Lezione biennio - Ottobre 2020/2021

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    Ametrin
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    THEN, EVERYTHING RETURNS AS BEFORE BUT IT IS NO LONGER THE SAME THING »

    Emma Lewis

    Emma adorava avere così tanti amici e mai se lo sarebbe aspettata... stare con loro era davvero quanto di più bello potesse esistere, per la biondina.
    Gnignigni ma alcune sono belle. Replicò a Nathan, mentre si dirigevano in quell'aula esotica dove avrebbero svolto una materia che Emma poco capiva, sebbene si sarebbe impegnata quanto più possibile per portare al termine la lezione con un voto decente. Per esempio... Magia Verde mi sembra un sacco interessante! Anche se l'anno scorso non era propriamente presente. Commentò, sorridendo.
    I loro passi risuonavano nel corridoio, mentre chiacchieravano. Comunque, per tornare al discorso di prima... Magari se non ti prendessi tardi con i compiti e lo studio, avresti più tempo di dormire. Ipotizzò, sebbene non sapesse se fosse effettivamente così o meno, prima che l'argomento cambiasse drasticamente, virando sui docenti e ciò che facevano al di fuori della scuola. O meglio, ciò che non facevano, secondo Emma.
    Scricciolino mi piace! Potresti sostituirlo a follettina, uffa.
    Disse, prima che quel gesto le apparisse davanti agli occhi. Era ingenua, ma non abbastanza da non capire cosa significasse quel gesto ed arrossì come un pomodoro, trovandosi però d'accordo -anche se segretamente.
    Ma finalmente si trovarono in aula, seduti addirittura in prima fila e così Emma fece la conoscenza di "ghiacciolina", che effettivamente sembrava fatta apposta per quel soprannome, sebbene l'ametrina ben pensò di tenere per sé queste considerazioni, felice comunque di fare nuove conoscenze, anche se Amelia aveva più il comportamento di quelle ragazze bulle, che da potenziale amica. Fece spallucce e guardò il foglio che era loro apparso davanti, scegliendo quella che le sembrò la domanda più facile delle tre e che avrebbe richiesto meno fatica mentale. Ma... veramente ho solo letto male! Si difese alle parole di Nathan, mettendo su il broncio ed iniziando a scribacchiare qualcosa in quel foglio che ora sembrava enorme e che sicuramente non avrebbe riempito completamente.
    Alla fine, vide il suo foglio svolazzare via e rizzò la schiena sulla panca, pronta ad ascoltare la parte pratica di quella lezione.
    Osservò affascinata il docente quando si trasfigurò la testa in quella di un serpente, anche se la inquietavano con quei loro occhietti gialli crudeli e la lingua biforcuta. Insomma, non erano certo tra i suoi animali preferiti, anzi Emma ne aveva piuttosto paura. Per fortuna, quindi, l'uomo si destrafigurò piuttosto in fretta anche se... ad Emma venne un colpo al cuore quando il docente le "chiese" di essere la prima a prendere parte a quella trasformazione. La giovane deglutì. S-Sì... certo! Afferrò la sua bacchetta e guardò ora la nebbia, ora gli animaletti, finché non fu catturata da un grazioso colibrì. Ma non di quelli banali che aveva intravisto ogni tanto; questo aveva il piumaggio molto più colorato. Questo qui pare un colibrì dioptase commentò, osservandone il verde e blu, nonché la fierezza con la quale svolazzava nella sua gabbietta. Lo guardò per un tempo che parve infinito, anche se non furono che pochi secondi. Okay, sono pronta! Annunciò, cercando di convincere se stessa. Strinse la bacchetta tra le esili dita, muovendo qualche passo fino a fermarsi a cospetto della nebbia. Prese un profondo respiro atto a darsi coraggio, finalmente addentrandosi in essa. Lì l'ambiente era nettamente diverso da quello rumoroso e caotico dell'aula di Alchimia. Là la calma regnava sovrana, il silenzio era calato su di lei e le sembrava di essere sola, anche se dall'altra parte c'era tutta la classe. Era inquietante. Deglutì a vuoto diverse volte, prima di sfoderare la bacchetta e chiudere gli occhi. Okay, doveva figurarsi in mente quello splendente colibrì. Immaginò un corpicino minuto ed agile, con due ali fini ma splendide, un manto color blu elettrico e verde smeraldo. Un becco sottile ma affilato ed un paio di occhi vispi, nonché due zampette dalle unghie pericolose, per quanto fosse una creatura piccola. Immaginò il piccolo petto che si gonfiava ad ogni respiro, immaginò lo svolazzare dell'uccello. In un certo senso, le ricordava se stessa. Piccolo ed indifeso, anche se all'occorrenza sapeva tirare fuori gli artigli. Nella sua mente ora era apparso un colibrì graziosissimo e maestoso, non restava che concentrarsi sulla testa in particolare. Quasi si immaginò ogni piccola piuma che gli ricopriva il musetto, il fine becco di un azzurro quasi bianco e gli occhi neri. Strinse il catalizzatore tra le falangi ed eseguì un giro, con la punta di esso, in senso orario vicino alla propria tempia, cercando anche di ricordarsi la formula. Animale figura... animali figurio... cosa diavolo era? Strinse gli occhietti azzurri chiusi, cercando di ricordare la formula detta dal docente pochi attimi prima. Animalia Figuro! Si ricordò e pronunciò, dopo aver nuovamente eseguito il giro in senso orario e la stoccata vicino il capo. Fu così che la sua testa si trasfigurò nella testa dell'animale che aveva immaginato, un bel colibrì dioptase. Il problema vero arrivò dopo. Emma riusciva ancora a gestire il suo corpo ed i suoi pensieri, ma sentiva chiaramente come l'istinto da uccellino stesse prendendo il sopravvento e le venne un'incredibile voglia di becchettare qualche chicco di grano, ma là attorno proprio non ne vedeva. No, doveva concentrarsi su ciò che doveva fare. Gonfiò i polmoni decisamente troppo grandi per un colibrì, aprì il beccuccio e... un sonoro cinguettio risuonò in quella zona e la ragazza si meravigliò che fosse venuto da lei. Una volta fatto, decise che sarebbe andata a chiedere a Samuel se avesse avuto qualche seme, ma... quando superò nuovamente la nebbia, la sua testa tornò ad essere quella della biondina e non più il grazioso animaletto. Assurdo! Avevo una gran voglia di semini. Annunciò, trotterellando poi tutta felice da Nath. Alzò le braccia al cielo. Hai visto?! Ce l'ho fatta!
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    Emma interagisce con Nate e trasforma la sua testa in quella di un colibrì click
     
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    Mia Freeman
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    parlato - pensato- ascoltato
    Mia aveva sussultato nel momento in cui Samuel aveva lanciato l’incanto contro Cameron, portandosi per una frazione le mani alla bocca per la sorpresa. Non avrebbe voluto infierire ulteriormente, ma se conosceva il ragazzo abbastanza bene sapeva che non avrebbe reagito bene di fronte a quel genere di punizione, o di fronte ad una punizione in generale. Non comprendeva fino infondo il suo spirito di ribellione, Mia in effetti era ben più diligente, ligia al suo dovere e alle regole, anche se stava cominciando a lasciare andare un po’ la presa sulla propria rigidità, cominciando a cambiare anche lei seppur non in modo così radicale. Cameron era una buona influenza su di lei, la faceva sentire più libera e le metteva addosso la voglia di provare ad andare oltre i propri limiti, senza per questo trasgredire alle regole o finire per venire punita da un insegnante.
    Ogni volta che succedeva qualcosa del genere, ogni volta che Cameron si comportava “alla sua maniera”, cominciava a chiedersi se davvero lo stesse aiutando, se stesse facendo del suo meglio per spronarlo a migliorare. Non voleva cambiarlo, non era quello il punto, era stata attratta da Cameron anche per il suo essere il classico ribelle e dannato, affascinante proprio perché così tenebroso e misterioso, ma aveva visto il suo potenziale e sapeva quanto stesse mostrando solo il lato peggiore di sé. Mia sentiva da sempre il bisogno di proteggere le persone a cui teneva e cercare di fare del suo meglio per avere sempre un impatto positivo sul prossimo: teneva così tanto a Cameron che avrebbe voluto portarlo a mostrare a tutti quanto valesse, a non perdersi in quegli atti di ribellione che non facevano altro che offuscare il suo vero valore.
    Sospirò profondamente, provando a non mostrarsi troppo preoccupata e soprattutto a non giudicarlo, anche il suo commento aveva solo l’obbiettivo di spronarlo, non voleva farlo sentire sotto pressione ma voleva comunque fargli intuire che forse quello non era il modo migliore di agire. Le dispiaceva comunque, non avrebbe voluto che subisse qualcosa del genere e se solo non fosse stata Mia, così impacciata in certe situazioni più formali –così come invece era molto più decisa e sicura in altre- forse avrebbe anche mosso qualche lamentela al docente, che però non avrebbe mai osato contraddire. Piuttosto avrebbe lanciato un’occhiata contrariata a tutti i suoi compagni che tanto sembravano avercela con Cameron. “I punti si possono sempre recuperare…” avrebbe quindi fatto notare, mantenendo comunque un atteggiamento pacato e sospirando appena, accarezzando leggermente il braccio dove aveva colpito Cameron poco prima, strappandole un mezzo sorriso per la sua battuta.
    Apprezzò comunque il fatto che il ragazzo non se ne fosse andato, quando si era alzato era sicura che lo avrebbe fatto, che avrebbe lasciato perdere ogni cosa e per esprimere meglio la sua disapprovazione avrebbe lasciato la stanza, il sollievo la invase quando tornò a sedersi. Non era sicura se lo avesse fatto davvero per lei, se fosse bastata la sua presenza per convincerlo a restare, non si reputava così importante, ma lo avrebbe premiato con un’altra carezza leggera e un sorriso incerto. “Grazie…” avrebbe quindi sussurrato, in modo che solo lui potesse sentirla, per poi incrociare lo sguardo di Samuel.
    Avrebbe lasciato Cameron eseguire il suo compito, provando a concentrarsi sul proprio seppur non così soddisfatta del risultato finale, e una volta terminato avrebbe trovato indubbiamente confortante il fatto che il ragazzo si fosse appoggiato alla sua spalla. Temeva quasi che potesse avercela indirettamente anche con lei, che potesse vederla come un nemico o non totalmente dalla sua parte per il tipo di risposta che aveva dato prima alla sua “scenata”, anche se ovviamente non era così. Sorrise appena quindi, lasciandolo fare per poi prestare attenzione alla spiegazione della parte teorica.
    Il processo di mutazione era qualcosa che ovviamente trovava interessante, la possibilità di mutare sé stessa, il proprio aspetto e magari ad un certo punto anche quel che provava era di certo affascinante, per quanto le sembrasse comunque qualcosa di complicato. Avrebbe voluto chiedere quali potessero essere le conseguenze strane a cui il docente aveva fatto riferimento, ma forse non voleva davvero saperlo e si limitò ad ascoltare. Nel momento di doversi alzare e spostarsi verso la zona degli animali avrebbe sfiorato la mano di Cam –senza prenderla, lei non era proprio tipo da effusioni in pubblico ancora, si sentiva impacciata anche solo all’idea di avere un fidanzato e non voleva metterlo in imbarazzo o fare qualcosa di sbagliato- sperando che andasse con lei. Non voleva comunque dargli l’idea di non fidarsi di lui, o di volerlo tenere d’occhio ogni istante: sapeva che se voleva poteva impegnarsi e che poteva farcela anche senza di lei, con i giusti incentivi. “Buona fortuna allora.” gli avrebbe detto, dedicandogli un sorriso caldo e dolce, prima di lasciare che facesse da solo la sua prova.
    Si sarebbe quindi spostata vicino agli animali, cercando di capire su chi avrebbe dovuto concentrarsi. Non voleva imporsi niente, quindi il suo approccio fu quello di osservare gli animali che si trovavano lì e lasciarsi banalmente ispirare dal momento, e tutto sommato non faticò nemmeno così tanto a trovare la sua risposta: stava osservando in giro quando notò una piccola volpe rintanata in un angolo e per lei fu amore a prima vista. In effetti, nonostante il suo amore per i gatti e i serpenti, pensava che le volpi fossero animali davvero particolari: all’apparenza aggressive con gli sconosciuti, se educate con cura potevano diventare protettive e dolci, per quanto comunque un po’ imprevedibili. Quello che la sorprese di più, però, fu il suono dell’animale: non aveva mai sentito il verso di una volpe, e quando poco dopo ne ebbe la fortuna rimase spiazzata sul momento, sorpresa che potesse emettere un verso così acuto e tagliente, quasi simile ad una risata. Dopo la sorpresa iniziale sarebbe rimasta a osservarla per un po’, fino a che non fosse stata certa di averne colto ogni particolare.
    Dopo aver fatto la sua scelta e aver studiato l’animale con attenzione, si sarebbe avvicinata alla nebbia alquanto agitata e si sarebbe lasciata avvolgere provando a ripassare più volte mentalmente il movimento che avrebbe dovuto fare. Ora, Mia era una studentesse diligente di solito ma quel giorno era piuttosto distratta, e tutta la faccenda di Cameron non aiutava molto la sua concentrazione. Chiuse gli occhi quindi e immaginò il muso della volpe: allungato, due occhietti tondi e vivaci, le grosse orecchie a punta, il pelo all’apparenza morbido, striato di bianco e di rossiccio, il naso umido e per questo leggermente luminoso, immaginando che il suo volto mutasse in quello dell’animale. Era così focalizzata nella sua immagine mentale che la prima volta recitò la formula puntando banalmente solo alla sua testa, mentre la seconda il cerchio uscì fuori troppo lento e evitò di puntare alla propria testa per evitare di combinare qualche disastro. Così, dopo aver fallito per due volte, cominciò a respirare profondamente e si impose più attenzione. “Ce la puoi fare. Puoi farcela.” si sarebbe ripetuta prima di ripetere il cerchio, questa volta rapidamente, e puntare poi con decisione alla propria testa esclamando un Animalia Figuro!” a voce forse fin troppo alta.
    Se fosse riuscita alla sua terza volta avrebbe comunque avuto qualche altra difficoltà nel replicare il suo dell’animale e sarebbe uscita dalla nebbia un po’ frastornata e provata, ma, se fosse stata abbastanza fortunata, comunque tutta intera.

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    Mia interagisce con Cameron Cohen e prova un po' a difenderlo, pur senza andare contro il docente. E' un po' distratta questa volta, quindi dopo aver studiato una volpe entra nella nebbia e prova l'incantesimo diverse volte prima di riuscire -si spera- ad eseguirlo. Nel caso l'ultima volta sia quella buona ha qualche problema nell'imitare il verso della volpe, visto quanto l'ha sorpresa su un primo momento.
     
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    Dioptase
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    HELL IS THE PARADISE OF THE BAD GUYS

    Cameron Cohen

    Una cosa che Cameron aveva sempre ammirato ed apprezzato di Mia, era il suo non conformarsi così tanto agli altri. O almeno, lui la vedeva così e quel suo ribattere sulla questione dei punti, per quanto il suo tono fosse stato pacato, ne era una prova. La biondina era il suo calmante e quindi ciò che gli aveva impedito di lasciare l'aula, incurante della figura che ci avrebbe fatto.
    Le carezze sul braccio e quel grazie sussurrato, poi, gli fecero capire di aver fatto la scelta giusta a non andarsene, provando a dimostrare una maturità che sicuramente aveva ma che in quel momento era offuscata dalla rabbia.
    Rabbia scemata un pochettino dalla presenza di Mia e che quindi gli fece decidere di eseguire il compito senza ulteriori proteste non verbali, anche se diede una risposta abbastanza superficiale e che non avrebbe meritato un voto più alto della S, soprattutto perché quel docente aveva il braccino corto -ne era certo. Ma a lui non importavano i voti, non più, anche se cercò comunque di scribacchiare qualcosa per far contenta Mia, ma solo ed esclusivamente per lei: sapeva quanto ci tenesse.
    Alla fine del suo scritto, quando i fogli cominciarono a svolazzare verso il professore, proprio lui sciolse quell'incantesimo che gli aveva rubato le labbra.
    Ascoltò le sue parole controllando a stento l'istinto di piantargli la bacchetta nell'occhio -alla vecchia maniera, insomma- ma le sue falangi si strinsero attorno ad essa quasi in automatico, sebbene non la estrasse. Finalmente quella lastra sparì, risucchiata da una sfera di luce. Cameron poté tirare un sospiro di sollievo, quando delle parole gli fecero drizzare le orecchie. Voltò la testa fino ad individuare il proprietario di quella voce. La presa lasciò la bacchetta, mentre un ghigno prese possesso delle labbra. Non valeva la pena rischiare una punizione ben peggiore, per lui. Sentì la mano di Mia sfiorare la propria e si distrasse per un attimo, decidendo di seguirla e cercando le parole giuste per replicare. Ma veramente credeva che non valesse la pena discutere con quel moccioso. E non hai ancora visto tutto, ragazzino. Ammiccò, allontanandosi con la sua ragazza, lasciando perdere qualsiasi altro tipo di interazione con il compagno dioptasio, consapevole che se solo avesse voluto, avrebbe guadagnato in un anno più punti di quanti lui avrebbe potuto guadagnarne in tutti i cinque di frequenza ad Hidenstone.
    Si allontanò da Mia solo quando fu ora di scegliere gli animali da studiare. Non aveva idea di che animale scegliere, quando le sue iridi nocciola si posarono su un furetto dalla morbida pelliccia dello stesso colore e due occhietti neri vispi e curiosi. Per un certo verso, gli ricordava Axe, il suo furetto che in quel momento stava sonnecchiando sul suo banco. Potresti essere un perfetto amico per Axe gli propose, osservandone quindi ogni caratteristica. Adorava quella specie di animali, trovandola stimolante e graziosa... oltre che accarezzarne il pelo era davvero rilassante ed antistress. Ad ogni modo, quando fu il suo turno, ammiccò a Mia ed entrò nella nebbia. Venne da subito avvolto da un silenzio tale, che era convinto nemmeno in un cimitero accadesse. Strinse ancora la presa sulla stecchetta di legno e la sollevò, chiudendo gli occhi. Non aveva idea del perché avesse avuto voglia di eseguire quel compito invece che restarsene al banco, ma ormai era lì... quindi cercò di concentrarsi. Immaginò le orecchiette tese, il nasino roseo ed i baffetti appena accennati, quei suoi occhietti attenti e la bocca con denti molto più pericolosi di ciò che sembravano. Ogni pelo del muso venne figurato nella mente di Cam, fino a ricreare quella che sperava fosse la ricostruzione perfetta dell'animale, non aveva troppa voglia di provare le conseguenze di uno sbaglio.
    Alzò la bacchetta, puntandosela alla tempia. Cercò di ricordarsi la formula, senza troppo successo. Se doveva essere sincero, non aveva ascoltato il docente, quando aveva spiegato loro quale fosse. C'entrava con gli animali, poco ma sicuro, ma... quale? Si concentrò maggiormente, finché le parole gli vennero in mente allo stesso modo in cui le lettere dell'alfabeto galleggiavano nella minestrina.
    Animalia figuro. Disse, senza però troppa convinzione e dimenticandosi del giro in senso orario, per quel motivo non successe proprio nulla. Ma vaffanculo a lui e a questo schifo di incantesimo protestò, stavolta muovendo la bacchetta nel verso giusto e riprovando la formula imprimendo nella voce più convinzione possibile. Animalia Figuro. E finalmente, la sua testa divenne quella di un furetto dalla pelliccia color nocciola. Se fosse esistito uno specchio in quello spazio, sicuramente si sarebbe trovato a dir poco ridicolo, ma non poteva vedersi. Fece una pausa, prima di esibirsi nel verso del furetto che a lei ricordava quello di un criceto, solo accentuato dalla diversa stazza dell'animale. Una volta fatto ciò, sarebbe uscito dalla nebbia mentre la sua testa sarebbe tornata quella di cazzo solita.
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    Risponde ad Aidan, "interagisce" con Mia e poi si trasfigura la testa in quella di un furetto
     
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    Smaug Daingus | BLACK OPAL I anno

    Se gli esercizi teorici sono quanto più vicini alla sua forma e concezione di studio ed in particolar modo, dato le sue infinite conoscenze da libro, eccelle in praticamente ogni singola materia, nella parte pratica vige il contrario. Non riesce quasi mai a far succedere nel modo giusto quel che vorrebbe seppure nella sua mente sia davvero tutto chiaro e limpido, gli è già successo in altre circostanze ed è deciso a fare di meglio.
    Già nella lezione odierna però sembra che le sue conoscenze del mondo e della magia non siano al pari degli altri, sii è fatto scavalcare dai compagni anche prima della parte pratica cosa che ovviamente non fa bene al suo umore che appare stranito come poche altre volte. Soprattutto verso quella tale: Elisabeth; gli ruba la scena in ogni momento ed in tutte le lezioni, della quale ormai ne ha fin sopra i capelli, se gli è passato per la testa anche solo un secondo di volersela fare ora davvero l’avrebbe presa a calci, la cavalleria non è morta. La sensazione di odio lo attraversa in maniera repentina entrando ed uscendo un attimo dopo lasciandogli solo questo senso di stranezza aggiunto.
    Nel frattempo la lezione continua, l’opale sta cercando prima di tutto di capire cosa lo aspettasse, il modo in cui la prova si sarebbe dovuta svolgere e come riuscirci egregiamente. “Nella nebbia” il dire lo ha lasciato per un mezzo secondo di stucco “Non voglio entrarci nella nebbia” non che abbia paura di essa ma preferirebbe evitarlo, senza saperne neanche il perchè anche se sembra di non poter tirarsi indietro. Rimane impassibile ai movimenti di Black, osserva minuziosamente tutto, dall’inizio alla fine, attento soprattutto nel vedere il moto della bacchetta compiere i cerchi e poi l’affondo «capito!» esclama d’impeto «Non sembra difficile stavolta!» la sua memoria fotografica gli sarebbe venuta in aiuto, prima per ricordare le sembianze bestiali della trasfigurazione e poi per ricordare l’esatto movimento compiuto dall’insegnante per riprodurlo in maniera identica. Se non avesse scelto di tasca sua il primo direttamente Black in persona probabilmente Smaug si sarebbe proposto visto che nel vedere quella testa di serpente sbucare gli ha messo un’adrenalina in circolo fuori dal normale. «Cazzo non vedo l’ora» dubita di venir ascoltato e punito dato il suo parlare in modo lieve, tipo sussurro.
    Aspetterebbe di vedere tutto l’esercizio svolto da Emma a cui rivolgerebbe un grazioso sorriso di congratulazioni con un ambiguo occhiolino ammiccante “si decisamente non sembra difficile”. «Vado io professor Black» sventola in aria una mano e cerca di catturare l’attenzione, non vuole perder tempo e deve darsi da fare per poter recuperare il gap didattico in cui la lezione sembra averlo portato inesorabile. Si alza di scatto dalla sedata e intraprende una marcia decisa verso il buffo animaletto già scelto per un’ultima occhiata. Prende tempo per studiarlo alla perfezione ritardando la trasfigurazione, un porcellino d’india davvero minuscolo davanti a lui, cerca di ricordarne le fattezze ed i lineamenti, la folta peluria e la buffezza.
    «Sono pronto» esplode deciso prima di catapultarsi nella nebbia con solo un breve attimo di tentennamento prima di scomparirci attraverso. In essa tutto è ovattato, una nube densa e isolante e nella mente una profonda sensazione di calma. Gli occhi attenti e vivi del giovane si chiuderebbero dolcemente, l’oscurità nel pensiero dovuta al movimento delle palpebre verrebbe ben presto sovrastata dall’immagine di quell’esserino appena visto. Con l’incalzare dei secondi da un mero pensiero l’immagine diverrebbe limpida, perfetta. I baffetti in coppia sparati in ogni direzione, la diversità di colore della parte centrale del musetto bianca a tutto il resto di un marrone chiaro. Il naso fatto praticamente a due fessure tirate verso l’alto e l’esterno, sotto una simpatica bocca con con un piccolo taglio superiore centrale, le guanciotte paffute che avrebbero potuto ospitare centinaia di noccioline da fiera italiana. Gli occhi ai lati della testa e separati l’uno dall’altro che si è sempre domandato se riuscissero a vedere destra e sinistra contemporaneamente, le orecchie tirate indietro colorate con tre tonalità sovrapposte, bianco, nero e quel marroncino chiaro di cui tutto il resto è colorato. Per certi tratti gli ricordava Philiph gallaher della serie Shameless. La bacchetta tolta dalla tasca inizierebbe a roteare in senso orario, una volta sola per poi fare un affondo verso la propria tempia destra esattamente come suggerito da Black «Animalia Figuro» Un fiotto arancione dalla punta dell'oggetto magico ed i suoi tratti del viso che a seguito muterebbero velocemente. La testa del ragazzo assumerebbe quindi la fattezza di un roditore ed istintivamente verrebbe tastata con la mano sinistra di cui ne incontrerebbe il morbido pelo, se questa dicasi ben fatta. Uno squittio a pieni polmoni che non sarebbe di certo paragonabile a quello di altri animali seppur decisamente acuto e fastidioso. Passerebbero pochissimi istanti e la nebbia si diraderebbe totalmente che come conseguenza porterebbe la paffuta testa da porcellino d’india a ritornare di nuovo normale nell'esatto effetto contrario di prima. «Bene» uno sguardo compiaciuto in ogni direzione, sorridente, per subito tornare spedito a sedersi, ignorando tutti e tutto volendo apparire superiore.
    <parlato> - "Pensato" - 'Ascoltato' | Scheda PG - Stat


    -Si vorrebbe esibire per secondo.
    -Si trasfigura in un Porcellino d'india.
     
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    Black Opal
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    E alla fine la nebbia era entrata nell'equazione della lezione solo non del tutto vicina alla funzione che aveva pensato la Lynch alla sua vista. Nessuna foresta tropicale ma un luogo di pace e tranquillità sì e quanto lo desiderava la Lynch in quel momento! Zona franca dove poter svuotare la mente e... trasformare la sua testa in quella di un animale? Sgranò gli occhi man mano che il docente snocciolava le istruzioni facendo seguire una dimostrazione pratica tanto che una bella serpe lasciò il posto al viso ormai familiare di Black. «Peccato sia durato davvero un attimo, era così interessante...» Un po' meno interessante fu abbandonare i suoi compagni di banco, che salutò con un cenno del capo, per dirigersi verso le diverse gabbie che contenevano le più disparate specie animali per lo più volatili. Aveva sempre trovato curiose quelle creature che avevano il dono del volo, donandole l'immaginario comune di libertà, fierezza ed indipendenza peccato però che non ne sopportasse spesso il verso. Alcuni erano davvero fastidiosi. «Troppo brutto... troppo comune... troppo allegro... troppo stupido...» Ad ogni passo categorizzava quelle povere creature senza trovare a tutti gli effetti qualcosa che la rispecchiasse davvero, qualcosa che riuscisse a catturare alcune sfumature della sua personalità -era utopico trovare qualcosa che la rappresentasse al cento per cento- e a renderle giustizia. Un po’ troppo supponente? Forse, ma credeva davvero che ci volesse qualcosa di più vicino a lei per ottenere una buona resa nell’incantesimo. Qualcuno avrebbe potuto credere che avrebbe finito con il trasformarsi in una arpia, giusto per proseguire con la storia delle radici sportive, altri l’avrebbero vista bene come una vipera o un boa costrictor dal dente velenoso ma lei... lei si sentiva piccola e smarrita il più delle volte, schiacciata dal peso di una realtà che era a tinte per lo più grigie con forti toni di nero e poche punte di bianco. Il massimo del colore cui poteva aspettare era il rosso che delineava i suoi momenti di rabbia e frustrazione-che sembravano quasi all’ordine del giorno nell’ultimo anno e che solo nelle ultime settimane stava cercando di tenere a freno- ed un pallido verde che accompagnava una flebile speranza di un domani migliore. Un domani ancora troppo lontano che non le permetteva di vedere ancora la fine di quel tunnel in cui era caduta.
    Un tenue verso, molto più fioco rispetto agli altri, catturò la sua attenzione, tanto da costringere le iridi cerulee a cercare di seguire, in supporto all'udito, l'origine di quel suono. E lo trovò in un esemplare di quetzal splendente la cui origine del nome era già tutto un programma; infatti, il nome deriva da quetzalli che significa divino o prezioso ma anche da Cōhuātl, il serpente. Un animale sacro per la popolazione Maya che lo aveva insignito del significato di autonomia e libertà, con il verde delle piume ad indicare la fertilità, rese così sacre che solo nobili e sacerdoti avevano il potere di indossarle mentre per gli altri vi era solo un destino ad attenderli: la morte. Scelto l'animale totemico la Lynch impiegò il tempo di attesa del suo turno, tra una nebbia e l'altra, per cercar di rivedere movimento e formula da attuare una volta che sarebbe stata dall'altra parte della barriera magica. Se sulla focalizzazione dell'immagine del volatile era certa sul movimento del polso lo era un po' meno. «Il cerchio era in senso orario o antiorario? E la formula prima o dopo la stoccata all'interno del cerchio?» No, era durante ed il cerchio in senso orario. Quanto alla formula era sicura della assenza di e ma quanto alle i aveva qualche dubbio. «Anìmala. No! Animalia figurio... figura... figuri...» Richiamò alla mente il ricordo ancora stagnante nella memoria a breve termine dove Samuel Black, poco prima di trasformarsi in una serpe, aveva pronunciato l'incanto correttamente. «Animalia Figuro, giusto.» Solitamente quei dettagli erano fin troppo chiari dal primo momento eppure quando si trattava di alchimia e trasfigurazione la Lynch andava nel panico più completo. Il motivo era da rintracciare nel fatto di essere così altalenante in quelle ore, con un rapporto di odi et amo -molto più odio che amore- con quell'insegnamento che delle volte le sembrava più utopico e lontano di divinazione. «Beh, se va male la parte pratica ho comunque compensato con quei cinque punticini in più con la mia risposta al paradosso.» Provò a rincuorarsi mentre la fila si sfoltiva e mancava solo una persona al suo turno e quella persona era entrata già da qualche minuto in quella zona cuscinetto. Ed infatti non passò che pochissimo tempo prima di vedere la neve dissolversi e poi riformarsi. «Direi che tocchi a me...» La bacchetta era ben salda nella mano destra eppure dentro di sé la Lynch tremava, tremava sotto il peso della sua stessa aspettativa. «Calmati, qui ci sei solo tu.» Con gli occhi chiusi attraversò la barriera e sempre con gli occhi chiusi riuscì a capire come quella fosse una bolla magnifica che aveva escluso ogni singolo brusio, cinguettio, vociare degli alunni. C'erano solo lei, il buio e il silenzio. I suoi sensi, dapprima presi alla sprovvista da quel cambiamento d'ambiente, si adattarono in fretta permettendole di percepire nitidamente non solo il battito del cuore ma quasi anche lo scorrere del sangue nelle sue vene. «Okay, è il momento di ricreare il quetzal splendente.» Sullo sfondo nero delle sue palpebre abbassate dei rapidi tratti di gesso andarono ad imbastire quello che era il modellino usato dagli artisti per ricreare al meglio la forma delle teste. Un ovale -questa volta teso all'orizzonte- e delle mezze curve per tratteggiare lo spazio dove sarebbero stati posizionati occhi e becco. E poi cerca quel collo, un po' tozzo per le dimensioni del corpicino; le ali che superavano di poco la lunghezza del tronco; ma il vero pezzo forte era quella duplice coda così lunga da superare, talvolta, l'intera lunghezza da testa a zampe. A quella base ecco che si aggiunsero presto i colori. Il rosso misto ad un grigio scuro a tingere pancia e sotto pancia del pharomachrus mocinno; il verde -nelle sue diverse sfumature dal prato al bosco, dallo smeraldo al verde acqua- tratteggiò la parte più interna dell'apertura alare e della coda, mentre grige quasi argentee erano le singole piume che componevano le ali, quelle stesse piume che stavano segnando il triste destino di quella specie nell'America Latina. Ed eccolo quell'animale fatto e finito in un dipinto astratto ma così vero. Come se ci fosse stata una telecamera a zoommare sulla testa quel disegno prese l'aspetto di una istantanea che catturò anche il più piccolo dei particolari. A differenza degli esemplari maschili quelli femminili erano privi di cresta ma di un piumaggio grigio talvolta tendente ai toni del marrone, con forti punte bronzee. Quella della sua immagine però erano attestati su un grigio nato dalla fusione del nero degli opali e dall'argento delle serpi, mentre i lati erano macchiati di un verdone carico e scuro proprio come il profilo della divisa che era solita indossare ad Hogwarts. L'ex Prefetta sollevò la bacchetta puntandola alla tempia iniziando a tracciare il giro che le lancette erano solite compiere: 12-3-6-9-12. Completato il cerchio la ragazza avrebbe centrato un immaginario centro mentre le corde vocali, aiutate da lingua e labbra, pronunciarono «Animalia Figuro!» mentre nella sua mente era fissa quell'immagine del quetzal splendente che avrebbe preso il posto della sua testolina. Se l'incanto fosse riuscito, a seguito del lampo arancione, i suoi lunghi capelli avrebbero lasciato spazio ad un piumaggio corto e grigio con riflessi argentati, neri, rossi e verde scuro, con la testa a rimpicciolirsi, naso e labbra scomparire per lasciar spazio ad un lucido becco nero mentre gli occhi sarebbero scivolati più ai lati e con la trasformazione dell'iride dal ceruleo al nocciola scuro. Sentiva la mente riempirsi di richiami ed istinti diversi da quelli provati fino all'attimo prima di castare l'incantesimo. Quello più impellente si rivelò quello di spiegare le ali e volare, in chiaro contrasto con la restante parte del suo corpo umano dove poteva avvertire ancora il suo legnetto stretto tra le dita. L'altro istinto era quello di riprodurre un verso e forse quello era dovuto alla nebbia che aveva attraversato, visto che quell'elemento naturale sembrava essere nelle corde dei quetzal splendenti che si dilettavano nel canto. Un istinto che però la parte più razionale di lei, ancora presente seppur in maniera diversa nonostante l'incanto, cercava di tenere a freno. I pensieri di quello che avrebbe dovuto fare per liberarsi dall'incanto si sovrapposero e confusero con quegli istinti tipici del volatile che però riuscirono a trovare, infine, il giusto canale per spiccare il volo. Black aveva detto che per contrastare l'incanto oltre ai controincantesimi c'era proprio la nebbia che si sarebbe dissolta solo e soltanto se un verso sarebbe risuonato nella bolla in cui era. Un debole verso lasciò il suo becco ma nulla sembrò cambiare intorno a lei. Vero era che l'esemplare femmina del Pharomachrus moccino non avesse la stessa profondità, potenza e pienezza del maschio ma sapeva pure che poteva far di meglio. Le sembrò quasi di gonfiare il petto, svuotare la mente, sbrigliare la sua razionalità e lasciarsi andare a quel verso «keow-kowee-keow» che aveva più l'impressione di un piccolo e breve canto. Sperava soltanto che quello bastasse per tornar normale e in aula da tutti gli altri e porre fine a quella strana lezione.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Quidditch

    code by ©#fishbone



    Liz sceglie il quetzal splendente, più info qui. Mentre qui un esemplare femmina da cui ho preso ispirazione ma per cui si discosta leggermente nei colori.
     
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    Adamas Vesper
    Studente | 18 anni

    Da quando aveva iniziato Hidenstone, aveva sempre trovato interessanti le parti teoriche, e stimolanti quelle pratiche; l’idea tuttavia di dover trasfigurare il suo volto nel muso di un animale era abbastanza preoccupante.
    ‘E se non riesco a tornare normale? Mi rimarranno scaglie, piume o peli? Jesse mi amerà lo stesso, se qualcosa andrà male?’
    Tuttavia, sapeva benissimo che era necessario mettersi alla prova; meglio qualche vibrissa in più, che un voto (anche mediocre, in caso di fallimento) in meno.
    ‘Ma… cosa scelgo?’
    Il pensiero di trasfigurarsi in un serpente come il prof era disgustante; non era un animale a cui fosse particolarmente legato, anzi, e sicuramente a tratti lo aveva odiato profondamente. L’idea invece di avere delle piume era abbastanza buffa, ma non la sentiva sua.
    ‘Però… forse forse…’
    Ponderò seriamente l’idea del gatto: a causa delle sedute con Skyler, era ormai un animale con cui aveva preso una certa confidenza, e conosceva un po’ meglio la sua fisicità ed il suo verso. Per meglio ricordare il necessario decise comunque di visionare uno dei gatti presenti nella stanza.
    Entrò quindi nella nebbia, dove il silenzio e la pace lo colpirono: era una realtà surreale ma non spiacevole, anche se sentiva che permanere a lungo lì dentro gli avrebbe dato, alla lunga, una malinconia ed un bisogno di contatto umano. Insomma, se fosse rimasto bloccato in un mondo simile gli sarebbe mancato un sacco chiunque; forse addirittura Cameron, nonostante fosse un…
    ‘Concentriamoci. La formula è Animalia Figuro… ora, un gatto.’
    Ricostruì l’immagine mentale che aveva di un gatto, ovviamente molto somigliante a SevenUp: pelo lucido, morbido, con le varie sfumature di nero e giallo; le fauci con i canini aguzzi, che ogni tanto l’avevano mordicchiato per gioco; le vibrisse lunghe e appuntite. Mise ancora a fuoco le orecchie mobili e pelose, che spesso aveva visto muoversi nelle direzioni dei suoni anche quando SevenUp riposava. Nel complesso, ottenne un’immagine del muso di un gatto che assomigliava alquanto a quello di Skyler, pur non essendone una fotografia fedele.
    ‘Ok - dopo aver effettuato la trasformazione, dovrò miagolare… fortuna che non mi udrà nessuno. Sarebbe imbarazzante.’
    “Animalia Figuro!”: eseguì con il catalizzatore un cerchio quanto più regolare possibile in direzione della sua testa, finendo con la stoccata centrale. Vide un lampo di luce arancione, mentre avvertiva un rapido cambiamento; iniziò ad essere sempre meno in controllo della sua mente, finché non rimase che una manciata di pensieri concreti riguardanti i bisogni primari, e istinti sopiti. Fortunatamente la stanza era priva di qualsivoglia stimolo poiché, se ci fosse stata anche solo una mosca, Adamas si sarebbe quasi matematicamente mosso alla caccia di questa.
    Tuttavia, i mammiferi subiscono abbastanza la solitudine, anche se più indipendenti come i gatti; forse fu questa la ragione che mosse il suo istinto ferino a porre un piccolo miagolio, per richiamare l’attenzione di chiunque ci fosse nei dintorni. Come un richiamo lontano, quel verso gli accese un vago ricordo di un essere umano che osava dargli un suggerimento; nonostante la sua indole felina fosse contraria a seguire i consigli (e ovviamente gli ordini) altrui, forse poteva essere utile applicarlo. In fondo, poteva guadagnarci qualcosa, no?
    “Meow?”: il verso era ancora troppo debole per dissolvere la nebbia, ma vide un fugace tremolio della stessa. Ora, “Curiosity killed the cat, but satisfaction brought it back”: forse quell’umano gli aveva fornito un suggerimento importante, o perlomeno gli avrebbe dato un contentino se ne avesse ricevuto uno a sua volta.
    Magari della carne fresca.
    “MEOW!”
    Con l’iniziale sparizione della nebbia, Adamas ricominciò ad essere maggiormente padrone dei suoi pensieri; ricordò di essere un ragazzo, e non un gatto, tuttavia lanciò ancora qualche miagolio, giusto per essere sicuro di rompere l’incantesimo. L’ultimo sarebbe stato emesso solo dopo che il suo capo fosse tornato umano, per cui avrebbe risuonato come un “Miao” fiacco e caricaturale.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Adamas sceglie il gatto domestico, perché è un animale col quale ha sviluppato una certa dimestichezza (causa sedute di Magipsicologia con Skyler).
     
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black Ciarán riprese il fiato in seguito alle parole di perdono del docente. Il ragazzone non lo avrebbe mai dato a vedere ma anche lui aveva delle insicurezze. In quei minuti si era trattenuto dal lanciare un Finite verso le labbra serrate di Camern. Da un lato provava pena per il Dioptase, dall'altro temeva le conseguenze che avrebbe portato quel gesto "Forse il Finite non è l'incanto giusto" Una linea di pensiero che si sbrigò a recidere "E penso che il professore non approverebbe".
    Le spalle scivolarono morbide verso il fusto mentre il professor Black restituiva il fiato a Camern. Con gli occhi ancora legati al catalizzatore del docente, Ciarán si accorse di come questo stesse per lanciare un altro incanto.
    Il capo ruotò verso destra per inglobare nel suo campo visivo il resto degli studenti. Tuttavia, l'obiettivo del professore era richiamare a sé i fogli che i ragazzi e le ragazze avevano appena compilato. Il mezzo gigante tirò un sospiro di sollievo mentre il player che lo muoveva rimase deluso nel non vedere Cameron Cohen trasmutato in qualcos'altro.
    "Pratica, la parte che mi riesce meglio" L'estremità destra del labbro scivolò in alto, verso lo zigomo. Il denrisiano non aveva mai avuto il tempo, o il motivo, per dedicarsi alla lettura. I primi giorni all'interno del castello gli avevano fatto comprendere come questo fosse un deficit. Il massiccio fisico da mezzo gigante gli avrebbe permesso di sollevare diversi tra i presenti, sacrificando a stento qualche goccia di sudore. Tuttavia, la mancanza di una cultura internazionale gli aveva dato diversi problemi nel comprendere gran parte delle frasi dei professori, o dei suoi coetanei. Se fisicamente Ciarán era un Ercole, culturalmente il ragazzo era storpio come Efesto.
    Con la divinità patrona dei fabbri, il denrisiano condivideva anche altro. La sua natura da mezzo gigante lo aveva portato più volte a dover adattare ciò che trovava alle sue dimensioni. La distanza con il mondo civilizzato, e la sua produzione industriale, aveva influenzato a sua volta il ragazzone, obbligandolo ad approcciarsi ai lavori manuali. "Lavorare il legno e plasmare la realtà non è poi così diverso, vero?" Non espose quel suo dubbio perché sapeva che le due cose, per quanto simili, si rapportassero a livelli di difficoltà ben diversi. Al contrario, si limitò ad attendere che gli studenti se ne fossero andati per avvicinarsi a sua volta agli animali.
    "Oh" Il palmo schiaffeggiò la fronte. Il capo ruotò verso la borsa di cuoio e le sue lunge gambe lo portarono verso il banco in cui era stato seduto fino a poco prima. Con una certa delicatezza, le dita allargarono le maniglie per permettere alle mani di scivolare al suo interno. Un colpo secco e un acino rossastro venne portato in superficie.
    "Questo mi aiuterà" La pellicina venne pulita contro la divisa. Qualche falcata e Ciarán arrivò alle gabbie "I rettili sono affascinanti, i serpenti in particolare" Il ragazzone scrollò il capo "No, no. Non posso sapere come siano composte le ghiandole che contengono il loro veleno. E per gli animali che non sono velenosi, non ho la certezza che ci siano o meno ghiandole sottosviluppate" Il docente aveva scelto di trasmutarsi in un serpente, forse era intenzionato a sfoggiare le sue abilità fin troppo superiori a quelle di Ciarán. "Anche i volatili sono interessanti ma credo che emularne gli occhi possa essere abbastanza difficile" Gli occhi dorati si posarono sugli esemplari dell'ultima macro categoria: I mammiferi "Vada per loro".
    L'immensa ombra del mezzogigante invase diverse gabbiette prima di soffermarsi su una in particolare "Trovato" Si trattava di un primate dalle dimensioni minuscole, la sua altezza era inferiore alla lunghezza del medio del mezzo gigante. Sembrava quasi che una qualche divinità avesse appiccicato il volto di un neonato brutto sulla faccia di un ratto delle foreste. Nel vedere Ciarán, la creatura si appallottolò nascondendo il capo tra le minuscole zampette nere. Ai piedi della gabbia di bronzo, una targhetta recitava le parole "Uistitì pigmeo".
    "Si, tu andrai bene" Le scimmie non erano l'animale tipico di Denrise, tuttavia, in seguito alle varie spedizioni, qualche predone era tornato al villaggio con delle creature simili. Ciarán non riuscì a trattenersi dal sorridere. Il primo ricordo che aveva di un primate ritraeva un piccolo scimpanzé che aveva lanciato il proprio sterco in faccia a Ragnar il tordo. Il primate era riuscito a zigzagare tra uno schiantesimo e l'altro per poi scomparire tra le viuzze che portavano al porto.
    "Non avere paura" Si trattenne dal pronunciare quelle parole. Il primate non le avrebbe comprese e il suo vocione lo avrebbe, al contrario, intimorito. "Tieni" Il chicco d'uva venne fatto scivolare in uno spazio della griglia. L'acino ruotò per poi sbattere contro un bordo. Il primate alzò il capo, arricciò il muso portando i baffi - simili a quelli di un gatto - a danzare e poi si lanciò contro il frutto.
    Le braccia pelose sollevarono la sfera cremisi. Ciarán notò come le pupille dell'Uistitì pigmeo di dilatarono. Una lingua corta e sottile, sebbene incredibilmente larga se comparata alla bocca, disegnò con la saliva traslucida una linea verticale sulla pellicina dell'acino.
    "Mi ricorda la lingua di un gatto, più che quella di un umano" A dirla tutta, il ragazzone aveva scelto proprio un primate perché erano tra le creature più simili agli umani presenti in quell'aula. Trasfigurarsi in un qualcosa di simile, sarebbe stato più efficiente. A parità di abilità, la trasfigurazione sarebbe stata migliore perché i punti in comune erano molteplici "Già, spero che il mio ragionamento regga".
    Quando l'uistitì pigmeo spalancò le fauci, Ciarán finì per soffocarsi nel trattenere una risata. I denti erano bianchi come avorio "Rubin deve nutrirli bene" e lisci come la bocca di Camern poco prima "Immagino che non siano creature prettamente carnivore" Il ragazzone si passò il labbro tra le due arcate dentali "Già, a giudicare dalla mascella immagino che questa creatura non riesca a dare dei morsi molto forti" Le palpebre si assottigliarono con sospetto "Probabilmente la sua dieta si basa su frutta, o insetti dal guscio morbido".
    Ciarán attese qualche secondo, concentrandosi ancora sul capo della creatura e sul collo che lo legava al resto del corpo. Quando il primate diede l'ennesimo morso all'acino, sporcandosi il petto di glucosio e succo, il braccio del mezzogigante acquistò altezza. La punta del mignolo scivolò contro uno dei tanti quadrati di bronzo. "Dannazione" Il dito era troppo largo per penetrare nella gabbia. In compenso, Ciarán riuscì a sfiorare il pelo della piccola scimmia, troppo occupata dal suo pasto per rivoltarsi.
    Le palpebre si socchiusero "È morbido e caldo" La pelliccia era densa ma i singoli 'rami' che la componevano erano estremamente fini. "Forse così si isolano meglio dalla pioggia" Concluse lui, abbastanza soddisfatto di quella prima parte dell'osservazione.
    Il braccio sinistro scivolò verso il basso. Un passo indietro, mantenendo gli occhi dritti contro il primate. La mano destra disegnò un arco verso l'alto per puntare la creaturina con il catalizzatore «Hey» L'animale si voltò verso il mezzo gigante, ruotando il capo con fare curioso «Detector» La bacchetta disegnò un quadrato procedendo in senso antiorario per poi eseguire una stoccata verso il primate.
    Dei lacci dorati simili alla ramia vennero vomitati dal catalizzatore, in una questione si secondi entrarono nella gabbia. Il primate saltò verso l'estremità opposta. Il bronzo tremò. Yahr Un suono simile ad uno squittio. L'incanto inseguì la preda. Le palpebre si socchiusero e Ciarán venne colpito da un'infinità di informazioni e immagini «Grazie mille, dopo ti porterò altra frutta». Sfortunatamente, in seguito a quelle parole il primate parve solo più spaventato.
    "Ricordati il gesto" Un monito che continuò a ripetersi mentre il suo nome venne pronunciato dal docente. Falcate sicure, catalizzatore in mano e il mezzogigante venne divorato dalla nebbia. Il vociare dei coetanei rimase al di fuori della cupola. Il ragazzone si girò ma i suoi occhi dorati vennero schermati da un infinito oceano bianco. Ciarán tornò sui suoi passi ma gli bastò camminare per pochi secondi prima di ricordarsi delle parole del professore "Non posso uscire fino a quando non avrò terminato l'esercizio".
    Il braccio andò a ripetere più volte il gesto che avrebbe accompagnato l'incanto, assicurandosi di memorizzare quel movimento fin dentro alle ossa. "Non posso tentare prima di avere la certezza di riuscire" Un pensiero che suonò come un sibilo. "Se lancio l'incanto anche il mio intelletto subirà delle modifiche e diventando scemo come una scimmia non potrei accorgermi del mio errore" I polmoni si riempirono di ossigeno.
    "Devo concentrarmi, è questa la chiave dell'alchimia trasfigurativa" Le palpebre si chiusero immergendo la mente del ragazzo in un nero senza confini "Solo allora potrò creare l'immagine mentale".
    La nebbia aveva isolato il ragazzone dal mondo ma non da sé stesso. Il primo ostacolo fu il suo respiro. I denti si strinsero forti l'uno contro l'altro nel desiderio di sopprimerlo. "Così non funziona" Ai polmoni si aggiunse l'incessante battere del cuore "Ho un'idea".
    Concentrazione, focalizzazione e lancio. I passaggi fondamentali per effettuare un incantesimo. E se si sfruttasse la focalizzazione per migliorare la concentrazione?
    «Yahr» Il versò riempì la nube, sovrastando il concerto che il suo corpo stava inscenando. Il rumore di quella piccola creaturina sarebbe stata un'ancora perfetta per ignorare sé stesso, l'unica distrazione presente all'interno di quella cupola di nebbia.
    Come prima cosa, Ciarán cercò di figurarsi l'ossatura della creatura. Un'infinità di intrecci molecolari che formavano un cranio esile e debole, minuto e sottile. Il detector aveva rivelato una matrice extracellulare compatta e mineralizzata. Il ragazzone si concentrò sugli infiniti cristalli di fosfato di calcio, così compatti da sembrare due eserciti in pieno scontro. Poi, passò al periostio che avvolgeva l'osso stesso, interrompendosi nei punti di intersezione con la muscolatura. La mente proseguì proprio da quei segni d'interruzione per disegnare tendini morbidi che si allacciavano a file e file di fasci muscolari rossastre. Mantenere la concentrazione risultava più faticoso ad ogni dettaglio. Una serie di nervi e linfonodi mappò l'intera immagine mentale, rendendola simile al firmamento decorato dalle stelle e dall'aurora boreale. "Concentrati" Ciarán prestò attenzione ad ogni dettaglio interno. Cose marginali che però lo avrebbero portato a compiere degli errori che non poteva permettersi. Assicuratosi che la lingua fosse della stessa sfumatura rosastra che aveva notato poco prima, il ragazzone passò alla dentatura. Per molti, quella sarebbe stata una parte marginale ma non per lui "La bocca funziona come una cassa di risonanza, è la parte più importante" Il mezzo gigante si assicurò che ogni dente avesse la forma che aveva appena analizzato precedentemente. Li immaginò affilati, non come quelli di una tigre, però appuntiti al punto giusto per fare a pezzi insetti e frutti. Si assicurò che le fenditure fossero alla minima distanza possibile e poi fu libero di passare all'esterno.
    "Non dovrebbe essere funzionale al grido, ma per svolgere una adeguata trasfigurazione immagino di non poter tralasciare il resto del volto" Prima di tutto si concentrò sull'epidermide, in superficie più spessa di quella d'umano. Un colore che poteva ricordare il vino versato su un materasso bianco. Una pigmentazione aggressiva, per resistere ai forti raggi solari di chissà quale altro stato babbano "Già, sono abbastanza piccoli per raggiungere le superfici degli alberi. Hanno bisogno di una pelle che schermi il calore" La mente cominciò a bruciare quando anche gli ultimi dettagli vennero tracciati. Diverse rughe d'espressione fendevano il volto della creatura lì, dove l'espressività era solita mettere i propri paletti: fronte, sguardo e tanto altro ancora. Poi toccò al pelo. Un blocco grigio chiaro comparve attorno al volto dell'immagine mentale. "Sarà più facile sfoltire questa accozzaglia di peli che delinearli uno alla volta" Con delle forbici invisibili, il ciuffo si fece parò. Tanti piccoli fendenti andarono a separare le diverse ciocche. In tutta quell'esecuzione, delineare ogni singolo atomo presente in ogni singolo pelo sembrò impossibile "Forse avrei dovuto scegliere un serpente" Era troppo tardi per tornare indietro. L'attenzione passò agli occhi. Piccole perle nere che avrebbero potuto ricordare il simbolo della sua casata. Le sfere acquistarono volume fecondando la cavità oculare. Qualche altro colpo di pennello per delimitare pupilla, anello e sclera. "Ci siamo quasi" Sapeva che non sarebbe potuto resistere ancora. Un ultimo dettaglio. Baffi sottili, argentati, come quelli di un gatto scapparono dal muso della creatura. Sembravano degli arcobaleni, una figura adatta per la tempesta che aveva superato per preparare quell'immagine mentale.
    Troppo concentrato, non si accorse nemmeno del movimento che il suo corpo stava inscenando. Come un'ombra che danza seguendo un corpo esterno, in questo caso la mente del ragazzone, il braccio si sollevò. Il catalizzatore eseguì un cerchio «Animalia figuro» La formula venne pronunciata nell'esatto momento in cui la bacchetta affondò verso la tempia. Simultaneamente, immaginò di poter mutare la disposizione della materia che in quel momento componeva il suo volto. Ossa, muscoli, nervi e pelle. Sarebbe stato semplice, il primate era simile al mezzo gigante. Più o meno. No?
    Il bagliore arancione che lo avvolse gli rese impossibile determinare la riuscita o meno dell'incanto. A Ciarán parve di essere diverso. Aveva compreso la struttura del primate con il detector ma non la sua, perché il professore aveva detto di studiare solo l'animale. Aveva scomposto ogni parte del suo corpo, per poi ricomporla seguendo l'immagine mentale. Le labbra si sarebbero aperte riempendo la bocca, o il muso, d'ossigeno. Aria che sarebbe scivolata fino a polmoni per gonfiarli, spremendo ogni singolo centimetro quadrato di tessuto. Uno «yahr» avrebbe abbandonato il ragazzo, nella speranza di dissimulare la cupola di nebbia.

    «Parlato»
    "Pensato"
    "Scritto"
    Narrato

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    Dopo aver ascoltato le parole del docente, Ciarán si appresta ad eseguire la parte pratica.
    Tra gli animali presenti, sceglie un esemplare di Uistitì pigmeo. Avvicinatosi al piccolo primate, gli offre del cibo. Dunque ne sfiora il pelo attraverso la gabbia per saggiarne la consistenza. Usa il detector sull'animale per approfondirne l'autonomia.
    Fatto ciò, si dirige nella nebbia dove esegue un detector su se stesso per poi auto lanciarsi l'Animalia Figuro.
     
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    «Oh sì, magia verde piace anche a me. Sai, quand'ero bambino volevo diventare un magiveterinario, poi... beh sono diventato stupido.» Fece spallucce, camminando fianco a fianco della Lewis verso la lezione di Black docente tra quelli che avrebbero dovuto godersi un po' di più la vita alla N.P.K. ma che preferivano scaricare la rabbia e la frustrazione sulla povera pelle di studenti come lui. Andiamo, mica era uno che arrivava a pensare che la causa del suo mal fosse se stesso. «E prova un po' ad indovinare quale nomignolo userò? Eh, sì, direi proprio follettina.» E sperava con quella battuta idiota di strappare un altro sorriso alla sua amica prima di varcare la soglia dell'aula di Alchimia. Lì, dopo richiami vari agli uccelli, un intervento che era più che inadeguato rispetto agli alti standard dell'aula, Nathan si era dedicato alla sua attività preferita dopo il sesso: stuzzicare la Farley. Voleva vedere fuoco in lei e non ghiaccio e l'unico modo che conosceva per farlo era importunarla, sebbene in misura diversa rispetto a quello che avrebbe voluto.
    «Ti rendi conto, vero, che così dicendo sembra invece tutto il contrario? E poi mica ho mai detto che sei una "tipa facile".» Le fece notare Nathan, mimando addirittura le virgolette con le dita poste ai lati del suo viso. Ah, quella ragazzina era proprio una bella sfida per lui, soprattutto perché era capace di impegnare decentemente l'unico neurone sano che gli era rimasto. Sì, Amelia Farley aveva tutto il sapore di una sfida che avrebbe voluto vincere a qualsiasi costo. Al momento però fu richiamato a scribacchiare qualcosina giusto per non consegnare in bianco, senza perder tempo nello stuzzicare quella santarellina e casta della Lewis. Era così divertente vederla arrossire quando si lasciava sopraffare dai doppi sensi. «Lo sai che questo non è stato altro che un round, ghiacciolina» Le avrebbe sussurrato un'ultima volta prima di lasciarla allontanare per ricercare concentrazione e animale in cui trasfigurare la sua testolina graziosa. Infatti, Black era riuscito nell'impresa impossibile -soprattutto perché legata ad una materia che non era propriamente nelle sue corde- di catturare l'attenzione di Parker trasformando la sua testa in quella di un serpente e quindi anche lui non vedeva l'ora di cimentarsi con quell'incanto. Il primo passo però sarebbe stato quello di scegliere tra i vari animali presenti in aula per ispirarsi. Erano tutti così tremendamente carini che Nathan avrebbe voluto liberarli dalle loro gabbiette e portarli via, anche se quello per alcuni esemplari sarebbe risultata morte certa poiché non erano propriamente dell'habitat di Denrise. Sebbene si fosse divertito nel fischiettare e dialogare con gli uccellini ad inizio lezione, King si ritrovò affascinato da piccoli mammiferi così carini, dove tra tutti spuntava il petauro dello zucchero, un mammifero volante da una caratteristica che a Nathan interessava maggiormente: doppi organi genitali. Infatti, i maschi di questi esemplari avevano un doppio pene retrattile che spuntava in momenti di eccitazione -quindi con la mente perversa che si ritrovava sarebbero stati praticamente fuori ogni due per tre- o preoccupazione. E davvero, quella sarebbe stata la sua scelta finale se avesse dovuto trasfigurare un'altra parte anatomica al posto della testa e, per quanto i petauri volanti fossero davvero carini il cuore del nostro Nathan era per il setonix brachyurus, un piccolo marsupiale davvero carino e che poteva davvero divenire persino il suo Patronus o, se mai fosse riuscito a metter le mani sulla preparazione della pozione, l'animale in cui sarebbe trasformato in qualità di animagus. Il quokka era un canguro in miniatura -più o meno le dimensioni di un grosso gatto- eletto l'animale più felice del mondo complice quel musino che donava l'aria di essere perennemente felice grazie ad una strana combinazione genetica. Scelto l'animale l'Ametrino non avrebbe perso tempo nel mettersi in fila per attraversare la nebbia e diventare un quokka super fighissimo. Animal, animalis, animalibus, animalium, animalio... abundandum abundare. Sì, però inizio ad avere fame...» E massaggiandosi lo stomaco superò la nebbia ritrovandosi in un luogo così sterile ed asettico da non poter neanche essere descritto. Bacchetta alla mano il ragazzo si esercitò un paio di volte nel coordinare il movimento del polso per tracciare un cerchio e seguire poi l'affondo con la pronuncia dell'incanto. «Animalio figuris... figura... figuro.» Si picchiettò la tempia con l'indice della mano non dominante, cercando di richiamare l'immagine del marsupiale amante dei selfie. Scrollò le spalle, mosse veloce il collo da destra verso sinistra e poi ritorno, un po' su e un po' giù per allontanare la tensione. «Potere del quokka, vieni a me.» La mente dell'ametrino cercò di focalizzarsi sulla testolina del marsupiale, concentrandosi sulla colorazione del pelo ricco delle più diverse sfumature dal bronzo al marrone su una base allungata come se fosse un piccolo triangolo isoscele, dove nel lato più corto spuntavano delle orecchie dalla punta tondeggiante e piuttosto grandi; il muso invece era allungato fino a culminare su un nasino nero da profonde narici e una bocca tesa in una smorfia sorridente su un "mento" praticamente inesistente. Con quell'immagine ben chiara nella mente il bostoniano portò il catalizzatore vicino alla tempia, muovendo il posto in senso orario per tracciare un cerchio, seguito da un affondo pronunciando in quello stesso momento «Animalia Figuro!» Se l'incantesimo fosse riuscito il ragazzo avrebbe tanto desiderato la presenza di uno specchio per vedere quanto fosse assurdo un corpo di muscoli superiore al metro e novanta con la testa di un quokka. Chissà, magari se fosse riuscito a padroneggiare decentemente l'incanto l'avrebbe riprovato senza dubbio davanti ad uno specchio e magari in compagnia di Foster. Sempre se la trasformazione fosse avvenuta l'ametrino avrebbe iniziato a digrignare i piccoli denti che avrebbero superato il labbro inferiore della sua parte animale, cercando di fare qualche posa da modello ad immaginarie fotocamere. «Cos'è che dovevo fare? Ah sì, il verso.» Avrebbe gonfiato il petto e poi le guance e poi si sarebbe lasciato andare a diversi squittii che speravano fossero utili per far dissolvere la nebbia e tornare nello status originario da perfetto idiota.
    Nathan Parker
    King

    "
    The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot.
    "

    Ametrin
    Wampus
    Quidditch

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Amelia Farley, Emma Lewis.
    Cerca di trasformare la sua testa in quella di un quokka.
     
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    Howard H. Van Leeuwen
    Studente | 17 anni

    Essere riuscito a colpire nuovamente il professor Black era una di quelle cose che gli aveva fatto scattare l’idea di non essere poi tanto disprezzato dagli altri. Purtroppo era una delle costanti paure del dioptase, temeva davvero di dover rimanere solo per sempre, e per quella motivazione cercava sempre di avere rapporti amichevoli e privi di qualsiasi litigio. Dopo essersi passato una mano tra i capelli, dunque, il ragazzo avrebbe continuato tranquillamente ad ascoltare il docente e le sue parole, mantenendo sul proprio volto il sorriso tipico di chi, con fierezza e serietà, raggiunge i propri obiettivi, andando solo dopo a portare il proprio sguardo sugli animali e sulla nebbia presenti nella stanza. Sentiva il docente parlare con quel sottofondo di vari suoni animaleschi, ma ce n’era uno che l’aveva maggiormente colpito, tanto che non appena gli fu assegnato il compito Howard sembrò iniziare a fissare il volatile dal proprio posto. Era una bellissima civetta, ed Howard era già sicuro che avrebbe optato per quell’animale.
    “Sento che la civetta mi appartenga molto come animale. Calma, posata, regale ed allo stesso tempo anche intelligente. Spero di rendere giustizia a queste parole.” Questo aveva pensato il ragazzo, passandosi la mano in mezzo al ciuffo ancora una volta, per poi afferrare il proprio catalizzatore che venne stretto con forza nella mano destra, la sua dominante. Una volta giunto il suo turno, dunque, Howard avrebbe iniziato il suo cammino verso il docente, accennando poi un sorriso nei confronti dell’animale così da focalizzarsi meglio su di lui e per prenderne i maggiori dettagli possibili, immergendosi successivamente all’interno della nebbia. “Posso farcela.” E questa volta semplicemente lo sussurrò, rivolgendosi ovviamente a se stesso, come a volersi dare davvero un incentivo personale. Era sempre una buona idea riuscire a darsi un minimo di sicurezza in più, ma in quel momento Howard avrebbe dovuto iniziare a concentrarsi per eseguire quell’incantesimo al meglio.
    Una volta entrato all’interno di quella nebbia, dunque, si venne a creare una situazione di estrema calma e quiete che lo portò a chiudere istintivamente gli occhi. Voleva a tutti i costi abbandonarsi a quella specie di sensazione di silenzio profondo e paradisiaco che riusciva a percepire con le proprie orecchie, cercando dunque di incanalare quella sensazione di calma e tranquillità anche nella propria mente, così da predisporsi perfettamente alla concentrazione. Si lasciò dunque pervadere da quella particolare percezione lieve e delicata, iniziando ad immaginare esattamente davanti a se stesso il capo di quell’animale nel quale si sarebbe voluto trasformare: ne iniziò a descrivere mentalmente la forma del capo, lievemente schiacciato così da formare una specie di ovale lievemente più largo verso le parti più esterne dell’asse maggiore dell’ellisse stesso, andando a porre due piccole cavità nella parte centrale di quella figura, designando mentalmente lo spazio che avrebbe dedicato ai bulbi oculari. Successivamente avrebbe immaginato il becco che avrebbe posseduto in quanto civetta, conferendogli quindi una forma arcuata e piuttosto appuntita sulla parte terminale; avrebbe anche tentato di inserire all’interno della testa una struttura pensante della grandezza che gli sembrava più adeguata per un animale di quella tipologia, cercando anche in qualche modo di emulare l’anatomia interna della cavità orale: per quanto sarebbe stato un dettaglio superfluo, era necessario che l’apparato vocale della civetta fosse adeguato per tentare di riprodurre un verso che fosse il quanto più corrispondente possibile a quello dell’animale che aveva sentito poco prima; in seguito a quel dettaglio l’anatomia più interna della testa dell’animale prescelto risultava composta. Passò dunque a delineare con la propria mente gli occhi di quella civetta, tenendo bene a mente di farli sufficientemente grandi – essendo animali dotati di un’ottima vista binoculare – ed inserendo dunque la pupilla, l’iride, la cornea e cercando di immaginare anche il modo in cui il nervo ottico avrebbe trasmesso le immagini correttamente al cervello, tentando di unire alla propria immaginazione anche la conoscenza scientifica che contraddistingueva la sua curiosità. Terminata dunque l’anatomia effettiva di quel capo, avrebbe iniziato ad aggiungere i vari dettagli: l’iride sarebbe stata colorata di un giallo intenso, mentre il capo sarebbe stato totalmente coperto da un piumaggio folto dalla colorazione duale e particolare, unendo dunque una tinta nocciola ad una serie di piume tendenti più al bianco, cercando di formare una composizione che fosse il più armoniosa ed elegante possibile. Una volta immaginata la testa di quella civetta, dunque, il ragazzo tentò anche di muoverla con il pensiero, così da immaginarne i movimenti e da perfezionare qualche eventuale dettaglio che gli sembrava potesse essere fuori posto.
    Tenne ben a mente quel pensiero, e cercò di far fluire nella propria bacchetta l’immagine del volto della civetta che aveva immaginato, tenendo ben a mente gli insegnamenti del docente di Alchimia. Respirò profondamente, eseguendo il movimento di bacchetta con estrema precisione e con il suo fare oltremodo minuzioso, compiendo quindi un rapido cerchio in senso orario verso il proprio volto e successivamente eseguendo un affondo verso la propria tempia. Mentre venne eseguito l’affondo, la sua voce avrebbe pronunciato con decisione e risolutezza la formula dell’incantesimo, cercando anche di manifestare una giusta dose di irruenza e di potere bestiale che era solita scaturire dagli incantesimi appartenenti a quella tipologia da lui analizzati nella fase precedente della lezione, così da tentare di dominarlo alla perfezione. “Animalia Figuro!” E, solo nel caso in cui la sua trasfigurazione fosse avvenuta, il ragazzo avrebbe alzato il nuovo volto verso il cielo, istintivamente emettendo il suono tipico dell’animale da lui scelto.
    RevelioGDR


    Howard si concentra lentamente, cercando di farsi catturare da quel silenzio maestoso, per poi immaginare il volto dell'animale da lui prescelto: una civetta, cercando di unire le capacità immaginative alle sue conoscenze scientifiche e biologiche tanto amate. Dopo di ciò, eseguito il movimento, il ragazzo enuncia la formula e, nel caso in cui l'incantesimo fosse riuscito, avrebbe emesso il verso dell'animale stesso.
     
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    La ragazza dai capelli di fuoco puntò lo sguardo grigio sul professore ascoltanto attentamente ed osservando le movenze e la spiegazione per la riuscita della parte pratica.
    Mentre aspettava il suo turno, portò lo sguardo sulle gabbie per scegliere l'animale in cui avrebbe voluto trasfigurare il suo volto.
    Quando chiamò il suo nome, si alzò dal posto a sedere, si lisciò le pieghe della gonna viola. Estrasse la bacchetta con la mano sinistra stringendola forte.
    Mosse dei passi prima incerti deglutendo mentre fissava la nebbia.
    Giunta a pochi passi dalla stessa si fermò, prese un bel respiro ed entrò con sicurezza nella stessa pensando

    Forza è giunto il momento, niente panico, non hai mai fatto una trasfigurazione del genere, ma ce la puoi fare! Che sarà mai, l'animale l'hai scelto, un bellissimo e carinissimo assiolo, cosa potrebbe mai andare storto giusto?

    Appena varcò la nebbia, si trovò nel silenzio più totale, come aveva detto il professore.
    La ragazza dai capelli fiammeggianti,portò la mano destra chiusa a pugno davanti alla bocca e tossicchiò schiarendosi la voce. Chiuse gli occhi e si immaginò nel dettaglio il muso dell'assiolo, i dettagli del piumaggio e del becco, con gli occhi che si muovevano piano dietro le palpebre chiuse.
    Riaprì gli occhi occhioni, con la bacchetta compì un cerchio in senso orario e mentre faceva l'affondo sulla sua tempia sinistra disse a voce alta con tono sicuro e senza neanche l'ombra di paura

    Animalia Figuro!

    Dalla bacchetta si sprigionò un fumine arancione che vorticando cambiò i connotati del viso della giovane adolescente, mostrando un becco adunco, una testa tonda e piumata di un beige intenso e degli occhioni enormi e tondi di colore giallo intenso.
    Prese un grosso respiro aprendo il piccolo becco e chiuse gli occhioni ed i pugni mentre un KYUUUUUUUacuto usciva dalla sua gola e dal becco.
    Subito dopo l'incantesimo si spezzò e la ragazza portò le mani al viso, cercando di capire se ci fosse tutto, naso, bocca e gli occhi; oltre alle orecchie.
    Ridacchiò e fece un piccolo salto ancora nascosta dalla nebbia. Mise via la bacchetta ed uscì dalla nebbia camminando a testa alta e quasi canticchiando.

    E' stato divertentissimo e se ci fosse stato un gatto o una tigre mi sarei trasfigurata in questa ultima probabilmente,ma l'assiolo è così carino... che non ho resistito

    pensò mentre tornava al proprio posto, sistemava per bene la gonna sotto al sedere ed appoggiava poi le mani in grembo tornando a guardare prima i compagni e poi il professore con un enorme sorriso sulle labbra carnose.


    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda Stat.
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    Non interagisce con nessuno in particolare. L'animale scelto è un Assiolo.
     
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    Samuel Black
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    A volte in un istante, in altri dopo diversi secondi, per pochi studenti fu questione di un intero minuto, ma per tutti la nebbia si sciolse.
    Samuel batté le mani -Bravissimi1 E con questo direi che la lezione si è conclusa! Avrete i risultati della parte teorica fra un paio di giorni e approfittò per rivelarvi che io ho visto tutto ciò che è accaduto dentro la nebbia.- I suoi occhi erano infatti collegati al fenomeno magico che aveva creato e avevano potuto esaminare le prove dei suoi studenti.

    Emma era stata scelta come prima vittima sacrificale e si era fatto coraggio. -Ecco mostra un po' di zanne e vai!-
    Il coloratissimo colibrì che era semi diventata riuscì a resistere ai propri istinti ed ad intonare il proprio canto. Qualche secondo e poi la nebbia si sciolse.
    Howard Civetta Leeuwen ebbe un impeccabile piumaggio nocciola con tanto di venature vaniglia e il suo stridio scacciò la nebbia in una manciata di secondi.
    Dal musetto tutto pelo e amore di Nathan fuoriuscì una serie di squittii molto simili allo starnuto di un uomo di mezza età, che però costrinsero la nebbia a scomparire in pochi secondi.
    Una risatina ruppe per un momento il silenzio del professore quando vide l'adorabile autoconvincimento di Seven Adamas Up, ma anche la sua trasfigurazione fu buona e la nebbia si dileguò nel tempo di un altro paio di miagolii.
    Stessi secondi di scomparsa li ebbe quella del coraggioso Smaug, che, dopo esserci entrato per secondo, nella sua coccolosità da porcellino, lanciò degli squittii acuti e potenti.
    Cameron Cohen. -Oh, che qualche Dio esista davvero?-
    Il ragazzo era stato liberato, insultato direttamente, e non aveva risposto nella degenerata maniera a cui aveva abituato i suoi compagni e il corpo docenti per circa un anno e mezzo. -Si, forse si-
    La risatina del professore aveva interrotto di nuovo il proprio silenzio. Ad ogni modo il meta-furetto norvegese riuscì nel proprio intento e in una manciata di secondi la nebbia scomparve.
    Il ruolo di assassina di quel vortice nebuloso lo ebbe anche la Kitsune del momento. La sua mente era certo confusa da altro, ma il carnevale di pensieri non riuscì ad evitarle di riuscire. L'urlo della volpe iniziò a far degenerare la barriera magica, che, in qualche secondo, crollò.
    Un tasso del miele. Amelia Farley aveva scelto con estrema attenzione e giudizio. Non c'era da meravigliarsi dei suoi ottimi risultati. A seguito del verso lanciato nella nebbia, questa si sciolse in appena un secondo.
    Tuttavia, due studenti riuscirono a fare perfino meglio.
    La scelta del quetzal fu ricercata, l'analisi mentale decisamente accurata e perfettamente nelle corde di quanto chiesto dall'insegnante. Forte del difficile controllo della ragazza sui suoi nuovi istinti il verso di Elisabeth risuonò nella nebbia che si dissipò all'istante.
    L'esecuzione migliore fu però quella di Ciaran, il cui verso fece letteralmente esplodere la foschia.
    Il detector aveva senz'altro aiutato. -L'avevo detto io che lui è promettente-
    Manco fosse una stampante 3d, l'immaginazione di Ciaran Hinds era andata ben oltre quella dei propri compagni, partendo dalla ricostruzione molecolare della testa.
    Qualcuno però aveva dato poca importanza all'analisi e ricostruzione mentale dell'animale scelto.
    Aidan, che si era beccato un occhiataccia dal professore quando aveva rischiato di scatenare di nuovo Cameron, saltò quasi del tutto questa delicata fase e i risultati furono...bhé.
    Il volto e i capelli del ragazzo restarono pressa poco quelli, tuttavia sul mento si aggiunse un lungo becco d'aquila. Terribili, però, furono i dolori per la modifica interna che il corpo subì, dato che era stato scavato un buco nelle ossa per permettere di processare aria e cibo provenienti dal nuovo apparato.
    Tra gli spasmi un grido sia da uomo che da animale scosse la nebbia, ma questa avrebbe impiegato diversi minuti per sciogliersi, così, con un movimento di bacchetta, Samuel Black fece terminare tutto subito.
    -Signor Hargraves! Attenzione! Che cosa crede che sia l'alchimia-trasfigurativa? Un gioco?- Il docente scosse la testa con forza. -Due punti saranno tolti ai Dioptase per il suo non aver dato peso alla propria vita. Un altro errore del genere potrebbe costarle la vita! Mentre i Black Opale guadagnano 10 punti grazie alle ottime prestazioni di Elizabeth e Ciaran!-
    Addison andò meglio di Aidan, ma anche la sua concentrazione non era stata sufficiente per evitare problemi.
    Non subì tormenti simili a quelli del suo compagno, ma solo metà del volto ottenne le sembianze di un assiolo e il verso emanato fu qualcosa di disumano. La nebbia impiegò ben 2 minuti per dileguarsi.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato1" Scheda | Stat.
    by Lance



    Ragazzi! siamo arrivati al termine della lezione! Siete stati tutti bravissimi e sono fiero di voi ❤️

    Criteri di valutazione:
    1) lunghezza minima dei post: Come da regolamento del forum riterrò validi unicamente i post da 300 parole in su. Cioè, potete farli benissimo, ma saranno valutati con zero punti.
    2) coerenza: Con il vostro pg, con l'ambientazione e soprattutto con i miei post. (LEGGETELI BENE E SE CI SONO DUBBI SCRIVETEMI)
    3) correttezza: soprattutto grammaticale ma anche nei confronti della divinità tempo. Si devono seguire i limiti temporali che porrò.
    4) originalità: stupite me e Sam e sarete premiati. ( anche con qualche abbraccione, solo da parte mia però)

    Sono stati assegnati 20 punti al fine della valutazione, così distribuiti:
    0-4: entrata
    0-7: parte teorica
    0-9: prova pratica

    I punti corrispondono ai punti casata che ogni studente fa vincere alla propria casata e sono tradotti in voti on per la pagella e in esperienza come riportato nella seguente tabella.
    I punti extra vinti durante la lezione non vengono contati per la valutazione singola, ma si sommano al pool della casata di appartenenza.
    PuntiVotoEXP
    20E2PP+6EXP
    19E2PP+4EXP
    18E2PP+2EXP
    17O2PP+1EXP
    16O2PP
    15O1PP+12EXP
    14O1PP+9EXP
    13A1PP+6EXP
    12A1PP+3EXP
    11N1PP
    8-10S12EXP
    5-7D9EXP
    2-4Texp per i post
    0-1NCexp per i post


    Per semplificare la vita dello snaso che aggiornerà le schede, inserisco qui le modifiche da apportare e in spoiler i voti degli studenti nelle varie parti.

    Samuel Black
    +1 Tec +1 Intel +8 exp

    Black Opal:
    Ciarán Hinds: 4 + 7 +9 = 20(+1Tec +1Intel +6exp) | E
    Elisabeth Lynch: 4 + 7 +9 = 20(+1Tec +1Intel +6exp) | E
    Smaug Daingus: 4 + 7 +8 = 19(+1Tec +1Intel +4exp) | E

    Dioptase:
    Aidan Hargraves: 3 + 5 +4 = 12(+1Intel +3exp) | A
    Amelia Farley: 4 + 7 +9 = 20(+1Tec +1Intel +6exp) | E
    Cameron Cohen: 3 + 5 +7 = 15(+1Intel +12exp) | O
    Howard H. Van Leeuwen: 4 + 7 +8 = 19(+1Tec +1Intel +4exp) | E

    Ametrin:
    Addison Dannell: 3 + 5 +5 = 13(+1Intel +6exp) | A
    Adamas Vesper: 4 + 7 +8 = 19(+1Tec +1Intel +4exp)| E
    Emma Lewis: 4 + 6 +8 = 18(+1Tec +1Intel +2exp) | E
    Mia Freeman: 4 + 7 +8 = 19(+1Tec +1Intel +4exp) | E
    Nathan Parker King: 4 + 6 +8 = 18(+1Tec +1Intel +2exp) | E



    Punti Casata(la prima riga sono i punti effettivi, la seconda quelli extra assegnati, la terza quelli dovuti alle assenze o insufficienze)

    Black Opal: + 59 + 25 + 22= 106
    Ametrin: + 87 + 4= 91
    Dioptase: + 66 + 14 +11= 91

    Come noterete sotto, sia ai black opal che ai dioptase sono stati aggiunti 11 punti per ricompensare il gap numerico con i dioptase.
    Inoltre, le votazioni degli studenti inferiori ad 11 sono state computate come 11 al fine del calcolo dei punti casata.
     
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40 replies since 9/10/2020, 14:49   961 views
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