Lezione di Divinazione per il Biennio - Novembre 2020

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    Andrè De Long-Prée
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    Il professore di divinazione aveva cambiato l’orario della lezione di quel giorno per il biennio, e l’aveva posticipata in orario pomeridiano, così da svolgerla subito dopo pranzo. Era un martedì, e aveva deciso di spostarla perché così non avrebbe dovuto chiedere un qualche cambio orario ai propri colleghi, visto che i ragazzi non avevano alcuna lezione dopo pranzo. La motivazione era molto semplice: quel giorno avrebbe parlato con loro di un argomento molto particolare, e gli avrebbe proposto un’esercitazione che si sposava perfettamente con il tema del ‘sonnellino pomeridiano’.
    Andrè era perfetto come al suo solito, e difatti aveva optato per un abbigliamento che era totalmente nel suo stile, decisamente poco consono al suo ruolo all’interno di un’accademia di un certo livello: jeans aderentissimi neri, rigorosamente a vita alta, abbinati ad un maglioncino dai mille colori pastello, inserito appena dentro il pantalone e sblusato così da dare più dinamismo al tutto, mentre ai piedi aveva un paio di stivaletti che richiamavano i colori pastello del maglioncino. Per il resto, non indossava altro, se non che una cintura di marca con le iniziali di un noto brand di alta moda magica in oro davanti. Passò la mano sulla cattedra, così da controllare che non fosse sporca, prima di andarvisi a sedere sopra, accavallando le gambe con il suo solito atteggiamento da diva. Andrè si riteneva bello, e questo era anche abbastanza assodato, ma non aveva mai offeso qualcun altro e tantomeno si era considerato migliore di qualcuno: stava bene con il proprio corpo, non aveva paura di mostrarsi per quello che era, e questa era l’unica cosa che realmente contava secondo lui.
    L’aula quel giorno disponeva di una disposizione molto particolare: al centro vi erano i soliti banchi, sempre estremamente ordinati e puliti maniacalmente per mezzo di incantesimi di pulizia eseguiti dal docente stesso, mentre ai lati della stanza erano stati evocati dei meravigliosi letti a baldacchino dalle colorazioni disparate. Una volta che i ragazzi avessero oltrepassato il grosso portone dell’aula, dunque, avrebbero potuto notare l’inusuale arredamento di quella stanza, ma il docente si sarebbe dilungato su eventuali spiegazioni solo a lezione iniziata. Il viso ruotò da un lato e dall’altro, durante l’attesa, così da controllare che gli scaffali posti ai lati della cattedra e dietro di essa fossero ordinati e ben puliti. L’unica cosa che sembrava essere sporca – si fa per dire – era la lavagna che si trovava dietro il professore, sulla quale spiccava una frase scritta con una grafia estremamente elegante e ricercata, che rispecchiava alla perfezione il carattere del divinante.

    “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita.”



    Era una delle frasi più belle di Shakespeare, almeno secondo il suo punto di vista puramente didattico e divinatorio, perché in qualche modo nascondeva degli elementi che si sarebbero rivelati interessantissimi per quella lezione.
    Una volta che gli studenti furono entrati, dunque, il professore socchiuse il portone magicamente con un cenno della mano, rimanendo con le gambe accavallate e rivolgendosi alla scolaresca. “Buongiorno a tutti, ragazzi.” Breve pausa, durante la quale esibì il suo sorriso smagliante e dolce come non mai. “Prendete posto, oggi vi aspetterà una lezione molto particolare!” E, detto ciò, attese di avere l’attenzione di tutti prima di procedere con la spiegazione.
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    Benvenuti alla vostra lezione di Divinazione, cuccioli del biennio!
    In questa prima fase non dovrete fare molto: semplicemente entrare nell'aula, tenendo conto della descrizione che ha fornito Andrè nel post, e sedervi! Nulla di che, è un semplice start, ma le attività coinvolgenti inizieranno dalla prossima fase della lezione! Magari i vostri PG possono provare in maniera silente a fare delle supposizioni sull'argomento, oppure possono infischiarsene totalmente, oppure ancora possono parlare con gli altri! Per questa prima fase, è un semplice start. <3

    A proposito di ciò, avete tempo per postare il vostro ingresso in aula fino all'11/11/2020 alle ore 23:59!
     
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    Aibileen Beatrix
    Ametrin | 17 anni



    << Oh Merd.. Merlino con il cagotto! La lezione di Divinazione! >>

    Se ne ricordò come un fulmine a ciel sereno, mentre si stava per servire la terza porzione di pollo arrosto.
    Mangiare, che attività meravigliosa! Ci avrebbe passato la giornata. Era sempre tra gl'ultimi studenti, ad uscire dalla Sala Grande allestita a mo' di banchetto.
    Soprattutto il martedì, giorno in cui non erano previste lezioni subito dopo il sublime orario durante il quale potevano dedicare tutta la loro attenzione al lauto pasto che appariva loro davanti agl'occhi.
    Era stato, in realtà, notando il numero di compagni del suo anno che si alzava praticamente all'unisono dalle tavolate di tutt'e tre le casate, che si era rammentata del fatto di doversi alzare anche lei.
    Afferrando al volo una fetta di torta al cioccolato e di marmellata alle pesche con una mano, ed una buona manciata di tovaglioli di carta con l'altra, li imitò, affrettandosi a raggiungere l'aula in cui si tenevano le lezioni di Divinazione.
    Chissà come mai il loro insegnante aveva scelto di spostare quella lezione dalla mattina al pomeriggio. Non le era dispiaciuto dedicare quel tempo ad altri compiti (anche se, in nom del vero, metà di quel tempo lo aveva impiegato a riempire i suoi fogli di appunti di piccoli disegni del Merluzzo Piumato e del Rospo Spinato, ma qualcosa l'aveva memorizzata, di Magitecnica! Sul serio! Almeno una quarantina di righe), sia chiaro. Restava però il fatto che era stato molto vago sulle motivazioni da dare a tale cambiamento di orario.
    D'altronde, in quel preciso istante, il pensiero che più la tormentava era quello di non sporcarsi irrimediabilmente faccia e divisa di marmellata e cioccolata.

    “Non avrei dovuto prendere la torta da mangiare strada facendo.”

    Ammise tra sé e sé. Era così buona, però!
    Si fermò un attimo prima di entrare in aula, ingoiando in fretta e furia il boccone che rimaneva della torta, facendo al contempo del proprio meglio per non strangolarsi nel compimento di tale operazione.
    Dopodiché, accostandosi al muro per lasciar passare altri eventuali compagni già pronti, lindi e puliti per fare il loro ingresso, cominciò e sfregare alcuni fazzoletti dapprima sul volto, poi altri sulle mani, controllando infine lo stato della propria divisa.
    Soddisfatta del risultato dell'operazione di “pulizia flash” appena svolta, entrò finalmente in aula. Le era sfuggita, fortunatamente, soltanto una macchia di cioccolata sulla guancia, che poteva quasi passare per un neo di dimensioni bibliche.
    Si fermò un attimo ad ammirare il maglione multicolor del suo insegnante, sbattendo le ciglia un paio di volte: non poteva proprio definirsi un abbigliamento sobrio e tipico di un insegnante, però faceva il suo effetto. Ad Aibileen piacevano un sacco i vestiti colorati.

    << ... Bel maglione, professore. Ah, e Buongiorno. >>

    Disse infine, abbozzando un timido sorriso.
    Neanche il fatto di sedersi sulla cattedra poteva dirsi molto “tipico di un insegnante”, in realtà. A quel tipo di sorprese, però, la ragazza aveva una discreta abitudine: la maggior parte del corpo docenti di Hogwarts non era conosciuta per la sua normalità, in fondo.
    ...
    Ma neanche quelli di Hidenstone sembravano scherzare: cos'erano quei letti?
    Continuò ad avanzare nell'aula guardandosi intorno, incuriosita, finché non notò la scritta sulla lavagna: “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è raccolta la nostra breve vita”

    << Shakespeare... >>

    Mormorò tra sé e sé: era una lezione di letteratura babbana? Suo padre sarebbe andato in brodo di giuggiole. Ed anche lei, ammettiamolo. Ma non vedeva cosa ciò potesse avere a che vedere con la Divinazione.
    Dovevano dormire? In Spagna, molte aziende avevano istituito la siesta come momento sacro di pausa dei loro dipendenti, dopotutto.
    Ad Aibileen, ad ogni modo, l'idea di analizzare i Sogni interessava ed affascinava moltissimo. Non sapeva ancora dire quanto credesse e non credesse alla Divinazione, ma sapeva per certo che adorava il modo in cui quella materia stimolava la sua fantasia nella creazione di disegni e di storie.

    << Ma... Dobbiamo dormire, professore? >>

    Non riuscì a fare a meno di domandare, non potendo tenere oltre a freno la propria curiosità.
    Quando l'insegnante li invitò a prendere posto, si sedette senza porre ulteriori interrogativi, pronta ad ascoltarlo.


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    SPOILER (click to view)
    Azione 1: Aibileen si alza da tavola e corre in aula mentre s'ingozza di torta al cioccolato e marmellata. Si pulisce in fretta e furia prima di entrare in aula, le rimane una macchia grande come un neo gigante sulla guancia.

    Azione 2: Saluta il professore, rimane sorpresa dal suo abbigliamento. Visto che i vestiti colorati le piacciono, si complimenta per il suo maglione colorato.

    Azione 3: Si guarda intorno, sorpresa dal modo in cui è stata "arredata" l'aula, e nota la frase di Shakespeare. Pensa che le piacerebbe molto fare una lezione sui Sogni. Chiede al professore André De Long-Prée se durante quella lezione dovranno dormire, poi si siede al suo posto.


    Edited by Aibileen Beatrix - 9/11/2020, 12:18
     
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    Cameron Cohen
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    Secondo me, gli elfi domestici dovrebbero impegnarsi un po' di più. Propose Cameron, seduto a cavalcioni di una panca Ametrin -sebbene lui non lo fosse- mentre addentava una patatina, guardando Mia negli occhi. Non sei d'accordo?
    Quel giorno, la lezione di Divinazione era stata anticipata e sarebbe stata combinata anche con i primini, come ogni tanto succedeva, tanto che Cameron si chiese se fosse prassi dell'Accademia, o meno. Insomma, Cameron aveva deciso di fare una capatina al tavolo della sua bella, appena finito di mangiare, per proporle di andarci assieme. Chissà che cosa faremo di tanto importante da costringere il prof a cambiare orari. Chiese ad alta voce, anche se in realtà era un po' una domanda retorica. I suoi occhi nocciola, poi, si posarono prima su Mia, poi sul suo piatto, impaziente. Eddai, muoviti o facciamo tardi. Lo disse scimmiottando la ragazzina e la sua precisione, prima di sciogliersi in un sorriso tutto per lei.
    Quando si fu stancato di aspettare, le prese la mano intrecciando le proprie dita, con quelle di Mia e si cimentò in un antichissimo baciamano. Milady, se vuole farmi l'onore... sussurrò con tono solenne, alzandosi in piedi senza mai sciogliere il contatto con la Freeman. Non avevano passato molto tempo insieme, quella mattina, quindi Cameron aveva tutta l'intenzione di recuperare durante ogni minuto possibile. La tirò leggermente per spingerla a seguirlo, dopodiché si avviò per i corridoi e le scalinate che avrebbero portato i due, all'aula designata per fare Divinazione. Ma che palle, proprio in questa torre altissima doveva mettere la sua aula? Non vedo l'ora di imparare la smaterializzazione! Si lamentò, arrivando quindi in prossimità della stanza. Almeno l'odore che li accolse fu, come sempre, gradevole e rilassò un minimo i suoi nervi inutilmente tesi. Spinse la porta ed entrò con Mia, rimanendo subito dopo meravigliato di ciò che si palesò davanti ai suoi occhi, oltre ai semplici banchi, dei magnifici letti. Ehi, ma li ha trafugati dalle nostre stanze? Domandò al docente, serio. Gli ricordavano un po' i letti dei Dormitori, anche se certamente i colori erano diversi, visto che quelli in cui dormivano ogni notte, avevano colori richiamanti la loro casata.
    Oh poco importa! Si dorme? Nessuno sapeva di quante notti Cam passasse insonni a causa dei suoi incubi, a parte Mia, anche se non glielo diceva tutte le volte; sapeva che si sarebbe solo preoccupata maggiormente e non era di certo ciò che voleva, non con tutto ciò che già avevano a cui pensare, quindi un pisolino lo avrebbe fatto volentieri... anche se la paura che qualche incubo potesse farlo star male, era dietro l'angolo. E quei vestiti sono legali, a scuola? Domandò, indicandolo, prima di avvicinarsi ad un banco e prendere posto, tirando Mia accanto a sé. Solo in quel momento, si accorse della frase alla lavagna. Era enigmatica, però persino uno come Cam, doveva ammetterne la bellezza.

    “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita.”

    Bella frase, prof! Ma che ci vuole dire? Domandò, stravaccandosi sui banchi, rilassato. Avevano appena pranzato ed era abbastanza appesantito, quindi avvero si sarebbe fatto una dormita, in quel momento. I miei sogni però fanno schifo fu invece il commento che riservò per Mia, abbassando la voce perché solo lei lo potesse sentire.
    Stat scheda Dioptase
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    Interagisce con Mia Freeman e Andrè De Long-Prée
     
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    Mia Freeman
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    parlato - pensato- ascoltato
    “Sono dei duri lavoratori!” controbattè la bionda, mangiucchiando una patatina imbevuta di senape, ascoltando le parole del ragazzo seduto proprio di fronte a lei. Non le sembrava ancora vero di essere seduta lì, con Cameron Cohen, a parlare tranquillamente pranzando assieme. In effetti il cambio d’orario della lezione di divinazione l’aveva sorpresa leggermente, ma aveva accettato al volo l’invito del Dioptase a pranzare assieme, con quella che poteva anche diventare una loro tradizione, per quel che la riguardava.
    Si strinse nelle spalle, senza sapere bene che cosa rispondere, anche perché non ne aveva alcuna idea. “Beh il Prof De Long-Prée è di certo particolare, sono sicura ci riservi qualcosa di speciale!” avrebbe ribattuto per poi fargli la linguaccia. “Da quando sei tu quello che non vuole fare tardi a lezione?!” lo avrebbe ripreso giocosamente, in realtà orgogliosa del fatto che sembrasse essere maturato così tanto e così in fretta. Non era da Cameron Cohen, anche solo l’anno prima, dimostrarsi preoccupato all’idea di fare tardi, e lei era più che felice che stesse cambiando mano a mano il suo atteggiamento: sapeva quanto era intelligente e non vedeva l’ora che anche il resto del mondo lo sapesse.
    Avrebbe trattenuto un sorriso impacciato nel vedergli fare il baciamano e alla fine si sarebbe arresa, buttando i pochi avanzi del pasto nel cestino poco distante e poi avviandosi con lui. “Hai ritirato fuori la tua cavalleria… o ti stavi davvero annoiando o non so che cosa tu voglia ottenere!” lo avrebbe preso in giro, avviandosi quindi verso l’aula di Divinazione, e sarebbe scoppiata a ridere di fronte alle proteste del suo ragazzo. “Ora si che ti riconosco!” ribattè prontamente, per poi avviarsi su per le scale senza nessuna ulteriore esitazione.
    Non appena mise piede nell’aula notò subito i colorati letti a baldacchino disposti nella stanza, chiedendosi tra sé e sé che cosa potessero significare. Sapeva che il sonno era un momento importante per i divinatori e per tutti quanti in generale, era l’istante in cui diventava più semplice collegarsi con i propri sensi, con altre dimensioni, e dove tutti i confini della realtà diventavano sbiaditi e inconsistenti. Non sempre il sonno era un rifugio piacevole, certo, e lei stessa aveva sperimentato alti e bassi nell’ultimo anno, ma era sicura che se usato a proprio vantaggio fosse uno strumento da non sottovalutare. Certo, nel sonno si era anche più vulnerabili, e anche per questo dormire in compagnia non era sempre così semplice o naturale, ma era certa che Andrè riservasse per loro qualcosa di interessante.
    Entrando avrebbe notato Aibleen, una ragazza Ametrin del primo anno, e le avrebbe rivolto il suo solito sorriso gentile e un cenno della mano. “Buongiorno.” l’avrebbe salutata per poi rivolgere lo stesso sorriso accennato anche al docente, augurando un buongiorno anche a lui. Come sempre Andrè si distingueva per stile e atteggiamento, alquanto inconfondibili.
    “Non credo che dormiremo… “ disse tranquillamente, anche se in parte sapeva che cosa volesse dre tutto quello per Cam: non sapeva quante cose le nascondesse ma era evidente che qualcosa lo tormentasse, soprattutto nel sonno, e non poteva non esserne preoccupata e dispiacersene.
    “Cam...!” avrebbe poi sussurrato, per cercare di riprenderlo per il commento fatto agli abiti del docente per poi seguirlo al banco e concedersi di guardare la lavagna. Non avrebbe mancato di illuminarsi, sorridendo raggiante nel riconoscere la citazione. “Shakespeare!” annunciò estasiata per poi voltarsi verso Cameron e guardandolo con dolcezza. “Potremmo occuparcene insieme, in qualche modo…” avrebbe provato a proporgli con gentilezza, immaginando che volendo avrebbero potuto trovare un qualche rimedio magico e non. Chissà, forse dormire nello stesso letto avrebbe potuto aiutarlo, o era una visione troppo romantica?!
    Gli avrebbe accarezzato comunque la mano, pur in modo delicato e non troppo sfacciato: non voleva ostentare la sua relazione a nessuno, le piaceva stare con Cameron ma credeva che un certo decoro fosse ancora d’obbligo e non voleva esagerare. “Ci sono qui io comunque.” aggiunse quindi, sorridendo appena e parlando in modo che potesse sentirlo solo lei.


    code made by gin



    Saluta Aibileen Beatrix e interagisce con Cameron Cohen e il docente ovviamente.
     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    “Che palle” Aidan quel giorno era meno entusiasta del solito, di partecipare alla lezione. Non era un amante di Divinazione, non era mai stato bravo con la lettura dei fondi di caffé, di thé, della mano, delle carte, di tutto ciò che usavano i divinatori, divinazionisti...non sapeva nemmeno come si chiamavano quelli che praticavano questa disciplina.
    Ma si era ripromesso ad inizio anno che, salvo problemi di natura fisica (malattie, mutilazioni o morte), avrebbe partecipato a tutte le lezioni. E quindi, nonostante quella materia non fosse una delle sue preferite, doveva assolutamente andarci.
    Quindi si diede l'obbligo di alzare il culo da quella sedia del bancone della sala grande, davanti a tutte quelle prelibatezze che gli urlavano 'mangiami!', nonostante avesse già mangiato abbastanza, e si diresse in aula.
    Arrivato lì, vide i letti, si fermò, tornò indietro per essere sicuro che fosse nell'aula giusta, rientrò. Guardò il professore con uno sguardo che era un misto tra il 'ma che si è fumato, prof?' e il 'che cosa c'era in quel pollo arrostito, al posto del rosmarino?'.
    Guardò infine la lavagna e lesse ciò che c'era scritto “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni...William Shakespeare. Gran poeta. Bella la frase, professore! Buongiorno...o forse dovrei dire Buonanotte? Pensavo di aver sbagliato aula ed essere finito in qualche dormitorio. Cosa dobbiamo fare, con questi letti? Dormiamo?”. Avrebbe potuto dire anche altre cose che si potevano fare sul letto ma quello era un altro tipo di lezione. Fece solamente un sorrisetto a quel pensiero ma poi decise di concentrarsi.
    Il ragazzo quindi prese posto in un banco libero, salutò i suoi compagni e si preparò alla lezione. "Lezione sui sogni? Il significato?" Chiese 'la lettura dei numeri per vincere al lotto?' pensò poi, ricordando la baggianata che usano fare i babbani.
    Sperava almeno che quella lezione, anche se non sarà sicuramente tra le sue preferite, non sia noiosa. Ma di questo, guardando il professore, era sicuro che sarebbe stata una lezione piacevole. Non era così male.
    Aidan Hargraves

    "
    .Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei
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    »Ryu Okami [X]
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    Altro giro, altra corsa, ed ecco che, a qualche giorno di distanza con il colloquio privato che avevo tenuto col professore di Magitecnica, mi ritrovavo nuovamente in una lezione che, per quanto ritenessi la materia personalmente poco utile, mi ero dimostrato alquanto abile, e di certo non volevo minare il risultato che avevo avuto le volte precedenti: non avrei accettato assolutamente un voto minore di E.
    Era ormai passata da un po' l'ora di pranzo, ed ecco che, con buona lena, mi portai nell'aula di Divinazione per quella lezione ad un orario decisamente inusuale rispetto al solito, e beh, non appena entrato potei capire subito il perché: nell'aula, oltre ai consueti banchi, erano presenti numerosi letti a baldacchino, che assieme al completo del professore, quasi fosse stato un pigiama, fece intuire come quella lezione potesse rifarsi al concetto di "riposo pomeridiano", una scelta particolare, così come quella della frase scritta sulla lavagna.
    “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita.”, una citazione indubbiamente interessante, mi ritrovai a pensare, ancor prima di salutare il professore, cosa però a cui rimediai non appena sedutomi al banco, in prima fila così da riuscire a seguire al meglio: Buon Pomeriggio professore, esordii, Come dice lei immagino sarà una lezione estremamente particolare e differente dal solito, ed a giudicare dalla citazione di Shakespeare che è segnata alla lavagna, direi si tratterà di qualcosa che lega il mondo terreno a quello spirituale, uhm, portai la mano sinistra al mento, riflettendoci un attimo su, prima di allontanarla dal viso e sbattere lievemente il pugno destro sul palmo mancino, avendo possibilmente realizzato di cosa avrebbe trattato la lezione: Parleremo di Proiezioni Astrali per caso? Domandai quindi, fingendomi curioso; essermi messo in primo banco, il mostrarmi più interessato del dovuto, ed il porre domande inerenti e magari interessanti di certo mi avrebbe dato qualche punto in più col professore: quella E doveva essere mia, e per mia fortuna ero abbastanza abile da indossare la maschera che mi sarebbe servita per intortare il professore ed ottenere il voto agognato.

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    Era subito dopo pranzo la ragazza dai capelli di fuoco raccolti in due codine basse, camminava verso l'aula di divinazione, sbadigliando vistosamente, come se si fosse dimenticata le buone maniere.
    Indossava la divisa della sua casa, una gonna a pieghe viola lunga fino alle ginocchia, una camicia bianca ed una cravatta color sabbia. Indossava anche un maglione dello stesso colore della gonna, bordato di giallo. A tracolla portava una borsa di pelle nera, dalla quale spuntavano diversi rotoli di pergamena e delle piume d'oca.
    Ai piedi portava degli anfibi neri, con i lacci gialli come la cravatta.
    Entrò con passo quasi incerto nell'aula e gli occhi grigi come il cielo d'inverno si spalancarono a vedere i letti a baldacchino. Strinse con la mano sinistra la tracolla, mentre la bocca formava una piccola "O" di meraviglia.
    Si mise a sedere su uno dei banchi lindi fino a splendere e puntò lo sgurdo sul professore, tirando fuori, con gesti accorti una pergamena, il calamaio e una penna d'oca e disse con voce cordiale rivolto verso questo ultimo.

    Buon pomeriggio professore.

    Dette queste parole si voltò per vedere gli altri studenti in arrivo, mentre faceva passare la piuma d'oca sulla guancia ed un altro sbadiglio improvviso la sorprese senza che avesse modo di portare la mano destra, libera, davanti alla bocca.
    Arrossì vistosamente, abbassando lo sguardo sulla pergamena e sussurrò un

    Oh scusate...


    Ascoltò le parole del professore e pensò esasperata alzando gli occhi al cielo, sperando di non essere notata da nessuno.

    Di tutte le frasi, proprio quella di Romeo e Giulietta? Io non sopporto Romeo e Giulietta... preferisco altre opere del Bardo sinceramente...

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    La mia pg si siede ad un banco, si volta a guardare i presenti e saluta il professore
     
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    Il martedì era forse, per Adamas, il giorno peggiore della settimana: le coccole del weekend con Jesse, pur tra lo studio necessario e la novità degli allenamenti di Quidditch, erano già un ricordo lontano, mentre al finesettimana successivo mancavano ancora 72 lunghissime e densissime ore.
    Quel martedì, tuttavia, era diverso dagli altri: aveva dovuto rinunciare alla sua routine consueta (power nap prima di ripassare rapidamente gli argomenti delle lezioni pomeridiane) per una straordinaria lezione di Divinazione.
    ‘Mmm - chissà quale sarà l’argomento, oggi…’
    Appena entrò nell’aula, non seppe dove posare l’occhio: la presenza dei letti a baldacchino gli fece ben sperare di non perdere il power nap, dopotutto, mentre l’abbigliamento di Andrè lo lasciò con un misto di ammirazione e timore. Una sensazione che i poeti romantici avrebbero definito sublime, come poteva essere l’osservare il fondo del Grand Canyon, o il rombo dei tuoni durante le tempeste.
    Probabilmente, ciò che Adamas provava verso Andrè era un inconscio senso di ammirazione: rappresentava tutto ciò che l’Ametrino avrebbe voluto diventare da grande - emancipato, a suo agio con se stesso. Certo, forse Adamas non sarebbe stato a suo agio ad essere così flamboyant, ma ognuno ha il suo modo di essere e non stava certo a lui comportarsi da Catone il Censore.
    “Buongiorno, prof!”: in linea con i letti a baldacchino, vide la famosa citazione Shakspeariana alla lavagna. Si accomodò in prima fila, lanciando una fugace occhiata di sdegno a Cameron, salutando gli altri e capitando casualmente vicino a Ryu.
    “Oh, ciao - spero non fosse occupato, questo posto…”; il ragazzo asiatico gli andava a genio - era silenzioso, diligente e ubbidiente. Insomma, la Trinità Vesper del comportamento adeguato ad un Purosangue; chissà se Adamas se ne sarebbe reso conto, prima o poi?
    ‘Uh… sogni. Oh, NO!’
    Cosa poteva fare? Da qualche mese il 90% dei suoi sogni era incentrato su Jesse - e non erano propriamente passeggiate caste nella natura.
    Anche se, spesso, la Natura si mostrava: ma era ben più selvaggia e spumeggiante di quanto fosse consono ad una lezione.
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    Solitamente lo slot di quell'ora subito dopo la pausa pranzo la Lynch soleva trascorrerla in biblioteca soprattutto perché lasciava sempre per ultimi i compiti di Alchimia. Quel giorno però, invece delle due ore piene, si era accontenta di un solo giro di lancette dei minuti poiché De Long-Prée aveva posticipato la sua lezione dalla mattina a subito dopo il pranzo. Salire fino alla torre di astronomia venne però accolto come un ottimo esercizio fisico, soprattutto per bruciare il pasto che aveva consumato in tutta fretta e con un insolito eccesso di carboidrati -si era servita di ben tre fette di torta al cioccolato e cocco- e zuccheri. Quando si affacciò sulla soglia trovò l'impeccabile docente, più vicino ai canoni del modello perfetto che all'immaginario dei docenti che avevan gli studenti -no che ci fosse stato un solo professore "cesso" lì ad Hidenstone- seduto con elegante posa sulla cattedra in vesti davvero illegali. «Buon pomeriggio.» Salutò con un cenno del capo, una volta entrata in aula, rimanendo un tantino perplessa quando lo sguardo ceruleo si spostò sui diversi letti a baldacchino presenti in aula, ancora vuoti dato che i presenti avevano occupato regolarmente i banchi a due.
    La perplessità era ancora visibile sul suo volto quando si avvicinò a CAMERON e MIA, per salutarli con la mano e scivolando sulla sedia del banco posto alle loro spalle e ancora vuoto. «Ehi, ma ha detto nulla sul perché dei letti?» Avrebbe chiesto in generale alla coppietta, soffermandosi però più sulla biondina, mentre all'amico di sfighe riservò uno strano buffetto sulla spalla -il massimo della confidenza che poteva donare- ed un'occhiata che rimarcava di fare il bravo almeno con André. «Anche se forse potrebbe centrare qualcosa con la ricerca del significato dei sogni...» Ipotizzò una volta letta la citazione sulla lavagna.
    Se sapeva a chi facesse capo quella citazione era solo per una persona: Lucas Jughead Jones, ex ragazzo ed amante spasmodico di William Shakespeare. Il ragazzo col cappello avrebbe amato senza dubbio quella frase scritta in elegante grafia -come diamine c'era riuscito- e ben visibile anche da lì. «Sogno... vita... è tutta scena.» Una visione forse un po' troppo pessimistica ma che forse abbracciava la visione di un rapporto tra sogno e realtà, desiderio e fantasia, conscio e incoscio, vita e morte. La vita altro che non era un palco e lei non era che un'attrice che metteva in scena, battuta dopo battuta e con altri attori -comparse, co-protagonisti ed antagonisti- un mondo che si alimentava di sogni ed incubi. E se proprio doveva effettuare un "paragone" la sua esistenza più che un sogno era un'incubo e più che una commedia una tragedia, e che quando sarebbe calato il sipario sul palco sarebbe stata la fine anche della sua stessa esistenza.
    Ma lì, a lezione di divinazione, l'arte per divinare il futuro il sogno poteva essere un elemento atto per vivere un'altra vita, in un tempo ed uno spazio lontano da quelli che stava vivendo?
    Chissà, la giusta chiave l'avrebbe potuta dare proprio André De Long-Prée, un modello-docente con un terzo occhio davvero invidiabile.
    Elisabeth
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    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
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    «Siamo solo a martedì ed io sono già stanco.» Nathan Parker King si trascinava per il castello con quelle sue gambe lunghe abbracciate dai pantaloni viola della divisa. Aveva avuto non poca difficoltà nell'abituarsi a quei nuovi colori -giallo e viola- così forti rispetto alla "sobrietà" del rosso Wampus, però doveva dire che tutto sommato il taglio classico della divisa gli donava un'aria affascinante, sebbene apprezzasse di più i completi total black con camicia bianca quando si trattava di vestiti del genere. «Però vuoi mettere la comodità di una tuta?» Meglio ancora la sua tenuta da notte fatta da t-shirt logore, ma per cui aveva un profondo legame affettivo, e pantaloncini da basket. Con quei pensieri tutt'altro che direzionati alla lezione di divinazione che sarebbe iniziata da lì a una mezz'ora, l'ametrino si era diretto ai giardini per godersi gli ultimi scampoli di sole prima di richiudersi nelle aule del castello a fare lezioni su lezioni, perché quando queste avrebbero avuto fine il sole sarebbe stato già bello che tramontato. Allentata la cravatta e sbottonata la giacca, così come i primi due bottoni della camicia giallina, King aveva fatto il suo trionfale ingresso alla ricerca della panchina meglio posta al sole. Panchina che ovviamente era già occupata. Per fortuna però che c'era qualcuno che desiderava ardentemente.
    «Oh, guarda guarda chi c'è. Ciao Ghiacciolina del mio cuore!» Alzò il tono della voce per farsi sentire anche dagli altri studenti presenti, colmando la distanza tra i due e andandosi a sedere praticamente in braccio -okay non letteralmente, ma piuttosto vicino- alla Farley, avvolgendola in un mezzo abbraccio e senza avere la minima intenzione di scioglierlo. «Perché stai mangiando qui tutta sola? Ora non si invitano più gli amici ai picnic improvvisati? Dai, non mi dire che hai già perso il mio numero!» Le aveva detto tutto quello senza mai prender fiato e muovendo la mano sul suo avambraccio in una carezza lenta. «No, a parte tutto Farley, ti organizzerò il più bel picnic tu abbia mai visto!» Una solenne promessa che aveva tutta l'intenzione di mantenere.
    Avrebbe fatto compagnia alla ragazza fino a quando non avrebbe finito di consumare il suo frugale (?) pasto, balzando poi in piedi e porgendogli un braccio, da un buon gentiluomo damerino gne gne gne che tanto piacevano a lei, per aiutarla ad alzarsi e guidarla fino alla torre di Divinazione. «Lo ricordi, no? L'avviso in bacheca era piuttosto chiaro, Divinazione spostata dalle nove e un quarto alle due e un quarto del pomeriggio. Spero solo che De Long-Prée non se la prenderà poi molto se finirò con lo sbavare sul banco per la pennichella pomeridiana.» Confessò divertito, conducendola fino alla soglia dell'aula cui si sarebbe fatto da parte per farla passare avanti da perfetto cavaliere. «No, okay, è per vederle meglio quel sedere da urlo.» Dopo un'occhiata a quella perfezione della natura in grado di suscitare persino i morti, il bostoniano levò lo sguardo sul docente, portando due dita alla tempia in un cenno veloce di saluto. «Bella, prof!» La raffinatezza che si acuì nel vedere i letti pronti all'uso. Sornione, si avvicinò alle spalle di Amelia, sussurrandole praticamente all'orecchio. «Credi che a De Long-Prée gli dispiacerà se lo provassimo tipo ora?& Ovviamente mica per dormire. «Magari mando un invito anche ad Olwen, a quest'ora sarà pure libero.» E lo diceva solo perché sapeva che lo avrebbe visto da lì ad un'ora. La mano che aveva posato sulla spalla della argentea per arrestare la sua camminata scese lungo il braccio fino ad incontrare la sua mano con l'intento di stringerla e guidarla verso uno dei tavoli ancora liberi. «Pensavi mica di liberarti di me?» Un sorriso finto ingenuo stiracchiò le sue labbra, mettendo in evidenza le sue adorabili fossette. «Piuttosto, tu che sei tutta intelligente, che vuol dire quella frase?» Ed indicò con un cenno del capo la lavagna su cui troneggiava una frase che fu capace solo di fargli desiderare ancor di più il suo riposino di bellezza, ma invece finì con il prendere il magifonino per mandare un messaggino alla sua amichetta del cuore. "Ehi, follettina, dove sei finita? Ti ricordi che abbiamo divinazione ora? Dai ti prendo pure il posto. Bacini, abbracciotti e... porta qui quelle dannate chiappe da folletto!!!" Ah, l'amicizia, che cosa bellissima.
    Nathan Parker
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    Amelia Farley
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    Non appena il docente aveva comunicato lo spostamento della lezione, Amelia aveva provveduto a segnarlo diligentemente sulla sua agenda, era arrivata quindi preparata quel giorno, in perfetto orario. Aveva consumato un pasto leggero, in previsione del fatto che avrebbe dovuto essere concentrata e attenta e non poteva permettersi di avere sonno durante la lezione.
    Aveva passato il pranzo con Nidhogg, in un angolo del parco riparto dal vento gelido che si era alzato quella mattina, lasciando che la sua iguana si riparasse nella sua sciarpa. Aveva fatto qualche conoscenza ad Hidenstone, certo, ma non smetteva di apprezzare la solitudine e i pranzi da sola era un toccasana per i suoi nervi, lontano da alcuni soggetti che non avrebbero fatto altro che infastidirla.
    Era sicura che nell’Accademia ci fosse un folto gruppo di studenti più che meritevoli, eppure ne aveva conosciuti fin troppo che ancora non comprendeva che cosa ci facessero lì, di certo non voleva averci a che fare. Cohen era uno tra questi, per esempio, ma era sicura che non fosse l’unico, era solo quello che spiccava di più.
    Un altro perfetto esempio di persona irritante era senza dubbio Parker, che fin dal primo giorno sembrava incapace di lasciarla in pace ma se non altro lui aveva dei momenti in cui risultava davvero interessante, istanti in cui era capace di cogliere la sua attenzione e impedirle di distrarsi. Se doveva essere onesta, non sapeva come facesse quel ragazzo a comportarsi così, quando di fatto aveva comunque un caratterino niente male, di certo ben poco adatto agli standard di una Farley. Forse era quello a renderlo così affascinante, il fatto che sua sorella sarebbe impallidita di fronte a lui e non avrebbe mai potuto tenergli testa.
    “Sto impazzendo, vero?!” avrebbe domandato piano ad Nidhogg, allungando all’iguana un pezzo di mela accuratamente tagliata, che l’animale mangiò con gusto e un certo appetito.
    Avrebbe dovuto smetterla di pensare troppo intensamente alle persone, evidentemente era brava ad evocarle e forse anche per quello Nathan fece la sua comparsa nella sua giornata. Avrebbe alzato all’istante la testa sentendo più che chiaramente la sua voce e il suo saluto plateale. Lo avrebbe apostrofato con un bel sopracciglio biondo alzato e uno sguardo di vaga sorpresa, inclinando la testa quando il ragazzo si avvicinò a lei con tutta quella convinzione. Si sarebbe irrigidita appena, spostandosi un po’ anche solo per farsi desiderare. “Sono abbastanza sicura che i ragazzi infondo al parco non ti abbiano sentito.” replicò sarcastica, con prontezza.
    “Nulla ti suggerisce che fossi qui apposta per stare da sola?!” gli fece notare con la sua solita verve, cercando di proteggere l’iguana dall’irruenza del ragazzo per poi guardarlo sorpresa dalla sua proposta. Un picinic? Non ne aveva mai fatto nulla, di certo non era qualcosa abbastanza ricercato per un Farley, e di certo non un’attività adatta a quella stagione. “Sicuro di stare bene, Parker? Non credo che i picnic siano adatti a questo clima.” osservò, per poi terminare il pranzo in sua compagnia, visto che il ragazzo non diede cenno di andarsene.
    Alla sua domanda avrebbe alzato gli occhi al cielo. Certo che lo so, è segnato sulla mia agenda.” replicò per poi proporre una breve sosta al suo dormitorio dove avrebbe lasciato Nidhogg. Era dura per lei ammetterlo, ma la presenza di Nathan non era poi così spiacevole, continuare a trovare un modo per rispondergli le teneva acceso il cervello e le piaceva essere impegnata.
    Sarebbe quindi entrata, degnando di un rapido sguardo i presenti per poi focalizzare i suoi occhi vispi verso il docente. “Buongiorno.” lo avrebbe salutato con rispetto e un cenno leggero del capo, lanciando poi un’occhiata ai letti a baldacchino e non riuscendo a trattenere un mezzo sorriso verso Nathan. “Devi lavorare sul tuo essere convincente.” replicò per tutta risposta. Non si aspettava però che la sua presa diventasse qualcosa di più e per quanto potesse risultare imbarazzante Amelia non aveva mai tenuto per mano nessuno: era qualcosa di infantile, le avevano detto, qualcosa che quelle come lei non facevano, bisognava avere un certo decoro e lei guardò Nathan quasi confusa e impiegò un solo secondo di troppo a replicare. “Non avevo dubbi.” avrebbe quindi mugugnato in tono sarcastico spostandosi verso uno dei tavoli. Lo avrebbe guardato poi con la sua solita aria da saputella, seppur vagamente sorridente. “E’ Shakespeare. Una citazione piuttosto peculiare in realtà, io avrei scelto Freud per parlare di sogni…” avrebbe detto banalmente stringendosi poi nelle spalle. “Significa che siamo tutti intangibili, come i sogni, e che come quelli prima o poi finiamo.” aggiunse poi, e Nathan avrebbe dovuto segnarsi quel giorno sul calendario perché lei non era sempre solita spiegarsi, alle volte evitava crogiolandosi nella sua superiorità intellettuale.
    Avrebbe lanciato una rapida occhiata al cellulare del ragazzo, giusto per sbirciare a chi stesse scrivendo di così importante da ignorarla, ma non avrebbe comunque commentato nulla, voltandosi verso il docente pronta per cominciare la lezione.

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    Andrè De Long-Prée
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    Il docente aveva visto i ragazzi entrare in scena, ed aveva rivolto a tutti loro un sorriso molto eloquente e vivace, come era suo solito. Le supposizioni che fecero i suoi studenti erano, in parte, abbastanza corrette, mentre altre sembravano distaccarsi molto da quanto aveva intenzione di proporre loro, ma nonostante questo apprezzò visibilmente l’impegno di tutti. Iniziò quindi a interagire con loro, rispondendo alle loro parole attinenti o meno all’argomento della lezione. “Aibileen, cara, questo lo scoprirete solo successivamente!” E le rivolge un sorriso molto delicato e cordiale, marcando quel suo lato cortese e gentile del carattere. Si passò una mano nei capelli, accavallando le gambe con la sua solita eleganza e sondando i visi di coloro che parlava, per poi continuare a rispondere. “Cameron, ti assicuro che sono vestiti legalissimi. Non credo mica di essermi presentato a voi in calze a rete, sospensorio e tacchi a spillo, suvvia!” E alzò gli occhi al cielo, non scocciato, quanto più per sottolineare l’assurdità di quella domanda secondo il suo punto di vista. “Comunque no, non sono i vostri letti, ne ho presi alcuni in prestito da un amico!” Frase molto equivoca, ma nessuno effettivamente poteva sapere che quei letti erano stati chiesi ad un suo amico imprenditore che lavorava proprio nel settore dei mobili per le camere da letto. Lo sguardo andò verso Aidan e Ryu, sorridendo con sorriso a centosessanta denti al primo e facendo una piccola smorfia al secondo, senza tuttavia voler sembrare minimamente scortese. “Diciamo che Aidan ci ha preso in pieno! Ryu, purtroppo no, le proiezioni astrali sono un argomento molto complesso che tratteremo negli anni successivi con chi ci sarà!” Un attimo di pausa, prima di parlare nuovamente a tutta la classe, così da dare ufficialmente il via alla lezione. “Bene ragazzi, sedetevi tutti! Come qualcuno di voi ha già potuto intuire, oggi ci dedicheremo all’oniromanzia, ovvero alla divinazione per mezzo dell’interpretazione dei sogni.” Si fermò per qualche istante, così da dare modo ai ragazzi di organizzare i propri appunti nel modo migliore.
    Lo sguardo andò verso la frase scritta sulla lavagna, indicandola poi a tutti i ragazzi, riprendendo definitivamente a spiegare. “Come potete notare, in quella frase c’è una forte comparazione tra noi ed i sogni. Così come il sogno è destinato ad essere pura immaterialità e a svanire prima o poi, così anche noi compiamo il nostro viaggio corporeo su questo piano materiale per poi spirare e trasferirci altrove in quanto energie o spiriti. I sogni, così come noi, sono caratterizzati dal fatto di non esistere per sempre.” E si fermò un attimo, riprendendo poi la propria spiegazione. “Tuttavia, i sogni sono una fonte magica molto importante per tutti i divinanti perché permettono di comprendere meglio le persone, di indagare sul loro passato e di guardare anche nel loro futuro. I sogni sono l’esplicitazione di ciò che le persone sono interiormente, e potete immaginarli come un quadro che viene dipinto con i colori dell’inconscio. Ciò che noi non sappiamo di noi, ci viene mostrato in sogno per mezzo di immagini che hanno un chiaro significato, e che ovviamente sta a noi interpretare.” Si fermò, sorridendo definitivamente ai propri ragazzi. Adorava il fatto di affrontare un argomento così particolare e così interiore per ognuno di loro, e proprio per quella motivazione li avrebbe ripagati a fine lezione con un cioccolatino, qualora avessero avuto il coraggio sufficiente di indagare se stessi per mezzo della prova pratica che avrebbero svolto a fine lezione. “Lascio le spiegazioni teoriche al libro, non interessa a nessuno di voi l’etimologia, la storia o gli aspetti psicanalitici di questa disciplina. Ciò che dovete capire è che il sogno è una materia prima estremamente particolare, a tratti incomprensibile, che può sempre sfuggire dalle nostre mani. Possiamo dare un’interpretazione del sogno, ma sarà sempre molto vaga, molto ampia, proprio perché in un sogno sono presenti elementi relativi a tutte le dimensioni temporali: passato, presente e futuro.” Si fermò, cercando di farsi capire meglio da tutti, andando poi a scarabocchiare qualche schema rapito alla lavagna. “E’ molto semplice: dato che il sogno ha elementi appartenenti a tante sfere temporali, è molto complesso da interpretare. Data la complessità, è molto difficile tirare fuori da esso dei dettagli specifici, e quindi si tende a dare loro un’interpretazione più vaga, più ampia. Chiaro?” Avrebbe terminato quella prima infarinata sui sogni, dato che avrebbe approfondito tutto nella parte successiva della lezione. Si passò una mano nei capelli, per poi tornare a sedere con le gambe accavallate sulla cattedra; battute entrambe le mani, sui banchi dei ragazzi apparirono dei fogli con delle domande stampate sopra.
    “Il compito che avete davanti è particolare. Non sono cose che conoscete già, e proprio per questo dovete mettervi in gioco: sono varie domande, e voi dovrete scegliere solamente una domanda a cui rispondere. Le risposte devono essere delle brevi ricerche che potete fare con i libri sugli scaffali alle mie spalle, con le vostre conoscenze pregresse e con la vostra capacità argomentativa. Mi raccomando, valuterò molto la vostra capacità di esprimervi correttamente, di utilizzare la corretta terminologia della divinazione e di saper argomentare!” E, dopo aver detto quello, avrebbe lasciato ai ragazzi una ventina di minuti per poter eseguire la loro esercitazione.

    “Argomenta una delle seguenti domande:
    1. Scrivi una breve ricerca sulla storia dell’oniromanzia.
    2. Ricerca sugli incubi: cosa sono? Perché ne facciamo? Come possono essere interpretati, a tuo parere?
    3. Sognare figure religiose: coincidenze o connessione al sovrannaturale? Argomentare.
    4. Eseguire una breve ricerca sull’impegno della psicanalisi babbana nell’interpretazione dei sogni.”

    RevelioGDR


    CARISSIMI! Bellissimi start, ma adesso si entra nel vivo dell'azione!
    Dovete scegliere una delle domande del compito (che è alla fine del post) e semplicemente rispondere! Molte risposte non sono nel manuale, perché è un compito pensato per farvi fare delle piccole ricerche, che siano esse online, su libri da voi posseduti o sulle vostre conoscenze! Oppure potreste anche inventare qualche particolare, purché si resti coerenti con l'ambientazione! Ovviamente tenete conto che mi baserò molto sulla valutazione delle capacità argomentative e dell'abilità del vostro personaggio di trattare un argomento di Divinazione! <3
    Per ogni evenienza potete controllare il manuale! Oppure contattarmi direttamente per MP o su Telegram! <3

    Avete tempo fino al 20/11/2020, ore 23:59! <3
     
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    Aibileen Beatrix
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    << B.. Buongiorno! >>

    Aveva risposto Aibileen al saluto di Mia Freeman, sorpresa ma contenta: provava una simpatia a pelle per la loro Prefetta, aveva un modo di fare che le trasmetteva serenità e sicurezza.
    Sperava davvero di averle risposto senza più alcuna macchia di torta sul viso.

    << Ehi, ma li ha trafugati dalle nostre stanze? >>

    Il commento di Cameron Cohen la divertì ed intenerì insieme, e le scappò una lieve risata. Non volle, però, intromettersi oltre, quei due sembravano proprio una coppia, ed erano molto carini insieme, tra l'altro.
    Così, senza ulteriori indugi, era entrata in aula e si era rivolta al Professor Andrè de Long-Prée (aveva un cognome davvero musicale, perfetto per un Folletto Domatore di Grilli e Draghetti), che le aveva prontamente risposto, gioviale e cortese come sempre:

    << Aibileen, cara, questo lo scoprirete solo successivamente! >>

    Adorava la sua allegria pacata, capace di mettere a proprio agio chiunque.

    << Non vedo l'ora, professore. Ha sempre delle idee molto interessanti! >>

    Aibileen non era il tipo da riempire gl'insegnanti di complimenti (neanche di parolacce, intendiamoci), era troppo insicura per farlo. In quel caso, però, se l'era sentita, ed era vero che, da quando frequentava Hidenstone, Divinazione era diventata una delle materie a cui partecipava più volentieri.
    Assistette in seguito con un sorriso al “battibecco” tra Nathan Parker King ed Amelia Farley, certo che Nathan era proprio un osso duro! Chissà come sarebbe andata a finire, tra loro due.
    Notò, anche, come non fosse l'unica ad aver associato la presenza dei letti all'idea di dormire.

    “Non che ciò sia sorprendente... Dopo tutto il pollo e tutte le patatine fritte che ho mangiato, mi sta pure venendo una certa sonnolenza.”

    Continuò così la sua “perlustrazione” dell'aula senza ulteriori indugi e, nonostante la sua proverbiale timidezza iniziale, riuscì comunque a salutare i compagni che incrociava con un sorriso ed un cenno del capo o della mano. Salvo poi sedersi ad un banco della prima fila, così da evitare di distrarsi troppo facilmente dalla lezione.
    Era una ragazza che si perdeva tra le nuvole con una facilità impressionante.

    << Diciamo che Aidan ci ha preso in pieno! Ryu, purtroppo no, le proiezioni astrali sono un argomento molto complesso che tratteremo negli anni successivi con chi ci sarà! >>

    Un promemoria in più (che, quasi sicuramente, si sarebbe poi dimenticata di rileggere; ma tant'è) non le avrebbe di certo fatto male. Prima, però, si voltò verso Aidan Hargraves, dedicandogli un sorriso timido ma incoraggiante, come a volersi in qualche modo “complimentare con lui” (esprimere ad alta voce la sua perplessità risultava aver avuto un esito positivo).
    Poi, tirò fuori dalla sua borsa a tracolla verde mela il quaderno che utilizzava per gli appunti di Divinazione, nonché quello che pensava le sarebbe servito per quella lezione, e prese ad annotare l'informazione che aveva udito.

    << ... divinazione per mezzo dell’interpretazione dei sogni. >>

    Le voci degl'insegnanti andavano sempre più veloci della sua mano: questo era un dato di fatto. Non poteva fare altro che annotare quello che riusciva ad ascoltare.
    E per quello che andava perso, pace.

    << I sogni, così come noi, sono caratterizzati dal fatto di non esistere per sempre. >>

    Quella frase la colpì particolarmente. Non aveva mai pensato di analizzare i sogni dal punto di vista della loro durata temporale. L'idea le piacque.
    Continuò a prendere appunti su quanto il Professor Long-Prée stava raccontando loro. Il sorriso che dedicò a tutti loro durante una delle pause della sua spiegazione, fece sentire Aibileen su una nuvola: si vedeva quanto gli piacesse il proprio lavoro e tenesse ai suoi studenti, non dimenticandosi dell'unicità di ognuno di loro.
    Ricopiò lo schema che l'insegnante aveva disegnato sulla lavagna e, a fine “infarinatura”, rimase un po' spiazzata dal compito che affidò loro.

    “Ma allora a cosa servono quei letti? Sono qui per creare l'atmosfera?”

    Si chiese, genuinamente curiosa, salvo poi trovare interessantissime tutte le domande, e perdersi nella difficoltà di sceglierne una sola da trattare. Salvo poi decidere di optare per la seguente: “Sognare figure religiose: coincidenze o connessione al sovrannaturale? Argomentare.”. Era quella che la metteva più in difficoltà. Aibileen non era un tipo religioso. Quella era l'occasione per interrogarsi un po' di più su ciò che lei intendeva per “vita spirituale”, quando le capitava di parlarne (ossia a dir poco raramente -mai).
    Informarsi prima sui libri sarebbe stata una scelta indubbiamente più sensata, ma la ragazza non riuscì a resistere, le mani le prudevano troppo... Si lanciò, e cominciò il compito scrivendo quello che le passava per la testa:

    “Molto delicato, per non dire pericoloso, è addentrarsi negl'interrogativi riguardanti la sfera religiosa. D'altronde, si può dire che anche addentrarsi in quelli riguardanti i sogni in generale lo sia.
    Per quale motivo? Non può essercene, ovviamente, solo uno. Potremmo però, invece, chiederci perché ci poniamo tutte queste domande al riguardo: in che modo cambierebbe la nostra vita, se noi cambiassimo idea riguardo al nostro credo? Il nostro comportamento subirebbe delle mutazioni? Se sì, quali? Riusciremmo a sentirle interamente nostre, queste mutazioni? Quanto continueremmo a sentirci davvero noi stessi, dopo di esse?
    Un essere vivente (di quelli dotati della capacità della riflessione) che creda fermamente nell'esistenza di uno o più dei, nel caso in cui sognasse un'entità superiore, o semplicemente “mistica”, appartenente alla sua religione, non analizzerebbe il sogno in quanto “prodotto” di se stesso, ma in quanto strumento della volontà dell'entità.
    Il sogno diventerebbe allora estraneo alla volontà e all'essere del sognatore.
    Il sognatore sarebbe da considerare un privilegiato, una sorta di “eletto”, ma non avrebbe poi tutta questa importanza: il messaggio inviato da dio sarebbe il vero protagonista.
    In questo caso, ogni eventuale volontà psicanalitica verrebbe stroncata sul nascere.
    Nel caso in cui tale essere vivente si convertisse ad un'altra religione, o diventasse non credente del tutto, che cosa accadrebbe al suo modo di vivere in generale? E a quello di vedere, analizzare i suoi sogni precedenti e successivi?
    Un essere vivente religioso può facilmente collegare degli elementi dei suoi sogni ad un'entità religiosa: ragion per cui, per esso, le occasioni in cui può sentirsi connesso al sovrannaturale sono di gran lunga maggiori, rispetto a quelle percepite da un essere vivente dotato della capacità della riflessione, ma non religioso.
    Credo che vi siano degli ottimi spunti di crescita personale sia nell'esempio dell'essere vivente religioso, sia in quello dell'essere vivente non religioso.
    Escludere i propri sogni da se stessi, da quello che si è e da quello che si è capaci d'immaginare è azzardato, quasi una fuga, ma lo è anche escludere, invece, a priori, l'impossibilità d'interazioni esterne in ciò che viene elaborato dal nostro subconscio.
    Chi siamo noi per voler dare risposte così certe? Sono, nonostante ciò, abbastanza convinta del fatto che, in nessuno dei due casi, si possa parlare di coincidenze.
    La religione c'influenza, a ragione o a torto, a seconda degl'avvenimenti che essa provoca e dei punti di vista. Influenza anche la mia ostinazione a non voler dare un nome preciso, una mera etichetta con sotto la definizione accurata e ben strutturata, alla mia vita spirituale.
    In che maniera questo mio modo di vivere e non-vivere la religione mi porta, consapevolmente o inconsapevolmente, a fare determinate scelte di comportamento e di vita? Lo ignoro. Non riesco sicuramente, però, a parlare di coincidenze. L'elaborazione di determinati avvenimenti e lati del nostro carattere, del nostro modo di fare e porci con gli altri, non può essere una coincidenza. Non per me. Una connessione a noi stessi e, a seconda della nostra apertura mentale del momento, al mondo esterno ed alle sue energie, forse sì.
    E se penso, con molta onestà, al mio rapporto con me stessa e con il mondo, mi viene da pensare: “Queste connessioni hanno già, di loro, del sovrannaturale”."


    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Edited by Aibileen Beatrix - 15/11/2020, 18:39
     
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    I sogni. Quindi la lezione di oggi sarebbe stata sull'interpretazione dei sogni. E doveva ammettere che Aidan aveva qualche domanda su questo argomento. Era curioso di sapere delle cose che gli capitavano qualche volte, mentre dormiva.
    Ascoltò il professore, mentre cercava di prendere qualche appunto sulla sua pergamena. Parlava dei sogni come delle 'cose' immateriali che sono destinate a svanire nel nulla come anche gli esseri umani. Insomma, anche i sogni muoiono, prima o poi. Mentre ascoltava gli venne in mente un paragone che poteva essere piuttosto idiota. Aidan, mentre scriveva e ascoltava, paragonò nella sua mente il sogno ad una farfalla. Aveva scoperto che le farfalle, hanno una durata di vita molto molto corta. Si dice che alcune specie muoiano solo dopo poche ore dall'uscita dalla crisalide. Ecco, Aidan aveva pensato a questo: Il sogno dura solo poche ore, come alcune farfalle. Quindi anche se corta, hanno una vita, come disse il professor De Long-Prée e come disse anche Shakespeare nella sua famosissima frase: Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
    Non volle dirla al professore, perché non gli sembrava per nulla importante. Rimase in silenzio, invece, aspettando solamente il momento giusto per chiedere la sua domanda.
    Doveva ammetterlo, forse ad Hogwarts non c'era un professore di divinazione competente. Questo gli sembrava di gran lunga migliore e con degli argomenti davvero interessanti.
    Aidan fu sorpreso di pensare a queste cose. Comunque, quando finì di parlare, il professore si sedette e batté le mani. Sul suo banco apparì un foglio con su scritte delle domande. Come sempre lui doveva sceglierne una e rispondere. Aidan già aveva scelto, quindi andò a prendere un libro e cercò ciò che gli importava. Prese una penna e cominciò a scrivere.

    La chiromanzia è composta da due termini greci: ὄναρ (si legge ònar), che vuol dire sogno, e μαντεία (si legge mantéia) che significa “arte divinatoria” ed è la disciplina che permette di interpretare i sogni.
    Questa disciplina studia i sogni che una persona elabora nel suo inconscio durante la notte.
    Il sogno diventa quindi un modo per superare blocchi o traumi che una persona subisce nella sua vita quotidiana.
    Ma può anche essere usata per prevedere il futuro.
    Secondo la tradizione dei nativi americani e in molte culture, i sogni avevano una maggiore importanza e venivano condivisi con la comunità. Venivano presi spesso come segni o simboli che le tribù usavano per prevedere il successo o meno delle spedizioni di caccia. Oppure per guarire malati e feriti.
    L'oniromanzia è una disciplina molto diffusa e presente in ogni epoca e cultura. Dall'epoca pre-cristiana dove il sogno era legato ad una visione del mondo magico-politeista a quella cristiana dove i fedeli pensavano che poteva essere mandato da Dio o dal Diavolo.
    Fino a diversi filosofi come Cartesio che cominciò a desacralizzare il sogno, interpretandoli come illusorie, che ha sempre avuto valore di presagio. Con delle interpretazioni che vanno dalla morbosità allucinatoria alla rivelazione divina del futuro.



    Finito il compito, Aidan avrebbe alzato la mano e, se avesse ricevuto il permesso, Aidan avrebbe chiesto: “Professore, può succedere che a qualsiasi essere umano capiti di non sognare nulla? Non dico non ricordarsi ciò che ha sognato...dico proprio...il buio. Nero. Può succedere?”
    Era una curiosità, perché ad Aidan alcune volte gli capitavano queste cose, ma, evidentemente, non aveva mai avuto l'interesse di avere una risposta. Fino ad ora.
    Aidan Hargraves

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    .Accetti ogni dettame, senza verificare. Ti credi perspicace. Ma sei soltanto un altro dei babbei
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    Dioptase, 16 anni

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    Adamas Vesper
    Studente | 18 anni

    Se Adamas fosse stato Skyler, avrebbe sicuramente affermato che la frase “Comunque no, non sono i vostri letti, ne ho presi alcuni in prestito da un amico!” fosse un’allusione ad una prestazione sessuale da parte di un addetto Ikea ed alla sua monta lavorativa; grazie a Dio (o meglio, agli Dèi), però, Adamas era molto più serio e, soprattutto, meno malizioso dell’Infermiere, quindi non ci dette troppo peso.
    Anzi, era più preoccupato dalla possibilità, pur remota, di avere un sogno erotico durante una lezione.
    ‘Dai, puoi farcela - hai abbastanza autocontrollo, no?’: peccato che la sua voce interiore non sembrasse così convinta.
    L'oniromanzia, quel giorno, poteva mostrarsi più dura del previsto.
    ‘Ok - iniziamo dalla domanda… psicanalisi Babbana?’

    “Nella psicanalisi Babbana, l’interpretazione dei sogni, ha segnato una pietra miliare nell’opera dello psicanalista e filosofo Sigmund Freud. In questa pratica, detta anche onirologia, tuttavia ci si discosta dall’arte divinatoria per rientrare in quelle più medico-scientifiche di psicologia e psichiatria.
    L’onirologia Babbana di Freud vede come motore dei sogni i desideri inconsci della persona, inaccessibili all’Io; nel momento in cui l’Io ha meno controllo sulla psiche, come durante il sonno, queste pulsioni dell’Es riescono a manifestarsi in forma onirica.
    Secondo l’interpretazione Babbana di Freud, possiamo ritrovare due tipi di contenuto:
    - manifesto, ossia ciò che avviene durante il sogno, spesso raccontato dal sognatore stesso e costituito da simboli interpretabili;
    - latente, ossia l’allusione operata dai simboli e dalla situazione del sogno.
    Il contenuto latente avrebbe dunque la necessità, per emergere, di mascherarsi in forme non censurabili dal Super-Io del sognatore. Sempre secondo Freud, che fu il primo a schematizzare tra i Babbani l’interpretazione dei sogni, il sogno procede per immagini liberamente associate, in assenza di ordine, logica e senso etico o estetico; il sogno sarebbe quindi il miglior modo per conoscere se stessi, perché privo del controllo dell’Io e del Super-Io presenti durante la veglia diurna.
    Si nota quindi come l’onirologia Babbani sia completamente differente dall’oniromanzia, che tenta di spingersi nella ricerca della verità nel passato, presente e futuro.”


    Consegnò il breve scritto al professore.
    ‘Aaah… avrei potuto scrivere altro, forse? Dannazione a me ed alla mia fretta…’
    La verità è che l’idea della prova pratica lo preoccupava non poco.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Adamas sceglie il quesito numero 4.
     
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