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.Considerato come si sentiva dal momento in cui aveva ricevuto la risposta del Docente alla sua richiesta, ormai si stava quasi abituando a quella sensazione costante di nausea e stomaco annodato che la stava perseguitando. Avrebbe mentito se si fosse permessa di dire -o pensare- che fosse la prima volta che si sentiva così: era solita provare ansia e preoccupazione, solo che in genere metteva tutto a tacere lanciandosi a capofitto su qualcosa di nuovo. In quel momento tutto era nuovo, e al contempo dolorosamente famigliare: mentre raggiungeva Hidenstone si era trovata a riflettere sul fatto che, se non avesse dovuto andare in un posto come quello, probabilmente la maggior parte della sua angoscia sarebbe evaporata molto prima.
Aveva ricordi tutt'altro che piacevoli legati ai suoi anni da studentessa, e anche se Hidenstone era ben diversa da Hogwarts, il cuore aveva cominciato a battere furiosamente contro lo sterno nell'istante in cui aveva visto il profilo della scuola anche solo da lontano. Studiare non le era mai dispiaciuto, dopotutto aveva scelto la carriera di alchimista non certo per caso, ma non apprezzava allo stesso modo l'idea di essere di nuovo rinchiusa tra le stesse mura insieme ad altri studenti. Non aveva grandi traumi da vittima di bulli da superare, anzi con ogni probabilità molte persone l'avrebbero guardata con astio se avesse ammesso che lei, tra tutte le possibili situazioni, aveva paura di stare simpatica alle persone, non di essere detestata.
Ad Hogwarts aveva collezionato una serie di rapporti, più o meno profondi, che per un po' l'avevano fatta sentire speciale, amata e importante: aveva scoperto di saper dare tutta se stessa con le persone giuste, di non conoscere mezze misure. Poi aveva scoperto la sua vera natura, si era trovata ad affrontare la realtà, e l'unica soluzione che le era sembrata sensata era stata allontanare tutti: in quel momento aveva imparato che, come non conosceva mezze misure nel dare affetto, non ne conosceva nemmeno negli addii e l'unico metodo che aveva trovato le aveva portato solo sofferenza.
Non aveva tempo per pensarci ora, anche se le richiese tutto il viaggio scacciare del tutto i ricordi e metterli da parte, continuando comunque a sentirli pesare sulle spalle.
Arrivata a Hidenstone si concesse poco tempo per ammirarne la maestosità, rinviando ad un altro momento l'ammirazione, cercando di concentrarsi solo sul suo obiettivo.
Si rigirò tra le dita la lettera che il docente gli aveva spedito, imponendosi contengo solo una volta arrivata all’ingresso, quando la ripose nella borsa e si diede un tono, drizzando la schiena e sospirando piano, a denti stretti. "Ora entra. Non fare la sciocca. E' solo una stupida scuola." sussurrò da sola, tra se e se, per poi compiere la prima falcata decisa che le permise di superare la soglia. Già dai primi passi le fu impossibile non notare la differenza da Hidenstone e qualsiasi altra scuola avesse mai frequentato prima, eppure il nodo all'altezza dello stomaco non sembrava pronto a scomparire da solo.
Le sarebbe piaciuto evitare del tutto ogni contatto umano ma non era possibile e quindi ripiegò nascondendosi sotto una maschera di indifferenza, provando a passare inosservata per i lunghi corridoi e infilandosi quasi alla cieca tra uno studente e l'altro.
Raggiunse l'aula di Alchimia con un leggero ritardo, dopo essersi persa a causa di quel tentativo di non sollevare mai lo sguardo dalle proprie scarpe, arrivando finalmente all'arco dell'ingresso, sentendosi scrutata dalle statue che lo sovrastavano. Non sapeva come bussare quindi alla fine optò per schiarirsi la voce, cercando di individuare Keegan all'interno dell'aula. "Buongiorno...?"Juniper Smith""Run girl run! this world is not made for you""METAMORFOMAGUS[URL=]STAT[/URL]code by ©#fishbone
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.Non era il tipo che fissava nella mente i volti delle persone, per la maggior parte del tempo scambiava convenevoli stentati e poi cancellava dalla propria memoria ogni tratto fisionomico. In passato, sopratutto quando viva a Londra con la sua ex estroversa e socievole, quella incapacità di memorizzare volti e nomi gli era costata non poche figure di merda.
Ora che era tornato a Denrise poteva quantomeno godere della monotonia di volti e voci che il villaggio aveva da offrire, anche se negli ultimi anni si era arricchito di viaggiatori e facce nuove. Per quanto detestasse l’idea, purtroppo faceva parte dei tradizionalisti brontoloni che non accettavano di buon grado le novità e passavano il tempo a lamentarsi.
Se non altro i suoi brontolii spesso si perdevano nello sciabordio del mare o nei piatti che gli preparava Andrew, e non concludeva niente di che.
Continuava a lottare contro quella parte di se, contro il destino che il padre gli aveva confezionato, eppure ogni giorno che passava sulla terra ferma capiva sempre di più per quale ragione non fosse poi così male uscire in mare.
Non sentiva l’esigenza di farsi nuovi amici, ritrovato il suo equilibrio con Andrew gli sembrava che la sua vita fosse già completa così, tra lui e qualche vecchia conoscenza che lo accompagnava in mare non aveva tempo per allargare la cerchia. Eppure capitava che incontrasse qualcuno e quel qualcuno gli restasse sotto pelle: era successo con quella bionda alla locanda, Rebecca, che ora considerava un’alleata e quasi un’amica, non escludeva che potesse succedere di nuovo.
D’altra parte però escludeva anche di uscirtene con quel vento pungente, eppure eccolo lì, avvolto nella sua fidata giacca di pelle, la testa chinata per nascondere il più possibile il volto dall’aria gelida.
Era abituato a percorrere quella stessa strada per andare verso il molo, la conosceva così bene da riconoscere la posizione di ogni radice e ogni sasso anche ad occhi chiusi e per quello era inevitabile, per lui, proseguire spedito, senza esitare.
Si poteva dire molto di Eirikr, ma era in gesti e momenti semplici come quello che la sua vera natura veniva fuori. Solo un predone avrebbe avuto quel passo sicuro e rapido, come se conoscesse quel posto a menadito, come se fosse nato per essere lì. E proprio perchè conosceva quel posto come se le sue tasche non faticò a notare subito qualcosa di diverso: era abituato alla solitudine, a quell'ora, ma non potè evitare di captare anche il flebile suono della voce di qualcuno non troppo distante e intravedere delle dita arpionate tra le rocce del dirupo. Gli sarebbe bastato sporgersi per capire che cosa stava succedendo e prima ancora di ragionare tese il braccio e afferrò il polso del povero malcapitato, prendendosi tutto il peso e cercando di salvarlo.
Il suo cervello processò tutto con ritardo, quando già stava agendo, che la persona che stava aiutando non era uno sconosciuto qualsiasi ma che si erano già visti prima.
"Non mi sembra una buona idea starsene a penzoloni nel vuoto con questo freddo." buttò lì come prima battuta, istintiva, incapace di nascondere la sua sorpresa.
Dimenticarsi del volto di Keegan sarebbe stato difficile, riuscire ricollegarlo a quel posto però a quella circostanza ancora di più. Tante persone si sarebbe potuto aspettare in una situazione come quella, ma non riusciva proprio a spiegarsi cosa ci facesse li, sospeso nel vuoto.Eirikr J. Donneville"Nunc et sodales risus, sit amet viverra massa. Nullam ornare massa et leo tincidunt eleifend. Donec dapibus bibendum felis, a imperdiet magna auctor at."PREDONEcode by ©#fishbone
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.Era profondamente convinto che nessun docente sarebbe mai stato in grado di eguagliare l'insegnante di Alchimia che aveva avuto a Mahoutokoro. Non che non avesse fiducia nell'istruzione d'oltreoceano - altrimenti non avrebbe mai acconsentito a frequentare l'accademia di Hidenstone - ma era talmente ancorato alla sensibilità singolare dei paesi d'Oriente che non poteva fare a meno di fare tristi paragoni.
Nonostante ciò, quella mattina si era presentato in aula armato di buoni propositi, tant'è che dopo aver preso posto deviò le sue più totali attenzioni alle sue cose, cominciando a segnare con rigore marziale anche dettagli trascurabili.
Ci pensò Julian a riportarlo con le attenzioni al contesto nel quale era immerso. Sollevò silenziosamente il mento, trascinando lo sguardo affilato - dal basso verso l'alto - lungo la figura del Dioptase e quando ne raggiunse gli occhi rimase immobile a fissarlo.
Il riccio gli sembrava un po' troppo allegro per i suoi gusti.
Kwon Joo-hyuk. E... voglio davvero sapere il motivo per cui sarei fortunato ad averti affianco?
Non che volesse apparire scortese, ma non riusciva davvero a capire il motivo per il quale dovesse considerare quella che stava vivendo come la sua giornata fortunata.
Piegò anche l'angolo sinistro delle labbra in un accenno di sorriso ben poco convinto, mentre osservava il ragazzo occupare l'intero spazio della stanza con quel suo modo di fare tanto esuberante.
Forse avrebbe dovuto invidiarne la leggerezza, ma in realtà quella bolla di pacato mistero che si portava incollata addosso gli si addiceva molto di più.
Interruppe quello studio silenzioso della figura di Julian solo quando una voce femminile lo attirò a sé. Torse il collo e lasciò scivolare le palpebre affilate in direzione di Erin, stringendo le labbra tra loro mentre annuiva esclusivamente con il capo.
Se non ti dispiace stare in mezzo alla caciara.
Sollevò la penna solo per indicare Julian, quasi che il ragazzo non fosse lì con loro, additandolo come il colpevole di un crimine che in realtà non si era ancora consumato.
Fatta la sua osservazione e preso appunti su quelle degli altri, posò la penna sul banco nel momento in cui il docente accennò all'inizio della fase pratica della lezione. L'intreccio delle braccia al di sopra della superficie lignea permase almeno fino a quando i cadaveri delle specie più disparate di creature non fecero la loro comparsa.
Arricciò il naso con fare poco convinto, grattando distrattamente il mento con le dita di una mano.
Non sembrava colpito positivamente da quella vista, tant'è che sospirò profondamente quasi che stesse cercando dentro di sé la forza per non alzarsi dalla sedia e dare sfogo ad un'arringa polemica.
E benvenuti all'undicesima puntata di Dahmer.
Abbassò il tono di voce talmente tanto che solo Erin e Julian sarebbero stati in grado di udirlo. Che poi uno dei due potesse effettivamente comprendere l'argomento di cui stava parlando non era così scontato.
Tirò su il braccio e la mano chiedendo la parola al docente e tornò a parlare a tono di voce udibile a tutti solo - ed esclusivamente - se autorizzato.
Professore, posso chiederle come sono morti?
Non voleva farne una questione di vita o di morte e non sembrava che volesse giudicare i modi di insegnare di Keegan, ma era buddista e, in quanto tale, vegetariano. Nonché fermo sostenitore del rispetto per la vita e per tutte le creature.
Preferirei non infierire su creature decedute per cause non naturali per rispettarne il decoro e l'esistenza passata.
Non era minimamente interessato all'opinione di tutti gli altri circa le sue credenze, tant'è che aveva lo sguardo affilato puntato sul docente e non si stava premurando di guardarsi attorno per sincerarsi delle reazioni degli altri.
Se Buddha aveva vissuto molteplici vite in corpi animali, così sperava di poter fare anche lui, quindi non avrebbe consentito ad una lezione di Alchimia di precludergli il cammino verso il Samsara.Joo-hyuk
Kwon"If I was you, I'd wanna be me too."black opal - I annoSPOILER (clicca per visualizzare)Interagisce con Julian Miller e Erin Murphy. Non svolge ancora l'esercizio pratico perché fa una domanda fondamentale (?) a Keegan Mac Aodhagain, procederà solo dopo aver scoperto come sono morti gli animali.code by ©#fishbone
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.|Kàra Onfroy| Docente Magia Verde
Si voltò nell'istante in cui qualcuno impattò su di lei: era così concentrata sulla conversazione - o meglio ancora il monologo- che stava avendo con Metcalfe che non aveva prestato attenzione a quello che le stava succedendo intorno, come una sciocca. Sapeva bene che la prima regola di sopravvivenza in natura era non abbassare mai la guardia, e non era tipo da dimenticare dettagli di quel calibro.
Se non altro era stata fortunata e la "minaccia" si rivelò essere Keegan: conosceva il ragazzo da anni ormai, anche se non si poteva dire che si vedessero spesso comunque era difficile non conoscere una delle poche persone della sua stessa età che popolavano il villaggio. Le sue spalle si abbassarono all'istante, segno che non avesse molto da temere da parte sua, e il suo volto si sciolse in un leggero sorriso confortante. <b> "Keegan! Non preoccuparti, non mi hai fatto male, va tutto bene." rispose con gentilezza, sciogliendo anche le braccia prima incrociate al petto per mostrargli che non ce l'aveva di certo con lui.
Aveva sempre trovato il Mago un ragazzo adorabile, aveva un modo di fare e di comportarsi che aveva sempre trovato piacevole, una compagnia più che gradita e di certo qualcuno che avrebbe voluto conoscere meglio anche se non ne aveva mai avuto tempo o modo. Si era incontrati per la prima volta nella foresta - sorprendente per chiunque ma non per Kàra, che in effetti passava lì la gran parte del suo tempo - e ricordava ancora la sua espressione spiazzata e il modo strano con cui le si era rivolto, che ancora non riusciva a spiegarsi ma che la faceva sempre sorridere.
Inclinò appena la testa, sorridendo ancora di più quando l'altro si accorse addirittura di Metcalfe, ancora invisibile. "Oh sì, oggi è particolarmente irascibile." osservò e entrambi avrebbero potuto sentire con chiarezza un verso di protesta venire dal Demiguise, che ancora invisibile afferrò l'erba offerta da Keegan, cominciando a mangiarla con foga e ritornando visibile poco a poco. "... Almeno ringrazialo, tornare ad essere visibile non è sufficiente." lo redarguì la docente con prontezza, annuendo in assenso solo quando la creatura emise un borbottio che poteva valere come un grazie, seppur ancora intriso di un certo malcontento. "Perdonalo, stavamo discutendo, ma apprezza molto la tua erba, ce l'ha solo con me." spiegò la ragazza, tornando a rivolgere la sua attenzione a Keegan, arrivando a intuire che dovesse esserci una ragione dietro alla sua distrazione: per quanto facesse parte di lui e non ne fosse così sconvolta, comunque doveva avere la testa altrove se aveva finito per impattare contro di lei, di certo non invisibile come Metcalfe. "Tu piuttosto? Che cosa ci fai qui?"
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars -
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.|Kàra Onfroy| Docente Magia Verde
"Avanti, è inutile che mi tieni il muso in quel modo." disse la Docente con aria severa, le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati sull'apparente nulla. Difficile intuire a chi stesse parlando, anche se ad un occhio attento qualcuno avrebbe potuto notare l'erba e i fiori schiacciati da un peso invisibile, e tutti i piccoli insetti della foresta che sembravano evitare un'area ben specifica davanti alla donna. Per chiunque l'avesse vista anche solo una volta al villaggio intuire con chi stesse parlando non sarebbe stato così tanto complicato: invisibile, testardo...quello poteva essere solo Metcalfe, il Demiguise di Kàra.
I due erano inseparabili più o meno da quando si erano trovati, era facile incontrarli insieme, la creatura appollaiata sulle spalle della ragazza che riusciva a sorreggerne il peso chissà grazie a quale miracolo. Non era raro che Kàra passasse il suo tempo a borbottare cose con la creatura, il più delle volte visibile perchè si sentiva tutto sommato al sicuro vicino a lei, ma non lo faceva quasi più in pubblico dopo aver capito che quell'atteggiamento destava più domande che altro.
Non che fosse favorevole al cambiare atteggiamento in favore degli altri, in realtà detestava anche solo l'idea di cambiare per colpa di occhiatacce e giudizi, ma quel cambiamento era stato naturale, quasi inarrestabile, e forse era stato causato anche dalla sua giovane età, quando ancora non aveva abbastanza forza per sopportare tutto quanto, anche se fingeva il contrario.
Non era stato facile adattarsi alla realtà del villaggio eppure ora non avrebbe voluto trovarsi da nessuna altra parte. Aveva anche cominciato a combattere, nel vero senso del termine, per il villaggio, a mettersi in gioco sul serio,e per una pacifista che preferiva rimanere nella sua serra, con le sue piante, quello era un notevole passo avanti. Alla fine aveva capito di appartenere a quel villaggio, e questo significava anche battersi per le cause che lo riguardavano e proteggerlo il più possibile.
Ecco, quello era un aspetto che Kàra aveva accettato, abbracciato con una certa naturalezza, ma che Metcalfe invece non sembrava apprezzare proprio per niente. Era passato ormai un po' dalla sua ultima missione, eppure ogni volta che l'argomento saltava fuori anche per sbaglio finivano sempre per discutere.
Certo, difficile dire che stavano discutendo ma la donna sembrava in grado di cogliere più che bene il tono dei versi dell'altro che, indispettito, emise un messo gemito di protesta pur rimanendo invisibile, costringendola a sbuffare di nuovo. "Non possiamo continuare a discutere se tu diventi invisibile così, lo sai vero?!" lo redarguì, indispettita non solo perchè non era certo la prima volta che discutevano della questione, ma anche perchè dopotutto le dispiaceva che l'atmosfera tra loro fosse così tesa.
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars