Do not go beyond the Yellow lines

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    Andrew, non mi presenti il tuo amico?
    Poche erano state le parole pronunciate al biondo, durante quello Jul Bran. Ed erano riferite a quell'Eirikr, purtroppo però era stato richiamato ad un impegno improrogabile e non aveva potuto continuare -né iniziare, se è per questo- la conversazione e da allora (anche se erano passati pochi giorni), non aveva avuto occasione di incontrarlo di nuovo.
    In quel momento, stava camminando nel bosco per cercare qualche nuova erba per le sue pozioni -stava cercando di specializzarsi in quel campo-, oltre che qualche fiorellino per decorare le pareti di casa sua.
    Ma ovviamente aveva la testa proiettata verso tutt'altro. Talmente tanto, da non guardare dove stesse andando. Era un eterno sognatore, Keegan, sempre con la testa tra le nuvole, a volte pensava davvero pochissimo al mondo che lo circondava, riflettendo su cose che probabilmente esistevano solamente nella sua testa, come se fosse sempre in un altro universo.
    E proprio per quel motivo, non si era accorto di essersi avventurato su un terreno piuttosto friabile ed in pendenza, molto di più rispetto al resto del bosco.
    Così come non si era accorto della radice in mezzo alla via che, unita al terreno, lo fece inciampare e scivolare a terra, solo che invece che limitarsi ad una caduta, rotolò per diversi metri, strappandosi pezzi di vestiti e graffiandosi la pelle. Era proprio goffo.
    Il tutto avrebbe potuto concludersi con una sonora risata, se la fine di quella discesa non fosse stata un precipizio. Quando Kee sentì il vuoto sotto di lui, smise di pensare che fosse tutto molto divertente ed un urlo quasi animale, pervase l'aria, mentre la sua mano cercava freneticamente qualcosa a cui aggrapparsi, trovando un appiglio in una sporgenza nella roccia, alla quale riuscì ad afferrarsi solo con una mano, anche perché non c'era abbastanza spazio per entrambe. Non sapeva quanto tempo avrebbe resistito. Con la mano libera, provò a cercare la bacchetta in tasca ma non trovò che il tessuto. Doveva essergli caduta mentre rotolava a terra. Dannazione, era completamente indifeso. Iniziò a pregare tutti gli Dei, sperando che avessero pietà di lui quando fosse morto e che gli facessero raggiungere la pace eterna, lì a vegliare sui suoi compagni mortali.
    La sua mano stava iniziando a perdere la propria sensibilità e se le sue dita fossero scivolate, non ci sarebbe stato più niente da fare.
    Provò ad urlare ancora, ma dalla sua bocca non uscì altro che un suono debole ed inconsistente, come se tutta la sua energia fosse volta a reggersi e non ne avesse per chiedere aiuto.
    Keegan Mac Aodhagàin


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    Denrise
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    Non era il tipo che fissava nella mente i volti delle persone, per la maggior parte del tempo scambiava convenevoli stentati e poi cancellava dalla propria memoria ogni tratto fisionomico. In passato, sopratutto quando viva a Londra con la sua ex estroversa e socievole, quella incapacità di memorizzare volti e nomi gli era costata non poche figure di merda.
    Ora che era tornato a Denrise poteva quantomeno godere della monotonia di volti e voci che il villaggio aveva da offrire, anche se negli ultimi anni si era arricchito di viaggiatori e facce nuove. Per quanto detestasse l’idea, purtroppo faceva parte dei tradizionalisti brontoloni che non accettavano di buon grado le novità e passavano il tempo a lamentarsi.
    Se non altro i suoi brontolii spesso si perdevano nello sciabordio del mare o nei piatti che gli preparava Andrew, e non concludeva niente di che.
    Continuava a lottare contro quella parte di se, contro il destino che il padre gli aveva confezionato, eppure ogni giorno che passava sulla terra ferma capiva sempre di più per quale ragione non fosse poi così male uscire in mare.
    Non sentiva l’esigenza di farsi nuovi amici, ritrovato il suo equilibrio con Andrew gli sembrava che la sua vita fosse già completa così, tra lui e qualche vecchia conoscenza che lo accompagnava in mare non aveva tempo per allargare la cerchia. Eppure capitava che incontrasse qualcuno e quel qualcuno gli restasse sotto pelle: era successo con quella bionda alla locanda, Rebecca, che ora considerava un’alleata e quasi un’amica, non escludeva che potesse succedere di nuovo.
    D’altra parte però escludeva anche di uscirtene con quel vento pungente, eppure eccolo lì, avvolto nella sua fidata giacca di pelle, la testa chinata per nascondere il più possibile il volto dall’aria gelida.
    Era abituato a percorrere quella stessa strada per andare verso il molo, la conosceva così bene da riconoscere la posizione di ogni radice e ogni sasso anche ad occhi chiusi e per quello era inevitabile, per lui, proseguire spedito, senza esitare.
    Si poteva dire molto di Eirikr, ma era in gesti e momenti semplici come quello che la sua vera natura veniva fuori. Solo un predone avrebbe avuto quel passo sicuro e rapido, come se conoscesse quel posto a menadito, come se fosse nato per essere lì. E proprio perchè conosceva quel posto come se le sue tasche non faticò a notare subito qualcosa di diverso: era abituato alla solitudine, a quell'ora, ma non potè evitare di captare anche il flebile suono della voce di qualcuno non troppo distante e intravedere delle dita arpionate tra le rocce del dirupo. Gli sarebbe bastato sporgersi per capire che cosa stava succedendo e prima ancora di ragionare tese il braccio e afferrò il polso del povero malcapitato, prendendosi tutto il peso e cercando di salvarlo.
    Il suo cervello processò tutto con ritardo, quando già stava agendo, che la persona che stava aiutando non era uno sconosciuto qualsiasi ma che si erano già visti prima.
    "Non mi sembra una buona idea starsene a penzoloni nel vuoto con questo freddo." buttò lì come prima battuta, istintiva, incapace di nascondere la sua sorpresa.
    Dimenticarsi del volto di Keegan sarebbe stato difficile, riuscire ricollegarlo a quel posto però a quella circostanza ancora di più. Tante persone si sarebbe potuto aspettare in una situazione come quella, ma non riusciva proprio a spiegarsi cosa ci facesse li, sospeso nel vuoto.
    Eirikr J. Donneville

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    Keegan era uno sprovveduto su moltissimi fronti e si era dimostrato anche poco conoscitore della foresta, visto che come uno sciocco era inciampato su quella radice, conclusasi con un ruzzolone che lo portò dritto dritto ad un precipizio. Poteva sembrare non ce ne fossero visto che era un isola e che gli unici strapiombi fossero quelli che davano sul mare, ma col tempo chiunque imparava che sottovalutare Denrise -ed i suoi abitanti- sarebbe stata la cosa più stupida alla quale chiunque sarebbe potuto andare incontro.
    E lui forse l'isola l'aveva sottovalutata, visto che non si sarebbe mai immaginato in quella situazione, soprattutto perché non aveva ancora scritto alcun testamento. Okay che non aveva proprio nessuno al quale lasciare niente, nessuno che lo aspettasse... ma era decisamente troppo giovane per morire a quel modo. Aveva solamente i suoi studenti ed i suoi colleghi, ma avrebbero potuto semplicemente pensare che fosse un ennesimo supplente che decideva di andarsene per un qualsiasi motivo... nessuno lo avrebbe compianto, insomma. Non che lui volesse verificarlo morendo, certo.
    Proprio nello stesso istante nel quale le sue dita non riuscirono più a sorreggere il peso del suo corpo e della fatica -e quindi stava mollando la presa- delle altre dita non sue, si arpionarono al suo polso e venne tirato fuori di lì con una certa forza.
    Quando sentì la sua voce ed il suolo sotto le ginocchia, Keegan quasi non ci poteva credere e se fosse stato un pelo meno contenuto, avrebbe sicuramente abbracciato il suo salvatore. Ma cercò di mantenere il suo contegno perché gli sembrava un po' burbero... ma ben presto si rese conto che non era per nulla sconosciuto: Eirikr.
    Credo tu abbia ragione, sai? Replicò cercando di controllare il tremolio nella sua voce, sollevandosi in piedi e spolverandosi i vestiti da tutti i residui di terra che vi erano finiti, mentre era sospeso nel vuoto.
    Si passò una mano sporca di terra tra i capelli per sistemarsi il ciuffo, prima di realizzare che dei frammenti di terra erano finiti tra i suoi capelli. Perdonami, non ci hanno mai presentati come si deve. Si pulì la mano alla meglio sui pantaloni, sperando che essendo un isolano, non fosse germofobico o qualcosa del genere. Quindi gliela allungò con uno dei suoi sorrisi. Io sono Keegan ed insegno Alchimia ad Hidenstone, tanto piacere. Era sempre gentilissimo con tutti, specie con chi lo salvava da morte certa, anche perché alla fine di quel burrone non è che ci fosse un materassone.
    Keegan Mac Aodhagàin


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2 replies since 15/12/2022, 22:04   83 views
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