Lezione di Incantesimi - Biennio

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    Ametrin
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    «Ancora una notte in bianco, e credo che dovranno ricoverarmi al San Mungo.» di fretta, ecco come stava andando. Correndo nei corridoi e cercando di evitare quanti più studenti possibili.
    Erano ormai notti intere che restava sveglio, talvolta ad infrangere anche il coprifuoco per poter cercare un modo per addormentarsi, che riuscisse a funzionare.
    Niente. Ormai aveva capito che l'unico modo per farlo, sarebbe stato prendere un qualcosa di forte, magari un sonnifero, chissà. Fatto sta che ogni notte che Jug passava in piedi, lo rendeva solo più nervoso.
    L'unico momento in cui il suo nervosismo e la sua stanchezza scemavano, era quando riusciva a passare del tempo con Elisabeth.
    Non aveva avuto tempo se non per lei, si era dedicato ogni attimo libero alla sua persona e aveva trascurato le sue ricerche di famiglia, rimanendo ancora con il visino pulito.

    Oggi si sentiva più stanco del solito, con una fame bestiale che gli aveva fatto perdere tempo in Sala Grande, a cercare di mangiare quanto più possibile potesse fare quello stomaco che si ritrovava. Fame nervosa, il portone è aperto.
    Quando arrivò davanti alla porta dell'Aula di Incantesimi, puntò la bacchetta e «Alohomora.» tutto con il fiatone che aveva a causa della corsa.
    Finalmente la porta si aprì e l'Ametrino si guardò attorno «Chissà se ha preso un pos---» le iridi di ghiaccio, con tanto di borse da sonno in allegato, si posarono su Elisabeth Lynch.
    Elisabeth Lynch, accanto a quella faccia da pugni di Joshua Benjamin Evans.
    Non disse nemmeno una parola, quindi voltò lo sguardo dal lato opposto, visibilmente infastidito da quella cosa e si diresse all'ultimo banco.
    «Ah, bene... è proprio che devo rovinarmi la giornata con le coppiette, oggi...» tirò un respiro profondo, la mascella era serrata, quindi si avviò verso Blake e Lilith «Beh, a quanto pare vi tocca sopportare la mia presenza.» scrollò le spalle, il tono non aveva niente di ironico, né di annoiato. Era perfettamente neutrale, quando si accomodò accanto a Blake Barnes, abbozzando solo un sorriso di cortesia a Lilith.
    Guardò le pergamene «Barnes, t prego, dimmi che non è un compito in classe.» non aveva assolutamente voglia di avere la giornata più rovinata di quello che già non avesse fatto la presenza di Joshua accanto a Liz.
    Ah, sì... a proposito di Liz: mezzo sdraiato sulla sedia, con un braccio poggiato a pendere dallo schienale, Jug osservava la ragazza, cercando di godere almeno da lontano dell'incantesimo delle sue espressioni «Maledizione a Morgana, sembra che siamo tornati indietro, oggi.»
    Beh, era chiaro, Lucas Jughead Jones non era per niente dell'umore giusto per fare qualsiasi cosa.
     
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    Eva Ivanova • statscheda

    La porta continuava ad aprirsi e chiudere in continuazione, ma lei non sembrava provare alcun disturbo, come se tutto fosse già calcolato e lei fosse preparata al frastuono che veniva fatto all'inizio delle lezioni.
    All'arrivo di Blake e Lilith, Eva alzò lo sguardo per salutare e ne approfittò per controllare l'orologio. Era ora.
    Al chiudersi di quella porta, fece per alzarsi e solo ora potevano vederla davvero gli studenti, in quell'outfit così sobrio che contava un pantalone a sigaretta nero, alto fino alla caviglia, dei decolté con tacco a spillo color carne, una maglietta panna e una giacca bianca sopra, sbottonata [x]. Il suo abbigliamento durante le lezioni, era sempre portato verso il classico, tuttavia non diceva mai no ai suoi tacchi a spillo, con cui si sentiva sempre abbastanza comoda nel camminare.

    Quando anche Freddy fece il suo ingresso, la docente si spostò davanti alla cattedra, dopo aver messo l'ultima pergamena, impilata sugli altri compiti «Buongiorno, signor Freak.» disse cordialmente la donna, sorridendo dolce al ragazzino sempre un po' fuori dai ranghi.
    Il suo volto era sereno, seppur riusciva a celare bene la preoccupazione che aveva guardando ognuno di loro, come se fossero tutti suoi bambini.
    Tirò un respiro profondo, quindi e schiuse le labbra.
    Il sedere era poggiato al bordo del tavolone, quando iniziò a parlare «Bene, prima di tutto buongiorno a tutti... sono felice di vedervi, dal primo all'ultimo.» il suo tono era caldo e vellutato, il solito tono che voi tutti conoscete appartenere a quella docente.
    «Oggi ho un po' rivoluzionato l'assetto dei banchi, in quanto avrei la necessità che venga fatto un lavoro di gruppo, ma... prima di passare a questo...» si voltò verso la cattedra e prese le pergamene. Iniziò a girare per i banchi, consegnando i compiti che erano stati corretti.
    Voi tutti ricordate la traccia: per chi è al primo anno, il compito verteva sull'Incantesimo di Levitazione e i suoi utilizzi situazionali. Mentre per i più grandicelli, vi era stato chiesto di esplicare cosa fosse secondo voi un incantesimo elementale e di immaginare il possibile utilizzo del Sortilegio del Vento.
    «Come potete vedere, i voti non sono stati messi, non perché i compiti non siano stati valutati, ma perché voglio che mi facciate un approfondimento pratico, quando vi sentirete pronti, per quel che concerne gli incantesimi di cui avete parlato nello scorso compito.»
    Vi sorride, lasciando spazio alle domande, mentre arriva nuovamente vicino alla cattedra. Si guarda alle spalle, buttando un occhio alla lavagna e poi la indica con la bacchetta nella mano sinistra «Penso che tutti abbiate letto quel messaggio, e noto che nessuno di voi ha aperto le pergamene come gli è stato chiesto.»
    Gli occhi puntano su ogni banco a controllare quanto detto sulla lavagna sia stato fatto. Sorride, vedendo che nessuno di voi ha cercato di aprire quei foglietti, quindi sospira un attimo e riprende la parola «Oggi, parleremo di una branca della magia, che spesso è davvero molto più utile della magia offensiva: la magia bianca.» al nominare il ramo magico che oggi andrete a studiare, il gesso sulla lavagna, subito sotto la frase sulle pergamene, scrive le parole MAGIA e BIANCA, sottolineandole.
    «Molti di voi, sanno perfettamente che a volte, è molto utile sapersi difendere, ma ancor meglio sapersi curare e curare gli altri. La magia bianca è quel ramo della stregoneria che ci permette di imparare degli incanti specifici per questo.»
    Inizia a camminare tra i banchi, alternando i suoi occhi di ghiaccio su di voi «A differenza della magia nera, la bianca non tende a rivoluzionare le leggi della natura, ma vi ci si affianca, accompagnando il loro operato.
    Ai giorni d'oggi, grazie alla magia bianca, unita allo studio della medicina, abbiamo avuto molti progressi a livello di cure, ospedaliere e non, hce hanno permesso a medimaghi qualificati, di aiutare il prossimo.»
    sorride leggermente, quindi, puntando gli occhi su di te, Blake. Forse perché ricorda che tuo fratello è un tirocinante al San Mungo.
    Si avvicina alla lavagna, quindi e incrocia le braccia sotto i seni «Chi se la sente, senza alcun impegno, di dirmi brevi cenni storici sulla magia bianca o farmi un esempio di un incantesimo che possiamo trovare in questa categoria?»

    Dopo avervi lasciato lo spazio di parola, anche per eventuali domande, Eva torna a sedersi, accavallando la gamba sotto la scrivania e afferrando una matita. Inizia a giocare con essa e arriccia un po' il naso, con un'evidente aria pensierosa.
    Dopo brevi istanti, sussulta come se avesse trovato la soluzione che stesse cercando: «Bene, ho la necessità che vi invertiate di posto. Seguite quello che verrà scritto alla lavagna, portate con voi le vostre piccole pergamene. E una volta aver preso la vostra nuova compagnia per questa lezione, potete aprire i nastri e leggere la pergamena.»
    Alla lavagna vengono scritte le triadi che dovranno lavorare insieme per questa lezione.
    Inoltre, non vi specifica cosa troverete nelle pergamene, ma quando le andrete a sbrogliare, sul foglio che dapprima risulterà vuoto, verranno incise delle parole con l'inchiostro. Delle frasi che riportano, all'incipit di esse, la dedica "Per..." seguito dal vostro nome.
    Nel frattempo, Eva attende sistemando i compiti che vi ha fatto visionare, in ordine alfabetico. Vi attende, ancora una volta, mentre vi sistemate.

    Insomma, questa lezione fila liscio, proprio come le lezioni di Ensor, vero?
    Eva, però, osserva le vostre facce e le vostre reazioni, alla lettura della frase che avete trovato dentro.
    //Follettini e follettine, eccoci qui.
    In questo post iniziamo ad entrare nel vivo della lezione, dove Eva vi porge solo poche consegne:

    a. rispondere alla domanda: cenni storici sulla magia bianca e/o un esempio di un unico incantesimo che conoscete, anche solo a livello teorico e non pratico, appartenente a quel ramo;

    b. scambiarvi di posto secondo quest'ordine:
    CITAZIONE
    1 - Mia, Molly, Liz

    2 - Freddie, Lucas, Jessica

    3 - Joshua, Tess, Blake

    4 - Lilith, Nik, Erik

    5 - Adamas, Jesse, Ayla

    Ricordo a tutti che i posti sono stati stabiliti tramite un roll, in presenza di altri membri dello staff;

    c. aprire le pergamene. All'interno di esse troverete un'intestazione Per -nomepg- e sotto, delle frasi "motivazionali" di cui sotto
    CITAZIONE
    1. Joshua, Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia.

    2. Jessica, Non si può mai attraversare l'oceano se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva.

    3. Adamas, Cadi sette volte, rialzati otto.

    4. Molly, Mira alla luna, anche se sbagli, atterrerai tra lei stelle.

    5. Mia, La chiarezza di intenti è il punto di partenza di ogni successo.

    6. Erik, Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.

    7. Tess, sembra sempre impossibile, finché non viene fatto.

    8. Nik, Cadendo, la goccia scava la pietra non per la sua forza, ma per la sua costanza.

    9. Jesse, Chi non osa nulla, non speri nulla.

    10. Ayla, Non aspettare, non sarà mai il momento giusto.

    11. Blake, dove c'è amore e ispirazione non credo che si possa sbagliare.

    12. Liz, Il segreto per andare avanti, è iniziare.

    13. Freddie, L'arte di vincere la si impara nella sconfitta.

    14. Lilith, non ci si libera di una cosa evitandola ma soltanto attraversandola.

    15. Lucas, non è da dove vieni. E' dove stai andando, che conta.

    Vi chiedo di giocare con coerenza, lo scopo di questa lezione non è solo quello di imparare qualcosa, ma anche di stimolare un buon gioco e ottimi spunti per voi e per gli altri con cui giocate. E chissà, sperare nella crescita del proprio personaggio, in termini sempre diversi e inaspettati.

    Potete fare domande in on ad Eva, sia sull'argomento, sia su qualsiasi altra cosa passi nella testa del vostro pg.

    Avete tempo fino al 21 Novembre alle ore 23.59.
     
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  3. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Josh non era un gran chiacchierone, per quanto in genere fosse socievole, eppure gli era difficile solitamente trattenere alcune tipiche espressioni. In quel periodo, ad esempio, gli capitava spesso di pronunciarne o pensarne una nello specifico, che si ripeté mentalmente quando vide Jesse prendere posto al suo banco.
    Oh, cazzo.
    Quelle due parole erano ormai abbonate al Prefetto dei Black Opal, che negli ultimi giorni era diventato difficile da incontrare nei corridoi o a lezione. Josh si sorprese nel vederlo approcciarsi a quel modo con lui, soprattutto dopo quanto accaduto fra loro pochissime notti prima.
    Il sopracciglio destro del ragazzo schizzò in aria quando sentì la domanda prettamente retorica, limitandosi poi a sollevare le spalle in un gesto alquanto apatico.
    «Direi: fa' pure.»
    Tirò un sospiro e si lasciò cadere contro la spalliera della sedia, allungando le gambe sotto il banco fino a toccare quella dell'altro e giocando con la pergamena presente sulla superficie lignea. Lui e Jesse avevano un rapporto complicato, ora che le cose si erano fatte più intime, non avevano una vera e propria definizione, ma diciamo anche che la vita sentimentale dell'Ametrino in quell'ultimo periodo era un vero e proprio inferno.
    Se esisti, Dio, fa che questo posto venga occupato da chiunque, ma proprio chiunque, tranne che da una persona.
    Tecnicamente nella sua testa quell'invocazione sarebbe bastata a tenere alla larga Elisabeth Lynch, ma il pomeriggio era ancora lungo.
    Sentir parlare Jesse lo riscosse da quei pensieri e fece in modo che le sue iridi lo cercassero, soffermandosi un attimo di troppo sulle labbra dell'altro, mentre si perdeva nei ricordi di quando le aveva assaporate. Distolse lo sguardo costringendosi a non pensarci, tentando di mantenere la calma nel rispondergli.
    «Spero di no. Non ne abbiamo avute abbastanza di avventure ultimamente?»
    E un immancabile sorriso sghembo accompagnò quelle parole, non riuscendo a trattenersi. Chi voleva intendere, poteva farlo tranquillamente.
    Ma quello stesso sorriso svanì non appena un nuovo arrivo costrinse Josh a sollevare lo sguardo verso la persona che più di tutte tentava di evitare dalla notte di Halloween. Quando i suoi occhi riscontrarono la sua figura, il cuore perse un battito e le labbra si serrarono in un innaturale silenzio, mentre l'intero corpo si irrigidiva. In quel momento non pensò al fatto che Jesse potesse trovare strano quel suo repentino cambio d'atteggiamento, ma aveva altro per la mente: prima di tutto vide Elisabeth soffermarsi a osservare la barriera e il cuore del ragazzo fu stretto in una morsa di tristezza, sapendo che la studentessa avrebbe avuto di ché pensare e ricordare a causa di essa; secondo, era impegnato a pregare in tutte le lingue a lui note affinché, tra tutti i posti vuoti, Elisabeth non scegliesse proprio quello rimasto libero accanto a lui e a Jesse.
    Non qui. Ti prego, ovunque ma non qui.
    E come nelle migliori fiabe, eccola avvicinarsi al tavolo, mentre Josh distoglieva lo sguardo, e sedersi proprio in quel posto.
    Che vita dimmerda.
    Scostò la gamba in modo da non sfiorare una delle sue neppure per sbaglio, mentre accennava col capo che sì, il posto era libero. Che altro avrebbe potuto fare?
    In quel momento si trovava col ragazzo che si era fatto poche sere prima, e la ragazza che realmente gli piaceva ma che però, dopo avergli chiesto di tornare da lei, si era slinguata con un altro. E nessuno dei due sapeva dell'altro.
    Bene ma non benissimo.
    Quando Elisabeth si rese conto di quanto avrebbero dovuto fare a lezione, diede voce a una domanda che Josh reputò assurda e pertanto ritenne fosse rivolta a Jesse. Quando sollevò lo sguardo, però, trovò quello della Black Opal a ricambiarlo.
    Il sopracciglio destro si inarcò e l'espressione scettica del giovane lasciava intendere la propria sorpresa.
    «Dici a me?»
    Non si parlavano da settimane, nonostante lui si fosse tenuto aggiornato sulle sue condizioni senza che lei potesse saperlo. A quel punto gli venne spontaneo fare un'unica osservazione, prima di tornare a pensare alla lezione imminente.
    «Perdonami, ero convinto che ti avrebbe avvertita Lucas tra un bacio e l'altro.»
    E le rivolse un'occhiata di fuoco.
    Fu l'intervento della professoressa a placare il suo animo, costringendolo a distogliere l'attenzione dai due compagni e a focalizzarla su di lei. Ascoltò l'introduzione della lezione e, quando fu posta una domanda, lui si lasciò scivolare ancora di più sulla sedia, se possibile. Non aveva alcuna voglia di fare il sapientone quel giorno.
    Quando vennero formati dei nuovi trii, Josh non perse tempo e, pensando che Dio esistesse davvero e afferrando al volo la propria borsa, si dileguò da quel banco per raggiungere Theresa e Blake.
    Non aveva ancora parlato con quest'ultimo dalla notte di Halloween, ma ricordava ancora lo sguardo che gli aveva lanciato per aver cercato di portargli via Lilith. Josh non gli aveva chiesto scusa e non lo avrebbe fatto, perché l'unico suo pensiero in quel momento era salvare una Lilith distrutta, emotivamente e fisicamente, dalla furia che Naga avrebbe scatenato su Blake per quella sciocca provocazione per lui lanciata.
    Se la cosa avesse avuto delle conseguenze, se le sarebbe prese, per quello che gli importava.
    «Ragazzi.»
    Si sedette dunque al nuovo banco e lanciò uno sguardo al compagno senza dire altro. A Tessa, invece, rivolse un sorriso gentile. Con lei aveva avuto occasione di parlare in Sala Comune pochi giorni prima e voleva impegnarsi a mostrarle sempre un sorriso, indipendentemente da tutto.
    Poi, come da manuale, srotolò la pergamena e attese. Dalla pagina intonsa iniziarono a intravedersi delle macchie di inchiostro che formarono lentamente delle parole, fino a leggere una dedica a lui rivolta e una frase che lo lasciò interdetto. Si guardò intorno e vide che anche le pergamene degli altri parevano avere un contenuto simile. Tornò dunque con lo sguardo sulla propria frase motivazionale e vi riflesse su.
    Era uno scherzo? Non poteva saperlo. Tuttavia si fermò a pensare. C'erano cose che poteva fare? Sogni da realizzare? E da dove avrebbe potuto cominciare?
    La cosa gli sembrò talmente assurda che decise di arrotolare la pergamena per poi sollevare la mano. Solo se e quando la docente gli avesse dato modo di parlare avrebbe esposto la sua domanda indicando il pezzo di carta.
    «Scusi l'impazienza, professoressa, ma a cosa dovrebbero servire queste? E non le sembra che ne abbiamo avuto abbastanza di barriere per quest'anno?»
    A lui quella barriera dava poco fastidio. In realtà, anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, aveva visto il viso di Elisabeth irrigidirsi davanti a quella visione e come il suo quello di tanti altri.
    A che gioco avrebbero giocato, a quel punto?

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

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    Toglierle Blake.
    Non potevano toglierle Blake.
    Gli occhi della Dioptasina si sgranarono sentendo il metodo scelto dalla docente non le piaceva.
    Non aveva mai contestato una scelta degli insegnanti, ma questa proprio non la condivideva.
    Come avrebbe fatto senza di lui? E poi, mica era giusto che dopo quello che avevano passato, adesso le toglievano di nuovo Blake.
    La ragazzina iniziò a respirare un tantino più affannosamente, calò lo sguardo sul banco e cercò la mano del ragazzo al suo fianco, stringendola forte, fino a far diventare le sue nocche bianche.
    Non voleva andare da nessuna parte.
    «Tutto, ma non Blake. Non togliermelo.» gli occhi si riempirno di lacrime, non voleva dividersi di nuovo da lui. E poi, sarebbe stato complicato senza di lui, doversi relazionare a qualcuno, soprattutto contando che lei non parlasse.
    Eppure, lei era Lilith Clarke, non una ragazzina qualsiasi. Non poteva continuare ad avere questa paura costante di abbandono, questa costante convinzione che tutto non sarebbe più tornato come prima.
    Tirò - a fatica - un respiro profondo e si alzò. Guardo Blake, facendo un cenno del capo in assenso, come per dirgli che andava tutto bene. Quindi con le dita affusolate prese la pergamena e cercò quelli che sarebbero stati i suoi compagni.
    Due ragazzi.
    Perché?
    Non poteva capitarle una ragazzina? Mandò giù a vuoto e fece un passo incerto verso il banco che avevano scelto Erik e Nikolai.
    Che strana coincidenza: colui che l'aveva baciata e colui che l'aveva strappata dalle braccia di Blake.
    Ancora un respiro.
    «Posso farcela...»gli occhi le bruciavano come se volesse piangere.
    Si fermò, di colpo. Pronta a scappare via da quella lezione. Non aveva alzato lo sguardo per niente, dai suoi piedi e dal pavimento. Si vergognava. E doveva attraversare l'aula per potersi avvicinare ai suoi compagni.
    Il cuore le batteva forte. Poi sentì una voce familiare lamentarsi di qualcosa e con la coda dell'occhio cercò lo sguardo di Joshua. Quando sentì la parola barriera, Lilith strinse i pugni e gli occhi.
    «Voglio ... voglio... » per un breve istante riaprì le iridi ghiaccio, cercando nuovamente i suoi compagni designati.
    «Scappare...» la sua testa continuava a suggerirle di andar via, ma ... mosse le gambe, cercando di non sollevare il capo, pronta a trovarsi gli occhi puntati addosso di tutti, anche solo per il fatto che avesse i capelli bianchi.
    Quindi, una volta arrivata al banco, guardò rapidamente i due presenti e cercò il posto più lontano da loro, tremava appena.
    E lo si poteva notare, quando le dita andarono a sciogliere quel nastrino che reggeva la pergamena.

    Per Lilith,
    Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.


    Sgranò gli occhi e lasciò cadere spaventata la pergamena. Era uno scherzo, vero?
    Le scese una lacrima sulla guancia destra, che cercò di nascondere, chinando il viso ancora di più e facendo scivolare i capelli accanto a sé.
    Sarebbe stata... una dura lezione...

    Joshua B. Evans ; Blake Barnes Erik Foster; Nikolai van Aalter
     
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    Adamas Vesper
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    Mia gli chiese cortesemente se poteva sedersi vicino a lui e Adamas non se la sentì di dirle di no, per cui rispose alla domanda con un “Sì” sussurrato in maniera dolce. In fondo, restava un posto che avrebbe potuto essere occupato da Nik. Tuttavia, quando vide Theresa sedersi di fianco a lui, pur rimanendo un po’ deluso che non fosse il fratello, la salutò con un lieve sorriso; non era proprio il momento, né il periodo, di fare i bambini capricciosi. E poi, che diritto aveva lui di ostracizzare altre persone per dove sceglievano di sedersi? Era ancora memore dell’abbraccio che la ragazza gli aveva dato mentre stava piangendo, nel bosco, e pur provando un lieve imbarazzo era davvero riconoscente.
    “Ciao… come ti senti?”: l’avrebbe guardata con gli occhioni pieni di interesse e comprensione. Non doveva essere affatto facile, tornare alla normalità dopo un mese di prigionia. Doveva far sentire a Theresa che era benvoluta, e che era mancata a tutti; nonostante non avessero un grande rapporto, sapere quanto affetto Nik provasse verso di lei lo faceva sentire in dovere di avere quelle piccole accortezze.
    Quando Nikolai arrivò e li apostrofò, nonostante il saluto fosse estremamente generico, il volto di Adamas si illuminò; se il Dioptase li aveva salutati, forse non tutto era perduto - forse c’era ancora una speranza. Guardò intensamente Nik, come non aveva più fatto dalla fatidica notte, rivolgendogli un sorriso dal cuore; e, in quello stesso momento, il suo cuore sembrò battere un poco più forte.
    “Ciao… Nik.”: il saluto fu timido ma vivacemente sentito, e il nome dell'altro fu pronunciato con più calore del solito. Distolse lo sguardo, per non essere scortese, mentre sentiva le orecchie infiammarsi.
    Stranamente Adamas, che solitamente non era mai stato famoso per essere un chiacchierone soprattutto a lezione, quel giorno si stava sciogliendo un poco. Forse trovarsi in combattimenti pericolosi ad un passo dalla morte fa bene alle interazioni sociali? Fatto sta che anche Jesse gli rivolse la parola; certo, Adamas non fraintese l’interesse del ragazzo, ma ne fu comunque piacevolmente sorpreso.
    “Ehi Jesse… sì, ho fatto ancora qualcosina - anche se il tempo non è certo dei migliori. Se conosci un posto migliore del campo da Quidditch ci può stare…”.
    Salutò, chi con un cenno gentile, chi con un sorriso, tutti i compagni che entravano, almeno finché la professoressa Ivanova non diede le disposizioni per la lezione.
    ‘Forse… forse è questo il modo in cui possiamo dimenticare, e rimediare. Essendo un po’ più socievoli tra di noi...'
    I compiti non avevano ancora ricevuto valutazione, e forse era un bene: ricordava di non essere stato al meglio delle sue facoltà mentali. Forse poteva consegnare un lavoro migliore, questa volta. Quando notò che nessuno stava ancora rispondendo alle domande della prof, decise di provare a rompere il ghiaccio; avrebbe alzato la mano e, ricevuto il permesso della docente, avrebbe risposto con tono timido: “Ecco… l’Infermiere Mave mi ha parlato di un incantesimo… Innerva. Dovrebbe infondere una certa quantità di energia vitale, no?”. Ricordava che, quando si era recato in Infermeria a causa della stanchezza che sentiva in quel periodo, Skyler aveva preso in considerazione proprio quell’incanto, per poi lasciato perdere, preferendo consigliargli una pozione corroborante.
    All’ordine di scambiarsi posto per proseguire la lezione, Adamas prese la sua pergamena, si congedò dalle due compagne di banco con un sorriso dolce, e andò a sedersi con i due compagni di lezione a lui assegnati: Ayla e Jesse. Li salutò entrambi, pur essendo un poco nervoso per il fatto di essere capitato con loro. Ayla era stata rapita, e Adamas sperava, pur temendo di non riuscirci appieno, di fornirle il giusto supporto morale, se ce ne fosse stato bisogno. Per quanto riguardava Jesse... beh, quel ragazzo rappresentava, nella mente dell’Ametrino, diverse cose, molte delle quali elaborate solo parzialmente.
    Aprì la sua pergamena, sciogliendo con cura il fiocco azzurrino per non sciuparla.
    “Per Adamas. Cadi sette volte, rialzati otto.”
    Era un palese invito a non abbattersi e darsi per vinti; come se la prof volesse ricordargli che, nonostante il suo piccolo momento di codardia, poteva ancora farsi valere. Sorrise alla prof, con gli occhi lucidi; chissà se l’insegnante se ne sarebbe resa conto.
    ‘Sì. Devo imparare che commettere un errore non è la fine del mondo. Posso sempre lavorare per rimediare e per farmi perdonare’.
    E intendeva lavorarci seriamente.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Non si era nemmeno accorta della pergamena sul tavolo, una parte della sua mente l’aveva notata e anche velocemente archiviata come qualcosa di cui non avrebbe dovuto preoccuparsi, non subito almeno. Mia non era quasi mai spaventata dai compiti a sorpresa –eccezion fatta per quelli del Professor Ensor-, e in quel momento non aveva la concentrazione adatta per pensarci. Piuttosto accennò un sorriso gentile verso Adamas Vesper , che la lasciò sedersi al suo fianco, e anche se era chiaro che il ragazzo non fosse al meglio della sua forma, visto la mancanza del suo solito entusiasmo, se non altro non la cacciò ed era già qualcosa. Sapeva che avrebbe dovuto scusarsi anche lui, cercare di capire come stava, se la notte di Halloween ancora lo tormentava, ma non era il tipo di persona capace di fare domande scomode e finì per non chiedere niente.
    Non potè evitare di notare subito Theresa van Aalter quando mise piede nell’aula, le sorrise e la salutò con un cenno, orgogliosa di vederla arrivare in classe nonostante tutto. Era felice che fosse lì anche se non era un tipo così espansivo da urlarlo ai quattro venti, ma era certa che la ragazza lo avrebbe intuito anche solo dal suo sguardo.
    Sicuramente il cambiamento le risultò evidente in Nikolai van Aalter salutò con una verve ben diversa da quella che aveva di solito, portandola a guardarlo confusa seppur in modo tutt’altro che offeso. Le dispiaceva vederlo così, non aveva idea di cosa gli fosse accaduto di preciso ma era chiaro che non stesse bene e che qualcosa fosse andato per il verso sbagliato. Avrebbe voluto avvicinarsi, offrirgli il suo aiuto, ma dubitava di poter davvero fare qualcosa e si limitò a salutarlo di rimando, seppure seguendolo con lo sguardo nel suo tragitto verso il banco.
    Sì, Mia avrebbe voluto aiutare tutti quanti, ma era difficile riuscire ad essere utile quando non era in grado di aiutare nemmeno sé stessa. Ricambiò anche il saluto di Jesse Lighthouse , quasi sorpresa che anche lui le rivolgesse la parola: forse era l’unica, a quel punto, a non perdonarsi per quel che era successo quella famosa notte e a non riuscire a giustificare le sue mancanze. Si sentiva comunque impacciata e sbagliata, avrebbe voluto alzarsi e andarsene e l’unico motivo che riusciva a trattenerla era il suo amore per la materia e il suo spiccato senso del dovere.
    In quel momento lo studio era una grandiosa distrazione, la migliore che potesse chiedere, e sperava che la lezione di Divinazione potesse essere interessante e coinvolgente abbastanza da permetterle di staccare la spina per un po’ e isolarsi nella sua solita bolla di concentrazione. Ovviamente non esitò ad alzare la mano quando la professoressa chiese qualche accenno storico e, se chiunque avrebbe potuto pensare che Mia facesse la parte della saputella, non aveva idea di quanto quella misera azione riuscisse a farla sentire meglio, utile per qualche istante. Annuì alle parole di Adamas, con vigore, cercando però di aggiungere nuove informazioni
    “La mia bianca è una pratica che si può definire opposta alla magia nera, interviene sulla natura e mira a raggiungere salute e prosperità. Si può dire che un esempio primordiale di magia bianca sia l’enochiano, una lingua ebraica creata apposta per parlare con gli angeli, ma è intorno al Quattrocento che Abramelin il mago parla per la prima volta di una magia sacra, molto vicina a quella che noi oggi definiamo, appunto, bianca. Considerato che la magia bianca non evoca nulla di sopranaturale ma lavora solo su ciò che già esiste in natura.” spiegò, e solo lei sapeva quanto si sentì meglio, anche se per qualche istante. “Penso anche io che Innerva sia un ottimo esempio di magia bianca, anche Epismendo però potrebbe rientrare nella categoria, giusto?” domandò attenta, concentrandosi per un attimo solo su quello.
    Un attimo comunque troppo breve, tanto che rimase quasi delusa quando realizzò che non stavano per fare un compito in classe, e si alzò seppur non troppo entusiasta quando le venne chiesto di farlo. Non aveva niente in contrario con l’idea di conoscere nuove persone, di solito, o con il cambiare un po’ le proprie abitudini, ma in quel momento le novità erano l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
    Si alzò comunque dal proprio posto e poi si sistemò accanto alle sue nuove compagne. Non aveva mai avuto modo di parlare con Molly mentre ricordava di aver già avuto a che fare con Elizabeth almeno in un paio di occasioni. Nonostante quel che tutti quanti avevano appena passato non riuscì a trattenere un vago sorriso gentile nei confronti delle due ragazze, sforzandosi di apparire disponibile e carina come cercava sempre di essere. Si era ripromessa di trattare sempre con rispetto chiunque, aveva appesa accanto al suo specchio ormai da sempre citazioni giuste per ricordarle che non conosceva le battaglie che tutti gli altri stavano combattendo. Si sforzò, quindi, di accennare un leggero sorriso verso entrambe, sistemandosi meglio sulla sedia. “Come state?” domandò in modo gentile, seppur piuttosto impacciata, non essendo così tanto abituata a rompere il ghiaccio in situazioni simili. Forse se fosse stata dell’umore giusto sarebbe stata anche più propensa e propositiva, ma non era decisamente periodo.
    Una volta sistemata aprì la propria pergamena e si prese qualche istante per rileggere ciò che aveva di fronte. Era indubbio che quella frase fosse giusta per lei, su questo non aveva dubbi, ma allo stesso tempo fare quel che le era stato suggerito era il suo più grande ostacolo. Forse era quello che la docente voleva fare, metterli di fronte a qualcosa che per loro era difficile, ma decisamente quello non era il momento per un esercizio simile.
    ” Non comprendo…” pensò mentre aggrottava le sopracciglia. “La chiarezza sarà anche il punto di partenza… ma dove posso trovarla?”.

    Mia Freeman-SHEET-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Black Opal

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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
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    Aveva immaginato quella lezione totalmente differente e non perchè la professoressa Ivanova non era impeccabile come sempre ma perchè avrebbe voluto vedere Lilith gelosa e fare le sue battutine assurde con lui. Ed invece no, non era così perchè le era successo qualcosa che ancora non aveva detto a nessuno e seppur lui lo aveva immaginato non poteva pensare che ci aveva preso. non quella volta. Perchè dovevano succedere quelle cose solo alle persone a cui lui teneva particolarmente? Perchè tra tutte, Lilith era quella più spaventata e assolutamente spezzata in due. Quando sentì la professoressa Ivanova sgranò gli occhi incrociando il suo sguardo. Prese la mano di Lilith quando questa l'afferrò e poi le sorrise. Posò una mano sulla sua guancia. Non siamo costretti a dividerci, La professoressa Ivanova capirà.Disse alzandosi in piedi con lei e poi sentendo la mano di Lilith scivolare via. Voleva fare un tentativo? Era difficile quella situazione e il suo temperamento gli lo aiutava per niente. Sentiva il cuore a mille e la mano tremargli. perchè diavolo non l'avevano fatta rimanere a casa sua per un intero mese? Che senso aveva tutto quello? Professoressa. Non sapeva bene che dirgli in realtà. Voleva forse replicare a qualcosa? Ma poi lo sguardo Lilith fu chiaro. Sarebbe andato tutto bene. Per forza. C'era lui nella stessa stanza e questa volta non ci sarebbe stata Naga o barriera che avrebbero tenuto. Perchè lui stava covando una rabbia incontrollata dentro per tutti i suoi compagni che prima o poi sarebbe uscita. Prima o poi avrebbe smaltito ma non adesso, non adesso che Lilith era in quello stato e comunque non di fronte a lei. Questa volta doveva essere lui a fare il bravo, lui a dover essere la sua colonna portante e lo avrebbe fatto. Ma finita quella cosa Blake ne sarebbe uscito ancora più instabile. Andò vicino a Josh e Tessa. Non rivolse uno sguardo a quello che doveva essere un suo amico, ma fece un piccolo sorriso a Tessa. Sapeva che non centrava niente ma in quel momento non era proprio il momento di fare i simpatici. Guardò in direzione di Lilith e le sorrise cercando il suo sguardo. Lui era li e non erano neanche tanto distanti e per qualsiasi cosa potevano comunque stare insieme. Vide i suoi occhi pieni di lacrime, guardò malissimo Joshua. E tu non credi che dovresti tenerti quella cazzo di parola per te? Magari se stai zitto riesci anche a fare qualcosa di nuovo. Ok, si, cercava davvero di contenersi ma non ce la faceva per niente. L'autocontrollo non era la sua specialità quindi se non voleva fare testa e banco era meglio che non diceva cose a cavolo. Aprì la sua pergamena. Dove c'è amore e ispirazione non credo che si possa sbagliare. Tornò a guardare di nuovo Lilith. Amore. L'amava? Perchè doveva essere tutto così complicato? Tutto così strano e poco definito dentro la sua testa. Guardò Nikolai ed Erik. Era impossibile essere incazzati con Erik ma con NIkolai. Perchè aveva cercato di strappargli Lilith dalle braccia e perchè doveva capitare con quell'altro genio incompreso che doveva finire il lavoro! Io mi sarei messo tra te la tua stupida cotta e Naga a costo di farmi ammazzare non avrei mai sopportato di perdere un amico ed una persona innocente. Vigliacchi e stronzi. Non era il momento, ma lo sarebbe stato il prima possibile perchè non vedeva l'ora di dirgli quanto cazzo erano stati stupidi e sopratutto poco delicati. Le avevano fatto ancora più male, erano stati egoisti. VI dovevate lavare la coscienza? Salvo lei da quello che l'ha messa in pericolo? Complimenti amiconi! Come poteva pensare alla lezione di incantesimi se avrebbe voluto ammazzare di botte la metà delle persone che c'erano in quella classe ed ignorare l'altra metà? La magia bianca è solo una cazzata professoressa. é poco immediata, non tutti riescono a farla e sopratutto non sempre riesce come dovrebbe. In realtà non voleva dirlo ad alta voce ma non ne riuscì a fare a meno. Il punto era che già era scoraggiato di per se su bene in generale, per tutto quello che gli era capitato nella vita, dopo tutto quello che era successo 10 giorni prima, non voleva neanche sentirne parlare di magia bianca. Non aveva alcun senso. Incrociò gli occhi che oramai erano diventati rossi con la professoressa, poi tornò a guardare Lilith per vedere come stesse e poi tornò sulla pergamena.
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    Lucas Jughed Jones
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    un ragazzo sogna sempre di essere in un gruppo, rock: tutto è più grande della realtà.
    Davvero, non reggeva la presenza di Joshua, a maggior ragione se era vicino a Lizzy. Era per questo che aveva deciso di fare compagnia alla coppietta meno fastidiosa di quella lezione, perché nonostante reggesse poco la Clarke, Blake non era poi così male.
    Mezzo sdraiato sulla sedia, quasi fregandosene di come si stesse in classe, cercava di rimanere sveglio. Non si era tolto il cappellino di testa, ma la professoressa sembrò non notarlo più di tanto.
    Perché avrebbe dovuto toglierselo? Perché sarebbe dovuto essere rispettoso verso chi aveva fatto rapire Elisabeth? Lui era ancora arrabbiato con i docenti, come se fosse stata colpa loro, la sua sparizione.
    Le occhiaia sotto gli occhi, conferivano al ragazzo un aspetto davvero orribile, ma non gli interessava. Quando la docente assegnò i posti a sedere, Jug sbuffò, sollevando gli occhi al cielo e prendendo la sua roba in maniera molto svogliata, si voltò verso Blake «Mi spiace, la nostra convivenza è durata poco. Breve, ma intensa.» non c'era sorriso sul suo volto, c'erano solo le ore perse di sonno che non aveva ancora recuperato.
    Si trascinò verso il tavolo da lui designato, guardò i presenti e alzò un braccio, abbozzando un mezzo sorriso forzato e facendo cenno con il mento verso di loro.
    «Che. Palle.» si sedette vicino a Jessica, lasciando scivolare a terra la sua tracolla e giocherellando con la pergamena che si era portato dietro. Quando sentì la voce di Joshua, chiuse gli occhi cercando di non infastidirsi più di tanto, ma poi arrivò Blake. Lì, Lucas, si voltò e guardò l'Opalino, mentre esprimeva il suo odio, come sempre.
    Lucas sollevò un angolo delle labbra, in quel sorriso soddisfatto, seppur debole.
    «Cazzo, Barnes mi sta sempre più simpatico.» pensò, mentre scivolava sulla sedia, piegando le braccia al petto.
    «Dovresti leggerla e riflettere. Troppo difficile?» non ce la fece, non potè star zitto, anche solo per appoggiare Blake doveva dire qualcosa, e poi... il fatto di dover stuzzicare Joshua, lo allettava troppo per poter lasciar perdere quell'occasione d'oro. Punto lo sguardo glaciale sull'altro ametrino, era freddo e distaccato, così come il suo tono graffiato.
    Gli voltò le spalle subito dopo, quindi afferrò la sua pergamena e ne slegò il laccio: Per Lucas, non è da dove vieni, è dove stai andando, che conta.
    Un sorriso amaro, mentre spinse via la pergamena. «Certo, adesso ci vogliono anche queste frasi a ricordarmi che sto tralasciando la mia situazione familiare per...» con lo sguardo cercò Elisabeth, quindi l'avrebbe guardata di sottecchi, rubandole qualche scatto che avrebbe immortalato solo nella sua testa, rinchiudendolo nell'armadio a lei dedicato.
    Non aveva voglia di studiare, non aveva voglia di restare lì.
    Guardò Blake, intervenire ancora «Uno dei primi cenni di magia bianca, lo ricordo forse nel grimorio di Abramelin. Diceva che era una magia sacra, capace di comandare spiriti demoniaci.» a lui piaceva leggere, si vedeva, ma poi scrollò le spalle, come a dire che fosse l'unica cosa che realmente sapesse, non gli interessava del voto, voleva solo che quello strazio finisse subito. Adamas rubò la magia che lui avrebbe nominato, quindi lo guardò un attimo, prima di ritornare a tenere gli occhi puntati a terra, senza dare alcuna importanza a niente «Beh, l'immediatezza c'è. E poi... male che vada, non peggiora le tue condizioni. A differenza di quella offensiva, alla fine se ti esplode un flipendo, ti si ritorce contro.» osservò con tranquillità alle parole di Blake. Forse il suo vero unico interlocutore per quella giornata.
    «La magia bianca, è la giusta arma, se mi passate il termine, professoressa, per proteggere chi ... amiamo.» e lo sguardo per un breve istante andò a cercare Elisabeth, per poi indurire la mascella e voltarsi di scatto verso Jessica.
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    Black Opal
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    Jessica Veronica Whitemore
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    Fece un cenno. Un solo leggero cenno a Mia, quando le rivolse un "ehi" appena accennato. Non aveva nulla contro di lei, non le stava antipatica, anzi. Avevano tipo condiviso la morte, non potevano non essere amiche, a quel punto. Il fatto era che non le andava di parlare con nessuno, nemmeno se in quel momento si fosse seduta accanto a lei la sua migliore amica -non che esistesse, era tanto per dire- ma voleva essere lasciata sola ai suoi pensieri autocommiserativi. Sapeva bene che quello non era un comportamento da Jessica, che non aveva senso piangere sul latte versato. Ma quei giorni proprio non ce la faceva, non riusciva a rialzarsi da quella sua condizione. Aveva deciso di lasciarsi andare, almeno per un po'. Nessuno l'avrebbe biasimata. E anche se lo avessero fatto, non gliene fregava assolutamente nulla. Aspettò annoiata che entrassero tutti i suoi compagni e amici. Probabilmente non erano mai stati così poco loquaci tra loro, insomma. Non si rivolsero la parola. Ma, in tutta onestà, a Jessica stava bene così in quel preciso momento. Ma finalmente arrivarono tutti, o quasi. Qualcuno all'appello mancava comunque. Ma Jessica non ricordava chi, in tutta probabilità erano primini troppo fragili per andare a lezione dopo ciò che era successo, poverini. Non dedicò agli assenti che un pensiero annoiato, per poi finalmente alzare la testa e sentire cos'aveva da dire la Ivanova. Non aveva voglia di fare lezione, però non aveva nemmeno voglia di prendere voti tipo insufficienti. Voleva mantenere la sua media di E in Rune e E in Difesa. Si sarebbe accontentata anche di una O, ma la E era meglio. Sì, le piaceva essere secchiona. La scuola era l'unico ambito dove andava bene... giusto perché nella vita era una frana e lo aveva capito nell'ultimo periodo. (E poi la player faceva un po' schifo a scuola, si rifà qui).
    Quindi nonostante la pochissima voglia, drizzò le orecchie per non perdersi una parola. Anche perché sebbene tutto ciò che era successo, non credeva proprio fossero esenti da bocciature. Inoltre... dentro il suo cuore temeva che i genitori se ne fossero andati perché lei non era abbastanza, quindi almeno lo zio voleva renderlo fiero. Ma quando sentì le parole "lavoro di gruppo", si lasciò sfuggire un'imprecazione a mezza voce. Non aveva voglia di interagire con ben due persone, non una. Due. Sperava almeno che si facessero bene o male i fatti loro.
    La Ivanova annunciò i gruppi da tre che avrebbero dovuto lavorare fianco a fianco in quella lezione. Freddie e Lucas. Quelli erano i suoi compagni quel giorno. Di Freddie sapeva poco, non era un ragazzo troppo estroverso -almeno così le sembrava-, mentre Lucas lo conosceva leggermente meglio. Non avevano praticamente mai interagito, ma anche lui aveva partecipato all'attacco e lo aveva visto in giro decisamente più di Freddie.
    La corvina si stava alzando per andarsi ad accomodare affianco a Lucas, quando questi fece lo stesso e si sedette affianco a lei. Era chiaro come il sole che lui non aveva voglia di fare quella cosa, come non ce l'aveva lei. Ricambiò il cenno ed il sorriso forzato. Ciao sussurrò, senza aggiungere altro. Ora però era tempo di rispondere alla domanda della prof.
    Okay, avrebbero parlato di magia bianca. Beh, sarebbe stato molto utile conoscerla, soprattutto per quelli del primo anno, durante l'attacco. Eh sì, avrebbero dovuto impararlo ben prima, ma ormai la frittata era fatta. Ma Jess fu quasi felice di avere una distrazione su cui spostare i suoi pensieri quel pomeriggio, sebbene avesse solo voglia di tornare a dormire. Chi aveva inventato le lezioni pomeridiane, doveva essere una persona a dir poco spregevole. Aspettò che alcuni suoi compagni -come Adamas e Mia- parlassero -dopo le lamentele di Josh- e stava per dire la sua, quando un poco pacifico Blake prese la parola. Posò nuovamente la testa nel banco. Perché doveva tenere un tono di voce così alto? Non aveva rispetto per chi aveva solo voglia di dormire? Aspettò che la sua parlantina si esaurisse, prima di prendere lei stessa la parola -dopo che fu certa che anche Lucas avesse finito la sua spiegazione- e scandì bene le parole. A quanto ho studiato, professoressa cominciò la magia bianca è una magia ci pensò su un attimo perché non ricordava la parola esatta, ma poi le tornò alla mente. Esoterica. Magia che interviene solo sui fenomeni della natura studiandone le leggi per raggiungere armonia, salute, cura e prosperità. E come ha detto lui indicò Lucas con il pollice Abramelin parlò di questa magia nel suo Grimorio. Ma mi ricordo che un'altra persona -mi sono scordata il nome, mi scusi- ha detto che deve essere separata dall'Occultismo, sebbene possano sembrare simili. Okay, era stata esaustiva ma non troppo. Ora toccava pensare ad un incantesimo di magia bianca. Voleva dirne un paio, ma erano già stati detti e non voleva essere ripetitiva. Anche Emplastrum può rientrare nella categoria? Ricordo di averlo usato... stava per dire "Su Jesse prima dell'attacco", ma poi si fermò, non voleva portare alla mente ricordi spiacevoli che erano comunque presenti in modo indelebile dentro a ciascuno di loro. ...una volta. Concluse. Era un incantesimo cerotto, quindi era abbastanza convinto che facesse parte di quella categoria. Beh, il suo discorso era finito e sperava che la prof sarebbe rimasta soddisfatta, tuttavia anche lei avrebbe voluto dire la sua. E lo fece.
    Ma sinceramente... a cosa ci serve tutto questo ora, professoressa? Non sarebbe stato più utile farlo l'anno scorso? Per essere preparati ad ogni... evenienza. Cercava di mantenere un tono calmo e neutro, ma l'agitazione si stava impossessando di lei. Insomma, se ne avessi saputo di più di tutto questo ora non parlava più solo della magia bianca, ma della preparazione fisica e mentale in generale. Forse sarei riuscita a rendermi utile, invece di essere quasi morta... avrei potuto fare qualcosa... sospirò E poi quella barriera? Io la rispetto prof, però... insomma non so quanto sia stata una buona idea... concluse, sperando di non compromettere il suo rendimento con quelle parole. Dopo questo suo piccolo sfogo, aprì la pergamena per apprendere cosa vi fosse scritto.

    Per Jessica,
    Non si può mai attraversare l'oceano se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva


    Ma che cazzo voleva dire? E stava per chiederlo, ma forse aveva già esagerato abbastanza. Quindi si limitò a leggere e rileggere quella frase con la speranza di cavarvici qualcosa.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
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    Molly Jane Trouble
    Studentessa | 16 anni

    Quando Erik si siede accanto a lei, Molly lo guarda un po' stranita. Davvero non ci sono altri ragazzi o ragazze con cui abbia più confidenza? E' davvero accanto a lei che sta prendendo posto? E la cosa che la sorprende di più, è l'esserne sinceramente felice. Non ha molti amici a Hidenstone - anzi, nessuno, se si escludono le compagne di stanza Dioptase -, ed essendo quel periodo all'Accademia non particolarmente rose e fiori, approfondire qualche conoscenza non le dispiace. Certo che a quel raggio di sole non sa come controbattere, soprattutto perché non è la tipica ragazza che sprizza felicità da ogni poro. Anzi, l'opposto, per quanto la vecchia Molly fosse ben più aperta e socievole. «No, lo occupavo per mia sorella e per la mia amica.», gli risponde, osservando poi la sua reazione. «Scherzo, certo che è libero.», gli sorride, ma non aggiunge altro perché non sa effettivamente cosa dire. Ed anche perché teme un eventuale rimprovero della professoressa, benché la lezione non sia ancora iniziata.
    Appena l'aula si riempie, una maestosa Ivanova si alza dalla cattedra in tutta la sua figura invidiabile. Dopo un accenno ai compiti che ha letto ma non ancora valutato, spiega le modalità della lezione odierna. Molly la ascolta in silenzio, anche se ogni tanto sbircia la figura di Erik accanto a lei, sia per curiosità, sia per cogliere un eventuale cenno di debolezza nel momento in cui la prof fa un chiaro riferimento all'accaduto della notte di Halloween. Che di certo non passerà alla storia per la ricorrenza celebrata, bensì per tutt'altra faccenda.
    Curare gli altri... Molly riflette sui giorni passati, sul numero di feriti che la battaglia ha provocato, su quanto sia effettivamente importante trovare una soluzione per garantire l'altrui sopravvivenza. L'intera branca della Medimagia si prefigge questo obiettivo, e vorrebbe tanto intervenire per rispondere alla domanda sui cenni storici che la professoressa pone, ma preferisce stare in disparte. Non vuole mettersi al centro dell'attenzione, per cui lascia che siano gli altri a prendere la parola. Dopo il cambio di posto chiesto dalla Ivanova, adesso si trova accanto a Mia Freeman ed Elisabeth Lynch. L'ultima è stata una delle ragazze rapite... Il pensiero degli orrori cui abbia potuto assistere è intollerabile per Molly. Quando Mia cerca di fare un po' di conversazione, comunque, la asseconda, per non apparire eccessivamente fredda e distaccata. «Ehm...», inizia, portando una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l'orecchio, cercando di spezzare l'ansia. «Bene. Credo... Potrebbe andare peggio. Sì, insomma... Voi?», domanda a sua volta, ben consapevole che si tratti della classica conversazione in cui chiedi come va e ti rispondono bene e viceversa, pur essendoci tutto un mondo di problemi dietro.
    Arriva dunque il momento di spiegare le pergamene, come la professoressa ha annunciato poc'anzi. Mira alla luna, anche se sbagli, atterrerai tra lei stelle. Nella sua c'è scritto questo, e quello che Molly vi legge, come significato "nascosto", è di non risparmiarsi mai, di fare sempre un tentativo. Non importa sbagliare, bisogna ugualmente provare. E' certamente un messaggio di speranza, una frase che tocca il cuore, ed è grata alla Ivanova per averle regalato un attimo di serenità. Vorrebbe incorporare quel concetto, non scordarlo più, potersi fare avanti senza dubbi e paure, perché tanto le cose potrebbero mettersi male a prescindere: quindi che senso ha non mettersi in gioco? Ci si preclude la possibilità che, invece, vada molto meglio di quel che ci si aspetti. «Wow. E' una frase bellissima. Le vostre?», chiede alle compagne di banco. Si mette in gioco, appunto, cercando di far propria quella lezione.

    "Parlato" - Pensato - Ascoltato | Scheda PG Stat.
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    Frederick Frodo Freak
    Studente | 17 anni

    Il nostro piccolo eroe non ha neanche preso confidenza con la compagna di banco che già viene subito destabilizzato. Si cambia di posto. Cosa??? LUCAS? Oddio ma lo conosco troppo poco. Non so quale sia il suo colore preferito, non mi vorrà mai come amico e non mi presenterà nessuno, ne sono certo. Perché tutte a me? Perché??? Grazie mamma. Sfiga del piffero che mi hai predetto. Santissima Tosca Tassorosso proteggimi., si appella alla sua vecchia casata pur di non fare l'ennesima figuraccia, poi si dirige con la coda tra le gambe verso il banco in cui si sono seduti Lucas e Jessica. Che per inciso è una figa da paura. La massima carica cui uno come Freddie potrebbe ambire, dunque, sarebbe quella di portarle la merenda ovunque lei sia. Figuriamoci un suo saluto. E' matematicamente impossibile.
    Come se non bastasse, Lucas recita un sonoro che palle, e Freddie crede sia rivolto a lui. Inizia a scusarsi sin dal principio, mormorando qualcosa come: «Mi dispiace Lucas, non c'entro niente... E' stata la prof a mettermi qui con voi... Non vi disturbo, tranquilli, voi fate come se non ci fossi!!!», per dire che potrebbero anche darci dentro, lui non lo racconterebbe nemmeno sotto torchio. Giurin giurello. «C-ciao Jes...sica...», la saluta scandendo bene le parole, inghiottendo un po' di saliva prima di pronunciare definitivamente il suo ciao. Non l'avesse mai fatto. Inizia a tossire come un ossesso, perché si affoga con le sue stesse secrezioni. Qualunque cosa tu stia facendo, Tosca Tassorosso, NON sta funzionando, queste sono le ultime parole che Freddie pensa prima di... No, non muore. Ad un certo punto l'aria affiora nuovamente ai suoi polmoni, ed il color rosso pomodoro del suo viso tende pian piano a scemare. «STO BENE!», esclama, come se a qualcuno a parte lui possa interessare. Comunque è sopravvissuto, e purtroppo l'Accademia di Hidenstone dovrà tenerselo per un altro po' di tempo. Almeno fino al diploma. Che se continua a fare l'asociale non arriverà mai, perché col cavolo che capisce Storia della Magia da solo... Incantesimi è una delle sue materie preferite, perché è un po' più pratica - per quanto il signorino Freak resti comunque un disastro -, ma laddove si parli di teoria, per Morgana!, potrebbe impiegarci secoli e non ottenere nulla lo stesso. «Tutto ciò che non è nero.», pensa Freddie, ma poi si rende conto di aver accidentalmente collegato il pensiero alla parola, pronunciando dunque quella frase in risposta alla domanda della professoressa. Santa Tosca, fa' che non l'abbia sentito, perché non è affatto divertente.
    Freddie decide dunque sia giunto il momento di aprire la pergamena che gli è stata recapitata, sperando che all'interno ci sia scritto in che modo vada affrontata la vita per poterne uscire indenni. E invece no: l'arte di vincere la si impara nella sconfitta. Peccato che la Ivanova non sappia quanto poco ferrato sia Freddie in termini di filosofia. Che vuol dire questa frase? Che perdendo vincerà? Che la vittoria è perdere? Che bisogna perdere perché è un'arte? Che l'arte non è vincere?
    Ma... Quando si parla di arte non si fa riferimento a pittura, scrittura, 'sta roba qua? Che c'entrano le battaglie quando si parla di arte?
    Per Morgana, peggio di un geroglifico egizio. «Raga, ma voi...», oddio, li ha chiamati raga. Freddie, te lo dico chiaro e tondo: non sono tuoi amici! Sti qua non ti si filano di striscio! Ma che cavolo dici raga, perdindirindina... Ti sfotteranno a vita, sappilo. «Ehm. Voi l'avete capita la frase? Non è che ora la prof ci interroga, vuole fatto un tema su questo argomento, ci chiama alla lavagna e ci chiede degli incantesimi collegati, oppure, oddio!, cosa c'è dietro la barriera?... Aiut...o»

    "Parlato" - Pensato - Ascoltato | Scheda PGStat.
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    Ametrin
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    La bocca dell'ametrino si aprì in una piccola O quando Molly lo riportò con i piedi per terra, ricordandogli che il posto in cui era seduto era occupato già per qualcuno. Oh, certo scus-ché? Sbuffò, assumendo la tipica aria da finto offeso. Burlona! Io ci stavo credendo! Niente da fare, purtroppo Erik era la vittima perfetta per gli scherzi di quel tipo.
    Qualche minuto dopo Jesse fece il suo ingresso in aula. Lo salutò prima che potesse presentarsi alla ragazza e dopo aver annuito al fatto che si fosse seduto vicino Josh, si occupò di sistemare sul proprio banco tutto il materiale che gli sarebbe servito per l'imminente lezione.
    La voce di Eva giunse alle sue orecchie solo pochi secondi dopo, attirando verso di lei l'attenzione dell'Ametrino. Era piacevole udire le parole di una donna dal tono estremamente caldo, non a caso durante le sue lezioni riusciva a dar sempre il massimo senza nessuna inibizione dovuta alla paura che metteva ad esempio il professor Ensor. Il clima all'interno della classe di Incantesimi era estremamente piacevole e il moro si sentiva assai motivato.
    Lavoro di gruppo? Si lasciò sfuggire a bassa voce. Acciderbolina, fa che non capiti con nessun Dioptase, non voglio affossare la loro media! Sì, quello era il suo unico problema e proprio per questo motivo non si lasciava trasportare dall'amicizia o dalla convenienza, cercando sempre di muoversi in maniera tale da non combinare disastri. I banchi cominciarono a spostarsi, con essi cambiò la disposizione degli studenti e in un batti baleno il prefetto si ritrovò in compagnia di Lucas e Nikolai. Ehm, ciao ragazzi! Giusto qualche giorno fa aveva parlato con Blake sul fatto che non gli piacesse Lilith e cosa aveva in mente il fato per lui? Metterlo insieme a lei, ovviamente.
    Lo sguardo andò in direzione dell'Opale per cercar di tranquillizzarlo al riguardo e poi l'attenzione tornò sul proprio compito. Sgranò gli occhi. Spero che sia andato meglio di quanto ricordi.
    La lezione odierna avrebbe trattato della Magia Bianca. Non ci credo, la mia preferita! Erik non amava le magie d'attacco, prediligeva quelle difensive, ma ancor più di quelle era affascinato da quella curativa. Il primo che rispose alla domanda di Eva fu Lucas e se lo avesse visto l'amtrino sicuramente gli avrebbe donato uno dei suoi occhiolini complici. Ma quanto amo i miei ametrini? Mi riempiono di orgoglio. Successivamente fu Jessica a farsi valere con un intervento che lasciò il giovane spiazzato. Decise di intervenire subito dopo di lei per tentar di ammazzare l'atmosfera pesante che si stava creando, così alzò la mano. La magia bianca fu concepita con un solo obiettivo: generare benessere fisico e mentale. Questo è il motivo per cui abbiamo magie come Innerva che curano dalle ferite fisiche e Divversiò che in un certo senso ci cura da sensazioni negative come la preoccupazione e lo stress.
    Quelle parole volevano sposarsi con la definizione di Magia Bianca, riguardo invece i suoi cenni storici non aveva molto da dire, in fin dei conti man mano che una materia si faceva più teorica e più lui annaspava. Abramelin, come hanno detto i miei compagni, è stato un po' il precursore e l'ideatore della Magia Bianca, però non la intendeva nel modo in cui la intendiamo noi oggi. All'epoca, forse a causa delle influenze religiose babbane, si concentrava più sull'aspetto fisico che mentale, fatta eccezione per tutte quelle pratiche utili all'esorcismo di demoni. A seguito di quelle parole tornò a far silenzio e lesse finalmente il foglio di pergamena che aveva sul banco.
    Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto. Un mesto sorriso si manifestò tra le labbra. Lui era costantemente alla ricerca di un affetto che credeva di non possedere, tuttavia era convinto di aver fatto tutto il possibile. Fu così che si guardò intorno e gli occhi si posarono su Lilith. Caspiterina, non abbiamo avuto modo di parlare da quella sera... Eh, già, con lei non si era comportato da vero amico. pssst, ehi. Lilith, come stai? Forse fu una domanda stupida la sua, ma se non altro stava dando retta alla bella frase di un semplice biglietto. E Nikolai come sta per Theresa? Quella sì che era una domanda complicata e sinceramente era meglio non entrare in simili discorsi. Ehi, sei felice del gruppo che ti è capitato?

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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Blake era un cocciuto del cavolo perché avrebbe ripetuto gli stessi errori infinite volte senza mai imparare da essi, ma, in fondo, sedendosi accanto a Joshua l'aspirante marine si scoprì fin troppo simile a lui nel ricercare la propria sofferenza 'Anche se beh... questo... a me fa piacere' che poi in fondo non era forse ciò che diceva anche l'altro opale?
    "Uh, io mi alleno al freddo, sai... tempra... ma... ehm... uh! Ci penso!" prima di dirigersi al patibolo (e a marchiare il territorio da Erik), il ragazzo approcciò Adamas finendo col fissar con lui una sorta di appuntamento, purché fossero soddisfatte talune condizioni. Non aveva idea di come farlo, ma gli avrebbe fatto piacere, quindi sorrise al giovane, osservò lievemente perplesso Mia e si diresse verso il triangolo più strano della sua vita 'Cavolo, però, anche Mia... proprio antipatica: cosa diavolo le avrò fatto adesso?' borbottò tra sé e sé, finendo, dopo qualche giro, per prendere posto vicino alla sua croce e delizia, il quale lo accolse col suo immancabile sopracciglio inarcato.
    Gli diede comunque il via libera, cosa che lui accolse con una scrollata di spalle, pur essendone internamente sollevato 'Fiu... meno male...' pensò lui, un po' tormentato dalla sua relazione con l'ametrino, non riuscendo davvero a capire come comportarsi in sua presenza, cosa che invece non sembrava toccare l'altro, il quale si mise fin troppo comodo in sua presenza, al punto di mettere a contatto le loro gambe.
    'Che!' la reazione di Jesse fu, come tutti si potevano attendere, sobria ed elegante, tanto che il ginocchio non interessato dal tocco di Josh schizzò in aria, finendo con lo sbattere contro il banco "ACC-" ma si tappò la bocca, sia per pudore, sia perché l'ultima cosa che voleva era far scappare il tocco di Josh 'Taci e non fare il coglione: hai sopportato di peggio!' e nel dirlo in effetti sgranò anche un poco gli occhi, rendendosi conto di quanto fossero maledettamente vere quelle parole.
    Fu in quell'istante che realizzò come sarebbe stata una lunga giornata.
    Forse era meglio concentrarsi su altro, come i compiti, o i compagni. Jesse decise di cominciare dai compiti, provando a vedere il lato positivo della cosa, ma Joshua, in fondo, era un figlio di buona donna e quindi girò il discorso a suo favore, gelando un po' il suo sorriso 'E ora che gli dico?' fece lui, colto in contropiede, riconducendo tutto alla loro breve avventura 'Tutto, ma non qualcosa di stupido. Non una parola a caso!' "Beh, io sono come gli allenatori di pokemon: parto sempre oltre i celi dell'avventura" ammise lui con spallucce.
    A discolpa del ragazzo, andava detto che stava articolando pensieri in un contesto complesso, ove molte persone avrebbero posato il cervello sul banco lasciando agire l'encefalo posto tra le cosce, mentre lui stava resistendo stoicamente, anche se magari non era il caso di parlar ancora di compiti, ma magari puntare sui compagni di classe.
    'O forse anche no...' l'idea di Elisabeth fece contenti due ragazzi come due tacchini la viglia di natale in una sola mossa (richiedeva talento, bisognava ammetterlo!) e questa peggiorò la situazione rivolgendo le sue attenzioni esclusivamente a Joshua.
    "Uh, sì, prego!" disse con un tono di voce un po' alto, forse per ricordare alla collega come anche lui esistesse "A proposito, ho dato la bacchetta a Blake... sai... Incantesimi... mi sembrava strano riprenderla dopo la porta e poi ridargliela quando servirà ecco. Ti va bene? Dopo la tengo io?"
    Jesse era rientrato nel suo classico fiume in piena, al quale si accostò la glacialità di Joshua, il quale ebbe una reazione fin troppo marcata 'Oh no!' Jesse si ritrasse, dalla conversazione, ma anche fisicamente, tanto da tirare le gambe sotto la sedia ed interrompere qualsiasi contatto fisico col biondino, esplorando, per la prima volta, un certo senso di delusione. In un primo momento pensò fosse gelosia, e un po' lo era, ma in vero, quella era soprattutto frustrazione 'Stanno... stanno combinando anche loro?'
    Jesse non aveva pretese di essere l'unico - non con Joshua almeno - tuttavia non si era aspettato di trovarsi davanti, quasi spiattellata, una di quelle relazioni, e soprattutto non pensava potesse essere con una ragazza come Elisabeth, che certamente non era brutta, ma lui non riusciva davvero a digerirla 'Ma non sta con Lucas?' pensò lui, cercando l'altro ametrino con lo sguardo, per comprendere cosa stesse pensando e facendo in quel contesto, ricordando bene il suo straniamento accedendo all'aula 'Cioè, quanti dannati ragazzi deve avere questa sabotatrice seriale?!'
    Sì, in effetti forse era un po' geloso, ma certamente non lo avrebbe ammesso, anche perché, in vero, era più geloso del sesso della ragazza che delle attenzioni che stava, pur nell'odio, ricevendo: per come lo conosceva, il biondo era sempre andato con ragazze, il che faceva di lui un'eccezione, e non una regola 'E ok non essere la regola.. anzi, che ansia le regole... uh', sto pensando come Blake' sì, insomma, stava straparlando nella sua mente, il che, almeno, esponeva quel disagio solo sé medesimo 'Comunque ecco, ok non essere una regola... ma non è male essere... un'abitudine, ecco...'
    A salvarlo da quel tomento emotivo intervenne la Ivanova, contenta di trovarli lì tutti, intenta a celebrare le rivoluzioni in aula e la riconsegna dei compiti, cui sarebbe verosimilmente seguita una messa in pratica per il voto finale 'Speriamo bene... non è che gli elementali facciano molto per me...' del resto richiedevano un forte controllo emotivo, di cui lui era sprovvisto.
    Lanciò un'occhiata a Josh perché sì, poi ritornò alla donna, soddisfatta anche del fatto che nessuno avesse aperto le pergamene 'Oh, Merlino, BLAKE!' col panico negli occhi, il ragazzo cercò questa volta la collega e quindi andò a fissare l'altro opale, scoprendo come anche lui avesse rispettato i dettami della docente, cosa che lo fece sospirare "E anche oggi si perde punti domani!" sussurrò alla corvina, irrigidendosi quasi subito, chiedendosi da dove diamine venisse quella confidenza 'Ehi, che sto facendo?!' si domandò infatti, tornando alla lezione, anche perché si sarebbe parlato di magia bianca, sulla quale lei attendeva un cenno storico, o la descrizione di un incanto.
    'Uh...' forse ancora un po' scosso dal tocco dell'altro, lui esitò, lasciando vagare lo sguardo tra le persone, finendo coll'alzare la mano quando sentì quella che, a suo giudizio, più che una risposta era un'invettiva.
    "Vorrei attaccarmi a quanto detto da Lucas... e Mia... e uh Erik!" attese il proprio turno quindi abbassò la mano da bravo soldatino, iniziando a parlare nella maniera più composta gli riuscisse "Ecco... lui ha detto che la magia bianca serve per proteggere chi si ama... il che sinceramente lo trovo un po' riduttivo, ecco... diciamo che molti studiosi hanno detto la loro su cosa mettere tra le magie bianche e perché" propose lui, incassando le spalle e forse cercando di dar manforte a Josh "E a tal proposito mi è tornata in mente la filosofia della Missione."
    Si prese un istante, forse anche per riordinare le idee e quindi osservò la docente "Nei primi secoli dopo l'anno Mille si è molto parlato di cosa fosse magia bianca e magia nera... e ad un certo punto, quando iniziarono le crociate, si iniziò a dire che non era importante cosa facevi ma perché lo facevi. Torturare era male, ovviamente, ma se lo facevi per liberare Gerusalemme... beh secondo loro Dio approvava. e siccome Dio era amore, allora quella era comunque magia bianca. Quindi se usavi su una magia nera su un infedele o per volere di Dio, era magia bianca... e... se non sbaglio, su un libro ho letto che infatti i maghi si facevano chiamare Crociati, se partivano per liberare il Sepolcro, non solo per il vessillo della croce... ma anche perché si servivano della Maledizione Cruciatus per liberare gli infedeli dal falso dio... o una cosa del genere... E per esempio era vietato usare magie curative su infedeli, perché quello era peccato e quindi magia nera..."
    Jesse non era esattamente uno attento a storia, ma tutti sapevano la sua passione militare ed era ovvio che quel dettaglio gli fosse rimasto impresso, facendolo riflettere sul ruolo dei militari e delle armi e di come tutt'ora gli stati concedessero ai loro apparati delle libertà che di persé erano comunque spaventose, allorché necessarie.
    Altra cosa necessaria fu spostarsi 'Uff' pensò lui, alzandosi "Beh, ragazzi, è stato breve ma int... enso"
    Lo aveva detto davvero? Oh sì che lo aveva detto ed ovviamente aveva immediatamente ricondotto quello ad un momento specifico di qualche giorno prima, sbarrando gli occhi ad uso e consumo soprattutto di Josh, salvo poi scappare con la coda tra le gambe da Ayla e Adamas, che risalutò con piacere.
    "Bene... direi che dobbiamo darci dentro?" propose lui con un sorriso, aprendo la propria pergamena, sulla quale apparve il suo nome e quindi una frase, che, di riflesso, lesse ad alta voce, aggrottando poi la fronte "Oh... beh... diciamo che è meglio se non la diciamo a Blake, ecco!" propose lui con un sorriso imbarazzato, ripensando poi a quelle parole e cercando di comprendere se gli corrispondessero e perché.
    Non sapeva cosa pensare a riguardo, tuttavia tra un pensiero e l'altro ebbe un lampo di genio "Potremmo andare nella stanza delle necessità!" affermò entusiasta, puntando lo sguardo sull'ametrino, cui annuì convintamente.
    Di cosa stava esattamente parlando? Di cadere sette volte? In vero no, parlava del discorso rimasto in sospeso da prima "Per allenarsi, intendo: sarebbe un posto fico, non credi?" propose tutto gongolante, rendendosi poi conto di essere nuovamente in un triangolo 'Cavolo!' quindi eccolo voltarsi per sorridere alla giovane dioptase "Sì, ecco... se ti va.. potresti venire anche tu ad allenarti con noi. Lui sa essere davvero di compagnia ecco e io... beh... ecco... diciamo che lui sa essere davvero di compagnia!" chiarì lui, facendo intendere come, se l'altra avesse accettato l'invito, certamente non sarebbe mancato il disagio.
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    Theresa van Aalter ( ▲ Scheda |▼Stat ) - 16 anni -Lycan - Ametrin - I Anno
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    Sentì la mano di Jesse sulla spalla e si voltò, intercettandolo con lo sguardo, fu allora che lo salutò con un cenno del capo ed un sorrisino, non mancò neppure di farlo con tutti coloro che erano stati gentili con lei e l'avevano salutata. Era difficile immaginarsi qualche lezione prima preferiva starsene nel banco più distante dal resto della classe per evitarne i contatti e adesso che desiderava parlare con loro, ne era impossibilitata. Come tutti quanti avevano fatto notare, l'idea della Ivanova sul creare delle barriere non stava piacendo a nessuno, considerato che tutto sommato sarebbe stato di cattivo gusto rammentare a tutti gli studenti (anche se il tutto magari era nato per una semplice svista) quanto era successo con Naga, seppur tutti quanti stessero cercando con ogni briciolo delle loro forze di scacciarlo dalla mente in modo da andare avanti e godersi il presente. Fece spallucce verso Adamas guardando dapprima suo fratello Nik e poi lui, come avesse cercato di comunicargli un muto "Boh, pazienza" al fatto che non avesse occupato il posto vicino a lui ma lo avesse lasciato a lei per spingersi più avanti, evitando volutamente lui e Mia alla quale, non appena la vide tuttavia, non riuscì a trattenersi dal fissarla un po' più intensamente del solito. Sembrava star bene ed essere nuovamente in forze anche se immaginava che non fosse finita lì la sua convalescenza. Ai suoi occhi, era cambiata, la trovava molto più bella del solito. Era forse per l'impercettibile ruga di espressione proprio al centro di quelle delicate sopracciglia castane che la faceva sembrare più adulta ed affascinante? Non avrebbe saputo dirlo, ma a quel dettaglio ci aveva fatto caso solamente ora fra tutte le volte che l'aveva vista al dormitorio Ametrin ma non si fece domande in merito, rimanendo concentrata sul cercare di comprendere su quale argomento si sarebbe concentrata la lezione.

    La magia bianca.

    Con essa inaspettatamente Tess aveva raggiunto un discreto rapporto tanto che il suo odio profuso per la magia, si era trasformato in un sentimento quasi piacevole, potevamo promuoverlo ad un "amore/odio" ora? Si tirò su dal banco e quando le chiesero di invertirsi di posto lo fece senza troppi problemi, dirigendosi verso Blake e Lilith dato che Joshua stava praticamente facendo lo stesso, ma non senza penna e taccuino oltre che alla pergamena sigillata, ormai indispensabili per le sue condizioni. Sorrise ad entrambi quando si riunì a loro, ma non appena percepì il clima pesante che stava già aleggiando fra i due, scosse il capo e battè il piede in terra con aria spazientita, aprendo un palmo come a voler mimare il gesto del gettar qualcosa e quel qualcosa signori miei poteva essere benissimo anche un seme, oppure un vaffanculo a giudicare dall'espressione turbata. Piantatela cazzo!

    Vedendo Lilith in profonda difficoltà nel doversi staccare da Blake, riflettè guardandola qualche istante, prima di incominciare a scribacchiare come se fosse completamente indifferente alla sua condizione, fin quando però senza dir nulla al gruppo, diede le spalle ad entrambi lasciandoli ad affrontare i loro drammi ed i problemi di dosaggio del testosterone per raggiungere la Professoressa Ivanova con un foglio tra le dita, che le porse gentilmente ma solamente dopo che le ebbe dato il consenso a procedere. Qualora l'avesse letto, si sarebbe trovata di fronte la minuta seppur spigolosa calligrafia dell'Ametrina recante le seguenti parole scritte: "Trovo che la Bianca sia un tipo di magia che mira a soddisfare la necessità di voler far del bene, spendendo le proprie energie pur di trasmettere benessere all'altro nel tentativo di lenire del dolore, un male e di curarlo. Ho capito che per superare questo contrasto interno fatto di riluttanza verso gli incantesimi forse dovrei proprio approcciare con quest'ultima poichè la sento più affine al mio desiderio di asservirmi al voler aiutare il prossimo." Era un tipo di concetto molto "cristiano" quel tipo di visione. Eppure perché mai la fede non sarebbe dovuta attecchire anche attraverso un'anima che si era appena smarrita ed aveva compreso quali fossero le reali priorità nella vita? Tutto poteva essere, così come lì da quel discorso sarebbe potuta emergere una nuova Madre Theresa di Hidenstone.

    Ma era un'altro l'argomento sottolineato e Tessa attese pazientemente che venisse letto e vagliato dalla Professoressa. "Professoressa, chiedo se sia possibile fare un eccezione e cedere il mio posto nel gruppo a Lilith Clarke, facendo questo piccolo cambio. Credo abbia sofferto già abbastanza e la vedo ancora piuttosto provata."

    Ne avrebbe atteso il responso e qualora fosse risultato positivo, si sarebbe diretta da Lilith comunicarle dello scambio gesticolando e conducendola nuovamente da Blake, altrimenti si sarebbe risentita ed avrebbe prodotto una sorta di gorgoglio raschiante proveniente dal fondo della gola, allontanandosi con sfacciataggine dalla professoressa come una rude bestia feroce. In entrambi i casi avrebbe condotto però la Dioptase nuovamente a Blake Barnes, fregandosene il cazzo di quanto le avrebbe detto l'insegnante se fosse stata di opinione discordante.

    Non appena però venne dato il via di aprire i sigilli delle pergamene e di leggerne il contenuto lo fece, ma solo dopo aver letto e riletto il significato di quelle parole che la Ivanova aveva dedicato per lei varie volte, cercando di assimilarne e comprenderne il significato, per farlo suo. Immediatamente si mosse e riprese a scrivere con una rapidità sorprendente mentre la punta della piuma d'oca frusciava sulla carta ma solamente non appena ebbe modo di poggiarsi per bene su di un banco e non appena finì e rilesse, annuì impercettibilmente con aria soddisfatta e cercò di intercettare il van Aalter Dioptase appallottolando il suo messaggio di carta per poterglielo passare con un fugace e rapido gesto della mano. Sì, quello glielo doveva e si prese del tempo che necessitava. Nel frattempo, dato che si era unita composto dal fratello e da Erik Foster salutò quest'ultimo con un muto cenno del capo, ma molto più freddo del solito.

    Lo guardò e non seppe più cosa pensare di lui, era un'incognita. Come si sarebbe dovuta comportare? Cos'era la cosa giusta da fare? Solitamente per Theresa era l'istinto a prevalere sulla ragione ma entrambi in quel momento cozzavano: una parte di se, percepiva tutta la bontà di quel moretto dolce quanto un calderotto e desiderava comprenderne la sua più profonda natura. L'altra parte però tuttavia lo temeva e lo voleva tener distante, si sentiva nervosa e non sapeva neppure spiegar bene perché. Molte cose seppur non fosse realmente colpa sua, non poteva fare a meno di attribuirgliene il peso. Quello più grande e per il quale la ragazza ancora faticava a "rivolgergli parola" era il non aver avuto le palle di darle una scomoda notizia ma necessaria. "Ciao Tess, sei un licantropo"... Bastava anche questo. E poi lo guardò di nuovo, come se avesse voluto inchiodarlo al muro, stringendo gli occhi con durezza e senso di tradimento ...Come hai potuto farmi questo? Eh, Erik?... Non ti fai neppure un po' schifo per essere un tale codardo? Gli occhi le si inumidirono e strinse di riflesso le mani in un paio di pugni mentre che serrava la presa fra piuma e taccuino, facendo sbiancare le nocche. Oooh, Cristo! Se solo quella ragazza avesse potuto parlare in quel momento!

    Non appena Nikolai avrebbe avuto tempo di aprirlo, avrebbe trovato scritte queste parole: "Pensavo che nulla mi facesse paura e credevo di essere invincibile, ma questa esperienza mi ha fatto capire che sono umana, fragile e soprattutto in quei giorni di prigionia ho provato il desiderio di voler morire assieme alla paura. Tu però mi hai portato via da tutti quegli orrori, proprio nel momento in cui mi ero arresa. Hai dato di nuovo un senso alla mia vita, capisci? Pensavo che mi odiassi e mille altre cose e invece... Ricominceremo daccapo come fratello e sorella.

    Adesso però, smettila di fare il coglione, Nik e rispondi.
    Vuoi essere il mio parabatai?

    [ Si ] o [ No ]

    Tessa"


    Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.
     
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    Elisabeth Lynch
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    Il panico l'aveva attanagliata quando si era resa conto che, anche lì, ci fosse una barriera. C'era sempre stata qualcosa a dividere l'aula? Si chiese, cercando di ripescare le informazioni nei suoi ricordi, senza però riuscire a trovarne. Con l'ansia crescente cercò una roccia cui aggrapparsi e la trovò nuovamente in Josh. Stava diventando una strana abitudine la sua, dopo che per anni aveva fatto di tutto per evitare di respirare per troppo tempo la sua stessa aria. Lyllybeth e tutti quei modi orribili di stravolgere il suo nome banale e comunissimo erano solo uno dei tanti motivi per cui aveva odiato fortemente l'Ametrino. Ma ora... ora sembrava quasi volersi appoggiare fin troppo a lui. Si era seduta, con una domanda retorica, accorgendosi solo alla fine che in quel tavolo non fosse solo, ma che con lui ci fosse il partner per la gestione della bacchetta di Blake -e forse, non solo quella dell'opalino-. Il ragazzo fu gentile, nonostante il voce un po' troppo stridulo per i suoi gusti, che contribuì comunque a distogliere l'attenzione da quella che stava iniziando a reputare come una minaccia a tutti gli effetti: il silenzio imperterrito di Joshua. Cosa diamine gli stava succedendo? Eh? Un'espressione confusa apparve sul suo volto, mentre cercava di dar un senso logico a ciò che le sue orecchie stavano captando. Oh, sì, sì, certo. Solo che ricordati di passarmela, prima di tornare in dormitorio stasera. Il silenzio, imbarazzante e gelido, era sceso nuovamente su quel tavolo triangolare -una buffa scelta questa- con l'opalina che iniziava a sentirsi stranamente a disagio, tanto da cercare di guardare ovunque tranne che il viso di Evans. Fu in una sorta di ripasso delle superfici dell'aula, evitando sapientemente la barriera, le sue iridi, con non poca difficoltà, riuscirono a mettere a fuoco la scritta fatta dalla russa sulla lavagna. E lì era esplosa, contro i due ragazzi, concentrandosi però sul giallo-viola. Sì, dico a te! Un'occhiata gelida, la sua, proprio come i vecchi tempi. Quello che non si aspettava però, fu la sua reazione. Cos-? E all'improvviso tutto le fu più chiaro. Non sapeva però come controbattere, anche perché dalla porta era emerso il suo compagno di casata che la guardò con quella che riuscì a decifrare come delusione. Oh, Morgana! Si passò entrambe le mani sul viso, massaggiando le palpebre chiuse, cercando di mettere almeno a fuoco la sorta di eventi che avrebbe scatenato quella lezione. Lezione che aveva avuto appena inizio, dato che la Ivanova attirò l'attenzione di tutti i presenti, compreso la sua. Ci sarebbe stato modo per riparlarne con il diretto interessato. Anzi, con i diretti interessati.
    Nel mentre la donna aveva preso a volteggiare tra quei triangoli distribuendo le pergamene dei compiti che avevano fatto la settimana precedente. Probabilmente il suo era stato un totale fiasco, dato che aveva osato associare il Sortilegio del Vento alla stessa funzione dell'asciugacapelli babbano. Poteva essere comodo, no? Aveva anche fatto esempi più concreti, come il destabilizzare un nemico, sistemare una montagna di foglie in un punto, disperdere il fumo prodotto da un incendio, e via dicendo. Rimase però stranamente sollevata a metà, dato che i voti non erano stati portati sul compito consegnato, ma che chissà quando sarebbero stati esposti. Oggi la Ivanova vuole la mia morte. Era il terzo tentativo, a tutti gli effetti. Ma alla sua imminente morte aveva affiancato anche quella che sarebbe potuta essere una cura: la Magia Bianca. La stessa che le permetteva di essere ancora lì, con loro, con tutti i drammi che si portava dietro. L'ascoltava, prendendo di tanto in tanto appunti, scostando di tanto in tanto la pergamena arrotolata che finiva sempre con lo sbattere contro la punta della sua biro babbana. Erano gesti fondamentalmente meccanici i suoi, come se l'udito fosse stato slegato dai pensieri, insieme al tatto che le permetteva di scrivere, perché era persa in un mondo tutto suo. Alcuni tasselli stavano iniziando andare al proprio posto. Il risentimento di Joshua, con il suo muso lungo e il suo silenzio solo e soltanto nei suoi confronti; delle strane occhiate che Lucas le gettava dal banco che condivideva con la Clarke e Blake, offeso del fatto che fosse seduta tra due ragazzi che non erano lui. Si sentiva in ansia. Braccata, quasi messa ad un angolo. Vedeva mani sollevarsi, sentiva voci aggiungersi a quella della professoressa, ma il suo sguardo era perso, rimbalzando tra la pergamena, Evans e Jones, con lui che l'aveva fissata a lungo, cercando il suo sguardo, quando aveva calcato la parola "amava". Si sentì ancora più messa alle strette. Non solo per la sua disastrosa vita sentimentale, ma anche per quella accademica. Se altre volte avrebbe digrignato i denti, messo il broncio e pestato i piedi per non aver risposto, per quella lezione -un po' come tutte quelle dopo il suo rientro- era rimasta chiusa nelle sue spalle, in silenzio. Fino a quando non si ricordò di uno dei tanti incantesimi che aveva sentito durante la sua visita al San Mungo. Alzò la mano, anche se non era sicura che quello che avrebbe detto sarebbe stato in linea con la domanda. Un incantesimo di magia bianca potrebbe essere... Ferula? Credo sia qualcosa che abbia a che fare con dei bendaggi per ferite magiche... Quanti occhi si sarebbero puntati su di lei? Immediata cercò lo sguardo di Blake, lo stesso che le aveva suggerito qualche giorno prima di essere rapita di fregarsene dei giudizi e pregiudizi altrui. Alla fine il silenzio che calò nell'aula, con la docente persa in chissà quale viaggione, prima di avere la brillante idea del secolo: cambiarli di posto. Il suo nome venne accostato, sulla lavagna, accanto a quello di Mia Freeman e Molly Trouble. Con pochi gesti lenti, radunò le sue cose, fissando questa volta le sue iridi un po' smarrite sul collega. Ci vediamo dopo, Jesse. E poi superò Joshua, dandogli una leggera spallata. Evans. Un sussurro tagliente il suo, che rivelava in realtà tutta la sua frustrazione per quella situazione. Con la pergamena arrotolata sotto il mento si avviò verso il tavolo con le due ragazze già pronte ad attenderle, con lo stesso entusiasmo che un condannato a morte compiva per la sua bella iniezione letale. Almeno il fato non le aveva messo su un piatto d'argento il suo personalissimo triangolo, perché era del tutto ignara di farne parte di un altro con il punto più alto, di un triangolo isoscele, impersonato da Joshua. Lasciò cadere prima il rotolo e poi se stessa su quella sedia. Ciao... Salutò più per cortesia, che per reale interesse, investendo poi con il suo sguardo la bionda che osò rivolgerle una di quelle domande che tanto aveva odiato in quegli ultimi giorni. Non si preoccupò neanche di filtrare ciò che il suo cervello avesse partorito. Una grandissima merda, grazie. Non voleva risultare davvero sgarbata, ma era così frustrante sentirsi rivolgere quelle due paroline che all'ennesima volta era scoppiata, alimentata anche da tutta la tensione che l'aveva vista protagonista con Evans. Scusatemi... Biascicò, abbassando lo sguardo ceruleo su quel rotolo che soppesò un po', prima di srotolarlo. Ma è forse uno scherzo? Pensò, ritrovandosi a fissare una pergamena vuota, salvo poi vedere un'incipit autotrascriversi. Per Elisabeth... Il segreto per andare avanti, è iniziare. Sì, la prof si stava decisamente prendendo gioco di lei. Che caspita le significava quella frase? In quale dei suoi tanti deliri avrebbe dovuto applicarla? Con sua madre, per superare quel muro che lei stessa aveva erto, ponendole la fatidica domanda? Per stare meglio era meglio iniziare a parlare con qualcuno prima di chiudere quella triste parentesi della sua vita? Era così frustrata, per tutto. E sembrava non essere l'unica. Alzò lo sguardo quando sentì la voce di Josh dare fiato a quelli che erano i suoi pensieri, dando poi l'idea di essere dello stesso avviso circa la barriera opaca presente in quella stanza e che per un istante aveva dimenticato. Ma quella domanda, così legittima per lei, aveva dato vita ad un vespaio. Il primo fu Blake. Basta... Ma al suo migliore amico si aggiunse il ragazzo del suo primo bacio, colui che non la perdeva neanche per un secondo, dandole sì un senso di protezione, ma anche moltissima ansia e il peso dell'aspettativa sulle sue spalle. Vi prego, basta! Aveva iniziato a mordersi violentemente il labbro inferiore, spaccandolo verso il centro, avvertendo subito il sapore ferroso del sangue. Perché non la smettono?


    Can you get a clue?
    CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



    Ho cercato di dare una cronologia degli eventi basandomi sul post della Ivanova.
    Lucas Jughed Jones, Jesse Lighthouse, Joshua B. Evans, Blake Barnes, Mia Freeman, Molly Jane Trouble.
     
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60 replies since 15/11/2019, 11:51   1519 views
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