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.Emma LewisSi stava dirigendo all'aula di incantesimi assieme al suo best friend forever nonché parabatai ideale -quello che cercava da una vita-, pronta per una nuova ed interessante lezione, felice di poter conoscere nuovi incantesimi e migliorare nell'utilizzarli, dal momento che non era esattamente una cima, quando si trattava di applicarli. Aveva uno zainetto a forma di unicorno con dentro un paio di regalini che già aveva comprato per qualcuno, mentre per gli altri ancora doveva pensarci. Certo, mancava ancora un po' a Natale, ma non era certa che li avrebbe visti tutti, intorno a Natale.
Non vedo l'ora, NattyPie! Sono stanca di studiare e fare compiti tutti i giorni tutto il giorno. Va bene che a giugno abbiamo i MAGO, ma vorrei respirare un po'! Protestò, con la sua solita vocetta dolce, ormai rassegnata dalla trasandatezza della divisa di Nathan. Si era abituata e non gli disse nulla, anche se lo faceva praticamente ogni volta che lo vedeva così. Ricambiò felicemente il suo abbraccio e si beò del contatto delle sue labbra sulla fronte, regalandogli un candido sorriso a trentadue denti. Ti voglio bene, Captain America! Annunciò un po' a caso, anche se in quel momento sentiva quel sentimento con forza scorrerle dentro e desiderava esternarlo con una delle persone più importanti, per lei. Non c'era voluto molto perché lui lo diventasse, grazie al suo carattere esuberante e allo stesso tempo dolce, quando ce n'era bisogno. Era stato il primo in assoluto a dirle che lei era una ragazza forte, che doveva solo dimostrarlo. Lei lo vedeva un po' come il suo eroe, qualcuno sul quale fare sempre affidamento. Grazie Nattt esultò, quando lui fece aprire la porta, lasciandola passare. Buongiorno! Salutò anche lei la prof, guardandosi in giro. C'erano praticamente tutti e forse lei avrebbe dovuto fare più in fretta e trascinare Nathan con sé. Pazienza, ormai c'erano. Lasciò che si andasse a sedere vicino a Howard, avvicinandosi anche lei al loro banco. Howieeeeee! Ciauu e detto ciò, avrebbe tentato di buttargli le braccia al collo per un abbraccio zuccheroso, dopodiché avrebbe tirato fuori dal suo zainetto, un pacchetto morbido e glielo avrebbe porto. Dentro ci avrebbe trovato due infantilissimi unicorni -ehi, sempre di Emma stiamo parlando- uno bianco ed uno nero, ma c'era di più. Parlavano! Premendogli il pancino, diranno frasi super dolciotte! Tipo che ti vogliono bene. Detto ciò, Emma gli lasciò un bacio sulla guancia e si allontanò alla volta di Aibileen; anche per lei aveva un regalino. Non la conosceva bene, eppure era sempre stata gentile con lei ed era una ametrina, non servivano altre motivazioni per farle un regalo. Ciao Aiby! -Posso chiamarti Aiby, vero?- ho un regalino anche per te! Le allungò un pacchetto in carta argentata dove dentro avrebbe trovato un berretto da gatto animato. Spero ti piaccia, ma non sapevo i tuoi gusti, quindi... i gatti piacciono a tutti, no? Arrossì vistosamente e desiderò sprofondare, perciò non fece altro che darsela a gambe e zampettare vicino ad Adamas. Addyyyy! È libero? Posso sedermi? Attese risposta e dopo avrebbe tentato di abbracciare anche lui e dargli un bacio sulla guancia, prendendo poi posto e tirò fuori una penna, iniziando a rispondere alle domande. La magia elementale è quella che va a vertere su uno o più elementi che in genere sono acqua, terra, aria e fuoco. Per me l'elemento più utile è l'acqua perché lo vedo il più affine alla cura e senza quella, non si può proseguire, in situazioni di pericolo. Forse non è una vera motivazione, ma lo vedo molto affine. Mentre ciò che ho paura, è di perdere il controllo della magia, soprattutto se si tratta del fuoco -per via di vecchie esperienze. Mise il punto e guardò il suo scritto, conscia che facesse schifo. Sospirò.CODICE ROLE © dominionpfSPOILER (clicca per visualizzare)Saluta Eva, interagisce prima con Nathan Parker King
Poi con Howard H. Van Leeuwen e Aibileen Beatrix dando loro dei regalini
Ed infine con Adamas Vesper ùù
Risponde a tutte le domande, più o meno. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Ragazzuoli, per qualunque dubbio o domanda sulla prova rivolgetevi a me qui sul forum o (preferirei) su telegram.
Questo sarà l'ultimo post della lezione, avete tempo fino a giovedì 31. -
.Lilith WalkerNOT TOO CLOSE, PLEASE. NOT TOO FAR, PLEASE.La ragazza si limitò semplicemente ad attendere. Attese che i suoi compagni potessero fare degli interventi così come la prosecuzione della lezione in corso, lei attese. Lo sguardo calmo che si spostava con assoluta metodicità tra un oggetto all’altro del suo banco e le movenze calme. Incantesimi era una lezione che amava particolarmente, niente a che vedere con DACAO che invece faceva zompettare gli studenti come grilli qui e lì! Studiare e conoscere nuove formule così come imparare cavilli e tecniche, questi erano i suoi punti di forza. Ben presto la prospettiva sarebbe cambiata. Quando il professore entrò nella stanza tuttavia Lilith non si scompose e non conscendolo ancora non si rese conto dell’identità dell’uomo finchè non fu questi a parlare rivelandosi. L’attenzione delle iridi rosse/azzurre si portò sui piedi della figura mentre questi iniziò a far levitare le pietre e spiegare il proseguo della lezione. Lilith non osò alzare lo sguardo, come di consueto nella sua sindrome l’incapacità di affrontare soggetti negli occhi ebbe la meglio. Scostò il busto e il capo in direzione di Brian e cercò di rimanere calma. Ci provò anche se le mani corsero alla gonnellina per stringerne il tessuto. Il respiro volle mantenere un che di cadenzato ma ogni tanto saltava un tempo per poter essere definito monotono. Fare pratica con la magia di quella branca? Lo sguardo tornò sul sasso m a attese il proseguo. Solo quando le lingue di fuoco presero a narrare in modo illustrato le parole del docente la ragazza si concesse di alzare lo sguardo in loro direzione, attirata come una falena dalla fiamma. Le istruzioni erano all’apparenza semplici ma il loro proseguo no… Lei avrebbe dovuto convincere uno spirito elementale dentro la pietra a stringere un accordo? Poteva farlo? Attese diverso tempo, tanto che il docente li riprese e così tornando con gli occhi sull’oggetto magico prelevò la bacchetta dal tavolo e iniziò a concentrarsi. Non fu quello il difficile per la mente dell’albina, la sua intelligenza e dedizione per quell’arte erano assolute, così iniziò anche a calmarsi lentamente. Finalmente riprese la padronanza di se, lentamente…lentamente. Il mondo iniziò a svanire, le voci altrui avrebbero dovuto ovattarsi fino al punto da diventare inudibili. Chiuse il suo animo all’esterno per tornare a guardare dentro di se. Quella pace atavica pe piacque a tal punto che quando la pietra lievemente iniziò ad illuminarsi per il richiamo dello spirito la ragazza non se ne accorse. Dinnanzi a lei in quella matassa di oscurità quell’essenza avrebbe dovuto concentrarsi iniziando a prendere forma per il richiamo del mago ma quando lo spirito iniziò ad assumere con la sua forma gelatinosa e traslucida la forma di un umano alto quanto lei e dalle movenze calme il cuore di Lili iniziò a battere forte. TUM TUM. Il respirò prese a cavalcare. TUM TUM. LE mani le tremarono. Guardando quell’essenza in modo inconscio l’acqua doveva aver scavato in lei per trovare una forma familiare? L’essenza non sembrava negativa e forse il suo intento non era quello di intimorire la ragazza ma l’acqua si sa… scava infondo e nei propri abissi trova sempre qualcosa che celiamo. Così colta dal panico Lilith tenterebbe di interrompere il contatto prima del dovuto! Scappando forse senza rendersene neanche conto potrebbe cadere dalla sedia e riversarsi a terra per l’impeto. E’ matida di sudore e ha paura. Forse non sarà stata la prima a fallire nella classe ma quella sensazione di sconfitta e la pietra non colorata le bruciano addosso come fuoco vivido. Non è la competenza a mancarle ma il coraggio, l’incapacità di avere un rapporto umano figurarsi uno con un elemento naturale. Il capo andrebbe a chinarsi delusa… fallita.
STATUS: agitato, spaventato Corpo 10% Mente 90% No sessuale/pansessuale Black Opal occhi: rosso/azzur. capelli: bianchi ❖ Albinismo Tipo 1❖ Aspherger ❖ 16 anni
❖ Q.I: 180❖ Apatica ❖ Rigida"LA FELICITA’ E’ FATTA DI UN NIENTE CHE AL MOMENTO IN CUI LO VIVIAMO CI SEMBRA TUTTO." . -
.Mia Freeman
Prefetto AmetrinSi sarebbe voltata verso la porta all’arrivo di Cameron Cohen, sorridendogli appena e lasciando che si sedesse al suo fianco. Sarebbe arrossita con il suo bacio, allargando il proprio sorriso e guardandolo ancora più innamorata e felice, per quanto imbarazzata. “Buongiorno…” avrebbe quindi sussurrato contenta, per poi indicare le pietre di fronte a loro. “Penso che faranno parte della prova pratica…” avrebbe provato a spiegargli parlando piano per poi lasciare che il ragazzo si concentrasse per rispondere ad Eva.
Non si aspettava che qualche altro docente si sarebbe unito a loro, doveva essersi persa qualcosa o non averci badato troppo, e si sarebbe voltata verso la porta con una certa sorpresa sentendo qualcun altro unirsi a loro.
Un brivido le avrebbe percorso la schiena all'ingresso del professor Ensor. Si chiese distrattamente se la sua sorpresa sarebbe diminuita nel vederlo entrare in ritardo, con il suo atteggiamento severo, sapendo del suo arrivo. Si sarebbe schairita la voce, quindi, imponendosi massima concentrazione perché la presenza del docente le metteva addosso ansia da prestazione. Dopotutto lei era abituata a Lancelot e al suo modo di fare sempre dolce e accorato, Ensor invece aveva un che di oscuro in sé, non necessariamente in senso negativo ma di certo sufficiente a farla sentire in ansia all’idea di fare qualche cavolata proprio davanti a lui. Era convinta che non avrebbe esitato a farle notare qualsiasi genere di errore e per quanto invece le critiche costruttive le facessero bene non volevo sapere che Ensor la considerava una incapace.
Si sarebbe schiarita la voce quindi, lanciando un’occhiata a Cameron, per poi provare a trovare la sua “pace interiore” e concentrarsi al meglio, provando a raggiungere quello spirito. Impiegò un po’ a distaccarsi dal resto che la circondava, a concentrarsi e focalizzarsi quanto avrebbe voluto, provando a non pensare a Brian o alla possibilità di sbagliare.
Quando finalmente riuscì ad isolarsi del tutto le voci dei suoi compagni e la vicinanza di Cam sparirono, lasciandola in un limbo nero, aiutato anche dalle sue palpebre calate. Impiegò qualche istante per convincersi che andasse tutto bene, e cominciò a sentire l’agitazione crescerle addosso mentre temeva di non vedere proprio niente. Impiegò un po’ a farsi vedere, ma alla fine le apparve finalmente lo spirito che stava cercando, sottoforma di una specie di equino con le pinne o qualcosa del genere. A guardarlo bene non sembrava nemmeno un animale vero e proprio, aveva più le fattezze di un Pokémon o qualcosa del genere, e cominciò a saltellarle addosso, scontrandosi qualche volta contro le sue gambe e scompigliandole i capelli. Venne invasa da una sensazione di freschezza, e avvolta da un odore leggero di salsedine, alghe e pioggia, e cominciò a pensare di avere a che fare con lo spirito dell’acqua.
Si ritrovò a faticare a seguire lo spirito, trovando complesso inquadrarlo per bene e senza sapere bene che cosa fare: di certo era evidente che rimanere lì, rigida, in piedi non avrebbe aiutato la sua causa e si sarebbe ritrovata quindi a cercare di seguire i suoi movimenti, scoprendo che quel genere di atteggiamento sembrava piacergli. L’acqua, si sa, tende sempre a modellare ciò che incontra, ama il cambiamento e il movimento, e Mia cominciò a venire influenzata da quella vitalità quasi subito.
Non sapeva bene come si conquistasse uno spirito di quel tipo, e provò anche con un approccio più tradizionale, parlandogli. “Sei proprio allegro, vero?!” avrebbe buttato lì, senza ottenere però nessun genere di reazione dallo spiritello che non sembrava particolarmente interessato alle sue parole. Mia non era abituata all’idea di non parlare direttamente con qualcuno, ma avrebbe capito poi che tutto quello che lo spiritello voleva era sentirsi compreso e in qualche modo assecondato. SI sarebbe quindi ritrovata a muoversi con lui, oscillando e cercando di seguire le onde che disegnava col proprio corpo, sentendolo poi ridacchiare e riempire le sue orecchie con la sua risata cristallina. Ma come avrebbe potuto comunicare con uno spirito che non sembrava in grado di parlare? Mia non voleva fare figuracce ma non sapeva come esprimersi in un altro momento. “Ehi…io…vorresti donarmi i tuoi poteri?” avrebbe domandato timidamente, ottenendo come risposta una capriola da parte dello spirito che tornò a scorazzarle intorno. Avrebbe cercato ancora di assecondarlo, per poi azzardarsi ad allungare una mano sulla sua testa provando ad accarezzarlo piano sulla testa. Se ci fosse riuscita avrebbe percepito una sensazione di fresco, avrebbe sfiorato una superficie che somigliava molto a quella di un ruscello di montagna, vibrante e bagnata.
Il tutto si sarebbe dissolto di lì a poco, e Mia avrebbe abbassato subito lo sguardo sulla pietra, sperando davvero di vederla illuminarsi –supponeva di azzurro- , segno di essere riuscita a portare a termine il proprio corso.code made by ginSPOILER (clicca per visualizzare)Mia svolge l'esercizio e si ritrova di fronte lo spirito dell'acqua.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Benjamin svolge l' esercizio e si ritrova davanti lo spirito della terra
Edited by Benjamin D' Angelo - 26/12/2020, 21:38. -
.Era intento ad osservare i movimenti della professoressa Ivanova, come se stesse assistendo ad uno spettacolo di Bourlesque ed immaginando fosse la stessa prof a ballare come se si trovassero al Moulin Rouge. Così tanto concentrato su quella magnifica immagine che si accorse dell'arrivo del professor Ensor solo quando cominciò a parlare.
'e questo che ci fa, qui? E' la lezione della professoressa Ivanova! Mi stava facendo uno spogliarello!'
Sbuffò incrociando le braccia e alla fine pensò fosse giusto ascoltarlo comunque, per capire di cosa voleva parlare. Alla fine aveva capito che lui era venuto per affiancare la professoressa nella prova pratica della lezione.
Una pietra si posò sul suo banco e lui spostò lo sguardo su di essa, continuando a sentire le parole del professore.
“Sassi elementali” mormorò il Dioptase affascinato da quell'oggetto “Figo...”.
Quando il professore finì di parlare ed esortò i ragazzi a fare la prova pratica, Aidan si concentrò con tutte le sue forze. Era come se volesse provare a far muovere quella pietra con la forza della mente. Ci mise un po', prima che tutto ciò che gli stava attorno sparisse. Alla fine, quando ci riuscì, si ritrovò da solo, con un grosso Leone di fronte al ragazzo.
Aidan si fermò ed osservò l'animale, stando attento a non fare movimenti bruschi. Il leone era ritto sulle sue quattro zampe e fissava il ragazzo, camminando verso destra e verso sinistra.
Fu il dioptase, ovviamente, a parlare. 'Simbaa' “Salve...re della giungla...” iniziò tenendo gli occhi fissi su quelli del felino “Non vorrei recarti...recarvi...recarle... disturbo per molto tempo...anche perché di tempo ne abbiamo molto poco...quindi vengo subito al punto, se mi permetti...permettete...permette...” respirò profondamente, senza spostare lo sguardo sul suo, che era altrettanto fisso su Aidan “Vorrei, se fosse possibile, ricevere anche solo un pizzico...un'unghia ecco...del tuo...suo...vostro...potere. Immagino che io stia parlando con lo spirito del fuoco no? Conosco bene la potenza...quindi solamente un poco del...vostro potere, mi basterebbe per poter tornare da dove sono venuto e togliere il disturbo.”
Finì di parlare ed attese il Leone. L'animale camminò ancora per qualche secondo e si fermò. Il suo sguardo era ancora fisso sul Dioptase che lo ricambiava concentrato. Quello allora cominciò a camminare verso di lui. Aidan non si mosse da dove si trovava, lo osservava attentamente.
A pochi centimetri da lui, il leone ruggì. Un ruggito così forte che Aidan dovette resistere nel portarsi le mani alle orecchie e tapparsele. Chiuse gli occhi, a quel punto e sentì il rumore delle fiamme, lo scoppiettio della legna che ardeva, l'odore di legna bruciata, il caldo...poi il silenzio...e infine sentì le voci sussurrate dei compagni e il rumore di sedie che strisciavano. Era evidentemente tornato alla realtà.
Quindi aprì gli occhi e la prima cosa che fece fu quella di guardare il sasso di fronte a lui, che probabilmente sarebbe dovuto diventare di colore rosso.
"Lunga vita al Re".
Aidan Hargraves".Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei"Dioptase, 16 anni"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
code by ©#fishbone
SPOILER (clicca per visualizzare)Aidan fa il suo esercizio e la pietra dovrebbe diventare color rosso, visto che ho pensato di farlo chiacchierare con lo spirito del fuoco. -
.Amelia Farley
DioptaseAmelia era attenta a seguire la lezione, certo, ma non mancò di notare l’arrivo di Nathan e si stava preparando ad ospitarlo al suo fianco quando il ragazzo cambiò direzione e si fermò accanto ad Howard. Per quanto si sforzò di mantenere un certo contegno, non mancò di riservare a quei due un’intensa occhiata, senza nemmeno sapersi spiegare perché quel genere di scelta l’avesse infastidita così tanto. Sentì qualcosa bruciare nel suo stomaco, e si voltò con decisione di nuovo verso la Ivanova, cercando di focalizzarsi sul compito e non su qualsiasi altra cosa.
Dopotutto sapeva anche lei che il suo compito lì era quello di studiare e impegnarsi per eccellere, se Parker non aveva tempo per interessarsi a lei avrebbe potuto di certo trovare qualcun altro, anche se non si aspettava che la ignorasse in quel modo, da un giorno all’altro. Amelia non era il tipo di persona che riusciva a mettersi facilmente in discussione, probabilmente era qualcosa che avrebbe dovuto imparare ma in quel momento pensò che fosse solo colpa di Nathan, che fosse una scelta –sbagliata- tutta sua, dettata da chissà quale assurda ragione.
“Ma a me che importa?! So benissimo stare da sola. E posso trovare qualcun altro quando voglio.” cercò di ricordarsi, anche se non riuscì a spegnere del tutto quella sensazione, pur focalizzandosi sulle risposte da dare nel compito.
Dopo aver terminato con le sue risposte si ritrovò a voltarsi leggermente all’arrivo di Brian, accennando un leggero sorriso compiaciuto. Non aveva ancora avuto modo di conoscere bene il Professor Ensor, ma ammirava il suo atteggiamento, molto più professionale per lei di quello di molti altri suoi colleghi. L’aura oscura che emanava la affascinava, e segretamente sperava che un giorno avrebbe potuto approfondire meglio Difesa dalle Arte Oscure, sicura che Ensor avrebbe saputo darle degli spunti di riflessioni interessanti e l’avrebbe aiutata a migliorare parecchio. Certo, non c’era nulla che un Farley non potesse ottenere, ma non era nemmeno sicura che fosse possibile al momento.
SI sarebbe fatta più attenta quindi, drizzando la schiena e ascoltando la sua spiegazione, imponendosi di fare un lavoro eccelso per brillare agli occhi del docente, o quantomeno attirare la sua attenzione. Certo, nella sua mente si ritrovò a pensare che quello fosse un esercizio troppo semplice per impressionarlo ma aveva intenzione di impegnarsi ugualmente.
Chiuse gli occhi quindi, prendendo un respiro profondo e sforzandosi per cancellare chiunque altro dalla sua mente, focalizzandosi solo su sé stessa e sulle pietre che aveva sul banco. Si impose di non lasciarsi distrarre da niente e quando anche gli ultimi rumori scomparvero si mise ad aspettare, impaziente. Poteva sentire il proprio cuore nelle orecchie, era tesa e in ascolto, pronta per l’arrivo di uno spirito che all’inizio non percepì nemmeno. Avrebbe impiegato qualche istante a individuare un piccolo essere rannicchiato in un angolo, simile quasi al colore di una roccia, facile da confondere in quella specie di deserto che si ritrovava davanti. Avrebbe cercato di avvicinarsi per studiarlo meglio, notando man mano che si avvicinava il sottile pelo che si muoveva al vento, e l’alzarsi e abbassarsi del torace mentre respirava.
A vederlo bene da vicino non era proprio grigio, brillava di un bagliore tenue ma visibile e emetteva un tiepido calore, abbastanza percepibile da farle subito realizzare che si trattava probabilmente dello spirito del fuoco. Non fu sorpresa, non si sarebbe aspettata niente di diverso e rinvigorita da quella certezza si sarebbe avvicinata con più sicurezza. Avrebbe incrociato presto gli occhi della creatura, svegliatasi dal suo sonnellino e sorpresa nel ritrovarsi qualcuno così vicino: non impiegò molto a rialzarsi, inarcando la schiena e accendendosi di piccole fiammelle.
“Siamo simili, io e te, lo sai?” gli avrebbe fatto notare con voce sicura, perché per domare il fuoco era sicura non bisognasse essere docili. L’avrebbe studiato con attenzione, inclinando appena la testa senza retrocedere: era anche disposta a scottarsi pur di riuscire ad avvicinare lo spirito, che sembrava ancora più sorpreso e spiazzato da quell’affronto.
Amelia si sarebbe abbassata, lentamente ma senza esitare, finendo in ginocchi davanti a lui. “Il fuoco ce l’ho già dentro, vuoi aiutarmi ad avere anche il tuo potere?” gli avrebbe quindi chiesto, azzardandosi ad allungare una mano verso lo spirito, mostrandogli quanto ardente sapesse essere la sua determinazione.
Il suo incontro si sarebbe concluso di lì a poco, con una sensazione di forte calore sul palmo della mano, e una volta tornata alla realtà avrebbe abbassato lo sguardo, cercando nelle pietre sul banco anche solo il più piccolo bagliore rossastro, nella speranza di essere riuscita davvero nel compito come sperava.code made by ginSPOILER (clicca per visualizzare)Amelia esegue il compito e incontra lo spirito del fuoco.. -
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RevelioGDR. -
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.SPOILER (clicca per visualizzare)L'Aria gli si manifesta sotto forma di Icaro..
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.Primi GiorniNarrato - Parlato - Parlato Altrui - PensatoMarcus Ainsworth - Dioptase - 16 anni - Scheda.
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.Neanche il tempo di pianificare un omicidio che l'uomo più ambiguo del corpo docenti, nonché suo Responsabile, fece il suo regale ingresso in aula seppur nascosto da due scatoloni.
«Fantastico!» L'ironia trasudava solo nella sua mente cercando di mostrarsi imperturbabile al titolare della cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure visto che sembrava pretendere e porre sotto stress in particolare quelli che portavano i colori più cupi. Cupa la Casa, cupo il suo Rappresentante massimo, cupi i suoi membri.
E se c'era anche lui a presenziare a quella seconda ora di lunedì il motivo era solo uno: rogne. Per cui meglio prestare attenzione ed appuntarsi tutti i passaggi utili.
Alla fine non si meravigliò più di tanto -già per la sua risposta aveva teorizzato che più che scegliere l'elemento più giusto dovesse essere quello per cui si era più portati- e così si ritrovò a fissare le pietre disposte sul suo banco e poi sui sassi che vennero smistati dal docente. «Forse i sassi sono semplicemente più gestibili...» Teorizzò soppesando nella mano un sassolino opaco trasparente. Il colore che associava per lo più al vento. Sarebbe rimasto così? Strano però perché il professore di Difesa era stato chiaro: il verde sarebbe stato quello che stranamente rappresentava il vento; un piccolo disturbo ossessivo compulsivo per la giovine, visto che lo associava maggiormente al trasparente, all'impalpabile fumo un po' grigiastro. Sarebbe stato l'aria l'elemento più affine visto che attraverso di essa si librava su un manico di scopa? O forse era l'acqua? Tempestosa, travolgente, glaciale. Un po' ci si vedeva nella sua furia eppure nessuna scintilla, nessuno strano incontro mistico.
E poi venne il turno di pensare al bruno della Terra, come il suo segno zodiacale. Terra come la forza primordiale. Chiuse gli occhi, lasciando confluire la magia che le scorreva nelle vene, visualizzandola come piccoli filamenti che andavano ad avvolgere quel sassolino comune ma unico. Eppure quei fili non riuscirono ad avere nessuna presa, ritirandosi come un'elastico tornava al suo posto dopo esser stato teso oltremisura.
O sarebbe stato il fuoco?
Rosso come il fuoco, rosso come le fiamme delle catene che le avevano causato la bruciatura sul fianco; rosso come le fiamme che aveva aizzato, qualche settimana prima con l'ausilio di un ventus, verso delle zucche strambe. Rosso come le fiamme che l'avevano avvolta un anno prima a Bath. Rosso come il magma lento che le scorreva, parallelo al sangue, quando il mezzogigante finiva con lo sfiorarla. Rosso come quelle fiamme mentali che avvilupparono la pietra senza però distruggerla.
Non si era resa conto di aver chiuso gli occhi, creando un contatto con l'elemento primordiale così come aveva fatto con l'Acciaio del Ladro nella strana lezione di Magitech ad inizio anno.
«E stavolta chi mi si presenterà? Direttamente Josef Wronski prima di spiaccicarsi al suolo?» Dubbio più che lecito visto che le si presentò una delle figlie di Perkin, nonché una delle prime battitrici della storia del Quidditch, quando fu il momento di convincere l'anima della lega. Ma lì? Cosa le sarebbe apparso? Non le restava che scoprirlo.
Prima ancora di riuscire ad abituarsi alla luce e all'ambiente circostante una presa calda, ben salda, venne avvertita all'altezza del polso sinistro. Sgranati gli occhi la Lynch si ritrovò a specchiarsi in due pozze scure, nere come la lava che si sedimenta e raffredda ma con uno strano luccichio rosso che circonda come un anello la pupilla. Il viso era umanoide eppure c'era qualcosa che non tornava nel ragionamento della strega: lineamenti affilati come lame, capelli dal colore del fuoco, in un miscuglio di giallo, rosso ed arancione come se fosse una fiamma viva. Ed in effetti lo era. Una fiamma che mulinava in un vento caldo sulle spalle scure come la legna annerita dal fuoco e ancor prima di trasformarsi in cenere. "Questo non è il luogo adatto a te, va' via!" Le labbra non si erano mosse eppure quelle parole erano arrivate nitide bensì senza passare attraverso l'apparato uditivo. L'arto che stringeva il suo si trasformò in una lingua di fuoco che però non le bruciava l'epidermide, così come l'intero corpo divenne un unico groviglio di fuoco, con tante lingue, salvo poi assestarsi su una sfera infuocata, lasciandola priva del contatto fisico. «Aspetta, non c'è troppo tempo! Ho bisogno del tuo aiuto.» La sfera, che nel mentre si era allontanata di qualche metro verso l'imponente montagna scura da cui uscivano gas e lapilli, tornò verso di lei. "Cos'è che vuoi? Parla in fretta, ho il mio giro da finire". Come convincere uno spirito del fuoco, precisamente una salamandra (e no, non l'animale), a donarti il suo potere? Con la Perkin l'aveva sfidata ma con lei? Non le sembrava una creatura dedita all'attesa e alla pazienza, bensì una più avvezza al pane al pane, vino al vino. «Semplicemente ho alcune domande da farti. La prima: ho o no un'affinità al fuoco?» La sfera finì con lo sprigionare alcune scintille, vagando intorno al suo corpo, soffermandosi su ferite visibili ed attardandosi su quelle celate all'occhio umano. "Direi di sì, altrimenti non saresti riuscita a venire sin qui. Altro?" La piccola Arpia strinse i pugni con forza, irritata dall'atteggiamento duro e tagliente dello spirito. Era così simpatica anche lei quando si rivolgeva alle persone? Sollevò lo sguardo quasi a voler far fluire l'improvviso nervosismo. «Bene, se è così, cedimi parte del tuo potere e non ti disturberò oltre.» Sul più era abbastanza indecisa, visto che se avesse avuto effettivamente parte del potere della Salamandra, avrebbe finito con il visitarla molto più spesso, di certo in base al suo bisogno. "Chiudi gli occhi, sgombra la mente e cerca il fuoco che alberga in te, lascia che scorri al posto del sangue..." E così fece, un sipario su quella realtà lontana -consistente nelle pendici di un vulcano attivo- che venne sostituita dal fuoco di un camino scoppiettante proprio all'altezza del suo cuore. Avvertì qualcosa penetrare la barriera di ossa e tessuti, fino ad arrivare al muscolo più importante e stringersi attorno, battendo allo stesso ritmo pulsante di una fiamma al vento.
Il ritorno nell'aula di incantesimi lo percepì, per prima, grazie all'udito: il bisbiglio dei compagni era un ronzio familiare. Nella mano destra, stretta a pugno, vi era il sasso rosso. Sarebbe stato colorato di un bagliore rosso il suo sasso o avrebbe finito ancora con l'essere spento? Non le restava altro da fare se non volgere il dorso sul banco e aprire le dita e scoprire la verità.Elisabeth
Lynch"Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can."
Black OpalSerpeverdeBattitricecode by ©#fishbone
SPOILER (clicca per visualizzare)L'elemento per Liz è il fuoco rappresentato da una Salamandra che, cito,:CITAZIONEAll'Elemento Fuoco appartengono le Salamandre, da non confondere con gli animali che portano lo stesso nome. Paracelso ce le descrive come creature agili e snelle, che abitano in prossimita’ dei vulcani in attività. Secondo la Tradizione, hanno l'aspetto di lingue di fuoco o di sfere luminose vaganti nell'aria e Benvenuto Cellini ricorda dì averne vista una, da bambino, nel caminetto della sua casa. Alcune Salamandre sarebbero altresì presenti sull'Etna sin dalle più remote antichità.
Essendo intimamente legate al Fuoco è possibile contattare le Salamandre in zone vulcaniche, oppure accanto ad un bel fuoco scoppiettantc, o ancora in località desertiche particolarmente assolate, Bisognerà sistemarsi in posizione comoda con lo sguardo rivolto verso sud e meditare - seguendo il solito procedimento - su simboli legati a questo Elemento: una fiamma, il sole, la luce intensa di un fuoco e così via.
Lascio al prof la riuscita o meno della prova.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Interagisce con Emma Lewis eNathan Parker King, poi esegue la prova ed incontra uno spirito della terra sottoforma di Kyoshi..
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.«Ops, credo che farò definitivamente boom!» Ci tenne ad avvisare il povero Prefetto con cui condivideva il banco sulla sua sorte non appena la figura che entrò nell'aula si rivelò essere Brian Ensor. L'Ametrino per il docente nutriva un profondo rispetto -anche se ringraziava ogni giorno di essere finito nei giallo-viola- ma questo non significava affatto che delle volte veniva meno ai rigidi comportamenti che l'altroo richiedeva quando era costretto a condividere la loro stessa aria. Una volta che vide veleggiare un sassolino sul suo banco il suo braccio scattò subito in aria, con la speranza di esser riuscito ad attirare la sua attenzione. «Scusi, prof, con quest'altri che facciamo? Non li dobbiamo neanche toccare?» E, quello stesso braccio che si era leva in alto finì con l'indicare, con la sua estremità, le quattro gemme che erano state una sorte di ferma pergamena. Eppure trovava quello verde così carino!
Alla fine finì con il rigirarsi il sassolino incolore tra le dita, per poi farlo vorticare in aria un paio di volte, riprendendolo subito dopo, nel tentativo di capirci che cosa fare esattamente. L'unica cosa certa era che ad Hiddenstone amavano visceralmente gli incontri mistici, altrimenti non si spiegava perché finissero sempre con il dover chiedere il permesso a strani esseri per poter usare determinati oggetti neanche fossero stati vampiri da invitare a superare la soglia di casa. Ovviamente casa di un cacciatore per essere finito -letteralmente- con un bel paletto di frassino nel cuore.
Detto ciò, dopo l'ennesimo rimbalzo del sassolino, Nathan finì con l'osservarlo attentamente alla ricerca di qualche crepa o fessura dove poter entrare, fare il suo dovere e poi... tornare a vegetare sul banco. In fondo era comunque nerodì.
Lanciò un'occhiata lunga alla Farley, che le era sembrata quasi risentita nel non condividere il banco per quell'ora, promettendosi di andare da lei per farsi perdonare in ginocchio sui ceci... ma non ora.
Ora avrebbe fatto meglio a svuotare la mente e convincere qualsiasi spirito si sarebbe trovato a fronteggiare.
'And here we are again'. Si ritrovava di nuovo in quella città marina -la stessa della lezione di divinazione- con la sola differenza di riuscire a vedere tutto a colori e non solo quel delfino e quello squalo che avevano finito con il nuotare affianco, insieme, a perdersi tra le correnti marine senza però allontanarsi troppo da casa. «Son tornato in Paradiso!» Solo che più si guardava in torno e più non vedeva nessuno che facesse a caso suo. Nessuno spirito, nessuna figura autoritaria, solo tanti banchi di pesciolini diretti chissà dove. «Scusate... sapete dove posso trovar-» neanche il tempo di finire la frase che uno strano polpo preferì allontanarsi con uno scrollo di tentacoli. Ci riprovò con una coppia di pesci pagliaccio, delle sarde, delle stelle marine e persino con pesce martello. Ma nulla: o non sapevano o non gli davano neanche il tempo di domandarglielo.
Provò a cercare nella barriera corallina, si apprestò persino a ritrovare il Tritone della fiaba babbana della Sirenetta, ma nada, zero, nisba e il tempo passava.
«Se me concentro de più m'esce uno stronzo!» Lo sforzo mentale non era del tutto scollegato dal suo fisico quindi qualche arietta di troppo avrebbe potuto anche darsela. "É tardi, è tardi, tardi, tardi, taaaaaaaaaaaardi!" Un piccolo pesciolino blu, con delle pinne gialle e nere, lo superò usando la sua vocetta stridula -«Ehi, figo, so parlare il pescentese!»- diretto verso il mare aperto, guardare da una parte all'altra e volgendosi poi nella sua direzione. "Mi scusi, sa dove stessi andando? É che sono sicura che stessi andando in un posto mooooolto importante... solo che non ricordo quale..." La mascella di King finì con il cadere, lasciando andare molte bollicine e perdendo qualche respiro sacro di troppo. Oddio, dopo quella, era davvero il colmo. «Non saprei, l'unica cosa che diceva era "è tardi"... neanche per quello ricorda nulla?» Un paio di bracciate e si fece sotto al pesciolino -o meglio- alla pesciolina cercando di aiutarla. "No, umano, non lo so! Ehi, ma che ci fa un umano qui? E perché conosci la mia lingua?" Le pinne si muovevano frenetiche, le parole risuonavano attorno a lui e l'iperattività della sconosciuta era solo al suo 0,000000000000000000001%, perché tempo due secondi tornò a nuotarle in tondo. "AAAAAAAAAAAAAAAH, UN UMANO!" La pesciolina sconosciuta, smemorata, era dedita al melodramma più delle ragazzine mestruate che si aggiravano per il castello. «Ma che te urli!» Provò a riacquistare territorio, cercando di calmarla sollevando le mani e portandole ai lati del viso. «Sono qui solo perché devo trovare lo spirito di un elemento -direi l'acqua a questo punto- e cercare di convincerlo a donarmi il suo potere... così posso tornare dagli altri come me e d-»
"Ehi, io lo conosco lo spirito dell'acqua!" Sollevò la pinna destra per poi fare una capriola. "Seguimi!" E partì a razzo verso l'interno, superando anemoni et simila, fino ad arrestarsi, girarsi e guardarlo curiosa. "Ehi, perché mi stai seguendo?"
Se solo fosse stato possibile le braccia gli sarebbero cadute ai lati, sconfitte, ma non lo fece, neanche ci provò visto che preferì raccogliere le poche briciole di pazienza rimasta per non soffocarla. «Stiamo andando dallo spirito dell'acqua, hai detto che lo conosci e che dovevo seguirti... ricordi?»
"Ah, lo spirito dell'acqua?! Lo conosco!!!"
«Lo so, l'hai già detto!»
"Davvero?"
«Sì!»
"Incredibile!"
Il bostoniano finì con un bel facepalm, dopo l'ultimo scambio di battute, dettato dalla disperazione più profonda. Sarebbe tornato senza niente, con un pugno di mosche in mano ed una insufficienza a gravare sulla sua testa. «Sai che c'è? Fa niente. Niente spirito, niente Eccezionale, niente incantesimi elementali e niente stupidi sassolini che si colorano come luci di Natale. Fallimento totale ero, fallimento totale sono!» Risollevò il viso sulla sua personalissima Dory, guardandola afflitto mentre di rimando aveva due occhi viola brillanti.
"Ehi, umano, perché sei triste ora?"
«Nathan, non umano. Nathan!» La corresse, voltandosi e iniziando a nuotare lì da dove era venuto, con la speranza che la Ivanova ed Ensor riuscissero ad essere clementi con lui, nonostante avesse fallito la prova perché aveva fatto quello che gli riusciva meglio: schifo. Non era neanche riuscito ad aiutare un piccolo pesciolino a trovare qualsiasi cosa stesse cercando.
«Sai cosa? Magari posso aiutar-» Le parole gli morirono in gola poiché accanto alla pesciolina che l'aveva fatto impazzire, dopo aver nuotato in lungo e in largo, c'era una figura umanoide interamente fatta d'acqua e ghiaccio, proprio davanti a lui.
"Ehi, Nathan, c'è lo Spirito dell'Acqua! Te l'ho detto che la conoscevo, io!" Le pinne anteriori del pesciolino blu si unirono più volte in quello che era la parvenza di un applauso, con quella figura che si premurò di lasciarle una carezza sul capo. "Sei come sempre una buona amica, cara..." Un suono melodioso l'avvolse, creandogli uno strano miscuglio di sentimenti, ma soprattutto ansia quando gli occhi privi di iridi e pupilla finirono con il fissarsi nei suoi. "Ho sentito che mi hai cercato a lungo, Nathan, cos'è che vuoi?" Il groppone creatosi in gola venne mandato giù con dolore, mentre cercava di trovar le parole. «Sono un mago e... ecco, sono qui, perché...»
"Dai, amico, ce la puoi fare!" Un'occhiata mezza divertita e mezza di rimprovero al pesciolino e King continuò a parlare. «Credo che l'acqua sia l'elemento a me più affine. Ne sono sorpreso perché credevo fosse la Terra perché sono stato da sempre paragonato ad un terremoto, ma a quanto pare...»
"Non è così. Ebbene, ancora non mi hai detto perché sei qui..."
«Perché non saprei come chiederti di cedermi parte del tuo potere. In questo momento, lo so che sembra impossibile, ma sono a lezione di incantesimi -l'ho già detto che sono un mago, vero?- e oggi abbiamo il compito di entrare in contatto con lo spirito di un elemento e cercare di convincerlo a concederci la sua influenza, la sua magia. Solo che... ci ho messo troppo a trovarti, forse ho persino fallito la prova, ma soprattutto... non sono in grado di convincere nessuno a fare quello che vorrei...»
"Il segreto non sta nel convincere, ma chiedere e dimostrare di essere all'altezza".
"Ben detto!" Nel tentativo di sollevare una pinna nello stesso modo che avrebbe fatto un umano con il pugno alzato, la nostra Dory finì con il cappottarsi più volte su se stessa. "Tuuuuuuuutto bene, sono viva!"
"E tu, Nathan, credi di essere all'altezza nel gestire l'energia impetuosa di un fiume in piena, delle acque cristalline e chete? E delle terribili correnti marine? E del ghiaccio? Della neve?"
«No, ma... posso provarci... posso imparare...» Persino alle sue orecchie la voce risultò tutto tranne che sicura e certa, ma ancora intrisa di dubbi e mancanza di fiducia nelle sue possibilità.
"Allora va', Nathan, va' e scopri se quella pietra è diventata azzurra o meno, ma ricorda... l'acqua è l'opposto del fuoco e tu ne sarai terribilmente attratto e che il ghiaccio brucia e tu, caro mio, stai andando dritto in un incendio!"
"Ciao ciao amico, io sono..."
Un braccio fu levato e una luce accecante dai riflessi azzurrini finì con il travolgerlo e farlo sprofondare nel buio.
«Incendio?! Quale incendio?» Si ritrovò a saltellare sulla sedia, irrigidendo fortemente la schiena dopo un colpo di frusta, salvo poi essere attirato dal bagliore emanato dal sasso che prima era opaco ed ora -se la vista non lo ingannava- era di un brillante azzurro. Ce l'aveva fatta.Nathan Parker
King"The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot."AmetrinWampusQuidditchcode by ©#fishbone
SPOILER (clicca per visualizzare)Fa una domanda a brian ensor. Il suo elemento è l'acqua ma prima di incontrare lo spirito vero e proprio conosce la sua personalissima Virgilio, aka Dory, e solo dopo riesce ad ottenere il potere dello spirito dell'acqua. Forse.
"Spirito dell'acqua"
"Dory-Virgilio"
«Nathan l'Idiota».