Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
'Ecco, lo sapevo... siamo fottuti!' nessuna delle prove di quegli esami MAGO sarebbe stata facile: i docenti erano stati cristallini a riguardo e purtroppo di parola, ma entrando nella stanza e trovandosi davanti il docente di D.C.A.O., Jesse non potè comprendere come fosse definitivamente la fine 'Nessuno potrà mai sconfiggere Brian Ensor, vero boss finale dell'Accademia'
Per Jesse Brian era un po' come quei boss impossibili messi ad inizio gioco per eventuali endgame o new game plus, impossibili da abbattere con le skill di base: era semplicemente oltre, e abbastanza crudele da non dar loro tempo di imparare dai loro errori a battarlo.
Impallidì tanto da riprendersi solo quando questi stava ormai parlando da un po' 'Uh' pensò lui, sobbalzando solo nella sua mente e notando praticamente solo a quel punto i pover uomini distesi, in attesa di essere da loro salvati "Cavolo..." aveva sentito parlare di quella storia, quando a scuola c'era stata quella sorta di invasione di Denrise 'I capicasata erano quelli che ne erano usciti vivi no?' cercò di rammentare, trovandosi davanti a quelle povere menti distrutte e non potendo che provare profonda pena per loro.
Assimilò le informazioni del docente di Difesa, quindi sgranando gli occhi si trovò davanti anche ad André, annuendo anche alle sue parole 'Cavolo... devo già salvare un uomo e uccidere un mostro... ci mancava solo dover scoprire quale simbolo fallico si cela dietro questo o quello!' pensò lui, ai limiti del panico, storcendo la bocca e rassegnandosi con un sospiro al suo triste destino 'Perché non possiamo fare cose semplici, o che prevedano solo una cosa alla volta?' perché, appunto, erano esami multidisciplinari.
Si avvicinò alla propria cavia: era un uomo sulla quarantina, con un fisico muscoloso, anche se rovinato dalla malattia, e la pelle ancora abbronzata e segnata comunque dal sole, come evidenziavano le profonde rughe. Anche la vita comunque lo aveva segnato, visto quante cicatrici poteva ammirare 'Cavolo...' le iniziò a studiare, curioso, quasi volendo carpire qualcosa di lui.
Studiò quelle sul torace, sulle braccia, anche quelle sul volto; si immaginò anche quelle sulla schiena e sulle gambe e lentamente lasciò che quelle riflessioni si placassero nel mentre si concentrava e cercava una ferrea volontà 'Devo salvarlo: devo fare del mio meglio'
Sollevò la bacchetta e la puntò sulla fronte dell'uomo "Inspicio Somnium" enunciò tracciando un piccolo cerchio sulla fronte di quell'uomo, trattenendo poi il fiato, quasi si stesse tuffando fisicamente nel sogno di lui e si attendesse dell'acqua gelida 'Fammi entrare, ti prego!'
Non sapeva nulla del Predone, ma sapeva come fosse un uomo, un guerriero, magari era una brava persona, magari no, ma sicuramente nessuno meritava di venir consumato dagli incubi: fece leva sul suo senso della giustizia per iniziare quel suo viaggio, che in effetti iniziò con un tuffo, anzi, precipitando dal cielo.
"MA PERCHE' CADO SEMPREEEEEE" strillò lui, allargando le braccia, quasi volesse fungere da paracadute per sé stesso, sbiancando quando vide ove stesse precipitando 'Oh no, siamo a One Piece... senza però i frutti del diavolo mi sa!'
Stava precipitando in mezzo al mare: due galeoni si stavano fronteggiando, con gli equipaggi che si stavano dando battaglia senza troppe esclusioni di colpi 'Dobbiamo menare le mani mi sa' gemette lui, portando la mano al fianco, realizzando in un colpo solo due cose: primo, non indossava più i propri vestiti, bensì abiti più classici per i denrisiani, con pantaloni marroncini alla pinocchietto, un giacchetto di pelle aperto, delle scarpe in cuoio con alta suola e guanti ancora in cuoio; secondo, aveva con sé la bacchetta (e qui il sollievo fu d'obbligo).
Come spesso capitava in quel genere di visioni, atterrò senza danni su uno dei due galeoni, cosa che comunque lo rallegrò, tanto da controllare di essere tutto intero "NON PERDERE TEMPO!" una voce tuonò dietro a Jesse, facendolo saltare e squittire come un cerbiatto nella foresta.
Fece una piroetta a mezz'aria e atterrando si trovò davanti all'uomo che doveva salvare "Sei... tu!" affermò lui, non troppo sicuro, in vero: se possibile appariva più smagrito e vecchio della sua controparte reale, scheletrico e con la pelle grigiastra e piena di ematomi; gli mancavano dei denti in bocca e le occhiaie erano così profonde da fargli chiedere se non fossero finiti in un film chiamato"Pirate Panda.
"E chi cazzo dovrei essere: sono Gugnir; tu chi cazzo sei, invece: non avessi il nostro tatuaggio ti avrei affettato!" dichiarò lui, puntandogli contro la sua scimitarra, cosa che gli fece sgranare gli occhi, non tanto per la paura di morire, quanto per il colore che la avvolgeva, un intensissimo blu elettrico.
La osservò a bocca aperta, quasi imbambolato, mettendo in fila tutta una serie di elementi 'Lui... lui vuole vivere' comprese infatti, sollevando lo sguardo "Jesse: sono qui per porre fine a tutto questo"
"Bene, Jez, allora girati, esci la bacchetta e un'arma e vai all'arrembaggio, o il capitano ci sbrana!" e fu così che corse via, afferrando una corda comparsa da chissà dove (verosimilmente da nessun posto: era pur sempre un sogno) e lanciandosi sull'altra nave.
Si guardò l'avambraccio, indicato ad un certo punto dal predone ed ebbe un brivido 'E'... un Gaunt?' vi era una sorta di uccello stilizzato affine allo pterodattilo inciso sopra, nero come la pece e altrettanto rassicurante 'Quindi il capitano...' era lecito chiedersi se sarebbe stato lui la forma del Gaunt, ma il problema presente era che non poteva permettersi che Gugnir morisse, sicché non poteva che corrergli dietro.
Alzò gli occhi al cielo e poi si guardò attorno: afferrò una mazza in legno trovata a terra con la destra, quindi saltò su una passerella, lanciandosi contro l'equipaggio nemico, costituito da uomini dalla pelle - letteralmente - rossa.
"Aaaah!" senza troppi complimenti, il castano tirò una mazzata in testa ad un avverario, scaraventandolo in mare, ove fu prontamente divorato da enormi squali neri, alla cui vista dovette deglutire per la paura 'Povero me...' accelerò il passo, saltando sull'altra nave e rompendo poi la mazza appena conquistata (modo gentile per dire rubata) sulla testa di un nuovo avversario.
Lo vide crollare a terra in un lago di sangue 'E' un sogno... non esiste... ma se Gugnir muore... muore... o peggio!' se lo dovette ripetere un paio di volte, rimanendo lì fermo come un stoccafisso, anche se poi afferrò il pugnale dell'uomo che aveva appena steso.
Sì, Jesse era atterrato su una ave denrisiana da tipo cinque minuti e aveva nell'ordine rubato, ucciso e depredato un cadavere 'Questo in curriculum per l'accademia militare non lo metto' si disse lui, gettandosi poi a testa bassa nel conflitto: riconoscere amici e nemici - checché ne dicesse Gugnir - era più che semplice data la diversa carnagione, sicché a lui non restò che sospendere la propria umanità, ripetendosi alla nausea come fosse un sogno, e iniziare a piantare il pugnale contro qualsiasi cosa rossa si muovesse 'Devi essere come un toro, Jesse: se in questo sogno vedi rosso e attacchi' si diceva lui, a mo' di mantra, piantando la lama in qualsiasi punto e aiutandosi, al bisogno, castando qui e là schiantesimi.
'Nessuno di loro esiste. Io posso morire, ma devo salvare il tizio' i suoi muscoli erano in costante tensione, lui era piccolo e atletico e schivava come un matto, attaccando i nemici vicini col pugnale e bersagliando quelli lontani con gli schiantesimi, ma anche mentre piantava una lama nel collo di un uomo per sgozzarlo e questi rantolava, i suoi occhi azzurri dovevano balzellare qui e là in cerca del suo vero ed unico obiettivo, che alla fine, con gran suo sollievo, individuò, intento a opporsi a due avversari 'Merda!' urlò lui, anche se questi li sciabolò abilmente con un colpo solo, quasi quella lama fosse in grado di tagliar anche le stelle. A rendere il tutto ancora più incredibile vi era il fatto che Gugnir stesse facendo tutto ciò da ammanettato, anche se le catene che le congiungevano erano molto larghe, e che quelle manette risplendesserp di un debole rosso, simile al colore del sangue.
'Cazzo volevano dire le catene più?' si disse lui, leggermente in panico, gettandosi sull'uomo per impedire ad un terzo tizio di ammazzarlo; gli piantò la lama nella schiena, facendolo urlare e sputar sangue, e ciò gli fece guadagnare una lunga occhiata dal suo bersaglio "Bel colpo ragazzo: magari oggi non finisci in pasto agli squali" propose lui, tornando a combattere.
"Eh? No, aspetta!" Jesse gli corse dietro, cercando di lottare tutto il rimanente tempo al suo fianco, non mollandolo finché in piedi non vi furono solo uomini bianchi smagriti, i quali, immediatamente si gettarono nella stiva della nave appena conquistata, con un obiettivo più che chiaro.
"CIBOOOOO" urlavano infatti, nel mentre Jesse, un po' intimorito, li osservava, così come osservava dai corpi degli uomini a terra spuntare dei fiori che rapidamente divennero secchi e si recisero, iniziando a brillare di un giallo che ricordava le pellicole dei primi film 'Ok... passato fiori secchi recisi; presente spada; futuro catene' si appuntò mentalmente, sentendo poi delle urla di dolore provenire da sottocoperta, ove si gettò a sua volta "Che succede, stai bene Gugnir?!" strillò lui, giungendo di sotto e sentendo una puzza nauseante, cui ben presto si aggiunsero gli improperi del predone.
"Quella gran vacca di tua sorella sta bene, qui non c'è un cazzo da mangiare, porco Odino!" imprecò lui, levando il pugno al cielo (al soffitto almeno), nel mentre lui poteva registrare come vi fosse ovunque nella stiva frutta accatastata, rigorosamente marcia e circondata da un alone giallognolo che la rendeva ancora meno invitante.
Qualcuno, bestemmiando, si gettò ugualmente sul cibo, ma ben presto si trovò a vomitare e urlare, nel mentre anche gli altri cadevano pian piano nella disperazione, e ancora più che nella disperazione nel terrore "Ci mangerà... ci mangerà..." gemevano molti, nel mentre lui non poteva che chiedersi nella sua mente di chi parlassero, dandosi al contempo anche una risposta 'Il capitano-gaunt' perché, in fondo, era probabile fosse entrambe le cose, quindi perché non farne un termine unico?
L'aria si fece pesante, di colpo, tanto da scuotere Jesse dai suoi pensieri, nel mentre tutti si guardavano e lentamente fissavano i tre disgraziati che avevano mangiato la frutta marcia "Loro... sono finiti" fu Gugnir a rompere il silenzio, portando tutti ad guardar lui, anche se per poco, visto che ben presto si tornò ai tre, ormai in una pozza di vomito acido.
"No... vi prego... no!" a Jesse non era chiaro cosa stesse succedendo, ma il gruppo si mosse compatto, afferrando i tre e portandoli via, all'esterno, poi verso la nave da cui erano arrivati, nel mentre lui rimaneva indietro, paralizzato da un orrore profondo che non sapeva spiegarsi fino in fondo.
'Ma... COSA?!' caracollò dietro gli altri tornando al loro galeone e quando lo fece si rese conto di quanto questi fosse spettrale, poiché le vele non erano semplicemente squarciate o trasparenti, ma eran enormi ragnatele, così come le corde delle quali si erano serviti alcuni pirati tra cui il suo protetto.
Vi erano sparse luci bluastre, che, avvicinandosi, si rivelarono essere enormi ragni neri 'BASTA RAGNI!' pigolò lui, dopo la prova di magitecnica, osservandoli camminare spietati verso la cabina di comando, che fu aperta come se fosse tirato un sipario rivelando il capitano. E il Gaunt 'Il capigaunt... anzi... lo squalo umanoide capigaunt... Captain Gaunt Shark...'
Sì, forse Jesse si era un po' flippato, ma non era da tutti i giorni veder uscire da una cabina un umanoide bipede con la pelle bluastra e un'enorme bocca irta di denti, la pelle di squalo con tanto di pinna dorsale e la tipica ferocia della specie, nonostante la classica risata da pirata "Gah-ah-ah-ah!" gracchiava lui, indicandoli "Anche oggi avete fallito: io ho fameeee!" urlò lui, alzando le mani al cielo, nel mentre i ragni scappavano via e gli uomini iniziavano a disperarsi.
"Pietà, capitano!" pigolavano alcuni, cosa che fece effetto a Jesse, dato l'orgoglio squisitamente denrisiano.
"Tacete! Se non sapete combattere siete inutili. Se non sapete procurare cibo, siete più utili COME cibo!" e fu così che Gugnir avanzò e afferrò delle corde di tela di ragno, avvolgendole attorno ad uno dei tre uomini e gettandolo poi in acqua, sommerso dalle disperate suppliche del pover uomo.
"Mi dispiace" disse lui, gettandolo in acqua e tenendolo per la corda.
"No!" Jesse corse al bordo della nave, vicino al predone, vedendo con orrore le onde del mare tingersi di rosso nel mentre il loro rumore copriva le urla disperate dell'uomo, anche se di colpo ci fu un urlo del suo protetto, che di colpo chiamò a sé altri predoni, tirando su il disgraziato, più morto che vivo, al quale si attaccò famelico uno di quegli enormi squali neri, che fu tirato a bordo, ove iniziò continuò a sbranare la vittima urlante, anche se ben presto il capitano gli fu addosso, addentandolo a morte, iniziando a sbranarlo a sua volte.
"Caaarne!" urlava lui, quasi in estasi "Meglio di quella umana, forse, gah-ah-ah-ah!" rideva, nel mentre Jesse diventava verde dall'orrore nell'osservare quel mostro divorare vivo un altro mostro, il quale alternava urla di disperazione al famelico bisogno di finire la sua povera vittima nell'orrore generale 'Questo... lui lo ha visto... per mesi?' si chiese atterrito, cercando l'uomo che doveva salvare - non sapeva bene dove - scoprendolo star legando un altro povero disgraziato, che urlava disperatamente, almeno, di ucciderlo prima.
"Devi essere vivo... e sanguinante... o non ti addentano. Lo sai." disse lui con dolore, squarciandogli una guancia con la spada "Mi dispiace Volgen" disse lui, carezzando l'altra guancia dell'uomo.
"No, non ancora!" urlò lui, gettandosi addosso a Gugnir perché mollasse l'uomo "Non possiamo andare avanti così!" strillava lui, venendo rapidamente sbattuto via, battendo violentamente contro il bordo nella nave.
"Non abbiamo alternative: o mangiamo o moriamo!" urlava lui "E io non voglio morire"
Ancora si trovò quella bluastra lama puntata contro, e ancora una volta seppe come lui non si voleva arrendere "E questa tu la chiami vita?" lo incalzò cercando di alzarsi.
L'uomo lo fissò con rabbia, nel mentre anche il capitano rizzava la schiena dal suo schifoso pasto "Abbiamo tutti qualcuno a casa che ci aspetta: dobbiamo almeno provarci a tornare... e dire agli altri cosa è successo a chi non ce l'ha fatta. Persino quella stronza della mia ex moglie e delle mie figlie non si darebbero pace non sapessero che fine ho fatto: e loro sono delle cazzo di stronze!"
Jesse lo osservò e vide il terrore nei suoi occhi, ma anche la paura di arrendersi, di far soffrire gli altri 'Ma tu sei a casa... sei già tornato: loro lo sanno come stai... ma lui... lui non lo permette!' fu così che si tirò in piedi, sfidando con lo sguardo il capitano "E' lui la causa di tutto: è il capitano e vi fa girare qui all'infinito perché... è la sua natura" forse dire che fosse tutto un sogno non era una brillante idea, quindi vi girò un po' attorno "Prendiamo lui e diamo lui per pescare gli squali!"
Ci fu un attimo di silenzio, poi lo squalo umanoide rise "Stupido ragazzino, forse hai dimenticato che il capitano della nave è l'uomo più forte" e Jesse storse la bocca, chiedendosi se lui fosse davvero classificabile come umano.
In vero, si diede anche una risposta "Tu di umano non hai un cazzo, Flipendo!" e fu così che lo attaccò con uno schiantesimo, che lettaralmente fu riflesso sulla pelle dello squalo, andandosi ad infrangere contro una paratia.
"Che?!" sconvolto, il ragazzo si vide piombare addosso il capitano squalo, che schivò per un pelo approfittando della sua agilità. Gli piantò la lama del suo coltello nel fianco destro, ma anche in questo caso non penetrò 'Merda' pensò lui, trovandosi di colpo sbalzato via per un pugno del Gaunt.
'Ahia...' gemete 'Ma perché oggi continuo a cadere...' si chiese lui, dolorante, sgranando gli occhi quando si trovò addosso lo squalo, ancora. Rotolò a terra sotto le gambe del mostro, giungendo alle sue spalle, tentando un Farfallus Explodit che ebbe leggermente più successo di quanto tentato prima, visto che fece perdere un po' equilibrio al capitano, senza però infliggergli veri danni.
Balzò via e saltò la carcassa dello squalo, che ancora addentava il fianco della prima vittima notando a terra alcuni dei suoi denti caduti "DEPULSO!" tentò lui su di essi, scagliandoli contro il suo avversario, il quale, finalmente, fu scalfito 'Cane mangia cane... anzi... pescecane mangia pescecane!' pensò lui, quasi soddisfatto.
"Non cantar vittoria per un graffietto, ragazzino: resto sempre il più forte, E QUI LO SANNO TUTTI" ruggì lui, evocando un po' di panico nel ragazzo, tanto che deglutì, salvo poi serrare i denti.
"Ok... sempre meglio... sempre meglio che essere tuo schiavo: non ti darò la soddisfazione di nutrirti ancora della mia paura e della loro sofferenza" e fu così che puntò la bacchetta ai piedi del capitano "EXPULSO!" gridò per sfondarlo e far cadere il guerriero, nel mezzo di molti improperi.
"Saltate sull'altra nave e scappate: salvatevi, tutti!" urlò lui, usando una seconda volta la stessa magia per tenere il capitano incastrato e sospeso tra i due livelli della nave.
"Ma questa è la nostra nave" urlò Gugnir, osservando atterrito il Gaunt.
Jesse serrò i denti "LA VOSTRA CASA E' DENRISE: io me la caverò!'" urlò in risposta, correndo poi dallo squalo, cui staccò un dente, sibilando quando si graffiò un dito. Senza troppi scrupoli puntò sul bottino il proprio catalizzatore "Engorgio!" affermò lui, prendendo l'enorme dente e piantandogli dentro il coltello per avere finalmente un'arma forse capace di infliggere qualche danno al gaunt, del resto Ensor era stato chiaro 'Devo sconfiggerlo... o lui tornerà a tormentarlo'
Corse dall'uomo e gli tagliò, d'istinto le catene, che, rotte, risplesero di un rosso accecante "Dovete tornare a casa. A lui non dovete niente... e neanche a me: mi chiamo Jesse Lighthouse e sono un cazzo di inglese di merda, mandato qui da Victoria Burke. Lasciatemi qui con lo streetshark e salvatevi!" urlò a tutti, ben sapendo come lui potesse morire senza eccessive conseguenze, a differenza di tutti gli altri.
I marinai si guardarono, poi saltarono sull'altra imbarcazione "DOVE ANDATEEE, SIETE IL MIO PRANZO DI RISERVAAAAA!" ringhiava intanto il capitano, tornato a bordo.
Gugnir lo fissò, poi gli diede la sua arma "Nessuno era mai riuscito a ferirlo... se riesci, uccidilo... e poi spara un Periculum Blu: torneremo a prenderti"
Jesse fissò quell'uomo ed annuì. Afferrò la sua spada, che splendeva di blu ancora più di prima "Sai... le mie figlie sono due stronze e mia moglie anche peggio... ma... soprattutto loro due... si meritavano che gli dicessi come sono fiero di loro e delle grandissime teste di cazzo che sono diventate" ridacchiò lui, dando una pacca sulla spalla all'aspirante marine, balzando via anche lui, nel mentre la nave si allontanava.
"Prima di torturerò a morte, ragazzino, poi recupererò quegli idioti e sbranerò il sognatore... e sarà tutta colpa tua che mi hai messo fretta" ringhiò il mezzo squalo, costringendo Jesse a voltarsi, armato in entrambe le mani (del resto la bacchetta era servita a poco e niente).
"Ok: almeno avrò la soddisfazione di sapere che dovrai cercarti altra gente da torturare e che lo lascerai in pace" e fu così che si gettò contro lo squalo. Si avvicinò a piena velocità e tentò un calcio a spinta frontale: ruotò la gamba destra a terra, piegò il ginocchio sinistro al petto e lo estese con tutta la sua forza, subendo paradossalmente lui il contraccolpo, forse per l'eccessiva differenza di massa 'Cazzo' spiccò un saltino per sfruttare quella spinta per almeno allontanarsi, schivando a pelo i denti dell'essere, girandogli attorno e tentando di graffiarlo con entrambe le lame, cosa che gli riuscì: non erano tagli profondi, ma era sempre meglio di niente.
Il mezzo squalo lo caricò ancora e lui balzò di lato, tentando un colpo alla testa e venendo colpito da un altro pugno, che lo sbatté nuovamente al liminare della nave, ove questi gli sbatté addosso, affondando i denti nella sua spalla.
"AAAAAAAH!" la forza della mandibola di uno squalo demoniaco era semplicemente devastante: nel mentre il rumore umido della carne masticata si unica a quello delle ossa spezzate, Jesse perse forza in entrambe le braccia, lasciando cadere il pugnale, ma non la spada, nel mentre quasi lo stesso mondo diventava scuro 'Sto svenendo dal male' realizzò lui, sentendo le forti braccia del mostro attorno a lui, comprendendo come stesse per essere divorato.
Ebbe paura, ma, al contempo, percepì anche come fosse in bilico, sicché, serbando un ultimo ricordo di quel povero predone consumato dagli incubi, lo fece: si lasciò andare, all'indietro.
Lo squalo era protuso su di lui e quando Jesse smise di opporsi alla gravità, semplicemente lo seguì, iniziando a cadere in acqua "Ah, in acqua sarai ancora più buono" rise lui e a quel punto fu Jesse a sorridere.
"Non ricordi? Gli squali azzannano chi sanguina ed è vivo" e fu così che gli piantò con il braccio sinistro la lama di Gugnir nell'occhio, facendolo urlare e sanguinare come mai prima d'ora, nel mentre toccavano dolorosamente l'acqua.
Il gelo gli tolse il poco fiato che non si era reso conto di possedere ancora, ma lui investì le poche energie avanzate nel tentativo di affondare e rigirare la lama nel nemico per tingere di morte cremisi l'acqua. E lo vide, dietro di lui, uno sgualo giungere e morderlo al fianco, nel mentre questi urlava, ben presto seguito da lui.
'Almeno... non sarò morto invano' si disse lui, lasciandosi andare al dolore e perdendo i sensi, ritrovandosi nella sala della prova.
Cadde a terra, tremando dal terrore e scoppiando anche postumo a piangere, rimase così cinque minuti secchi, poi, con fatica, strisciò fino ad André.
"Era... era tremendo... dovevano predare navi nemiche, massacrare tutti e poi... o si mangiavano tra di loro o si usavano come esche per pescare squali... era... era orribile" ammise lui, bianco come un cencio, sospirando e rendendosi conto di star divagando (strano vero?). Scosse la testa "Nel sogno ho trovato elementi del passato, del presente e del futuro. Quelli del passato erano avvolti da una luce gialla ... so che lo sa, ma mi sembra giusto che lo precisi... e ho visto dei fiori secchi recisi e della frutta marcia... credo che incarnino i rimpianti del signor Gugnir... si chiamava così... o almeno così si chiamava nel sogno... è la lancia di Odino no? Magari era il suo nome... o il nome di battaglia... o si è chiamato così in sogno perché non si era ancora arreso a morire ecco"
Sobbalzò ed avvampò "Scusi... sto divagando ancora, ma..." pigolò "I fiori secchi indicano in genere dei sentimenti di affetto perduti, mentre i fiori recisi sono il segno di un rapporto rovinato... credo sia il rapporto con la ex moglie e le figlie: me ne ha parlato in sogno e gli dispiaceva... non aver mai detto loro quanto fosse fiero di loro ecco... delle figlie... la moglie la odiava abbastanza... credo... i denrisiani insultano tutti, è sempre un casino capire cosa pensano ecco" ammise lui abbassando il capo "Riferito al presente ho visto... sì c'era la spada che impugnava: indicava la sua voglia di non arrendersi, di essere ancora artefice del suo destino, e infatti stranamente era una delle poche cose nel mondo dei sogni efficace contro il Gaunt, mentre l'altro elemento erano degli enormi ragni neri, che indicavano gli indicibili tormenti cui stava costantemente venendo sottoposto"
Prese fiato, sia per quanto stava parlando, sia perché, in vero, arrivava la parte difficile "E infine... sì, c'erano anche elementi del futuro... uno almeno ecco" il suo parlare si era fatto più calmo, lento persino, tradendo forse come lui non sapesse bene dove andare a parare 'Le catene... che cazzo erano le catene?' gli veniva in mente il cane legato, gli venivano in mente i lacci, ma proprio aveva un vuoto sulle catene 'Forse indica... che è ancora prigioniero?'
Si grattò nervoso la testa, distolse lo sguardo e si rese conto come Gugnir ancora dormisse "C'erano delle catene: lui, la vittima, era ammanettata ecco. C'era intorno la luce rossa del futuro e io penso che... sì insomma, le catene sono complesse come simbolo, specialmente perché io boh, le ho spezzate e quando l'ho fatto hanno brillato ancora di più..." e fu a quel punto che sbiancò.
'Non sono le catene... non erano le catene' e con quella consapevolezza, ricordando gli anelli rotti risplendere, egli non poté che appoggiarsi alla cosa più vicina, nel mentre i suoi occhi si velavano di lacrime "Sono... ho fallito" singhiozzò, incapace di tenere un tono normale della voce, spezzato dal dolore "L'anello spezzato indica un mancato ricongiungimento: le catene non erano il simbolo, lo erano gli anelli, che si sono spezzati con il mio agire... io... sì, nel futuro non è previsto che lui si ricongiunga a chi ama... e quindi... sì, immagino... immagino che voglia dire che... che io ho fallito e non l'ho potuto salvare... che non si sveglierà più!"
E con quel dolore, si accasciò a terra, osservando disperato André, pigolando per parecchio delle scuse, prima di ripartire per le prove seguenti.