~ Lo Snaso NanoSuccessivamente si dedicò a Nyx È qualcosa di veramente interessante. Magari potremmo parlarne con più tranquillità dopo questa notte di festa. - sorrise enigmatica a lei, con quel tono sempre composto.
Il cameriere che si avvicinò a Xander, invece, sbuffó veramente infastidito, passando avanti. In quel momento Phoebe intervenne Bob, il Crystal. - dopo aver indicato la bottiglia più costoga del pub per un cliente così esigente non possiamo badare a spese in questa notte speciale. lo sguardo su Xander venne puntato, quasi come se famelica stesse assaporando l'auror con gli occhi.
Phoebe scivolò con il suo sguardo su Samuel, fredda e distaccata, con un fastidio che si sarebbe disegnato sulle sue labbra arricciato Non c'è molto di più. La vostra magia sarà sempre la stessa. Tuttavia, in un mondo parallelo, le regole spesso si possono infrangere, no? - gli occhi si chiusero appena, come se stesse cercando di metter da parte il fastidio verso l'auror Tornerete indietro quando l'effetto della pozione si esaurirà. Tuttavia, prestate attenzione, la vita e la morte oggi, sono due piani che si uniscono in uno solo. - enigmatica quella sua ultima frase.

Alexander e le vamp

L’insegna diroccata e mezza caduta di Olivander metteva una certa tristezza, così come la porta, divelta da talmente tanto tempo da avere sopra la polvere e venir rimpiazzata da delle assi di legno. Anche la vetrina giaceva in condizioni pessime: il vetro, opaco, polveroso e con tracce di quello che alle vampire sarebbe subito odorato come sangue umano, appariva sfondato in più punti, consentendo un comodo ma tagliente ingresso per il locale, o ciò che era diventato in quel mondo: un bosco.
Analizzando bene la vetrina, grazie all’intervento runico di Nyx, Xander avrebbe potuto notare come le tracce di sangue sul vetro proseguissero nel negozio, perdendosi tra gli alberi che lo popolavano. Daniele avrebbe potuto notare lo stesso percorso, ma in più, grazie all’affinità (in)naturale per quell'odore, avrebbe potuto seguire la traccia poco oltre la soglia, perdendola poi nei classici odori dei boschi.
L’interno del negozio appariva ben più vasto e alto di quanto sarebbe dovuto essere, ospitando un intero ecosistema fatto di alberi: Nyx avrebbe riconosciuto pecci, meli, peri, cornioli, querce, pioppi, salici e molti altri alberi, lasciandole la convinta impressione che fossero tutti alberi da bacchetta e quindi manifestazione di ciò che quel negozio ospitava nella realtà o aveva ospitato nel passato.
Tra gli alberi parevano muoversi delle creature o comunque delle entità: Daniele per esempio avrebbe notato degli uccelli volanti infuocati, nello specifico, facilmente riconoscibili.
Il gruppo era giunto lì seguendo una fiammella che era entrata nel negozio e che al momento non era a loro portata; in compenso, un albero ben più grosso degli altri aveva davanti a sé, volteggiante, una placida fiammella di un color verde smeraldo, giusto davanti ad uno stagno con dei paperi fantasma. Più in lontananza, oltre le chiome di un paio di pioppi, pareva esservi una luce del medesimo smeraldino colore.

Markab e i suoi boys

Deborah, dopo aver visto Markab quasi si era dimenticata che stesse lavorando, quella sera. Il reporter aveva il suo fascino magnetico che funzionava probabilmente su ogni creatura, tanto da piegare al suo vol--- ok, no. Deborah si avvicinò a lui per la foto e le sembrava di vivere un sogno, mentre il suo braccio tremante si avviluppava a quello dell'influencer. Questo, conscio di quanto fascino avesse, rincarò la dose, facendo quasi venire un mancamento alla giovane, che dovette mantenersi a lui ancora un po' dopo la foto. Annuì piano, guardando a destra e sinistra per paura di essere scoperta «Quella bacchetta. Le interessa più della ricetta, a dire il vero. Si racconta che il vampiro che l'ha commissionata sia riuscito ad utilizzarla.» - si morse il labbro, guardando dal basso il reporter, quasi come se volesse essere ricompensata da quella sua confessione.
Non dotati di particolare acume, i tre ragazzi avevano deciso di seguire la musica, dapprima perché era uno dei pochi stimoli a loro disposizione, ma progressivamente divenne quasi un bisogno.
Il suono era una musica di pianoforte, delicata, malinconica, capace di risvegliare ricordi lontani nella mente dei tre: vecchi amori, cari perduti, momenti della propria vita passati e che più non sarebbero tornati. Non vi era dolore franco in quelle visioni, quanto appunto il dolce cullarsi della malinconia, il piacere di ricordare e serbare anche quel po’ di dolore che dava ancora consistenza all’affetto provato.
La splendida melodia era emanata dallo spettro diafano di una ragazza, che con eleganza suonava un pianoforte oltre la porta aperta del negozio di strumenti musicali incantati.
Skyler cercò di capire qualcosa di più di quella melodia, gli pareva di conoscere quelle note, seppur non era una delle canzoni che ascoltava più spesso. Una pubblicità, un film? Concentrandosi forse avrebbe richiamato il ricordo, ma quelle note lo rendevano difficile, distraendolo e portando la sua mente su altri ricordi.
La ragazza sedeva concentrata, lasciando che fosse la melodia a parlare per lei a tutti i presenti: i tre infatti non erano i suoi unici spettatori, essendo presenti nel locale vuoto spettri di persone, tutte in piedi rivolte immobili ad osservarla. Ve n’erano di ogni età, etnia ed epoca, anche se ognuno di loro, in base alla loro natura e alle loro esperienze, rimase colpito da qualcuno di diverso.
Dati i suoi incubi, fu difficile per Markab non notare Jimmy Hail: il suo omicidio a sangue freddo era uno dei pochi avvenimenti della sua vita che non avesse avuto modo di instagrammare, anche a causa di un patto infrangibile. E del rischio di Azkaban, ovviamente!
Skyler notò una bellissima ragazza, atletica, bionda, vestita come una cubista, mentre Aleksey tra i presenti non poté non notare il milionario Alaric Jeremy Mor, il quale possedeva mezza Diagnon Alley e che in teoria si era ritirato a vita privata qualche mese prima. L’auror non notò niente di rilevante con il suo incantesimo, tuttavia notò che sia lui sia markab avevano lasciato delle tracce colorate: il desilludo di Markab fece scomparire completamente il ragazzo, ma nel punto esatto dove lui svanì rimase una pozza lilla; dove l'altro aveva invece eseguito il revelio, ne apparve una verde, sempre sul pavimento.

La nebbia

Nocturne alley non era un luogo in cui avventurarsi a cuor leggero e certo la sua versione spettrale non era da meno: nonostante da lontano fosse ben chiaro come ogni locale e luogo fosse perfettamente in ordine, a contrario di tutto il resto in quel piano astrale, una spessa coltre rossastra suggeriva pericolo, un suggerimento che man mano che ci si avvicinava diveniva concreto.
La nebbia aveva il colore del sangue, nonché lo stesso odore, un odore acre, metallico, che si bloccava in gola fino a far tossire e che risvegliava istinti primordiali che impedivano a chiunque di non tremare. Peter decise di affrontare quell’area in volo per tenersi al sicuro dai suoi malefici effetti e questo gli richiese di innalzarsi fino a 20 metri da terra.
Osservando da lontano i locali, egli li trovò perfettamente in ordine, anche se al loro interno apparivano imperscrutabili, tutti celati da tenebre spesse come catrame. Le tenebre liquide, comunque, parevano celare cose al loro interno, sicuramente poco raccomandabili, visto che qui e là il giocatore notò come degli artigli o delle mani incrinare quelle superfici.
“Un vivente? Qui?” improvvisamente le nebbie iniziarono a vorticare, facendo comparire giusto sotto Peter (a livello del terreno)un’entità ammantata di nero e dai tratti pallidi come la morte “Non so come tu sia finito in questo Purgatorio, ma non temere: saprò come dar valore alla tua esistenza” sorrise, malignamente, scoprendo per un istante un paio di lunghi canini.

Gringott

Una luce misteriosa aveva attirato l’attenzione di chi era rimasto all’incrocio e non aveva preso alcuna direzione. La luce si trovava in corrispondenza di una finestra del secondo piano, quindi la soluzione più ovvia per raggiungerla pareva essere varcare l’ingresso della banca. Il desilludo di Hedwin non ebbe l’effetto desiderato su Sélene, che invece di trovarsi un mantello dell’invisibilità, si ritrovò addosso un mantello dorato; dal canto suo, la maga nera (?), invece, sembrò avere una risposta rispetto a quello che aveva chiesto «Let me take you far away! Uè Selè! Da quanto tempo, ve’?!» - come c’era da aspettarselo non era cambiato assolutamente Ilith, aveva solo cambiato canzone da canticchiare «Allora? Chi? Cedric Olivander?! Ah, quel vecchio pazzerello! Fammi ricordare eh!» - iniziò a fischiettare di nuovo il ritmo della canzone dei Pantera «Uellà! Eccolo, ah, sì. Proprio lui! Era chiamato l’eretico e la sua opera fu commissionata da un vecchio vampiro tipo 200 e rotti anni fa! Circa. Anno più, anno meno. Insomma, capito?» - ricominciò a canticchiare «Di più non so, bellezza. Mi spiace!»
Salendo la scalinata, il gruppo avrebbe trovato la porta aperta e cigolante, ma oltre di essa il vuoto. O meglio: un baratro.
Samuel apriva il gruppo, protetto dalla propria benedizione, più resistente che mai, sia personalmente, grazie al proprio Salus Augere, sia a livello del proprio scudo/famiglio, il quale ora riluceva di una luce argentea, che non brillava comunque quanto la pozza che il ragazzo si era lasciato dietro. L’intero piano terra della Gringott pareva sprofondato in quello che era a tutti gli effetti un abisso dove qui e là si coglieva a volte un lieve balenio, forse di qualche moneta sul fondo: che i sotterranei fossero da lì accessibili? Era un’ipotesi, come no, e non sarebbe stato male magari chiedere a qualcuno, e magari domandargli anche come si arrivasse ai piani superiori, visto che non c’erano scale apprezzabili.
Mentre proseguivano Hedwin cercò di capire quei lamenti da dove provenissero, ma la sola cosa che riuscì a capire è che fossero ovunque. Sembrava che l’intera cittadina abbandonata fosse carica di anime e spiriti bloccati lì, come in un limbo. Sono voci di persone: alcune sembrano chiedere aiuto, altre urlano di dolore, altre ancora sembrano ridere malignamente.
Una entità in effetti c’era: le spettro di un goblin si trovava perfettamente in centro alla stanza, studiandoli con far severo, soprattutto perchè l’atteggiamento di Hedwin lo indispettì ancora di più, facendolo sbuffare dal naso come se fosse un toro. Non amava molto quel suo curiosare in giro, né sembrava molto incline a parlare, ma era pur sempre un’opportunità, sicuramente più di ciò che alle loro spalle era improvvisamente comparso con un terrificante nitrito.
Dal nulla infatti era apparso all’incrocio su un destriero nero dagli occhi bianchi come la morte un cavaliere in armatura che brandiva con la mano destra una spada e con la sinistra la sua scheletrica testa retta per i cinerei capelli. L’essere oscuro indicò con la spada Samuel, senza esitazione alcuna, come non solo lo vedesse perfettamente, ma fosse giunto apposta per lui; nel mentre il cavallo si erigeva sulle zampe posteriori, il cavaliere evocò un vento colmo di lamenti disperati, che travolse i ragazzi ancora presenti, raggelandoli dalla paura.

Vath e gli amici del triangolo

A volte immedesimarsi in un morto non è poi così semplice, eppure il nostro caro ministeriale sembrava essere nato per entrare in quella parte e non appena la sua bacchetta illuminò la via dentro quella casa che sembrava ormai abbandonata da tempo, così come anche le bacchette di Wyatt e Bloom si illuminarono. A Vath sembrò quasi di riconoscere quelle stanze come se fossero state le sue; ma quell'incantesimo non produsse solo luce in stanza: dopo l'esecuzione, l’incanto sembrò lasciare a terra una traccia di colore azzurro, una macchia che rimase sul pavimento.
L'ambiente non era sicuramente dei migliori, vi erano ragnatele e muri che l'umidità aveva gonfiato fino a far cadere l'intonaco, producendo uno spesso strato di polvere ovunque, a tratti soffocante, che impediva di non lasciare orme.
Lasciando la porta d’ingresso alle spalle, a sinistra avrebbero visto una stanza con del mobilio coperto da teli bianchi, ma che lasciavano poco spazio all’immaginazione, facendo capire come si trattasse di un piccolo salotto, povero, composto da un paio di poltrone con al centro un tavolino tondo e qualche credenza e una libreria. A destra una semplice cucina, con un tavolo di legno al centro di essa e qualche utensile appeso ai muri. Poi davanti a loro una scala, che portava al piano superiore, dove vi erano le camere da letto; due per l’esattezza e un bagno.
Giunto in un ambiente forse familiare con il suo bersaglio, il tentativo di Vath di immedesimarsi nel bacchettaio eretico riuscì, facendolo però giungere ad una conclusione un po’ sconfortante: se la famiglia lo aveva ripudiato e lì regnava la calma, era probabile si fosse rivolto altrove: per uno come Cedric, orgoglioso e geniale, essere ripudiato era stato un colpo troppo forte per pensare di tornare in una casa che l’aveva cacciato. Quale poteva essere il posto a cui teneva di più?
Wyatt non scorse nulla di rilevante nella sua attenta esplorazione, mentre Krasus riuscì col suo fiuto a trovare una traccia davvero interessante: odore di alloro, molto intenso, che portava all’interno della casa, per l’esattezza al piano superiore. Questo non prima di aver creato un mantello caldo e coprente, davvero molto elegante alla sua bella, che adesso non avrebbe più sofferto il freddo. → mappa | ops

~ Lo Snaso NanoIl 31 Ottobre è una di quelle notti in cui tutto prende una piega diversa dal solito. Ogni mago e strega, giovane o anziano, sa perfettamente che in quella notte ci si può aspettare di tutto.
Tra leggende e tradizioni, ognuno ci mette del proprio per vivere al meglio questa notte e si impegna affinché tutto vada per il verso giusto e tra questi certo non ci si poteva dimenticare di Phobe Wandersen.

Chiunque a Londra conosce quel nome e quello del suo locale, il Phantom Alley. Le voci su questo posto sono varie e se anche solo per sbaglio vi trovaste a sentir parlare di quel pub, sapete che è gestito da una vampira che ha deciso di rendere i suoi drink molto particolari, mixandoli egregiamente con pozioni di vario genere. In quel posto, in pratica, è facile trovare l'eccesso e il divertimento.

Non è stato difficile trovarvi per le mani uno dei volantini che promette una serata da incubo nella data odierna, il 31 Ottobre, invitando i più coraggiosi ad immergersi in un'avventura alla ricerca di tesori e pericoli che solo i migliori possono superare ed uscirne vincitori, ma soprattutto... vivi.


Giunti a Nocturn Alley non sarebbe stato difficile trovare l’insegna blu spettrale del locale. Dall'esterno non sembrava niente di particolare, una porta di legno con qualche larva che ogni tanto faceva capolinea da qualche buco, ma l'interno era invece curato nei minimi dettagli: i soffitti erano alti, con delle volte a crociera divise in sei spicchi e ovunque si potevano notare decorazioni incantate; zucche intagliate erano posate ovunque per illuminare flebilmente la nebbiosa penombra del locale, resa ancora più polverosa dalle ragnatele che adornavano gli angoli dimenticati.

Nell'ambiente suonava una musica dai suoni striduli e un ticchettio di sottofondo, con qualche rintocco di campana, per accogliere al meglio i clienti, che una volta entrati avrebbero potuto notare come il ritmo pian piano prendeva una velocità diversa diventando melodia più agitata e accesa, mentre un coro gotico accompagnava intonandone nelle strofe. Il coro in questione era alla vista di tutti: dei teschi animati che parevano osservare ogni avventuriero, mentre dedicavano a lui quel dolce canto. Accanto al coro vi era un organo (no, non un organo umano, quello che si suona!) che emetteva note in armonia con i teschi, senza che nessuno lo suonasse. Dal lato opposto, vi era una bara semi-aperta, dalla quale ogni tanto una mano fatta di sole ossa salutava.

I camerieri erano vestiti con abiti gotici e dai colori tendenti al nero, ma erano nulla rispetto all'eleganza di Phoebe, che spiccava tra i presenti con la propria letale bellezza: la sua pelle pallida, con quei capelli rossi raccolti in una treccia tirata su a forma di spirale, sulla testa, spiccava con il nero dell'abito di pizzo che aveva scelto. Un respiro profondo mentre accarezza il marmo nero del bancone del locale, da oltre il quale accoglieva chiunque entrasse col suo sguardo profondo, intelligente e misterioso.
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