Jingle Ball

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    Guardava la sua immagine riflessa nel piccolo specchio da trucco che aveva posato sulla pila di cuscini che aveva creato per stabilizzarlo il più possibile. Gli occhi erano sempre gli stessi, dalla forma allungata, le ciglia voluminose e definite, l'azzurro reso più brillante da un leggero smokey nero; le labbra idratate da una tinta rosso scuro, che richiamava il sangue. I lunghi capelli erano intrecciati e poi arrotolati su se stessi fino a creare uno chignon alto ed elegante. I tratti erano molto più affilati e decisi rispetto a tre anni prima. Quella fu la prima differenza che notò. La seconda l'assenza di orecchini o cerchietti in tema natalizio, nessuna musichetta ad accompagnare il lampeggiare delle lucine del piccolo alberello montato sopra. Ai lobi vi erano i gioielli che in realtà celavano delle armi al loro interno: da quando Garlic glieli aveva fatti recapitare non li toglieva mai. Come quella collana che spuntava dall'accappatoio che ancora indossava sull'intimo scuro. Aveva giurato che non l'avrebbe mai tolta da lì, eppure quella sera avrebbe dovuto fare a meno del pegno di Cameron poiché cozzava con il vestito che aveva scelto e che ancora era appeso alla gruccia ferma sulla parte superiore della porta per non sgualcirlo. Non era in ansia come al suo secondo anno quando sentiva la pressione di dover aprire il ballo e senza cavaliere, con i dubbi su Josh e la sparizione di Lucas. Quella sera sarebbe andata con Cameron e non in un modo qualunque, non di certo in qualità di amica, come ci avevano tenuto entrambi a precisare. Stavano insieme, da pochissimo, ma erano passati in sordina. Non sarebbe stato lo stesso quella sera.
    Arricciò le labbra, i pollici a scrocchiare i mignoli e poi gli anulari.
    Quella serata avrebbe cambiato gli equilibri. Quella serata non le avrebbe permesso di nascondersi tra le ombre, di manovrare i fili e studiare le mosse degli avversari: avrebbe camminato tra loro, a testa alta, ora come allora anche se per motivi differenti. Il magifonino si illuminò. Si allungò dall'altro lato per leggere un messaggio che trasudava nervosismo ad ogni sillaba.

    Per favore, non diventare uno di quei pinguini e non andare in ansia da prestazione. Sappiamo entrambi che non ne hai bisogno. Ci vediamo tra poco.

    Nessun cuore, nessuno smile, solo tanti punti e frasi dal doppio senso assicurato.
    Avrebbe fatto meglio a muoversi dato che era rimasta l'unica della sua stanza ad essere ancora lì.

    Scese l'ultima rampa di scale, quella principale, sollevando il vestito che fu, in qualche modo, il primo pezzo del puzzle del deja-vu che andava componendosi. Il modello non era così diverso da quello rosso indossato tempo prima, un colore che aveva scelto per rimarcare quanto fosse forte nonostante si stesse presentando sola all'evento più importante dell'anno scolastico. Quella volta optò per un vestito dalle sfumature del lilla, grigio e nero, impreziosito da dettagli luminosi e spalline cascanti che mettevano in risalto il suo seno, stretto dalle coppe cucite al suo interno. Ai piedi un paio di décolleté dalle sfumature che richiamavano l'abito; più su, all'altezza dei fianchi vi erano delle tasche nascoste dalle pieghe del tulle che nascondevano il magifonino e il catalizzatore. Nella mano destra stringeva una piccola scatolina quadrangolare che celava al suo interno un bracciale in cuoio nero, con un mondo diviso a metà ed unito da due figure stilizzate che si tenevano per mano. Fermato dal fiocchetto argento c'era un piccolo pezzo di pergamena piegato in quattro:

    Per ricordarti che due “meno male” sono l'àncora dell'altro ed io sarò la tua, sempre.
    Buon Natale
    Liz


    Lo vide, lì, con le spalle al muro nel suo miglior vestito e con la cravatta un po' storta. Sorrise, superando gli ultimi gradini in scioltezza e lasciando che l'abito accompagnasse ogni singolo passo verso di lui. Strinse ancor di più la scatoletta quando lui le disse che era bellissima. «Facciamo finta che tu non abbia detto un cliché e che io non ti stia per sistemare la cravatta», annunciò, piazzandogli in mano il suo regalo ed allungando le mani fino al collo per raddrizzare la cravatta. «Ecco, così va meglio!» Poi, abbassando lo sguardo sull'oggetto che gli aveva smollato andò controcorrente al suo annuncio di darle il regalo successivamente. «Io vorrei che il mio lo aprissi ora», ammise, fulminando con lo sguardo chi rallentava per osservarli, chiedendosi se avrebbero mai smesso di farlo.
    Il secondo momento di deja-vu giunse dopo che accettato il braccio di lui fecero il loro ingresso nella Sala Grande finemente decorata a festa. Le venne l'orticaria. Eppure cercò di rimanere inflessibile mentre avanzavano e lo sguardo a far la conta dei presenti e degli assenti. Un brivido le corse lungo la schiena nel vedere quella pazza della sua compagna di stanza sbracciarsi verso la pista di pattinaggio, indicando quel panda rosso, per cui paventava sempre l'ipotesi di sopprimerlo -non era un caso che non avesse scelto il corso in cura dei viventi- che non avrebbe dovuto essere lì e per cui si dimenava come se ne valesse della sua vita. «Mi sa che dovrai attendere per il cibo», annunciò, voltandosi a guardarlo, «a meno che non vogliamo dividerci», sperava non propendesse per la seconda ipotesi, ma, ad ogni modo, non avrebbe potuto attendere ancora molto prima di intervenire. Recuperare il catalizzatore dalla tasca mentre si avvicinava alla McKenzy, puntarlo in direzione di Pinkie e recitare la formula fu un mero atto di egoismo. Un «Carpe retractum» suonò chiaro vicino alle orecchie dell'amica di vecchia data che salutò con un cenno del capo, mentre tentava di modellare l'incantesimo nel tentativo di riportare il famiglio alla padrona, che avrebbe tenuto sveglio l'intero dormitorio con i suoi eventuali pianti funebri, cercando di evitare gli altri presenti sulla pista. «Se non lo mette al guinzaglio la prossima volta lo faccio esplodere», sibilò a voce bassa in modo tale che solo Cameron, se l'avesse seguita, e Deva l'avrebbero potuta udire.
    Una volta conclusasi quella parentesi -sperava, in cuor suo, senza ulteriori incidenti di percorso- si sarebbe soffermata a guardare il vestito della Lestrange con un sorriso, avvicinandosi a lei e mettendosi al suo fianco, dando le spalle alla pista di pattinaggio. «Scelta di colore interessante», all'inizio da perfetta Serpeverde aveva avuto qualche problema con il rosso e domandarsi se anche per l'altra fosse stato altrettanto difficile indossarlo.
    Qualora il norvegese fosse stato presente la Lynch sarebbe passata alle presentazioni con un semplice «Deva, ti presento Cameron Cohen. Cam, lei è Deva Lestrange, vedi di non farti odiare anche da lei, ne potrei soffrire», il sorriso che sembrava non volersi spegnere. Se non ché... le iridi cerulee avevano scandagliato la pista da ballo, vedendo chi si fosse già arrischiato nelle danze, trovando più di un elemento capace di farle gelare il sangue in pochi secondi. Da una parte Joshua con Lilith Clarke, ex fidanzatina perfetta di Blake, insieme al ritratto della famiglia della Mulino Bianco: Lucas, Jessica e il -resuscitato- figlio di lei con indosso una tutina che gli aveva regalato insieme all'Ametrin tre anni prima. «Morgana, mi stai prendendo in giro?!» Cercò lo sguardo di Deva, mentre sentiva la sua lingua biforcuta sbrigliarsi dalla gabbia in cui l'aveva chiusa prima di lasciare il dormitorio. «La Whitemore non smetterà mai di prendersi i miei avanzi», commentò caustica, mentre il fastidio di vedere Jones così vicino a lei veniva ricacciato indietro, insieme a quello che era successo sui monti. Nessuno, tranne loro due, sapeva quello che era successo. Avrebbe continuato così, non voleva rischiare di mandare all'aria -per l'ennesima volta- le cose con Cohen. «Mi spiace solo per Lucas, meriterebbe di meglio», non era nuovo all'orecchie di entrambi il tipo di rapporto che legava Jessica ed Elisabeth sin dai tempi di Hogwarts. Due nemiche che avevano tentato la strada della diplomazia e rispetto reciproco, ma che sembrava iniziare a scricchiolare in quel momento. Infine, dal viso della Lestrange tornò a focalizzarsi sul suo primo e la vicinanza alla Caposcuola che, fino a quel momento, aveva sempre ignorato rispettosamente. «E così Evans ha deciso di far da cavaliere alla Clarke?» Non sapeva di certo che, quella sua domanda ad alta voce, aveva appena dato via ad un butterfly effect.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
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    Battitrice

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    Interagisce con Cameron Cohen, Deva L. Lestrange ed in qualche modo Gyll McKenzy. Cerca di usare un carpe retractum sul panda pattinatore per riportarlo alla legittima proprietaria. Inoltre, fa commenti acidi sui quattro+1 dell'Apocalisse (Lucas Jughed Jones, Lilith Clarke, Joshua B. Evans e Jessica).

    Azione 1: carpe retractum su panda
    PP: Intelligenza, 17
    Incantesimo: Nome: Incantesimo Aggrappante
    Classe: Generico
    Formula: Carpe Retractum
    Movimento: puntare l’oggetto a cui aggrapparsi, una linea bianca si aggrapperà ad esso e si verrà trascinati in quella direzione o viceversa.
    Effetto: permette di aggrapparsi agli oggetti, raggiungendo posti inaccessibili
    Note: con Tecnica > 25 è possibile modificarne la consistenza della linea bianca
     
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    Verrai al ballo oppure starai rintanato qui, come al solito? Domandò Brooks al gemello, lanciandogli un'occhiata obliqua. In teoria l'altro avrebbe dovuto presenziare, in pratica non lo sapeva... era troppo imprevedibile. Ad ogni modo, non glielo disse con tono duro, di rimprovero, bensì con un'inflessione più morbida. Sebbene desse a vedere i suoi sentimenti molto, molto meno di lui, Brooks lo conosceva come nessun altro e sapeva che il fatto che ancora una volta Nick non si facesse sentire, lo faceva stare male. Litigavano e se ne dicevano di ogni, ma era pur sempre una parte del suo cuore e non lo avrebbe lasciato solo, sicuro che ad Amalea non sarebbe dispiaciuto. Ed anche se fosse stato, per lui il fratello veniva prima di qualsiasi cosa e la ragazza, accettando di stare con lui, aveva preso tutto il pacchetto.
    Non era mai stato quello dei discorsi profondi, ma il suo unico desiderio era che non rimanesse là da solo a rimuginare, quindi se non si fosse presentato, probabilmente sarebbe tornato indietro a trascinarlo.
    Vado da Ama, chiamami se hai problemi, okay? Lo osservò, la voce tesa e preoccupata, quindi si allentò un po' il nodo della cravatta, che aveva stretto troppo, poi gli diede le spalle e si diresse verso l'uscita, il telefono con la suoneria, posizionato nella tasca più a portata di mano.

    CITAZIONE
    Sto arrivando. Sono preoccupato per Fitz. Gli ho proposto di unirsi a noi, più tardi. Spero non ti dispiaccia

    Digitò velocemente quelle parole, rimettendo il cellulare nella tasca in seguito. Non vedeva l'ora di incrociare lo sguardo con Amalea, di vederla con indosso il vestito che lui le aveva regalato qualche tempo prima, come pegno del suo amore -anche se non le aveva risposto al suo "sono innamorata di te"-, sicuro che le sarebbe stato divinamente.
    Si asciugò i palmi sui pantaloni del completo totalmente nero, mentre arrivava a destinazione. Ormai conosceva l'ubicazione della sala comune dei Dioptase, Ama glielo aveva svelato tempo prima, anche se ovviamente non aveva il potere di accedervi, per quanto gli sarebbe piaciuto.

    CITAZIONE
    Sono qui fuori

    Veloce e senza troppi giri di parole, quindi si sedette su una panchina posta a poca distanza, in attesa. Era stranito dalla strana evoluzione che avevano preso gli eventi, a partire dalla sua sbandata colossale per Nicholas Mc Callister, che si era trasformata prima in fredda accettazione per la relazione col gemello e poi in tiepida approvazione. Vedeva che entrambi erano felici, quindi non aveva nessuna intenzione di distruggere la loro bolla... per quanto ci pensasse Nickie ogni due per tre. Lo avrebbe picchiato, non appena lo avesse rivisto.

    I suoi pensieri distruttivi -si fa per dire- non poterono andare oltre, poiché sentì dei passi leggeri e sollevò lo sguardo, che per il momento aveva fatto vagare da tutt'altra parte. Gli si mozzò il fiato. Per prima cosa, il suo sguardo nocciola si incastonò perfettamente in quello color oceano di Amalea, con la bocca mezza aperta, incapace di pronunciare anche la sillaba più elementare. In seguito, abbassò gli occhi per osservarla nel suo complesso. Aveva avuto ragione: il vestito le stava perfettamente, abbracciando ogni sua curva, senza coprirla con pieghe eccessivamente larghe, nascondendo tutto quello che aveva da offrire. E che ora era solamente suo. Prima che potesse fare la figura del completo idiota, scattò in piedi ed allungò una mano per prendere la sua. Credo di aver appena visto una Dea disse senza nemmeno rendersene conto, le pupille dilatate ed il respiro lievemente accelerato. Ovviamente, in tasca aveva il regalo che aveva preparato per lei... sperava solo che non lo considerasse banale, anche se forse avrebbe potuto esserlo. Non era un granché nel fare regali, lo aveva già detto no?
    Non era ancora entrato in Sala Grande ma immaginava ci sarebbe stato un albero di Natale, quindi le avrebbe dato il suo regalo proprio là sotto.
    Vogliamo andare? Le sussurrò, ritrovando finalmente il dono della parola ed avvicinandosi a lei per lasciarle un leggero bacio sulle labbra. Se hai freddo, dimmelo. Osservò la parte superiore del vestito che le lasciava scoperte le spalle, prima di assottigliare le labbra in un piccolo ghigno. Era una nota rovina-sorprese, ma era sicuro che quella che aveva preparato, non se la potesse essere spoilerata, aveva accuratamente fatto tutto ancora tempo prima, il giorno stesso in cui le aveva chiesto di andare al ballo insieme, mentre lei era alla cena bizzarra della sua altrettanto bizzarra famiglia.
    Mano nella mano, l'avrebbe condotta verso la Sala Grande, impaziente di vivere finalmente quella serata, quel sogno che diventava realtà.

    Una volta varcata la soglia della stanza, il suo occhio cadde subito su una specie di cupola con il vischio in alto, quindi gli venne un'idea ancora migliore. Le strinse la mano, indicandoglielo con il mento. Vieni, andiamo là. Non le avrebbe di sicuro dato il tempo di protestare o fare altro, perché la trascinò direttamente là, fermando poi un ragazzino spaurito e senza accompagnatrice. Ehi, ci faresti una foto? Gli domandò, porgendogli il suo magifonino come se il "no" non fosse contemplato ed in effetti era così. Si mette in posizione ed avvicinò le labbra alle sue fin quasi a toccarle, ma senza fare il passo decisivo. Anzi, tirò fuori un foglio di carta patinata e glielo porse. Proprio in quel momento, si udì il "click" della foto che veniva fatta. Se Ama avesse abbassato la testa, avrebbe visto una foto più lunga che larga, della Tour Eiffel. Sorpresa sussurrò. Lasciò che al resto ci arrivasse da sola, pregando con lo sguardo il ragazzo, di immortalare con una foto la sua reazione. Sempre che avesse capito. Quindi, il terzo ed ultimo "click" avvenne quando Brooks premette le labbra contro quelle di lei.
    Brooks O'Connor


    Black Opal
    II Anno
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    Fitz G. O'Connor Amalea Davidson
    E' al vischio con Ama
     
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    Zuleyka
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    Se solo avesse potuto sopportare la monocromia per più di cinque minuti senza farsi venire l'orticaria, Zuleyka avrebbe affrontato il periodo natalizio vestita a lutto. Nell'aria aleggiava l'atmosfera di soffocante gentilezza che caratterizzava le feste: ogni anno tutti si impegnavano ad essere più buoni sotto il Natale ed era un'attitudine che a Zuleyka causava una tetra depressione.
    I canti natalizi, i colori caldi e la gente in generale più allegra irrigidivano il suo animo praticamente al pari di un lutto. Era quel periodo dell'anno in cui tutti si aspettavano una bontà d'animo considerata scontata e di cui lei era del tutto priva.
    Tuttavia, sembrava che ad Hidenstone il ballo fosse una specie di evento irrinunciabile per la maggior parte degli studenti e, in fondo, Zuleyka non voleva perdersi l'eventualità che tutto potesse andare storto.
    Così, concesse una possibilità al ballo di Natale.
    L'unico accenno alla festività era la metà di capelli rosso fuoco, un colore replicato sulle labbra e sulle sopracciglia. Ai piedi, invece, indossava un paio di anfibi color viola e il vestito esibiva una quantità di colori tali da far invidia alle pezze di Arlecchino. Una combinazione da far male agli occhi di chiunque, ma impossibile da non notare, soprattutto quando dal suo collo, appeso ad una collana, pendeva un teschio sgargiante.
    Non appena giunse all'ingresso della Sala Grande, notò immediatamente due dettagli: il vischio, a cui avrebbe potuto tranquillamente dar fuoco, motivo per cui era molto meglio che stesse alla larga da quella zona della sala; e poi la pista di pattinaggio, scenario perfetto per assistere a qualche rottura di ossa o a capitomboli degni della più profonda vergogna. Oh, sì, lì si prospettava del divertimento.
    Quando si avvicinò alla pista, notò anche come gli organizzatori erano stati abbastanza sensati da non mettere a disposizione degli studenti bevande alcoliche, ma anche abbastanza stupidi da metterle comunque nella sala.
    Da lontano, individuò due figure a terra nella pista da pattinaggio e l'angolo delle labbra si distese in un mezzo sorriso: la Murphy, la rossa ragazzina fragile dell'Osservatorio, e poi Jooqualcosa, il giappo-cinese del suo anno.
    Vederli rialzarsi fu una delusione, ma nel frattempo aveva raggiunto la Lestrange, che si trovava in zona, affiancata da Gyll. La ragazza non rivolse un cenno di saluto a nessuna delle due ragazze.
    "Quali tragici eventi mi sono persa?" domandò alla Lestrange, il tono di voce degno di un memoriale funebre. Era chiaro che non aveva alcuna voglia di trovarsi lì.
    A quel punto, individuò anche il motivo dello scompiglio nella pista di pattinaggio: un qualcosa di non meglio identificato, ma indubbiamente peloso. Le labbra di Zul tremarono dal disgusto.
    "Hanno già ferito il topo con le lame dei pattini oppure si sono già schiantati per terra nel tentativo di prenderlo?" domandò, più una speranza che vera preoccupazione. Non avrebbe mosso un muscolo per aiutare a risolvere una situazione dai risvolti così promettenti.
    Per questo arricciò il naso nel sentire qualcuno lanciare un Carpe Retractum.
    "Sempre ad interrompere sul più bello" soffiò tra i denti, contrariata.
    Distolse lo sguardo per rivolgerlo alla sala: qualcuno stava sotto il vischio e distolse velocemente lo sguardo per evitare di tirar su pure la cena di Natale dello scorso anno, altri si abbuffavano ai tavoli, qualcuno accennava qualche passo a ritmo della pessima musica che riempiva l'aria.
    "Così poco stimolante, non trovi Lestrange?"
    Chissà che non avrebbero potuto movimentare il tutto almeno un pochino.
    C'era sempre l'opzione di prendere ispirazione da Carrie - Lo sguardo di Satana. Peccato che fosse sprovvista di sangue maiale.
    Per sicurezza, controllò che l'unico animale lì intorno fosse ancora vivo e non avesse fatto una fine pietosa tra i pattinatori: non si poteva mai sapere quando la fortuna decideva di sorriderti.

    Zuleyka arriva al ballo da sola, parla con Deva commentando malamente la fuga del panda rosso.


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    Non era mai stato famoso per essere una persona paziente e quel poco di cui disponeva l'aveva moltiplicata diverse volte, manco fosse un moderno Messia, fino a quando era arrivato al limite. Nicholas era nuovamente sparito e, questa volta, l'O'Connor dopo settimane decise di chiudere la serranda a quella relazione che sembrava esser nata sotto la cattiva stella e naufragata prima del previsto.
    Odiava il “senno del poi” perché lo tormentava sempre, portandolo a mettere in discussione ogni singola scelta che faceva, seppur conscio del male che si auto-infliggeva. Se rimuginare fosse stato uno sport olimpico lui deterrebbe record mondiale per numero di vittorie, non proprio qualcosa di cui andar fiero. Era già andato oltre il suo credo con il Dioptase, concedendogli una seconda possibilità che però era sfumata via, neanche fosse stata neve al sole. Il sentimento acerbo, anche se totalizzante, stava lasciando spazio agli artigli dell'odio e lui non avrebbe di certo frenato quell'avanzata. E non era stato per le parole del gemello nel voler sapere se sarebbe rimasto o meno nella camerata. Avrebbe voluto scrollarlo dal suo mondo di farfalle e gorgosprizzi e fargli vedere che il suo completo era sul letto pronto per essere indossato. E quindi rispose con un laconico: «ti lascerò col fiato sospeso nell'attesa di scoprirlo». Tanto nell'eventualità in cui avrebbe smesso di respirare ci sarebbe stata Amalea cozza attaccata allo scoglio, altresì conosciuta come gatta attaccata ai maroni Davidson a praticargli la respirazione bocca a bocca.
    Nessun commento aggiuntivo su Mc Callister, anche perché non gli avrebbe mai rivelato che aveva preso la decisione unilaterale di porre fine a quella relazione: era piuttosto curioso di vedere quanto tempo ci avrebbe impiegato nello scoprirlo da solo. Probabilmente da lì alla fine di Hiddenstone, ovvero tre anni e mezzo.
    Non ci sarebbe stato nessuno ad attenderlo, né per lui a mettersi in fila al banco salumi all'ingresso delle altre Sale Comuni per recuperare qualcun altro; non ci sarebbe stato nessun presente a gonfiargli le tasche del suo abito rosso passione vendetta, dal taglio sartoriale e che lasciò sbottonato per far intravedere una camicia nera perfettamente stirata. Aveva smesso i panni verde-argento per abbracciare quelli del perfetto stronzo Black Opal. L'unico accessorio, tolta la bacchetta all'interno della tasca interna della giacca, era il suo claddagh che sfoggiava all'anulare destro. Chi fosse stato in grado di decifrare il significato celato nei modi di indossarlo avrebbe potuto dedurre in autonomia che fosse più libero di una gazzella nella Savana. Si pentì di non aver portato una pozione elimina coppie con sé, da spruzzare ogni qualvolta avesse beccato una coppietta in atteggiamenti amorosi, avrebbe potuto far appello a qualche incantesimo ma desistette vedendo che persino la Preside presenziava quel futile evento. Per non parlare poi della scelta di mettere una pista di pattinaggio nel bel mezzo della Sala Grande. «Merlino, dammi la forza per superare questa serata», pensò, posando gli avambracci sulla ringhiera della pista che tanto fissava con disgusto e godendosi lo spettacolo che gli altri stavano mettendo in atto. Del gemello ancora nessuna traccia -o almeno lui non lo vedeva tra tutta quella gente- ed andava bene così. Poi un raggio di sole oscuro illuminò la ragazza dai capelli bicolor con cui aveva diviso il banco in una delle lezioni del biennio special. Le si avvicinò, ignorando le altre -persino la Lestrange che era un anno dietro sin dai tempi di Hogwarts e con cui questa player non sa in che rapporti sono- tentando di stabilire una complicità. «Perché, allora, non lo rendi interessante?»
    Fitz O'Connor

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    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
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    Fondamentalmente non fa un cavolo. Interagisce con Brooks Ryan O'Connor in camera e poi si ferma a guardare, come i vecchi coi cantieri, gli avvenimenti della pista di pattinaggio con disgusto, fino a provocare Zuleyka.
     
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    Nonostante si fosse immaginato mille volte quella serata, facendosi mille film mentali con altrettanti finali differenti -solitamente erano uno più tragico dell'altro, a dimostrazione di quanto sapesse essere disfattista- ma in nessuno di quelli, Elisabeth risplendeva come faceva in quel momento.
    Era bella. No. Era perfetta. Quel vestito lilla sembrava essere fatto apposta per lei, si scontrava con il ceruleo dei suoi occhi in un connubio perfetto (per quel che ne sapeva Cam di moda) di colori.
    Nonostante i momenti di spiccato romanticismo, era pur sempre il Cameron di sempre ed il suo sguardo non poté far a meno di cadere sui suoi seni, mentre in testa gli balenava l'idea di mandare alle ortiche il Ballo e di andare a cercare qualche anfratto nella scuola dove potesse toglierle quel vestito e passare il resto della serata. E della notte. Tuttavia, sapeva di non potere perché quell'evento era una specie di prova del fuoco per entrambi, il loro primo vero ingresso in "società" come una coppia. Era importante, probabilmente da quello dipendeva tutto il loro futuro. O forse, oltre che disfattista, era pure melodrammatico.
    Quando poi gli parlò, sembrò la voce di un angelo. Cos'ha che non va la mia cravatta? Jul mi aveva assicurato che fosse dritta protestò, subendo comunque passivamente le sue attenzioni, come aveva imparato piacevolmente a fare ormai nei mesi precedenti.
    Va bene, come preferisci acconsentì, afferrando la scatoletta che lei gli stava porgendo, trattandola come se fosse una delicata farfalla. Ogni cosa proveniente dall'opalina, era come un tesoro prezioso. Prima di aprirlo, sfilò quel pezzo di pergamena e lo lesse. Man mano che scorreva le parole, un piccolo sorriso iniziò ad affiorare nel suo volto. Un sorriso che niente aveva a che fare con quello strafottente che solitamente ornava la sua faccia.
    La mia ancora sussurrò, accarezzando il biglietto con delicatezza, sollevando poi lo sguardo, incrociando quello di lei. Tu sarai la mia ancora. Ed io sarò la tua. Qualsiasi cosa succeda, nella buona e nella cattiva sorte. Sempre. Ripeté grossomodo le parole che si erano detti un mese prima e, finalmente, respinse quella piccola distanza poco sociale e posò le labbra sulle sue. Fu un bacio casto, a differenza di quelli cui erano abituati, ma se lo assaporò ogni istante. Rimase così per qualche secondo, prima di scostarsi per aprire il proprio regalo. Tirò fuori quel bracciale, sollevandolo di qualche centimetro sopra la testa ed osservandolo intensamente, cercando di registrare nella propria memoria ogni singolo particolare, ogni rifinitura. Ora, sarebbe stata una bugia dire che Cameron conoscesse l'esatto significato di quel ciondolo, ma persino lui riusciva a capire che c'era intrinseco qualcosa di romantico. E lo adorava. Cos'è che dicevi sulla scaramanzia? La prese in giro, allungando il bracciale nella sua direzione e successivamente facendo lo stesso gesto con il polso sinistro, cosicché non gli desse fastidio quando scriveva.
    Se e quando lei glielo avesse allacciato, si sarebbe perso qualche secondo ad osservarlo, per poi riprenderle la mano e fare ufficialmente il loro ingresso in sala grande.
    E la loro serata non iniziò esattamente nel migliore dei modi, soprattutto perché lo divise dal cibo. Ma non l'avrebbe lasciata andare da sola, quindi scosse la testa. Va bene, tanto il cibo non scappa dovette dire, rassegnato, riprendendole la mano e seguendola, qualsiasi cosa avesse voluto fare. Si morse il labbro quando puntò il suo catalizzatore verso il panda impazzito di Gyll. Per un attimo si chiese se avesse mai usato il vibratore che le aveva regalato. Comunque, osservò la direzione della sua bacchetta. Oh, no pensò, mentre la ragazza eseguiva il suo incantesimo. C'era tanta gente, però, e forse questo rendeva difficile la perfetta esecuzione dell'incantesimo, fatto fu che il Panda iniziò a volare a velocità incontrollata in direzione della sua padrona, piombandole letteralmente in faccia, probabilmente stendendola. Ma Cameron era troppo impegnato a trattenersi dal ridere per notare cosa fosse effettivamente successo. Ma non ebbe proprio grande successo. Bel colpo, Lynch. La prossima volta, però, assicurati di metterla fuori gioco per almeno un mese. Si diede finalmente un contegno, gettando alla fine uno sguardo a Deva, sorridendo. Sembrava un'amica di Liz, quindi avrebbe dovuto comportarsi bene.
    Piacere allungò una mano verso la ragazza, ignorando volutamente il commento della ragazza. In effetti, era molto facile per lui farsi odiare, ma non avrebbe potuto continuare così per il resto del suo percorso scolastico. Avrebbe dovuto farsi degli amici, prima o poi. Deduco che voi vi conosciate da un po'. Non glielo aveva detto esplicitamente, ma non aveva mai visto Deva, quindi probabilmente era una primina e la Lynch era abbastanza dito in culo da non fare amicizia in soli quattro mesi. Con un'altra ragazza, poi.
    Ma, come in ogni storia, la serenità non poteva durare a lungo, non con una come la sua ragazza.
    Alla sua frase, alzò lo sguardo, seguendo quello di lei e non mettendoci poi molto a capire a cosa si stesse riferendo. In uno stesso luogo, erano radunati Joshua e Lucas con... le rispettive ragazze? Non ne aveva idea, non aveva alcun rapporto con nessuno dei due -se non fastidio- quindi non ne aveva idea. Avrebbe anche potuto passarci sopra, se solo non avesse continuato a parlare.
    Si irrigidì sensibilmente e la sua mano perse la presa da quella di lei, mentre dentro Cam infuriava una tempesta che stava facendo di tutto per ricacciare indietro anziché lasciare che fuoriuscisse tutto. Ma non poté evitare tutti i danni, per quanto riuscì ad arginarli. Quindi io sarei un "avanzo" di Mia, secondo questo tuo ragionamento, giusto? La freddezza nella sua voce sarebbe stata palpabile persino a chi non lo conosceva per nulla. E, sempre secondo il tuo ragionamento, tu ti saresti presa i suoi "avanzi". Poteva provare a migliorare per Liz e lo aveva fatto, si era fatto in quattro per dimostrarle quanto fosse importante per lei, quanto fosse l'unica donna a contare, ormai. Anche lui ripensava ancora a Mia, non poteva certo dimenticare una storia importante nel giro di un mese, però aveva sempre avuto l'accortezza di non manifestare nessun fastidio ad alta voce, al contrario di come aveva fatto lei. Era esattamente questo, il problema. Il fatto che avesse detto quelle cose davanti a lui. Forse era sempre più melodrammatico, ma aveva sentito un dolore quasi fisico. Prese il pacchetto argentato e lo fece scontrare contro il petto di Elisabeth. Buon Natale, Lynch. sempre più freddo, non rimase a guardare la reazione di Liz mentre apriva il suo regalo. Anche nel suo c'era un piccolo bigliettino che recitava poche righe.

    "Sei il mio tutto bene anche quando tutto va di merda, ricordalo. Questo è per ricordarti quanto tu sia forte e quanto ti ammiri.
    Cam"



    Come dicevamo, non sarebbe rimasto ad osservarla mentre lo apriva. Deva, è stato un piacere conoscerti. Ora, se volete scusarmi... vado a prendere qualcosa da mangiare. Sempre con la stessa freddezza, si allontanò dalla sua dama e cercò con gli occhi il suo migliore amico, trovandolo solamente dopo un'attenta analisi della stanza. Si avvicinò e se solo fosse stato possibile, Julian avrebbe visto lampeggiare i suoi occhi. Ma i suoi capelli erano diventati dello stesso rosso delle fiamme, cosa che succedeva quando era arrabbiato. O ferito. Arrabbiato e ferito. Sia Elisabeth che Julian lo sapevano.
    E' andato tutto a puttane. Come sempre. Cameron strinse i pugni, non riuscendo nemmeno a trovare la forza di scherzare con il ragazzo. Scusa se ti rubo il ragazzo, Reg. Trovò la forza di mormorare quelle scuse all'altra dioptase, ma era proprio un'emergenza. Non erano in quella stanza da nemmeno dieci minuti e già era una grandissima merda. Avrebbe voluto bere, se solo l'alcol fosse stato disponibile anche per gli studenti maggiorenni.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

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    Interagisce con Elisabeth Lynch Julian Miller Regina Beauvais Deva L. Lestrange

    Approfitto di questo post per esitare l'incantesimo di Liz sul Panda di Gyll McKenzy

    d20: 5+4= 9 - ok, più o meno
     
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    Dioptase
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    Devo portare un cerino?

    Davvero, lei ci provava ad essere gentile e ben disposta nei confronti di Garrett ma per quanto si sforzasse l'altro continuava ad incolparla di tutti i mali del mondo. Finisce la carta igienica nel bagno? È colpa di Amalea, mica di sua sorella che crea pannolini con i quadratini di carta per le sue bambole. È scoppiata una crisi diplomatica tra Denrise e Londra? È colpa di Amalea. La fame nel mondo? Le carestie? Il surriscaldamento globale? Sempre lei, Amalea Davidson. Quindi il suo ragazzo non si sarebbe potuto mostrare sorpreso nel ricevere quel messaggino lapidario, soprattutto quando nell'equazione vi rientrava anche Nicholas McCallister sparito nuovamente dai radar. Non osava chiedere però nulla a Brooks, per non metterlo in difficoltà con il suo migliore amico e con suo fratello. Si diceva però che la prossima volta che l'altro Black Opal le avesse rotto gli zebedei la domanda piccata non se la sarebbe risparmiata affatto. E no, non era più buona solo perché mancavano due giorni a Natale. E sì, si sentiva incredibilmente bellissima nel vestito che Brooklyn le aveva regalato quando l'aveva invitata al ballo. Un abito carta da zucchero, dallo scollo a cuore e dall'incrocio poco sotto al seno mettendo in evidenza quest'ultimo e nascondendo i suoi fianchi larghi. I capelli erano stati lasciati ricadere in morbide onde, mentre il trucco era tra i più semplici e basici che avesse mai fatto: eyeliner ad allungarle l'occhio, sulle cui palpebre vi era dell'ombretto che sfumava dal nero verso l'azzurro dell'abito mentre il rossetto nude le sembrò quello più adatto tra quelli che aveva. Non rispose all'ex Grifondoro, semplicemente afferrò la sua bacchetta che bloccò nella giarrettiera sulla coscia destra e volò fino all'ingresso della Sala Comune sul cui uscio trovò in un vestito stranamente non spiegazzato il suo ragazzo. «Dovresti pagare un extra al sarto, è perfetto!» Accompagnò quell'espressione con una piroetta su se stessa, sbilanciandosi fino a ritrovare l'equilibrio grazie alla presa sul suo braccio. «Prometto di rubarti le giacche e non restituirtele più» e con la mano nella sua lo seguì fino alla Sala Grande. Avrebbe voluto salutare anche gli altri ma Ryan la rapì, portandola verso una cupola con il vischio cui si fermò al di sotto. «Siamo alquanto dispotici stasera», ma non aggiunse che un sorriso di scuse al povero malcapitato che venne designato come loro fotografo. Erano vicini, era pronta a farsi immortalare da un perfetto sconosciuto nell'atto di baciarsi quando un rettangolo piuttosto lungo e patinato non le venne posto sotto il naso. Abbassò lo sguardo e fu sconcertata nel vedere la foto di uno dei simboli più famosi della Francia. Risollevò lo sguardo sul moro, poi lo riabbassò, infine spalancò la bocca, realizzando. «Mi hai appena regalato un viaggio a Parigi?» E poi fu caos, lei che abbracciava lui proprio quando la baciava e il terzo ed ultimo click risuonò tra loro. «Sei completamente pazzo, Brooks», mormorò sulle sue labbra, sciogliendo il loro abbraccio un po' a malincuore. Una coppia dell'ultimo anno stava letteralmente mandando occhiate di fuoco per farli allontanare. «Vieni», disse, tirandoselo dietro fino a raggiungere la pista di pattinaggio chiedendo un paio di pattini per loro. «Era al Natale del secondo o terzo anno che mi hai fatto cadere nel lago ghiacciato dietro casa tua?» Lo prese in giro, mentre si sedeva ad una delle panche per sfilare le scarpe dal tacco imponente per infilare gli scarponi dalle lame affilatissime. «Tu che mi urlavi di strisciare sul ghiaccio, brrr», e con non pochi scivoloni visto che lei e l'equilibrio non è che andavano poi così tanto d'accordo, eppure pattinare le piaceva anche se aveva bisogno comunque di una guida. «Vogliamo vedere come ce la caviamo ora?» Si voltò verso la pista, osservando un panda rosso mettere a repentaglio l'equilibrio precario degli altri seppur mantenendo egli stesso -non sapeva fosse una femmina- un equilibrio da far invidia. «Uh, guarda, c'è il tuo compagno di casa», abbandonò la sicurezza della barriera, nonché la mano di Brooks, per portarsi le mani alla bocca per amplificarne il suono. «Ehi, Giù-yo, fai attenzione al». L'Opal non seppe mai da cosa avesse ella stessa cercato di avvisarlo poiché finì con l'inciampare lei stessa e cadere in ginocchio sul ghiaccio duro. «Ouch!»
    Amalea Davidson

    "
    Fill your paper with the breathings of your heart.
    "

    Dioptase
    Corvonero

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    Interagisce con Brooks Ryan O'Connor e poi tenta di avvertire Joo-hyuk Kwon ma cade sul ghiaccio. (':
     
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    ? James Beauvais ?
    « La vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi.
    »


    La cioccolata calda era buona e saporita, ma era alla festa per divertirsi e quindi appena dette l'ultimo sorso alla stessa lasciò la tazza dove aveva preso la stessa piena e iniziò a guardarsi a giro per capire quali attività poteva fare per divertirsi al meglio. Riconobbe non così lontano da lui, anzi decisamente vicino la ragazza della casata dei Black Opal con cui condivideva spesso le lezioni e poteva imparare anche a conoscerla meglio dato l'ambiente così aperto al divertimento, era interessante tutto quello che lo circondava, Zuleyka. Si avvicinò a lei con un sorriso sul volto.

    Ehi Zuleyka. Come stai?

    Quella combinazione di vestiti che indossava erano alquanto stravaganti e unici, ma la cosa non gli dispiaceva, anzi era lieto che qualcuno avesse voglia di rompere la monotonia dei vestiti che aveva visto fino a quel momento alla festa, tante cose eleganti. Poi a New York aveva visto ben di peggio durante le feste di natale che c'erano a Times Square e generalmente in tutta la città. Doveva trovare cosa proporle di fare però, non era così facile scegliere tra tutto quello che offriva la festa in se.

    Ti sta piacendo la festa?

    Una domanda classica ma soprattutto che poteva avere diverse risposte e si ricordava come lei fosse diretta nel suo modo di fare classico.

    Ho una proposta per te, hai voglia di fare una bella pattinata sul ghiaccio? Sennò scegli pure te una cosa da fare e ti seguo.

    Non gli dispiaceva lasciare carta bianca anche alla ragazza, le attrazioni non mancano assolutamente e credeva che almeno una delle tante le potesse piacere, ma cosa c'era di meglio che lasciare spazio a una ragazza e farle fare cosa le poteva piacere? Era una delle cose migliori che potesse offrire.

    ? Scheda Pg ? 16 anni ? Ametrin ? Ricco ?

    © psìche



    James interagisce con Zuleyka. offrendole di provare a pattinare insieme nella pista
     
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    Non aveva mentito, quando aveva detto ad Erin di essere capace di pattinare. Tuttavia, la situazione si stava addensando attorno ad un nugolo esageratamente fornito di contraddizioni e provocazioni che ne alterava l'equilibrio mentale.
    E quello fisico seguì a ruota, come conseguenza del suo tentativo di salvataggio del panda.
    Con le dita agganciate a quelle di Erin, le rovinò addosso senza avere il tempo di dosare la portata della sua invasione. Avvertì il proprio corpo spingersi contro quello di lei seguendo le forze gravitazionali piuttosto che il suo reale volere.
    Imprecò mentalmente serrando le labbra, mentre la speranza che la Murphy non fraintendesse le sue intenzioni si fece spazio nella sua mente. A quell'età era fin troppo facile attribuire anche ai più beceri incidenti un significato che non era quello desiderato.
    Con il collo curvato in avanti, fu solo nel momento in cui il rischio di caduta venne estirpato che si concesse di tornare a respirare. E potè così rendersi conto del fatto che il suo viso era finito rovinosamente vicino alla linea del collo di lei. Sgranò gli occhi sulla sua pelle, deglutendo per un lungo istante salvo poi riacciuffare il pieno controllo di sé mentre si scostava.
    In realtà, la risata di lei era l'unico risultato che sperava di ottenere con la sua battuta improvvisata e, per quanto non fosse uno che sorrideva né rideva con semplicità, si lasciò contagiare per qualche istante dalla leggerezza che colse Erin. Piegò le labbra in un sorriso e sbuffò un principio di risata che si riassunse in un mezzo colpetto di tosse.

    Scusa?! Mi stai ridendo in faccia per la mia scarsa performance?

    Continuò a ironizzare forse solo perché avrebbe voluto che quell'espressione spensierata non abbandonasse mai il suo viso, così da poterla studiare ed assorbire ancora un per un po'.
    Le reazioni istintive e genuine confidavano della gente attorno a sé tutto ciò che lui avrebbe voluto sapere di loro.
    Le permise di riguadagnare equilibrio servendosi del suo corpo e la aiutò a voltarsi accogliendo il suo invito a cingerle i fianchi, stringendo le nocche quel tanto che gli sarebbe bastato a tenerla in piedi.

    Sì, lascia fare a me, che hai già combinato abbastanza guai.

    Non avrebbe potuto guardarlo in faccia a quel punto, ma dal timbro utilizzato era evidente quanto stesse continuando a scherzare.
    Esercitò una lieve pressione con i pattini sul ghiaccio, dunque presero a muoversi mentre la teneva saldamente in piedi, bilanciando ogni minimo squilibrio che sentiva minacciare il suo corpo.
    Dopo una lunga manciata d'istanti, e senza fermare il tragitto in linea retta che stavano compiendo, si sporse in avanti cercando di posare la sua guancia destra all'altezza della tempia sinistra di lei.

    Chi stiamo guardando?

    Pose quella domanda con la fermezza di chi sapeva che qualcuno lo stavano effettivamente cercando con gli occhi. Perché per quanto non potesse conoscere nulla della storia di lei, non aveva mancato di notare la fuga a singhiozzi del suo sguardo.
    Si scostò subito dopo, torcendo il capo per inquadrare Gyll che intanto sembrava rivolgersi proprio alla rossa che stava stringendo tra le dita e a lui, inevitabilmente.
    Sentirsi appellare come "ragazzo del fumetto" gli fece assumere una smorfia piccata, per quanto l'epiteto gli calzasse a pennello, tuttavia non fece in tempo a reagire a quella richiesta che vide il piccolo animaletto schizzare via.
    Cercò con lo sguardo la fonte di quel lancio - che evidentemente mirava ad ottenere un home run - rintracciando la bacchetta levata di Elisabeth e ci mise qualche istante a riconoscerla, conciata a quel modo, e mentre si interrogava se le ragazze di Hidenstone facessero colazione con latte e polvere di stelle perché non vedeva altra spiegazione plausibile strinse i denti tra loro esalando un verso di finto dolore a qualsiasi sarebbe stata la conseguenza del pandico volo di Pixie.
    Contemporaneamente al volo, un'altra voce catturò la sua attenzione. La perfezione con la quale il suo nome venne pronunciato in quel frangente gli diede un indizio chiaro di chi si trattasse. Riconobbe il timbro di Amalea ancor prima di avere il tempo di inchiodarle le iridi nere addosso.
    Peccato che quando si voltò, la traiettoria del suo sguardo non riuscì a intercettarla, perché nel mentre la Dioptase aveva finito con lo schiantarsi sul ghiaccio.

    Ma che sta succedendo?

    Quella domanda la pose ad Erin, tuttavia lo fece con un marcato accento di retorica.
    Volle a quel punto dirigere l'avanzata sua e della rossa nei pressi della coppietta, rivolgendo a Brooks un lieve cenno del capo, per poi carezzare il viso della sua compagna con lo sguardo.

    Fatta male?

    Rimase a guardarla come se fossero soli, immergendosi in uno di quei momenti di intensa estraniazione che lo coglievano di tanto in tanto, in particolar modo quando era presente fisicamente, ma la sua testa era da tutt'altra parte, forse agganciata ad un ricordo, forse in preda all'approfondito studio di qualcosa.

    Lei è Erin Murphy, campionessa mondiale di pattinaggio 2030.

    La rossa avrebbe potuto avvertire la pressione delle dita di lui sui suoi fianchi farsi più intensa, mentre proferiva quelle parole, e finalmente riusciva a scollare gli occhi da quelli di Amalea.
    In tutto quel marasma, aveva finito con il perdere di vista Lilith e Joshua, ma probabilmente era tanto meglio così. Almeno per quella sera.
    Joo-hyuk
    Kwon

    "
    If I was you, I'd wanna be me too.
    "

    black opal - I anno

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    Fa volteggi con Erin Murphy, nota la gnoccaggine della gente in generale e alla fine si avvicina con la rossa a Amalea Davidson e Brooks Ryan O'Connor.
     
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    Aibileen Beatrix
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    Il Ballo di Natale? In che senso?? Di già?? Oh. Merlino.

    "Già... Merlino."

    Aibileen sorrise tristemente. La canzone di cui la cugina riunionese Marie le aveva condiviso il link pochi minuti fa, stava continuando a diffondere le sue note allegre, leggere e festose come delle bollicine di champagne (?), nel bagno della stanza che condivideva con Mia Freeman ed Emma Lewis_. La porta era bella che aperta... Abituata com'era alle vacanze in campeggio con i cugini, non le dava per nulla fastidio il fatto che una delle due, o entrambe, potessero entrare in bagno mentre vi era anche lei!

    << Je vis plus fort, si je vis à la folie.. >>

    Non era per nulla male, come ritmo... Posò il mascara sull'estremità del lavandino, per poi riafferrare il proprio magifonino ed aprire la chat di gruppo che avevano lei, e le cugine londinesi Taylor e Charlie, e far partire un vocale a loro rivolto:

    << Ragazze, ascoltate questa! Me l'ha appena inviata Marie... Stasera, balliamo anche per lui. >>

    Si asciugò una lacrima che era appena scappata al suo, eppure, considerevolmente accresciuto autocontrollo. Si rassegnò a struccarsi e a riapplicarsi il mascara e l'ombretto con un'alzata di spalle. Rimise la canzone appena scoperta daccapo, ed inviò un cuoricino a Marie. Poi, decise di cambiare completamente ombretto. Invece del verde intonato al vestito, optò per uno dal colore più delicato, meno vistoso, ma più allegro, sul dorato, per ottenere un leggero effetto "sabbioso".
    Aveva indossato lo stesso vestito verde scuro che portava la sera in cui, durante le vacanze di Natale di ormai un po' di tempo fa, aveva fatto la conoscenza di Aaron, il fratello di Blake... Abbinandolo a delle calze dello stesso colore. Si era, poi, legata i capelli in uno chignon coiffé-décoiffé che, onestamente, dubitava avrebbe retto fino alla fine della serata... Nel senso che, molto probabilmente, ad una certa si sarebbe tanto semplicemente quanto naturalmente sciolta i capelli!

    << Folie, je vais vivre à la folie... >>

    Canticchiò, mentre terminava di truccarsi togliendo i residui di rossetto marrone con un piccolo fazzoletto. Respirò profondamente.

    << Vai e divertiti... Anche se in alcuni momenti ti sentirai un po' giù. Ma andrà bene ugualmente! >>

    "... Hai finito di parlare da sola, Aibileen?"

    La ragazza scosse la testa, e si decise a dirigersi al suo appuntamento con Aidan. Nel mentre, ricevette proprio un suo messaggio, che non mancò di farla sorridere teneramente. Si morse appena il labbro inferiore, scuotendo la testa.

    "Niente pensieri tristi... Su, andiamo!"

    << Andiamo, Phoenix! >>

    Il famiglio della ragazza non tardò a rispondere al suo richiamo sorridente con i battiti d'ali che lo separavano da lei. La Farfalla di Fuoco si posò dunque trai suoi capelli, a mo' di fermaglio. Aibileen ricordò il giorno in cui Aidan gliel'aveva regalata con un sorriso... C'era anche Emma, insieme a loro!
    Scosse la testa per uscire fuori dai propri pensieri, e per sbrigarsi a raggiungere il suo ragazzo fuori dal dormitorio, dove la stava aspettando! Non appena lo vide, lo salutò portandogli le braccia al collo, con slancio.

    << Me voilà! >>

    Gli sorrise, raggiante nella semplice e spontanea felicità di vederlo, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo.
    Qualcuno avrebbe potuto vederli? Era felice al punto di non pensarci minimamente, essere lì, con lui, le bastava ampiamente. Quando si staccò da lui, sorrise timidamente ai suoi complimenti, e lo ringraziò con un inchino scherzoso appena accennato.

    << Anche tu stai benissimo! Porterai sicuramente non poca allegria, in Sala Grande, con quella camicia! >>

    Aggiunse con un sorriso, prima di dirigersi verso la suddetta Sala Grande, mano nella mano con lui. Una volta arrivati, ascoltò i commenti di Aidan con un sorriso.

    << Merlino, sì! Pattinaggio! Andiamo, andiamo, andiamo! >>

    Prese ad avvicinarsi alla pista di pattinaggio, tenendo sempre Aidan per mano, entusiasta. Sapeva pattinare quel che bastava per reggersi in piedi e fare qualche giro di pista decente... E, indubbiamente, si trattava di un'attività invernale che la divertiva moltissimo! Non vedeva l'ora di provare a pattinare insieme ad Aidan...

    << Neanch'io sono un granché, a pattinare... >>

    Ci tenne ad avvertirlo.

    << Ma lo trovo comunque molto divertente, da fare! >>

    Aggiunse, pensando che magari avrebbero anche avuto modo d'incrociare qualcuno che conoscevano, o qualche nuovo compagno con il quale non avevano ancora avuto modo di parlare, su quella pista!
    La notizia degl'alcolici non la impressionò oltre misura. Nel senso, una birra non le sarebbe dispiaciuta, ma anche senza stava bene!
    Non avrebbe, ad ogni modo, mancato di salutare chiunque conoscesse già con un gran sorriso, e con un sorriso timido ed un cenno della mano chi, invece, conosceva solo di vista, non appena l'avesse notato!

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda - Stat.
    RevelioGDR


    SPOILER (click to view)
    Aibileen si prepara, s'incontra con Aidan Hargraves , va al ballo insieme a lui. Si dirige verso la pista da pattinaggio, entusiasta dalla proposta del ragazzo di pattinare, e saluta con allegria i compagni che conosce e che riconosce, e più timidamente quelli che incrocia e che conosce, per il momento, solo di vista.
     
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    BENJAMIN D'ANGELO
    Se so cos’è l’amore, è grazie a te.

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    PARLATO - PENSATO - NARRATO


    'Oddio mi sembra di essere in High School Musical '

    Pensò Benjamin, mentre il suo telefonino squillò, segno che gli era arrivata la risposta di Giada che gli diceva Ti aspetto a dopo. Mentre l' attese e appena la vide uscire la salutò con un tenero bacio. Le sorrise al complimenti per il suo abito. in quel momento sembrano Troy e Gabriella quando ebbero il loro primo Ballo insieme.

    "Grazie mille per il complimento. Bè l'ho scelto per questa occasione così importante come questa."

    Disse mentre le mise la giacca che le aveva preso sopra le sue spalle.

    "Anche tu non sei male.Per caso hai voluto fare colpo su di me ? Ci sei riuscita a quanto pare. "

    Esclamò ridendo il terzino mentre osservò in silenzio gli altri studenti che si stavano divertendo anche qualcuno no. Ascoltò quello che la sua ragazza gli domandò e poi rispose:

    "Ci andremo promesso sotto al vischio e so bene che significa che il legame si rafforza sempre di più credo."

    Parlò Benjamin mentre la guardò sorridendo e poi ascoltò anche la proposta della ragazza con un sorriso meraviglioso che non aveva mai fatto prima. Non poteva certo andare a bere alcolici,ma una cioccolata calda non avrebbe mai detto di no quindi rispose.

    "Una cioccolata calda con i Marshmallow la prenderei ben volentieri, non ti direi no."

    Esclamò mentre l' avrebbe seguita verso lo stand che si trovava vicino alla pista di pattinaggio dove avrebbe voluto provare a pattinare,ma tempo al tempo…come sempre avrebbe aspettato l'inizio del ballo.

    Scheda - Statistiche - Outfit

    @yuiccia

    interagisce con Giada McCarthye accetta la proposta della cioccolata calda con i Masmellow


    Edited by Benjamin D' Angelo1 - 4/12/2022, 22:20
     
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  11. Deva L. Lestrange
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    User deleted


    ballo
    Deva L. Lestrange
    Black Opal | 16 anni
    Deva non si poteva certo definire una persona socievole, al contrario tendeva alla solitudine in funzione esponenziale, lasciando che la attorniassero individui accuratamente selezionati e utili a raggiungere quelli che considerava essere i propri scopi personali. Ecco spiegato il suo stupore quella sera, quando ben più di una persona aveva deliberatamente - e a proprio rischio e pericolo - deciso di intercettarla a una festa a cui non aveva neanche granché voglia di partecipare.
    La prima a interrompere quelle che erano le sue personalissime elucubrazioni mentali fu Gyll, compagna di Casa il cui peggior difetto era la bestia da compagnia che si era scelta. Pinky - o qualunque fosse il suo nome - apparteneva a una specie animale non ancora ben identificata dall'ex Serpeverde, che lo definiva spesso e volentieri un furetto, cercando così di evitare di apparire vittima dell'ignoranza.
    «Intendi noi Domandò con aria confusa alla compagna facendo dondolare il dito indice fra le loro figure, non capendo effettivamente perché la vita di quel mostriciattolo dovesse diventare un suo problema. La vide dunque arrovellarsi nel cercare una qualche soluzione che servisse a salvaguardare la salute del suo compagno di giochi - gusti decisamente discutibili, quelli della McKenzy - e, di fronte al suo timore di morte, Deva non poté che sussurrare un'unica speranza: «Magari.»
    Fece per poggiarsi contro la staccionata, impegnata com'era a studiare gli sviluppi in cui quella serata avrebbe potuto incorrere, quando la bionda le chiese di aiutarla a strappare la gonna del proprio abito per chissà quale assurdo motivo.
    «Ma certo.» Non ne capiva il senso, ma non ci si tirava mai indietro di fronte a una richiesta di aiuto così genuina. Ne afferrò i lembi e strappò con tutta la forza che aveva nelle braccia senza tuttavia scomporsi più del necessario, pensando che, in fondo, il mondo dell'abbigliamento non avesse subito poi chissà quale perdita.
    «Peccato, era un gran bel vestito.»
    E lei era bionda.
    Lasciò che Gyll comprendesse cosa fosse meglio fare per salvare la propria creatura, ma di fronte al suo timore non poté fare a meno di intervenire: Erin non si sarebbe rifiutata di dare una mano ai più bisognosi, difatti aveva un cuore così puro.
    «Oh, non lo farà. E' una coccola.»
    Da coccola a caccola era un attimo. Bizzarro quanto un'unica vocale potesse mutare radicalmente il significato di un'intera frase.
    «Ehi, Erin!»
    Sollevò una mano affinché la compagna che un tempo indossava i colori rosso e oro potesse vederla e avvicinarsi al suo cenno. Era stanca di restare in disparte e, a dirla tutta, aveva bisogno di assistere a qualche interazione degna di nota.
    Altrimenti cos'era andata a fare a quel ballo?
    La seconda vittima del suicidio sociale fu la ragazza più stramba su cui Deva avesse mai posato gli occhi. Quegli stessi occhi scrutarono il volto di Zuleyka, le sopracciglia abbinate alle labbra e il viola che stonava visibilmente col rosso, un vestito degno di partecipare al Carnevale di Venezia venendo in ogni caso scartato per il pessimo gusto della sua indossatrice e l'entusiasmo con cui la ragazza decise di palesarsi a un evento tanto gioioso - praticamente nullo.
    «A parte l'esplosione di colori avvenuta nel tuo armadio, intendi?»
    Le iridi color del ghiaccio - che probabilmente la stramba avrebbe considerato indegne di sé e della sua personalità tanto colorita - tornarono sulla scena che stava prendendo piede sulla pista di pattinaggio, costringendola a ignorare interazioni di tutt'altro livello che si stavano verificando su quella da ballo.
    Fece per rispondere a Zuleyka, ma l'arrivo di Elisabeth salvò la situazione in corner, lasciando che Deva mantenesse la facciata della brava ragazza ancora per un po'. La Lynch era, spesso e volentieri, la sua salvezza a tal riguardo.
    La vide mettere al riparo il mostriciattolo rispedendolo su Gyll - letteralmente sulla sua faccia - e si avvicinò a Zuleyka per sussurrarle una speranza per la serata, l'unico motivo per cui non aveva ancora voltato le spalle alla festa.
    «Non avere fretta.»
    C'era tempo per far sì che accadesse qualcosa di memorabile.
    «Non capisco perché non farlo subito. Cioè, sapevo fossi masochista, ma fino a questo punto...» Commentò con mezzo sorriso la minaccia di Elisabeth, spostando tuttavia ben presto lo sguardo sul suo cavaliere.
    «Anche la tua è una scelta interessante.» E non si riferiva certo al vestito.
    Allungò una mano e strinse quella offerta dal Dioptase, distendendo le labbra in un sorriso gentile.
    «E' un piacere, Cameron Cohen.» Dubitava lo sarebbe stato davvero per lui, ma, da quanto detto dalla Lynch, nessuno dei due godeva di un carattere pacifico.
    Ora, presupponendo che Deva sapeva lo stretto necessario di Elisabeth, non conosceva i dettagli di quella relazione, ma ne sapeva abbastanza da supporre fin dove i due potevano essersi spinti in quelle fresche sere d'autunno.
    «Da un po', ma suppongo di non conoscerla così bene quanto te.» Commentò con un sorriso mesto, mentre abbandonava la presa sulla mano di Cameron e usava entrambe le proprie per stirare le pieghe dell'abito.
    Fu l'intervento della bruna a totalizzare la sua attenzione: lo sguardo di Elisabeth si posò su chi della pista da ballo faceva da padrone, andando a fomentare quella tensione che aveva percepito solo per pochi istanti qualche attimo prima. Le iridi glaciali si soffermarono sul volto di Jessica, con cui sapeva non scorrere buon sangue da parte della Prefetta, e poi sulla Clarke.
    Infine su quell'Evans.
    Ancora.
    «Qual è il suo nome?»
    Il sorriso era svanito dal suo volto, rapito dall'espressione vorace di chi pretende di conoscere la verità, di carpire un segreto, un pezzo fondamentale di quel puzzle interminabile.
    La sua curiosità tuttavia dovette attendere, perché la reazione di Cameron fu tanto inaspettata quanto deliziosa e Deva si ritrovò a osservare la scena con occhi sbarrati, le labbra schiuse in un'espressione di pura estasi, mentre guardava il ragazzo abbandonare un pacchetto tra le mani - e qualcos'altro - di Elisabeth e andarsene. La Lestrange rivolse a Zuleyka un'unica occhiata, come a sottolineare di aver avuto ragione a suggerirle di aspettare.
    Poi, dopo essersi ripresa, si rivolse alla ragazza abbandonata tentando di essere una buona amica, talmente attenta al benessere dell'altra da porle una domanda che l'avrebbe condotta a riflettere su se stessa e sulle proprie doti valutative: «Ma tu uno normale mai?»

    Che fatica.
    Allora: parla con Gyll, le strappa il vestito come richiesto.
    Risponde a Zuleyka commentando la sua scelta d'abbigliamento e le dice di aspettare, che di certo il casino sarebbe spuntato fuori prima o poi.
    Si presenta a Cameron, lo guarda fare la prima donna e poi chiede a Elisabeth che tipo di problemi ha nella scelta degli uomini.
    Ciao.

    RevelioGDR
     
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    Giada McCarthy Stundentessa

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"



    Il vischio sarebbe stata una meta successiva per loro, era il clima del Natale e il clima dell'amore che poteva scorrere in una festa del genere. Così come tante altre attrazioni che potevano essere una meta successiva per loro prima dell'inizio effettivo del ballo. Ma cosa c'era di meglio di un bel bacio sotto al vischio nella serata? Poteva essere perfetto e ideale.

    Prima di fine della festa bisogna passarci allora, ricordiamocelo, sarebbe un peccato non farlo.

    Un sorriso verso il ragazzo, non potevano non sfruttare il piacere che poteva offrire proprio quel vischio. La prima meta era stata accettata, prendere una bella cioccolata calda con Marshmallow era un ottimo inizio, poi sembrava essere veramente buona a sentire l'odore che emanava, un'altra prelibatezza preparata dalla cucina del castello e gli elfi al loro interno.

    Seguimi allora.

    Una piccola risata per poi dirigersi verso la zona dove venivano gentilmente offerte quelle tazze, erano tante e saporite. Arrivati al banchino che era accanto alla pista da pattinaggio fece la sua richiesta.

    Due tazze di cioccolata calda, grazie.

    Prese quindi le due tazze che gli vennero poste in un paio di secondi e ne passò una delle due a Ben.

    Ecco a te, dimmi come è.

    Ne dette una sorsata per assaporarla al meglio, per lei era magnifica fin da subito e i Marshmallow al suo interno davano un quel che in più che la rendeva unica. Ciò si poteva vedere anche dal sorriso che le apparì sul volto, voleva dire che le era piaciuta eccome.

    Ah, sai cosa mi piacerebbe fare dopo? Mi piacerebbe molto fare una bella pattinata sulla pista qui accanto. A te piace pattinare?

    Era quasi come una proposta per cosa fare subito dopo, ma doveva piacere anche a Ben effettivamente. Le cose si facevano in due e rispettava sempre quella cosa.

    RevelioGDR


    Benjamin D' Angelo1 Giada interagisce con Ben, prende la cioccolata calda.
     
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  13. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
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    Certe notizie viaggiavano più velocemente di altre, e questa era una cosa che Josh aveva imparato sulla propria pelle e a proprie spese.
    Condusse Lilith sulla pista da ballo ascoltandola e sorridendole, spostando lo sguardo dal suo viso al resto della sala, riconoscendo di tanto in tanto qualche volto e ignorandone alcuni, tornando poi sempre e solo su quello della sua dama del momento.
    Le aveva domandato dove puntassero i suoi occhi e lei aveva scelto di fare la sostenuta, una reazione a cui il ragazzo rispose mugugnando e trattenendo un sorriso.
    La lasciò avvicinarsi e sussurrare al suo orecchio una frase che gli fece venire i brividi. «Sono importanti solo se tu vuoi che lo siano.» Commentò suonando più saggio di quanto in realtà non fosse, non potendo fare a meno di trasmettere un messaggio piuttosto chiaro: era davvero così importante cosa la gente pensasse e dicesse di loro? Josh era consapevole che con quel primo ballo avrebbe dato libero sfogo ai commenti altrui, così come ne avrebbe generati laddove avesse fatto una scenata di gelosia a causa di Erin o, come solo poco più tardi avrebbe scoperto, di Elisabeth.
    Eppure, in quel momento, sembrò non importargliene.
    «E non mi sono mai fatto problemi ad avvicinarmi a te, lo sai. E' che ho avuto da fare...» Come ad esempio complicarsi la vita non appena rimesso piede a Hidenstone.
    Sospirò e imprecò sottovoce nel sentire il riferimento al brutto vizio di Blake di tirare pugni al primo che gli capitava sotto mano, ma spense il momento lasciandosi andare a una risata, raccogliendosi sulla spalla di Lilith prima di riemergere. La condusse nel bel mezzo della pista, dove ben poche altre coppie avevano deciso di aprire le danze, e le cinse la vita con entrambe le mani, lasciando che tutti e due prendessero a dondolare al ritmo di una musica che probabilmente non avevano intenzione di ascoltare.
    Lilith a quel punto gli rivolse una domanda che voleva essere probabilmente retorica. E di fronte a quelle parole Josh rimase in silenzio per un po', perdendosi nei suoi occhi e riflettendo sulla veridicità di quanto detto dalla compagna. Non poteva negare di essere stato bene a Hidenstone, solo lo preoccupava ammettere grazie a chi si era sentito in quel modo.
    «E' un bene?»
    Domandò mesto, probabilmente desiderando che Lilith gli desse una risposta che neppure lui sentiva di avere.
    Schiuse le labbra per dire che, nonostante le apparenze, non sapeva cosa fare né cosa dire, come comportarsi con chi lo aveva aspettato per anni, ma l'arrivo di una coppia inaspettata lo costrinse a tacere e a distogliere lo sguardo dalla Clarke, portandolo a sfilare le proprie mani dalla sua vita.
    Sorrise ai nuovi arrivati e si concentrò principalmente sulla ragazza, rivolgendo sguardi incerti al piccolo al suo seguito.
    «Anche per me, Jess. Stai alla grande.» Non poté fare a meno di allegare a quei convenevoli un'attenta occhiata alla mano della mora che si stringeva in maniera quasi spasmodica a quella del compagno. Le iridi di Josh risalirono la figura di quest'ultimo e si soffermarono sul suo volto, non potendo fare a meno di non provare alcun tipo di odio nei confronti del ragazzo. Sperò che il sentimento fosse reciproco.
    «Ciao, Lucas. Ti trovo bene.»
    Piegò gli angoli della bocca in un sorriso che sapeva di segno di pace. Non avevano più nulla da spartirsi da anni, a suo parere non c'era motivo per detestarsi ancora: avevano provato entrambi qualcosa per la stessa ragazza, ma era tutto finito.
    Jessica fece in modo che quel momento trovasse la sua fine lasciando che le attenzioni di tutti si concentrassero su suo figlio. Josh, che non lo vedeva da tempo, lo trovò irriconoscibile, pur ricordando alla perfezione i momenti in cui era stato vicino a Jessica proprio per il piccolo, prima ancora che venisse al mondo.
    «Difficile dimenticarsi dell'ometto di casa. Ciao, campione.»
    Era stato difficile per lei, pensò mentre si inginocchiava per arrivare all'altezza del bambino, allungando una mano verso di lui.
    «Ottimo gusto nel vestire.» Commentò con una mezza risata indicando con un cenno la sua figura, rammentando di aver avuto un peso irrilevante nella scelta di quella tutina. Elisabeth era impossibile da convincere, nel momento in cui si metteva qualcosa in testa.
    Il ricordo di quel fine settimana trascorso in un'oasi felice gli fece percepire distintamente una voragine al centro del petto e, nel rimettersi in piede, si avvicinò all'orecchio di Lilit, poggiandole una mano dietro la schiena forzandosi di mantenere un'espressione tranquilla.
    «Ti lascio con lei. Ci vediamo dopo, se ti va.»
    Si allontanò dalla ragazza facendole l'occhiolino, un modo per dire che andava tutto bene.
    Solo quando le rivolse le spalle il sorriso svanì dal suo volto, lasciando spazio all'irrequietezza che solo una persona era in grado di placare. Una persona che stava inconsciamente cercando dirigendosi verso la pista di pattinaggio.
    Era scosso, dopo giorni in cui le crisi di panico non si erano fatte sentire, si ritrovò a percepire una pericolosa assenza d'aria.
    Si passò la mano sulla fronte e si guardò intorno, finendo con il posare lo sguardo su una Erin la cui vita era circondata dalle dita del ragazzo con cui l'aveva vista avviarsi sulla pista di pattinaggio.
    La tachicardia parve aumentare e la gola si seccò. Lo sguardo quasi si appannò e l'apice venne raggiunto nell'attimo esatto in cui Elisabeth entrò in quella traiettoria, con la mano stretta in quella di un altro ragazzo.
    Si dice che esista un punto limite oltre il quale sia impossibile tornare indietro. Per Josh quel punto limite corrispose al burnout.
    Fece per andarsene, ma era troppo vicino al luogo esatto in cui stavano prendendo piede fin troppi eventi uno dietro l'altro e assistette all'attimo esatto in cui Cameron lasciò indietro Elisabeth.
    Chiuse gli occhi e trasse un profondo sospiro, tentando di isolarsi da tutto il resto.
    Respira.
    Voleva andarsene. Aveva bisogno di uscire a prendere aria, ma c'era qualcosa che lo frenava.
    L'idea che ancora una volta lei restasse sola lo assillava.
    In quell'attimo di indecisione seppe paradossalmente cosa fare e, riaprendo gli occhi, si avvicinò a Elisabeth mettendosi al suo fianco e ignorando eventuali conseguenze.
    «Tutto ok?»
    Non si sarebbe sostituito al ragazzo con cui si era presentata a quel ballo. Non avrebbe preso la sua mano né l'avrebbe accompagnata in pista come aveva fatto anni prima, con un abbigliamento improvvisato e delle pessime movenze. Non si erano più parlati dal giorno nell'aula in disuso, ma con quell'apparizione pubblica Elisabeth aveva sancito una risposta eloquente.
    Eppure non meritava di sentirsi ancora una volta messa da parte.
    Lo sguardo di Josh si volse verso un trio alquanto caratteristico di Black Opal: una ragazza dagli occhi di ghiaccio che lo guardava con sguardo ferale, un tipo dall'aria da "io-sono-quello-che-non-deve-chiedere-mai" e una bizzara strega bicolore.
    E comprese di aver distrutto un equilibrio.
    «Ciao.»

    Io boh, sono arrivata a ruolare anche da sola.
    Dunque, Josh cincischia con Lilith, risponde a Jessica e saluta il bimbo, saluta persino Lucas e poi li lascia tutti per andare a vedere cosa combina Erin e perché si sente fuori posto (?). Quando vede Elisabeth non sa più dove andare (?!) e nel notarla abbandonata da Cameron si avvicina a lei e a Deva.
    Panico.

    RevelioGDR


    Edited by Joshua B. Evans - 5/12/2022, 22:14
     
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    Dopo tanto tergiversare, questa player ha finalmente trovato la forza di rispondere al ballo più complicato di tutta Hidenstone. Fessa lei a pensare di portare tutte le sue marionette, con l'idea di avere le interazioni ridotte al minimo, trovandosi in una baraonda di roba a cui reagire. Ma basta perder tempo, torniamo alla cosa fondamentale.
    Quel ballo stava andando in una direzione che ancora Lilith non aveva compreso. Aveva affrontato l'entrata solitaria, era riuscita a giungere in una zona di comfort che subito era stata invasa dalla dolcezza del ritorno di Joshua, mentre pian piano quello spazio si affollava, togliendo aria necessaria ad una via di fuga sicura.
    La presenza di Joshua le stava dando l'illusione di avere ancora scampo per sottrarsi a quella convenzione che la vedeva presente in quella sala, dandole almeno l'utopia di potersi dedicare ad una conversazione che forse necessitava anche di spazi totalmente diversi. Scrollò le spalle alle parole dell'altro, sussurrate ad una distanza pericolosa, che l'altra cercava di sotterrare per non mostrare un fianco debole alla vicinanza dell'altro, tanto da azzardare anche lei ad avvicinarsi provando a mantenere un self-controll degno di una reginetta del ballo. Come dargli torto, in fin dei conti erano chiacchiere di corridoio e per quanto fossero vere o false, a lei interessava poco. Socchiuse gli occhi, ispirando a lungo, rispondendo a quella frase solo con uno sguardo tagliato che scivolava dalle labbra agli occhi dell'altro, mentre il sinistro angolo della sua bocca si fletteva in un mezzo sorriso.
    Rapido il sopracciglio si sollevava verso l'alto, dandole disegno di un'espressione ben più sagace riguardo gli impegni che l'altro aveva dovuto affrontare prima di giungere da lei.

    «Ed io che speravo di essere l'impegno più importante. Dovrai farti perdonare, Joshua Evans

    Sibilò come serpente a sonagli, lasciando all'altro libera interpretazione in quel sottile gioco che non aveva altro scopo che ritrovare il calore di un rapporto che era sfumato per l'assenza dell'Evans. Lo sentì ridere e si lasciò andare ad un rimando fatto di cristallino suono che potesse parlare meglio di qualunque altra frase, mentre lasciava andare un po' di pesantezza che le premeva sulle spalle. Si lasciò accompagnare in pista, sentendosi per quel frangente brillante importante, tanto da meritare quel primo ballo, quasi fossero loro ad aprire le danze, nonostante qualche altro coraggioso fosse scivolato su quella pista ben prima di loro. Era come se Joshua avesse spostato ogni singolo studente, per far entrare lei su quel percorso, accendendo i riflettori dei più che probabilmente avrebbero vociferato di quello strano ondeggiare dei due.
    Sono importanti solo se tu vuoi che lo siano.
    Quella frase tornò come eco nella sua testa, mentre annullava qualsiasi preoccupazione di quanto potessero essere protagonisti di altre indiscrezioni che sarebbero state costruite dopo quella serata. Non le importava, non perché non fosse importante, ma perché voleva imprimere in quel ballo un prestigio diverso, che andava oltre ogni chiacchiera che avrebbe fatto rimbombo tra le mura del castello. Il tocco di Joshua, gentile e leggero, fece sì che l'altra si avvicinasse quel che bastasse per annullare le distanze dal giallo-viola, mentre le braccia si sollevavano a posarsi attorno alla sua nuca, allacciando tra loro le dita delle mani a saldarne la presa, mentre discreto il pollice sfiorava un ciuffo di capelli che ne solleticava il tatto.
    Qualsiasi suono stava riproducendo la console stregata, non serviva altro che a far dondolare le due figure, che sembravano approfittare di quel momento di ritrovata riservatezza per ricercare una vicinanza perduta, vittima del tempo e delle assenze.

    «Dipende. Sta a te decidere cosa è bene e cosa è male. Non lasciare mai che siano gli altri a farlo, Josh.»

    Ammise piano, accostando le labbra al suo orecchio al fine di non lasciare che la musica ne coprise le parole. Quel dondolare la stava rilassando, stava permettendo alla Caposcuola di riprendere pieno possesso della sua consapevolezza, come se quelle parole a lui riferite, stessero servendo anche a lei, per ritrovarsi e superare ostacoli che aveva lasciato le bloccassero la via. Guardò le labbra dell'altro socchiudersi, come se cercasse lui stesso parole che non trovò, Lilith arricciò le proprie, mordendosi l'interno; non riuscì a capire se il loro dondolare si interruppe a causa della musica o per quella voce che riportò alla realtà l'altra.
    Voce che per Lilith era così familiare, che l'avrebbe riconosciuta ad occhi chiusi.
    Sentì scivolare le mani di Joshua dalle propria vita e si ritrovò costretta a sciogliere la presa dal suo collo, per dedicare sguardo alla ritrovata amica che aveva perso per fin troppo tempo, complice l'orgoglio e le ferite.

    «Jessica! Alex!»

    Lo sguardo passò dalla corvina verso l'alto, al bambino, per poi cadere con più freddezza sul concasato dell'Evans. Jones non era tra le sue simpatie, la Whitemore lo sapeva, ma le aveva promesso che avrebbe dato una possibilità allo scarto sociale, solo perché era colui che aveva riacceso in Jessica quella voglia di sorridere. A lui concesse un segno del capo, già un passo avanti rispetto al suo solito ignorarlo.
    Si avvicinò alla nera, a sfiorare la sua guancia con un delicato bacio.

    «Smettila, piccola serpe

    Le rimandò con dolcezza, nonostante quell'epiteto che pareva essere un insulto, ma che in realtà era il suo modo di complimentarsi con lei, in maniera affettuosa. La guardò da capo a piedi, mentre gli occhi celesti ne rubavano ogni centimetro di pelle - coperta e non - per poi sorriderle e annuirle, quasi a volerle confermare quanto fosse splendida. Jessica sapeva che Lilith non si lasciava andare a troppe effusioni, soprattutto dopo la rottura con Blake che l'aveva portata a raffreddare ogni singolo gesto di smanceria con chiunque. L'altra era consapevole di come lei parlasse con gli occhi, e in quel momento le stava dicendo che aveva davanti la donna migliore di tutta la scuola.
    Era contenta, contenta di vederla lì con Alex e contenta di notare come quelle dita erano incastrate nella mano di qualcuno che la faceva sentire viva e che aveva attenzioni per lei.
    Notò l'arrivo di Cameron ed Elisabeth e se l'altro avesse incrociato il suo sguardo, avrebbe trovato Lilith sorridergli, felice di vederlo giungere con lei, non consapevole che poi non lo avrebbe trovato al suo fianco, di lì a breve.
    Lasciò che lei ed Evans si scambiassero notizie, saluti e quanto necessitavano, mentre il cristallo di ghiaccio scivolava, con malcelata indifferenza, a cercare qualcun altro ritrovandosi a dover fare i conti con quel balletto sulla pista di ghiaccio, che lo vedeva accostare il suo corpo a quello di quella stessa rossa che lo aveva avvicinato poco prima. Sbuffò un respiro fin troppo pesante, ritornando lentamente a guardare i presenti davanti a lei, ricacciando indietro quel moto di fastidio che provò alla bocca dello stomaco.
    E così come Joshua ricacciava l'idea di piazzare una scenata alla rossa di cui lei non era minimamente al corrente del legame con l'altro, così la riccia fece lo stesso, rimurginando sul fatto che quell'anno non sarebbero volati bicchieri d'acqua, né parole troppo taglienti.
    O almeno ci sperava.

    «Hm?»

    Mugugnò quando l'altra si avvicinò per sussurrarle quelle parole. La coda dell'occhio, inevitabilmente si spostò alle sue spalle, quasi ad indicare all'altra dove porgere il proprio sguardo per rispondersi a quella domanda, prima di tornare a quello strano accostamento di personalità cozzanti tra loro.
    Ciò che la fece sussultare, invece, fu il tocco leggero di Joshua sulla propria schiena, inaspettato, le fece tingere appena le guance di rosso, mentre donava un dolce sorriso all'altro. Annuì lentamente, piegando appena il capo in sua direzione.

    «Certo. Per qualsiasi cosa, io sono qui in giro.»

    Era quasi un modo per dirgli che, nonostante tutto, qualsiasi cosa sarebbe successa a quel ballo, se lui avesse avuto bisogno, lei sarebbe giunta in suo aiuto. Non appena l'altro si allontanò, lo sguardo di Lilith cadde sull'altro ametrin e sulla sua amica.
    Sospirò, quasi a voler riprendere compostezza, poi schioccò la lingua sul palato e fece un passo verso Lucas, al fine di arrivargli ad un passo dal naso.
    Lo guardò intensamente, seppur le sue iridi sembravano quasi lame che lo stavano trafiggendo ripetutamente.

    «Alex... vieni da zia Lilith... andiamo a prendere qualche caramella e facciamo un giro a vedere la pista di pattinaggio, che ne pensi?»

    Allungò le braccia verso il piccolo, guardandolo con un dolce sorriso. Lo avrebbe preso in braccio e messo giù, afferrandolo per la manina piccina, ma prima di andarsene avrebbe sibilato veleno verso il Jones, accostandosi al suo orecchio - affinché lo sentisse solo lui - mentre guardava oltre la sua stessa spalla, con un sorriso che sembrava angelico, tanto da far credere a tutti che si stesse solo complimentando con lui o semplicemente salutarlo.

    «Feriscila e io farò di te il tappeto del mio bagno. Falla piangere e verserai tanto sangue quante le sue stesse lacrime. Sono chiara, Jones? E adesso non dire nulla, sorridi e fa finta che questa conversazione non sia mai avvenuta o ti legherò la lingua per il resto dei tuoi giorni.»

    La disarmante tranquillità e freddezza con cui minacciò l'altro, fu degna del peggiore dei serial killer, mentre faceva un passo indietro e inclinava il capo sulla propria spalla sinistra, concedendogli un altro angelico sorriso, fingendo che tutto andasse perfettamente. Poi guardò Jessica.

    «E' il tuo ballo, ti concedo un po' di libertà mentre io e Alex andiamo a riempirci la pancia. Ci trovi da quella parte.»

    E indicò col capo la zona cibo.
    Si avviò con il piccoletto mano nella mano, mentre lo guardava camminare goffamente verso le caramelle.

    «Hai nascosto nella tutina il sacchetto che ti ho regalato? Dobbiamo rubare tutte le caramelle, ricordi?»

    Tono complice col bambino, mentre ne prendeva una manciata e la metteva in un sacchetto espanso che aveva regalato qualche giorno prima alla creatura. Lo sguardo dell'altra si dedicava al bambino e anche a guardarsi attorno, provando ad evitare la zona del pattinaggio ancora un altro po'.

    «Ti va se ci facciamo qualche foto?»

    Prese il piccolo in braccio, mettendolo dal lato opposto a dove aveva celato la bacchetta in una piccolissima fessura nascosta del vestito (ad Hidenstone era sempre importante portarla, ormai lo sapeva benissimo) e passo si ritrovò a muovere verso l'albero, afferrando un paio di palline e facendo facce buffe col bambino, per immortalare i loro volti, prima di fargliele nascondere nella sacchetta.

    «Andiamo a vedere la gente cadere sui pattini? Magari potremmo fare anche un giretto, che ne pensi?»

    Vide l'entusiasmo dell'altro, quindi arrivò anche lei alla tanto agoniata pista di pattinaggio. Gli elfi provvedettero a dar loro dei pattini, mentre il piccoletto metteva i piedini a terra e lei si piegava in avanti per tenergli tutt'e due le manine.

    «Bravo, così. Pian pianino.»

    Lei aveva imparato a pattinare sul ghiaccio circa alla sua età, grazie ai suoi fratelli che la usavano come fionda, ma quelli erano altri dettagli. Fece scivolare lentamente il piccolo sul ghiaccio, mantenendo un equilibrio quasi perfetto, complice anche il suo portamento da ballerina classica; stava ben attenta a mantenersi ai bordi che erano molto più sicuri per il piccoletto, ridendo quando di tanto in tanto rischiava di cadere e reggendolo con più attenzione.

    «Sei meglio di mamma, eh!»

    Rise, mentre cercava di allontanare la strana sensazione di essere nello stesso spazio di chi aveva cercato di evitare fino a quel momento, costringendosi a tenere il cristallo sul piccoletto, così da non incrociare nemmeno una volta lo sguardo del primino.
    Caspita che travaglio!
    Allora, nella prima parte del post è dedicato completamente alle interazioni con Joshua B. Evans e al loro ballo. Poi interagisce con Giadì e ruba Alex, così che loro possano ballare. Con il piccolo va a rubare caramelle, fare foto e lo porta a pattinare, mentre cerca di ignorare Joo-hyuk Kwon.

    Se ho saltato qualche interazione, perdonatemi, sappiate che vi amo lo stesso, ma sono peccata.
    Lilith Clarke

    "
    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
    "
    Dioptase, Caposcuola

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    La figura di Jessica aveva occupato tutta la sua testa, scacciato via ogni singolo pensiero e ogni paura e timore che aveva provato durante l'attesa. Vederla fu come tornare a respirare e dovette ammettere che fu anche un grande esercizio di concentrazione affinché il sangue rimanesse in circolo per tutto il corpo e non si concentrasse solo ed esclusivamente nella zona dentro i suoi boxer, ma questa era altra storia.
    La guardò da capo a piedi a quella domanda, fingendo uno sguardo critico e severo. Poi scoppiò a ridere con tranquillità, scuotendo il capo.

    «Facciamo che ti cambio io più tardi, ok?»

    Le fece un occhiolino, complice di un pensiero che forse Jessica avrebbe ben inteso, nonostante fosse così sottile da essere ben celato. Jessica risvegliava in lui tutto quello che una donna poteva risvegliare, oltre a quelle sensazioni strane che aveva provato da quando l'aveva avuta completamente nella sua piscina, sensazioni che aveva ignorato, ritrovandosi poi nei boschi a raccogliere essenza dolceamara di Liz e che aveva cercato di ricacciare anche quando la rabbia lo aveva avvolto, a quella scenata di gelosia di Jessica che li aveva portati a fare i conti con i loro sentimenti. Non aveva un nome da dare a ciò che provava per l'altra, e nemmeno voleva pensarci, desiderava solo averla intorno ogni giorno della sua vita e respirare dalle sue labbra, l'aria più sana che potesse donargli. Poi c'era Alex, quel ragazzino stava diventando la seconda persona più importante per lui, si era affezionato a poco a poco, mentre cercava di essere per lui, quello che nessuno era mai stato finora, tentando di dividere quella responsabilità con la corvina, in punta di piedi entrando nelle loro vite.

    «Sai, JJ, pensavo che potrei rinunciare a quella stanza dove ho gli attrezzi da allenamento e potremmo mettere lì una piscina di palline per il campione...»

    In punta di piedi.
    Quella proposta la stava facendo crescere da un po', alla fine dei conti, allenandosi con il branco, lui non utilizzava più quell'attrezzatura e c'era sempre il box del nonno dove metterla, mentre poteva concedere ad Alex uno spazio riservato nella sua dependance, così da poter avere una piccola cameretta tutta per lui. Era strano che pensasse a tutto quello, ma sentiva di volerlo fare, quindi senza troppo star lì a chiedersi razionalmente cosa significasse, lo aveva chiesto. Guardò con la coda dell'occhio la reazione di Jessica, mentre la conduceva, mano nella mano, verso il suo grande debutto della sua rinascita.
    Scrollò le spalle alla sua frase, ridendo anche lui. Non lo stava viziando poi così tanto, dai. Non provava fastidio ad avere le ditina del ragazzino nei suoi capelli, quindi proseguì il tragitto con ancora una certa agitazione interna.

    «E allora porteremo a casa un sacco di caramelle, così ce le mangiamo anche dopo la festa.»

    Decretò infine, mentre donava il suo regalo al piccolo. Guardò verso Jessica e gli fece un occhiolino. Arrossì appena alle parole del bambino, trovandosi quasi a sentire il cuore sciogliersi.
    Annuì, quindi entrarono, sentendo pian piano lo stress andar via ogni passo in più che mettevano in quella sala. Gli occhi del ragazzo volarono sulla sala e mentre avanzavano notò l'entrata di Elisabeth accanto a Cam. Incrociò il suo sguardo - si spera - indurendo appena la mascella a vederla accanto a chi non la meritava minimamente. L'aveva lasciata sola sui monti, Cohen, e questo non era un qualcosa che gli avrebbe perdonato. Tirò un respiro profondo, cercando di distogliere lo sguardo dalla Prefetta, per farlo scivolare poi sulla Caposcuola che... Joshua Evans. E così dovevano bruciare proprio tutte le tappe, lui e Jessica.
    Cercò di fare pressione sul braccio, per provare a non muoversi, ma Jessica lo trascinò lungò tutta la sala, fino ad arrivare da loro. Due studenti che avrebbe evitato come la peste. Mentre loro parlavano, Lucas continuava a guardare le decorazioni, ben poco interessato ai due che aveva davanti, fino a quando Joshua non gli rivolse la parola. Sentì le dita di Jessica stringere la propria mano, quindi socchiuse appena gli occhi ed indossò un sorriso dei suoi, solo di circostanza, quasi a voler rendere chiaro all'altro che per quanto non avessero più nessun attrito, non sarebbero saltati alla fase del facciamo come nulla fosse. Forse avrebbero dovuto incontrarsi, un giorno, ma non era quella la sera giusta.
    Annuì.

    «Evans. Spero che anche a te le cose vadano bene. Bentornato.»

    Disse semplicemente, non lasciando un solo secondo la mano dell'altra e ascoltando distrattamente la loro conversazione. Gli occhi scivolarono di nuovo a cercare Liz, notando come Cameron la stava lasciando nuovamente sola. Il cristallo non si spostò da lei, non sapendo se avesse la possibilità di incrociarsi col suo, ma se lo avesse fatto, avrebbe trovato in quegli occhi parole silenti. Parole che le chiedevano di non permettergli di lasciarla ancora sola, di non farsi distruggere da uno come lui. Seguì con lo sguardo Cameron, per poi tornare sulla Prefetta, scuotendo appena il capo, quasi a dirle che non doveva crollare, non ora. Liz doveva mostrare di essere forte, perché lui sapeva che poteva essere una forza della natura.
    Quando Joshua si congedò, si ritrovò quasi ad allentare la presa sul proprio respiro.

    «Si è salvato, se ti guardava un po' di più, oggi diventava cieco.»

    Si ritrovò a ringhiare all'orecchio di Jessica, in una spinta di gelosia che dovette frenare quando la Caposcuola gli si avvicinò. Fece scendere il bambino, a malincuore, per poi congelarsi alle parole dell'altra. A poco a poco, sciolse le labbra serrate in un ghigno divertito, ricambiando il favore in un sussurro.

    «Tranquilla, non le lancerò bicchieri d'acqua addosso come una pazza isterica.»

    Si odiavano, Jessica lo sapeva, ma entrambi stavano facendo uno sforzo di civile convivenza. Si piegò sulle ginocchia per arrivare dal ragazzino.

    «Hey campione, prendi qualche caramella anche per la mamma, ok? E sta' attento a zia Lilith, ora è la tua principessa.»

    Gli toccò il capo, cinto dal cappellino, quindi si rialzò e guardò Lilith.

    «Stai attenta ad Alex. Se succede qualcosa, siamo qui.»

    Non era un rimprovero, ma una sincera preoccupazione per il bambino. Quando lei si allontanò, Lucas concesse a Jessica tutta la sua attenzione, sorridendole e tirandola per il braccio, per farla arrivare più vicina a lui.

    «Siamo soli, su una pista da ballo e al nostro primo ballo. Che ne pensi?»

    Si allontanò e allungando il braccio, fece un piccolo inchino con il busto.

    «Mi concede questo ballo, madame

    Il suo solito sorriso sghembo si affacciò sulle labbra, mentre avrebbe atteso la sua risposta.
    lucas j. jones

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