Lezione Biennio 21/22

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    Ametrin
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    Aibileen Beatrix
    Ametrin | 17 anni


    La ragazza proveniente dalla Terra dei Canguri si concentrò su quanto avevano da apprendere loro il Professor Morrigan e Amalthea. Non trattenne un sospiro di sollievo, quando le venne detto che il cercare di eludere i possibili pericoli, invece di mostrarsi ostili e andargli contro per forza, non era una poi così cattiva idea come aveva temuto!
    Stava per giungere la parte più complicata e difficile per lei di quella lezione, ed Aibileen non sapeva se ce l'avrebbe fatta. Non poteva neanche sapere se avrebbe fallito, in compenso... Poteva soltanto provarci, dando il meglio di sé. Al massimo, avrebbe semplicemente fatto un po' “meno peggio” della lezione precedente!
    Quando venne svelato loro il fatto che il Professor Morrigan aveva preso la forma di un orso per portare laggiù gli attrezzi a loro utili per quella lezione, Aibileen fece un piccolo sorriso, grato e rispettoso:

    << Grazie, Professore.. >>

    Disse, consapevole del fatto che non qualunque insegnante avrebbe fatto tutto quello per i suoi studenti. Ma d'altronde, tra tutto il corpo docenti di Hidensatone, non ve n'era uno solo che potesse essere definito come “qualunque”... Grazie a Merlino.
    Quando i due mentori di eccezione di quella lezione li portarono sott'acqua, la giovane Ametrin rimase incantata dalle abilità magiche acquatiche di Amalthea.

    << … Che meraviglia. >>

    Mormorò. Le bolle e i cuccioli che in esse si trovavano, erano gli uni più belli degli altri. Ma il pensiero di rischiare di turbare i delicati equilibri spaziali (soprattutto visto che si trovavano, in qualche modo, pur sempre in cattività, per quanto per pensare alla loro incolumità) ed emotivi degli stessi, le impedì di entrare e di uscire da ogni singola bolla come se nulla fosse come le era stato, effettivamente, permesso di fare. In un primo momento, si limitò ad osservare ogni corallo, pesce o altra creatura si trovasse nei paraggi con stupore, attenzione e ammirazione.
    Quando arrivarono al gruppo di ragazzi simili a loro che nuotava nella bolla, la ragazza li osservò dapprima incuriosita, poi sentendosi attirata dal forte potere del loro carisma. Il pronto intervento di Amalthea la fece sobbalzare.

    << Wow! >>

    Esclamò, presa in contropiede dal repentino cambio di aspetto di quel gruppo di creature.

    “Ora capisco...”

    Pensò, curiosa di saperne di più anche su quelle creature magiche, ed ascoltando con tutta l'attenzione di cui era capace in quel momento le parole della cugina del Professor Morrigan.
    Poi, arrivò il momento di mettersi all'opera: i cuccioli di drago-tartaruga avevano particolarmente attirato la sua attenzione (la player se ne è innamorata), oltre al fatto che la spiegazione dell'aitante e sapiente druida le aveva fatto pensare alla scelta dei suoi materiali... Un rifugio abbastanza solido, ma anche accogliente. E che permettesse loro di mimetizzarsi abbastanza da passare la maggior parte del tempo possibile in Santa Pace. Come sembravano effettivamente essere i gusci di quegli adorabili draghi-tartaruga. Ok essere in pericolo, ma perché passare la maggior parte del tempo passato a cercare di proteggersi, a provare ansia e paura, se ciò poteva essere evitato? In più, si trattava di cuccioli, il che significava che bisognava stare ancora più attenti a traumi vari ed eventuali che potessero influenzarli irreparabilmente e irrimediabilmente... In negativo.

    “... No. Non voglio fargli paura...”

    Aibileen pensava alle Segrete. Alla prima notte di plenilunio ad Hidenstone che avrebbe dovuto passarvi. In catene. Per proteggere gli altri e se stessa. Tra non molto tempo...
    Si sedette a gambe incrociate, all'asciutto, il più vicina possibile a quei draghi-tartaruga e, dopo averli osservati per un po', posò gl'occhi sul grande pezzo di legno e sulla conchiglia che aveva in mano.

    “... Una conchiglia come scudo rassicurante, che richiama il mare... E un legno per mimetizzare, ma anche difendere... Con lealtà e buone intenzioni, nonostante la sua natura burbera... Esiste un legno simile? Massì, sicuramente sì.. ”

    Si rigirò ancora una volta tra le mani il pezzo di legno, il grosso ramo che teneva tra le mani, che aveva raccolto sulla spiaggia, insieme ad Aidan... Andò a prendere uno dei manuali presenti nel laboratorio. Di Antiche Rune. Finché non trovò la runa che le sembrava fare al caso suo...

    “Pero. Segreti, allegria, leggerezza... Perth.

    Le bacchette di Pero erano rinomate per essere di animo buono. Oltre che potenti. C'erano buone possibilità che provasse a difendere anima e corpo quei cuccioli, no?

    Che cu.. riosa botta di deretano.

    Sentendosi curiosamente, effettivamente, incoraggiata da una simile coincidenza, nonostante il cuore ancora pesante, tirò fuori dalla tasca del suo fidato zainetto verde il proprio catalizzatore magico, per poi puntarlo verso la conchiglia, che aveva poggiato sul grosso ramo che aveva raccolto, pentendosi però di non averne presi di più prima.
    Tracciando un semicerchio con la propria bacchetta, eseguì un lieve affondo verso la conchiglia, di uno spessore abbastaza importante da risultare solida, e grande come il palmo della propria mano, mentre pronunciava l'incantesimo che aveva in mente:

    << Muto! >>

    Aibileen voleva modificare solo in parte il materiale della conchiglia, rendendolo internamente solido come del metallo e, soprattutto, voleva farle assumere la forma di uno scudo da posizionare davanti alla bolla, che potesse coprirne sia la parte dell'incurvatura superiore, che quella dell'incurvatura inferiore.
    Poi, disegnò nuovamente un semicerchio con il proprio catalizzatore magico, effettuando un lieve affondo con la stessa verso il pezzo di pero, immaginando di renderlo più solido, e anch'esso della forma di uno scudo, ma dalla forma e la misura leggermente diverse, in modo che lo stesso andasse ad incastrarsi in quello dal materiale della conchiglia:

    << Muto! >>

    Osservando il risultato delle proprie operazioni, la ragazza portò una mano verso dove essa avrebbe potuto bagnarsi di acqua salata, prima di cominciare a tracciare, sul legno, il simbolo della runa Perth, ossia il Pero. Infine, appoggiò le mani contro il frutto del proprio lavoro, accarezzando la parte della superficie legnosa con attenzione, delicatezza, concentrandosi sulla pressione dei propri polpastrelli sulla stessa, per cercare di arrivare a sfiorarne il cuore, fino a raggiungere la sua anima...
    Si ritrovò, all'improvviso, davanti alla Regina delle Fate degli Alberi che, per via della sua infanzia e delle storie e creature che era abituata a scrivere ma, soprattutto, disegnare, e che la portava ad associare la stessa al bene, al potere, nonché all'atto di rassicurare dei cuccioli (d'uomo e di qualsiasi altra specie):

    << A cosa devo la tua chiamata, Oh piccola Mortale? >>

    Il suo tono era regale e brusco al contempo, ma non cattivo. Non la stava denigrando. Tutt'alpiù spronando non troppo delicatamente.

    << Ci sono dei cuccioli che avrebbero bisogno della Vostra protezione... E di sentirsi a casa. >>

    Che alcuni denrisiani potessero non vedere come una priorità il fatto che quei cuccioli sentissero bene, sereni e al sicuro, non toglieva il fatto che per lei lo fosse eccome.
    In casi come quello, era più che pronta ad andare, eventualmente, lievemente contro eventuali ordini di un eventuale superiore, e a pagarne le conseguenze con la testa alta e fiera.
    La Regina delle Fate degli Alberi la guardò dritta negl'occhi, nel chiaro tentativo di sondare la sincerità delle sue parole e l'onestà delle sue intenzioni.

    << Che cosa dovrebbe portarmi a crederti? >>

    << Gli occhi che sta... State guardando. >>

    Poi, per nulla abituata a tutto quell'eccesso di formalismi, si decise ad aggiungere:

    << Mia Regina. >>

    La Sovrana la guardò ancora per un lungo istante, ed Aibileen si forzò a sostenere quello sguardo indagatore, più forte del solito, grazie alla certezza delle sue intenzioni, ragioni e decisioni. Infine, la Regina delle Fate degli Alberi annuì, prima di dissolversi nel nulla.

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda - Stat.
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    SPOILER (click to view)
    -Si siede vicino ai draghi-tartaruga. Consulta il manuale di Antiche Rune lì presente.


    -Usa due volte l'incanto del primo anno ”Muto!” per cercare di cambiare la forma, e in parte la natura del materiale, sia per la conchiglia che per il pezzo di legno, che scopre essere quello di un Pero.


    Prova a far incastrare insieme i due materiali, in modo da formare uno scudo dall'esterno in legno, e dall'interno in conchiglia con un interno simile a quello del metallo.


    -Traccia sul legno, con dell'acqua salata, la Runa Perth, del Pero (le bacchette costruite con questo legno sono riconosciute per essere buone, potenti e sagge), per dare conforto (leggerezza, allegria), ma al contempo la segretezza (le segreti - 'obiettivo principale della trappola restando quello della mimetizzazione).
    Parla con la Regina delle Fate degl'Alberi.

    -Interagisce con il <mark data-uid="13390370">Professor Morriganmark>, o Professor Morrigan, ascolta sia lui che Amalthea, ed effettua il suo dialogo con la Regina delle Fate degl'Alberi.
     
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    Thomas S. Roberts
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    parlato - pensato- ascoltato
    Si era agitato troppo, dopotutto andava sempre a finire così: finiva per entusiasmarsi, per farsi prendere dalle emozioni, e poi non riusciva a fare del suo meglio. Aveva seguito incantato la spiegazione che il docente aveva fatto ad Isaac, cercando di imparare qualcosa da tutte quelle conoscenze in cui non si poteva dire che lui eccellesse, e forse avrebbe dovuto davvero migliorare sotto certi aspetti. Si sarebbe ripromesso di stare più attento, di studiare di più, ma sapeva già in partenza che non ci sarebbe riuscito, non faceva proprio parte della sua natura, era sempre stato uno di quelli “intelligente ma non si applica” e il fatto che avesse due anni in più di quelli del suo anno già parlava da sola.
    Il discorso su come programmare un oggetto lo aveva illuminato particolarmente, era piuttosto entusiasta all’idea di poter dare istruzioni a quello che creava: non era troppo sicuro di esse bravo a parlare con le persone, né tantomeno a convincerle a fare quel che voleva, e non era di conseguenza molto convinto di poter fare qualcosa di buono nel parlare con il proprio materiale.
    Ascoltò comunque la risposta di Morrigan, guardandolo con sguardo sognante e diciamocelo il docente lo aveva già convinto di essere il migliore sulla faccia del pianeta Terra, Thomas non aveva dubbi al riguardo, e prestò attenzione anche alla spiegazione della ragazza, provando ad imprimersi nella mente i suoi consigli. Le avrebbe rivolto un sorriso impacciato per rispondere al suo consiglio, annuendo forse con fin troppo trasporto . “Megalodonte…ricevuto!” avrebbe ribattuto rapido, provando sul serio ad annotarsi quel che gli aveva detto anche se la sua mente stava già cercando di capire che cosa avesse sbagliato di preciso.
    Avrebbe potuto utilizzare quel che aveva trovato? Era probabile, ma doveva ragionare meglio su che cosa tirarci fuori perché non era troppo sicuro che ci fosse davvero qualcosa di utile da tirare fuori da quel che aveva raccattato sulla spiaggia. La sua mente stava correndo a combinazioni astruse di materiali e si perse almeno qualche pezzo della spiegazione di Morrigan, anche se sentendolo nominare quel che aveva recuperato su MagiBay non potè fare a meno di sgranare gli occhi ed entusiasmarsi di nuovo.
    “L-…Tu è davvero in possesso del coltello di Jack Lo Squartatore?!” avrebbe quindi domandato, incapace di trattenersi, salvo poi cercare di mordersi la lingua e smetterla di interrompere la lezione. Sarebbe stata Amelea a salvare Morrigan definitivamente da un fiume di domande: Thomas sarebbe arrossito leggermente guardandola, grattandosi poi i capelli corti sulla nuca. “Ehi… non temevo ci attentassi ancora, cioè non che avessi una virtù da proteggere, è stato…fico. Strano, ma solo nel senso che non me lo aspettavo…!” provò a dire finendo per incartarsi, decidendo quindi di annuire con anche fin troppo vigore alla fine. “Sisi… cioè no! Non mi dispiace, sì possiamo parlarne…!” cercò di spiegarsi, e avrebbe voluto dirle di non preoccuparsi o sentirsi in colpa ma non ne ebbe il tempo, Emma rischiò di farlo infartare con la sua proposta, portandolo ad illuminarsi come un faro in mezzo al mare nel cuore della tempesta. "Oh wow che figo! Mi piacerebbe un sacco, se non è un disturbo, non sei obbligata di certo ma wow se ti piace perchè no!? Sì insomma i biscotti piacciono a tutti... a me di sicuro!" rispose con fin troppo entusiasmo, e anche solo il fatto che lo avesse chiamato Tommy aveva rischiato di farlo svenire seduta stante.
    Se Bob non lo aveva distratto a sufficienza, di certo il tunnel che si aprì tra le acque contribuì a terminare l’opera, rendendolo quasi impossibile da trattenere. Avrebbe affiancato Amalthea e Bob il prima possibile, guardandoli incantato. “Ma… non trita anche la carne umana vero?!” avrebbe chiesto alla ragazza, per poi tornare sull’attenti appena questa avesse nominato di nuovo i megalodonti, annuendo nella sua direzione per farle capito che aveva compreso il messaggio.
    Ed eccoli lì: a vederli ora, ancora cuccioli, gli sembravano davvero adorabili, faticava a pensare che potessero diventare così grandi, e non mancò di sentire il desiderio di raggiungerli ma si impose di evitarlo. Piuttosto si sarebbe diretto verso uno dei tavoli, con le conchiglie che aveva già raccolto in precedenza, e si sarebbe preso qualche istante per ragionare sul da farsi. Aveva in mente qualcosa ma di certo non aveva scelto un materiale semplice: le conchiglie che aveva scelto erano di madreperla, ma si trattava di un materiale fragile e durissimo al tempo stesso.
    Aveva visto un documentario sulla lavorazione della Madreperla una volta ed era rimasto sconvolto da quanto i Babbani, con le loro capacità limitate, facessero fatica, e si stava quasi per disperare quando si ricordò che lui, a differenza loro, aveva a disposizione la magia! “Aaaaah ma dove ho la testa?!” avrebbe borbottato, mettendosi poi al lavoro. La prima operazione fu quella di togliere la crosta della conchiglia dalla madreperla, un’operazione che per sicurezza fece a mano, con minuzia, per poi affidarsi alla bacchetta per il resto. Avrebbe pronunciato un deciso “Forma Depso!” per trasformare la madreperla che aveva ricavato in piccole sfere e avrebbe poi tracciato un “Gratta e Netta!” per poter pulire in modo definitivo il materiale, rendendole perfettamente tonde e lucide.
    Soddisfatto le avrebbe sfiorate con le dita, per poi cercare di ricordare una Runa utile per il suo scopo. Gli prese parecchio tempo, quella fase, dal momento che finì per distrarsi più volte nel guardare i pesci e i coralli che nuotavano indisturbati all’interno dei “muri d’acqua” che li circondavano. Alla fine riuscì quantomeno a farsi venire in mente che “tintura” usare: il sangue non era da lui, non voleva rischiare di fare disastri, ma alla fine avrebbe optato per un banale “Atramenta”, dopotutto l’inchiostro era magico e liquido no…?! Avrebbe comunque dovuto ripetere l’incantesimo due volte, perché per via della scarsa concentrazione la prima volta fece solo esplodere la bolla d’inchiostro senza scrivere nulla.
    E alla fine avrebbe scelto anche la Runa, e qui la ragione era molto banale: era sì calzante, ma era l’unica che al momento ricordava alla perfezione, e non c’era nemmeno da chiedersi perché. La Runa che avrebbe tracciato alla base di ogni sfera era una THURISAZ, e per quanto fosse la Runa della Protezione per eccellenza era anche la Runa del grande e inimitabile Thor, e poco cambiava che il Thor del libro di Antiche Rune non fosse quello a cui pensava Thomas, bastava il nome per attirare la sua attenzione.
    E non c’era da stupirsi se, dopo aver provato e riprovato a connettersi col materiale tra le sue mani, quando finalmente sarebbe riuscito a svuotare la mente, attraverso alle sue palpebre chiuse avrebbe visto la luce rombante di un tuono. Riaprendo gli occhi avrebbe sentito il cuore battere all’impazzata nelle orecchie e avrebbe sgranato gli occhi all’inverosimile, aprendo anche la bocca. “Oh per tutte le bende di Odino…” avrebbe sussurrato a mezza voce, sbattendo più volte le palpebre di fronte al biondissimo, muscolosissimo e fierissimo Thor, Dio del Fulmine, ovviamente nella sua veste fumettistica, quella di cui Thomas si era nutrito per tutta la sua vita, in pratica.
    Per via dell’utilizzo che spesso se ne fa e della sua natura, era facile immaginare che la Madreperla rientrasse nella categoria delle pietre preziose, e chi poteva essere più mistico, fiero e rispettabile di Thor, per Thomas? Il ragazzino lo avrebbe ammirato boccheggiando per minuti interi e alla fine sarebbe stato il Dio stesso a prendere la parola, schiarendosi la voce e facendo quasi tremare il pavimento tanto era profonda e bassa. “Mi hai evociato, giovane Misgardiano, per quale ragione dunque?” avrebbe domandato, il mento sollevato, guardandolo dall’alto. Thomas avrebbe tremato a quella domanda, lottando contro l’istinto di scusarsi per averlo risvegliato.
    “S-Sì… Sono stato io a evocarti, sì, ma ho le mie ragioni! Avrei proprio bisogno del tuo aiuto, vorrei tanto che queste sfere potessero aiutare quei piccoli megalodonti… sembrano carini no?! E insomma non è il tuo elemento ma sei T-H-O-R! Per te sarà una sciocchezza, una bazzecola, una cosa da niente, forse non avrei dovuto nemmeno chiamarti per una cosa così, penso sua un’id-“- avrebbe cominciato a dire, costretto a fermarsi da un gesto dello stesso Dio. <u> “Misgard è parte della mia eredità, il tuo è un popolo sorprendente, con le vostre buffe trovate… cosa sarà mai questa volta?”

    Ed ecco che un Thomas, impacciato, avrebbe provaot a spiegare il suo obbiettivo. “Ho pensato di creare un sistema di protezione extra: queste sfere circonderanno la zona delle bolle e si attiveranno se sentiranno un pericolo imminente. Vorrei che causassero delle onde leggere, insomma qualcosa che solo i megalodonti possono sentire, e che li portino al sicuro. Non avrei potuto affidarmi a nessun altro se non ad un materiale così in sintonia con il mare e con tutte le sue creature” ottenendo dal Dio solo una risata fragorosa e un nuovo lampo di luce accecante, anche se di certo con un materiale simile complimenti e lodi ripagavano sempre e forse non era proprio un brutto segno.

    code made by gin



    Interagisce con Emma Lewis e Amalea Davidson.

    Azioni: usa la madreperla per creare delle sorta di sistema di protezione extra, con l'idea di circondarle l'area e fare in modo che esse emettano delle piccole onde che portino i megalodonti al sicuro, impedendogli di andarsene alla ricerca del pericolo.

    Usa:
    - Forma Depso per creare le sfere
    - gratta e netta per pulirle
    - Atramenta per incidere THURISAZ, la runa della protezione, ripetendo l'incanto due volte
    - Incontra un Thor fumettistico come rappresentazione della madreperla (categoria pietre preziose, altezzosa e mistica)
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Le parole del professore e della Druida risuonarono chiare e limpide nella mente della ragazza, trovava alquanto scortese non ascoltare attentamente ogni spiegazione che quelle due persone stavano dando a loro studenti quindi, anche se non si rivolgevano direttamente a lei, rimase in silenzio ad ascoltare le varie risposte e i vari suggerimenti dati. Fu alquanto soddisfatta quando Morrigan si complimentò con lei per il fatto del suono, era effettivamente quello che aveva pensato di tenere conto, un modo per tranquillizzare e far accettare l'elemento extra ai cuccioli, anche se comunque la trappola sarebbe stata all'esterno e non all'interno della bolla, come aveva specificato più volte, ma soprattutto le piaceva andare controcorrente, immaginava che quasi tutti sarebbero andati all'attacco e quindi sarebbe servito qualcosa di difensivo e eccolo lì, uno scudo, niente di meglio.
    [...]
    Una volta conclusa tutta la spiegazione della fase successiva di quella lezione, Siria recuperò i suoi materiali portati sulla spiaggia, quindi scudo e conchiglia, e con passo veloce, non voleva di certo finire annegata nelle acque di quel mare, seguì Amalthea attraverso quel lungo percorso nato dalla divisione delle acque. Ovviamente la sua curiosità la spinse a un continuo guardarsi attorno, non era di certo una cosa di tutti i giorni trovarsi in un lungo corridoio circordata dalle acque marine e soprattutto poter vedere cosa ci fosse su quei fondali senza doversi immergere e rischiare la propria vita, si non era un'abile nuotatrice come si poteva immaginare, no sole no mare ovviamente.
    Quando il percorso giunse a quello spiazzo formato dalla cupola d'acqua e cosparso qua e là da tavoli imbanditi a dovere per quella loro lezione, Siria si avvicinò a uno di essi, posando lo scudo, per niente leggero per una ragazzina del suo calibro, e la conchiglia al suo fianco, ma che riprese poco dopo in mano come a volerla tenere con se e sentirsi più protetta in qualche modo. Alla spiegazione delle varie bolle contenenti i vari cuccioli le si aprì leggermente la bocca dallo stupore nel vedere quelle creature, erano tutte così meravigliose, si pure i mezzi uomini foca o quello che potevano sembrare, erano davvero buffi dal suo punto di vista ma evitò di guardarli per troppo tempo data la spiegazione della Druida. Appena Amalthea e Morrigan ebbero finito la loro spiegazione, appena dopo lo sguardo che il Professore le rivolse, Siria iniziò ad alleggerire il suo corpo, come aveva fatto sulla Drakkar, togliendosi qualche indumento di dosso e tirandosi su le maniche pronta a lavorare su quella trappola difensiva che piano piano si stava disegnando nella sua testa. Non era certa di riuscire nell'intento che aveva pensato e che stava elaborando ma ce l'avrebbe messa tutta per dare della protezione a quelle creaturine.
    Prima di mettersi all'opera però si avvicinò a una della bolle, non sarebbe entrata in essa, voleva solo visionare un pò più da vicino cosa quello scudo avrebbe dovuto proteggere. Nel mentre stava osservando il bordo della bolla un piccolo Kelpie si avvicinò e con fare curioso i due si guardarono, generando poi sul viso della ragazza un sorriso dolce e facendole allungare piano una mano per dargli una leggera carezzina sul muso. Una flebile risata le sfuggì dalle labbra quando il piccolo si mise a strusciarsi alla sua mano sotto forma di lontra, sembrava un gattino, quindi rimase lì qualche minuto a fargli qualche coccola prima di allontanarsi dalla bolla e mettersi al lavoro.
    [...]
    La sua idea era semplice, almeno nella sua testa, avrebbe usato lo scudo dei vichinghi come base e come cassa risonante per il suono, si sa che il legno fa amplificare il suono magnificamente quindi sarebbe stato ottimo. Il problema principale rimaneva il come incastonare l'anima della conchiglia in esso, visto che l'animo gentile e sonoro sarebbe venuto da essa. Incrociò appena le braccia al petto e rimase un momento a osservare quei due materiali sul tavolo di fronte a lei.
    Una volta che il piano fosse chiaro nella sua testa prese la propria bacchetta dalla borsa che aveva con se e puntandola verso lo scudo pronunciò le parole per un primo incantesimo.
    Engorgio!
    Esatto, la prima cosa da fare era ingrandire quello scudo in modo che potesse ricoprire quasi totalmente un lato della bolla, gli altri lati poi sarebbero stati coperti magicamente con l'effetto della runa difensiva che aveva in mente di incidere sul legno successivamente.
    Prima di applicare però il sigillo scelto doveva pensare alla conchiglia, doveva fonderla col legno e il metodo migliore che le venne in mente era quello di far mutare la conchiglia stessa in qualcosa che si potesse agganciare allo scudo. Ci ragionò così rapidamente su e puntanto la bacchetta ad essa pronunciò il nuovo incantesimo.
    Muto!
    Da tale incantesimo si generò una specie di disco della grandezza giusta per permettere alla ragazza di incastonarlo dietro lo scudo, proprio al centro dove presentava quella tipica parte concava degli scudi vichinghi, ma lasciando invariato il materiale in modo da lasciare le sue caratteristiche originarie. Già nella sua testa si immaginava quello che avrebbe dovuto affrontare dopo durante la visione, sicuramente avrebbe dovuto parlare con entrambi gli elementi della trappola e farli accordare in modo che avrebbero reagito in modo sinergico durante un eventuale attacco.
    Una volta incastrata la conchiglia non restava che imporre il sigillo, prima di procedere con la discussione che stava quasi generando una leggera ansia in Siria. Andò così a recuperare un manuale di Antiche Rune e si mise a leggere attentamente l'elenco della varie rune che aveva a disposizione. Ce ne erano diverse che potevano fare al caso suo, molte difensive e adatte per il ruolo che doveva compiere quello scudo, ma ce n'era una che era perfetta pure per la conchiglia che aveva un compito più materno verso i cuccioli, chissà se si poteva apporre due sigilli diversi. Cercò così con lo sguardo il professore e successivamente si avvicinò a lui, doveva porgli quella domanda assolutamente, ne andava dell'andamento del suo compito.
    Professore ma è possibile apporre due sigilli sulla stessa trappola? No, perchè le spiego...leggendo il Manuale di Rune ho notato molte rune difensive, ma c'è pure Berkana che per il ruolo che voglio dare alla conchiglia sembra perfetta...cioè il ruolo materno...sa il suono per calmarli mi ricorda la ninna nanna di una madre...
    Sperava di essersi spiegata al meglio delle sue possibilità e infatti quando arrivò la risposta da parte di Morrigan sul suo viso si allargò un ampio sorriso pieno di felicità. "Ne serviva uno ma chi sono io per fermare la vostra creatività!" non poteva essere frase migliore in quel momento. Così, dopo aver ringraziato con mille sorrisi il professore, tornò al suo posto e prendendo in mano la bacchetta enunciò l'incanto che le sarebbe servito per scrivere i due sigilli.
    Atramenta!
    Da prima formò la runa ALGIZ sul legno dello scudo, in un punto abbastanza riparato per non essere rovinata o cancellata facilmente. Quella runa le avrebbe permesso di dare allo scudo un potere difensivo maggiore e mettergli dell'autoconservazione in modo che il legno durasse per molto più tempo prima di marcire o rovinarsi totalmente essendo a contatto con l'acqua.
    Successivamente enunciò lo stesso incantesimo di poco prima e compose sulla conchiglia la runa BERKANA, che come spiegato prima a Morrigan sarebbe servita come lato materno per tenere i cuccioli calmi e tranquilli durante un possibile attacco attraverso una ninna nanna che, se quello che aveva in mente sarebbe riuscito, si sarebbe diffusa proprio da essa.
    [...]
    E ora era giunta la parte più difficile di quella prova, doveva entrare in coesistenza con quei due elementi e provare a convincerli a collaborare tra di loro per quel compito per il quale erano stati uniti. Sperava che nessuno dei due si era preso a male per quella sua brutale unione non autorizzata, ma sembravano sinergizzare al meglio per quello che aveva in mente e quindi lo aveva fatto.
    Prese un respiro profondo e posò le mani su quei due elementi, rispettivamente la sinistra sul disco di conchiglia e la destra sul legno dello scudo, aveva scelto le mani accuratamente secondo delle conoscenze che aveva appreso da bambina. La parte sinistra del corpo richiama alla figura femminile e invece quella destra a quella maschile, proprio quello che le serviva, la conchiglia doveva raffigurare la madre e il legno il padre, una sorta di trappola familiare. Socchiuse così gli occhi e cercò di estraniarsi completamente dal vociare intorno a lei, concentrandosi solo sul mare che rumoreggiava attorno a quello spiazzo improvvisato e ai versi dei vari cuccioli nelle bolle.
    Sentì tutti i muscoli rilassarsi, poco dopo davanti a lei ci fu un bagliore e successivamente una sagoma prese forma, non era del tutto lineare ma sembrava con i contorni frastagliati come se fosse un ricordo o un sogno. Siria sembrava essere totalmente lucida e sveglia, anche se intorno a loro c'era solo del bianco, un immenso campo bianco sconfinato.
    "Non so chi tu sia ma spero tu abbia una spiegazione del perchè sono qui"
    Quella figura aveva parlato, a guardarla bene si trattava di una donna dai lineamenti forti ma gentili, lo stesso tono di voce poteva sembrare severo ma al tempo stesso c'era una nota di dolcezza. Piano piano la ragazza potè delineare meglio quella figura davanti a lei e palesemente si trattava di una donna vichinga, ma guardandola meglio quella donna emanava un'aria più divina di una normale donna.
    Salve, io sono Siria...effettivamente non mi aspettavo una persona in particolare, cioè me ne aspettavo minimo due per quello che avevo in mente...
    Fu bruscamente interrotta da un'alzata di mano, chiaro segno di stop, da parte di questa donna.
    "Smettila di girare attorno...perchè sono qui? Una guerriera vichinga non ha tempo da perdere in chiacchiere"
    Un piccolo brivido percorse la schiena di Siria a quelle parole, era riuscita a visualizzare addirittura una figura che rispecchiava entrambe le caratteristiche che stava ricercando, o forse lei era la posseditrice dello scudo usato per la trappola prima che finisse abbandonato sulla Drakkar. Così fece un piccolo colpo di tosse, capì che non era una avvezza a molte chiacchiere.
    Signora avrei bisogno del suo aiuto per la protezione di alcuni cuccioli. Il mio pensiero era far coesistere sia la parte difensiva che la parte calmante in un unico oggetto e quindi ho pensato che...
    Un ulteriore gesto della mano fece capire a Siria di smettere di parlare, così si stoppò subito da quello che stava dicendo.
    "So bene quello che volevi creare, voglio che tu mi chieda quello che vuoi senza girarci attorno"
    A quel punto la ragazza prese un piccolo respiro e riprese a parlare.
    Ho bisogno che alla prima minaccia malvagia per la bolla si attivi uno scudo protettivo tutto attorno e che allo stesso tempo una dolce melodia venga diffusa all'interno di essa per tranquillizzare i cuccioli fino alla fine dell'attacco.
    Cercò di essere il più sintetica possibile, visto che la vichinga sembrava volere solo quello, e alla fine delle parole della ragazza la donna fece un sorriso dolce con un assenso del capo, chiaro segno che aveva accettato quella richiesta, e senza dire una parola di più sparì dalla vista riportando Siria al tavolo della lezione.
    Siria Healy


    Studentessa - 16 anni

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    Ascolta attentamente tutto quello che dicono il professore e la cuginetta.
    Si perde via a guardare e a coccolare un Kelpie mentre studia un poco il contorno della bolla.
    Inizia a costruire la trappola ingrandendo lo scudo con Engorgio e riducendo la conchiglia a un disco con Muto, in modo da incastonare quest'ultima al centro dello scudo.
    Chiede a Morrigan se è possibile posizionare due rune differenti come sigilli in due posti differenti.
    Applica le due rune, ALGIZ sul legno come difesa e BERKANA sulla conchiglia come tratto materno.
    Interagisce con una guerriera vichinga, forse la precedente posseditrice dello scudo, per accordarsi su come far agire la trappola.
     
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    Dioptase
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Aidan rimase in silenzio ad ascoltare con attenzione tutto ciò che il professore e la ragazza stavano dicendo. Da quel momento in poi si concentrò sulla lezione, lasciando perdere tutte le cavolate di prima.
    La parte più importante della lezione (e che Aidan preferiva di più di ogni altra cosa) finalmente arrivò e il Dioptase seguì Amalthea senza fiatare, accanto alla compagna australiana.
    Appena finalmente arrivarono a destinazione, Aidan si guardò intorno e recuperò gli oggetti che gli sarebbero serviti.
    Aidan aveva recuperato una pelliccia ed un pezzo di legno e, prima di mettersi a lavoro doveva capire come utilizzare questi due materiali.
    Ci pensò un attimo, osservando quei due oggetti assottigliando gli occhi e alla fine, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, decise cosa avrebbe costruito.
    “Credo che questa pelle potrebbe diventare una specie di rete che intrappolerebbe il predatore...il legno, se tagliato, potrei usarlo per fissare la pelle ma tenendola comunque libera di muoversi...mmmmh”
    Si massaggiò il mento, alla ricerca di un modo per costruire quella trappola ed alla fine, con un coltello cominciò a tagliare la pelle in modo da creare alcuni buchi dentro di essa ed un seghetto per tagliare la tavola in quattro parti uguali.
    Iniziò a tagliare la pelliccia e, dopo aver finito con quella, passò alla tavola.
    Aveva tutto pronto, ora bisognava solamente unirli. Recuperò dei chiodi ed un martello tra le cose che aveva recuperato e cominciò ad assemblare l'oggetto. Avrebbe utilizzato i resti della pelle che aveva tagliato per rivestire gli angoli del 'telaio' per nascondere i chiodi e anche per dar maggior resistenza alla trappola, almeno così pensava Aidan.
    Adesso mancava il sigillo. Diede un'occhiata per pura curiosità, per capire cosa avevano intenzione di usare.
    Qualcuno aveva usato il proprio sangue. “Ma se provassi ad inciderlo?”
    Prese quindi il coltello e, al centro dei ogni lato del telaio cercò di incidere nel modo più preciso possibile la runa Uruz.
    Quindi, appena finì, si concentrò il più possibile e poggiò la mano su di essa. Subito dopo si ritrovò di fronte un uomo più grosso che avesse mai visto, forse più grosso anche del tizio che gli aveva dato il vaso per piantare il seme della fondatrice di Excalibur.
    Era pelato, barba folta e aveva una striscia rossa disegnata sulla parte sinistra della faccia dalla testa fino a sotto lo zigomo che attraversava anche l'occhio sinistro.
    “Chi osa disturbare Kratos? Chi?!”
    “Oh merda...non poteva essere di nuovo Altair, come l'anno scorso?” mormorò il dioptase, piuttosto intimorito dall'imponenza del Semidio.
    “Ehm... Salve Vostra potenza, voi che avete rubato i sandali alati di Ermes, che avete sconfitto Ercole, Zeus, Crono...voi che avete giaciuto con Afrodite...chiedo umilmente il vostro aiuto per difendere queste creature del mare dai più malvagi predatori che abitano le acque”
    “E cosa dovrebbe interessarmi di questi esseri intrappolati in queste sfere di acqua, mortale insignificante?”
    “Non sono insignif...A voi, ovviamente non potrebbe interessarvi nulla...ma ai proprietari di queste creature sì...hanno bisogno di essere protetti, vostra divinità...siete invincibile...e spero aiutiate un vostro umile e sincero seguace. Vi venero davvero tanto e vi stimo.”
    Non era esattamente così, però ammirava davvero quel personaggio. Kratos osservò il giovane, guardandolo dall'alto della sua grandezza.
    “E sia, allora. Ti aiuterò a proteggere questi esseri. Più semplice di uccidere un dio.”
    “Vi ringrazio infinitamente, vostra potenza. Vi stimerò e vi venerò ancor di più, da questo momento in poi.” E con un inchino, Aidan concluse il dialogo con Kratos, che sparì nel nulla.
    Aidan Hargraves

    "
    .Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei
    "

    Dioptase, 17 anni

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    Costruisce una rete di protezione, incide la runa URUZ e parla con Kratos (?)
     
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    Ametrin
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    Emma Lewis
    Aveva ascoltato con estrema attenzione la spiegazione di Morrigan ed anche la dimostrazione pratica, non staccando gli occhi da lui, cercando di immagazzinare ogni dettaglio. Ma la cosa che veramente la stupì, fu la divisione delle acque da parte della cugina del docente; la cosa la lasciò a bocca aperta e si mise ad osservare tutto con un'attenzione ancora maggiore, seguendola quando decise di fargli intraprendere un piccolo viaggio per mare, guardando con stupore i coralli immobili e sospesi nel vuoto, immobili in quell'immensa massa d'acqua che, per ora, restava ferma ai due loro lati, non accennando a crollargli addosso facendoli immediatamente annegare. Wow, ha dei poteri incredibili... pensò, prima che la passeggiata si arrestasse davanti ad un arco d'acqua che portava ad una cupola anch'essa d'acqua, solo esternamente però.
    Vide tavoli e tavoli pieni zeppi di qualsiasi materiale la sua immaginazione potesse partorire, cosa sicuramente utile per quella prova che avrebbe dato adito a tutte le sue conoscenze di quei due anni.
    Guardò i cuccioli di megalodonte e le tartarughine, ma i suoi occhi si illuminarono e le sue pupille si dilatarono nel vedere lo starter d'acqua.
    Ora il suo sguardo fu catturato dai suoi coetanei, che però... ben presto si rivelarono creature orribili, tanto da farle chiudere immediatamente gli occhi, decisamente intimorita da ciò che stava vedendo. Quindi ognuno di loro avrebbe potuto essere... uno di quei cosi! Un brivido le percorse la schiena, mentre scelse di puntare nuovamente le iridi celesti, sugli squirtle, gli animaletti che avrebbe voluto proteggere sempre.
    Sgranò gli occhi anche quando il docente disse che avrebbero potuto giocare con i cuccioli. Era felicissima.
    Per prima cosa, prese la catena spezzata e vi puntò la bacchetta. Non castò ancora l'incantesimo perché non era certa di cosa volesse fare. Aveva del legno e del ferro che non erano proprio due materiali compatibili, dal punto di vista dell'umore. Rifletté su qualcosa che le piaceva fare, perciò prese il timone per primo. Forma depso! Ed in men che non si dica, si trasformò in un pezzo di legno ricurvo e sicuramente molto resistente, liscio, privo di imperfezioni e sicuramente forte. Venne perciò il turno del ferro. Forma depso. Questo, invece, si trasformò in un sottile ma indistruttibile filo, che cadde senza sostanza nella sua mano, rendendole il compito molto più facile. Prese quello che pareva un normalissimo trapano babbano e fece due fori all'estremità del legno che lo attraversavano da parte a parte, quindi vi passò il fil di ferro, legandolo stretto. Ora il suo lavoro aveva preso la forma di un vero e proprio arco. Amava tirare con l'arco e lo faceva spesso, quindi sapeva anche come riparare gli archi, perciò non le fu troppo difficile assemblarlo. Avrebbe voluto usare qualche incantesimo per fissarlo meglio, ma sperava che la collaborazione dei due materiali fosse abbastanza forte da permettergli di non scindersi. Alla fine puntò la punta del catalizzatore verso il legno, disegnando con essa una perfetta Tiwaz. Chorium Runae. Aveva scelto quella runa perché essendo un arco, aveva lo scopo primo di attaccare i nemici, difendendo con l'attacco la bolla -la miglior difesa è l'attacco, no?- ma poi, all'ultimo minuto, decise che non bastava e tracciò anche Gebo, nella speranza aiutasse nella difesa. Chiuse gli occhi, raccogliendo tutta la sua concentrazione per poter parlare con l'oggetto e con i due umori che ora come ora, aveva assunto. Gli occhi ben stretti, presto tutto ciò che aveva attorno, svanì. I rumori smisero di disturbarla, le voci sussurrate dei suoi compagni sparirono, le occhiate del docente non esistevano più, né tantomeno la cugina con il suo famiglio. Per un secondo solo, rimase sola, ma quando riaprì gli occhi, la bolla d'aria fatta d'acqua era stata sostituita da quella che sembrava un'arena in tutto e per tutto, mentre i cuccioli marini erano stati sostituiti da una folla urlante. i piedi di Emma posavano sopra una pedana di legno, mentre i suoi occhi azzurri si trovarono davanti a due figure completamente vestite di bianco con una maschera che faceva tanto apicoltore ed una spada finissima tra le dita. Erano in un'arena di scherma, un altro sport che lei praticava con gioia. Uno dei due figuri, muoveva la spada come fosse un giocattolo: aveva una grossa pancia che forse gli impediva di vedersi i piedi ed Emma percepiva un'espressione di feroce sprezzo, oltre la maschera... quello doveva essere il legno. L'altra figura era più controllata, ma dalla posizione in cui era, si capiva quanto fosse fiero di ciò che era; mento in alto, spada rigidamente lungo il fianco, petto in fuori, doveva essere il ferro. Lei, magicamente, si trovava con addosso la divisa da scherma, nella destra aveva la spada e nella spalla sinistra, l'arco appena costruito. Cosa ci fai qui, ragazzina? La voce era grezza, non molto gentile ma sicuramente rispettosa. Non l'aveva chiamata "ragazzina" con accenno dispregiativo, al contrario del suo collega. Sì, cazzo ci fai qui? Domandò, sollevando quel tanto che bastava la maschera, per sputare a terra. Emma non vide un vero volto, ma solo un accenno di barba incolta. Io... sono venuta qui a chiedervi un favore replicò, imbracciando l'arco costruito con i due materiali che si ritrovava davanti. Devo proteggere un cucciolo di Squirtle e non credo di esserne capace, da sola... vi prego, date il vostro immenso potere a questo arco, creato apposta per fungere da difesa, ve ne prego sussurrò abbastanza forte perché i due potessero sentirla. Chi ce lo fa fare, lasciaci stare! Fu la pronta risposta del legno, che causò un sospiro da parte del ferro, sicuramente altrettanto burbero ma leggermente più votato all'ascolto. Cosa ne otterremmo in cambio? Domandò quindi, provocando un'espressione pensosa nel volto di Emma. State per iniziare una partita a scherma? Domandò la ragazzina, facendo roteare il fioretto come la più esperta tra le giocatrici. All'annuire delle figure, scettiche, Emma sorrise e fece sue tutte le frasi motivazionali che le erano state rivolte da Thomas, il ragazzo che forse le piaceva, e Nathan, il migliore amico in assoluto. Lei era coraggiosa, doveva esserlo... farsi intimorire non era un'opzione. Adoro questo sport, lo pratico a livello agonistico -faccio tornei. Quindi... se vinco contro entrambi, mi darete il vostro aiuto. Okay? Domandò, speranzosa che il loro orgoglio li portasse ad accettare. Infatti, dopo un momento di esitazione annuirono entrambi e Ferro fu il primo a presentarsi sul dischetto. En garde iniziò l'avversario, facendo sorridere Emma all'uso di quella che praticamente era la sua lingua madre, sebbene fosse nata a Dublino. La biondina ripeté il saluto, prima di sollevare la spada, frapponendola in verticale tra sé e l'avversario. Non era sicuramente esperta quanto lui o almeno lo supponeva, ma era molto più piccola, esile e di conseguenza veloce. Fu una battaglia sudata, Emma venne colpita due volte quasi subito, perciò non avrebbe dovuto far altro che far muovere il suo cervello ed elaborare una strategia. Ad un'ennesima stoccata, Emma si buttò di lato, usando la propria mano come leva per spingersi in avanti e scivolare sotto le gambe dell'altro, che quando si girò venne toccato dalla spada di Emma direttamente al torace. La biondina non cantò vittoria e si alzò, continuando con quel tenore per un po', finché... miracolosamente riuscì a colpirlo la seconda e la terza volta, vincendo quel primo scontro. Un sorriso entusiasta si dipinse sul volto dell'ametrina, mentre andava a stringere la mano a Ferro, complimentandosi per l'ottimo scontro. Non ti facevo così veloce, sei in gamba, ragazzina. E sentire quelle parole da un umore come il suo, era fantastico... ma ora doveva prepararsi ad affrontare Legno. Si accorse subito che non era esperto come il suo compagno o forse quel pancione gli impediva di muoversi come voleva -sembrava incinto-, infatti non le ci volle molto per vincere, ottenendo la promessa, da parte di entrambi, di aiutarla, seppur da legno con un po' di reticenza... e zero complimenti. In poco, la visione terminò e la giovane si ritrovò in quell'aula improvvisata anche con la coscienza... non sembrava esser cambiato nulla, se non che l'oggetto che teneva in mano, pareva sprigionare molta più energia rispetto a prima, come fosse più potente. Non perse tempo, tornando a puntarvi il catalizzatore. Ma aveva finito, quindi lo rilasciò. Lei che è un mago eccezionale, potrebbe tipo creare una freccia che torna sempre dall'arco anche dopo essere stata scagliata, non so se mi spiego... tipo un boomerang. E non quelli di instragram! Propose Emma a Morrigan, tuffandosi poi a pesce dentro la bolla dello squirtle, giocandovi per qualche minuto finché il polmoni non decisero di chiedere aria, dopo la fine del tempo in cui poteva respirare senza sforzo.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin



    Costruisce un arco e vi incide Uruz e Tiwaz
    Morrigan Maverick
     
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    Tra uno sbuffo e l'altro, una mezza sincope per riferimenti a letti condivisi, la Dioptase aveva raggiunto le coste, orbitato vicino a Brooks e poi cercato di far rivalere le sue idee sul docente. Questo prima di vedere una valchiria sul dorso di un granchio gigante che aveva scatenato ricotte varie oltre che ammirazioni. Una volta avuto il via e il congedo di O'Connor per lavorare ognuno per conto proprio, la strega era partita a caccia di materiali, fermandosi solo il tempo necessario per attardarsi con il ragazzino che aveva baciato. Aveva afferrato il suo nome solo qualche minuto prima, Thomas, quando si erano presentati uno alla volta, lui era tra i pochi visi che non conosceva visto che non se lo ricordava ad Hogwarts. L'imbarazzo era evidente tra i due, con il magrolino che proprio non riusciva a risollevare le sorti di quel confronto. Erano impacciati anche in scuse e vomito di parole. Insomma, si era aspettata di tutto tranne che sentirsi dire che quel bacio appena accennato fosse fico. Le scappò un risolino, troppo tardi per i suoi gusti, cercando di recuperare con un mento alzato ma un sorriso ancora ad aleggiarle ovunque. «Allora, a presto». Dopotutto non avevano mai detto effettivamente quando parlare. Ad ogni modo la sua ricerca si era rivelata fruttuosa, con un paio di birilli in zinco e in ferro che sperava conservassero ancora la tempra e il carattere di chi li aveva maneggiati o forgiati. Tornata dagli altri, ancora una volta vicino a Brooks, la ragazza perse quella strana allegria datale da Roberts per colpa della boccaccia dell'Opale. «Oh, sì, certo, qualcos'altro?» Sulla lingua il fastidio di dover perdere quel diminutivo che pensava fosse suo esclusivo appannaggio. Mise una certa distanza da lui mentre seguivano docente e caruccia cuginetta verso il mare che si aprì in due neanche fossero nel miglior fantasy del mondo: la Bibbia. Non un sospiro o un'osservazione lasciarono le sue labbra mentre si trascinava quei due materiali fino ad un laboratorio fantastico e ad una serie di bolle magiche che contevano cuccioli di creature altrettanto magiche. Orecchie aperte sulla spiegazione mentre cercava di immaginare nella sua mente qualcosa che potesse difenderli da eventuali attacchi. Ma precisamente quali? Le variabili erano tante e se voleva un effetto specifico avrebbe dovuto applicare un sigillo, ma lei non conosceva ancora il modo per crearli e quindi qualsiasi cosa avesse prodotto avrebbe dovuto avere un aspetto specifico. Ma, soprattutto, qualcosa che non avrebbe mai contaminato il liquido salato al loro interno.
    Scelse una postazione solitaria, adagiandovi quanto raccolto ed infilando un paio di guanti in pelle di drago e degli occhialetti di protezione. «E ora cosa faccio?» Il catalizzatore venne sfoderato e carezzò con la punta entrambi gli oggetti. Dopo un'occhiata al manuale proiettato(?) comprese come il ferro potesse tornare utile per il suo essere combattivo e coraggioso, mentre lo zinco per lo più per il suo essere iperprotettivo oltre ad una serie di aggettivi che ben si sposavano con Brooks. Era lei ad aver scelto il materiale o lui a scegliere lei? Ad ogni modo partì dal primo: con la bacchetta eseguì un movimento dall'alto verso il basso e poi un affondo. «Forma depso», nella sua mente voleva che il birillo diventasse, complice il getto chiaro, piatto alla base e con piccole dune, vuote al loro interno, legate l'una alle altre da un sottilissimo strato di metallo. Infatti sarebbe stato più facile compiere il successivo movimento con una lama piatta e rettangolare ed un martello. Il primo colpo non scheggiò neanche il ferro, troppo debole. La strega quindi cercò di richiamare a sè la rabbia e la frustrazione che ormai la seguivano da più di ventiquattro ore. Un clang, poi un altro, al terzo finalmente la prima duna si staccò. Ripetè il movimento per otto dune, fino a trovarsele davanti e disseminate per il bancone. Un sorrisino soddisfatto uscì, ma sapeva che il suo compito non fosse ancora finito. Si spostò verso la destra della postazione, portandosi dietro il birillo in zinco. Questa volta appellò alla mente un altro incantesimo trasfigurativo: un semicerchio, un mezzo affondo e un «muto» avrebbero trasformato l'oggetto in piccole palline unite da una striscetta di materiale. Ancora una volta si servì di lama e martello per separarli. Ammetteva che le piaceva ghigliottinare quel materiale. Una volta terminato il procedimento ripetè i movimenti dell'ultimo incantesimo castato, «muto», con l'intento di crare diverse reti zincate. I fili intrecciati tra loro a formare rombi resistenti. Ancora una volta si appellò alla magia, decidendo di andare oltre il suggerimento del magitecnico -almeno per il momento- e rivolgersi ad altri simboli. Tracciò un quadrato, nel mentre un «atramenta» usciva dalle sue labbra morbide, poi disegnò il simbolo astronomico di Giove. Giove nonché Zeus, vicino a Thor, il tutto per richiamare un potere: l'elettricità. Normalmente in un'acqua pura quest'ultima funzionerebbe da isolante ma, essendo prevista per il mare il liquido non sarebbe stato altro che un terrificante conduttore. Lo ripetè per otto volte, una per ogni rete, con il chiaro tentativo di attivarne il potere solo quando il pericolo sarebbe stato presente ma per farlo avevano bisogno di una molla. E quella sarebbe stata nelle dune. Ne prese una dal mucchio, servendosi ancora una volta del «muto», per avere un foro grande abbastanza per far entrare la rete a lei destinata. Poi seguì un quadrato ed un «atramenta», questa volta però non vi tracciò un pianeta bensì la runa di Thor -in fondo l'aveva citato prima- ovvero Thurisaz, la runa della protezione, un rafforzamento al potere che aveva voluto dare alle reti. Con un finite il foro sarebbe sparito sulla parte piatta, mentre sulla collina ci sarebbe stata la runa. Ripetè il processo fino a riempirle e completarle tutte. Ora non le restava da far altro che entrare in un dialogo silenzioso con loro. «Più facile a dirsi che farsi». Ad ogni modo si sfilò i guanti e gli occhialini, riprendendo in mano il catalizzatore mentre l'altro altro cercava di abbracciare le sue creazioni. Un ultimo respiro profondo, chiarificatore per le sue membra, con cui cercò di allontanare la furia che l'aveva portata a martellare più volte. Chiuse gli occhi e lasciò i suoi sensi liberi di cercare l'ignoto.

    «Hola chiquita!» aprì gli occhi di scatto nel riconoscere la lingua madre di sua madre (pessima scelta del gioco di parole ma era così). Non era un accento musicale come lo spagnolo della penisola iberica, nella cadenza vi era traccia dell'asprezza dell'accento dei gringos. Davanti a lei un messicano di qualche anno più grande di lei, peli più di quanti avrebbe dovuti averne a quell'età e cicatrici a deturpare il volto ed il collo che a stento veniva coperto dal bavero del poncho. «Ma che». Insomma, lei aveva evocato Zeus, Thor e qualsiasi altro nome avesse a che fare con fulmini e saette e si era ritrovata uno scialbo messicano di frontiera che sembrava più un avanzo di galera che un essere quantomeno rispettabile. Chissà, forse era il lato coatto dei pedroni ad aver deciso così. O forse era lei che era legata comunque ad una cultura che non sempre aveva reputato propria. «Lo sabes no que te puedo escuchar, sì?» Una risata sinistra a rendere ancora più grottesche i ricordini che altri avevano lasciato su di lui. «Chi sei tu?» La fame della conoscenza ebbe la meglio sulla possibilità di mostrarsi dismessa e supplichevole. «Ho molti nomi, molti aspetti, molte storie», continuò nel suo messicano strascicato. «E non credo che tu abbia così tanto tempo da perderti in chiacchiere», in quelle parole potè percepire la verità oltre che l'essere burbero. Era forse il ferro che si trovava davanti? La fronte si corrucciò, mentre continuava a studiare il suo aspetto fresco, seppur con davvero troppi peli -dannazione ma una ceretta per quelle sopracciglia no?- e segni di vita vissuta. Era davvero quella la sua età? O come quella era legata alla possibilità di mostrarsi in diversi aspetti? Quelle domande silenziose, non all'udito dell'anima dell'oggetto, ebbero risposta con un crack che eliminò il messicano per presentare dapprima un vecchio barbuto con una saetta, poi un lama e persino un drago, oltre che l'immancabile Brooks. «Meglio di no, Ama». Un crack e si trovò davanti se stessa. «Smettila». Un ordine ma che ebbe solo l'effetto di amplificare la sua risata. «Avanti, piccola scema, dimmi quello che vuoi». Le sue dita strette in artiglio, come se volesse strozzare la sua stessa immagine. «Bene, dritto al punto», lasciò che la lingua schioccasse furiosa contro il palato. «Ho creato un sistema di protezione a rete elettrificata. Vorrei che le dune che ho creato si attivassero nel momento in cui qualcosa dovesse nuotare a meno di cinque metri dalle bolle che sono chiamate a proteggere». Prese un respiro. «Qualsiasi cosa: umano, creatura magica, non essere», era meglio non lasciare al caso, che poi fosse stato possibile davvero sarebbe stato un altro discorso. Nel momento in cui si avvicineranno le reti usciranno e cercheranno di intrappolare chiunque abbia attivato la trappola e che rilasci una scarica di energia. «Non so desideri altro? Un the, un caffè? Una brioches?» Sapeva di essere pretenziosa ma non le interessava. Non del tutto. «Che le dune siano fluttuanti l'ho già detto?»
    «Se le cose stanno così, vedrò che posso fare. Ora va', non mi servi più». L'allontanamento della mano la ricacciò indietro, scaraventandola nella realtà. Si artigliò al bancone, respirando affannosa. Quindi? Alla fine che aveva creato?
    Amalea Davidson

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    Fill your paper with the breathings of your heart.
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    Dioptase
    Corvonero

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    Interagisce con Brooks Ryan O'Connor, Thomas S. Roberts..

    Crea un sistema di reti elettrificate con i birilli in zinco e rame. Sceglie il simbolo planetario di giove per le reti in sé e thurisaz per le dune.
     
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    Amelia Farley
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    SHEET | STAT| SOCIAL| DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    La battuta di Nathan sul suo costume l’avrebbe portata a dedicargli un sorriso malizioso, segno che dopotutto era sempre lei, nonostante tutte quelle nuove idee che le stavano balzando per la testa. “Lo hai già detto, sì, ma non voglio vederti morire, preferisco vedere altro.” avrebbe ribattuto, con un sogghigno, per poi concentrarsi sul resto e lasciare che la frase mettesse radici nella mente del ragazzo e desse i suoi frutti.
    Non avrebbe evitato di alzare un sopracciglio verso Leah, per niente impressionata dalla sua risposta così sulla difensiva nei confronti di Edith. Si chiedeva come fosse davvero possibile nel ventunesimo secolo che qualcuno proteggesse ancora certi pensieri e per quel che la riguardava la posizione della compagna era tutt’altro che femminista ma se non altro la sua replica, composta tutto sommato, le suonò famigliare e quasi onorevole.
    “Non scomodarti, Leah, Eidith sa difendersi da sola a quanto pare. Strano, pensavo venissi da un’altra epoca ma evidentemente non ti è impedito alzare la voce e farti valere” avrebbe commentato e anche se non ti trattava di amorevoli complimenti era comunque una conquista per una sempre pronta a dire la sua senza peli sulla lingua.
    Il potere calmante di Nathan doveva aver dato i suoi frutti se la bionda cominciava a trattare bene Emma, dava anche qualche riconoscimento al prossimo e non sembrava pronta a staccare la testa a chiunque, e non poteva dire di essere rimasta intoccata dalle parole del ragazzo: gli avrebbe rivolto comunque un’occhiataccia ma nel concreto non avrebbe fatto altro per ribattere, chiudendosi nel suo silenzio.
    Silenzio che venne ricompensato, poco dopo, dal riconoscimento di Morrigan per la sua trovata: non aveva lavorato con Nathan e ammetteva che l’idea di lui ed Emma che facevano coppietta non le piaceva per niente ma sapeva che se si fosse voltata al suo richiamo avrebbe ritirato tutto. Nathan meritava che lei fosse migliore? Forse, e anche se detestava l’idea di cambiare per qualcuno era inevitabile adattarsi, come i materiali si adattavano al tempo e all’ambiente in cui si trovavano.
    Aveva scelto quei due specifici materiali per motivi molto specifici, era contenta di aver ripreso qualche punto per le sue osservazioni ma non si sentiva comunque in pace con sé stessa. Quel giorno si sentiva fuori di sé, per certi versi, poco padrona della sua solita sicurezza e della sua convinzione ma era ancora intenzionata a nascondere con cura ogni genere di insicurezza.
    Avrebbe quindi provato a seguire le parole del docente, pur cercando in fretta e in modo istintivo di avvicinarsi di nuovo a Nathan, come se niente fosse: il ragazzo era abituato alla sua bipolarità giusto? Non avrebbe dovuto essere troppo sorpreso. Nonostante la sorpresa dei suoi compagni non avrebbe mostrato nessuna particolare reazione quando Amalthea avrebbe aperto le acque, forse perché impegnata a mantenere la sua apparenza sempre fredda e pronta a tutto, o magari era troppo distratta da quell’insieme di confusioni e nuovi mielosi propositi che non pensava nemmeno di poter partorire nella propria mente.
    Seguì la classe prestando attenzione alle descrizioni delle creature, malgrado finì per fare la sua scelta nei primi minuti, puntando da subito i cuccioli di tartaruga-drago, troppo simili a quelle creature che tanto adorava per poterli ignorare. Non gli importò molto del resto, malgrado diede l’impressione di ascoltare con attenzione ogni descrizione, e si sarebbe messa all’opera non appena ne avesse avuto la possibilità, senza preoccuparsi troppo di bagnarsi, una parte di lei tesa a cercare di capire se e quanto Nathan la stesse guardando, ovunque fosse.
    Ma non c’era posto per Parker King nella sua mente, ora, e provò ad allontanare ogni distrazione da sé, concentrandosi sul lavoro. Avrebbe disposto le ossa che aveva trovato sul tavolo, decidendo di usare principalmente quelle visto che il legno sembrava un materiale alquanto inflazionato dai suoi compagni, per quel che aveva potuto vedere, e lei non voleva certo risultare banale o prevedibile. Considerato che i drago-tartaruga erano una fortezza, e molto intelligenti, trovava stupido creare una trappola totale, voleva qualcosa che potesse rappresentarli e comunque essere efficace: si sarebbe quindi procurata degli utensili ben precisi, per intagliare, e avrebbe cominciato a lavorare sull’osso, dopo aver eseguito un “Forma Depso” per dividerlo i pezzi più piccoli. Certo, avrebbe potuto tranquillamente utilizzare la bacchetta per modellarlo ma il materiale aveva già una forma simile a quel che voleva ottenere e, soprattutto, vista la natura dell’osso voleva fargli capire per bene chi comandasse.
    Avrebbe quindi creato delle sorta di “denti” affilati e lunghi con i pezzi di osso, e poi sarebbe arrivata alla fase successiva: non aveva avuto nemmeno bisogno di pensare a come agire, si sarebbe tagliata rapidamente un dito e avrebbe disegnato alla base di ogni pezzo una ISAZ e il fatto che fosse anche la Runa del ghiaccio era davvero una coindicenza?!
    L’aveva scelta per la sua natura di Runa conservatrice e si sarebbe impedita di pensare a qualsiasi altra causa. Per scacciare ogni pericolo di finire a riflettere su cose che preferiva ignorare avrebbe chiuso gli occhi e apposto le mani sull’osso, prendendo qualche respiro profondo e imponendosi concentrazione. Avrebbe ignorato anche il leggero ritardo, il fatto che non fosse così semplice questa volta annullare tutto e concentrarsi sul compito, ma alla fine sarebbe riuscita a vedere qualcosa, o meglio qualcuno.
    Per via della sua passione per quelle creature e anche per via del carattere del materiale che aveva scelto, di fronte a lei si mostrò, in tutta la sua magnificenza, un enorme drago d’acqua. La bestia sarebbe apparsa nella sua maestosa bellezza, la coda lunga e possente, le orecchie appuntite e le squame iridescenti, dello stesso colore delle onde del mare sotto il sole estivo.
    “Chi mi risveglia e perché mai”. La voce della creatura sarebbe risultata bassa, abbastanza da far sembrare ad Amelia che il mondo intero tremasse sotto quel tono, anche se si trattava solo di una visione e non era una presenza fisica in carne ed ossa. La ragazza avrebbe mantenuto gli occhi fissi in quelli del dragone, senza tentennare, il mento alto e la schiena dritta. “Amelia Farley. Ti ho risvegliato per assegnarti un compito”. avrebbe annunciato con sicurezza, ben attenta ad avere una voce decisa e che tenesse quantomeno testa a quella della creatura, per quanto possibile.
    Il terreno o quantomeno l’illusione avrebbe tremato di nuovo intorno a lei, scossa da una risata cavernosa. “Un compito. Tu. A me?! Ragazzina non ho ragione per seguire il tuo volere.” avrebbe ribattuto, selvaggio e deciso, portando la ragazza a serrare la mascella e i pugni con forza, fissandolo intensamente. “Ti ho lavorato e-…” avrebbe cominciato, trovandosi però a doversi zittire quando il dragone si spostò con rapidità, il muso ora a pochi palmi dal suo viso, le narici dilatate e gli occhi più duri. “Non ricevo ordini, non farmelo ripetere due volte.” avrebbe ribadito con molta più rabbia nella voce, costringendo Amelia a cercare di contenere la sua furia e abbracciare un tono molto più deciso ma neutrale: di certo lei e la creatura non erano troppo diverse, per certi aspetti.
    “Non è me che ti chiedo di seguire ma è il tuo amato mare che devi proteggere, è lui ad averti dato vita ed è lui che ti ha cullato per tutti questi anni.” gli avrebbe ricordato con sicurezza e un tono pratico, deciso, dritto al punto. Se sperava di vedere ogni certezza crollare negli occhi del drago si sbagliava, ma se non altro questo avrebbe sbuffato rumorosamente ma non avrebbe fatto altro. “E sentiamo, cosa vuoi che faccia?” ribattè deciso, rendendo Amelia già fiero di essere arrivata fino a lì.
    “Nulla che tu non faccia già. Ti chiedo di creare una barriera a scomparsa: mi premurerò di sotterrare questi denti nella sabbia, rendendoli appena visibili, e non appena sentirai dei nemici avvicinarsi i denti scatteranno, imprigionandoli, ferendoli o addirittura uccidendoli, ma in ogni caso impedendo a chiunque di avvicinarsi alle bolle. Sei selvaggio, questo lo so bene, un po’ di sangue fa bene alla tua causa, per questo ti ho donato il mio. Non puoi dire che non mi stia impegnando.” gli avrebbe ricordato, tremando impercettibilmente quando la creatura compì un altro scatto deciso, senza rispondere subito.
    Il drago se non altro non le avrebbe riservato un colpo di coda sprezzante, seppur non esitò a guardarla con sguardo gelido. “Insolente e di certo subdola, come se il tuo sangue mi imponesse qualcosa. Non è a te che devo la mia fedeltà.” le avrebbe ricordato quasi sprezzante, anche se di fatto quello non sembrava di certo un no, e forse alla fine Amelia avrebbe scoperto di aver ottenuto proprio quel che voleva.



    code made by gin



    Interagisce con Edith Arbell Brightstone, Leah Branwen , Nathan Parker King.

    Crea dei denti affilati che fungano da trappola da attivare. Utilizza Forma Depso e un set per la lavorazione dell'osso, incide la Runa ISAZ perchè Runa di Conservazione e dialoga con lo spirito dell'Osso, che le appare sottoforma di drago d'acqua vista la sua passione per queste creature.
     
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    Black Opal
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    Brooks O'Connor
    Brooks avrebbe solamente dovuto stupire la cugina di Morrigan... beh, facile a parole eh?
    Ora che si trovava in quell'immenso laboratorio pieno di materiali, avrebbe dovuto pensare a qualcosa di carino e creativo per sorprendere la donna e tenere alto l'onore di Black Opal, visto che ci era appena finito e non aveva intenzione di far una figuraccia.
    Dispose sul tavolo la pietra, il forziere e la coperta in pelle di drago. Si spremette le meningi, cercando di capire come poter miscelare quelle cose al meglio per ottenere la massima resa con il minor sforzo possibile. Cosa diavolo poteva farci con quelle tre cose? Prese la bacchetta, muovendosela un po' da un palmo all'altro. Voleva proteggere un cucciolo di megalodonte perché sì, erano troppo carini anche se da adulti lo avrebbero ingoiato senza pensarci due volte. Infatti non ci pensò nemmeno per sbaglio ad entrare a giocare con lui, nella bolla. Mentre pensava e pensava, però gli venne in mente l'idea che certamente avrebbe fatto al caso suo. Forma depso sussurrò, puntando prima il baule di legno, che si trasformò in una cornice dello stesso materiale e dalla forma di uno scudo, soddisfatto, toccò alla coperta: Forma Depso. Essa diventò oblunga, quanto bastava perché Brooks la avvolgesse lungo tutto il contorno, come a volerla rinforzare, renderla ignifuga ed anche più morbida. Alla fine toccò alla pietra, la quale ebbe più o meno la stessa sorte. Forma depso esclamò, facendo sì che si trasformasse nella parte principale di uno scudo... ovvero quella che scuda. Era leggermente più piccola della cornice di esso, ma anche grazie alla coperta, si incastrò alla perfezione, diventando uno scudo molto particolare, infatti la pietra riluceva dei mille colori tipici delle sfumature dell'Opale nero. Infine, dovette pensare al simbolo da assegnarci. Atramenta disse, tracciando un quadrato in aria e vedendo comparire il colore rosso scuro, suo inchiostro personale per quella sfida. Tracciò davanti allo scudo, Algiz che serviva per incrementare la difesa dell'oggetto, esattamente lo scopo per il quale era stato creato. Atramenta ripeté, trovandosi di nuovo dinanzi il colore rosso scuro; pareva sangue rappreso. Stavolta, affianco, tracciò Ansuz nella speranza che potesse provocare un illusione nei nemici, facendo sembrare la bolla qualcosa di decisamente poco appetibile, magari trasformandola -agli occhi dei cattivi- un loro predatore molto maggiore. Per esempio, sarebbe stato figo se agli occhi di uno squalo, quel piccolo cucciolo sarebbe sembrato un enorme megalodonte come sarebbe diventato da grande.
    Ora toccava alla conversazione, perciò toccò lo scudo luminescente con la punta della bacchetta, chiudendo gli occhi e concentrandosi al massimo delle proprie capacità da soggetto silentemente affetto da ADHD.
    Non ci volle molto prima che, nella sua testa, il mondo attorno a lui scomparisse, eliminando compagni, docente, cugina e granchio gigante, a favore di quello che pareva un teatro. Si trovava sopra un palcoscenico e davanti, su di esso, vi erano tre soggetti: Il regista, un attore e l'addetto ai costumi.
    Quando iniziamo le prove? Quando? Quando quando quandooo? Quello doveva essere la proiezione della pelle di drago; scattante, energica e certamente iperattiva. Si beccò un'occhiataccia dal Regista, che non parlò per un abbondante minuto, con Brooks che osservava tutta la scena. Stai un po' zitto che mi fai venire il mal di testa protestò l'uomo quasi con sprezzo. Ehm... scusate? Cercò di intromettersi Brooks, beccandosi occhiate di sdegno, curiose ma anche di superiorità, con l'adetto ai costumi che lo guardava dall'alto in basso: lui doveva essere la pietra preziosa.
    Ehm... avrei bisogno del vostro aiuto, per favore. Tsk tsk tsk, non scocciarci che qui dobbiamo provare! Annunciò il regista, venendo seguito da cenni affermativi del costumista, anche se l'attore non sembrava dello stesso avviso, anzi lo stava studiando con particolare interesse. Eddai, non diciamogli no così a prescindere! Almeno ascoltiamolo. Brooks gli fu infinitivamente grato ed infatti gli concesse un sorriso molto luminoso, prima di riprendere a parlare. Anche io amo il teatro e lo pratico regolarmente, soprattutto d'estate e quando non c'è scuola, ho sempre voluto diventare un attore. Il vostro aiuto potreste considerarlo come un allenamento, il gioco di ruoli... dovete improvvisarvi difensori di un cucciolo di megalodonte. Lo so che tu sei un attore grandioso, tu fai costumi ineguagliabili e tu dirigi gli spettacoli come nessun altro riesce. Potreste... usare questi ruoli per aiutarmi! Enfatizzò le parole, mostrando appunto la propensione a quell'arte, incontrando gli sguardi ormai incantati di tutti e tre. Vi preeeego! La sua voce implorante e fanciullesca, sembrò smuovere qualcosa nei cuori dei tre, che alla fine si limitarono ad annuire, concedendo ciò che aveva chiesto. Fu allora che tornò tra i vivi.
    16 y.oStudenteTwinI annoFrom Ireland
     
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    Rientrato l'allarme Amelia ne scattò un altro chiamato Amalthea e il suo sguardo lungo. Già, perché non appena era riuscito ad attirare l'attenzione della cuginetta del prof per avere informazioni sulla creatura magica che cavalcava, la giovane aveva fissato ben altro di Nathan. «Oh, allora è uno gnocco», si sarebbe avvicinato lentamente a Bob. «Dipende di chi sono il pasto», rispose il bostoniano pensando a ben altra ragazza invece di quella che si trovava davanti che lo invitò, con non pochi doppi sensi ad un rapporto a due. Lasciò che l'invito scivolasse senza risposta, non era interessato ad altro. Non quando aveva una regina al suo fianco. Regina da cui tornò prima di impersonare Mosé pur senza dividere lui stesso le acque. «Urca! Che posto magnifico!» L'interesse interamente rivolto alle bolle che contenevano creature piccine picciò bellissime. «ODDIO I MINI KRAKEN SONO DOLCISSIMI» e solo in quella taglia potevano comunque creare non pochi problemi. Ma poi arrivò qualcosa di ancora più inspiegabile per un cervellino grande come una nocciolina che era Nathan. Ragazzini che ballavano nudi fino a quando Amalthea non andò a stuzzicarli rivelando delle strane creature metà pesce metà scimpanzé. «Affascinanti». Ma ora cosa avrebbe potuto fare per difenderli? Ognuno di loro aveva già un sistema autodifensivo nel dna e al più, quello che proprio avrebbe voluto fare era creare qualcosa che li stimolasse, li allenasse per far affinare i loro poteri. Eppure Maverick era stato chiaro: i loro dispositivi sarebbero andati al di là di quelle bolle. Poteva creare delle palizzate, ingegni difensivi comuni, ma per King continuava a risuonare la canzone ammaliante di: falli allenare, crescere e migliorarli. «Vabbè, al massimo mi becco un troll». Un saluto alla sua bella e subito se ne andò verso la sua postazione con il suo dente di megalodonte, del ferro e del rame. Per primo prese un blocco di creta e calce da modellare con un «forma depso», con l'intento di plasmare l'interno del blocco in una forma umanoide nel corpo ma nella testa da squalo, pinne invece di piedi ed artigli al posto delle mani. Si occupò per primo del dente di megalodonte che frantumò con un pestello in un mortaio fino a procurarsi una polvere finissima. Successivamente fu il turno dei metalli e dell'incanto di fusione immediata, «metalia moldum» che lasciò fondere fino a riempire una enorme cilindro. Prima il rame e poi il ferro, infine aggiunse la polvere del dente di megalodonte. Una mistura nuova che non sapeva se avrebbe retto. La ciotola l'aveva posta su un sistema che ricordava il trova numeri del superenalotto, solo che invece di essere a rete era un cilindro chiuso che permetteva di mescolare i due materiali. Una volta sicuro fece cadere il composto nel foro che aveva lasciato sulla parte superiore del blocco fino a quando non fosse arrivato a colmarlo tutto. «Finite», pronunciò lasciando che il metallo tornasse solido ma all'interno del blocco. Ora non restava che distruggerlo. Martello e scalpello si accinse a compiere piccoli colpetti fino a rivelare quella miniatura di non più di venti centimetri di altezza. «Beh, caruccio è caruccio», mal che andava poteva chiedere al prof di tenerselo per metterlo nella camerata con gli altri Ametrin. Decise di non affidarsi alla magia per marchiarlo, bensì al lavoro certosino dello scalpello di certo meglio di una tinta. Sul dorso tracciò due triangoli speculari, in quella che era Dagaz, la runa del mutamento, con il chiaro intento di voler rendere quell'oggetto mutevole a seconda di chi avrebbe dovuto stuzzicare. Due pollici più su traccio laguz per la capacità di autogenerazione. Infine, proprio sull'addome tracciò Plutone, il pianeta nano vicino al ghiaccio e poi quello di Marte perché era il dio della guerra. «Fiiiiiiinito». Avrebbe fallito? Probabilmente sì, ma lui si era già poco interessato a rispettare la traccia, figurarsi nel prendersi qualche scappellotto da Maverick. Dopotutto non era Olwen. Peccato. «Bene, ora vediamo di convincerti». Un ghignetto e poi con il catalizzatore puntato su quella miniatura il mago lasciò che il carattere dello squalo, combattivo, e quello dei predoni denrisiani entrassero in contatto con lui.

    «Oddio, perché diamine sei di nuovo qui, Mukki?» Prima ancora di aprire gli occhi aveva riconosciuto la voce di chi gli aveva appena dato il benvenuto: Alsoomsé, per lui Makkitotosimew o Makki, sorella di Abukcheech suo amico di Ilvermorny. «Perché a quanto pare quando devo creare qualcosa per degli animali ci sei sempre tu di mezzo». Si sarebbe avvicinato per stringere la ragazza tra le braccia. Erano sempre in quel villaggio indiano sperduto del Connecticut, la ragazza era sempre la sua prima cotta ed era quello che sarebbe voluto diventare da grande: un magiveterinario. Certo, non negli States, ma non cambiava poi di molto. «Ma non vedo Kitchi», osservò ricordando come fosse il vecchio caro jarvey ad avergli concesso il potere per l'anello che portava al dito. «Perché questa volta il fine è diverso, Mukki. Siamo solo io e te, per cui sputa il gorgosprizzo o puoi pure accomodarti». Perché tutte le ragazzine con cui aveva a che fare finivano con l'essere dispostiche con lui? Sollevò le spalle, sconfitto. «Questa volta mi serve il tuo aiuto per poter realizzare un allena-tu», aveva appena improvvisato un nome di merda per il suo prototipo con la pellerossa? Sì. «Sei sempre il solito, proprio non cambi», mosse la testa sconsolata invitandolo al tempo stesso a parlare. «Ti ricordi quando io e Abu ti abbiamo aiutato a costruire il percorso per l'Aethonan che avevate salvato?» Il cavallo alato tipo di Irlanda e Gran Bretagna si era ferito all'ala sinistra e ad un paio di zampe. La maggior parte degli esperti avevan detto che non sarebbe più tornato a trottare, figurarsi a volare, ma la caparbietà della giovane fresca di diploma non l'aveva fermata nel riuscire a rimettere in sesto la creatura. Gli aveva fatto superare un limite e l'aveva migliorato, con allenamento e coccole. E lo stesso voleva fare lui con le creaturine nelle bolle, allenarsi per difendersi dalle avversità che avrebbero trovato una volta che sarebbero stati troppo grandi per quelle sacche 2.0. «Perché il megalodonte allora? Non è un po' troppo aggressivo?» chiese, con un guizzo di curiosità ad animare il nocciola. «Hai presente la loro forza e testa dura, sì? Sai che è lo spirito più giusto per spronarli a combattere e poi... è marino come loro». La ragazza non si dimostrò così convinta ma alla fine fece un piccolo accenno d'assenso. «Torna pure alla tua realtà, Mukki, e vedi se sei riuscito anche tu. Ma non sarà mai come Ayako». Un accenno al suo famiglio che iniziò a volare proprio alle sue spalle. E con il battito delle ali negli occhi e nelle orecchie l'ametrin tornò alla realtà.
    Nathan Parker
    King

    "
    The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot.
    "

    Ametrin
    Wampus
    Quidditch

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    Interagisce con Amalthea. Alla fine crea un sistema di allenamento per le creature magiche -non sistema di difesa lol- usando rame, ferro e dente di megalodonte. Usa poi dagaz e laguz, oltre ai simboli planetari di Plutone e Marte.
     
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    Ametrin
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    BENJAMIN D'ANGELO
    Se so cos’è l’amore, è grazie a te.

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    PARLATO - PENSATO - NARRATO
    La lezione di Magitecnica del professor Morgan, l’ingegnere era giunta al termine. L’ obbiettivo stavolta era: saper costruire una trappola per i cuccioli di famigli marini. Benjamin era rimasto in silenzio con lo sguardo celeste rivolto a tutti i suoi compagni di corso, ascoltandoli con molta attenzione per apprendere tutto quello che aveva bisogno. Sulla faccia fece un ‘ espressione compiaciuta alle parole di Aibileen, la ragazza proveniente dalla terra dei canguri, così le fece un segno con la testa, sperando che lei capisse che era d’accordo con quello che aveva appena detto. Il giovane secondino non ricevette nessuna risposta riguardo le razze e i materiali di come erano formate le bolle, ma doveva scoprirlo da solo però. Non se lo aspettava che aveva scelto i materiali giusti per costruire una trappola adatta. Ascoltò le parole dell’ insegnante e poi con un sorriso rispose.

    “ Grazie Prof! Prometto che userò la mia creatività.”

    Disse mentre segui il professor e la cugina verso la cupola dove c’erano i cuccioli di famigli marini e camminò tra le bolle guardandoli con un sorriso stampato sul volto. Erano molto tutti molto carini.

    ‘ Wow! Sono esemplari magnifici... ‘

    Pensò il giovane dallo sguardo celeste mentre li osservò con molta attenzione alcuni di loro lo mettevano in agitazione quindi passò oltre. Poi ad un certo punto arrivò davanti alla bolla degli Squirtle che gli sembravano molto dolci e teneri ed affini a lui.

    “Non vi preoccupate piccoli mi occuperò io della vostra bellissima trappola “

    Aggiunse per tranquillizzarli prima di entrare nel laboratorio per lavorare. Così mise in funzione il cervello sperando fossero i pensieri giusti:

    ‘Dovrò pensare bene a che trappola potrò costruire con Pelle e Legno. ‘

    Era la prima trappola che costruiva per i cuccioli di famigli marini e sul suo volto apparve un’espressione di preoccupazione, ma subito dopo qualche secondo cambiò tornando calma e tranquilla perché dovette studiare con attenzione le proprietà del legno che aveva appena trovato utilizzando le mani per capire quanto fosse resistente, duro, rigido e infine controllò la sua densità, poi tagliò con la sega a mano che aveva preso un colpo preciso lungo la venatura. Una volta tagliato il pezzo di legno in tante strisce che modellò con l’ incantesimo:

    “ Muto”

    Disse Benjamin mentre formò una struttura in legno che sembrava una palla lasciando una piccola fessura. Allungò una mano verso la pelle che trovato mettendola sotto la struttura già pronta poi infine prese ago e filo. Cucì la pelle tutta attorno alla struttura in legnò lasciando uno spazio per l’aggiunta di una chiusuralampo. Dopo aver finito, passò alla scelta della runa da applicare come sigillo. Controllò tutto il manuale di Antiche Rune e lo sguardo celeste scivolò sulla runa TIWAZ che forse era la più adatta per quella situazione. Tracciò il simbolo grafico della runa TIWAZ sull'oggetto da lui creato. Poi Benjamin ascoltò i consigli del professore per comunicare con lui. Così chiuse gli occhi e si concentrò: vide sulla spiaggia dove spesso andava da piccolo con i suoi genitori in lontanza una strana figura che gli apparve davanti a sé aveva la forma di un Samurai donna che era molto simile a un cavaliere medievale. Aveva il seguente nome Tomoe Gozen, era una ragazza dai lunghi capelli neri e occhi verdi ed era una donna di una straordinaria bellezza nonostante fosse abile con la spada e aveva il coraggio di proteggere gli altri usando la forza. Rimase un attimo sorpreso, non ne aveva mai visto una donna cosi bella che arrossì. Così cominciò a parlarle:

    "Mi scusi tanto non volevo disturbarla, ma mi servirebbe il suo aiuto per proteggere queste piccole tenere creature. Lei mi può aiutare ?"

    Chiese il giovane secondino alla donna che fisicamente assomigliava ad Aibileen, la ragazza per cui si era preso una cotta. La donna si avvicinò a lui con un sorriso cercando di tranquillizzarlo.

    Certo che ti darò una mano, sei un ragazzo così buono che ti meriti il mio potere.

    Disse la giovane guerriera mentre notò che il potere della ragazza aveva ricoperto tutta la trappola con la chiusuralampo facendola scomparire. Soltanto chi sapeva leggere le Antiche Rune avrebbe potuto aprire quella trappola ben costruita. Benjamin fece un sorriso soddisfatto del lavoro svolto i suoi celesti e scoprirono quello che aveva fatto utilizzando le sue sole forze.







    Scheda - Statistiche - Outfit

    @yuiccia



    Interagisce con il professor Morgan e poi prepara la trappola con il legno e pelle utilizzando Muto e poi fa il dialogo con l' umore dell' legno che gli appare come una donna guerriero e usa la runa TIWAZ perchè è come una mamma che protegge i propri figli. ho scelto questa lavorazione perché sembrava quella più giusta e perchè la runa del gueriero perche secondo me loro sono dei piccoli guerrieri.
     
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  11. Louise De Maris
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    Louise De Maris

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    Mezzosangue

    17 anni

    Ametrin

    Ricca

    L
    a mano di Julian le cinse la schiena, mentre si girava a guardarla con stupore. Le fece particolarmente piacere sentire le parole che le rivolse e lei arrossì, ma si chinò al suo orecchio come aveva fatto il ragazzo un istante prima, per dirgli - Non avevo dubbi – e sorridergli.
    Ascoltò con interesse la risposta di Amalthea e del professore: come tutti i mari, questo di Denrise era composta da acqua, semplicemente. Ed era già una conquista per Louise: ma che umore avrebbe potuto avere l’acqua? Era una domanda davvero particolare, visto che dai suoi pochi studi in materia non aveva mai rinvenuto nulla su tale argomento, perciò, avrebbe dovuto andare di logica.
    - Per capire l’umore o il carattere dell’acqua è necessario, secondo il mio parere, prendere in considerazione il suo comportamento: a volte è totalmente calmo, altre è leggermente mosso, altre ancora è tempestoso. Però non è un comportamento determinato da sé stesso, ma da fenomeni naturali esterni. Tuttavia, come per ogni oggetto, ha un suo umore. E, forse, per capirne il senso, sarebbe importante prendere in considerazione le personificazioni che la letteratura attribuisce al mare: calmo, tranquillo, trasparente o cupo, tenebroso, inspiegabile, energico, impetuoso, tempestoso ed irascibile. E bisognerebbe anche considerare la cosiddetta “gente di mare”, spesso descritta come scontrosa, burbera e chiusa. Quindi, se dovessi descrivere il carattere del mare direi che sia calmo e pacato, altrimenti non sarebbe una casa per questi cuccioli marini e le loro famiglie, e in superficie impetuoso e irascibile. Nel caso delle bolle, però, tenderei a preferire il primo umore che ho detto, quello più tranquillo e rassicurante. -
    Sperava di essere stata esaustiva nella sua risposta, pur non sapendo effettivamente quale fosse quella giusta.
    Era davvero felice che Julian si fosse unita a lei per la ricerca dei materiali.
    - Hai ragione, non siamo nella stessa casata… sono stata smistata in Ametrin. -
    Non gli disse che avrebbe preferito essere altrove, possibilmente in Black Opal, anche se lei sapeva bene che Ametrin la descriveva alla perfezione. Mostrò quello che aveva trovato.
    - E tu come stai? Che mi racconti? -

    Il laboratorio in cui erano stati condotti era intrigante e Louise era davvero entusiasta di poter lavorare a un tale compito. Non restava altro che pensare cosa avrebbe potuto costruire: sicuramente, avrebbe dovuto essere qualcosa che circondasse la bolla nella sua interezza, così che nessuno avrebbe potuto attaccare le creature marine, ma avrebbero dovuto esserci degli spazi per far sì che le creature più grandi, come le madri dei cuccioli potessero uscire senza alcuna resistenza.
    Raccolse l’orecchino d’argento e lo pose sulla superficie davanti a sé. Puntò la bacchetta verso l’oggetto e con un – Levicorpus – lo fece fluttuare fino a poggiarsi su un piano ignifugo. Indossò un casco da saldatura con protezione UV che raccolse dal laboratorio e due guanti in pelle. Avrebbe fatto in modo che l’argento si fondesse, per poi colarlo in diversi stampi, a creare delle strisce. Una volta che queste si fossero raffreddate e solidificate, con un movimento secco dall’alto verso il basso e un – Forma Depso – modificò la forma delle strisce in anelli, che unì a creare una sfera armillare. L’artefatto era creato in modo tale che gli anelli d’argento potessero essere montati direttamente sulla bolla d’acqua e smontati successivamente, nel momento in cui si avesse voluto eliminare la fascia protettiva. Scegliendo come liquido l’Argentum Nitricum, ovvero il sale d’argento dell’acido nitrico, utilizzato nei trattamenti omeopatici per calmare ansia e irrequietezza, tracciò sulla superficie interna, a capo della sfera, la runa Lago, con significato di equilibrio, che avrebbe tranquillizzato le creaturine in caso di attacco.
    Per la trappola vera e propria, aveva scelto un pezzo di legno, che scoprì fosse di Ontano e un pezzo di pelle. L’Ontano era un tipo di legno inflessibile, che, nel caso della costruzione di bacchette avrebbe scelto un proprietario disponibile e rispettoso, tutto il contrario di quello che, invece, sarebbe stato il carattere di coloro che tentavano di attaccare o rubare le creature marine. Con un secondo – Forma Depso – creò delle sottili ramificazioni, dopo aver tagliato il pezzo di legno in strisce con una sega, unendole a creare un cerchio. Fece in modo che quattro cerchi diversi fossero uniti a creare una specie di cubo, con una rete di filamenti stracciati dalla pelle, che furono intrecciati secondo linee ben precise, come fosse una ragnatela, ponendo al centro un lembo di pelle per incidervi il sigillo magico. Erano in pratico acchiappasogni senza piume: secondo le credenze indigene, questo oggetto era in grado di trattenere i sogni negativi e le piume di sprigionare quelli positivi. Non avendo scopo di beneficio, ma di attacco e difesa, le piume non sarebbero servite a granché. Per questo motivo, impresse sui quattro lembi di pelle, rispettivamente le rune Sowilu per evocare una magia di luce e accecare gli avversari, Ehwaz per disarmarli, Mannaz per ridurre o sigillare il loro potere magico, anche in caso di creature marine magiche e, infine, Raido, per teletrasportare i nemici in qualsiasi luogo a loro sconosciuto.
    Concluse le due trappole, era arrivato il momento di dialogare con gli oggetti: si schiarì la mente, mantenendo una grande concentrazione mentale, e puntò la bacchetta verso la sfera armillare: una nebbia bianca le si aprì alla sua vista, mentre da essa spuntava con passo aggraziato una donna alta, magra, mento e testa alta, capelli lunghi e biondi che le cascavano lungo le spalle, con fili intrecciati da fiorellini di campo.
    - Ebbene, cosa ci fa una ragazzina come te, qui? – domandò la donna, con un sorriso benevolo e ironico, non sorpresa che fosse lì.
    - Tu chi saresti? -
    Una richiesta legittima, ovviamente.
    - Io sono Argento – rispose semplicemente, occupandosi di quello che aveva tra le mani, mazzetti di erbe calmanti. – Ma cosa ti porta qui, piccina? -
    - Sai, Argento, che avrai a breve dei cuccioli marini al tuo cospetto? -
    - Cuccioli marini? -
    - Si! Piccoli cuccioli marini rischiano di essere violentemente attaccati e rapiti, strappati dalla loro mamma. Tu, Argento, sei mamma, vedo – disse, notando il pancione della donna che, precedentemente, era rimasto nascosto sotto il mantello e decise di appellarsi ad esso. – E come mamma, ti chiederei di prenderti cura di queste creaturine! Hanno bisogno del nostro aiuto, del tuo aiuto… ti prego, io sto cercando di fare il possibile. Ma ho bisogno che tu li tranquillizzi nel caso in cui fossero spaventati, cantassi loro una dolce ninna nanna, come faresti con il tuo- -
    La ragazza fu interrotta dalla voce della donna: - Non c’è alcun problema, piccola ragazzina. Io sono mamma e, come tale, mi prenderò cura di questi piccoli indifesi, che meritano tutto l’amore possibile -.
    Louise sorrise. Non era stato difficile. Staccate le mani dalla sfera, le posò nuovamente sul cubo di acchiappasogni, per ritrovarsi davanti ad una tribù di indigeni armati fino ai denti.
    - In lak'ech – disse, in saluto indigeno che significava "io sono un altro te". L’aveva imparato con suo padre: le piaceva leggere con lui storie e curiosità riguardanti i popoli indigeni. Questo bastò per far sì che i quattro difensori abbassassero le loro lance e i loro archi. Uno di loro parlò: - In lak’ech, fanciulla che ride. Cosa potremmo fare per te? -
    Doveva andare dritta al sodo.
    - So che siete amanti della natura e di tutti i suoi animali: ci sono delle creature marine che hanno bisogno di essere difese da attacchi nemici. E so che voi sarete i migliori in questo compito. -
    - Grande onore per noi è questo, fanciulla che ride. Noi siamo davvero felici di poter fare questa grande azione. Nel Circolo siamo tutti uguali. Non c’è nessuno davanti a te e non c’è nessuno dietro di te. Nessuno è sopra di te. Nessuno è sotto di te. Un uomo coraggioso muore solo una volta, un codardo molti. -
    E così, anch’essi scomparvero. La sua missione era compiuta.

    æ code © non copiare, triste sventurato


    Louise risponde al professore, descrivendo il carattere dell'acqua e costruisce due "trappole": la prima è una sfera Armillare in argento su cui ha inciso la runa Lago con Argentum Nitricum; la seconda è un cubo composto da acchiappasogni, con lembi di pelle come punto centrale e filamenti, su cui sono incise le rune Sowilu per evocare una magia di luce e accecare gli avversari, Ehwaz per disarmarli, Mannaz per ridurre o sigillare il loro potere magico, anche in caso di creature marine magiche e, infine, Raido, per teletrasportare i nemici in qualsiasi luogo a loro sconosciuto, scegliendo come liquido un miscuglio tra il suo sangue e quello essiccato sui lembi. In visione gli appare per prima una donna incinta e, in seguito, quattro indigeni in procinto di cacciare.
     
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    Status
    🗲
    Morrigan Maverick

    "Be the chaos you want to see in the world"
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    « A MAN IS NOT DEAD WHILE HIS NAME IS STILL SPOKEN. LONG MAY HE REIGN. »
    [Scheda][Statistiche]


    Sebbene l'anima dell'Oggetto si presentò come estremamente silenziosa per Giada, il risultato finale fu discreto. Probabilmente la sua creazione avrebbe perso energia nel breve termine, ma a fine lezione Morrigan si sarebbe preso del tempo per aggiustarla. Purtroppo lo stesso poteva dirsi anche di Harry che, per lo meno, scelse un simbolo estremamente interessante.
    In compenso, il grosso della classe aveva fatto un ottimo lavoro. Diversi tra gli studenti avevano usato la trasfigurazione, il che indicava un alto grado di furbizia, senza però tenere conto di come quest'arte potesse essere complessa: solo i più abili maghi o streghe riuscivano a imporre la propria volontà sulla materia.
    Non c'era da preoccuparsi, il docente avrebbe sistemato materiali e sigilli in caso di bisogno, ma con calma, per ora i programmi erano altri.
    «È pronto, aye» Amalthea, notato come nessuno le stesse costruendo nulla di interessante, si era allontanata dal laboratorio una mezz'oretta prima della conclusione della lezione. Visibilmente provata e con uno sbadiglio stretto tra le labbra, era tornata in 'aula' solo ora.
    «Molto bene, cari» I palmi delle mano si congiunsero in un sonoro clap. «Sono felice di aver notato come molti tra voi siano in possesso di una mente acuta e di ottime capacità tecniche o logiche» Alcuni dei lavori lì presenti mostravano la maturità di alcuni studenti del Triennio. Altri, i più raffinati, sembravano addirittura usciti dalla bottega di un magiartigiano «Ora seguitemi. Non preoccupatevi, sistemerò tutto io dopo». E per 'io' intendeva qualche tirocinante schiavizzato.

    Dopo aver lasciato il tempo ai presenti di salutare i vari cuccioli, l'uomo, accompagnato da sua cugina, scortò gli studenti sulla costa. Diversi tavoli in legno erano stati disposti a formare una mezzaluna attornò a un falò su cui degli spiedi, animati magicamente, ruotavano per far cuocere della succulente carne. Al crepitio delle fiamme fece compagnia una serie di risate: sulla spiaggia erano presenti altri denrisiani, più o meno dell'età di Amalthea, che stavano disponendo sui tavoli ogni tipo di leccornia: dai frutti tropicali dell'isola a dei curiosi dolci vichinghi.
    «Forse vi dovrei riportare a Hidenstone, ma visto che ci siamo... perché non goderci un pranzo e un pomeriggio in tranquillità qui alle coste?» Era il loro primo giorno di lezione. Ci sarebbe stato tempo per sudare su tomi e trattati antichi... Ma non quel pomeriggio.
    Con una serie di incanti il magitecnico evocò tendoni, ombrelloni, e sdraie per poi lasciare gli studenti liberi divertirsi. Morrigan si sarebbe probabilmente fatto una nuotata in forma d'orso godendosi, alla faccia di Sigurd, la consapevolezza di essere il motivo per cui Denrise aveva finalmente segnale su tutta l'isola.
    Era quello il più grande insegnamento che avrebbe potuto dare agli studenti: lasciare ogni posto meglio di come lo si era trovato.


    «Parlato»
    "Pensato"
    "Scritto"
    «Parlato Amalthea»
    Narrato


    Riassunto & Info Utili:

    La lezione si è conclusa. Per motivi di brevitas mi sono limitato a commentare solo possibili errori o a consigliare migliorie. Ovviamente è solo la mia umile opinione v.v
    Per ringraziarvi dell'aiuto alla riserva, chi ha partecipato alla prova pratica ha ricevuto nel giorno successivo un pendente incantato che vi aiuterà a sopravvivere a quest'isola tanto ostica.
    Il PP di riferimento cambiava in base alle azioni fatte e ai cuccioli con cui avete deciso di interagire o per cui avete provato simpatia.
    Due PP residuali andavano rispettivamente a chi ha craftato qualcosa per Amalthea o per la Riserva <- O non ha specificato nulla.

    Megalodonte, Coraggio.
    Drago-tartaruga, Resistenza.
    Kraken, Intuito.
    Squirtle, Intelligenza.
    Kelpie, Destrezza.
    Vodyanoy, Carisma.

    Amalthea, Empatia.
    Riserva, Tecnica.


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    Applause @ Lady Gaga - @Artpop


    Premi:

    Piccola nota prima di iniziare v.v Morri, come il sottoscritto, è molto buono. Ogni fase della lezione contribuiva sul voto finale: Entrata, cinque punti, Spiegazione, Sei, Parte Pratica, Nove.
    Lui vi ha dato il massimo dei punti, ma non è detto che i restanti professori faranno lo stesso, quindi vi invito a cercare sempre di dare il meglio v.v
    Ho inoltre dato dei punti extra a pg che hanno colpito particolarmente Morrigan. Se una cosa mi ha stupito, i punti extra sono andati soltanto a chi l'ha fatta per la prima volta.
    Per informazioni sui punti casata andare qua.
    P.S. Sentitevi liberi di farmi notare errori perché il mio tastierino numerico non funge e ho letteralmente dovuto copia-incollare tutti i numeri che vedete lel.
    P.P.S. Feedback sarebbero graditi :v

    Morrigan Maverick
    Da accreditare: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 8 EXP

    DIOPTASE
    OTTO studenti.
    Totale punti: 22 + 20 + 20 + 20 + 22 + 11 + 11 + 11 = 137

    Nicholas McCallister
    PUNTI CASATA: 5+6+11 +2 = 22
    PUNTI EXTRA: per l'interessante interpretazione del dialogo e per le incredibili doti persuasive.
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in guscio di Drago-Tartaruga:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Resistenza


    Giada McCarthy
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in squama di Vodyanoy:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Carisma


    Aidan Hargraves
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in dente di Megalodonte:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Coraggio


    Amalea Davidson
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in zaffiro dei Mari:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Tecnica


    Amelia Farley
    PUNTI CASATA: 5+6+11 +2 = 22
    PUNTI EXTRA: per le considerazioni da fare e l'interpretazione del dialogo in relazione ai materiali E perché ti amo, Amelia, a quando il matrimonio?.
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in guscio di Drago-Tartaruga:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Resistenza


    Julian Miller
    VOTO e EXP: +1 Resistenza
    PUNTI CASATA: 5+6= 11

    Edith Brightstone
    VOTO e EXP: +1 Resistenza
    PUNTI CASATA: 5+6= 11

    Isaac Callahan
    VOTO e EXP: +1 Resistenza
    PUNTI CASATA: 5+6= 11

    BLACK OPAL
    QUATTRO studenti.
    Totale punti: 20 + 20 + 20 + 11* + 11 + 11 + 11 + 11 = 115

    Harry Wood
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in dente di Megalodonte:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Coraggio


    Thomas Roberts
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in dente di Megalodonte:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Coraggio


    Brooks O'Connor
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in dente di Megalodonte:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Coraggio


    Dermont Baker
    VOTO e EXP: + 9 EXP
    PUNTI CASATA: 5 = 5

    AMETRIN
    OTTO Studenti
    Totale punti: 22 + 22 + 20 + 20 + 20 + 30 + 11 + 11 = 156

    Aibileen Beatrix
    PUNTI CASATA: 5+6+11 +2 = 22
    PUNTI EXTRA: per l'interessante linea che connette materiale a runa, runa a effetto.
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in guscio di Drago-Tartaruga:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Resistenza


    Siria Healy
    PUNTI CASATA: 5+6+11 +2 = 22
    PUNTI EXTRA: per l'interessante approccio ai cuccioli e il modo pratico con cui questo è stato perseguito.
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in alga di Kelpie:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Destrezza


    Emma Lewis
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in perla di <del>Squirto</del> Squirtle:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Intelligenza


    Nathan Parker King
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in zaffiro dei Mari:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Tecnica


    Benjamin d'Angelo
    PUNTI CASATA: 5+6+11 = 20
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in perla di Squirtle:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Intelligenza


    Louise De Maris
    PUNTI CASATA: 5+6+11 +10 = 30
    PUNTI EXTRA: senza dubbio alcune delle risposte migliori che abbia letto, dalla perfezione nella seconda fase alla cura dei dettagli nell'ultima.
    VOTO e EXP: + 1 Tecnica, +1 Resistenza, + 6 EXP
    CODICE
    <b>Pendente in zaffiro dei Mari:</b> quando indossato -1 ai danni subiti, +1 Tecnica


    Clive Greenwell
    PUNTI CASATA: 5+6= 11
    VOTO e EXP: +1 Resistenza

    Leah Branwen
    PUNTI CASATA: 5+6= 11
    VOTO e EXP: +1 Resistenza
     
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56 replies since 31/8/2021, 23:37   2209 views
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