Non pensava nemmeno di riuscire ad arrivare fino a quel punto, era sicura che avrebbe fallito, che i suoi nervi non avrebbero retto e la sua mente sarebbe tornata, prepotente, in quella bolla di vago rilassamento che stava provando a costruirsi. Quando sentì la voce di Andrè che le confermava invece la riuscita dei suoi sforzi si ritrovò spiazzata, rischiò quasi di tornare indietro ma alla fine riuscì a non fare troppi passi indietro e rimanere invece fissa su quella scena, senza sapere cosa aspettarsi. Sospettava di non doversi fare troppe domande, se l’obbiettivo era lasciare indietro l’inconscio allora non poteva chiedersi troppe cose e avrebbe provato a focalizzarsi su quella sfera luminosa, che sembrava vibrare leggermente rimanendo sempre ferma sul posto: quello era l’obbiettivo, il resto non doveva interessarle. Così avrebbe provato a concentrarsi solo sul fine, provando ad essere pronta a qualsiasi cosa la dimensione meditativa volesse metterle di fronte, come se potesse bastare. Quando vide materializzarsi il corpo esamine di Abileen, a terra, e vide il lupo correrle incontro, le fauci sguainate e le zampe che correvano sollevando terra leggera e scintillante da terra, inarrestabile. Mia avrebbe sussultato, faticando per qualche istante a ricordarsi che non era reale e facendo la stessa fatica, subito dopo, per non perdere tutta la concentrazione. “Non ti azzardare.” avrebbe quindi ringhiato, stringendo la presa sulla bacchetta e l’avrebbe puntata sull’animale, pronunciando un deciso “Imposium” che però non andò come sperava. Sì, aiutò ad arrestare la corsa dell’animale ma non sembrò placarlo del tutto, sembrava ancora intenzionato ad avvicinarsi ad Aibileen e farne il suo pranzo. La paura si impadronì dello stomaco della bionda, che cominciò a impanicarsi e non sapere più bene che cosa fare: aveva bisogno che il lupo non volesse più puntare l’amica, che andasse altrove, ma non riusciva comunque a trovare efficace solo una strategia offensiva. C’era una parte di lei, quella che continuava a ricordarle che era comunque una visione e non era reale, che le ricordava che c’era sempre una strada che non comprendeva dolore o violenza e alla fine la ragazza optò per un “Protego Astralis” che avvolse Aibileen e che sprigionò tutto il potere di Marte quando il lupo vi impattò contro, portandolo a scappare spaventato, guaendo. Conoscendo l’istinto animale era sicura che l’amica era al sicuro, e a riprova che era solo una prova il tutto scomparve in fretta, tranne le conseguenze di quell’urlo così forte che, essendo partito vicino a Mia, le provocò una certa confusione. Avrebbe avanzato comunque, e dall’esterno sarebbero state ancora più evidenti le rughe leggere sulla sua fronte e le sopracciglia corrucciate, la mascella sempre più tesa. Quando si ritrovò di fronte l’armadio impiegò qualche istante per studiarlo, cercando di pararle sempre la strada qualunque fosse la sua mossa. “Ehi… non è un comportamento carino. Devo proseguire.” lo avrebbe informato, senza ottenere però alcun risultato. Mia faticava sempre a usare incanti offensivi, era qualcosa che stava imparando ancora a fare e che per qualche ragione la spaventava ancora, anche al terzo anno: aveva paura di fare del male a qualcuno, faticava ad accettare la possibilità di essere la prima a ferire l’avversario e cercava sempre una via alternativa. Provò quindi la mediazione, avrebbe cercato di essere gentile, ma alla fine qualcosa nella sua mente e nella sua mancanza di pazienza, messa a dura prova non solo dalla lezione, la portò a stringere la bacchetta e pronunciare un “Bombarda” a denti stretti, che provocò un’esplosione decisa e improvvisa del mobile, che si divise in mille pezzi. Mia stessa sussultò, anche se era stata lei a pronunciare la formula, e rimase comunque immobile per qualche istante, a osservare il risultato della sua scelta. Non sapeva come sentirsi in merito, ma sentiva comunque che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo così si avviò verso la sfera, augurandosi che non ci fossero nuovi ostacoli a rallentare il suo percorso.
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