Antiche Rune & Magitecnica - esami mago 2020/2021

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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Un dedalo intricato era il luogo in cui si svolgevano classicamente gli esami MAGO dell'Accademia di Hidenstone e secondo il docente di rune nessun luogo sarebbe potuto essre più perfetto per l'occasione, del resto, un dedalo era intricato almeno quanto quell'insieme di prove in fila.
    Quell'anno Rune sarebbe stata affiancata da Magitecnica e ciò sarebbe stato piuttosto evidente agli studenti, una volta giunti nello spazio a loro dedicato.
    Intorno alle siepi antichi pannelli rappresentavano il Dio Heidmallr. Uno, antico, in legno, rappresentava il dio suonare il corno per il giorno del ragnarok, un altro, in ferro smaltato, mostrava un'animazione del dio che lottava con Loki fino ad uccidersi vicendevolmente.
    Altre immagini sempre in legno o metallo rappresentavano il dio intento a sorvegliare il bifrost e vegliare sull'umanità tutta e se tali immagini avessero loro stuccato, vi erano sempre gli schermi al plasma di Morrigan che mostravano alcune rappresentazioni alternative e più moderne del dio, come quello della Marvel (fumetti, cartini e film) e di God of War.
    Al centro della radura si trovava un tavolo, con moltissimi materiali e attrezzi e curiose pietre colorate dalla forma rotonda e della dimensione di un'unghia, tutte bianche e con dentro iscritta una dorata runa.
    Sul tavolo vi era anche una pergamena scritta con alfabeto runico: il verde acceso tradiva (ve ne fossero stati dubbi) come fosse stata lasciata da Lancelot.

    Benvenuti ai vostri esami MAGO, ragazzi,
    Come potrete notare, avete davanti a voi molti materiali dai quali potete ottenere i più svariati oggetti, secondo i vostri talenti e le vostre preferenze.
    Due regole sole vi diamo: la prima è che l'oggetto, in una qualche maniera, dovrà essere ispirata al culto e alla mitologia di Heimdallr: sono certo che di lui ricorderete tutto, ma i pannelli intorno a voi dovrebbero comunque darvi qualche suggerimento! La seconda regola è che l'oggetto dovrà essere incantato con una magia.
    Tranquilli, lo sappiamo che è programma del percorso GEMMA, per questo abbiamo realizzato delle pietre di vetro runiche: vi basterà incastonarle nell'oggetto da voi creato, puntare contro la bacchetta ed enunciare l'incantesimo che volete incanti l'oggetto e il gioco sarà fatto.
    Come vedrete, ci sono 24 pietre, una per runa: scegliere la runa più corretta vi garantirà non solo una miglior riuscita, ma anche un miglior voto! Idem per la scelta dei materiali e della fattura!
    Ah giusto, c'è una terza regola, cui il prof. Maverik tiene particolarmente: Stupiteci!
    Buona fortuna a tutti voi e che Heimdallr e le passate settimane di studio possano vegliare su di voi,
    Morrigan e Lancelot



    Benvenuti ragazzi all'esame di rune e magitecnica!
    Come vedrete dovrete cimentarvi nel crafting di un oggetto a vostra scelta, che dovrete poi incantare servendovi di un incantesimo a voi noto, sparato sulla pietra.
    Avete libertà sui materiali e come lavorarli (mettete tutti gli oggetti che volete e servitevi liberamente della trasfigrazione, anche), ma ricordatevi delle consegne: lo dovete incantare e deve essere in qualche modo ispirato ai miti intorno il dio Heimdallr (fate pure ricerche se volete).
    Ovviamente non descrivete in maniera autoconclusiva il risultato finale: quello è nostro compito! ;)
    In bocca al lupo ancora!
     
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    La prova di Rune e Magitecnica. Due docenti che a Gyll piacevano follemente per il loro modo di essere sempre disponibili ad aiutare gli altri. Anche se doveva ammettere che non aveva un favoloso ricordo della lezione di Magitech che aveva visto coinvolti primo e secondo anno insieme. Fu una delle prime che la vide piangere e essere presa in giro e da lì si era chiusa in quell'aula in disuso dove aveva incontrato il suo attuale principe azzurro (quello di scuola, per chiarirci. Ops.)
    Arrivata allo slargo dedicato a quella prova, Gyll si avvicinò al tavolo in questione e lesse la pergamena «Olwen» - mormorò scoprendo che già aveva iniziato ad essere esaminata nel momento in cui doveva tradurre e leggere in quell'alfabeto runico.
    Sospirò e prese appunto delle nozioni che il docente gli aveva dato e si guardò attorno, notando i pannelli che vi erano a descrivere la storia di Heimdallr. L'attenzione maggiore della ragazzina fu presa dal pannello che rappresentava l'ultimo duello tra lui e Loki, dove uno uccise l'altro, prima dell'arrivo del gigante di fuoco Surtr che avrebbe poi dato fuoco al mondo con la sua spada fiammeggiante.
    Gyll prese un respiro profondo e guardò i materiali che aveva sul suo piano di lavoro, quindi avrebbe valutato ogni più svariata forma di materiali e avrebbe scelto quello che più le pareva essere delizioso per cercare di creare quello che le sarebbe piaciuto avere da quella prova. Afferrò il blocco di argento e lo mise su quello che sarebbe stato il suo piano di lavoro e avrebbe provato a poggiarvi la bacchetta cercando la concentrazione meritata e provando a liberare la mente da tutti i pensieri che potevano distoglierla. Quando riaprì gli occhi era entrata in quell'illusione che aveva già provato a lezione «Chi bussa alle mie porte?» - una voce dal tono pacato e gentile rieccheggiò in quella sorta di stanza asettica, bianca, dov'era solo lei «Sono Gyll, Gyll McKenzy.» - provò a rispondere la ragazzina, girandosi attorno e cercando il suo interlocutore che con la voce riempiva quella stanza «Questo nome non mi dice niente, ma se sei qui, qualcosa vorrai sicuramente da me, signorina.» - il suo tono continuava ad essere gentile e fece sorridere la mezza-veela che prontamente rispose «Esatto! Sono qui per convidere con lei un mio traguardo. Sono al secondo anno della mia accademia e sto per passare al terzo, ma per farlo devo forgiare un'arma che mi possa aiutare a superare un esame difficile e mi piacerebbe che sia lei ad aiutarmi.» - sentì il metallo mugugnare, quasi pensieroso «E cosa dovremmo fare? Non saprei... sembri una ragazzina solare e gentile...» - Gyll non mollò la presa «Non sarà niente di troppo difficile, glielo prometto, ma mi permetta di avere il suo aiuto e insieme potremmo superare questa prova!» - il suo tono era cristallino e fece ridere appena l'argento vivo «E va bene signorina, andiamo a vincere questa prova.» - e solo allora riaprì davvero gli occhi, accarezzando quell'argento che aveva riposto in una grande bacinella.
    Sorrise «Grazie...» - mormorò al materiale e poi con la bacchetta iniziò a creare davanti a sé una spirale dall'interno verso l'esterno «metalia moldum». L'aria iniziò a colorarsi di rosso, fino a quando il metallo non prese a sciogliersi e fondere.
    Appena fu sciolto, la ragazzina avvicinò la forma del pugnale che aveva scelto come rappresentanza dell'arma che avrebbe dovuto forgiare e vi versò l'argento fuso dentro, così da riempirne ogni angolo e avere lo stencil pieno. Quindi disegnò una F e «Finite incantatem!» - mormorò per far sì che il metallo diventasse nuovamente solido.
    Cercò sul banco di lavoro un martello e lo afferrò per spaccare il blocco attorno, quello che l'aveva aiutata a dare la forma giusta, quindi «Forma Depso» cercò di creare un foro all'altezza dell'impugnatura, un foro che non trapassasse da un lato all'altro ma che fosse solo l'incavo per l'alloggio della runa che aveva scelto.
    Afferrò la runa che riportava Laguz al suo interno e la sistemò nell'incavo.
    Quindi disegnò una fiamma in aria e «Incendio.» - mormorò al fine di incantare quella runa con l'incantesimo fiammeggiante.
    Le motivazioni che l'avevano spinta a quelle scelte erano semplici: aveva cercato di riprodurre una spada, come le armi che i norreni utilizzarono per togliersi la vita, ma ancor di più, come la spada che Sturtr utilizzò per incendiare il mondo.
    Incendiare, già. Ed era per questo che aveva scelto quell'incantesimo da legare all'arma e la runa Laguz che nel Furthark significava lago, letteralmente, ma simbolicamente equilibrio e rigenerazione. Così come il fuoco, bruciando i campi, rigenerava vita e rendeva fertile il terreno. Quella stessa Laguz che in chorium runae avrebbe potenziato i suoi incantesimi elementali. Per l'argento, invece, aveva deciso di voler un materiale dall'animo pacato, riflessivo e gentile, così da equilibrare (laguz ancora) l'animo caldo delle fiamme dell'incantesimo scelto.
    Gyll McKenzy

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    Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
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    Black Opal, II anno

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    Adamas Vesper
    Studente, Capitano Ametrin | 18 anni

    Adamas entrò circospetto nella sala, forse fin troppo: fino a quel momento, in fondo, non era ancora accaduto niente di male, no? Certo, la prova di Ensor doveva ancora arrivare, e se mai ci sarebbe stato un momento in cui avrebbero rischiato di morire, sarebbe stato quello.
    Quando entrò nell’ennesima stanza, tuttavia, tirò un sospiro di sollievo; i pannelli disposti lungo il perimetro ed il tavolo da lavoro al centro sarebbero stati strani per un esame di DCAO, e di sicuro la pergamena verde aveva un tocco molto più pacifico e rassicurante.
    Lesse con cura le indicazioni lasciate dai professori di Magitecnica e Antiche Rune; come sempre, non era eccessivamente interessato alla mitologia norrena, ma ringraziava di averla ripassata. Heimdall era anche una delle divinità che conosceva meno, ma ammirando i pannelli attorno aveva visto il mito che ricordava meglio: il dio intento a suonare il corno del Ragnarok… forse uno strumento musicale avrebbe colpito i professori?
    ‘Ok, ma quale sarà il materiale migliore per un corno? E poi, non sono sicuro di saper creare un corno in metallo… forse l’osso è migliore? Sembra anche più adatto ai Vichinghi…’
    Cercò tra i materiali del tavolo di lavoro, finché non trovò un corno di toro, lungo circa 25 cm e leggermente incurvato.
    ‘Immagino che vada svuotato del midollo, prima… ma come?’
    Passò in rassegna gli incantesimi che conosceva: la cavità presente andava allargata per permettere un maggior passaggio d’aria.
    “Gratta e Netta”: sperava di essere abbastanza abile da poter ripulire l’interno del corno senza rovinarlo. Una volta finito, ne avrebbe saggiato la continenza riempiendolo d’acqua tramite un Aguamenti.
    ‘Posso anche lasciarlo ruvido, all’esterno… direi che ha un aspetto più da guerriero, così.’
    Ora si trattava di passare alla creazione dell’imboccatura: doveva tagliare la punta del corno, ma non sapeva precisamente di quanto. Forse 3 cm sarebbero stati sufficienti?
    “Però… forse è meglio andare di sega”: avrebbe tentato, con un seghetto preso nelle vicinanze, di resecare quanto necessario per creare un bocchino il più possibile adatto a lui stesso.
    ‘Ora si tratta di perforare ancora l’imboccatura per permettere un miglior passaggio dell’aria… meglio farlo a mano - con gli incantesimi rischio di fare casini.’
    Prese uno dei trapani, scegliendo quindi una delle punte più piccole, in modo da non creare danni strutturali;nel momento in cui fosse riuscito nel suo intento di perforare, avrebbe riutilizzato il Gratta e Netta per pulire lo strumento dalla polvere d’osso lasciata.
    ‘Ok - ora devo incastonare la pietra, ma non posso creare un incastro nel corno in sé, si rovinerebbe…’
    Avrebbe quindi tentato di creare un piccolo ornamento per il corno che avesse una doppia funzione: da un lato avrebbe permesso ad Adamas di inserire una piccola tracolla di pelle, in modo da poterlo trasportare comodamente, mentre dall’altro avrebbe permesse di incastonare comodamente la runa.
    ‘Che materiale è meglio usare, però? Forse un metallo nobile, per non disturbare la magia della runa?’
    Alla fine decise per costruire i finimenti in argento. prese un piccolo blocco, per poi tramutarlo in due anelli, uno dal diametro minore che posizionò vicino all’imboccatura ed uno maggiore che posizionò verso l’apertura finale. Usando un blocchetto più piccolo, dotò l’anello maggiore di un castone in cui avrebbe inserito la runa, una volta scelta. Unì il castone e l’anello maggiore tramite l’Elementa weldum. Avrebbe quindi cambiato il solo colore del solo corno tramite Colovària in un nero pece, per renderlo più… adatto alla battaglia? Quindi prese una cinghia di cuoio e, usando il medesimo incanto, la unì ai due anelli.
    ‘Bene, ora manca solo la runa e l’incantesimo… è il corno del Ragnarok, ci vuole qualche incantesimo adatto. Forse il Dismundo? E come runa, quale sarebbe la più appropriata? Hagalaz simboleggia la distruzione, ed il Ragnarok non era tipo la fine di Asgard? O ricordo male? Oppure, Tiwaz è lo scontro… potrebbe andare bene comunque.’
    Alla fine, decise di incastonare la runa Hagalaz, ritenendola più appropriata al suo volere; quindi, dopo averla posizionata nel castone ed aver usato per la terza volta l’Elementa weldum, disegnò un cerchio in senso antiorario, partendo dall’estremità inferiore, mormorando “Dismundo”. La sua intenzione finale era quella di ricreare uno strumento da guerra simile a quello di Heimdall.
    Chissà se il suo tentativo sarebbe riuscito.
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    parlato - pensato- ascoltato
    Dopo la prova di Pozioni e Astronomia Mia si sentiva…confusa. Probabilmente quella era la parola migliore per descrivere il suo stato, dal momento che le pareva di aver fatto un enorme disastro e di non essere stata capace di concludere niente di accettabile: indipendentemente dal colore della pozione la sua sensazione era quella di aver fatto ben più di un errore e non poteva evitare di chiedersi come avrebbe potuto riuscire negli esami se sbagliava già tutto alla prima prova.
    Impiegò un po’ a trovare la strada giusta per la seconda prova, e avrebbe voluto tanto che quel percorso le portasse più calma ma aveva la sensazione che quella fosse difficile da raggiungere al momento. Forse avrebbe potuto pensare a qualche incantesimo? Al momento le sembrava di non conoscerne nessuno che facesse al caso suo e in ogni caso cercò di ripetersi che andava tutto bene, per darsi ancora un po’ di tempo. L’ingresso nello spazio che ospitava la prova di Magitecnica e Antiche Rune fece il miracolo: non appena Mia si imbatté nei pannelli che raffiguravano il dio Heimdallr si sentì travolgere da un senso di famigliarità e sollievo. Quello lo conosceva bene, ricordava di aver visto raffigurazioni simili nei suoi libri e se non altro aveva una vaga idea di che cosa stessero parlando. Si illuminò, sentendo parte della sua tensione scemare man mano che studiava i pannelli si sentì avvolgere da un senso sempre maggiore di sicurezza: era un caso il fatto che si trovasse di fronte al Dio della protezione e dell’ordine? Probabilmente sì, era solo suggestione, ma tanto le bastò per recuperare un briciolo della sua sicurezza.
    Per qualche ragione a lei ignota, questa volta l’idea di dover costruire un oggetto riuscì a metterla a suo agio, anche se notoriamente le attività di tipo manuale non fossero il suo forte. In genere aveva sempre paura di fare disastri, ma questa volta l’idea le balzò subito alla mente e riuscì a visualizzare subito che cosa volesse creare, o almeno non appena finì di decifrare il messaggio in alfabeto Runico che Lancelot gli aveva lasciato. Si diresse decisa verso l’ottone, recuperando poi due crogioli e uno stampo adatto a quello che voleva creare. Prima di tutto si occupò dell’acciaio, riponendolo nel contenitore adatto alla fusione per poi impugnare la bacchetta e pronunciare un deciso “Metalia Moldum!” per portarlo alla fusione: aveva scelto questo metallo nello specifico per via del suo carattere, molto più educato e pacato dell’oro, che era invece narcisista e supponente, e che quindi meglio poteva adattarsi alla propria natura. D’altra parte Mia avrebbe gradito poter assumere un po’ della sicurezza di sé dell’ottone, non le avrebbe fatto troppo male e forse avrebbe potuto addirittura trarne un immediato giovamento, visto come si era sentita fino a poco prima.
    Avrebbe potuto indubbiamente creare un’arma, Heimdallr possedeva una spada per proteggere gli dei e il palazzo di Asgard ma non solo: come i pannelli le avevano ricordato, anche se Mia già lo sapeva, al dio era stato affidato anche un corno per avvisare dell’arrivo dei nemici. Per questo la ragazza non aveva potuto fare a meno di pensare istintivamente alla creazione di un amuleto che potesse essere sensibile proprio al pericolo, non solo per lei ma anche per chi poteva circondarla: di certo sarebbe stato utile no? E lei non era abbastanza portata per le armi da pensare di crearne una.
    Versò quindi il liquido in uno stampo apposito per creare una fine catena, e poi si sarebbe occupata del ciondolo, ovvero la parte più importante. Colò l’ottone in un piccolo stampo di un cameo, dal diametro di due centimetri circa, stando ben attenta a non farsi male –aveva indossato le protezioni necessarie fin da subito, d’altronde- e a non fare troppi danni. Una volta terminato avrebbe direzionato un “Finite Incantem” nello stampo del cameo e in quello della catena, per far tornare il metallo allo stato solido. Prendendo poi con cura in mano il piccolo cameo avrebbe eseguito un secco movimento dall’alto verso il basso, poi un lieve affondo, preciso, pronunciando un deciso “Forma Depso” con l’obbiettivo di modificare la forma del cameo in quella di un piccolo sole. Ovviamente la forma non era casuale: Heimdallr non aveva solo una armatura luminosa, che ricordava l’astro, ma alla sua nascita era stato benedetto dalla forza della terra e dal calore del sole.
    Terminato il suo processo avrebbe unito la catena al pendente attraverso un piccolo anello, con l’aiuto delle pinze da minuteria, e avrebbe ammirato per qualche istante il risultato che aveva ottenuto. Non aveva ancora finito però: si diresse quindi verso le piccole pietre e scelse senza troppa indecisione quella raffigurante ᚦ, Thurisaz, che significava protezione.
    Ed eccola quindi arrivata all’ultima parte. Si ritrovò piuttosto indecisa circa l’incantesimo migliore: siccome quello che voleva era riprodurre la funzione ricoperta dal Dio Norreno, era sicura che il suo ciondolo avrebbe dovuto avere la funzione di avvertirla del pericolo, illuminandosi magari o scaldandosi abbastanza sulla sua pelle da avvertirla. Ed ecco che quindi le arrivò l’illuminazione: si mise quindi a disegnare un cerchio, partendo dalla parte superiore, e investì il ciondolo con la potenza di un “Cave Inimicum”, osservando poi la sua creazione finale sperando che risultasse soddisfacente.



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    Dark Side of Super Sayan

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    »Ryu Okami [X]
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    Antiche Rune e Magitecnica, due materie in cui mi ero distinto abbastanza durante l'anno, portando a casa ottimi risultati, e che ora, in quell'Esame M.A.G.O. si erano unite, come tempo addietro nella lezione di quel lurido orso: attorno a noi, nel luogo ove l'esame si sarebbe tenuto, ecco che vi erano numerose diapositive a muro, raffiguranti Heimdallr, il modello che ci avrebbe fatto da traccia per la creazione dell'oggetto di quel dì, un artefatto magico legato a quella figura della mitologia norrena ed infuso con un incanto che richiamasse il guardiano del Bifrost, Una sfida intrigante, lo devo ammettere, mi ritrovai personalmente a pensare, prima di mettermi al lavoro.
    Avevamo totalmente carta bianca su come agire, totale libertà di scelta sui materiali e sull'oggetto da creare, purché rispettasse la traccia del legame con l'uccisore di Loki, ed io, conoscendo la mitologia dei Nove Regni come ben la sapevo, avevo già l'idea perfetta: un artefatto composto da due materiali, che avrebbe ritratto lo scontro che Heimdallr, nel Ragnarok, è destinato a sostenere contro Loki, il Dio dell'Inganno. I materiali da me decisi per la realizzazione dell'artefatto, furono l'oro e l'argento: l'oro, simbolo di narcisismo, supponenza e generale altezzosità, ben si sposava con la figura di Loki, ambiguo e sempre capace di portare caos tra le divinità sue pari; l'argento, al contrario, simbolo di riflessione, gentilezza e spirito di sacrificio, si legava perfettamente al guardiano del Bifrost, pronto sempre sull'attenti ad avvisare dell'arrivo del Ragnarok, ove tutto sarebbe finito. Oltre a ciò, la pietra runica che decisi di scegliere fu quella della runa Naudiz ᚾ, legata alla cautela, e quindi affine, visto il ruolo che Heimdallr aveva nel suo pantheon, alla sua figura di messaggero di sventura.
    Scelti i materiali, ecco che mi sarei messo a lavoro: preso un blocco di terracotta, dopo aver posizionato al di sopra di esso la pietra runica, andai a lanciare un Forma Depso sul blocco stesso, modellando quello che sarebbe stato il mio stampo; la pietra runica sarebbe scivolata all'interno del blocco di terracotta, posizionandosi al centro dello stesso, mentre attorno ad essa, due forme si sarebbero scavate nel blocco: attorno alla metà destra della pietra, si sarebbe formata la forma di un corno di capra, dalla cui estremità più larga, posizionata precisamente a metà nella parte alta della pietra runica, sarebbe partita invece la forma di un serpente, intento a mordere la punta del corno stesso, come andando a formare, con quelle due iconografie, un Ouroboros. Il corno, riferimento al Gjallarhorn, rappresentava Heimdallr, e, a seguito di un Metalia Moldum, sarebbe stato riempito di argento liquido, così che il metallo prendesse la forma del simbolo del guardiano del Bifrost; allo stesso modo, invece, fu l'oro liquido a formare il serpente, simbolo di intelligenza e scaltrezza proprie di Loki, che, nella raffigurazione del ciondolo che stavo creando, era in lotta con Heimdallr. Con il pendente che stavo creando, andando a richiamare il momento in cui il guardiano del Bifrost si accorgeva delle armate di Loki, ed andava così ad affrontarlo.
    Proprio con questa idea in mente, a seguito di un Finite per stabilizzare il metallo liquido, e dopo aver aperto in due il blocco di terracotta così da rivelare il ciondolo che si sarebbe eventualmente formato, sarei andato a puntare la bacchetta verso la pietra runica, recitando un Cave Inimicum, in modo da incantare la pietra con quello specifico incanto.
    Heimdallr, nel Ragnarok, aveva il ruolo di avvisare tutta Asgard del pericolo suonando il suo corno, e, se tutto fosse andato come doveva, il ciondolo avrebbe replicato la cosa, avvisando il proprio possessore del pericolo emettendo il tipico suono dell'incanto. Abbastanza tematico rispetto alla consegna, almeno a mio parere.

    Statistiche
    Stato Fisico: Ottimale
    Stato Psicologico: //
    Casata: Black Opal
    Razza: Metamorfomagus
    Abilità:
    CITAZIONE
    Urlo nero:
    Certe volte, nella vita, si può solo fare una cosa: urlare.
    +1 agli incanti Sonici; +2 se si è castato Sonorus.

    Skill://
    Incantesimi Utilizzati:
    CITAZIONE
    //

    «The Dragon God Rises!»
    codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
     
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black

    "Be silent, Heimdallr!
    For thee in early days
    was that hateful life decreed:
    with a wet back
    thou must ever be,
    and keep watch as guardian of the gods."
    - Lokasenna



    Ha smesso di credere nelle coincidenze da diversi mesi, lì, sul picco più freddo delle montagne di Denrise; lì, dove un altro figlio di giganti lo ha scelto come suo campione, e tutt'ora non crede che sia stata una coincidenza.
    "Heimdallr, il dio dell'ordine e dell'acqua che ucciderà, e verrà ucciso, da Loki, il dio del caos e del fuoco" Nei figli di Denrise la mitologia nordica scorre nel sangue come l'ossigeno e i geni degli avi passati. Tra tutte le storie e i racconti che avrebbe potuto citare del Guardiano degli Dei, la battaglia con Loki sarebbe stata la più scontata, ma anche la più difficile da ignorare.
    Studia ogni parola del docente, e poi attende. Esamina il laboratorio, e comprende da dove iniziare: la raccolta dei materiali.
    "Qualcosa che rappresenti me e gli dei che devo onorare" Tra i vari scompartimenti e archivi messi a disposizione da Hidenstone parte dalla località. Se gli oggetti assorbono l'anima dei loro possessori, emulandone le caratteristiche magiche, lo stesso può dirsi del luogo in cui vengono estratti prima di passare a mano umana.
    E c'è solo un luogo che possa celebrare sia la forza di un mezzogigante che gli Dei Nordici: Denrise "Componenti minerali estratti dai picchi di Odino, componenti vegetali provenienti dalla foresta eterea". Per quanto quel succhia kappa potesse dirgliene, Ciarán è certo di aver vinto la lotteria entrando in quell'accademia che gli ha dato, nel corso di due anni, accesso a quel ben degli Dei. Gratuitamente.

    "Duri, aspri e quasi del tutto inaccessibili " Queste le parole che descrivono i Picchi di Odino. È sui Monti che la sua storia con l'altra faccia di Heimdall è iniziata, o forse semplicemente ufficializzata.
    Un enorme monolite d'acciaio ricavato dai materiali ferrosi che pullulano nel ventre di questa regione benedetta dal Freddo e dai Fulmini. I muscoli del mezzogigante esplodono sotto la divisa e dopo aver sollevato il tutto comprende come quel parto avverrà solo se non ci saranno ostacoli di mezzo.
    Si toglie la giacca e la camicia, restando a busto scoperto, e poi solleva ancora una volta il blocco portandolo nei pressi di un enorme macchinario di ferro e vapore. Anni addietro avrebbe indicato lo stesso come un mostro proveniente da un territorio di senza dei, ora lo chiama Taglio WaterJet abrasivo e ad acqua pura, una tecnologia rivoluzionaria dai grandi benefici. Ha scelto quel metodo di lavorazione non solo perché sia preciso, ma perché su una superficie di quelle dimensione il surriscaldamento sarebbe più difficile da gestire che nel caso di spade di dimensioni "umane".
    "Un passo falso e mi taglio un dito" Ed era proprio quello il bello.
    La programmazione della macchina avviene con facilità: nel corso del biennio hanno usato questo oggetto diverse volte.
    Il risultato è l'abbozzo di un'enorme "Lama".
    Il secondo passo è trasformare gli spessi bordi dell'oggetto da degli spazzaossa a dei tagliacarne. Questa volta si arma di frullino e pazienza per definirne i bordi, rendendoli quanto più affilati possibili, per passarli a fil di cartavetro subito dopo.
    Per l'affilatura decide di fare riferimenti a una tecnica giapponese che ruota attorno all'utilizo di quattro tipi di nagura. È fiero del suo paese, ma rispetta anche fabbri e guerrieri stranieri, sebbene portati per l'inferiorità. La prima pietra da affilatura che va a usare è la Botan, costituita da particelle grossolane che vanno a levigare grandi quantità di acciaio il più velocemente possibile. Passa alla pietra successiva solo la fanghiglia si fa più scura. Il secondo passo è la mejiro, seguita subito dopo dalla tenjou: entrambe sono pietre dalla natura fine. Saggia dunque l'aggressività della lama passando il filo del rasoio sull'unghia del pollice e, conscio di aver fatto un buon lavoro, conclude il tutto con l'ultima koma.
    "Anche il tempo si arrende di fronte alla tregua che l'aria della Foresta Eterea è in grado di dettare" Legno, per un manico che lo avrebbe rappresentato; tasso, tra i tanti. Gli studiosi di Magitecnica denotano delle bacchette di Tasso la reputazione oscura in ambito di duelli e maledizioni.
    Ma Ciarán è attratto da altro: "Quando un mago viene sepolto con la sua bacchetta di tasso, di solito questa germoglia, dando origine a un albero che custodirà la tomba del suo defunto padrone". Queste le parole di Olivander a descrivere un fenomeno così improbabile, eppure così reale nella mente del mezzo-gigante, un ricordo che non ha mai avuto la fortuna, o sfortuna, di vivere veramente.
    Shou Sugi Ban, per trattare il legno dopo avergli dato la forma di manico. Passa il blocco su una fiamma per bruciarne gli strati superficiali e chiedere col vapore tutti i pori, assicurandosi dunque che la superficie sia definitivamente impermeabile. Qualche colpo di spazzola per rimuovere i residui, affondato nell'acqua per raffreddarlo, e dunque coperto con cera e olio naturale per garantirgli maggiore resistenza al trascorrere del tempo.
    Non ama usare la magia nel crafting perché sfruttando le mani si entra in comunione più facilmente con l'oggetto, ma a quel punto è costretto a farlo. «Forma depso» Questo primo incanto crea nel manico degli appoggi in cui l'anima d'acciaio potrà cullarsi. Dunque sistema la lama in perpendicolare al terreno, fissa il pezzo di legno con delle vite, punta la bacchetta alla base della lama e mormora un «Metalia moldum». La scelta dell'incanto non è casuale. Come ogni forma di trasfigurazione si basa sul disegno mentale tracciato dal trasfiguratore; progetto che permette al metallo di colare nel manico per tornare solido come gli stessi Picchi in seguito a un «Finite Incantem».
    C'è tutto, ma manca ancora qualcosa, un vuoto da colmare. Porta le mani sul ventre dello spadone e disegna un piccolo cerchio con un compasso per prendere le misure.
    Poi le dita, con la cura di un uomo intento a celebrare il rito funebre della sua amata, intrecciano una piccola ghirlanda di legno in un materiale che non ha bisogno di spiegazioni: vischio bianco. Lega la fine all'inizio emulando un Uroboro, simbolo su cui torneremo in un secondo momento.
    «Muto» Dal cerchio tracciato col compasso serpi di acciaio si diramano cullando al loro interno la sfera da incantare e la ghirlanda di vischio; ospitando la prima e diventando un tutt'uno con la seconda.
    Uno spadone massiccio che solo un mezzo-gigante potrebbe utilizzare è ora stretto tra le mani del ragazzo. Una forma scontata per celebrare Heimdall, ma la migliore per dare onore alla brutalità dell'ultimo dei suoi scontri: quello con Loki.
    Lascia all'arma il tempo di respirare per assicurarsi che gli umori dei vari componenti possano congiungersi in un singolo carattere e dunque passa al dialogo.

    Riconosce il plumbeo delle nuvole e l’acre umidità che impregna l’aria; si sente a casa, li tra le gelidi correnti che infestano il punto in cui la Foresta Eterea bacia i Monti di Denrise.
    Di fronte a lui si trova una figura regale, tanto slanciata da superare anche il mezzo-gigante in altezza. Indossa un lungo abito di lino che riflette i raggi del sole attraverso i numerosi gioielli ivi incastonati.
    I capelli fluttuano come nuvole e hanno lo stesso colore dell’argento che si lega al rosso delle rose: il solo sguardo lo porta a tremare, ma è l’enorme spada che impugna a farlo sentire così piccolo.
    «Sono qui per dialogare» È così che inizia il ragazzo, pentendosi subito dopo dell’approccio sbagliato.
    «Mi hai dato forma richiamando a te gli elementi di quest’isola selvaggia. Salta i convenevoli e arriva al dunque. Perché dovrei accettare?» Ode un esercito di voci provenire dallo spirito della spada. Alcune sono delicate che i fiori che circondano il dito di Freya, altre si rivelano selvagge come la coltre di fulmine che circonda i picchi di Odino.
    «Perché ti ho costruito per celebrare la battaglia tra Heimdall e Loki scegliendo materiali provenienti da una terra di predoni e colonizzatori dediti al loro culto» Trova sicurezza nella sua logica, nelle argomentazioni che hanno illuminato le sue scelte.
    «Si, ma perché dovrei combattere per te? Sei cresciuto in questa terra, ma provieni da lontano. Cammino sulla mia isola, ma la tua anima non appartiene alla terra ma agli dei» Ogni parola è una lancia di dolore che si conficca nella mente del ragazzo ricordandogli come zia stato stolto a non inserire qualcosa di suo. Ma non può retrocedere, deve avanzare.
    «Il mio sangue può provenire da lontano e la mia anima appartenere ai cieli, ma non la mia mente è volontà. Se mi concederai l’onore, ti trasformerò nello spadone del futuro capovilaggio. O preferisci qualche fottuto inglese brufoloso?» Sa di avere ragione, il ritmo a chi riprende a battere il suo cuore glielo ricorda, e così il sorriso a mezza bocca sul volto dello spirito.
    «Potresti scegliere Laguz, la runa dell’equilibrio per celebrare Heimdall e il suo dominio sull’ordine. Abbreviazione di Laukaz, come iscritto sulla fibula di Bülach, simbolo di fertilità, cosa gradita da Spiriti come me appartenenti a luoghi così legati alla natura» Trae piacere nel vedere quel tacito assenso alla collaborazione velato d una proposta e non da un “accetto”: i denrisiani sono proprio Tsundere.
    «Laguz è la runa del Lago e l’acqua, tra le altre cose, è l’elemento di Heimdall. L’adattabilità dell’acqua mi rappresenta, ma ormai non posso pensare solo a me stesso, è per questo che celebro lo scontro tra il Dio dell’ordine e quello del caos» Rivelare il nome del secondo sarebbe stato superfluo e in effetti lo fu.
    «Se vuoi celebrare lo scontro non c’è runa migliore di Tiwaz. “ Impara le rune della vittoria, | se tu desideri vincere, | e scrivi le rune sulla tua elsa; | alcune nel solco, | ed altre nel piatto, | e due volte dovrai invocare Týr.”. Tyr, un Dio che qualcuno reputa nato da un gigante, non ritieni che sarebbe perfetta per te? La tua natura è evidente e così la tua voglia di vincere, giovane Opale Nero.»
    Ciarán esita. Quella sarebbe la scelta più logica, ma se vuole evolvere deve abbracciare il caos.
    Tiwaz era perfetta per una spada dato il suo legame con gli incanti offensivi.
    Il capo scivola a destra e sinistra annunciando il rifiuto per quella scelta.
    C’è esitazione, ma all’unisono arrivano a una scelta.

    «URUZ»
    «URUZ»



    La runa della forza primordiale a rappresentare la tempra di un mezzo-gigante e le caratteristiche che rendono letali foreste e monti baciati dagli dei« Uruz, ᚢ, che simboleggia l'infinita forza primitiva, un'energia incontrollata in continuo mutamento. Lo stesso Loki è definito dagli altri come un dio ambiguo, un "trickster", dall'animo in perpetuo mutamento come la materia nelle mani di un artigiano; ma anche l’energia infinita e primordiale, una runa che celebra il continuo mutare: la serpe che divora sé stessa in eterno, Jörmungandr, progenie di Loki.
    Tu vuoi celebrare lo scontro, ma stai parteggiando per una delle due parti, con l’arroganza che ciò possa cambiare ciò che è già scritto.»

    «Puoi darmi torto?»
    Denrise, patria di predoni e colonizzatori che sanno celebrare l’equilibrio della natura, ma che di certo non amano restare a guardare. Una tolleranza alla luce e al benedetto con l’acciaio estratto dal Ventre dei picchi benefici da Odino, una tolleranza all’oscuro con un legno che accetta gli estremi. Ogni scelta è stata ponderata seguendo un ordine che compiacerebbe anche Heimdall, anche se forse lo stesso non potrà dirsi dell‘epilogo.
    «Buona fortuna con la tua crociata, giovane Warlock, ma sappi che al primo segno di esitazione sarò io a porte fine alla tua vita».
    La bacchetta sfiora il centro dell'uroboro «Forma depso». L'acciaio si espande formando serpi argentate che si allungano verso la sfera di vetro runica ricollandola nel grembo.
    Uruz, una runa che rappresenta la forza, prima qualità dei mezzo-giganti ed elemento migliore per simboleggiare il suo «Flipendo», incantesimo che ha posto fine a una vita e ora simboleggia la nascita di un'altra, seppur in acciaio e legno.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato


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    Howard H. Van Leeuwen
    Studente | 17 anni

    Ormai era giunto il momento di affrontare due materie che, nel corso dell’anno, lo avevano sicuramente messo alla prova e gli avevano fatto scoprire altre sfaccettature del lavoro manuale, oltre che quello che già lo impegnava in cucina. Per quella giornata di esami l’olandese si era ovviamente preparato come non mai, studiando come al suo solito tutto il giorno, ed arrivando addirittura a non dedicarsi un momento di relax per due settimane di fila. Come tutti ben sapevano, Howard era una di quelle persone che teneva molto al proprio successo scolastico, forse anche per un lieve fattore di insicurezza, ed il fatto di ricevere bei voti era pur sempre una soddisfazione personale in più.
    Passandosi una mano nei capelli mentre percorreva il percorso per l’area dedicata alle Rune e alla Magitecnica, Howard cercava nella sua mente di ripetere quanti più concetti e quante più formule potesse in cuor suo ricordare così da essere scattante e pronto ad affrontare ogni evenienza. Lo sguardo, non appena arrivato in quell’area dedicata alla prova, si poggiò immediatamente sul banco che era stato fornito di ogni elemento necessario per il crafting di un elemento particolare, le cui indicazioni erano state fornite all’interno di un foglietto presente sul tavolo, foglietto che il ragazzo iniziò immediatamente a leggere attentamente, riconoscendo chiaramente l’appartenenza di quelle parole al professore di Antiche Rune. Un sorriso gli comparve sul volto, forse per il fatto che ricevere un messaggio scritto a mano dal professor Olwen era qualcosa di estremamente paterno e dolce, per poi iniziare a far macchinare i propri ingranaggi cerebrali così da organizzare al meglio il lavoro da effettuare. “Allora, il manufatto deve essere dedicato a Heimdallr… dunque potrei realizzare qualcosa che abbia a che vedere con la sua persona, con il fatto che abbia lottato contro Loki e soprattutto che sia anche collegato al Ragnarok. Posso unire tutte le caratteristiche in un unico oggetto, così che possa rappresentarlo al meglio!” Pensò andando a quel punto ad osservare tutte le cose di cui era stato fornito davanti a sé. La prima idea, innanzitutto, doveva essere relativa all’elemento da realizzare, ed in quel momento Howard pensò in particolare al lato più personale di quella divinità. Voleva onorarlo con un elemento che rappresentasse qualcosa di estremamente intimo e personale per quel dio norreno, e nelle numerose storie che aveva avuto modo di consultare e leggere, aveva potuto notare che il dio era sempre affiancato dalla sua fedele spada Hofuð, motivazione per la quale Howard aveva scelto di realizzare quella forma. Il ragazzo afferrò un blocco di terracotta che venne sollevato con non poche difficoltà, ma pur sempre con le mani, perché aveva voglia di fare manualmente il più possibile, ad eccezione delle parti che avrebbero richiesto l’utilizzo di incantesimi specifici. Prese dunque la propria bacchetta, tenendola in mano in maniera molto salda e ferma, andando successivamente ad immaginare la nuova forma che avrebbe voluto far assumere a quel blocco di terracotta. Iniziò dunque a pensare intensamente alla forma della spada che avrebbe voluto ottenere, dotandola di un’elsa ben forte e di una lama acuminata ed affilata, di lunghezza media, con un buco presente proprio alla base della lama stessa: lì, successivamente, avrebbe inserito la pietra da incantare mediante un incantesimo che ben rappresentasse quel dio o qualche sa caratteristica in particolare. Lentamente iniziò ad immaginare anche i singoli intagli che voleva realizzare al di sopra dell’elsa e del manico così da rendere la spada più particolare e più personale, andando ad incidere anche il nome stesso del dio sulla parte alta dell’elsa. Dopo aver terminato quella visualizzazione mentale, dunque, il ragazzo avrebbe eseguito un movimento rapido e secco dall’alto verso il basso, eseguendo poi un leggero affondo in avanti. "Forma Depso!" Qualora l’incantesimo fosse riuscito, un getto grigio chiaro avrebbe mutato l’aspetto di quel cumulo di terracotta, creando al suo interno lo spazio per poter realizzare la tanto agognata spada mediante la fusione di un metallo specifico.
    In primo luogo, il ragazzo decise di voler utilizzare un metallo unico da affiancare a quella divinità, ovvero l’acciaio. “Con l’acciaio posso rappresentare un carattere combattivo ma non burbero, ma soprattutto un carattere poco incline a dare informazioni agli altri, elemento che secondo me si sposa perfettamente con la mansione di sorvegliante del Bifrost. Un sorvegliante, un guardiano, non deve mai rivelare agli altri ciò di cui viene a conoscenza, no?” Si disse mentalmente, andando successivamente a mordersi appena il labbro inferiore, portando tutto l’acciaio di cui avrebbe avuto bisogno all’interno di un crogiolo, puntandolo ed eseguendo un movimento a spirale dall’interno verso l’esterno mentre pronunciava il nome dell’incantesimo. “Metalia moldum!” E, dopo aver appena aggrottato la fronte per recuperare la concentrazione necessaria per la fusione, il ragazzo avrebbe sollevato il crogiolo con le proprie mani per versare l’acciaio fuso a freddo all’interno dello stampo in terracotta che aveva avuto modo di ottenere precedentemente con l’incantesimo forma depso. Successivamente, dunque, disegnata una F nei pressi del metallo fuso, il ragazzo pronunciò la formula dell’incantesimo che avrebbe permesso alla spada di solidificarsi in men che non si dica. “Finite Incantatem!” La spada, a quel punto, sarebbe dovuta essere quasi totalmente realizzata, ma Howard era un ragazzo molto preciso e molto meticoloso, motivazione per la quale aveva deciso di realizzare un manico per la spada in pelle. “La pelle rappresenta l’energia, la combattività, elementi che Heimdallr ha sicuramente dovuto possedere per sconfiggere l’ingegnoso ed ingannatore Loki. Con questo dono, dunque, voglio portare rispetto alla sua figura, applicando queste caratteristiche alla spada creata in suo nome.” Pensò, andando quindi a prendere un bisturi di precisione che era stato dato in dotazione, andando a ricavare un pezzo di pelle che fosse sufficientemente lungo ed alto per ricoprire il manico della spada. Dopo aver ricavato quel pezzo, decise di rompere lentamente e con cautela il blocco di terracotta che conteneva la spada, utilizzando un martello ed uno scalpello, così da essere il più preciso possibile, andando successivamente a rimuovere le singole parti di terracotta depositandole sul tavolo stesso. Dopo essersi passato una mano nei capelli, avrebbe deciso di pulire alla perfezione la spada, andando quindi a disegnare una goccia con la bacchetta, andando successivamente a puntare l’oggetto che era ormai nella sua fase finale di creazione. “Gratta e Netta!” Così facendo l’acciaio della spada avrebbe potuto essere splendente e brillare, proprio come se fosse un vero e proprio omaggio alla divinità: Heimdallr, difatti, è un nome che è composto da due parti, la prima che ha il significato di “mondo”, e la seconda che invece assume il significato di “luminoso”, ed è proprio a questa seconda parte del nome che il ragazzo ha voluto dedicare la particolare lucentezza della divinità. Dopo aver preso della speciale colla per attaccare sul metallo, il ragazzo la spalmò con un pennellino in maniera molto precisa e puntigliosa sul manico della spada, andandolo poi ad avvolgere con la striscia di pelle che aveva avuto modo di ottenere attorno al manico stesso, pressando così da farlo aderire per bene. Con il solito bisturi di precisione che precedentemente era stato utilizzato per tagliare quel pezzetto di pelle, adesso il ragazzo avrebbe cercato di creare degli intagli molto delicati, e soprattutto avrebbe cercato anche di raffigurare il simbolo astronomico della Terra al centro dell’impugnatura stessa, questo perché Heimdallr era il dio che vegliava su tutta l’umanità, e cosa poteva esserci di più esemplificativo per questo concetto se non l’immagine della Terra stessa?
    Aveva dunque terminato la rappresentazione puramente fisica di quell’arma, dunque non mancava che scegliere la runa da utilizzare. In un primo momento era stato spinto di istinto verso rune di altra tipologia, tuttavia un successivo ragionamento lo fece optare per una pietra con una runa in particolare incisa. “Secondo me, per essere una runa adatta, questa deve essere tratta dall’Aett dedicato ad Heimdallr, così che questa spada possa rappresentare ancora meglio questo dio. Sceglierò dunque la runa Hagalaz come rappresentazione del Ragnarok, di una sorta di “fine del mondo” in versione norrena, e la accompagnerò con un incantesimo tipico di un altro strumento del dio, il suo corno con cui avrebbe annunciato l’inizio del Ragnarok, il cui suono sarà simulato da un Frastronum.” E fu per quella motivazione che il ragazzo prese immediatamente la pietra con la runa Hagalaz, incastonandola dritta all’interno del luogo in cui l’avrebbe dovuta mettere, andando successivamente a togliersi la toga e a legarsela attorno alle orecchie e alla testa così da alleviare il rumore del frastronum che avrebbe dovuto lanciare su quella pietra. Fu così che, di conseguenza, il ragazzo puntò la pietra con la runa disegnata sopra, andando successivamente a compiere una linea dall’alto al basso, enunciando quell’incantesimo “Frastronum!”.
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    Il peso delle aspettative. Quella fu la consapevolezza che attraversò la figlia d'arte nell'entrare nella seconda stanza dove regnavano sacro e profano. L'aspettativa di Maverick l'avvolgeva come una seconda pelle man mano che scorreva le linee lasciate da Olwen. «Stupire? In che senso del termine?». Invero la streghetta aveva pensato che forse la cosa più sorprendente per l'uomo, una volta che si fosse trovato davanti la sua prova, fosse presentargli qualcosa di banale. Chissà, magari avrebbe avuto l'onore di vedere qualche capello bianco spuntargli sulla sua chioma scura -era piuttosto convinta che l'uomo facesse pesante uso di tintura per capelli- o al più qualche sguardo disgustato. «Sempre qualcosa in più rispetto alla prima lezione». Era rimasta scottata dalla mancanza di interesse dell'uomo per le sue abilità, tanto da arrivare a bussare alla porta del suo ufficio per capire qualcosa di più, nonostante avesse avuto il voto più alto della classe, ed uscendone più confusa. Aveva parlato tanto con l'ex auror, dialogo che contribuì a portarla sulla strada di aumentare i suoi punti di forza, ma anche di potenziare i suoi punti di debolezza. E di quelli ne aveva anche tanti, soprattutto in ambito difensivo. Infatti, ogni volta che si era trovata in uno scontro, aveva puntato sull'offensività come miglior difesa, ma sapeva che se un domani avesse voluto intraprendere una carriera di auror quella non sarebbe più bastata. E che opportunità migliore poteva avere per farlo se non seguendo lo spunto dato dallo strano duo di docenti? Olwen così pacato, anche nel pieno di una tempesta; Maverick che invece non faceva altro che fomentarla. Opposti che si attraevano ma che si compensavano anche, così come la magitecnologia con le rune. La dimostrazione brillava sul suo polso, illuminando quel braccialetto che mesi addietro aveva proprio costruito. Ma lì, sebbene liberi di scegliere, erano però legati al mito norreno -probabile consiglio di Olwen- precisamente nella figura di Heimdallr, il dio che sorvegliava il Bifrost. Per quello che conosceva del mito, complici anche le immagini che rimandavano i maxischermi made in Morry, sapeva che l'uomo fosse nato da nove madri diverse e dall'immancabile Odino -che tanto ricordava Zeus in fatto di donne- identificate con le figlie di Hlér, gigante del mare oltre che inventore della birra, e che pertanto richiamavano i nove cicli delle onde; che fosse il protettore dei nobili, degli schiavi e dei liberi, simbolo di devozione e fedeltà, oltre che di coraggio. Ma, soprattutto, era conosciuto anche come Hallinskíði, letteralmente bastone piegato, così come era identificata la forma delle corna dell'ariete, che adornavano il suo stesso elmo, richiamando anche l'altro appellativo di Dio Bianco, come il manto dell'animale, ma anche la schiuma delle onde. «E bastone sia», pensò avvicinandosi al bancone per trovare un blocco di terracotta ancora da modellare. Eseguendo un movimento da nord a sud, seguito da un affondo, avrebbe guidato il suo «forma depso» nel creare la forma cilindrica di un bastone dal diametro di sette centimetri, con delle piccole scanalature che ricordavano le onde ogni undici centimetri per nove volte, ricavandone dieci pezzi. Proprio il numero tanto caro al fratello di Sif.
    Il passo successivo sarebbe stato quello di raccogliere i materiali chi avrebbero dovuto comporlo: imprescindibili erano l'oro -che richiamava non solo il suo carattere, ma che era legato anche ad Heimdallr, "visti" i denti d'oro- ed il ferro, per essere combattivo, ma onesto. A quelli avrebbe aggiunto uno zaffiro, che avrebbe occupato una estremità del bastone, per ricordare il colore del mare. Avrebbe anche preso un piccolo blocchetto di zinco, un metallo che non la faceva impazzire ma che poteva tornare utile per il suo umore protettivo. Ed infine lo stagno, metallo più povero rispetto all'oro, ma dall'umore interessante.
    La Lynch distribuì i vari pezzi davanti a sé, chiudendo gli occhi e sgombrando la mente per iniziare ad abbracciare ogni singolo pezzo, unendoli e fondendoli, lasciandosi guidare dai loro richiami, dalla loro magia.

    Quando riaprì gli occhi non era più nel labirinto. Davanti a lei delle scogliere frastagliate, il rumore delle onde che si infrangevano in un moto perpetuo. Il sole era basso, colorando di rosa, arancio e rosso un cielo che andava scurendosi.
    Questa volta non ci sarebbe stata nessuna giocatrice di quidditch, questa volta vi erano cinque figure di cui non avrebbe saputo ad indicare con certezza né genere né sesso. Sembianze umanoidi, ma privi di tempo: non una ruga segnava i loro volti, non una traccia dell'incedere del tempo. «Perché ci hai chiamati?» le vesti leggere, dalle sfumature bluastre, si muovevano per la brezza che veniva dal mare. Elisabeth si ritrovò a deglutire un paio di volte prima di riuscire a proferire parola. «Sono qui per chiedere il vostro aiuto, la vostra forza, la vostra magia in nome di Heimdallr». Le iridi cerulee accarezzarono ciascun volto, come a voler creare un legame, a dir loro di fidarsi delle sue parole e delle sue intenzioni. «Sto cercando di creare un oggetto, precisamente un bastone, in grado di difendere non solo me stessa» -la voce si incrinò per qualche istante, alla ricerca di parole più giuste- «ma per difendere soprattutto chi non può farlo con le sole proprie forze. Così come Hallinskíði» -e lì pregò che la scusassero per la pronuncia norvegese stentata- «ha sempre fatto nei sette mondi». Tacque, dando l'opportunità ad un'altra entità dalle vesti del sale di prendere parola. «Ma c'è altro, quindi cos'è che desideri?» Gli occhi le si sgranarono per la sorpresa, poiché non si aspettava una domanda del genere, come se quelle entità potessero leggere dentro di lei, anche nei pensieri più reconditi e confusi, lì dove il pensiero andava formulandosi. «Io...», si morse il labbro, perché era difficile lasciar andare ad alta voce l'ammissione di non avere un punto fermo, una certezza. «Per completare il lavoro sarà necessario scegliere una runa ed io...»
    «Sei indecisa tra ciò che è il percorso naturale, quasi guidato, e qualcosa che ti porterà allo stesso risultato ma con una strada tortuosa», venne in suo soccorso un'altra rappresentazione degli elementi che aveva scelto.
    «Sì», un assenso che ebbe il dubbio che si fosse perso nel canto della natura indomita.
    «Inutile che tu perda tempo, la tua decisione l'hai già presa una volta che hai condiviso il tuo dubbio. Quindi va'», braccia esili vennero lasciati scoperti dai pannelli dalle tinte canarino, in un chiaro gesto di allontanamento, che lì per lei non c'era altro da avere, se non un assenso tacito ed una risposta che non sarebbe tardata a giungere.

    Una volta tornata alla realtà la Lynch prese un paio di guanti di pelle di drago e li indossò, afferrando poi il catalizzatore per ripetere i movimenti che erano stati utili per dare la forma al suo calco. «Forma depso», questa volta l'incanto venne direzionato sullo zaffiro sperando di veder assumere la forma a mezza sfera liscia, al posto di un taglio grezzo. Qualora le fosse riuscito sarebbe stato il primo elemento che avrebbe inserito nella forma, per poi passare al primo metallo: lo stagno. Lo avrebbe preso con la mancina, mentre con la destra si servì del catalizzatore, creando una spirale che andava allargandosi verso l'esterno. «Metalia moldum» pronunciò con la speranza che iniziasse a colorarsi di rosso per poi vederlo fondersi. Qualora fosse riuscito avrebbe direzionato la fusione sull'apertura, andandosi ad adagiare sulla parte piatta dello zaffiro, controllando di tanto in tanto se fosse giunto alla scalanatura designata. Arrivato al limite avrebbe tracciato una effe maiuscola, seguita da un finite incantatem», per poi passare al ferro. Anche con lui avrebbe usato la stessa alternanza di incantesimi, così come per l'oro e poi l'unico pezzetto di zinco. Poi sarebbe toccato nuovamente all'oro, al ferro e allo stagno, ed infine ancora una volta ad oro, ferro e stagno. Per l'ultimo finite, prima di andare a scegliere una delle ventiquattro rune, la strega proiettò nella sua mente l'immagine di quel bastone, con scanalature che ricordavano le onde e con l'alternanza degli elementi, con ad una estremità lo zaffiro e nell'altra una rientranza che le avrebbe permesso di incastonare una delle pietre "runiche". Solo allora avrebbe esercitato il movimento e pronunciato un decisa: «Finite Incantatem». Passandosi l'avambraccio sulla fronte con l'intento di asciugare delle invisibili gocce di sudore, acquisì nuovamente lucidità. «E ora il martello». Ne prese uno, avvicinandosi al blocco di terracotta e studiando un intervallo di un palmo da una estremità. Colpì dapprima delicatamente e poi aumentando gradualmente la forza fino a rompere quel guscio protettivo. Lo fece per nove volte con la speranza di rivelare il suo bastone ancora incompleto. Solo allora si sarebbe avvicinata alle ventiquattro rune, soffermandosi su Gebo, Thurisaz e Algiz. La prima era la più scontata, poiché serviva per potenziare gli scudi -classe di incantesimi che aveva pensato di usare per potenziare il bastone- mentre la runa di Thor sebbene indicasse protezione non la sentiva ancora perfetta a differenza dell'alce. Difesa, autoconservazione erano tra i poteri di Algiz, la runa che ricordava una zampa di gallina, ma che stava anche a significare la creazione di una barriera. E lei non si era forse presentata con gli elementi che aveva scelto come una barriera difensiva? E quelle entità alla fine avevano ragione perché la sua scelta lei l'aveva già presa. «Ed Algiz sia». La prese ed andò ad incastonarla nell'estremità concava, che aspettava solo il suo arrivo. La infilò, stabilizzandola poi con un altro forma depso affinché dei piccoli lembi di stagno l'avvolgessero come un diamante. E infine, puntando sulla pietra con inciso un sasso iniziò a tracciare un quadrato per poi aggiungere ♃, il simbolo di Giove. «Protego astralis».
    La vera domanda era: ce l'aveva fatta? Ai due docenti l'ardua sentenza.
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Battitrice

    code by ©#fishbone



    Sceglie il bastone perché alla fine ha già familiarità con la mazza per i bolidi e perché al tempo stesso può essere un'arma offensiva oltre che una protezione magica.
     
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7 replies since 23/6/2021, 15:23   145 views
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