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.codice role © Akicch;NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
Chiunque avesse ideato un’intera sessione di esami all’interno di un labirinto, secondo Summer, non aveva tutte le rotelle a posto; come ci si poteva aspettare che gli studenti di Hidenstone (adorabili e dolcissimi, per carità, ma abbastanza ingenui per non dire stupidi) riuscissero a concentrarsi sull’esame in sé senza perdersi?
Certo, poteva anche essere un’ottima idea per cercare di svegliare quel branco di ragazzini.
Con l’aiuto di Airwën o, meglio, principalmente grazie alla docente di Pozioni che ne aveva maggiore esperienza, era riuscita ad allestire la stanza di labirinto adibita alle loro materie nel modo migliore: gli studenti avrebbero trovato diversi pentolini, così come paioli di dimensioni svariate. Al centro della stanza due fuochi magici scoppiettavano allegramente accanto ad un fornello da campo all’apparenza puramente Babbano. Un lungo bancone si trovava quindi addossato ad una delle pareti: qui avrebbero trovato alcuni degli ingredienti necessari per preparare la pozione ideata da Airwën. Quelli freschi, invece, potevano essere trovati dall’altro lato, dove risiedevano arbusti e piantine in vaso.
Ma, come in ogni lezione di Astronomia, non sarebbe stato così semplice.
Un maxischermo avrebbe proiettato il messaggio seguente:“Benvenuti alla prova congiunta di Pozioni e Astronomia.
In questa stanza troverete tutto l’occorrente per preparare la pozione scelta per voi, ma attenzione: alcuni ingredienti richiederanno una preparazione particolare, che potrete ottenere solo ed esclusivamente grazie a ciò che avete imparato quest’anno.
Ecco a voi la ricetta!”
Sarebbe apparsa una nuova schermata.SPOILER (clicca per visualizzare)CITAZIONEINFUSO SPIRITUALE
Pozione che permette o favorisce l’apertura del terzo occhio e la connessione col mondo degli Spiriti.
Potenzia la Divinazione, magie di tipo Astronomico, Rituali/Evocazioni Divine
INGREDIENTI:
> Acqua pura di fonte
> 1 rametto di Erba Moscatella
[raccolta il giorno del Solstizio d’Estate]
> 15 gr di Liquore di Corniolo
> 3 rametti di Lavanda
[appena fiorita, quindi Giugno]
> 6 foglie di Felce
[raccolte belle verdi, tra il 21 e 24 Giugno]
> 2 fiori di Asfodelo
[raccolti al tramonto, essiccati durante la Luna Calante]
> 45 gr Polvere di Pietra di Luna
> 7 gr povere di corno di Unicorno
> 1 ramo di Proserpina
[raccolta in una notte senza luna]
> 2 rametti di Artemisia
[raccolta a mezzanotte in una notte di Luna Piena]
> 20 gr di Miele di Tiglio
> 4 ali di Fata
[rimaste sotto i raggi di un intero Ciclo Lunare, senza aver mai visto il Sole]
> 5 gocce di brina
[raccolta mentre ancora il Sole sta sorgendo]
> 1 guscio di uovo di Occamy
> 1 trifoglio a 4 foglie “Quadrifoglio”
[FACOLTATIVO, ma potenzia del doppio la pozione se aggiunto appena raccolto]
PREPARAZIONE
INFUSO da preparare a parte:
Mettere a bollire acqua potabile in un pentolino
Prendere i 3 rametti di lavanda, quello di Proserpina e i 2 di Artemisia, tagliarne il lungo gambo e mantenere solo la cima, lasciarli in infusione per 30 minuti mescolando ogni tanto
Scaduto il tempo, filtrare con un setaccio e mettere da parte il liquido per farlo raffreddare
Pozione 1° Parte
In un calderone piccolo versare 300 mL di acqua pura di fonte e portare ad ebollizione a fiamma alta
In un contenitore a parte, aggiungere i 7 gr di polvere di corno di unicorno ben grattati, ai 15 gr di liquore di Corniolo e mescolare 2 volte in senso antiorario
Aggiungere i 20 gr di miele e mescolare in senso orario finché non si sarà completamente sciolto
Frantumare nel mortaio le 4 ali di fata, aggiungere le 5 gocce di brina e amalgamare con una spatolina fino ad ottenere una pappetta
Abbassare la fiamma a media e aggiungere prima la pappetta al calderone più piccolo, poi il liquido del contenitore a parte
Mescolare in senso antiorario per 10 minuti finchè non si sarà ben miscelato, poi spegnere la fiamma.
Pozione 2° Parte
Versare 500mL di acqua pura di fonte nel calderone grande
Frantumare nel mortaio apposito 45 gr di polvere di pietra di luna fino ad ottenere una polvere molto fine
Fare lo stesso con il guscio di Occamy, poi unirlo alla polvere di pietra lunare e mischiare per bene fino ad una polvere omogenea
Aggiungere il mix polverizzato all'acqua ancora fredda e accendere la fiamma impostandola a media, mescolare lentamente in senso orario finché l'acqua non diventerà luccicante con riflessi argentati
Tagliare il rametto di Moscatelli in pezzi della stessa grandezza, circa 1 cm e aggiungerli al composto quando bolle
Mescolare in senso orario 5 volte poi aspettare 15 minuti
Pozione Parte Finale
Nel calderone grande (parte 2), aggiungere prima il contenuto del calderone piccolo (parte 1) finché è ancora tiepido, poi aggiungere l'infuso inizialmente preparato ormai freddo
La pozione acquisterà un colore blu scuro oltre al luccichio e le sfumature argentate
Alzare la fiamma ad alta e mescolare con energia finché non diventa meno liquida e più corposa, se troppo densa aggiungere altro infuso, ma attenzione a mantenere il luccichio con riflessi argentati.
Aggiungere i 2 fiori di Asfodelo e, senza mescolare, spegnere la fiamma e lasciar riposare il tempo necessario perché resti calda ma senza scottare
Intanto prendere una ciotola e rivestitene completamente l'interno con le foglie di Felce, versarci dentro la pozione calda, se in possesso di un quadrifoglio aggiungerlo adesso, per poi chiudere con le foglie restanti.
Aspettare 5 minuti, allo scadere del tempo, sollevare il "coperchio di foglie" e inalare profondamente i vapori che si sprigioneranno, per poi bere quanto più si riesce della pozione.
ASPETTO: Se la pozione sarà riuscita, avrà l'aspetto di un cielo stellato, con sfumature argentate e rosate, ancora liquida ma corposa.
La pozione rimasta, può esser conservata in un contenitore sigillato, tenuto in un luogo fresco e lontano dalla luce; per esser riutilizzato, basta scaldarlo di nuovo a fuoco medio, ma non avrà l'effetto uguale a quello della prima preparazione, sarà depotenziato.
Controllando meglio alcuni degli ingredienti, gli studenti avrebbero notato un cartellino con un suggerimento; in particolare:
- Avrebbero trovato dei trifogli, tra i quali sicuramente si nascondevano quadrifogli… o forse no? Il suggerimento affermava “Una somma aritmantica può portare fortuna”.
- Per le ali di Fata: “Avete il potere di completare in poco tempo un ciclo lunare, e di farlo nel buio più totale”.
- Per la Brina: “Il Sole che sorge è la Luna che tramonta… nell’Astra Natura sta la risposta”.
- Per la Felce: “Tra il 21 giugno ed il 24 il Meteo risplende in ogni anfratto”.
- Per l’Acqua Pura: “Se la Fortuna è un dono dell'Aritmanzia, allora può anche portare le impurità via”.
- Altri ingredienti riportavano una scritta identica a quella presente nella ricetta, ma non un ulteriore approfondimento.
Esame M.A.G.O. 2020/2021Docenti:
« • Airwen O'Neill • Summer Parton »SPOILER (clicca per visualizzare)Per il calcolo aritmantico della parola che desiderate è possibile utilizzare la tabella aritmantica qui sotto:
Ricordo come si svolge la somma aritmantica: sommate tutti i valori corrispondenti alla parola che volete, dopodiché se il numero che otterrete è composta da due cifre, continuate a sommarle finché non avrete una cifra sola (esempi: 29-> 2+9=11 -> 1+1=2)
Edited by Alexander Olwen - 17/7/2021, 15:58. -
.«Promettimi che mi aspetti fuori dal labirinto e quando finiamo stiamo solo io e te a... beh, lo sai...» - miagolò Gyll aggrappata al collo del suo Aidan. La ragazzina non era mai stata una cima a scuola, i suoi voti erano comunque buoni, ma senza che ci mettesse poi così impegno. Tuttavia, la posta in gioco era altissima: notti di divertimento con Aidan fuori da scuola, dove avrebbe provato ogni emozione possibile ed immaginabile. Il tutto stava nel completare la scuola, no?
«Pozioni e Astronomia. Che strana accoppiata.» - mormorò tra sé la ragazzina, mentre varcava quell'aula improvvisata nel corridoio del labirinto. Aveva l'ansia di far esplodere l'intero labirinto con quella sua poca dimestichezza nelle pozioni, ma doveva pur sempre fare anche questa prova, perché aveva promesso ad Aidan che si sarebbe impegnata, in cambio di una sana notte di sesso. Aveva scoperto che le piaceva un sacco tutta l'attività fisica che i due facevano; era tutto molto salutare, si allenavano muscoli mai conosciuti prima e questo non poteva che far bene al corpo e allo spirito, no? Per un attimo, pensò a quanto sarebbe stato bello fare un salto anche a Denrise prima di partire per la sua vacanza estiva, chissà avrebbe potuto salutare Gerald in qualche modo, anche solo casualmente, insomma...
Ora però, non c'era spazio per tutti quei pensieri sporcaccioni, lei doveva fare qualcosa di più importante e che richiedeva la sua attenzione (molto più dell'attributo maschile). Quando si avvicinò al tavolo di lavoro si guardò attorno e per un attimo le venne in mente la favolosa e divertente lezione di Pozioni che aveva avuto quell'anno, affiancata dal T.J.
Influsso spirituale.
Interessante come intruglio da preparare, qualcosa che - forse - poteva davvero richiamare la sua attenzione. Ne lesse gli ingredienti e con gli occhi li cercò tra i vari tavoli dove avrebbe fatto su e giù per riprenderli, poi la preparazione. Una prima lettura veloce, così da sistemare quanto più la sua mente in scompartimenti per potersi muovere meglio.
Allora, la prima cosa da preparare era l'infuso. Andava preparato a parte, quindi decise di iniziare a sistemare su un fornellino il pentolino, dove avrebbe messo a bollire dell'acqua potabile, versandola dal contenitore che la conteneva (?). Una volta messa l'acqua sul fuocopesò la pasta, pronta per una bella carbonaraandò verso il tavolo dov'erano la lavanda, la proserpina e l'artemisia, quindi ne prese tre rametti della prima, uno della seconda e due della terza e ne tagliò il gambo, per poi mettere in infusione le cime delle tre piante. Impostò il timer del suo telefono a 30 minuti e mescolò di tanto in tanto. Quando non mescolava, iniziò a preparare, sul secondo fuoco il calderone più piccolo per la prima parte della pozione. Tornò a mescolare l'infuso, poi prese l'acqua pura di fonte e lesse la nota ulteriore che era scritta lì vicino. La somma aritmantica. Santo cielo. Sbiancò. Ok poteva farcela. Verso l'acqua nella caraffà graduata 300ml, poi prese un taccuino e iniziò a farvi la somma aritmantica:CITAZIONEA=1+C=3+Q=8+U=3+A=1=1+3+8+3+1=16=7 |
P=7+U=3+R=9+A=1=7+3+9+1=20=2 | 7+2=9
Quindi dopo aver fatto il calcolo aritmantico con dovuta attenzione, eccola versare quei 300 ml nel calderone sul fuoco, alzando la fiamma così che diventasse alta. A parte, in un contenitore inserì 7gr di polvere di unicorno, pesata con estrema cautela sul bilancino, versando la polvere con un cucchiaino e controllando la grammatura, quindi pesò 15 grammi di liquore di Corniolo, sul misurino e lo unì alla polvere di corno, mescolando due volte in senso antiorario.
Tornò a mescolare la lavanda&Co.
Successivamente, con un coglimiele prese la sostanza e ne misurò 20gr, dopo aver lavato ogni volta il piatto del bilancino dopo ogni ingrediente e asciugato con attenzione.
Poi avrebbe aggiunto il miele al corno e al liquore, mescolando con attenzione fin quando non fu abbastanza sciolto.
Il timer scattò e Gyll avanzò verso il pentolino messo dapprima a bollire con la lavanda, la proserpina e l'artemisia, con in mano una bottiglietta di vetro, dove - con delle presine - attenta a non bruciarsi versò il liquido per far si che si raffreddasse. Quindi tornò a quello che stava facendo, mettendo nella ciotolina del mortaio 4 ali di fata, lesse l'etichetta aggiuntiva e cercò di capire la soluzione. Si morse il labbro e cacciò la lingua fuori, per concentrarsi meglio; c'erano solo due incanti che le vennero in mente per soddisfare quelle condizioni, il tutto stava nel provarci e così avrebbe capito se erano giusti o meno, quindi con la bacchetta che aveva in tasca tracciò una falce di luna convessa verso il basso a cupola e «Lunagemino Artemis» e subito dopo tracciò un cerchio diviso a metà, come simbolo delle fasi lunari unite e «Lunagemino Sèlas!» e se fosse andato per il verso giusto avrebbe avuto le condizioni che la ricetta richiedeva per avere le ali di fata pronte a essere pestate (?). Infatti subito dopo gli incantesimi ecco che la ragazzina iniziò a pestare nel mortaio l'ingredinete e cercare di frantumarle al meglio. Poi prese la boccetta di brina e lesse anche lì la nota a piè di pagina (?) «No, ma ... facile eh...» - commentò sbuffando, prima di rileggere il biglietto «Sole che sorge, Luna che tramonta. Odio gli indovinelli, mi manca il prof Salvatore!» - si morse la guancia, quindi cercando di trovare la risposta «Forse la similitudine sta nel simbolo che devo tracciare...» - quindi con la bacchetta tracciò il simbolo del sole invertito e diede una stoccata, sperando di imprimere sulla fialetta di brina la giusta formula. Quindi avrebbe riempito il tubicino e avrebbe contato le cinque gocce, mentre cadevano nelle ali di fata frantumate. Fatto questo, richiuse la boccetta e prese una spatolina per poter ottenere una perfetta pappetta.
Tornò al calderone e abbassò la fiamma, da alta a media, quindi aggiunse la pappetta e poi il liquido del contenitore. Impostò un timer di 10 minuti e iniziò a mescolare in senso antiorario.
Quando il timer scattò, la mezza-veela spense la fiamma e passò alla fase successiva (mentre questa narratrice bestemmiava gli altri due player per questa cosa lunghissima che madonna vi acchiappo in quest, amori! ♥).
Preparò un calderone più grande da posizionare successivamente sull'altro fuoco, quindi misurò l'acqua pura in una caraffa, arrivando a 500ml e la versò nel calderone.
Prese un mortaio pulito e - dopo aver misurato sul bilancino 45gr di polvere di pietra di luna - iniziò a frantumare l'ingrediente fino a quando non ottenne una polvere finissima. Stesso procedimento fece per il guscio di Occamy, in un altro mortaio pulito, quindi lo unì alla polvere lunare e mischiò fino a vederla diventare omogenea.
Questa polvere venne versata nel calderone dov'era l'acqua ancora fredda e lo portò con un Wingardium Leviosa verso il fuoco, sistemando la fiamma a media, quindi in senso orario, iniziò a mescolare fino a quando l'acqua non divenne luccicante e argentea «Che figata!» - esclamò, quasi come se fosse tutto nuovo (beh, sì.) e procedette a recuperare un rametto di moscatelli. Lo mise sul tagliere e ne fece dei pezzi della stessa lunghezza, dopo aver misurato con un righello; circa 1 cm ciascuno e li tenne da parte, osservando il calderone.
Aspettò che l'acqua arrivò a bollore e versò i pezzetti, quindi contò 5 volte mescolando in senso orario.
Altro timer: 15 minuti.
Non appena suonò il timer, aggiunse al calderone grande, il contenuto del calderone piccolo, ancora tiepido; a questi due unì il liquido ormai freddo dell'infuso preparato all'inizio. Guardò all'interno del calderone e se tutto fosse andato per il verso giusto, avrebbe visto un colore blu, luccicante e argenteo. Alzò la fiamma ad alta e mescolò energicamente, finquando la pozione non iniziò a diventare meno liquida e più corposa, stando attenta a non farla diventare densa.
Quindi prese i fiori di Asfodelo, due per la precision e li aggiunse. Non mescolò e spense la fiamma, lasciando riposare il composto.
Mentre il composto faceva un riposino, lei prese una ciotola e andò a prendere le foglie di felce e (mannaggia a Zeus) notò la nota a pié di pagina anche qui. Che voleva dì? La testa di Gyll stava per andare in fumo come la pozione, ne era certa. Ed era solo all'inizio di quella sessione di esami, mannaggia.
Ok. Il meteo. Il meteo. Il meteo...
«AH. FORSE...» - si accorse di aver alzato di nuovo al voce, quindi si ridimensionò e tracciò, sopra le foglie, con la bacchetta una nuovola stilizzata puntando poi la bacchetta al cielo «Meteo Recanto» con l'intento di assolare le foglie. Una volta fatto questo, prese le foglie assolate (?) e le posizionò nella ciotola rivestendone l'interno. Prima di prendere il composto, andò verso i trifogli e lesse la nota, anche qui. «Ma chi ha inventato l'artimanzia? Che sia maledetto.» - quindi prese il taccuino eCITAZIONET=2+R=9+I=9=F=6+O=6+G=7+L=3+I=9+O=6=2+9+9+6+7+3+9+6=51=5+1=6 | F=6+O=6+R=9+T=2+U=2+N=5+A=1=6+6+9+2+2+5+1=31=3+1=4 | 5+4=9
Ancora una volta il numero nove si palesava e questo forse avrebbe aiutato la ragazzina a trovare il suo quadrifoglio. Se lo avesse trovato, lo avrebbre preso, tornado alla sua pozione.
Quindi vi versò, nella ciotola con la felce, il composto ancora caldo posizionando il quadrifoglio e chiudendo con le restanti foglie di felce (che bel fagottino!).
Impostò il timer: 5 minuti.
Quando questo suonò, Gyll scoperchiò il composto e inalò i vapori della pozione, godendone un po' dei profumi gradevoli (si spera, che se puzza di piedi, ve picchio!), quindi ne bevve quanto più ne poteva, anche perché dopo tutta quella fatica la sete l'era venuta eh!
Quel poco che ne rimase venne versato in contenitore, che poi venne magicamente (?) sigillato per essere conservato in un luogo frescoe asciuttolontano dalla luce.SPOILER (clicca per visualizzare)Vi amo, ma ve meno con affetto!Gyll McKenzy"Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male."Black Opal, II anno"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Mia Freeman
Prefetto AmetrinA Mia era bastato sentire la parola “labirinto” per cominciare a tendersi, più attenta e agitata di prima. Non che fosse mai stata tranquilla: aveva pensato al traguardo dei M.A.G.O. fin dal primo anno e avere come amico Blake, più grande di lei e che li aveva già affrontati l’anno prima, non aveva aiutato. Sapeva che agitarsi non sarebbe servito a niente, che avrebbe invece dovuto prendere il tutto con calma se sperava di farcela. Infondo era arrivata fino a quel momento no? Significava che era brava abbastanza da farcela, che ragione aveva di fallire proprio adesso?
Nella sua testa di ragioni ce n’erano almeno un miliardo, e come se questo non bastasse aveva evitato di farne parola con chiunque per paura di passare per la solita sciocca che si preoccupava per niente. Con una media come la sua sapeva già che cosa le avrebbero detto: “ma certo che ce la farai, sei sempre così brava!”, “Cosa ti preoccupi a fare?! Non fare la stupida, è ovvio che ce la farai.”. Le dispiaceva anche parlarne con Cameron, perché sapeva quanto lui si impegnasse e quanto odiasse lo studio, mentre lei che lo aveva sempre amato o che per lo meno lo aveva usato per anni come rifugio non avrebbe dovuto nemmeno provare a lamentarsi.
Non che fosse facile nascondere quel che stava passando, chiunque avesse avuto modo di incontrarla negli ultimi giorni doveva aver notato la sua agitazione e anche in quel momento, mentre cercava di asciugarsi i palmi delle mani sulla divisa, era evidente che non fosse proprio rilassata. Prese un profondo respiro, quindi, provando a concentrarsi sulle parole della Preside che, c’è da dirlo, non aiutarono molto a rilassarla. Avrebbe lanciato, suo malgrado, un’occhiata preoccupata a Cameron, salvo poi ritrovarsi in fila prima ancora di rendersene conto. Non avrebbe potuto avere nessun altro con lei durante il percorso: era qualcosa che in parte aveva immaginato, ma sentirlo dire così ad alta voce rendeva tutto ancora più reale.
Socchiuse gli occhi, concentrandosi nel fare respiri profondi e regolari, e quando si rese conto di aver superato la soglia del labirinto… era troppo tardi. Cominciò a camminare, prima con passo incerto e poi via via più sicuro, fino a che, dopo un paio di indecisioni su alcune vie da prendere e almeno una strada chiusa, riuscì a raggiungere la prima prova. Il suo cuore aveva accelerato nel frattempo, la sua mente continuava a ripeterle che avrebbe dovuto usare il Periculum per uscirne e che avrebbe quindi fallito, quindi forse anche per questo quando si ritrovò davanti i pentoloni e la schermata, che annunciava la prova di Astronomia e Pozioni, si sentì quasi sollevata. Erano entrambe due materie che adorava, cosa poteva andare storto?! Beh, apparentemente l’aritmatica poteva andare storto, come riuscì a notare non appena si diede il tempo di analizzare alcuni degli ingredienti che avrebbe dovuto utilizzare, che riportavano effettivi riferimenti alla materia. Sicuramente la ragazza risultò spaesata per i primi minuti, era chiaro che l’agitazione le stesse giocando brutti scherzi ma alla fine si fermò nell’aula, prese un profondo respiro e provò a concentrarsi.
“Una cosa alla volta.” si impose con decisione, ripassando mentalmente e anche fisicamente i vari processi necessari per portare a compimento la pozione, concentrandosi su che cosa le servisse di preciso e su come recuperarlo. Prima di tutto si concentrò sugli ingredienti già disponibili: nella parte dell’aula riservata alle piante in vaso, tagliò con estrema cura 3 rametti di Lavanda –il mese era già quello giusto-; avrebbe poi misurato 15gr precisi di Liquore di Corniolo, misurato 45gr di polvere di pietra di Luna e 7gr di polvere di Unicorno –nel secondo caso avrebbe finito per prenderne prima prima 12 e poi 8 grammi, costretta a ripetere il processo fino ad ottenere l’ammontare giusto- ; poi avrebbe cercato di maneggiare con estrema cura il guscio di uovo di Occamy, portandolo alla sua postazione di lavoro, vicino a tutto il resto, tremando appena mentre cercava di fare tutto con cura e infine avrebbe versato in una piccola ciotola 20gr di Miele di Tiglio, attenta a pesarlo per bene. Non aveva ancora finito però: raccolse un rametto di Moscatella, augurandosi che potesse essere ancora buona per la pozione, cercando poi dei fiori di Asfodelo essiccati, dal momento che al momento non riusciva a ricordare nessun incantesimo legato alla Luna Calante.
Ecco, ora che aveva esaurito la parte “semplice” sarebbe stata costretta ad occuparsi del resto. “Veniamo a noi.” sussurrò tra sé e sé, spostandosi ansiosamente i capelli dal viso e cercando di focalizzarsi sulle singole consegne. Le istruzioni più precise riguardavano solo alcuni ingredienti, ma anche nella lista erano presenti delle diciture che non era sicura di poter ignorare. “Va bene. Lo so ormai, con calma si fa tutto.” provò a ricordarsi, partendo poi col cercare di ragionare in modo pratico.
Osservando intensamente la lista, si ritrovò a pensare che nonostante non fosse esplicitamente richiesto avrebbe potuto almeno assicurarsi di raccogliere l’Artemisia nel momento migliore. Si sarebbe quindi avvicinata alla pianta, pronunciando un titubante “Lunagemino Sèlas”, ottenendo però solo un leggero sbuffo dalla bacchetta. Socchiuse gli occhi, concentrandosi di nuovo. “Posso farcela, possofarcelapossofarcelapossofarcela.” si ripeté mentalmente, pronunciando poi nuovamente, stavolta in modo più chiaro, “Lunagemino Sèlas”, tracciando l’incantesimo con la bacchetta in modo più convinto, tanto da riuscirci: se tutto fosse andato come previsto se non altro avrebbe potuto raccogliere i 2 rametti di Artemisia intrisi della forza della Luna Piena…poteva andare no?
Stava per prendere il ramo di Prosperpina ma finì per tentennare prima di tagliarlo: non aveva idea di come richiamare l’assenza di luna, ma di certo una notte simile doveva essere parecchio buia e forse la stanza, in quel momento, era troppo luminosa perché la pianta ne traesse beneficio. “Mmmh…forse non è nemmeno necessario ma… Nox!” pronunciò in un attimo di convinzione, salvo poi rendersi contro troppo tardi che con il buio totale non le era di certo possibile proseguire con la sua preparazione. “O-ops…” borbottò, senza perdere però troppo il controllo, chiudendo gli occhi e toccandosi piano la guancia sotto di essi, pronunciando un ”Visibula Noctambulus” che andrò sorprendentemente –anche per lei- subito a buon fine. Almeno quello era sicura potesse aiutarla! “Oh beh, molto meglio.” mugugnò, e se qualcuno avesse potuto vederla in quel momento avrebbe notato le sue guance arrossite per l’imbarazzo, per non aver programmato a sufficienza tutte le sue mosse.
Dal momento che la stanza era ancora immersa nel buio più totale, grazie al suo Nox, pensò che fosse il caso di occuparsi delle Ali di Fata. “Un intero ciclo lunare… quindi dalla luna nuova a quella piena? Mmmh.. okay.” sussurrò tra sé e sé, avviandosi verso il bancone e trovando poi le Ali di fata. Strinse la bacchetta tra le dita, le mani sempre più sudate, e anche qui vacillò qualche istante prima di pronunciare, ad alta voce –forse anche fin troppo- “Lunagemino Artemis!”, osservando l’aura viola e aspettando qualche istante prima di pronunciare ancora una volta un ” Lunagemino Sèlas”, che questa volta riuscì al primo colpo, che ci avesse preso la mano? Sperando di aver eseguito il tutto in modo decente, prese con sé le quattro Ali e le portò alla propria postazione, sistemandole insieme al resto.
Anche se forse ormai era tardi, cominciò a togliere dalla lista tutti gli ingredienti che aveva già recuperato, e si rende rapidamente conto che mancavano quelli che per lei erano i più difficili. “E io che pensavo che gli indovinelli mi piacessero…” mugugnò, rendendosi conto in quel momento di non sapere nemmeno quanta Acqua Pura avrebbe dovuto utilizzare. “Oh fantastico…” mugugnò, decidendo comunque di partire dalla Felce. C’era una parola che l’aveva colpita in modo particolare, “risplende”, e siccome era ben consapevole del sole e del caldo di giugno –che lei aveva cominciato ad adorare da quando significava stare in giardino con Cameron- la risposta la colpì in pieno petto, all’improvviso. “Oh ma certo, che stupida!” inveì contro sé stessa, avvicinandosi alla pianta di felce, con più sicurezza del previsto. Sicurezza che vacillò quando si ritrovò costretta a tracciare tre volte lo stesso disegno, ma alla fine pronunciò con voce flebile “Meteo Recanto” e si sorprese quando riuscì ad evocare un sole abbastanza splendente e caldo da illuminare le foglie, rendendole di un verde deciso. Ne raccolse 6 e le portò alla sua postazione, cancellando l’ingrediente dalla lista e proseguendo oltre.
“Bene. Ora mi mancano solo gli indovinelli… Per la barba di merlino, in quelli sono proprio negata!” si rimproverò, leggendo e rileggendo diverse volte la consegna per entrambi. Alla fine recuperò la tabella che aveva trovato insieme alla istruzioni e in un angolo del foglio si mise ad abbozzare qualche calcolo. “Mmmh…secondo me Acqua c’è per forza, come parole… è parte dell’ingrediente… però sarebbe troppo scontato avere entrambe le parole… mmmh… E’ nominata la fortuna, qui e con i quadrifogli… ma sto facendo dei calcoli, si tratta davvero di fortuna?! Ma perché citarla così tante volte se non c’entra… mmmh…” si ritrovò a sussurrare mentre continuava a provare e riprovare. Era evidente quanto fosse tesa, frustrata e impegnata e alla fine, dopo aver rifatto i calcoli infinite volte, optò per la combinazione di parole Acqua e Fortuna.
“E che Merlino me la mandi buona.” mugugnò, seguendo la tabella ed eseguendo l’operazione.
A=1+C=3+Q=8+U=3+A=1=1+3+8+3+1=16=7 |
F=6 +O=3+R=9+T=2+U=3+N=5+A=1= 6+3+9+2+3+5+1= 29 = 11 = 2
Ed eccola che stava per recuperare 9 ml di Acqua Pura di fonte, se solo non si fosse resa conto che in realtà, proseguendo con la ricetta, ne segnava 300ml. “A cosa mi serve allora il 9?” mugugnò molto confusa, ma non trovando alcuna risposta alla sua domanda dopo diversi minuti si convinse a passare oltre.
Rimaneva quindi solo la brina prima di passare al processo vero e proprio. Anche qui si trattava di un indovinello, e si ritrovò a rileggerlo più volte ad alta voce per poterci saltare fuori. ““Il Sole che sorge è la Luna che tramonta… devo usare un Astra Natura quindi il simbolo di uno dei due… Se deve essere raccolta mentre il sole sta sorgendo devo usare il simbolo del sole… ma non solo… mmmh…” mugugnò, fermandosi poi un’istante per riflette. “Un sole ma non proprio, perché se no non sarebbe nominata la Luna… posso fare un Sole al contrario!” concluse alla fine, decidendosi quindi e tracciando poco dopo un “Astra natura” pronunciò, tracciando quindi il simbolo del sole al contrario.
Ed ecco che aveva tutti i suoi ingredienti, con molta fortuna anche nelle condizioni corrette e… era già stanca prima ancora di cominciare!
Sospirò profondamente, provando a concentrarsi ancora una volta anche se le cose pratiche non erano mai state il suo forte. “Concentrazione. Focus. Posso farcela.” si impose, ma alla fine si sentiva così confusa che si sentì obbligata a svolgere un “Expedio” su di sé, sperando di recuperare un po’ di chiarezza ma, vista la stanchezza, senza troppi risultati.
Fu quindi obbligata a basarsi solo sulle proprie capacità, partendo dall’infuso. Recuperò un pentolino, vi versò all’interno dell’acqua potabile e poi la sistemò sul fuoco, aspettando che arrivasse a bollore. Nel frattempo recuperò i 3 rametti di Lavanda, il rametto di Proserpina e i 2 di Artemisia e tagliò gran parte del gambo, lasciando solo la cima, cercando di trattarli con estrema cura. Una volta che l’acqua mostrò le prime bollicine le mise in infusione, alzandosi di scatto per recuperare un timer e impostando trenta minuti, mescolando forse fin troppo spesso per paura che si attaccassero alle pareti o bruciassero. Le sembrò che i minuti passassero in modo estremamente lento, e quanto il timer suonò era già pronta con una ciotola e il filtro, che le permise di filtrare il liquido e metterlo da parte, per raffreddarlo.
Sistemato il primo infuso, poté cominciare con la pozione vera e propria. Prese un calderone piccolo, vi versò con calma i 300 ml di Acqua Pura di fonte –chiedendosi ancora a cosa servisse il numero che aveva trovato- alzando la fiamma del fornelletto che stava usando al massimo, per portare il tutto ad ebollizione.
Nel mentre, aggiunse i 7gr di polvere di corno di unicorno, dopo averli grattati con pazienza e cura, mischiandoli ai 15 gr di Liquore di Corniolo, e si ritrovò a mescolare in senso antiorario, contando ad alta voce fino a 2.
Aggiunse poi i 20 gr di miele, attenta a mescolare in senso orario questa volta, fino a farlo sciogliere del tutto. Dopodichè passo alle 4 ali di fata: le frantumò con attenzione, aggiungendo poi le gocce di brina, sussurrando nel mentre “1…2…3…4… e 5! per essere sicura di non sbagliarsi. Mescolato il tutto con una piccola spatola e ottenuta una pappetta senza grumi, abbassò la fiamma sotto al piccolo pentolone e aggiunse il composto, seguito poi dal liquido del contenitore a parte. Mescolò in senso antiorario per 10 minuti, fino ad ottenere una miscela uniforme, spengendo quindi la fiamma.
Arrivata alla seconda parte –incredula anche lei di avercela fatta fino a lì- versò altri 500 ml di acqua pura di fonte –che si ritrovò costretta a recuperare perché si era dimenticata ne servisse così tanta- nel calderone più grande. Frantumò quindi nel mortaio apposito 45 gr di polvere di pietra di luna, attenta ad ottenere una polvere molto fine, e fece lo stesso con il guscio di Occamy, unendo poi le due polveri e miscelandole con cura. Ottenuto un mix omogeneo, lo aggiunse all’acqua ancora fredda, per poi accendere il fornelletto a fiamma media e mescolare in senso orario, sporgendosi sul calderone e cambiando più volte inclinazione della testa per cogliere i riflessi argentati.
Fortunatamente aveva tagliato i rametti di Moscatelli appena li aveva colti, armandosi addirittura di un righello per misurare la misura corretta, e fu quindi pronta ad aggiungere i pezzi di 1 cm preciso al composto appena arrivò a bollore.
Mescolò quindi per 5 volte in senso orario e poi si fermò un attimo ad aspettare, ricordandosi di impostare 15 minuti sul timer.
Finita l’attesa si preparò quindi alla parte finale: con cura – e munita di guanti che la proteggessero da eventuale calore residuo, aggiunse il contenuto del calderone piccolo a quello grande, percependo il calderone piccolo ancora tiepido, e poi verso l’infuso ormai freddo. Si sarebbe tesa per controllare che il colore della pozione fosse quello previsto, blu scuro luccicante, con sfumature argentate. Avrebbe poi alzato la fiamma e cominciato a mescolare con energia, sentendo il braccio tremare appena per il vigore. Aggiunge l’infuso con estrema attenzione, per paura di perdere il luccichio e i riflessi argentati, e finì per versare giusto qualche goccia fino ad ottenere un composto corposo ma non troppo denso. Aggiunse quindi i 2 fiori di Asfodelo e spense la fiamma, lasciando riposare.
Nel frattempo rivestì una ciotola con foglie di Felce, e toccò con la punta di un dito la pozione per assicurarsi che non scottasse più prima di versarla nella ciotola. Proprio qui si accorse di non essersi procurata il quadrifoglio ma perché era già provata e aveva paura di mandare tutto il resto all’aria, alla fine lasciò perdere e chiuse le foglie sopra alla pozione. Aspettò cinque minuti precisi, suonati dallo scoccare del timer, e poi sollevare il coperchio di foglie: avrebbe annusato l’aria, esponendosi ai vapori nella speranza di aver ottenuto un risultato soddisfacente e ne avrebbe bevuta un po’, conservando il resto in un contenitore ben sigillato ermeticamente.code made by gin. -
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.Quando la Burke aveva fatto il suo nome la Lynch avanzò con una insolita calma, per la prima volta non concentrata in strani progetti su come privare la donna della vita, o, peggio, del potere. Per una volta la Serpe divenuta rossa e nera aveva allontanato tutti i pensieri negasti, positivi ed effimeri per concentrarsi su qualcosa che le spettava di diritto e ben prima di quella sera.
Bacchetta alla mano si addentrò nel labirinto, trasformato in uno strano banco di prova che non aveva nulla a che vedere con i G.U.F.O. sostenuti ad Hogwarts. Lì non ci sarebbe stato spazio per quesiti a crocette, brevi trattazioni o saggi, lì avrebbe dovuto dimostrare con la pratica il suo valore.
Solo che sperava di iniziare col botto.
Pozioni era la classica materia utile, dove fondamentali sono le basi per saper creare almeno qualche intruglio ad hoc, ma era anche consapevole come quella notte sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe preparato una lezione, a livello accademico.
Ciò a differenza di Astronomia, uno dei tre pilastri del corso che avrebbe voluto intraprendere. «Rimani concentrata», si ripeté mentre sul maxi schermo il messaggio di benvenuto lasciò spazio alla ricetta di una pozione dagli ingredienti più strani e con un procedimento infinito. «Strano però che non abbiano voluto includere divinazione», mormorò con lo sguardo che accarezzava i due fuochi magici e il fornelletto da campo per poi spostarsi sulla flora che occupava un lato di quell'aula in contrapposizione agli ingredienti sul bancone già pronti all'uso. «Sarà il caso di iniziare». E la cosa migliore era approfittare dei suggerimenti a nota degli ingredienti. Per prima cosa indossò i guanti di pelle di drago -le protezioni prima di tutto- mentre si avvicinava agli elementi belli freschi da cogliere: la più facile fu la lavanda, dato che erano a giugno, ne prese tre rametti; stessa cosa per l'erba moscatella, visto che quello era il giorno del Solstizio d'estate; artemisia, proserpina e ali di fata, invece, avevano una cosa ad accomunarle: la Luna. Il satellite che influenza maree, lupi mannari, flora e fauna, serviva nelle sue vesti buie, ovvero quando in congiunzione col sole mostrava la sua parte non illuminata. Ma con il novilunio serviva anche il plenilunio quella sera. Lasciata l'erba moscatella e la lavanda, la strega trafficò con le ampolle degli ingredienti già presenti riuscendo a trovare ben quattro ali di fata tutte per lei. Non restava altro da fare che far cadere la notte.
Chiuse gli occhi, toccandosi la guancia con la punta del catalizzatore, «visibula noctambulus». Il motivo della sua scelta ricadeva nel fatto che da lì a poco sarebbe stato buio, infatti, bacchetta alla mano, avrebbe effettuato una stoccata verso il basso, con il chiaro intento di spengere i maxischermi. «Nox». Qualora tutto fosse andato per il meglio avrebbe tracciato una falce di luna, con una curvatura accentuata verso il basso, a cupola. «Lunagemino Artemis», qualora le fosse riuscito per prima cosa la strega avrebbe puntato lo sguardo tra le erbe che crescevano indisturbate andando alla ricerca della proserpina, da cui avrebbe colto un ramo. Successivamente avrebbe disegnato un cerchio diviso a metà, pronunciando un «lunagemino Sélas». Si augurava davvero di vedere la luna piena e, soprattutto, che fosse la mezzanotte per poter cogliere i due rametti di Artemisia. Soddisfatta avrebbe posato quanto raccolto sul bancone, recuperando una fiala vuota e cercando nelle varie possibilità dell'Astra Natura la risposta esatta per raccogliere la brina. La scelta ricadeva sul simbolo astronomico della luna e del sole, ma non sapeva quale dei due fosse effettivamente il più corretto. Il sole sarebbe stata una scelta troppo scontata, poteva essere la Luna? Indecisa la strega lasciò spazio all'istinto primordiale, decidendo di fatto di tracciare il simbolo planetario del satellite al posto della stella più luminosa, puntando verso le piante e completando il movimento con una stoccata. «Astra natura». Se ciò fosse riuscito, la strega si sarebbe avvicinata per riempire il recipiente designato. Quanto alle ali di fata, la Lynch pensò bene di proteggerle per non perdere il loro potere dopo esser state sotto l'influenza lunare.
Poi con una effe maiuscola diretta alle guance prima e allo schermo poi, mormorò un paio di «finite incantatem». Il maxischermo si sarebbe riacceso, presentandole le pozioni da preparare.
Così prese dell'acqua dalla fonte riempiendo un pentolino non troppo grande. All'interno avrebbe inserito i tre rametti di lavanda, i due di artemisia e quello di proserpina dopo averne tagliato il gambo, solo dopo che l'acqua avrebbe iniziato a bollire sul fornelletto tra i due fuochi magici. Da quando sarebbero stai inseriti li avrebbe lasciati in infusione con una grande clessidra con cui calcolare trenta minuti.
Ma i problemi non erano mica finiti lì. L'acqua che aveva utilizzato era sì di fonte, ma non pura, per cui l'aritmanzia, ahimé, sarebbe tornata utile nonostante l'avessero lasciata da un anno. L'importante era ricordarsi i vecchi calcoli aritmantici che aveva insegnato loro una delle docenti che più aveva odiato. Pertanto andò alla ricerca di un taccuino su cui, con lettere a stampatello, finì con lo scrivere un comando: P-U-R-I-F-I-C-A, seguito poi da 7+3+9+9+5+9+3+1=46=10=1. Così, riempito il calderone con l'acqua -dopo aver usato un dosatore, gentile dono della docente di pozioni- , prima di posarlo su uno dei fuochi magici, avrebbe tracciato con il catalizzatore +1, ravvivando il fuoco affinché fosse vivo. Nel mentre avrebbe preso un misurino e la bilancia con i pesetti, con l'intento di prelevare solo i sette grammi di polvere di corno di unicorno ed i quindi di liquore di Corniolo, dopo aver tarato il piatto con il peso del recipiente che l'avrebbe accolto. All'interno dello stesso avrebbe aggiunto la polvere di corno di unicorno, mescolando con un piccolo mestolo per due volte in senso antiorario. Successivamente, riusando la bilancia avrebbe aggiunto con il cucchiaio con le insenature che di solito usava per farcire i suoi pancake, venti grammi di miele, mescolando con lo stesso mestolo in senso orario fino ad ottenere una perfetta omogeneità. Ed ora eccole, il momento delle ali di fata: le mise in un mortaio, una dopo l'altra con l'ausili di un paio di pinzette, per poi iniziare a frantumarle con devozione. Soddisfatta avrebbe poi preso un contagocce che avrebbe immerso nella fialetta con cui aveva raccolto la brina, con l'intento di far cadere nel mortaio cinque sole gocce, servendosi di una spatolina per ottenere una pappetta. «Fortuna vuole che non sarò io a dover pulire tutti questi strumenti», avrebbe pensato andando a girare l'infuso, per poi passare al calderone sotto cui abbassò di poco la fiamma, fino ad arrestarla a media, per aggiungere prima il composto di fata e brina e poi il composto liquido di miele, unicorno e Corniolo. Mescolò in senso antiorario, contando il tempo di minuto in minuto, a mo' di conto alla rovescia, esultando nell'ultimo conto che le permise di spegnere la fiamma del tutto. Nel frattempo anche l'infuso sarebbe stato oggetto di interesse, mescolandolo e lasciandolo raffreddare. Gettò uno sguardo sullo schermo vedendo come dell'acqua pura sarebbe ancora servita cosa che portò Elisabeth a riempire il misurino e poi il calderone, saltando il conto aritmantico -visto che ne era già in possesso- per tracciare un +1 sull'acqua. Il turno al banco di lavoro però non era finito: con la stessa tecnica di prima avrebbe pesato quarantacinque grammi di polvere di pietra di luna, usando lo stesso mortaio come recipiente diretto per non lasciare nulla sui piatti della bilancia e servendosi del gioco dei pesetti. Anche qui si divertì a pestare la polvere fino a renderla impalpabile come lo zucchero a velo; procedimento che ripeté, in un altro mortaio e con un altro pestello, con il guscio di Occamy che poi aggiunse al precedente composto per mischiarli e renderli perfettamente omogenei. Riportò lo sguardo sullo schermo vedendo come ben ricordava di dover anche tagliare il rametto di Erba Moscatella in piccoli pezzi di un centimetro, che avrebbe dovuto aggiungere successivamente. Con il calderone ancora vicino a lei aggiunse il composto, portandolo poi sull'altro fuoco non ancora utilizzato, regolandone con la bacchetta la fiamma affinché fosse media, mescolando secondo il movimento delle lancette dell'orologio, mentre nella mancina teneva una coppetta con la moscatella a pezzi che aggiunse solo dopo che l'acqua sarebbe diventata luccicante, con riflessi che ricordavano l'argento della sua ex casa, ma soprattutto dopo aver visto il bollore. Per cui mescolò in senso orario, ancora una volta, per cinque giri per poi correre a girare un'altra clessidra, questa volta di quindici minuti.
Nell'attesa, per colpa dei suoi disturbi ossessivi compulsivi, invece di farsi prendere dal panico sulla riuscita o meno della seconda pozione, avrebbe riassettato un po' il bancone, dandone un aspetto ben più ordinato.
La sabbia era ancora a metà e, dopo un'altra letta alla ricetta, quasi non ebbe un mancamento nel vedere di come si fosse dimenticata del quadrifoglio. Tornò quindi verso gli ingredienti freschi, rovistando tra rametti e profumi un trifoglio -se c'era un calcolo aritmantico presente era indubbio pensare di trovare un quadrifoglio fatto e finito- ma anche delle felci. «Morgana, mi devo muovere». E così facendo, forte che quel meteo nascondesse l'indizio della meteofattura, l'ex Prefetta avrebbe disegnato una nuvola puntando verso il cielo. «Meteo recanto!», desiderava vedere quel sole, ma soprattutto, riuscire a cogliere le sei foglie di Felce di un verde brillante. Se ciò fosse riuscito avrebbe portato felce e trifoglio sul bancone, avvicinando di nuovo il blocchetto e tentando un nuovo calcolo aritmantico. T-R-I-F-O-G-L-I-O F-O-R-T-U-N-A-T-O: 2+9+9+6+6+7+3+9+6+6+6+9+2+3+5+1+2+6=97=16=7. E, come aveva fatto prima con l'acqua, tracciò con il catalizzatore un +7 in direzione del trifoglio con la speranza di dargli una veste fortunata. Le foglie di felce invece andarono a rivestire una ciotola che avrebbe ospitato il composto finale.
Con gli ultimi inconvenienti riuscì a vedere solo l'ultimo sostanzioso pizzico di sabbia scendere giù, segno che il tempo dell'ultima mossa era giunto. Avrebbe preso quindi il calderone grande, facendone cadere il contenuto in quello piccolo, completando il tutto con l'infuso che aveva preparato sul fornelletto. Speranzosa di vedere del blu scuro insieme all'argento avrebbe alzato la fiamma, mescolando energicamente fino a sentire che stava iniziando ad addensarsi. Assicurandosi che l'argento non fosse sparito avrebbe aggiunto i due fiori di Asfodelo, spegnendo la fiamma e senza mescolare, attendendo il principio di raffreddamento senza perdere del tutto il calore.
Recuperata la ciotola foderata precedentemente avrebbe versato dentro la pozione, senza dimenticarsi di aggiungere il trifoglio carico del potere aritmantico, per poi sigillare la ciotola con le ultime due foglie di felci rimaste. Non restava far altro che aspettare gli ultimi cinque minuti, forse i più lunghi della sua vita, con la speranza di vedere, una volta sollevato il coperchio, una pozione che ricordava il cielo prima di assumerla. Sarebbe riuscita? Forse l'avrebbe scoperto nella prova di divinazione, dopotutto mancavano all'appello ancora sette materie.Elisabeth
Lynch"Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can."
Black OpalSerpeverdeBattitricecode by ©#fishbone
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.■ Data & Luogo di nascita27.01.03, Artide
■ RazzaHalf Giant
■ OccupazioneStudente
■ AllineamentoNeutrale Puro
■ Patronus//<p align="center">L'idea di dover invocare gli astri per completare una prova di pozioni, probabilmente la materia più complessa assieme ad alchimia, sembra andargli di traverso.
Se da Ensor si aspetta la prova più mortale, ora è certo che sarà questa la più difficile da gestire.
Inizia dall'infuso da preparare a parte. Quel preparato, all'apparenza così semplice, presenta degli ingredienti che - per dare il massimo - devono soddisfare dei requisiti precisi. «Lunagemino Artemis» Casta l'incanto cercando di convogliare il potere nel novilunio all'interno dell'ingrediente per compensare la necessità di una notte priva di luna. «Lunagemino Sèlas» Il secondo degli incanti è diretto verso l'Artemisia che, secondo la ricetta, ha bisogno dell'energia della luna piena e del plenilunio. Eseguiti i due passaggi, si appresta a cogliere gli ingredienti richiesti.
Nelle istruzioni non è citata la temperatura che si deve raggiungere, come non viene citato neanche se i prodotti vadano messi in infusione raggiunta la determinata temperatura o meno. Per questo motivo, trattandosi di una prova anche legata all'Aritmanzia, traccia un +4 nel calderone, numero che - in diversi ambiti di studio - è ricollegato alla stabilità.
"Se devo lasciarlo in infusione, allora voglio estrarne i principi attivi, mi conviene inserirli prima di accendere la fiamma" Ma il primo passo è un altro: lavorare gli ingredienti. Taglia i lunghi gambi come richiesto e nel farlo procede con un taglio obliquo in modo da avere una superficie "aperta" maggiore rispetto a un taglio trasversale; fattore considerevole considerano che a ciò corrispondere una maggiore dispersione dei principi attivi.
Le proporzioni non sono indicate, ma come appreso in classe 1 a 10 parti di droga per 100 parti di infuso sono ottime proporzioni che segue come anticipato. Lascia il tutto in infusione tenendo nota del tempo che scorre tramite un timer per poi scolare tramite un setaccio quando sarà il momento: ne sceglierà uno a maglie strette per evitare che particelle indesiderate rechino problemi nel resto della pozione.
Passare alla pozione dopo quel riscaldamento è più rassicurante. Nota la necessità di purificare l'acqua e, privo delle competenze alchemiche per riuscirci facendo riferimento a questa materia, decide di sfruttarne le "origini" rivolgendosi all'Aritmanzia.
"Acqua Laguz" Non ci soffermeremo sul riportare i numeri dietro ogni lettera perché appesantiremo il post e ad Agosto anche no, giusto Summer? Al contrario valuteremo il perché di quelle scelte. Include tra gli elementi l'Acqua perché è l'ingrediente da purificare, e a questo aggiunge la parola "Laguz". Una parola che corrisponde a una runa, scelta insolita per una prova di pozio-astronomia, ma facile da comprendere quando ci si ricorda del background culturale del giovane Denrisiano.
Laguz va infatti a indicare il "Lago" che può essere visto come una fonte e, inoltre, porta con sé il significato di "Equilibrio", riconducibile alla mancanza di eccessi che caratterizza la purezza.
+2, è questo il simbolo - derivato dalla valenza aritmantica di Acqua Laguz - che va a tracciare verso l'acqua che, in seguito, porta a ebollizione in fiamma alta.
In un contenitore a parte aggiunge 7 grammi di polvere di unicorno, grattati in precedenza usando una lima d'argento - materiale che gli ha permesso, tramite la sua purezza, di intaccare il prodotto il meno possibile. A ciò aggiunge 15 grammi di liquore di Corniolo apprezzandone l'odore particolare. Prende dunque un mestolino di legno e ci casta sopra un «Impervius» in modo da renderlo impermeabile: vuole assicurarsi che, dopo aver mescolato il tutto niente rimanga attaccato al mestolo e che il rapporto 7 grammi a 15 rimanga invariato. Mescola il tutto in senso antiorario, due volte, per aggiungere il miele poco dopo i 20 grammi di miele da far sciogliere miscelando in senso orario.
Per i restanti ingredienti ha bisogno ancora una volta di fare riferimento all'astronomia. Le ali di Fata, in particolare, necessitano di eludere la luce solare. Il mezzo-gigante dunque si assicura di oscurare ogni finestra con i mezzi a sua disposizione o la magia, se necessario, ma non fa lo stesso per i fuochi che scoppiettano all'interno della stanza: non si tratta di luce solare e non può rallentare la preparazione in un modo così sciocco.
Anzi, in una zona contenuta appone dei legni uno sopra l'altro a cui da fuoco con un «Incendio» creando un piccolo e modesto bracere. Quella fonte di luce gli tornerà utile in secondo momento. « Lunagemino Artemis... Lunagemino Sèlas... » Tramite quei due incanti richiama a sé il novilunio e il plenilunio, ma manca ancora la fase calante. Potrebbe restarsene lì a guardare, accontentandosi del risultato, ma non fa per lui. Al contrario incide tramite del sale da esorcismo un cerchio attorno al fuoco, figura che si rivela essere, in verità, uno Zero. È a questo numero che si ricollega il concetto di "incanto terminante", o terminato, insomma... una luna in procinto di calare.
Come il fuoco si attenua comprende che il simbolo aritmantico abbia dato i suoi frutti e passa all'elemento successivo.
Quando arriva il momento di generare la brina, fa ricorso a un «Astra Natura». Si trova di fronte a un bivio a riflettere sulle parole della docente "Il Sole che sorge è la Luna che tramonta…". Riflette per qualche secondo, poi sgrulla le spalle, e traccia sia il Sole Dritto, a rappresentare l'atto di sorgere, che la Luna al contrario, a rappresentarne il tramonto. Nella sigillistica il dritto rappresenta una affinità e il contrario una avversione, ma di fronte a quell'indovinello Ciarán avere entrambi gli elementi. Perché escludere uno dei due? La professoressa ha usato un "è", non un "o".
Forse la scelta è un po' caliente, ma si limita a mescolare entrambe le brine per passare ad altro.
Prende dunque un mortaio tre volte più grande di ciò che andrà a mescolare e vi frantuma le ali di fata per aggiungere dopo le 5 gocce di brina. Usa una spatolina per creare una pappetta e si assicura, rendendola impermeabile, di non sfoltire il composto.
Porta poi la fiamma a livello medio e aggiunge il tutto al calderone più piccolo assicurandosi, sempre tramite l'accorgimento dell'impermeabilità - questa volta nel contenitore -, che non rimanesse indietro nessuna particella. Aggiunge per concludere il liquido del contenitore messo da parte mescolando il tutto in senso antiorario fino a miscelazione completa. Spenge dunque la fiamma per passare alla fase successiva.
Ripete il processo di purificazione per versare poi altri 500 ml di acqua pura nel calderone grande. Frantuma, con olio di gomito e gli accorgimenti necessario per una piena libertà di movimento, la pietra di luna. Ripete il procedimento più volte e, sebbene questa sembri fine, la passa al setaccio per ottenere qualcosa di più puro possibile.
Ripete il procedimento con il guscio di Occamy che mischia dopo con la polvere lunare.
Aggiunge al tutto acqua fredda e accende la fiamma impostandola a media per poi miscelare il tutto in senso orario.
Altri accorgimenti sono richiesti per l'Erba Moscatella. «Meteo recanto» La professoressa non ha dato consigli a riguardo ma notando la necessità di raccogliere il tutto durante il Solstizio d'Estate, in modo similare a quanto richiesto per la Felce - che raccoglierà proprio in questa fase -. Ciarán casta un Meteo Recanto per evocare l'energia del Sole e intascarsi i due ingredienti sopra citati.
Taglia poi il rametto di Erba Moscatella con un paio di cesoie e una serie di colpi secchi per ottenere elementi di 1 centimetro di lunghezza da aggiungere al composto in fase di ebollizione. Mescola poi cinque volte in senso orario per poi attendere, portandosi avanti solo con la lavorazione degli ingredienti.
Nel calderone grande di cui sopra aggiunge il contenuto del calderone piccolo di cui ancora più sopra raggiungendo una temperatura ambiente abbastanza tiepida. A ciò unisce l'infuso che aveva preparato prima, ormai freddo.
Alza la fiamma e mescola con entrambe le braccia assicurandosi che il liquido cominci a opporre resistenza diventando, a tutti gli effetti, più corposo. Non ha metri di paragone per definire il "troppo" denso, ma aggiunge un po' di infuso per ottenere una consistenza adatta all'assunzione orale.
Aggiunge poi i due fiori di Asfodelo per spengere la fiamma poco dopo assicurandosi che sia ancora calda.
La Felce, benedetta dal Meteo recanto e dall'energia solare assieme alla Felce, viene usata per rivestire l'interno di una ciotola in cui versa la pozione poco dopo.
Per il quadrifoglio ricorre ancora una volta all'Aritmanzia "Trifoglio Gebo". Sommando i valori delle due parole, ottenute dalla tavola Pitagora/Agrippa, vuole dare al trifoglio la valenza di un quadrifoglio fortunato. La scelta di Gebo è da ricondursi al suo significato di fortuna. Il numero che ottiene è un +5. Non è soddisfatto del risultato perché un +7 sarebbe più propenso a quello che il quadrifoglio dovrebbe apportare ma, tenendo in considerazione come il 5 leghi i terresti agli dei, ripensa a Loki e accetta tutto quanto.
Aggiunto il quadrifoglio, chiude il tutto con le foglie restanti e attende cinque minuti per vedere poi cosa lo attende.
«Parlato»
"Pensato"
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