Lezione biennio - Febbraio - Magitecnica

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    Black Opal
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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Uh, dove sono tutti?' entrato in aula, Jesse notò molte persone, ma anche alcune carenze che gli misero quasi i brividi 'Dove sono Erik e Blake? Non è che Blake si è dato fuoco e Erik si sta bruciando per salvarlo senza di me?' si chiese lui, impostando una fantasia che sapeva di incubo, ma aveva delle basi quantomeno sostenibili.
    La professoressa francese prese la parola e l'aspirante marine la fissò con occhi spaesati, chiedendosi cosa ne fosse stato dei suoi amici, quasi pronto a correre via in loro soccorso, salvo poi vedere Blake "Buongiorno a te!" gli disse, fin troppo entusiasta, dandogli anche una pacca sulla spalla, quasi a riflettere il suo malumore, nel mentre riusciva solo a pensare quanto fosse bello vedere un Barnes intero e non carbonizzato 'Quindi se sta bene lui lo starà anche Erik, no?'
    In vero Erik aveva le proprie vie suicidiarie che non passavano necessariamente da Blake Barnes, tuttavia per quella volta ebbe ragione ed infatti anche il prefetto degli ametrini fece il suo ingresso, portando ulteriore sollievo all'amico, salvo poi vederlo sedersi accanto a lui "Uh... fico... siamo insieme... da quanto non eravamo a lezione tutti e tre assieme?" propose lui a bassa voce, nel mentre l'amico si giustificava e prendeva posto, mortificato per la situazione "Ehi dai, lo hai fatto per aiutare gli altri... è il nostro dovere..." provò a consolarlo con un sorriso gentile, comunque felice di essere vicino sia a lui sia a Blake, per quanto ciò un po' lo innervosisse 'Sì, ecco... diciamo che non siamo stati in tre da quando Blake mi ha detto che sono solo suo... e che non ama le cose a tre...' che poi sicuramente il biondino era stato ubriaco e aveva comunque mostrato una sorta di tolleranza nei confronti del suo parabatai, ma quel giorno - in quel periodo - il suo compagno di stanza esplosivo era più intrattabile del solito, il che lo stava ponendo in una posizione alquanto scomoda, poiché temeva di star per far soffrire uno dei due, inevitabilmente.
    'Oh... mamma!' pigolò nella sua mente, deglutendo e rifugiandosi nella spiegazione della docente, scoprendo non certo senza stupore che la francesina stesse giusto parlando dell'importanza di comunicare e di come ciò fosse difficile, tra persone, ma anche tra macchine 'Uh, è la mia vita!'
    "Uh, fico, aritmanzia e magitec: dici che ora ci farà evocare gli elementi dai nostri magifonini?" propose al parabatai, forse proponendo un'integrazione fin eccessiva della materia di Alizee con quella di Nimue, in suo pieno stile, nel mentre la donna effettivamente poneva loro un quesito squisitamente aritmetico, almeno in apparenza, che implicava una risposta in codice binario 'Uh... ok... quindi... 1, 0, 0, 1... ok...'
    Il ragazzo si stava giusto chiedendo come si codificasse in morse e non solo S.O.S. quando Blake venne in suo soccorso, sciorinando una definizione di codice binario e proponendo la propria logica soluzione "Uh, sì... ok, ci sta..." ammise lui annuendo e sgranando gli occhi quando il biondino commentò la percezione che gli altri avevano di lui "Blake, tu non hai problemi comportamentali... hai solo... avuto un periodaccio... che ha portato a reazioni ecco" pigolò lui, incassando le spalle e credendo all'80% a ciò che stava dicendo, poiché, sotto sotto, un po' pensava che il ragazzo avesse esagerato, per quanto sentisse di poterlo giustificare ancora 'Sì, insomma, pretendono che lui si comporti normalmente quando... quando non c'è niente di normale in quello che è successo tra settembre e novembre... ok, ha esagerato, ma... non sono forse loro gli adulti?'
    Sicuramente Victoria avrebbe avuto modo di spiegare, al bisogno, anche a Jesse come Blake fosse di fatto un adulto, tuttavia al momento avevano problemi più urgenti, come dimostrare che Blake sapeva far altro oltre ai danni. Tipo riscrivere il codice binario.
    "Che?" propose osservando la risposta dell'amico "Ehi, Blake, no, quello è tipo... boh, due, più quattro, più sedici, più trentadue... tipo 54?" calcolò lui rapidamente, sempre a voce bassa, ma cercando anche il supporto di Erik "Sei in binario è 110..." spiegò lui, aggrottando poi la fronte quando sentì qualcuno chiamarlo.
    Quel qualcuno era ovviamente Erik, il quale, aiutandosi con la scrittura, spiegò come pensasse che l'indovinello non andasse risolto in senso matematico. Dapprima Jesse aggrottò solo la fronte, ma poi una frase di Blake risuonò nelle sue orecchie "Blake, prima hai fatto notare che non è che se cambi popolo dodici diviso due cambia di significato... quindi... quindi forse lo ha specificato... perché è importante come lo scrivevano: in fondo stiamo parlando di quello no?" chiese lui, saltellando tra i due e cercando di conversare con entrambi.
    "Quindi sì... forse Erik ha ragione, è sette... ma... ma allora non è proprio sette, la risposta giusta è VII cioè 7 in latino!"
    Nonostante l'esagitazione, Jesse stava continuando a tenere un volume basso, poi, giunto a quella conclusione, iniziò a grattarsi con una penna la testa, cercando di trasformare in atti quello che gli frullava nella testa.
    "Studiamo il binario perché è la base dei computer. Tutto quello che vediamo a pc è un numero binario, anche le lettere hanno le loro codifiche no? Tipo con l'ASCII e quell'altra roba là no?" anche la docente aveva poco prima parlato di codifiche, sicché il ragazzo pensò di non essere esattamente partito per la tangente (il che, trattandosi di Jesse, non era certo una garanzia).
    "In codice binario ASCII le maiuscole partono dal 65, no? C'erano sul libro no?" non era molto convinto di quello che diceva in vero, ma il suo animo autistico amava quelle cose e aveva un certo ricordo fulgido di quelle tabelle "Era dal milione in su... nel senso... era da 1000000... sì, insomma, da 64 in sù... nel senso che la A è tipo 1000001" disse forse più a sé stesso che ai due, andando quindi a scrivere sul foglio prima la risposta di Erik (111), poi tracciò una freccia in verticale che indicava in basso e quindi, mordendosi il labbro tentò di trasformare in codice binario il suo pensiero.
    "La I è la nona lettera quindi è 1001001... mentre la V è la..." e sì, contò mentalmente le lettere "22... quindi diventa sedici, più quattro, più due... più il milione che non è il milione... quindi 1010110... quindi... alla fine ecco... così"
    Come sempre Jesse fu abbastanza confusionario, ma in ultima analisi sul foglio consegnato alla docente il ragazzo scrisse:

    111 -> 1010110 1001001 1001001


    Non aveva idea se fosse un delirio o una risposta verosimile, ma lui la offrì anche a nome degli amici, sperando che ciò non significasse essere sbattuti fuori dall'aula.
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    Mia Freeman che arriva in ritardo? Fu il primo commento, sussurrato, di Cameron quando ella si precipitò in classe andando a sedersi affianco a lui. Mi deludi, ragazzina continuò, con un sorriso di scherno. Comunque siediti pure aggiunse, accarezzando distrattamente la pelliccia di Axe. Chissà, magari la lezione sarebbe stata un po' più interessante dal momento che era arrivata la biondina. E sicuramente avrebbe approfittato del suo essere secchiona per prendere un buon voto anche lui! Osservò Axe che, come in risposta al saluto della giovane (anche se si trattava più che altro di una coincidenza) puntò i suoi occhietti neri su quelli molto più chiari di lei e rimase immobile, quasi ad osservarne i lineamenti. Si avvicinò un pochino. Al che, Cameron riprese la parola. Puoi accarezzarlo, se vuoi. Le sussurrò, prima di tornare -purtroppo- a concentrarsi sulla professoressa. Era figa per essere figa, ma lui era là per fare lezione, per ascoltare cosa avrebbero imparato quel giorno, sebbene non ne avesse troppa voglia.
    Quando vide che la bionda, in risposta al quesito, iniziò a scrivere, allungò il collo. In fin dei conti, potevano lavorare anche a coppie, no? Prese la penna ed iniziò a scrivere.
    12 in numeri romani è XII, ma barrandolo -quindi dividendolo a metà letteralmente- diviene VII, ovvero 7 che in codice binario è 111, perché 2^2x1+2^1x1+2^0x1= 4+2+1=7.
    Quando ebbe finito di copiare quelle poche righe, osservò la risposta nel suo complesso. Beh sì, aveva perfettamente senso. Ma non si può dividere il 12 in altri modi? Per esempio 1 e 2, che in numeri romani sono semplicemente I e II, quindi in codice binario 1 e 10. Sì, lo aggiunse davvero come postilla al suo compito. In fondo era Cameron Cohen ed era un corvonero dentro, non poteva accontentarsi di accodarsi al ragionamento che seguivano tutti, voleva capirci anche lui qualcosa. Magari era una cazzata, ma almeno lui ci aveva provato. Alzò lo sguardo al soffitto e posò la penna, rilassando i muscoli delle spalle, finora tesi. Speriamo sia andata bene si lasciò sfuggire, gettando di sfuggita un'occhiata a Mia. Voleva davvero alzare la sua media, per quanto poco lo dimostrasse. Il fatto era che, sebbene sapesse di essere molto intelligente, non lo voleva mostrare. Perché? Forse come meccanismo di difesa? Invero, non lo sapeva nemmeno lui. Ad ogni modo, non gli restava che aspettare che la professoressa passasse alle cose pratiche, sperando che fosse più interessante di un codice binario, meno matematico. Se si fondevano aritmanzia e magitecnica, usciva il figlio del demonio senza ombra di dubbio.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Alizée Vuasseaux

    ~ Prof di Magitecnica
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    Alizée osservò la ragazza e la fissò tranquilla negli occhi mentre le poneva la domanda. Non mostrò alcun tipo di emozione, nè positiva nè negativa, e aspettò che la studentessa finisse.
    “Signorina Whitermore” disse poi, avvicinandosi a lei, le mani guantate dietro la schiena. “Potrei risponderle semplicemente che non vi è alcun tipo di collegamento, che ho fatto questo piccolo esercizio solo per vedere il vostro grado di elasticità mentale, cosa vitale in una materia come la Magitecnologia, al contrario di altre materie dove il mero e pedissequo studio a memoria e l’applicazione di movimenti o di formule risolve tutto. Ma in realtà non è il codice binario che ha una relazione con il dialogo, ma un codice qualsiasi. Avrei potuto dirvi di scrivere la risposta in esadecimale, in ASCII, in Part-Monroe. Non è il tipo di codice, ma il codice stesso. Cosa ci permette di comunicare, di dialogare così che i due soggetti si capiscano? Una lingua comune, una scrittura comune. E quella non è forse un codice, un insieme di suoni e forme che rappresentano concetti astratti e materiali? Dialogare significa possedere un codice comune, significa avere un substrato di suoni e forme, lettere se preferisce ma trovo la cosa riduttiva, se pensa ai pittogrammi o agli ideogrammi usati da molte lingue orientali, che prendano il concetto che vogliamo esprimere e lo passino, lo veicolino a chi ci ascolta o legge. Prenda opere famosissime del mondo babbano, co me la Divina Commedia, o Guerra e pace, e provi a mostrarle nella loro forma originale, nella loro lingua originale ad altri. Saranno solo un insieme di lettere e forme senza senso se non si conosce l’italiano antico o il russo. quindi se non si conosce il codice. spero di essere stata esaustiva.”
    La professoressa aspettò quindi che i vari alunni le consegnassero la pergamena, osservando come se fosse distratta i vari risultati, mantenendo un volto serio, quasi impassibile, al massimo aggrottando le sopracciglia indipendentemente che fosse corretto o meno. si sistemò con noncuranza i guanti, facendoli ancora più aderire alle mani tanto che si potevano vedere chiaramente le forme delle unghie sotto il lucido materiale, quindi, dopo che l’ultimo alunno consegnò, si alzò in piedi e fece cancellare completamente la lavagna con la magia.
    “Benvenuti anche ai ritardatari, a cui prego vivamente di non doverlo essere più. Potrebbe capitare che la porta sia chiusa, come è da questo esatto momento. Nessuno entra più. il ritardo è sintomo di maleducazione e scarso rispetto, ma per questa volta, data la situazione contingente e straordinaria, tollerato.”
    Passò tra i banchi, colpendo leggera, come una sorta di fata madrina nel film di animazione babbano “cenerentola” i contenitori di legno, facendo saltare via i lucchetti.
    “All’interno troverete dei materiali, uno per scatola per l’esattezza. Dato l’esiguo numero di studenti, ognuno di voi ne avrà uno, anche se non necessariamente diverso. Lo scopo è entrare in sintonia con il materiale, parlare con il suo Umore, un concetto che si potrebbe definire in maniera incompleta come l’anima del materiale. Potrete trasfigurare un oggetto, ma la sua anima, il suo Umore o Carattere non varierà se non in molto tempo, quando ormai sarà il carattere del nuovo oggetto. Ma ci vogliono mesi, anni a volte.
    Ora, non mi soffermo sul concetto stesso di Umore in quanto lo abbiamo ampiamente spiegato nelle lezioni precedenti, ma so che non avete mai avuto una prova pratica di utilizzo della magia per parlare davvero, per avere una interazione con un materiale.”

    Aprì una scatola su un banco vuoto, nella terza fila. all’interno c’era una piccola statuina di legno a forma di gufo.
    “Questo è legno di olivo, per chi non lo sapesse riconoscere. Ora, quello che voglio che voi facciate, ognuno con il suo materiale, è entrare in sintonia con lui, arrivare a visualizzare il suo Umore, parlargli e capire come ha preso la trasformazione dalla sua forma originaria a quella che avete davanti. In questo caso ad esempio, avreste dovuto chiedere al legno se gli piaceva essere stato scolpito, levigato e lucidato nella forma di un gufo. Potrebbe capitarvi una forchetta di acciaio, o un pezzo di rottame, o qualsiasi altra materia prima o metallo. Eviterò per adesso i materiali compositi, anche se fidatevi, non fate mai certe domande alle ceramiche dei bagni, non so se mi spiego…” sorrise rimettendo al suo posto la statuina. “Mi aspetto che ognuno di voi mi riporti a voce quanto ha visto, sentito e altro nella sua mente, così che potrò correggere il compito precedente, vedere quanto la teoria è servita alla pratica e darvi un voto. Potete iniziare…”

    Code by TsundereBoy



    Credo che sia tutto chiaro dalla spiegazione, ma se ci fossero dubbi contattemi in MP.
    Ognuno di voi (o coppie, va a banco) ha un oggetto di un determinato materiale.
    Vedete nel manuale o inventatevi voi una personalità e un aspetto in linea con il materiale, e giocatevela. Verrà valutato il tipo di carattere descritto per il materiale e la vostra interpretazione, ovvero come descrivete il tutto incluso come la prende il materiale a causa della forma. Non c’è davvero un giusto o sbagliato, ma solo una bella o una brutta role.
    Per parlare con l'Umore dell'oggetto, lascio a ognuno di voi una certa libertà sulla procedura. Diciamo che avete già imparato che per entrare inc ontatto con lun oggetto dovete essere rilassati, focalizzati sull'oggetto e sul tipo di materiale e dovete poterlo toccare a lungo, diciamo per almeno un bel minuto o altro perfettamente concentrati. Poi come riuscite a capire che ce l'avete fatta o meno lascio a voi. Considerate come da manuale che l?umore si manifesta stile visione, quindi potete vederlo e parlargli, ma visto che è una cosa nella vostra mente potete jimmaginare che da fuoiri sia passato uns econdo da quando vi siete messi in contatto anche se avete parlato apparentemente per ore con lui. Se volete potete incontrarlo in un vuoto siderale, oppure in un bar, su un capo di battaglia o in un tempio antico, nessun problema, lasciate pure la fantasia senza freni.

    Materiali:

    Altair Alexander Sherwood: Una fede d’oro senza alcuna incisione

    Cameron Cohen+Mia Freeman: Un antico pettinino per capelli ottenuto da un grande osso, probabilmente una scapola

    Jesse Lighthouse: Pugnale in bronzo, a due fili, con impugnatura forgiata a squame piccole e triangolari, pomolo a forma di testa stilizzata di drago

    Jessica Veronica Whitemore: Una campanellina in argento di quelle che si possono trovare sui collari dei gatti.

    Adamas Vesper: Uno smeraldo tagliato a cabochon, ma con una profonda crepa dentro la sua forma a causa della lavorazione sbagliata.

    Blake Barnes: Un boomerang in mogano

    Erik Foster+Emma Lewis: Un tirapugni in acciaio inossidabile

    SCADENZA POST 25 FEBBRAIO ALLE 23.59


    Edited by Alizée Vuasseaux - 18/2/2020, 11:58
     
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  4. panda_2019
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    Altair guardava quello oggetto attentamente e se la ritirava tra le mani per capire cosa fosse prima e perché era stata trasformata proprio in quell oggetto e perché fosse capitato proprio a lui sospirò solamente e cercò di guardarla ed entrare in contatto con quell oggetto e chiuse gli occhi e gli apparve davanti come materia prima come oro allo stato puro e cerco di capire come si fosse sentito quando fu esposto al fuoco e fatto con la pressa per creare quella fede e sospirai e riaprì gli occhi e guardai la professoressa l'oro si e sentito bruciare e nello stesso tempo si è sentito sciogliere dalla sua forma un pezzo per poi essere trasformato in una fede con la pressa o non so di preciso come si chiama quella macchina. Ma è triste e vorrebbe ritornare alla sua forma originale perché nessuno l ha indossata e si sente sola e spaesata . Disse tranquillamente tenendola ancora in mano quella fede e poi appena fini di esporre alla professoressa ciò che aveva sentito e provato quell oggetto la riposo nella scatola davanti a lui e aspetto il giudizio della prof.
     
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    Mia aveva una nomea di perfettina e precisina da mantenere, e di certo un ritardo come quello non era da lei. Non mancò di arrossire leggermente, imbarazzata, alle parole della professoressa, abbassando leggermente la testa. “Mi scusi…” sussurrò piano per poi lanciare un’occhiata a Cameron. Non prese la sua battuta come avrebbe fatto non troppo tempo prima, piuttosto gli lanciò un mezzo sorrisetto di sfida. “Sarà la prima e ultima volta.” rispose semplicemente, drizzando appena la schiena, per poi soffermarsi a guardare il piccolo animaletto dalla pelliccia bianca. Alla fine allungò una mano verso di lui, dopo aver ottenuto il permesso di Cameron, e sfiorò piano il pelo sulla sua testa, sperando di non infastidirlo. Ci sapeva fare con gli animali, solitamente, ma evitò di tirare troppo la corda per non infastidirlo.
    Lanciò un’occhiata ad Emma, che entrò non molto tempo dopo di lei, e le rivolse un breve cenno e un leggero sorriso, temendo di averla svegliata e in qualche modo infastidita. Era la sua nuova coinquilina, stavano ancora cercando di trovare un loro equilibrio e un modo per funzionare assieme.
    Si concentrò comunque sulla prova teorica, impegnandosi perché il proprio ragionamento funzionasse e avesse senso e non si accorse nemmeno di aver involontariamente suggerito la soluzione anche a Cameron. Non che normalmente non lo avrebbe fatto, era pur sempre il genere di persona che non si tirava mai indietro quando si trattava di aiutare qualcuno e di certo non lo avrebbe fatto con il compagno di banco. Finì la prova e si ritenne abbastanza soddisfatta di quel che aveva scritto. “Non sembrava troppo difficile…” osservò nei confronti di Cameron, rivolgendogli un sorriso tiepido, per poi farsi attenta alla spiegazione della professoressa. La ascoltò con attenzione, e tornò velocemente la solita Mia, studiosa e precisa. Alzò la mano e se le fosse stato concesso avrebbe fatto la sua domanda, prima dell’inizio della prova teorica. “Mi scusi, mi è sorto un dubbio. Come abbiamo precedentemente studiato, l’Umore è quella che possiamo definire la personalità del nostro oggetto, mentre il Carattere è l’insieme dei vari umori di un materiale composito… Non è corretto quindi parlare di Carattere per una materia prima, giusto? In quel caso parliamo unicamente di Umore.” domandò, cercando di esprimersi nel modo più chiaro e corretto possibile.
    Quando le fu assegnato Cameron come compagno del lavoro non si stupì più di tanto, piuttosto avvicinò la scatola, curiosa di scoprirne il contenuto, e la aprì poi con calma. Sorriso istintivamente nel vedere il pettine di osso nascosto all’interno e lo estrasse con estrema cura. “Che bell’oggetto…” osservò senza quasi pensarci, rigirandoselo per qualche istante tra le dita. Lanciò poi un’occhiata al suo compagno. “Sappiamo che l’Osso ha un Umore piuttosto deciso, in genere, vediamo che cosa succede.” propose, ormai mossa dalla sua tanto amata curiosità, con tutta l’intenzione di scoprire il prima possibile che cosa quell’oggetto serbasse.
    Lo prese tra le dita e poi chiuse gli occhi, concentrandosi su quello che aveva tra le mani e sul modo di entrarvi a contatto, cercando di fare del suo meglio per riuscire a cancellare tutto ciò che la circondava, focalizzandosi sul suo obbiettivo. Si concentrò il più possibile fino a che nella sua mente non comparve un’immagine chiara e precisa dell’Umore dell’osso: un uomo vestito di pelli, i capelli scompigliati, lo sguardo fiero e fiammeggiante. Sapeva di essere l’unica a vederlo, si rendeva conto da sola che quella figura non era davvero nella stanza ma non poteva comunque evitare di dimenticare tutto il resto e focalizzarci solo su di lui. “Incredibile, impensabile, assurdo!” urlò l’uomo, che essendo una proiezione parlava una lingua se non altro conosciuta da Mia, anche se non era sicura che fosse tipica della sua epoca. Stava per domandare che cosa fosse successo, che cosa lo avesse fatto tanto arrabbiare, ma l’uomo sembro leggerle nella mente e precederla senza fatica. <u>”Una lavorazione del genere, per un pezzo così nobile! proseguí con ardore, e Mia capi che l’osso non era molto contento di essere stato tramutato in un oggetto così sofisticato. <u>” Una lama, un’arma, un oggetto contundente...tutto sarei potuto diventare, e invece un orpello da donna!” sputò aggressivo, adirandosi ancora di più. Mia a quel punto si accigliò, guardandolo con convinzione. “C’è qualcosa di nobile in un pettine da donna. Molte signore eleganti vi avranno indossato, non dovreste essere così ingrato.” gli fece notare con cortesia e fermezza, provocando nell’uomo ancora più rabbia.
    Se ci fosse riuscita avrebbe interrotto la visione, abbandonando il pezzo di osso, ” Decisamente ribelle e impulsivo, non era per nulla contento di quel che aveva subito.” spiegò brevemente, ancora travolta da tutta quella rabbia, per poi prendere qualche breve appunto circa quel che aveva notato.



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    Adamas Vesper
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    Attese l’apertura della sua scatola con una trepidazione nervosa; non aveva ancora idea di come comunicare con il suo materiale, ma decise che avrebbe provato ad aprire un dialogo diretto, nonostante potesse sembrare un po’ strano. Sembrava che l’universo ultimamente gli ricordasse di essere diretto, e forse poteva anche mettere in pratica quel consiglio.
    “Ehm… ciao, Signor Smeraldo - ora… ora avrei bisogno di comunicare un poco con te…” bisbigliò l’Ametrino, mentre prendeva delicatamente in mano lo smeraldo, chiudendo gli occhi per concentrarsi meglio. Al tocco era ben levigata, tanto da dare l’illusione di essere quasi morbida: l’unica stonatura era la crepa, che stonava con la bellezza della pietra preziosa.
    ‘Insomma, quanta villania - sono una Signora. E voi, chi sareste? Una povera nobildonna non può starsene in santa pace neanche nonostante le sue ferite, emotive e fisiche…’
    Adamas ricordava di aver letto che l’Umore delle pietre preziose fosse effettivamente alquanto altero, ma non si aspettava affatto una risposta simile.
    ‘Mi perdoni, mia Signora’: nel mentre l’immagine di una donna, vestita con abiti semplici color prato ma palesemente sfarzosi, si fece strada nella sua mente; gli occhi erano verdi, e i capelli corvini. La sua avvenenza era smisurata, e la cicatrice orrenda e profonda, che le solcava la guancia sinistra, la rendeva un poco più inquietante. Grazie al suo gran tatto, non glielo fece certamente notare; aveva deciso, in quel momento, di comportarsi come un vassallo fedele, poiché l’Umore dello smeraldo sembrava particolarmente desideroso di essere trattato da nobile.
    ‘Se posso aver l’ardire, Le chiederei cortesemente di parlare. Una pietra tanto affascinante quanto preziosa quale è Lei avrà sicuramente una storia avvincente.’
    'Oh, vedo che vi siete ravveduto dal vostro precedente comportamento scortese; me ne compiaccio. Questo mondo sta diventando fin troppo volgare e irrispettoso, da quando gli antichi dei non risiedono più nei cuori delle genti. Insomma, Io - consacrata a Persefone - colei che doveva essere la gemma della sua corona nel suo tempio - vilipesa e oltraggiata a tal modo. E tutto perché la volgare plebaglia non riesce a trattenere i suoi lugubri impulsi e si avvina - e poi, quando dovrebbe porre particolare attenzione alle bellezze come me, ecco che esce fuori tutta la loro rozzaggine.’
    Adamas lasciò parlare a ruota libera l’Umore, un po’ ammirato per il fatto che fosse effettivamente uno smeraldo destinato al culto di Persefone, un po’ stupito per il suo modo di parlare. Sembrava avesse effettivamente bisogno di interloquire con qualcuno dopo secoli, ma allo stesso tempo non riusciva a distaccarsi dal sua atteggiamento elitario e snob. Gli ricordava un po’ la sua famiglia.
    ‘Posso capire la Sua ira - ma le assicuro che, a coloro che possono comprendere il Suo valore, la Sua bellezza non risulta affatto scalfita. Anzi, con una storia tanto importante e antica, molti sarebbero fortunati a conoscerLa.’
    L’Umore sembrò compiaciuto dalla captatio benevolentiae, nonostante cercasse di mascherarlo il più possibile. Il vago scintillio dei suoi occhi verdi, tuttavia, era innegabile.
    ‘Suvvia, smettetela: gli adulatori non possono conquistarmi così facilmente… comunque, mi ritiro nella mia intimità. Non importunatemi oltre, e abbiate rispetto delle mie spoglie materiali.’
    Adamas riaprì gli occhi, tornando alla realtà; era pronto a riferire alla professoressa ciò che aveva visto e udito. Poggiò con cura lo smeraldo sul banco, accarezzandolo mentre lo ammirava con uno sguardo dolce, prima di parlare.
    “Mi è apparso come una donna bellissima ma con una cicatrice sulla guancia sinistra. Afferma di essere stata consacrata a Persefone per diventare l’ornamento più bello di una sua statua, ma che un… artigiano ubriaco l’abbia lavorata male… ovviamente non è affatto contenta di questo suo destino. Caratterialmente… direi elitaria, un po’ reazionaria, e abbastanza vanitosa; era legata alle buone maniere e… beh, desiderava un trattamento di riguardo.”
    Tacque, rivolgendo nuovamente gli occhi allo smeraldo, e pensando che avrebbe voluto tanto aiutare l’Umore a… tornare di buon umore. E magari renderlo un suo monile personale, per donargli nuova vita e scopo.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Come aveva purtroppo predetto, la professoressa di Magitecnica non passò sopra al ritardo del giovane prefetto ametrino, rimarcando quanto fosse scorretto e poco rispettoso arrivare in ritardo. Erik dal canto suo sapeva di star in torto e non provò a giustificare ulteriormente la sua mancanza, limitandosi ad abbassare lo sguardo verso il pavimento dell'aula e ad annuire al termine del discorso della docente. Non ricapiterà, le do la mia parola. Avrebbe voluto dire tale frase a voce alta, purtroppo però in quel momento si sentì così in difetto da far svanire qualunque forma di coraggio. Il minimo che possa fare è comportarmi bene a lezione. Infatti, non appena vennero date le istruzioni per rispondere alla domanda posta sulla lavagna, il moro si concentrò unicamente sull'esercizio.
    Man mano che Alizée passava tra i banchi, rivelando ad ogni studente con quale oggetto avrebbe avuto a che fare nel futuro più immediato, le prime coppie di studenti venivano formate. Ad Erik toccò Emma Lewis, una ragazza appartenente alla sua casata. Il moro le alzò la mano destra in segno di saluto e le sorrise, facendole cenno di avvicinarsi un pochino, in maniera tale da poterle parlare senza disturbare il resto della classe. Waaa, due ametrini insieme! Sono certo che ci faremo valere! Ottimista come sempre, spostò per un attimo lo sguardo in direzione del soggetto della loro prova pratica. Mh, avremo a che fare con un tirapugni. Lo alzò con la mano sinistra e crucciò appena lo sguardo. Non ne avevo mai visto uno prima d'ora, è più pesante di quel che sembra! Strabuzzò un attimo lo sguardo, allungando il tirapugni in questione verso di lei, affinché potesse far le sue considerazioni.
    L'obiettivo della prova era quello di entrar in sintonia con l'umore dell'oggetto che avevano di fronte. Senza perdere tempo, il moro cominciò a sfogliare i propri appunti. Qui ho scritto che l'umore è la caratteristica psichica univoca del metallo o della materia che si vuole andare a modificare. Emma, ti ricordi com'è l'umore dei metalli? Le chiese, continuando a sfogliare il proprio quaderno. Alla peggio lo scoprirò da solo.
    Il primo passo per entrar in contatto con un oggetto dipendeva unicamente dal mago. Questo, infatti, doveva allontanare ansia e timori, liberando la mente affinché fosse possibile focalizzarsi sul tipo di materiale senza nessuna distrazione. Per effettuare l'esercizio era necessario toccare l'oggetto ed Erik era in coppia con un'altra persona, quindi per evitare di dar a uno dei due meno tempo era necessario che entrambi si toccassero. Infila pure il tirapugni alla mano, io lo stringerò a mia volta. In un'epoca medievale ciò poteva essere visto come un gesto estremamente romantico o offensivo, tuttavia in quel momento era la cosa più pratica da fare. Attese che Emma si infilasse l'oggetto in acciaio, dopodiché la propria destra strinse la mano della ragazza nel verso opposto al palmo. Chiuse gli occhi e respirò lentamente. In bocca al drago!
    Abbandonando il senso della vista, Erik si ritrovò da solo. Sentiva il leggero tepore della mano di Emma e il freddo dell'acciaio. Solitamente lui detestava tutto ciò che non fosse caldo a contatto con la sua pelle, ma questa volta non respinse il freddo, bensì lo accolse. Desiderava entrare in contatto con l'oggetto, capirlo fino in fondo e per tale motivo cominciò a desiderare di poter conoscere.
    Improvvisamente dal buio cominciarono ad apparire delle immagini. Lo stesso mondo medievale a cui aveva pensato poco prima tornò a far capolino e lo stesso Erik si ritrovò seduto di fronte a una tavola rotonda all'interno di chissà quale maestoso castello. Il tirapugni fondamentalmente era un'arma in acciaio e l'immaginazione del giovane lo reincarnò nel valoroso primo cavaliere del regno. Il volto della figura che aveva di fronte portava i segni di mille battaglie, ma dall'espressione arcigna e fiera era chiaro come ci volesse ben altro per piegarlo. La sua armatura era immacolata e nonostante l'esperienza di chi aveva ormai compiuto una certa età, sembrava essere immune alle cicatrici del tempo.
    Buongiorno, sono Erik e sono qui per far la sua conoscenza. Cercò di essere il più educato possibile, ma il cavaliere parve ignorarlo. Signor Cavaliere, dico a lei! Ancora silenzio. Mi sta ignorando solo perché non ho un'armatura anch'io? Per la prima volta l'uomo posò il suo severo sguardo sul ragazzino. Non sono armi e armature che fanno di te un uomo, ma i tuoi valori. Erik batté due volte gli occhi. Sono d'accordo, le va di diventare amici? Un sospirò ruppe il silenzio dopo quella frase, dopodiché la reincarnazione del tirapugni si alzò e avanzò verso Erik. Chiedere informazioni e non esserne degni è come affrontare un drago senza saper impugnare una spada. Lentamente le gote dell'ametrino assunsero un colorito rossastro, dopodiché crucciò la fronte. E perché non sono degno di ricevere quelle informazioni? Il cavaliere scosse la testa. Tale domanda incarna la tua scarsa consapevolezza. Erik si alzò dal suo posto e scosse rapidamente la testa a destra e a sinistra. Puntò l'indice destro contro il cavaliere. Gentile Signore! Nel dire quelle parole aveva perso oramai la calma. I denti cominciarono a tremare sbattendo innumerevoli volte contro loro stessi. L-l-lei n-n-non mi c-co-noscee n-non ha il diritto di t-t-trattarmi in qu-questo modo! Il cavaliere tornò a sedersi e Erik era oramai giunto a pochi passi da lui. Io voglio conoscerla, dico sul serio, ma lasci che allora cominci io a presentarmi. Sono Erik Foster e un giorno diventerò un Medimago perché desidero trovare la mia utilità al mondo. Sogno di salvare vite come lei ogni giorno rischia la vita per il bene del suo popolo. Lei affronta guerrieri, arcieri ed eserciti, io un padre che fa costantemente soffrire me e mia padre, le mie insicurezze e la paura di non essere mai abbastanza. Sono scontri diversi? Assolutamente sì, ma ognuno ha le sue battaglie e non si può giudicare una persona in base a un incontro di pochi secondi! Le ultime parole colpirono non poco il Cavaliere e non per il significato reale che Erik voleva trasmettere, ma per quelle affermazioni totalmente errate su di lui. L'ametrino si era lasciato trasportare troppo dalla fantasia, dimenticandosi che colui che aveva di fronte non era un reale cavaliere, ma la semplice trasposizione immaginaria di un oggetto. Io non ho affrontato nessun guerriero, tanto meno un arciere o un esercito. Sono stato usato unicamente in locande malfamate da gente poco rispettosa. Sangue? Si ne ho visto molto, ma non ho mai compiuto nulla di nobile. Dopo aver ascoltato quelle parole, Erik si pietrificò. Rimase a bocca aperta, interdetto da ciò che stava accadendo. OH, MAMMINA, IL TIRAPUGNI! Nella tua vita hai incontrato solo persone meschine? Il cavaliere lo osservò per un lungo e interminabile secondo. No, chi mi ha forgiato si è preso cura di me. Ero mero acciaio, il fabbro mi ha modellato e curato in ogni minimo dettaglio. Ora sono forte e resistente, ma se non mi sono mai spezzato è tutto merito suo. Un ampio sorriso si mostrò sul volto di Erik che commosso da tale racconto decise di cingere il cavaliere in un caldo abbraccio. E non ti ha fatto male quando ti ha forgiato? Insomma, credo che abbia usato un martello o altri strumenti non proprio delicati. La risposta non tardò ad arrivare. La parte più dolorosa è stata il trapano per i fori delle dita, il punteruolo e il martello hanno dato un po' di fastidio, ma ormai ero ben solito. Limatura e levigazione sono stati addirittura piacevoli da ricevere, ma tutto sommato non mi lamento. Ogni azione attuata per costruirmi è stata fatta con amore e attenzione e ad oggi ripenso a quei momenti con orgoglio.
    Oramai la mano che stringeva quella di Emma e il tirapugni non sentiva più il freddo dell'acciaio e ciò spinse Erik ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno con poca sicurezza. Era provato dal racconto dell'oggetto, ma finalmente aveva qualcosa da dire alla docente. Professoressa, l'Umore di questo tirapugni mi è sembrato molto geloso della sua storia, quindi, ecco, mi dispiace raccontarla. Ad ogni modo è molto fiero della sua nuova forma. Ha provato molto dolore quando con il trapano l'artigiani gli ha fatto i fori per le dita, ma tutte le altre lavorazioni non lo hanno turbato. Era felice perché l'uomo che lo ha realizzato ha svolto un ottimo lavoro e ha percepito la cura e l'attenzione che svolgeva nel suo lavoro!





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    Jessica non distolse lo sguardo dalla professoressa mentre si avvicinava a lei, rispondendo alla sua domanda. Lasciò che un sorrisetto le si dipingesse sulle labbra ed annuì. Sì, certo. La ringrazio per la spiegazione, professoressa rispose, prima di riflettere sulle sue parole. Certo, poteva avere un senso, effettivamente, doveva solo pensarci bene e sviscerare il discorso per comprenderne ogni sfaccettatura, ma era ora della prova pratica. Osservò il piccolo "scrigno" davanti a lei e lo aprì, curiosa di quello che avrebbero dovuto fare e di quello che vi avrebbe trovato dentro. Okay, avrebbero dovuto entrare in contatto con un oggetto -nel suo caso una campanellina in argento- e avrebbero dovuto captare il suo Umore per poi riportarlo a voce alla professoressa. Ripescò nella sua mente la definizione ed annuì tra sé. Dunque, l'Umore è la caratteristica psichica univoca della materia prima che si vuole modificare, mi pare... e questo è argento.. ok, ci sono. Fece questo piccolo discorso tra sé prima di stringere tra le dita il piccolo oggetto. Chiuse gli occhi e fece un grosso sospiro, rilassandosi. Lasciò quindi che la sua vista si annullasse per un attimo e si lasciò trasportare -seppur fisicamente fosse ancora in aula- in un altro luogo, un ampio giardino. Nella sua mente si formò l'immagine di un prato sconfinato e parecchio verdeggiante. Davanti a lei, un uomo sulla trentina vestito elegantemente e con un sorriso, all'apparenza sincero, stampato sul viso. Buon pomeriggio salutò quindi la ragazza, osservando il sole calante. Erano sicuramente vicini al tramonto, quasi sullo sfociare della sera. L'uomo si voltò verso di lei sempre con quel sorriso gentile ma imperscrutabile. Buon pomeriggio, signorina replicò quindi lui, guardandola quasi con stupore, senza però perdere i suoi modi pacati e gentili. Le fece un inchino, togliendosi il cappello che aveva in testa. Posso offrirle qualcosa? chiese quindi lui, indicando con un vago gesto delle braccia alle sue spalle, dove, nella mente di Jess, si formò un'elegante casa di campagna. La ringrazio, ma ho fretta rispose quindi la giovane corvina, desiderosa di arrivare al punto. Quella visione, per qualche strano motivo, la metteva a disagio. Forse perché l'ultima volta che era successa una cosa simile, si trovava in un cimitero Scozzese ed era entrata della mente di una povera ragazza che era andata in contro alla morte senza potersi ricongiungere con il suo grande amore. Sospirò dentro di sé e aspettò che l'oggetto, o meglio il signore, parlasse di nuovo. Andate sempre così di fretta voi giovani commentò, come se lui fosse vecchio, ma senza perdere nemmeno per un istante il suo tono dolce e attento. Forse ha ragione concesse la giovane. Ad ogni modo, le posso fare una domanda? tentò lei e, quando ebbe il consenso dell'uomo-campanellino, cominciò. Non sapeva esattamente cosa chiedergli, eppure doveva trovare qualcosa da dire. Com'è... essere un campanellino? sussurrò, quasi timorosa che potesse arrabbiarsi e allontanarsi senza rispondere alla domanda, ma non avvenne. L'uomo si portò una mano al mento e si accarezzò, riflettendo su quale risposta potesse darle. Devo dire bene... il mio possessore mi ha sempre trattato bene, ho evitato diverse volte che il suo gatto si perdesse annunciò alla fine, mentre la visione cominciava a sparire pian piano. Jessica tenne gli occhi chiusi finché, ancora una volta, il buio l'avvolse e solo allora si decise ad alzare le palpebre. L'Umore di questo campanellino argentato è molto calmo, pacato e gentile, oltre che riflessivo e piuttosto predisposto a parlarmi senza problemi e, anzi, trattandomi bene, insomma, un carattere molto compatibile con quello femminile. Concluse, scrollando le spalle. Ma quell'esercizio la portò a riflettere e, quindi, alzò la mano e quando e se la professoressa le avesse dato la parola, avrebbe posto la sua domanda. Facendo questo esercizio ho pensato... insomma, a quanto abbiamo visto tutti, sebbene siano oggetti apparentemente inanimati, hanno anche loro dei... sentimenti? tentò, riflettendo sulle proprie parole prima di continuare la domanda. Quindi se io, per esempio, ho un oggetto in argento il cui Umore è calmo e pacato, esso potrebbe cambiare in base a come viene trattato? Anche se il manuale definisce il suo carattere come un carattere tranquillo? pose quindi il quesito ed aspettò che la donna le rispondesse, osservando gli altri fare l'esercizio.
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
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    La ragazzina si stava concentrando sulla risposta al quiz che era scritto alla lavagna, quindi non stava più pensando a nient'altro, né al fatto che fosse in ritardo -Mi scusi, professoressa disse quando ella gli rimproverò- né al fatto che fosse affianco ad Erik, un ragazzo più grande. Si avvicinò a lui come da richiesta e gli concesse un timido sorriso ed annuì alla sua frase. Sì, lo credo anch'io replicò, sempre senza sbilanciarsi troppo. Lasciò quindi che il ragazzo aprisse la scatola e ne estraesse l'oggetto. Un tirapugni. La sua sola vista, la fece rabbrividire. Insomma, non è l'oggetto più pacifico del mondo. Talvolta viene usato per cose non proprio allegre e pacifiche. La ragazzina sospirò, osservando l'oggetto di metallo tra le mani del prefetto ametrino. Quindi lo afferrò con delicatezza, saggiandone la durezza e la pesantezza con le dita. Effettivamente era davvero pesante per essere un oggetto di dimensioni modeste. Sì, è parecchio pesante, ma è anche... molto liscio. Commentò, accarezzando il tirapugni con il polpastrello. E sembra quasi che non sia mai stato usato... aggiunse, sperando di non averlo annoiato. Sì, si preoccupava di cose veramente stupide e assurde a dir poco.
    Il loro compito sarebbe stato quello di comunicare, tra virgolette, con l'oggetto e capire quale fosse il suo umore. Stava per dire qualcosa, quando Erik la precedette e le porse una domanda. Sì.. se non ricordo male, è un po' come il ferro, solo più gentile e riservato rispose quindi, tornando ad osservare l'oggetto.
    Emma, alla sua altra richiesta, annuì e infilò il tirapugni, provando una sensazione che non le piaceva poi troppo. Non le andava troppo a genio quell'oggetto, ma il compito era chiaro e doveva portarlo a termine nel migliore dei modi, senza altre preoccupazioni. Chiuse gli occhi, rabbrividendo ancora al contatto col freddo acciaio, finché la mano -decisamente più calda- di Erik, strinse la sua toccando comunque il tirapugni perché avessero entrambi la stessa possibilità e lo stesso tempo per entrare in contatto con l'oggetto. In bocca al drago a te... replicò, prima di liberare completamente la mente e lasciarsi prendere dall'esercizio, concentrandosi.
    In men che non si dica, nella sua testa iniziarono a formarsi delle immagini. Inizialmente erano poco chiare, sfocate. Emma non capiva esattamente dove si trovava, vedeva un corpo muoversi velocemente. Poi, finalmente, le immagini si fermarono, focalizzandosi meglio sui dettagli e allora capì di trovarsi all'interno di una palestra con al centro un grande ring per il pugilato e, in piedi su di esso, un uomo. Salve... tentò, tastando il terreno per vedere come avrebbe reagito. Questi si voltò e la guardò con sguardo truce, prima di ammorbidirlo e rendersi conto che si trovava davanti solo una ragazzina. Tuttavia, non rispose, limitandosi a fissarla. Emma non sapeva cosa dire o fare, se non fissare le sue iridi di ghiaccio su quelle più piccole e nere dell'uomo. Sai come ci si sente ad essere usati giorno dopo giorno senza poter reagire? Essere abbandonati alla fine di ogni incontro su un tavolino con tutto il sudore della mano che mi ha tenuto che cola sulla mia superficie liscia? scattò all'improvviso, voltando tutto il corpo in sua direzione. No, signore replicò quindi Emma, senza sapere che altro dire. Non ne ho idea, ma mi dispiace moltissimo aggiunse, con umiltà. Al che, l'uomo addolcì nuovamente lo sguardo e continuò con tono più gentile. Scusami, sono solo frustrato da tutta questa situazione. Da quando ho lasciato il mio luogo d'origine, non sono più usato con la giusta cura. Concluse, prima di allontanarsi. Emma rimase quindi a guardarlo, senza più aggiungere null'altro, ma si sentì piuttosto triste per quel tirapugni, nonostante all'apparenza sembrasse davvero un oggetto inanimato.
    Aprì gli occhi, ritrovandosi vicino Erik e davanti la professoressa. Quell'incontro l'aveva leggermente turbata, ma non mancò di fare le sue osservazioni alla donna. L'acciaio ha un animo gentile, in fondo, per quanto possa risultare burbero e orgoglioso. Non ha una storia troppo felice, ma non mi va di ripeterla. Però inizialmente era piuttosto riservato, non mi ha detto nulla se non dopo un po' di tempo concluse, arrossendo.
    Emma Lewis-Scheda- -Stat.-
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    Non gli sfuggì di certo il rossore, seppur lieve, sulle guance di Mia. Ridacchiò. Stare troppo tempo al mio fianco ti sta facendo male, ragazzina. Ironizzò, con un sorrisetto. Fino a davvero poco tempo prima, probabilmente l'avrebbe canzonata con qualche battuta pesante, ma da un po' di tempo a quella parte, le suddette battute non gli uscivano, almeno non con lui.
    Oh, nulla è troppo difficile con una secchiona al proprio fianco commentò, stravaccandosi sulla sedia quasi fosse il divano della sala comune. Abbassò le palpebre, sempre e comunque vigile dei movimenti e delle persone attorno a lui, nonché delle frasi che ognuno di loro pronunciava. Cameron forse non era un grande fan di tutte quelle lezioni, ma ad ognuna cercava di dare del suo meglio -o del suo peggio, dipendeva tutto dal sesso dell'insegnante. Si ricordava bene di aver rotto -e riparato- un telescopio ad Astronomia. E si ricordava anche il seguente incontro con il docente. Sbuffò al pensiero. Gli aveva quasi detto che sua sorella era morta, ma che genere di problemi aveva? Era stato uno come lui, all'apparenza tanto gentile e buono, ad ucciderla. A tentare di simulare il suicidio con un Imperio. Questo pensiero lo faceva arrabbiare ogni giorno, ogni volta che ci pensava... quindi doveva toglierselo dalla testa prima che i suoi capelli si tingessero di rosso -o arancione- e che prendesse a pugni qualcosa o qualcuno. Cercò quindi di concentrarsi sulla biondina che, per lui, era una grande fonte di calma e che gli ricordava tanto Arya. Tuttavia, ascoltò distrattamente la domanda che Mia rivolse alla professoressa, ancora concentrato sul suo pensiero precedente.
    Ma ora doveva davvero concentrarsi sull'esame pratico, quindi osservò Mia e lasciò che fosse lei ad aprire la scatola e a scoprirne il contenuto. Un elegante pettine ricavato da un osso di chissà che animale -o persona. Inquietante, no? Ad ogni modo, annuì alle parole della Freeman. Sì, diciamo che ha un Umore un po' irascibile replicò, pensando proprio a sé stesso, paragonandosi a quell'osso.
    Cameron, dunque, posò una mano sul pettine insieme alla sua compagna e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla visione che presto lo avrebbe assalito. Si concentrò. Ben presto, tutto attorno a lui svanì. Non c'era più Mia, sebbene sentisse lo stesso la sua presenza accanto a sé, non c'era più la professoressa, l'aula o i compagni. Si trovava in una stanza riscaldata da un caminetto munito di un bel fuoco scoppiettante e allegro, anche se la stessa cosa non si poteva dire della donna seduta in una poltrona sgangherata davanti al fuoco. Ingrati! Stava esclamando ella. Ingrati! Prima mi trasformano in un volgare pettinino e poi si sbarazzano di me, mi vendono ad un prezzo stracciato! Non valgo che una manciata di sterline! Strillò la donna, in preda ad una rabbia cieca. E tu che cos'hai da guardare? Vuoi comprarmi per poche misere sterline e poi buttarmi via, come tutti? Si alzò, minacciosa. Cameron non sapeva cosa dire davanti a quella furia. Nemmeno lui sarebbe stato contento di essere un pettine, a dire la verità, quindi forse la capiva. Ma era tutt'altro che empatico, quindi non disse nulla di confortante alla donna, tutt'altro. Stia zitta, mi sta rompendo i timpani. Fu tutto ciò che lasciò le sue labbra tese, non parole di conforto e aiuto, ma una richiesta -o ordine- di tacere. Tu, brutto piccolo... in un attimo, Cameron aprì gli occhi interrompendo quella visione. Lasciò che Mia esprimesse i suoi giudizi prima di parlare. Beh, di certo ha un gran fervore, è irascibile e non accetta di buon grado i suggerimenti commentò, rimarcando l'ultima parola e riferendosi al suo "stia zitta".
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
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    Alizée Vuasseaux

    ~ Prof di Magitecnica
    ~ Mezzosangue
    ~ 30 Anni
    ~ Benestante


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    "Parlato"
    "Pensato"
    "Ascoltato"


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    La professoressa guardò gli studenti toccare, osservare, rigirare tra le mani i loro oggetti, anche se notò che alcuni sembrassero o intimoriti o non certi di ciò che dovevano fare, tanto che due di loro sembrarono bloccarsi. Stava per intervenire, quando la signorina Freeman le chiese una semplice quanto a suo parere banale domanda, ma prima di risponderle si dovette ricordare che quanto lei sapeva non era per forza quello che i suoi studenti, inq uel momento dovevano sapere.
    “Signorina, la sua domanda è solo parzialmente corretta, ma credo che le debba una spiegazione spero quanto possibile chiara ma coincisa. Preferisco che studiate il concetto separato di Umore e di Carattere, dove il primo si applica a metalli e materie prime, quanto il secondo ai materiali compositi. Ma secondo le più recenti teorie, che io sposo appieno, ma che lascio a chi si vorrà specializzare nella materia che insegno, esiste semplicemente il Carattere, dove però nei metalli e nelle materie prime esso ha una connotazione così precisa e ripetuta da non dare modo all’osservatore di trovare gli altri lati eventualmente nascosti che invece possono essere preponderanti o comunque visibilmente presenti in un materiale composito. Si potrebbe teoricamente parlare non tanto di Umore quanto di Carattere monoumorale, anche se trovo la cosa non corretta, in quanto non esiste in natura la purezza al 100%. anche l’oro più puro in realtà ha delle inclusioni di altri elementi, anche il ferro siderale non è solo ferro al 100% e anche un liquido come l’acqua, anche cercandone la purezza assoluta con le tecniche magiche e babbane più recenti e spinte, tende per natura a “sporcarsi”. Basti pensare che l’acqua cosiddetta demineralizzata, pura oltre al 99,9999999%, appena all’aria tenderà ad assorbire anidride carbonica per avere altro all’interno di sè, e se non stoccata dentro contenitori appositi, è in grado di estrarre nel giro di pochi minuti elementi metallici dagli acciai anche più pregiati. Quindi per una delle leggi babbane della termodinamica, ovvero che l’entropia aumenta sempre, si potrebbe dire che la materia cerca di essere sporca, e nello sporcarsi crea Caratteri, rifuggendo dal concetto di Umore. E’ come ognuno di noi, ognuno di noi ha varie facce, aspetti, modi di comportarsi. Nessuno di noi ha solo un atteggiamento sempre e ovunque.”
    Attese quindi che i vari studenti compissero l’esercizio, dandole le varie risposte, ognuno a modo suo, uno alla volta. Lei li ascoltò, poi si avvicinò ai singoli banchi per restituire il compito e commentare la loro prova.
    “Signor Sherwood, la sua risposta in codice binario è la rappresentazione ASCII del numero 1 e 2, quindi 12, cosa che non ha alcun senso dal punto di vista della risposta in sé, in quanto le veniva chiesto quanto facesse nell’Antica Roma 12 tagliato a metà. Avrei accettato 7 o VII in codice binario, non la sua risposta. Mi spiace molto che la sua fretta probabilmente l’abbia fatta scivolare su un errore del genere. Ora, per quanto riguarda la sua prova pratica, non mi ha detto nulla del carattere dell’oro, come lo ha visto rappresentato, cosa vi siete detti, o almeno un sunto di essi. La mancanza di esperienza anche in questo caso l’ha tradita.” concluse, accigliata, muovendosi verso i prossimi studenti.
    “Signor Cohen, signorina Freeman, vi valuto nello stesso momento in quanto siete compagni di banco. La vostra prova pratica è stata molto simile e soddisfacente, avete avuto sensazioni analoghe, non so quanto simili per comunione vostra di spirito o suggestione, ma sono comunque in linea con l’Umore che ci si aspetta da un osso. Per vostra informazione, il pettinino è stato ottenuto da una scapola umana, uno dei tanti oggetti ritrovati presso un profanatore di tombe. Forse dovuto alla ritrosia dell’osso, forse alla vostra inesperienza, non siete riusciti a cogliere questo particolare così importante.” sorrise. “Per quanto riguarda le vostre prove teoriche, sono sorprendentemente identiche, e corrette. Sono felice che abbiate colto la sottigliezza nella domanda. E’ importante per uno scienziato avvalersi delle regole, ma un detto dice che solo chi le ha apprese appieno può romperle. Ecco, questa è la dimostrazione che avete appreso perfettamente la matematica e le sue regole, ma non avete perso l’occhio da bambino degli scienziati in grado di divertirsi con una cosa seria come i numeri.” Accarezzò il pettinino con le lucide mani guantate prima di richiuderlo nella scatola e si spostò al prossimo studente.
    “Signor Vesper, lei ha dato la risposta corretta dal punto di vista del codice binario, ma non quella che mi aspettavo. Non ho chiesto quanto fa dodici diviso due, ma cosa fa XII diviso a metà, ovvero mi aspettavo un sette o un VII. Ha comunque svolto in maniera sufficiente il compito assegnatole, ma al contrario di altri suoi colleghi, ha volontariamente o involontariamente non considerato l’inizio della domanda. La Magitecnica è studio, ma anche mente flessibile, aperta anche alle cose apparentemente strane. Ma posso dirle che si è rifatto abbondantemente con la prova pratica. quanto ha affermato mi ha deliziato. Tutto ciò che ha detto corrisponde alla verità. Ottimo lavoro.”
    Fu poi la volta di Jessica.
    “Signorina Whitemore, come per i suoi colleghi che ho già corretto, la sua risposta dimostra che ha colto i piccoli indizi dentro la domanda, e di questo me ne compiaccio. Ottimo lavoro, come ottima è stata la sua prova pratica. anche se con alcune piccole lacune di poco conto che sono certa potrà sistemare con l’esperienza negli anni. Ora, rispondendo alla sua domanda, l?umore non cambia in un oggetto, esso è parte integrante dell’oggetto stesso, non della materia, che può essere trasmutata, ma della forma originaria dello stesso, un po’ come se fosse l’anima dell’oggetto stesso, del materiale, di conseguenza anche se nel tempo possono esserci delle modifiche per via della forma che il materiale ha preso, le caratteristiche principali rimangono le stesse. Un aratro in ferro e una spada saranno comunque simili di carattere, sebbene la spada sicuramente tenderà ad essere più impulsiva ed irruente di un pacato, lento e forse quasi filosofico aratro. Un filosofo combattente, in ogni caso.”
    Per ultimi si avvicinò ai due studenti che avevano il tirapugni.
    “Signor Foster, signorina Lewis, un compito teorico identico e corretto. non mi dilungherò oltre, avendo voi sentito già cosa ho detto ai vostri colleghi, ma vi faccio comunque i complimenti. In merito al tirapugni, è un oggetto che mi sono fatta prestare dagli Auror. E’ babbano, ma confiscato a dei criminali che volevano renderlo magico. E’ stato usato in varie risse da bar, e sicuramente ha con sé tanti ricordi di pugni e scorrettezze oltre alle lavorazioni per essere ciò che è, cosa che avete saputo ben descrivere, anche se mi sorprende come uno dei due abbia recepito solo la vicinanza al dolore per la lavorazione, mentre l’altro solo quello dell’uso, che probabilmente il tirapugni, non sapendo di essere un oggetto da criminali, ha scambiato per incontri come se fosse un guanto da boxe. Bel lavoro, e se nessuno ve lo ha mai detto, lavorate davvero bene in coppia.”
    tornò a sedersi, li osservò uno per uno e sorrise.
    “La lezione è finita, siete liberi di andare o di rimanere per ulteriori domande.”

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    Ok, abbiamo finito la mia prima ed ultima lezione di Magitecnica.
    Potete chiuderla qui o fare unpost finale di uscita, come preferite.
    Con questo vi saluto, un addio, ma non prima di darvi i risultati, che come immaginerete, sono dati dal vostro modo d iutilizzare i vari spunti che ho lasciato, da come avete interagito usando le descrizioni sia della stanza che degli oggetti che la lettura del manuale di Magitecnica.

    PuntiVotoEXP
    20E1 TEC + 1 RES+6EXP
    19E1 TEC + 1 RES+4EXP
    18E1 TEC + 1 RES+2EXP
    17O1 TEC + 1 RES+1EXP
    16O1 TEC + 1 RES
    15O1 TEC+12EXP
    14O1 TEC+9EXP
    13A1 TEC+6EXP
    12A1 TEC+3EXP
    11A1 TEC
    8-10S12EXP
    5-7D9EXP
    2-4Texp per i post
    0-1NCexp per i post


    Sherwood: Parlo da frequentatrice di GDR by forum solo da pochi mesi, ma perdonami se te lo dico, i tuoi post sono al limite dell’accettabile sia come profondità che come uso della punteggiatura e quanto altro. Il tuo primo posto poteva essere copincollato in ogni aula, non vi è un accenno, un riferimento, nulla all’aula, alla porta, a niente. E’ neutro, freddo, dando l’impressione di averlo buttato lì per essere il primo post, oltre alla totale assenza di ogni tipo di interpunzione o di formattazione degna di questo nome. Il secondo pst è un po’ più costruito, ma rimane quanto detto. 12 in numeri ascii non ha nulla a che fare con la risposta, e non è nemmeno nel personaggio, visto che prima scrivi una cosa e poi dai come risposta un’altra. sul terzo post di prova pratica mi fai dubitare di aver anche solo aperto la discussione legata al manuale di Magitecnica. Non citi una figura, una rappresentazione, un carattere, niente. Vedi l’oro puro che non è assolutamente ciò che è scritto nel manuale e che hanno fatto gli altri. Voto finale: 2/20 (T)

    Freeman: Va tutto bene, mi sarebbe piaciuto un post più esteso nella parte pratica, ma nel complesso nulla da eccepire.Peccato l’assenza nel primo post. Voto finale: 14/20 (O)

    Vesper: Non ti do il massimo per il piccolo scivolone sulla prova teorica, mentre il resto, soprattutto la prova pratica e la tua idea della gemma e del motivo per cui si è rotta mi hanno fatto davvero sorridere di gioia Voto finale: 18/20 (E)

    Foster: Ottimi i post, ben ragionati, mi è piaciuto tutto nella tua role. La parte pratica, un misto di sentimenti sia dell’oggetto che del tuo personaggio lo hanno reso vivo, dando ancora di più l’impressione della sfera immateriale in cui tutto avveniva. Sfortunatamente l’assenza nel post iniziale ti ha un po’ segato le gambe sul voto. Poteva essere un 20. Voto finale: 15/20 (O)

    Whitemore: Il tuo personaggio davvero fa un po’ la prima della classe, chiedendo sempre anche una cosa relativamente ovvia, ma è nel suo carattere. anche per te, nella parte pratica più fantasia, sbizzarritevi. Voto finale: 17/20 (O)

    Lewis: A parte il tirapugni che non è un oggetto di boxe, il resto dei post mi è piaciuto molto, e non ho molto da aggiungere, oltre a non arrivare tardi a lezione, cosa che ti è costata probabilmente la E. Brava Voto finale: 14/20 (O)

    Cohen: Avrei voluto vedere qualcosa di più sviluppato per la parte pratica, ma il resto va benissimo, e sono contenta dei post considerando il poco tempo a disposizione e i miei quesiti che sono decisamente particolari e forse poco adatti a questa materia e scuola. Ma te la sei cavata bene. Voto finale: 18/20 (E)


    Black Opal:
    Blake: 0 + 4 +0 = 4 exp per i post
    Jessica: 5+5+7 = 17 (1 TEC + 1 RES+1EXP)
    Jesse: 5+5+0 = 10 (12 punti exp) - risposta alla domanda teorica perfetta.

    Ametrin:
    Adamas: 5+4+9 = 18 (1 TEC + 1 RES+2EXP)
    Erik: 0 + 5 + 10 = 15 (1 TEC + 12EXP)
    Mia 0+5+8 = 14 (1 TEC + 9EXP)
    Emma 0+5+8 = 14 (1 TEC + 9EXP)

    Dioptase:
    Cameron: 5+5+8 = 18 (1 TEC + 1 RES+2EXP)

    Punti casata
    Per convenzione ad ogni casata si assegneranno 11 punti per ogni studente in meno rispetto alla casata con più alunni presenti ed i punteggi degli insufficenti, con un voto minore di 11 saranno portati a 11. Inoltre vengono qui contati i punti extra guadagnati dagli studenti.
    Black Opal:11+11+11+17 = 50
    Ametrin:18+15+14+14 = 61
    Dioptase:11+11+11+18 = 51
     
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