ottimo, mettiamoci in cammino allora!” avrebbe affermato con sicurezza, avvicinandosi a Liz per poi legarsi la corda intorno ai fianchi. SI trattava di un’idea intelligente, anche se lei non credeva nel gioco di squadra voleva ancora fare buona impressione su Brian e portare a termine il compito, ma in un altro momento non avrebbe fatto a meno di pungolare Ciàran e fargli notare che si trattava di una scelta particolare. Ma quello era un momento per fare i seri.
    Trasfigurare la corda le aveva dato l’idea per trasfigurare qualcosa di utile a sua volta: avrebbe quindi recuperato delle foglie e avrebbe pronunciato un delicato “Vestis” per creare un mantello di pelle di drago con la propria giacca dell’uniforme. Scelta particolare, vero? Ma, come avrebbe specificato Benjamin poco dopo, insetti e anfibi erano conosciuti per la loro capacità di rilasciare spesso veleno, una qualità che nessuno avrebbe dovuto sottovalutare e che di certo Amelia aveva ben chiara nella sua testa. Si sarebbe quindi avvolta nel suo mantello, abbastanza lungo da coprirla fino alle ginocchia e con un comodo cappuccio che si calò sulla testa. Ovviamente non pensò agli altri membri della squadra, avrebbero potuto benissimo cavarsela da soli se avevano intenzione di imitarla!
    Non avrebbe vitato di alzare gli occhi al cielo alle parole di Benjamin, sbuffando. “Sono abbastanza sicura che tu te lo sei immaginato.” avrebbe replicato con sufficienza, anche solo per dargli torto e fargli notare che era da deboli fare gli spaventati in una foresta. Avrebbe quindi proseguito, sbirciando comunque dalla bussola che Liz aveva tra le mani, giusto per sicurezza.


    code made by gin


    Interagisce con Nathan Parker King, poi arrivano alla foresta e ascolta i suoi compagni di gruppo -Ciàran più che altro. Parla anche con Benjamin D&#39; Angelo più che altro perchè sicura che stia esagerando.
    - si lega la corda come suggerito da Ciàran
    - prende posto accanto a Liz guidando il gruppo
    - usa un "vestis" per trasfigurare la propria giacca in un mantello di pelle di drago, lungo fin sotto alle ginocchia e con cappuccio per proteggersi dal veleno
     
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    Le tremò il culo. Letteralmente. Ensor aveva risposto al suo saluto, ricambiandolo, il che fece scattare campanelli d'allarme nella mente della Lynch. Che avesse sbagliato qualcosa? La divisa fuori posto o la cravatta leggermente allentata? Gettò un'occhiata veloce e tutto le sembrò essere in perfetto ordine, quindi le motivazioni del gesto del docente erano da cercare in tutt'altro, anche perché si rifiutava di credere alla possibilità di un improvviso atto di stima nei confronti di Black Opal.
    Comunque la strega decise di puntare verso uno dei banchi dell'anfiteatro posti più verso la cattedra del docente, accomodandosi accanto ad uno strano trio e ascoltando la presentazione della sua concasata come propria fidanzata per bocca di Aidan. «Chi si somiglia si piglia», si trovò a pensare soprattutto perché aveva ritenuto da sempre Gyll infantile oltre ogni misura, mentre Hargraves si era dimostrato fin troppo morto di fagiana quando si erano scontrati in una sua corsa. «Auguri e figlie femmine. I maschi son troppo sopravvalutati!» mascherò in un sorriso tirato, proprio quando il Dioptase diede prova dello stato di ubriachezza dello Snaso d'oro per la cerimonia dello smistamento quell'anno. Ad esempio la Farley sarebbe stata stupenda per lei tra gli Opal. Ma non tutto andava secondo le sue aspettative.
    Evitò di risponder loro -aveva già vinto la lotteria con Ensor, non voleva abusarne altrimenti per quel dì- e si apprestò ad ascoltare dapprima informazioni su un suo prossimo e probabile allontanamento dalla scuola -che fosse qualche tumore cerebrale che gli aveva fritto l'aria stronza del cervello?- e poi la richiesta di un entusiasmante compito a sorpresa.
    La Lynch per tutto il frangente, se non fosse stato per il movimento del braccio e del polso sulla pergamena, si era dimostrata una statua granitica che tornò a respirare normalmente quando in aula tornarono a prodursi suoni che andavano oltre il gracchiare della penna sulla carta o i sospiri degli studenti più affaticati.
    E nel riprender parola e passare alla parte teorica la strada segnata dal docente non era tra le più rosee, soprattutto per chi aveva qualche problema con insetti, anfibi e rettili, al di là di essere tra le cinque cause di morte più diffuse. «Potevamo mai lasciarci sfuggire questa opportunità? Ora sì che lo riconosco». Si appuntò poi il nome della nuova formula dell'incantesimo oggetto della lezione di quel giorno, chiedendosi però di che colore sarebbe stato il fascio di luce visto che era lo stesso della sua aura. Sarebbe stato di un grigio fumoso e al tempo stesso brillante o, a seguito degli ultimi avvenimenti, qualcosa era cambiato? Di certo non le sarebbe dispiaciuto un bel rosso sangue intenso. A margine tratteggiò un riquadro intorno alla nota sull'incantesimo: vedi di colpì bene se no so' cazzi. E ritenne superfluo aggiungere il consiglio di mantenere sempre una distanza di sicurezza, in primis perché dipendeva dalla situazione in cui si trovava, in secundis non sarebbe di certo finita dritta nelle fauci di un coccodrillo amoroso dududadà.
    «Qualche suggerimento sulla creatura che dovremmo affrontare?» Si chiese nel vederlo recuperare dall'armadio in fondo all'aula un forziere che conteneva una zampa pelosa dall'aspetto davvero ripugnante, che le disegnò un'espressione di disgusto nell'apprendere come fosse la passaporta per un luogo tanto caro al prof. Non si aspettava di certo una vecchia teiera rossa, ma sarebbe bastato anche un ramo o qualsiasi altro oggetto ai fini del gioco.
    In fila per sei col resto di due, la Lynch attese il suo turno per provare la fastidiosa sensazione che tutto fosse sotto sopra, prima di atterrare su uno spiazzo erboso di una foresta che non aveva mai visto. Immediate le iridi cerulee andarono a cercare quelle del mezzogigante. Se da quando era iniziata qualsiasi cosa ci fosse tra di loro avevano preferito sedersi lontani a lezione e lavorare il meno possibile insieme nei lavori di gruppo, adesso fu piuttosto naturale per lei andare a cercare anche un minimo gesto da parte di lui.
    Con il catalizzatore stretto nella destra la battitrice dei Black Opal attese l'arrivo di tutti, ascoltando le istruzioni di Ensor e sussultare quando lo sentì fare il suo nome. Era a capo del suo gruppo. Lei. Lei che non era sta considerata all'altezza dei suoi stessi compagni di squadra per essere capitano, ora veniva investita di quella responsabilità. Per carità, alla fine si trattava semplicemente di leggere le indicazioni di una bussola, no?
    «Grazie», commentò ricevendo l'oggetto sacro degli scout e richiamare a sé il suo team, suggerendo loro di assumere una formazione a cerchio. «La divisione che ha suggerito Hinds è corretta. Chiederei ad Amelia di mettersi a sinistra e a te, Aibileen, alla mia destra», lo sguardo si posò poi velocemente su Ben e poi su Ciaràn, come a volergli suggerire di preoccuparsi per lui. «Questa non sarà un'allegra scampagnata. Conoscendo il professore diversi saranno gli ostacoli da superare, quindi cerchiamo tutti di cooperare e focalizzarci su un unico obiettivo: arrivare interi alla meta». Se li aveva divisi in tre gruppi lo scopo era chiaro, almeno per lei, ovvero di vedere come persone diverse riuscissero a trovare un modo per fare gruppo, le strategie che avrebbero adoperato e anche il tempo che ci avrebbero impiegato. «Direi di procedere sì veloci ma con accortezza, cercate di risparmiare energie per il rush finale». Poi indicò loro le grosse impronte nel terreno e delle fitte ragnatele tra i rami degli alberi, visibili nonostante la fitta nebbia. «Occhi bene aperti, mi raccomando. Hinds inizia a legare la corda intorno alla tua vita e quella di D'Angelo, poi aiuta la Beatrix». Per cui si scostò di poco, puntando il catalizzatore verso la sua divisa, disegnando un semicerchio seguito da un affondo -«Muto!»- con il chiaro intento di trasfigurare le fibre naturali in qualcosa di più solido e resistente come la pelle di drago. Qualche passo più in là e si fermò nei pressi del tronco di una imponente quercia verso cui puntò il catalizzatore per poi trascinarlo verso di sé, verso il suo petto. «Nasum Properem!» La combo del cambio dell'odore con la mutazione della stoffa dei vestiti rendendola resistente ai veleni sperava fosse di buona sorte, anche perché lei non avrebbe preso nessun ramo come i due maschietti, poiché da una parte aveva il catalizzatore e nell'altra -la mancina- avrebbe tenuto stretta la bussola. Già non le andava giù il fatto di essere legata in cordata con gli altri. E lo pensò ancora di più dopo che prese la corda da Amelia, lasciandola un po' molle tra loro, per poi legarsela per bene con nodi scorsoi stretti. La cordata avrebbe potuto rappresentare sì fonte di salvezza per chi inesperto o per un improvviso cedimento di terreno, ma altresì poteva rappresentare forma di ostacolo e rallentamento dei movimenti. In quel momento stava odiando profondamente Ciaràn, quasi quanto quella volta che le aveva dato appuntamento nella Foresta Eterea.
    Ensor fece cenno loro di avvicinarsi, mancava davvero poco alla loro partenza, quindi avevano a disposizione gli ultimi scampoli di tempo per limare le ultime cose. «Se notate qualcosa lungo il tragitto non tenetela per voi, condividete anche l'informazione che può sembrarvi più stupida. D'accordo?» Ed infine si acquietò, aprendo la bussola ed aspettando che la lancetta rossa si fermasse su quello che era il nord e, ad un'accenno di Ensor sarebbe partita. E con lei tutti gli altri.
    Il primo chilometro fu difficile, soprattutto per cercare di trovare un equilibrio tra di loro: chi aveva un passo lento, chi troppo veloce e più volte la Lynch si era voltata a guardare i suoi compagni per sincerarsi delle loro condizioni. Per quella prima parte di tragitto, tranne per nebbia e l'umidità della foresta capace di far aumentare ancor di più la sensazione di freddo, tutto sommato non avevano incontrato grosse difficoltà, se non qualche attimo di smarrimento dovuta alla bussola che ad un tratto sembrò dar di matto, girando freneticamente su se stessa prima di tornare a puntare verso nord seppur quella nera -che indicava la loro posizione- puntava verso nord est. Avrebbero dovuto portarsi sulla destra ma la presenza di un fiume impetuoso, il rumore sinistro che proveniva da quella parte avevano indotto la Lynch a mantenersi su quel lato e tentare di guadare la piena nel suo tratto più stretto, corrispondente ad una serie di massi lucidi che spuntava dalle acque. «RAGAZZI, OCCHIO A COME METTETE I PIEDI E SOPRATTUTTO DOVE!» Era costretta ad urlare per sovrastare il rumore dell'acqua che continuava a scorrere indisturbata. «OSSERVATE BENE DOVE METTO I PIEDI, SE AVETE SCARSO EQUILIBRIO APRITE LE BRACCIA E MANTENETE BASSO IL BARICENTRO!» Continuò ad abbaiare ordini, prima di posare la suola della scarpa destra sul masso e premere un po' per saggiarne la stabilità. Se non fosse stata il modello da copiare la Lynch avrebbe portato il sinistro sul masso davanti a lei ma avendo due ragazzi che non erano abituati al duro lavoro fisico del quidditch voleva che quel gioco del telefono senza fili rimanesse intatto e che non finisse col presentare tutt'altro alla fine del serpentello umano. Persero qualche minuto di troppo per quella dozzina -o poco più- di massi, tornando a respirare con tranquillità solo quando arrivarono a toccare terra, solida.
    Lì la nebbia sembrava più rada ma al tempo stesso il cielo sembrava anche più scuro e non chiaro. In fondo era pomeriggio e in quella parte dell'anno le giornate erano tremendamente corte. «Muoviamoci, manca poco!» Cercò di spronare, riposando lo sguardo sui suoi compagni di squadra. «Avanti ragazzi, ce la possiamo fare». E avrebbe continuato a spronarli, guidandoli in quel luogo che non conoscevano, fino a quando non sarebbero raggiunti in quello spiazzo che secondo Ensor sarebbe stato magnifico ma che in lei metteva una certa dose di ansia.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Battitrice

    code by ©#fishbone



    Liz cerca di gasare(?) i suoi compagni di squadra e prima di partire casta un muto sui suoi vestiti, per trasformarli in pelle di drago, ed un Nasum Properem, per dissimulare il suo odore con quello della pianta.
    Ostacolo descritto fiume burrascoso che tentano di guadare nel punto più stretto. Amen.
     
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    Dopo aver risposto al suo vicino di banco che stava bene, e prima che avesse il tempo di rigirargli la domanda, poté vedere Gyll Mckenzy, la loro compagna di classe, salutare Aidan Hargraves con un “buh” che non avrebbe spaventato nemmeno lei (ed era tutto dire). Fu un momento particolare. Ed interessante.
    La rossa sembrava agitata… Forse persino in imbarazzo? Lanciò un’occhiata al ragazzo che le sedeva accanto: che fosse lei quella che gli piaceva? Quando Aidan Hargraves confermò i suoi sospetti, dedicò un gran sorriso alla giovane Opale, il suo umore decisamente migliorato, dopo aver udito la notizia che i due si fossero messi insieme: era davvero contenta per il coetaneo Dioptase, era una ragazza molto bella, e sembrava gentile!

    << Certo, unisciti a noi! >>

    Poi, quando Elisabeth Lynch si sedette vicino a loro e, come aveva fatto lei con Aidan Hargraves, le venne in mente solo dopo di chiedere se ci fossero problemi, se lei si metteva seduta vicino a loro, le sorrise con fare rassicurante, anche se un po’ timido, non avendo mai avuto l’occasione di avere una conversazione con lei: vedendola spesso in disparte, o in compagnia di altre persone, non aveva mai osato avvicinarsi, temendo di disturbare. Ma, proprio per quel motivo, era anche contenta di avere l’occasione di scambiare anche solo due parole con lei. Dubitava fortemente che sarebbero state più di due, visto che erano pur sempre a lezione: ma sarebbero già state più di zero.

    << N.. No, figurati! >>

    All’arrivo di Olive Moor, non le interessò molto di sentire che gli Ametrin avevano appena perso dei punti, ma le dispiacque sinceramente per la concasata, la punizione che le diede l’insegnante le parve veramente esagerata, oltre che spaventosa!
    Poi arrivò il momento di rispondere al compito a sorpresa, e quello delle chiacchiere terminò. Prese appunti durante il breve tempo di spiegazione del docente, mentre disegnava un paio di nuvole volanti (era il caso di dirlo-ah sì?) sul foglio tra una parola e l’altra, nel tentativo di calmare un minimo l’ansia che stava nuotando a bracciate nel suo stomaco al solo pensiero della parte pratica che li attendeva.
    Osservò con curiosità le creature che il prof mostrò loro, avevano tutte il loro fascino, e le piacevano, anche se, visto il suo livello in incantesimi, e quello di elaborazione di strategia che sentiva di avere in quel momento, non avrebbe propriamente gioito, se si fosse ritrovata una di quelle creature potenzialmente pericolose davanti. Sul serio, lei non provava tutto questo interesse per il suicidio. Era una bella cosa, vivere.
    Si sentiva in grado di pronunciare adeguatamente l’incantesimo che aveva appena spiegato loro il Professore di Difesa Contro le Arti Oscure, davanti ad una creatura che avrebbe potuto, potenzialmente, farle del male?

    “… Francamente, no.”

    Pensò, sconsolata e sempre più stressata all’idea di cosa avrebbero dovuto affrontare durante la prova pratica. Quando giunse il momento, appunto, di far cominciare quest’ultima, Aibileen guardò la zampa pelosa che si trovava sul cuscino rosso di un piccolo forziere con curiosità, malgrado l’ansia. Al sentire il Professor Ensor spiegar loro che la zampa era “solo” una passaporta, sia la sua curiosità che la sua ansia aumentarono: raggiunse i suoi compagni che si stavano mettendo in fila e, quando arrivò il suo turno di afferrare la zampa pelosa, si ritrovò poco dopo investita da un vento gelido e da una coltre di nebbia degni di nota, nonché da una soave sensazione di nausea all’altezza dello stomaco.

    “… Ma perché non sono rimasta a letto, stamattina?”

    Anche se, in qualche modo, preferiva ritrovarsi in quel posto potenzialmente pericolosissimo (era molto probabile che lo fosse, meglio che si mettesse l’anima in pace alla svelta su quel fatto), ma all’aperto e circondata dalla natura, piuttosto che nell’aula austera e buia che avevano appena lasciato. Si ritrovò a respirare l’aria a pieni polmoni, anche nella speranza di attenuare un minimo la nausea che le stava rivoltando l’apparato digerente.

    Ciò che dovete fare è estremamente semplice… Perché ci credo poco? Mah, non saprei dire… Forse per via delle impronte di dimensioni degne di nota presenti sul terreno. Per non parlare di quelle considerevoli buche… Non ci ha mostrato delle illustrazioni di vermi giganteschi, molto belle certo, ma dall’aria ben poco rassicurante, poco fa?”

    Merlino che freddo che faceva. Non aveva mai visto il Professor Ensor sorridere in quel modo, ma non era nemmeno arrivata da tanto, doveva ammettere. Sarebbe potuta risultare quasi una cosa carina, se non fosse stato per l’eco di svariati versi di animali diversi che stava giungendo alle sue orecchie. Per quanto potesse essere affascinata da essi, non si sentiva per nulla preparata ad affrontare le creature a cui essi appartenevano.
    Quando l’insegnante disse loro cosa avrebbero dovuto fare, lo guardò con tanto d’occhi.

    “Come prego?”

    Se non altro, ad ogni modo, non sarebbe stata sola, anche se le dispiacque di doversi separare da Aidan Hargraves, che salutò, insieme alla sua ragazza, con un cenno del capo ed un accenno di sorriso che, di convinto, non aveva proprio niente: non sapeva se sarebbe riuscita a cavarsela, ma non voleva far preoccupare nessuno, erano tutti sulla stessa barca, d’altronde.
    Quindi, decise di evitare di piagnucolare a qualsiasi costo, e di cercare di mantenere il più possibile la calma. L’avrebbe certamente rassicurata parecchio, essere nello stesso gruppo di Mia Freeman (sperò, tra l’altro, che non accadesse nulla di brutto a nessuno dei due, durante quella… Poteva davvero definirla una semplice “lezione”?), ma Elisabeth Lynch, da quel poco che ne sapeva, le sembrava essere una tipa in gamba. Rispose all’occhiata distaccata di Amelia Farley con un franco cenno del capo, e cercò di sorridere rassicurante a Benjamin d’Angelo, che le sembrava molto a disagio, per non dire spaventato (non che lei non lo fosse, ma gl’insetti in sé per sé le piacevano, era spaventata dal rischio di causare, direttamente o indirettamente che fosse, dei danni a qualcun’altro o a se stessa, più che altro!), anche se di deciso, il suo sorriso, non riuscì ad avere granché.
    Se fosse stata da sola, sicuramente sarebbe riuscita a controllarsi di meno: il sentimento che le sue reazioni avrebbero potuto danneggiare i suoi compagni, l’aiutava a gestire meglio le sue emozioni, certamente di più che durante gli avvenimenti dello scorso Halloween.
    Ciarán Hinds era un ragazzo che, durante le lezioni, lasciava bene intendere di essere non solo sveglio, ma anche avvezzo a ciò che riguardava la natura in tutte le sue sfaccettature.
    La mania inglese di chiamare per cognome le persone che non si conoscevano, o con le quali si era in conflitto, o in rapporti prettamente formali, però, non mancò di farle assumere uno sguardo perplesso per un istante: non stava mica parlando con il suo albero genealogico! Oh beh. Non era di certo il momento di mettersi a fare i puntigliosi su quelle idiozie.
    Ragion per cui, lasciò rapidamente perdere quel dettaglio, anche perché ogni idea che propose le risultò sensata, e le fece apprendere non poche cose a lei nuove. Le sarebbe piaciuto parecchio avere anche lei qualche idea seria, concreta ed utile da proporre, ma la verità era che non le stava venendo in mente un granché, a parte il prepararsi mentalmente a lanciare un “Protego” da un momento all’altro, sentendosi molto responsabile del gruppo, ma in particolar modo di Elisabeth Lynch: non voleva in alcun modo che potesse capitarle qualcosa! I sensi di colpa l’avrebbero assalita a vita.
    Il fatto di non poter vedere il cielo non le risultava per nulla rassicurante: la luce lì presente non era un granché, senza contare che qualsiasi creatura avrebbe potuto raggiungerli dall’alto. Seguendo le istruzioni del compagno mezzogigante, afferrò un ramo per cancellare le loro tracce man mano che avanzavano, impugnando nell’altra la propria bacchetta, legando in seguito ai propri fianchi una parte della corda che il giovane Opale aveva trasfigurato, sorridendogli e ringraziandolo nel caso di un suo eventuale aiuto, come impartito dal loro “Capo Bussola”. Osservò con sincera ammirazione l’idea di Amelia Farley del mantello di pelle di drago.

    E lei? Si sforzò di spremersi le meningi. Non aveva grande senso, compiere un’azione a caso nel rischio di risultare più dannosa che altro, ma ripensando ad una delle ultime lezioni di Magia Verde, le venne in mente quando i suoi compagni avevano dovuto pensare a camuffare il loro odore: quello poteva rivelarsi un fattore importante sul quale agire, no? Quando vide che anche Elisabeth Lynch lo aveva usato, si convinse definitivamente e, dopo aver passato qualche istante di troppo per concentrarsi, ed essere sicura di non balbettare nel momento di pronunciare l’incantesimo, puntò la propria bacchetta prima verso l’erba circostante, per poi ritrascinarla verso di sé ed i compagni Amelia Farley, che le era più vicina, e Ciarán Hinds e Benjamin D’Angelo, esclamando:

    « Nasum Properem!»

    Annuì in generale alle parole di Elisabeth Lynch, in particolar modo sulla parte di rendere partecipe il gruppo di qualsiasi informazione avrebbero potuto carpire lungo il cammino. Quando giunse il loro turno di partire, si posizionò alla destra di Elisabeth Lynch, cercando di concentrarsi al massimo sui versi ed i passi che poteva udire avvinarsi a loro, pronta a scagliare un Protego appena ciò si fosse rivelato necessario. Apprezzò molto l’attenzione che il loro “Capo Bussola” dedicò ad ognuno di loro, in particolar modo quando la bussola sembrò impazzire, e si sentì non poco rassicurata da essa, anche quando si ritrovò a dover drizzare ancora di più le orecchie per sentire le direttive della ragazza Opale, che stava facendo del proprio meglio per scavalcare le onde del fiume che si stavano ritrovando ad attraversare. Cercò di seguire paro paro i passi della compagna, grata al fatto che ella stesse lasciando loro il tempo necessario per passare da un masso all’altro. Quando ritoccarono la terra ferma, riuscì a stento a trattenere un sospiro di sollievo.
    Avrebbe certamente ringraziato i compagni, in particolare i due Opali, alla fine di quella prova.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR

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    SPOILER (click to view)
    -Interagisce con Aidan Hargraves, Gyll Mckenzy, Elisabeth Lynch, e mezzo con Amelia Farley, Ciarán Hinds e Benjamin D'Angelo, e si dispiace per Olive Moor per via della sua punizione.

    -Cerca di trovare un modo di essere concretamente utile al gruppo. Le viene in mente di camuffare il loro odore, e l'azione di Elisabeth Lynch le infonde il coraggio per cercare di usarlo su Amelia Farley, su Ciarán Hinds, su Benjamin D'Angelo e su di lei.

    -Cerca di eseguire al meglio le istruzioni del visibilmente navigato Ciarán Hinds e del loro "Capo Bussola" Elisabeth Lynch, e di mantenere la calma, rassicurata dalla loro presenza; e di mantenere le orecchie aperte ed attente.
     
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