Lezione biennio - Febbraio - Magitecnica

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    CITAZIONE (Alizée Vuasseaux @ 9/2/2020, 22:19) 




    Alizée Vuasseaux

    ~ Prof di Magitecnica
    ~ Mezzosangue
    ~ 30 Anni
    ~ Benestante


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    La mattinata era passata veloce e tranquilla, occupandola completamente nel preparare tutto il necessario per la lezione del giorno. Era un’occasione quasi particolare, in quanto per una serie di eventi la professoressa di Aritmanzia quel giorno non c’era, probabilmente bloccata da qualche parte per uno sciopero della metropolvere o cose simili, e così gli studenti non avevano lezione e la stessa coincideva con il suo orario: Quindi quel martedì aveva chiesto alla preside, ed ottenuto, di unire i due anni per una lezione propedeutica per gli studenti del primo anno e di ripasso per quella del secondo anno, sebbene la sua paura fosse che, a causa dei registri e della diversa impostazione del precedente docente, anche gli studenti del secondo anno non avevano davvero mai sperimentato quello che avrebbero fatto. Si guardò attorno. Era nell’aula, come al solito pulita e lucida, perfetta. Il poco sole invernale rendeva la luce fredda e quasi lattiginosa, dando all’intero paesaggio un che di fiabesco. Le luci magiche della sala rendevano tutto un po’ più chiaro e vivibile. Guardò le scatole di legno scuro e lucido, dei parallelepipedi da 40 per 20 cm di lato alti circa 20 cm apribili tramite il coperchio superiore, ma al momento chiuse con una piccola serratura e un lucchetto, entrambe in bronzo lucidato, poggiate, una per banco. Dentro c’era l’oggetto della lezione, o meglio gli oggetti. Guardò l’ora. Mancava poco all’inizio della lezione e come al solito voleva che fosse tutto perfetto. Lo era. Si mosse nel suo ufficio per un ultimo ricontrollo al registro studenti, alcuni nomi ancora non se li ricordava perfettamente, e per quello ripassò quelli più ostici per lei, quelli che non riusciva a ncora immediatamente a collegare ad un volto, ad una voce, ad una impressione. Si sistemò il vestito, controllò che i neri e lucidi guanti fossero ben tesi sulle dita, odiando la sensazione dei guanti larghi, e inspirò profondamente e lentamente. Era pronta. Uscì dall’ufficio e si sedette alla sedia della cattedra, aprendo un libro sui semiconduttori psicometallici e riprendendo da dove lo aveva interrotto, attendendo i vari studenti e rispondendo al loro eventuale saluto.

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    Ecco la mia lezione di Magitecnica. Niente di speciale, giocatevi la vostra entrata tranquilli, se volete interagire per saluti o altro nessun problema. La lezione è ambientata il martedì 11 Febbraio alle 9-30-10.20.
    Rivedetevi la descrizione dell'aula e dell'entrata.
    Se vi interessa c'è anche il manuale e il programma se volete farvi quattro risate.
    Potete postare fino alle ore 9 di Venerdì 14/02, poi io riposterò in giornata.


    Edited by Alizée Vuasseaux - 10/2/2020, 10:01
     
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  2. panda_2019
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    Altair entrò in aula era particolare e si era incantato nel vero senso della parola essendo che non conosceva nulla di quella materia avrebbe preso appunti su appunti così lo avrebbe potuto spiegare alla mamma quando sarebbe tornato a casa . Entro e si andò a sedere davanti voleva ascoltare meglio e sorrise alla prof buongiorno disse semplicemente e prese la pergamena e la piuma e appoggiò tutto sul banco e aspetto con ansia che la prof spiegasse quella materia era curioso da morire . Aspettava anche che i suoi compagni arrivassero e rimase in silenzio al suo posto
     
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    Magitecnica: da quando finalmente aveva iniziato quelle lezioni, il mondo dei Babbani era leggermente più chiaro. Ad Hogwarts aveva evitato Babbanologia, per la paura di essere scoperto dal padre, che aveva l’abilità di andare su tutte le furie per ogni minima cosa che secondo lui rischiava di traviare il figlio. Finalmente, però, essendo diventato maggiorenne, era più semplice scegliere di essere più indipendente e poter approfondire ciò che più gli piaceva.
    Raggiunse finalmente il quinto piano, conscio che si trattava dell’ennesima lezione in comune con il secondo anno, e che quindi avrebbe probabilmente visto Jesse. Non era ancora pronto per quel passo: decise che quel giorno avrebbe cercato di limitare il contatto al minimo, perché la sua psiche viveva una situazione difficile. Da una parte, il timore che Blake facesse - beh, si comportasse da Blake, era altissimo; dall’altra parte, aveva paura di tradirsi ancor di più. Perdere il controllo era spaventoso, per Adamas.
    “Buongiorno, professoressa!”: entrò in aula, constatando di essere uno dei primi. Si sarebbe seduto in prima fila, cercando un posto più defilato e solitario dove poter stare indisturbato. Quella mattina era poco in vena di socializzare; i suoi buoni propositi per l’anno nuovo di essere più aperto a dialoghi e conoscenze probabilmente avrebbero dovuto aspettare.
    ‘Chissà cosa faremo oggi… beh, almeno oggi non c’è qualche frase criptica o d'incitazione scritta alla lavagna… sembra che sia una tradizione dei docenti di Hidenstone.’
    Non sapendo dove volgere lo sguardo, e non volendo assolutamente guardare la professoressa per non turbarla in alcun modo nella sua lettura, decise di concentrarsi sulle tre finestre presenti. Più che ammirare il passaggio all’esterno (che, diciamolo, ormai era abbastanza conosciuto ai suoi occhi), si mise a studiare gli archi gotici.
    ‘Effettivamente, non mi sono mai soffermato molto sulla storia dell’Accademia… dovrei ricercare il perché di questa architettura. Non mi risulta sia stata costruita in tempi antichi - ma probabilmente mi sbaglio io. O forse hanno voluto riprendere un po’ l’estetica di Hogwarts....’
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    this may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪

    Quel giorno, come ormai avevano fatto per tante altre materie, vi era una lezione combinata con il primo anno. Questa volta sarebbe toccato a Magitecnica; a Jess piaceva quella materia e soprattutto le piaceva l'idea che il mondo magico si fosse evoluto al punto da permettere loro l'uso dei magifonini ed altri strumenti vari. Si avviò quindi, dopo aver lasciato la serra -avevano appena avuto erbologia- si diresse verso il quinto piano dove avrebbe trovato l'aula della prossima lezione. Avrebbero dovuto fare Aritmanzia, ma a quanto pareva, la professoressa mancava e quindi era stato deciso di fare una lezione di Magitecnologia. Sia mai che concedano un'ora buca.
    Sbuffò, scrollandosi la polvere e il terriccio di dosso con un gesto della mano. Quel giorno si era attardata e non avrebbe fatto in tempo a darsi una sciacquata prima di prendere parte alla lezione successiva, quindi dovette arrangiarsi così. Continuò, a quel punto, a prendersela con comodo e percorse lentamente la strada che la separava dall'ingresso della scuola. Si lasciò distrarre dai giardini dove ormai la neve si era sciolta, sebbene facesse ancora abbastanza freddo. La corvina non vedeva l'ora che arrivasse la primavera e che le temperature si alzassero un po', anche se non eccessivamente da soffrire il caldo. Senza accorgersene, arrivò all'ingresso, lasciandosi alle spalle i giardini e il freddo. Accelerò il passo e salì tre piani di scale senza quasi prendere fiato, decisa a fare un salto in dormitorio per salutare Alex, togliersi la giacca e prendere il necessario per magitecnica. Arrivò quindi davanti all'ingresso della sala comune ed entrò senza esitare nemmeno un secondo. Scese le scale che la portarono ai dormitori e abbandonò la sua roba sul letto, per poi riempire la borsa con il manuale di magitecnica, un quaderno ed una penna. Salutò velocemente Alex e l'elfo che doveva stargli dietro, poi si defilò, diretta al quinto piano. Una volta uscita dalla sala comune, rallentò il passo. Le mancavano altri due piani di scale prima di arrivare a destinazione. Aveva davvero poca voglia di andarci, per quanto la materia le piacesse. Sospirò salendo i gradini che la dividevano dalla destinazione. Le balenò fino all'ultimo l'idea di saltare, ma ormai...
    Arrivò quindi al quinto piano e si diresse verso l'aula. Si fermò un secondo di fronte alla porta metallica e osservò fugacemente tutti i simboli neri disegnati sul legno dell'intelaiatura -rune e strani disegni geometrici, almeno così parevano- e guardò la porta aprirsi in automatico, entrando a passo lento e svogliato. Ecco, ora non poteva più tornare indietro. Buongiorno, professoressa disse, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle. Si guardò in giro: c'erano poche persone, gli unici volti noti erano Adamas e Altair. Ehilà, Altair lo salutò, avvicinandosi però ad Adamas e sedendosi in seconda fila nel banco direttamente dietro di lui. Era una disposizione abbastanza strana, solo due file da sei banchi ciascuna. Ciao, Adamas. Tutto bene? salutò poi l'amico, con un sorriso. Mentre aspettava che tutti arrivassero, lasciò vagare le iridi scure su quell'insolita aula -come un po' tutte, del resto- soffermandosi qualche secondo su ogni particolare. Ma quasi subito la sua attenzione fu catturata dalle finestre ad arco poste sul lato corto dell'aula. Quando avrebbe voluto essere là fuori, invece che dentro. Dopodiché, lasciò che la sua curiosità vagasse su quella scatola di legno posata su ogni banco, quindi una anche davanti a lei. Sembrava interessante, chissà cosa avrebbero fatto quel giorno. A cosa servono? chiese quindi alla professoressa, mentre subito dopo si lasciò distrarre dalle candele poste in alto. Erano sicuramente utili e non andavano cambiate ogni volta, visto che l'incanto permetteva loro di non consumarsi. Sarebbero state sicuramente utili ai babbani durante un blackout.
    In un certo qual modo anche quell'aula era claustrofobica, per la giovane, ciò non fece che far aumentare il suo bisogno di uscire ma, ormai, non poteva più. Infine gettò un'occhiata alla porta chiedendosi quanto ci avrebbero messo gli altri ad arrivare e se una persona in particolare sarebbe prima o poi arrivata.
    Jessica Veronica Whitemore-Scheda- -Stat.-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Jesse Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Uh, che fico, niente follia urlante oggi!'
    A Jesse non stava poi eccessivamente antipatica Nimue (forse anche perché non aveva mai saputo di come Josh fosse andato con lei oltre al classico rapporto tra docente e alluno, a meno che non si volesse reputare classico Youporn), tuttavia Aritmanzia era una materia difficile, complessa, e la donna sapeva renderla ancora più criptica, al punto da fargli venire il mal di testa 'Nel senso... è figa eh, ma boh'
    La verità era che il cuoricino di Jesse amava le cose contorte, ma le sue ansie e la sua fuga di idee creavano con esse un pessimo mix, decisamente poco efficace, facendo preferire all'aspirante marine materie diverse, come anche Magitecnica 'Sì, ci facciamo il mazzo e sono cose complicate, ma... beh, almeno nessuno sente il bisogno di renderle tutto ancora più strano' pensò lui, giungendo ancora una volta innanzi all'uscio dell'aula, osservandone le intelaiature, come gli capitava spesso, quasi potesse essere che quel giorno comprendesse finalmente qualcosa delle incisioni 'Secondo me sono rune apocrife, come quella che ci ha inciso Olwen...' rifletté lui, non avendo la minima idea di cosa stesse parlando e come comprovare quella sua balzana idea, spingendo la porta in metallo e volgendosi poi ormai quasi istintivamente a sinistra "Buongiorno professoressa" propose lui, mordendosi la lingua per non salutarla in francese: essendo stato, nolente di tutto ciò, un giramondo, aveva la tendenza a cambiar lingua a volte, in genere a sproposito.
    Si sistemò pigramente lo zaino in spalla, forse per gestire un moto di vergogna, quindi scrutò l'aula, che trovò ancora parzialmente vuota 'LOL si sono persi tutti tra le serre e il labirinto?' si chiese lui, salutando con la mano Jessica e tentando di far lo stesso con Adamas, il quale però pareva perso nel cielo.
    Salutò anche Altair e si sedette lateralmente, lontano dalle finestre, posando gli occhi sulle scatole quando udì le parole della sua compagna di classe 'Armi?' fu il suo primo pensiero osservandola, arrivando al punto di sedersi e toccarla, manco, facendole le carezze, essa potesse rivelargli il contenuto "Bacchette?" propose lui, forse rispondendo soprattutto a sé stesso, resistendo (non senza una gran fatica) alla tentazione di sollevare il contenitore e scuoterlo per capire meglio cosa potesse contenere.
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    Giadì Adamas Vesper panda_2019
     
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    Quel giorno si era svegliato decisamente tardi, quindi aveva saltato la prima lezione del mattino; a dire la verità non si ricordava nemmeno quale fosse, sapeva solo che di lì a poco vi sarebbe stata una lezione congiunta di Magitecnica. Si alzò a sedere, scostando le coperte. Aveva dormito poco e male quella notte a causa degli incubi ricorrenti ed era stato proprio quello il motivo che aveva fatto sì che il ragazzo non avesse sentito la sveglia e avesse perso la prima lezione della giornata. Non che gli dispiacesse. Dovette abbandonare il comodo materasso per iniziare a prepararsi o avrebbe fatto tardi, non che se ne preoccupasse troppo, ma non aveva troppa voglia di prendere un brutto voto. Quella mattina scelse dei normalissimi pantaloni della tuta ed un maglioncino, non aveva troppa voglia di mettersi la divisa. Si sistemò il ciuffo, spazzolandolo per almeno dieci minuti. Poteva anche, a volte, vestirsi con la prima cosa che trovava -non che non fosse figo lo stesso- ma il suo ciuffo, e i suoi capelli in genere, erano sacri e doveva dedicarci diverso tempo al giorno, anche a costo di non arrivare in orario. Quando fu abbastanza soddisfatto del risultato, un piccolo sorrisetto gli dipinse le labbra. Stava proprio bene. Tornò sul suo letto e si sedesse, osservando il musetto bianco di Axe spuntare dalle lenzuola. Amava raggomitolarsi ai piedi del letto passare la notte là. Cam passò una mano sul suo manto bianco come la neve. Hai voglia di venire a lezione con me? gli chiese, ben conscio che l'animaletto non potesse rispondergli. Nel mentre, prese la tracolla e vi infilò alla rinfusa alcuni fogli ed una penna, per poi chiuderla ed accucciarsi per permettere ad Axe di salire sulla sua spalla; quando fu ben aggrappato, si rialzò e scese dalla torre, camminando poi fino alla scalinata principale che lo avrebbe portato al quinto piano. Quel giorno Mark non sarebbe andato a lezione, a detta sua non si sentiva bene e, dal canto suo, a Cameron non poteva fregare assolutamente nulla, magari così non avrebbe avuto nessuna voce fastidiosa costantemente nell'orecchio.
    Salì le scale piuttosto lentamente, preso nei suoi pensieri. Gli ricordavano fin troppo quelle di Hogwarts che aveva percorso un centinaio di volte con sua sorella che gli raccontava, eccitata, di questa o di quella lezione che aveva svolto. Era una vera secchiona, forse era per quello che si interessava tanto a Mia Freeman. Scrollò le spalle e proseguì fino ad arrivare al quinto piano. Una volta lì, si diresse verso l'aula di magitecnica e si fermò davanti agli stipiti. Passò con una mano su quelle specie di rune, ritirando poi la mano come se bruciassero, mentre la porta si apriva. Notò da subito quella leggera luce blu che le contornava. Tutto si poteva dire di lui, ma non che non fosse un buon osservatore; quando voleva, notava praticamente tutto. Una volta varcato l'ingresso, fece un cenno con la testa alla professoressa -che non era una cosa troppo rispettosa, ma sicuramente era una cosa da Cameron- poi si andò a sedersi in un banco dell'ultima fila senza salutare nessuno, lasciando che poi Axe scendesse dalla sua spalla e si rannicchiasse nel suo banco. Non era sicuro si potessero portare animali a lezione, ma non gli importava poi granché. Andò, con una mano, ad accarezzargli la pelliccia, mentre gli occhi nocciola si persero ad osservare il panorama esterno. Si stiracchiò sulla sedia e gettò un'occhiata alla scatola davanti a sé, alzandola tra le mani. Chissà cosa c'era dentro! Sperava che sarebbe stata una lezione interessante e non una delle solite lagne, altrimenti il ragazzo era spacciato, perché non reggeva le lezioni noiose.
    Cameron Cohen -Scheda- -Stat.-
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  7. panda_2019
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    Arrivarono parecchi compagni in classe sorrise a jessy quando lo salutò e poi salutò anche quel ragazzo jesse e aspetto con ansia che la professoressa spiegasse, si guarda intorno ogni volta che sentiva qualche banco muoversi, su ogni banco c erano delle scatole era curioso di sapere cosa diavolo ci fosse dentro in verità ad Hogwarts studiava babbanologia gli e sempre piaciuta quella materia e sperava di capire ancora di più da questa nuova materia forse riuscendo a comprarsi anche un magitelefono come quello della sua amica Jessica. Chissà
     
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    La professoressa vide entrare i vari alunni e li salutò ognuno con un cenno del capo, un leggero sorriso e un buongiorno. Quando tutti si furono seduti, si alzò dopo aver messo via il testo che stava leggendo e si alzò.
    “Come vedete siete stati uniti, ovvero ci sono studenti del primo e del secondo anno” disse muovendosi tra i banchi. “Sfrutterò la cosa per una sorta di ripasso, anche se dubito che anche voi studenti del secondo anno abbiate affrontato l’argomento, visti i registri degli anni precedenti.” mormorò mentre in francese a mente malediceva la vecchia docenza. “Mais, oui, oggi faremo qualcosa di semplice, ma che allo stesso tempo è estremamente importante. Il dialogo.”
    Si fermò e osservò uno per uno gli studenti e le studentesse, riconoscendone alcuni, altri tentando di recuperare dalla memoria i nomi.
    “Come sicuramente saprete, la lingua, la comunicazione è assolutamente vitale, e questo vale anche nel campo magitecnologico, e non solo, anche in quello babbano dell’informatica e della tecnologia in genere. Pensate ai vari linguaggi di scrittura, dal Basic al C++, che non sono sempre compatibili tra loro, e di conseguenza spesso ci sono dei problemi a passare da una tecnologia ad un’altra, o a capirsi. Quello che vi propongo quindi come esercizio teorico è la riscrittura in un codice non decimale della risposta all’enigma che vedete scritto alla lavagna.”
    Mentre parlava, sulla lavagna a grandi lettere i pennarelli nero e rosso mostrarono la seguente scritta:

    Nella Roma antica quanto si ottiene dividendo in due il 12?

    Alizée si mosse e tornata alla cattedra si sedette. “Vi do dieci minuti per scrivere su una pergamena la risposta in linguaggio binario. Potete lavorare assieme o da soli, come preferite. Quando avrete fatto, portatemi la pergamena chiusa e controllerò, dandovi la risposta alla fine dopo la prova pratica. Gli altri alunni non devono sapere la risposta, che sia giusta o sbagliata.”

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    Ok, benvenuti alla prova teorica. Come vedete è estremamente semplice, ovvero quelloc he si chiede è che si riporti il risultato in linguaggio binario sulla pergamena.
    Giocatevi come il vostro personaggio ci arriva comep referite, potrebbe saperlo e basta,c i potrebbe arrivare o quelloc he vi viene in mente in linea col personaggio.

    Chi non ha postato l'entrata ha ancora tempo adesso, come per tutte le altre lezioni.

    Scadenza per il secondo post 23.59 del 17 Febbraio.
     
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  9. panda_2019
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    mattlanter
    Altair Alexander Sherwood | //
    Altair ascoltò attentamente la professoressa spiegare e chiedere una cosa incomprensibile per lui , ma voleva provarci da solo senza aiuto degli altri , quindi decise di lavorare da solo a ciò che c'era scritto alla lavagna , prese la sua pergamena e scrisse ciò che c'era alla lavagna e poi iniziò a scrivere in stile matematica babbana il 12 diviso 2 fa 6 in codice binario se ho capito bene si dovrebbe svolgere così e iniziò a svolgere il tutto e scrivendo attentamente tutti i numeri che doveva scrivere
    00110001 00110010
    scrisse i numeri, e fini e si alzò scrivendo il suo nome e la casata e l'anno e andò a consegnarlo alla professoressa sperando che fosse tutto giusto e le sorrise appena la prese la pergamena e ritornò al suo posto aspettando che i suoi compagni consegnassero il compito teorico che la prof aveva appena richiesto di fare , e aspettò in silenzio guardandosi intorno e osservando meglio quell'aula che era particolare e misteriosa non aveva mai visto nulla del genere, ma lo affascinava tutto quello che stava vedendo e imparando e sperava che un giorno sua madre accettasse di comprare compiuter e cellulare al figlio ma anche ai gemelli quando sarebbero stati grandi. sospirava ogni tanto ripensando alla sua vita voleva cambiarla , voleva essere accettato per quello che era e non essere visto come un mostro da chiunque anche dal suo patrigno e dalla famiglia di entrambi i genitori. una lascima scese al suo controllo e la scacciò con stizza non era il momento di piangere e lasciarsi andare alle emozioni , stava facendo lezione e quindi doveva tenere l'attenzione su tutto ciò che lo circondasse .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Scheda Ex SerpeverdeBlack Opal 17 anni Stat.
    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Lo volevano espellere. Davvero? Cioè lui che in quell'ultimo mese era andato a tutte le lezioni, aveva recuperato i compiti, aveva fatto il bravo, a parte una mezza rissa, veniva espulso? Cioè... davvero? Dire che era incazzato era dire veramente poco, ma aveva deciso di dare ascolto a suo fratello ed alla fine avrebbe chiesto scusa a quel coglione di merda. Perchè lo avrebbe fatto? Per Lilith, Jesse, Aaron ed Annie. Avrebbe voluto spaccare ogni minimo marbo di quella scuola, voleva andare da Olwen il prima possibile per chiedergli esattamente, che cazzo di problemi avevano tutti. Voleva chiedere alla Ivanova perchè faceva promesse che non poteva mantenere... e voleva andare da Black. Lui gli aveva dettto delle cose importanti a lezioni, aveva risposto in maniera misteriosa, ma del tutto lineare e poi? Cazzo davvero gli avevano mandato una lettera? Cioè...Quella mattina si mise la divisa, infilò la camicia nei pantaloni ed andò alla lezione di Alizeè. La stessa docente che qualche mese prima di aveva provato con lui. Però lei non rischiava di essere licenziata, no? Cazzo che perchè tutte a lui? Non era tipo da fare del vittimismo, ma pensava davvero che si stesse comportando bene... ed invece? Prese i suoi appunti ed andò verso quell'aula. Fece un respiro profondo. Era anche dannatamente in ritardo. Quando entrò nell'aula, vide che Lilith ancora non c'era e decise di andare tranquillo a sedersi vicino all'unica persona che gli avrebbe permesso di non rispondere male, perchè in quel momento, voleva solamente urlare che erano tutti quanti degli emeriti idioti. Questa volta non stava sorridendo, non aveva il suo solito ghigno e sopratutto era serio. Gli avevano levato l'unica cosa che lui sapeva fare bene ed adesso? Insomma ok, si erano parati il culo loro, ma lui? Avevano dato mica delle soluzioni a lui di come gestire tutto quello, mica avevano pensato a lui e come avrebbe vissuto da quel momento in poi! Come diavolo faceva a riconoscere la loro autorità se lo trattavano come un animale senza speranza? Giorno. In genere era molto più esplicativo, anche con i professori, ma senza dire altro si mise seduto vicino a Jesse. Tanto la sua bacchetta ce l'aveva lui, lo guardò, poi guardò per un momento Adamas. Non riusciva neanche a fare qualche sguardo per fargli capire che poteva stare tranquillo... o forse no? Il brutto di tutta quella situazione era che sarebbe esploso e quando lo avrebbe fatto... beh, allora era curioso di come avrebbero continuto i danni. Ascoltò in silenzio la spiegazione della donna e poi prese la penna e guardò Jesse. Il sistema binario si chiama così perchè vengono utilizzate solamente due cifre... quindi lo 0 e l'uno. Immagino che anche nell'antica roma 12 diviso 2 faccia sei. Quindi dobbiamo scrivere il numero sei con sole due cifre, giusto?Non era in vena di niente, ne di parlare, ne di dire niente. Era ovvio che qualsiasi cosa facesse veniva presa come qualcosa che poteva essere utilizzata contro di lui. Parlava? Allora era arrogante, non parlava? allora voleva dire che aveva fatto qualcosa di male! Era felice, allora.... era stufo di tutto quello. Volevano che stesse buono e tranquillo, benissimo, ma alle sue condizioni. Il fatto che avesse condiviso la loro "punizione" rispettandola, non voleva dire che la stava accettando! Dio solo sapeva quanto avrebbe voluto rompere il naso a tutti i professori che aveva in quella scuola. Loro che non si erano neanche posti il problema di come aiutarlo effettivamente. Si inumidì le labbra. 00110110 Lo disse in maniera tale che mentre scriveva, anche Jesse potesse scriverlo. Infondo la docente aveva detto che potevano lavorare insieme no? A quanto pare, si sono resi tutti conto che ho problemi comportamentali, ma nessuno si è accorto che studio anche io! Borbottò semplicemente tra se e se, avrebbe potuto sentirlo solamente il suo compagno di banco, infondo Blake non era stupido e quando faceva delle promesse le avrebbe mantenute. A qualasi costo. Chiuse il suo foglio e lo posò di fronte a lui. Poteva alzarsi per posarlo sulla sedia, oppure avrebbe rischiato l'espulsione anche per quello?
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    MAMMINA, NON DI NUOVO!
    I corridoi erano letteralmente vuoti e nonostante correre per la scuola era severamente vietato dal regolamento, Erik dovette freneticamente accelerare il passo per poter arrivare nell'Aula di Magitecnica in tempo per la lezione. Aveva l'affanno e il tempo scorreva inesorabilmente. Forza che riesco, dai che riesco! Giunse al piano giusto, avanzò senza sosta, girò a destra e boom. Si scontrò con una ragazza del primo anno che probabilmente era come lui in ritardo. CAVOLETTI! Ehi, tutto bene? Evidentemente no, i due si erano dati una bella testata e poiché l'infermeria non era poi così lontana, decise di accompagnarla, ufficializzando così il suo ritardo a lezione.
    Entrò in aula quando la docente aveva già presa parola e non poté far a meno di abbassare lo sguardo con fare piuttosto avvilito. Professoressa, le chiedo scusa per il ritardo. Ho dovuto accompagnare la Williams in infermeria. Affermò, avanzando verso il banco libero più vicino a Jesse. Lì posò la tracolla e prese posto. Uffi, non sono riuscito ad arrivare in orario.
    Il prefetto arrivò giusto in tempo per sentir la bellissima professoressa parlare di dialogo. Il dialogo è estremamente importante! Pensò il moro, armandosi di pergamena e penna per prendere qualche appunto. L'attenzione si fece più assidua quando lesse sulla cattedra una prima domanda. Amicone, cosa sta accadendo? Magitecnica si sta fondendo con Aritmanzia! Nonostante il primo stupore del ragazzino quello fu un ragionamento più che giusto, poiché Magitecnica potenzialmente possedeva un'infinità di collegamenti anche con le altre materie.
    Dopo aver ricevuto il via tutti cominciarono a scrivere le loro risposte, mentre Erik rimase a bocca aperta, studiando attentamente la domanda.
    Si sporse con poca delicatezza verso Jesse. L'antica Roma usava numeri scritti in maniera diversa da noi!. Disegnò sulla pergamena una x seguita da due i. Loro 12 lo scrivono così. Si concentrò assiduamente sulla scritta XII. Quindi se lo divido a metà fa 7. Forse più della metà dei suoi compagni di classe se avessero udito quella risposta, sarebbero rimasti scioccati, ma immediatamente avanzò il ragionamento che aveva fatto. Portò la mano sinistra a coprire le due zampette inferiori della x, in maniera tale che si vedesse una semplice v. Dividendo orizzontalmente XII otteniamo VII, quindi sette.
    Era sicuramente un ragionamento estremamente fantasioso il suo, eppure dimostrava chiaramente quanto fosse semplice e cristallino il suo modo di pensare. Non era bravo nei calcoli a mente, tanto meno in quelli a colonna, ma se poteva sfruttare qualche trucchetto per dir la propria, lo avrebbe utilizzato senz'ombra di dubbio. Ora devo scriverlo in linguaggio binario. 111



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    Mia si era per anni impegnata per essere quella perfetta, una persona sempre puntuale e precisa, e aveva cercato di rispettare quella imposizione con tutta sé stessa. Eppure, pochi mesi ad Hidenstone e si era scoperta in grado di sapere e volere fare cose che non credeva nemmeno di poter fare o che facessero parte del suo carattere. Fino a qualche tempo prima non pensava nemmeno di poter infrangere le regole della scuola, come il coprifuoco per esempio, e non pensava nemmeno di poter pensare di arrivare tardi ad una lezione. E invece stava succedendo anche quello.
    La sera precedente si era addormentata all'improvviso su uno dei libri di miti Babbani che stava leggendo, il suo micio accoccolato al suo fianco, il magifonino scarico abbandonato tra le lenzuola. Normalmente la sua sveglia avrebbe suonato, puntuale come ogni mattina, ma l'apparecchio, completamente morto, si era rifiutato di dare segni di vita anche solo per una questione così importante come le lezioni. Cosa diavolo poteva saperne lui, dopotutto?!
    Si alzò per un miracolo divino, alla fine, e quando si rese conto di quel che stava succedendo si lanciò letteralmente giù dal letto. Riuscì ad evitare per miracolo di farsi del male e Zeus non prese così bene la sua decisione. Si preparò in tempo record, infilando jeans e maglione e lavandosi i denti mentre preparava la cartella, poi cominciò a correre per i corridoi.
    Era in momenti come quelli che era felice che la professoressa non fosse come Brian Ensor, che sicuramente non le avrebbe perdonato tanto facilmente un ritardo. Arrivata all'ingresso sfiorò le rune della porta con una certa fretta e aspettò che si aprisse.
    Più spettinata e stropicciata del solito fece il suo ingresso trionfale con il fiato corto e le guance arrossate. " Mi scusi per il ritardo." borbottò, chinando il capo e affrettandosi per raggiungere il proprio banco in fretta. Non avrebbe potuto andarsene al primo banco senza disturbare anche i suoi compagni, così si infilò in ultima fila, puntando a sedersi accanto a Cameron Cohen. Gli avrebbe lanciato un'occhiata e un vago sorriso, per poi accennare in un sussurro "È libero?" e sedersi in caso di risposta affermativa. Non si accorse subito del piccolo animalletto, ma quando lo vide rilassò appena le spalle, ancora tese per la corsa, e gli sorrise amabilmente. " Ma ciao piccolo..." sussurrò piano. Notò la scatola che aveva sul banco ma non ebbe tempo di farsi troppe domande: si allungò verso la pergamena e cominciò a scrivere piuttosto in fretta.
    Ragionò più che altro sul modo in cui la docente aveva posto il quesito: non aveva chiesto di dividere il numero dodici per due, in quel caso numeri romani o meno non avrebbero fatto la differenza, ma aveva chiesto di dividerlo in due. Scribacchiò rapidamente il numero XII sul foglio e poi lo osservò per qualche istante prima di decidere come fare. Alla fine si rese conto che oscurandone una parte avrebbe ottenuto il numero VII. "Sette...!" sussurrò soprapensiero, così piano che solo il suo compagno di banco avrebbe potuto udirla.
    Dopodiché ragionò qualche altro istante e poi scrisse la cifra binaria. <i> "111, secondo la logica binaria: 2*2x1+2*1x1+2*0x1= 4+2+1=7." riassunse brevemente, per poi tirare finalmente un sospiro di sollievo e rilassarsi un attimo.


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    Dormire, con tutta probabilità, era una delle cose più belle al mondo, almeno finché per questo motivo non arrivi in ritardo a lezione. Emma avrebbe sicuramente continuato a dormire, non fosse stato per un tonfo sordo ed un miagolio irritato. La bionda spalancò gli occhi, rimanendo per un attimo immobile a chiedersi che giorno fosse o, più semplicemente, dove si trovasse. Ogni mattina passava un buon quarto d'ora stesa a letto a rimuginare sulla vita, ma quel giorno non sarebbe stato possibile. Si girò su un fianco e vide una delle sue compagne di stanza, Mia, schizzare fuori dal dormitorio. Sbuffò. Sarebbe voluta tornare a dormire, ma non poteva saltare le lezioni. Si alzò in piedi, scansando Mirtillo dalla sua posizione, e si diresse all'armadio in cerca di qualcosa di decente. A mettere la divisa e a sistemarla ci avrebbe messo troppo, oltre al fatto che, in ogni caso, non aveva voglia. Optò per un paio di jeans neri e una t-shirt, completando il tutto con un giubbotto di pelle. Afferrò la borsa e ci buttò qualcosa alla rinfusa, compresa la scatolina con dentro la siringa -in caso non potesse tornare per tempo in dormitorio prima di pranzo- e finalmente poté uscire. L'Ametrina salutò Mirtillo che, come al solito, voleva seguirla ovunque andasse, quindi anche a lezione, ma di certo non poteva portarsi un cagnolino dietro. Uscì di fretta dalla sala comune e si ritrovò nei corridoi. Maledizione, cinque mesi in quell'Accademia e ancora non aveva la più pallida idea di come orientarsi. Non si ricordava assolutamente dove si trovasse l'aula di magitecnica, quindi spremette le meningi, visto che c'era già stata mille volte per le lezioni. Si ricordava che fosse in alto, ma non con precisione a che piano. Avrebbe certamente potuto chiedere informazioni, se non fosse stato per due semplici impedimenti. In primo luogo, era troppo timida persino per quello. Non le piaceva fermare gente a caso che non conosceva... ed in secondo luogo, essendo le lezioni già iniziate, i corridoi che percorreva erano deserti. Perché doveva sempre cacciarsi in quelle situazioni? Non poteva nemmeno seguire Mia, siccome era uscita diversi minuti prima di lei e quindi era già sparita, probabilmente ben conscia di dove fosse l'aula. Per non restare là impalata, decise di provare a salire le scale, magari le sarebbe venuta in mente l'ubicazione della stanza. Ed ogni tanto un colpo di fortuna ce lo aveva pure lei, perché una volta arrivata -sovrappensiero- al quinto piano, si ricordò di quel corridoio e del fatto che l'aula fosse proprio là. Il mio senso dell'orientamento fa schifo pensò, prima di procedere a passo spedito verso la porta. Essa si aprì, come si ricordava, e quindi entrò. Non si soffermò sulle incisioni dell'intelaiatura della porta, non aveva proprio tempo. Quando varcò la soglia della classe, il suo imbarazzo fu totale. Era già pieno di studenti e la giovane odiava essere al centro dell'attenzione, quindi sperò nessuno le desse troppa importanza mentre entrava. I banchi erano disposti in due file da sei; gettò una rapida occhiata per vedere se ve ne fosse stato qualcuno libero. Voleva sedersi al più presto e tornare nella sua bolla di solitudine ed invisibilità; odiava davvero farsi notare troppo, stare al centro dell'attenzione e disturbare gli altri... insomma, era tutto un concentrato che le impediva di fare amicizia. Non che lei non lo volesse, ma era come bloccata. Si morse il labbro e guardò la professoressa. Buongiorno disse, a voce non troppo alta. Si ritrovò, ancora una volta, a sperare di non aver attirato l'attenzione. Adocchiò un posto in prima fila, quindi si avvicinò e guardò per un momento il ragazzo subito affianco al posto libero. C'erano due scelte che le stavano torturando la mente: sedersi in un banco isolato e non parlare con nessuno per il resto della lezione, passando per asociale, o farsi coraggio e rivolgere la parola a quel ragazzo che, se non ricordava male, si chiamava Erik ed era della sua stessa casata, solo, un anno più grande. Non aveva mai socializzato più o meno con nessuno, dal momento che ad ogni lezione si metteva in disparte e si limitava a prendere appunti e seguire la lezione secondo le indicazioni dei professori. Decisione difficile, ma alla fine optò per la seconda opzione. Raccolse un po' di coraggio e accennò un piccolo sorriso. Ehm... scusa, è libero? chiese al ragazzo, timidamente. Se lui le avesse dato risposta affermativa, si sarebbe seduta e avrebbe ascoltato ciò che la professoressa stava dicendo. Lesse quindi la frase scritta alla lavagna.

    Nella Roma antica quanto si ottiene dividendo in due il 12?

    Avrebbero potuto lavorare da soli o in coppia... ma Emma non aveva certo intenzione di scocciare Erik, quindi prese una pergamena ed iniziò a lavorare per conto suo. Prese la penna ed iniziò a scrivere.
    12 in numeri romani è XII dopo aver scritto queste poche parole, si fermò a riflettere. Era abbastanza sveglia per aver visto che la prof chiedeva "in due" e non "per due", quindi si prese qualche altro secondo per pensare a quale fosse il trabocchetto. La risposta più logica da scrivere, sarebbe stato "sei", visto che è la metà di dodici, ma da com'era stata formulata la domanda, la risposta sembrava un'altra. Dividere in due... come... una torta? pensò, riprendendo in mano la penna. Quindi, alla luce di quest'ultima riflessione, tirò una linea che divideva perfettamente, in modo simmetrico, il numero. Quindi, se lo dividiamo in due parti, verrà XII che così tagliato si trasformerà in un VII, ovvero sette. Sospirò, fermandosi un attimo. Mancavano due minuti. Il numero binario di 7 è... dopo un rapido calcolo mentale, continuò. 111. Perché 2^0x1+2^1x1+2^2x1 = 1+2+4 = 7 Mise giù la penna, soddisfatta della propria risposta. Sebbene fosse arrivata in ritardo, sperava comunque di aver ben capito la richiesta e di averla svolta nel migliore dei modi.
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    Adamas Vesper
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    Si accorse di un movimento con la coda dell’occhio, e girandosi vide Jesse che lo salutava; si imbarazzò per essere stato colto con la testa tra le nuvole, e in maniera impacciata rispose al cenno. Bofonchiò qualcosa, che suonò vagamente come un “Ciao”, prima di arrossire definitivamente e distogliere lo sguardo poggiando la fronte sul banco.
    ‘Perché si è complicato tutto all’improvviso? Cosa è successo?’
    Fortunatamente, le lezioni scolastiche danno la possibilità, nel bene e nel male, di potersi distrarre almeno un poco dai problemi di cuore che ci affliggono. La spiegazione della professoressa Vuasseaux fu accolta dall’Ametrino come un’ancora di salvezza, a cui lui si aggrappò intellettivamente con ogni forza che possedeva.
    ‘Nella Roma antica quanto si ottiene dividendo in due il 12?’
    Adamas aveva imparato qualche modo di dire Babbano, nel corso del suo studio da autodidatta del mondo non magico: uno di questi, che talvolta i Babbani usavano a sproposito, era proprio ‘La matematica non è un’opinione’. Iniziò a scrivere per difendere la sua ipotesi.
    “Per quanto la scrittura romana dei numeri sia completamente diversa rispetto alla maniera araba, la quantità a cui corrisponde una data cifra è immutabile. È pertanto plausibile che, anche nell’Antica Roma, XII diviso II desse come risultato VI; prendendo dodici elementi e spartendoli tra due persone, ciascuna delle due parti otterrà infatti sei elementi, qualunque sia la cultura a cui costoro appartengono.”
    Ora veniva la parte più ardua, ossia convertire il 6 in codice binario.
    “A questo punto, tuttavia, possiamo convenire che gli Antichi Romani avrebbero riportato il 6 come VI: per tale ragione, non sarebbe corretto usare il 6 arabo scritto in codice binario. Quindi, convertendo VI in codice binario, otterremo 01010110 01001001: tale è la risposta.”
    Sperò di essersi almeno avvicinato al linguaggio Babbano delle dimostrazioni matematiche. Consegnò la pergamena, con una trepidante ansia in corpo; certo, il fatto di vedere Jesse concentrato mentre tornava al banco non aiutò affatto a riottenere la calma.
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    Jesse Lighthouse
     
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    Non sembrava aver riscosso molto successo quella lezione, visto che c'erano pochissime persone. Solo Adamas, Jesse, Altair e Cameron sembravano essere arrivati in orario, proprio come lei. Strano che tutti gli altri fossero in ritardo, soprattutto Mia. Lei era sempre precisa e puntuale, mentre quel giorno sembrava che qualcosa l'avesse trattenuta altrove. Sospirò e puntò lo sguardo oltre le finestre, dopo aver ricambiato il saluto di Jesse, e si lasciò naufragare fra i suoi pensieri. Era l'undici febbraio, fra pochi giorni sarebbe stato San Valentino e lei aveva un'idea precisa -circa- su cosa fare e con chi passarlo, nonostante non fosse propriamente una cosa... lecita, almeno non a scuola. Però... da quella notte del ventisei dicembre, o forse addirittura dalla sera dopo il ballo -tra il ventitré e il ventiquattro- in lei qualcosa era cambiato davvero. Da quando aveva memoria, non aveva mai avuto così tanto il bisogno anche solo di vedere qualcuno, di incrociare il suo sguardo. Almeno, con il suo ex non era mai stato così, considerato il fatto che lei lo aveva mollato dopo due giorni; non sopportava le persone troppo appiccicose, gelose ed oppressive, eppure... un altro lieve sospiro lasciò le sue labbra. Mai come in quel momento avrebbe voluto avere una distrazione, qualsiasi cosa che non le facesse pensare al casino che stava diventando la sua vita. Soprattutto dal momento che aveva intrecciato una... relazione anche con Lucas. Non era proprio una relazione normale, non stavano insieme... ma aveva contribuito a complicare le cose. Insomma, lei era piuttosto sicura di essersi innamorata di Daniele -ne era certa- eppure andava con Lucas. Vista dall'esterno, era impossibile capire cosa vi fosse sotto. Insomma, lui era un professore, non poteva nemmeno lanciargli mezzo sguardo che non fosse come lo sguardo che dava ad ogni altro professore. Forse era per quello che lasciava che la situazione con Jones proseguisse, aveva bisogno di dimenticare, con un suo coetaneo sarebbe stato sicuramente più facile... anche se si sentiva terribilmente da schifo.
    Fu la voce della professoressa a riportarla con la testa ad Hidenstone. Scusi se la interrompo iniziò allora Jessica. Ma qual è il legame tra dialogo e codice binario? chiese, puntando le sue iridi scure sulla professoressa. Non stava contestando la sua competenza né l'utilità di quella lezione, però era curiosa di capire. E il dialogo con quelli che credo siano... linguaggi di programmazione? aggiunse, riferendosi al "C++". Voglio dire, secondo me dialogo e comunicazione non sono la stessa cosa, per nulla. La comunicazione può c'entrare con il linguaggio di programmazione, visto che al giorno d'oggi -almeno tra i babbani- la tecnologia è uno dei modi più diffusi per comunicare; basti pensare che grazie ad un cellulare puoi tenerti in contatto con persone all'altro capo del mondo. No, non aveva mai vissuto con babbani, però non per questo non sapeva come argomentare. Però essa differisce comunque dal dialogo, perché questo significa parlarsi, capirsi, trovare un punto d'incontro tra più opinioni... mentre la comunicazione non è per forza questo. Può anche solo voler dire parlare con qualcuno ma senza capirsi realmente concluse, sperando che la sua risposta sarebbe stata soddisfacente. Quindi ritorno alla mia prima domanda; quale correlazione vi è tra codice binario e dialogo? pose quindi la sua ultima domanda, prima di gettare di nuovo un occhio alla lavagna e leggerne la frase. Forse non l'ho inteso io, infatti non glielo sto chiedendo con presunzione di sapere, ma è più una mia curiosità decise di aggiungere, alla fine. Non voleva certo che la professoressa pensasse che stesse criticando il suo lavoro e, per questo, le togliesse punti o cose simili.

    Nella Roma antica quanto si ottiene dividendo in due il 12?

    Un sorrisetto si dipinse sul suo volto. Non sembrava troppo difficile, anche se naturalmente poteva sbagliarsi. Ma tentar non nuoce. Prese una penna ed iniziò a scrivere nella sua pergamena. XII è 12 scritto in numeri romani; la soluzione principale che potrebbe venirci in mente sta nel fatto che 12:2 fa 6, ma se consideriamo che la domanda chiede "in" e non "per", presuppongo che vada letteralmente tagliato in due il numero, quindi se tiriamo una linea a metà, verrà VII, che in numeri romani è 7; dopodiché trasformiamo in numero binario il 7; è 111 perché 2^0x1+2^1x1+2^2x1 = 1+2+4 = 7. Mise giù la penna e si alzò, andando a consegnare il foglio alla professoressa. Ho finito dichiarò, prima di tornare al posto e giocherellare con la sua bacchetta, rigirandosela fra le dita e aspettando che anche i suoi compagni finissero. Nel mentre che scriveva, comunque, erano arrivati anche Erik, Blake, Mia ed Emma, la sua compagna di stanza. Non li salutò solo per non disturbare la lezione, ma dedicò loro un sorriso.
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