DCAO & DIVINAZIONE - ESAMI MAGO 2019/2020

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    Brian Ensor | Docente DCAO
    Non riusciva a credere come molti dei ragazzi che aveva seguito durante l'anno fossero stati ammessi agli esami MAGO. Davvero, possibile che i suoi colleghi avessero promosso la maggior parte di loro? Era un trucco per far vedere alla comunità magica come i loro studenti fossero bravi o i voti che mostravano i registri dei suoi colleghi non era altro che il frutto del loro scarso e superficiale metro di giudizio? Che mi sorprendo a fare? Non sono altro che una massa di bonaccioni.
    A ogni modo quell'anno la prova di Difesa Contro le Arti Oscure era parecchio particolare e per la prima volta dalla fondazione del castello la materia del professor Ensor si fondeva con Divinazione. Giuro sull'Acromantula che boccio tutti coloro che mi diranno che Difesa è una disciplina prettamente istintiva. Mai come in quel caso la sua materia assumeva una connotazione di ricerca, sperimentazione e scrupolosità. Pochi mesi fa i Gaunt della notte avevano attaccato due drakkar in prossimità di Papua Nuova Guinea. Erano creature oscure che si stavano diffondendo a macchia d'olio nei pressi dell'oceania e i manuali a stento li trattavano.
    Le notizie certe che gli studenti avevano appreso durante gli ultimi mesi di lezioni erano le seguenti: erano creature oniriche - tendevano ad apparire nel mondo dei sogni, il loro aspetto era mutevole e di volta in volta di adattava al sogno in questione e si nutrivano della paura degli umani, impedendo loro di risvegliarsi da un sonno profondo.
    Come ben sapete non amo i convenevoli. Affermò con voce atona mentre osservava gli studenti dall'altra parte della cattedra. Per l'occasione l'aula di Difesa stava ospitando dei letti presi in prestito dall'infermeria e su di essi erano sdraiati alcuni superstiti dell'equipaggio del capitano Ludwig. Quindi andrò dritto al punto: dovrete sconfiggere un Gaunt della notte, ma fate attenzione: questa volta non è in gioco solo la vostra ammissione per l'anno successivo, ma anche la vita di questi uomini. Spostò lo sguardo verso André, il quale avrebbe potuto dare ulteriori dettagli per quanto riguardava l'incantesimo specifico per i viaggi onirici. Sappiate che la loro sicurezza avrà la priorità assoluta. Se doveste morire nel sogno tornerete in quest'aula, ma se un Gaunt della Notte uccide chi sta sognando, beh, la sua mente subirà danni permanenti.
    Domanda spontanea: se si trattava di una questione tanto delicata perché non far agire direttamente i docenti? Perché a detta di alcuni druidi denrisiani oramai il cervello di quegli uomini era già bello che andato. Per qualche strano motivo però continuavano a ripetere sempre lo stesso sogno e ciò li rendeva perfetti come strumenti di ricerca. Raccontare come stavano le cose agli studenti non avrebbe cambiato le cose e Brian ci teneva a vedere il loro comportamento di fronte a una situazione seria, capace di portarli fuori dalla loro zona di confort. Io e il mio collega osserveremo da qui come vi comporterete. Con un rapido movimento di bacchetta sulla scrivania comparvero tanti specchi quanti erano gli studenti. I miei criteri di valutazione saranno gli stessi di sempre: strategia, efficacia, risultato finale. Professor De Long-Prée, ha qualcosa da aggiungere? Attese la risposta da parte del collega, dopodiché tornò sugli studenti. La vostra prova comincia ora.
    Da quel momento i ragazzi potevano prendere posto su uno sgabello di fronte ai vari lettini e cominciare la prova del loro esame.

    RevelioGDR


    Benvenuti all'esame MAGO di DCAO e Divinazione!
    Prima di rispondere aspettate il post di André, intanto vi lascio alcune indicazioni per quanto riguarda la parte di Difesa:

    - avete libera scelta sull'aspetto che avrà il Gaunt, assicuratevi solo che abbia coerenza col sogno (il genere di ogni sogno lo scoprirete col post di André) -> esempio su un vulcano il Gaunt potrebbe aver la forma di una gigantesco drago spinato, non un'allegra sirena dalla voce incantevole.
    - Ovviamente non esiste un incantesimo adatto contro i Gaunt, la strategia cambia in base alla forma che gli fate assumere
    - Vi chiedo di descrivere un combattimento avvincente. Non avrete esiti, quindi siete liberi di muovere i Gaunt e i suoi attacchi, così come anche i vostri, le schivate e non dimenticatevi che nel sogno ci sarà anche il poveretto da aiutare (carattere e comportamento a vostra scelta, sappiate solo che sono predoni di Denrise, quindi la gentilezza non sarà il loro forte).
    - Sono esami, la mia valutazione sarà più severa del solito ù.ù
     
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    Andrè De Long-Prée
    Divinante | 24 anni

    Lo sguardo del docente era posato sull’orologio che era stato posto sopra il portone d’ingresso per l’aula, così da permettere di controllare alla perfezione la scansione dell’orario dell’esame. Andrè indossava una camicia lenta con motivo leopardato, inserita per metà dentro i suoi soliti skinny jeans lievemente sdruciti sulle ginocchia, mentre ai piedi aveva le solite scarpe nere firmate che servivano a dare un tono più elevato a tutto il suo look. I capelli erano chiaramente acconciati alla perfezione, con quel ciuffo biondo che sembrava dominare tra le capigliature di chiunque per quanto fosse ben tenuto, mentre sul suo viso era stampato un dolcissimo e sincero sorriso bianchissimo, che mostrava la dentatura perfetta del docente stesso.
    I letti erano posti tutti attorno alla stanza, e su ognuno di essi riposava un denrisiano – uno per ogni studente – che sarebbe stato oggetto dello studio dello studente stesso. Avvolti nelle coperte di lino ben stirate, gli individui sonnecchiavano, anche grazie all’aiuto di magie apposite, così da permettere agli studenti di eseguire un lavoro con fare meticoloso e puntiglioso. Sulle pareti vi erano delle finestre dalle quali sembrava provenire un’atmosfera molto particolare, mentre la sala era anche impreziosita da alcuni vasi di fiori che il docente di divinazione aveva fatto istallare per cercare di dare un’atmosfera un minimo più allegra e tranquilla. Per il resto, l’aula presentava come al solito la cattedra del docente di difesa e tutte le solite apparecchiature di cui era provvista: nulla di estremamente particolare. Andrè attese unicamente l’ingresso degli studenti prima di rivolgersi a loro con un ampio sorriso, chiaramente felice di vederli raggiungere quel traguardo tanto atteso, andando successivamente a passarsi una mano tra i capelli. Non si era ancora permesso di parlare o di proseguire il discorso di Ensor, collega che riusciva a sopportare solamente nei limiti della tranquilla convivenza scolastica, limitandosi unicamente a dare qualche cenno di approvazione con la mano destra agli studenti, come il segno dell’ok o un bel pollicione in su per quelli che sembravano essere più preoccupati. Che poi, preoccupati di che? Andrè era sempre stato tanto caro e disponibile con tutti loro, l’ultima cosa che voleva era di farli sentire a disagio o di renderli insicuri sulla loro preparazione.
    Non appena venne chiamato in causa dal docente di difesa, ecco che Andrè gli rivolse un sorriso circostanziale, per poi prendere definitivamente parola e rivolgersi a tutti i suoi studenti con la solita tranquillità e dolcezza che sempre lo caratterizzava. “Allora ragazzi, innanzitutto state tranquilli. Sicuramente è un esame impegnativo, ma sono certo che riuscirete a dimostrare le vostre qualità meravigliose come siete sempre stati in grado di fare! Il professor Ensor vi ha esposto la parte di Difesa Contro le Arti Oscure, io invece vi introduco ciò che dovrete fare per quanto riguarda la mia materia.” Fece una breve pausa, avvicinandosi appena al centro della stanza ed iniziando a guardare i vari studenti con il proprio sguardo tranquillo e rasserenante. “Come avrete potuto capire, il tema della sfida divinatoria è l’oniromanzia, ovvero la divinazione per mezzo dei sogni. Il vostro primo obiettivo è quello di entrare nel sogno con l’incantesimo Inspicio Somnium: l’abbiamo già affrontato in classe, ma vi ricordo che per eseguirlo è necessario concentrarsi fermamente sulla persona che abbiamo di fronte, e successivamente pronunciare le parole mentre si esegue il movimento, che consiste nell’indicare con la bacchetta la mente del soggetto e nell’eseguire un piccolo cerchio con la punta. Semplice fin qui, ma mi raccomando, concentratevi a sufficienza!” E si fermò per qualche istante, annuendo verso la scolaresca dipanata all’interno dell’aula, indicando ad ognuno la determinata persona che sarebbe stata oggetto dello studio onirico. “Il passo successivo è quello di captare le varie immagini significative all’interno dei sogni, così da trarne un’interpretazione completa, coerente e coesa. Vi ricordo che le immagini all’interno di un sogno possono mostrarsi in maniera diversa, a seconda che esse siano riferite al passato, presente o futuro del determinato oggetto. All’interno del sogno troverete anche la creatura che ha esposto il docente, ed ovviamente il vostro obiettivo finale sarà quello di sconfiggere la creatura stessa; tuttavia, una volta usciti dal sogno, avrete dieci minuti per rimettere in ordine le idee, e successivamente dovrete espormi oralmente l’interpretazione del sogno da voi effettuata. State tranquilli che siete bravi!” Ed ecco che un sorriso venne rivolto nuovamente a tutti, mentre il docente, subito dopo, lasciò dare il via al proprio collega, rivolgendo un sorriso anche ad esso e andando a posizionarsi sopra la cattedra, sedendovisi tranquillamente sopra ed osservando le operazioni eseguite dai ragazzi.

    RevelioGDR


    Benvenuti al vostro esame M.A.G.O. di Difesa&Divinazione! Nel post precedente vi è stato spiegato cosa eseguire per la parte di Difesa, qui vi riassumo ciò che dovrete eseguire per la parte di divinazione!
    L’esecuzione dell’incantesimo si basa su uno specchietto che vi riporto di seguito ma che potete tranquillamente trovare anche sul manuale di divinazione, nel capitolo dedicato all’Oniromanzia. Ecco a voi la descrizione dell’incantesimo!

    Nome: Incantesimo di Ispezione Onirica
    Classe: Percezione
    Formula: Inspicio Somnium
    Movimento: Puntare con la bacchetta verso la fronte del bersaglio ed eseguire un piccolo cerchio.
    Effetto: Permette all’incantatore di entrare all’interno del sogno di una persona addormentata e di viverlo e vederlo, potendo anche interagire con oggetti, creature e persone presenti in esso. Principalmente l’incantesimo si utilizza per interpretare il sogno di una persona servendosi delle tecniche di oniromanzia corrette.
    Note: In base al parametro Intuito del mago, è possibile portare nel sogno più persone oltre che se stessi. Per intuito < di 10, solo se stessi; per Intuito compreso tra 11 e 20, se stessi ed una persona esterna; e così via, aumentando di decina in decina.
    Per quanto riguarda il sogno da interpretare, non c’è un preciso sogno per ognuno di voi. Io vi assegnerò semplicemente un “tema” generale, una sorta di ambientazione, che riguarderà il vostro sogno! E poi voi dovrete scegliere CINQUE (non di più, non di meno) elementi/simboli/immagini che dovrete riuscire correttamente ad interpretare e ricollegare tra di loro, così da creare un’interpretazione organica e ben organizzata. Vi riporto qui un passo del manuale, che comunque potete consultare tranquillamente, che spiega il modo in cui si manifestano le immagini nei sogni e la loro correlazione con il tempo; dovrete ovviamente inserire immagini appartenenti a TUTTI E TRE i tipi di manifestazione!

    Le immagini nei sogni, molto spesso, possono rivelarsi particolarmente confuse o del tutto indipendenti le une dalle altre. In nostro aiuto, dunque, viene un determinato incantesimo, il cosiddetto Inspicio Somnium, che ci permette di entrare nella mente di una persona addormentata e di viverne il sogno in maniera lucida. Tuttavia, in seguito all’esecuzione dell’incantesimo, non si sarà unicamente in grado di vivere le immagini provate dall’individuo sottoforma di sogno lucido, ma queste immagini appariranno con tre colorazioni ben precise, che possono aiutarci a comprenderne alla perfezione le relazioni in merito al periodo temporale che esse coprono.
    - Immagini di colore “pergamena ingiallita”: sono quelle che rappresentano i momenti del passato, molto spesso sono anche accompagnate da contorni soffusi e non definiti. Più il passato è remoto, meno l’immagine è definita, e questo potrebbe risultare un momento di difficoltà nell’interpretazione.
    - Immagini di colore azzurro: sono quelle che rappresentano i momenti del presente, sono particolarmente ben definite e difficilmente si incappa in errori di interpretazione con queste.
    - Immagini di colore rosso: sono quelle che rappresentano i momenti del futuro, e sono caratterizzate da un’aura nebulosa che le avvolge. Tale aura si mostrerà più fitta qualora il futuro in questione sia un futuro lontano.
    Dopo aver individuato i vari elementi, procedete con la parte di difesa contro le arti oscure, ed una volta usciti dal sogno esponete oralmente la vostra interpretazione ad Andrè, specificando quali sono i CINQUE elementi che avete individuato, le loro collocazioni temporali (passato, presente, futuro), ed esponendo successivamente la vostra interpretazione.
    Di seguito vi riporto le ambientazioni che dovrete trattare all’interno dei vostri sogni, e quindi la scelta dei simboli/immagini dovrà essere relativa a quell’ambito, o comunque avere una particolare attinenza con esso! Assieme alle ambientazioni, tra parentesi, vi riporto alcuni elementi che possono aiutarvi/guidarvi nella stesura dell’esame, così da essere più chiaro!

    Jesse: Avventura dei pirati nel mare. (navi, barche, pirati, tesori, insomma… sbizzarrisciti!)
    Erik: Bosco delle fate. (ambientazione molto fiabesca, quasi delicata ed eterea, con presenza di elementi fatati e coccolosi!)
    Jessica: Pianura fiorita con paesaggio bucolico e paesano. (campi di grano, distese di fiori, alberi da frutto, casette… chi più ne ha, più ne metta!)
    Lilith: Dimensione digitale (computer/telefoni, robot, elettricità a gogo, cavi elettrici, forme geometriche ed elementi di questo tipo!)
    Lucas: Preistoria e dinosauri. (scimmie, banane, dinosauri, calamità naturali, pietre, … si può fare!)
    Blake: Accademia dei Samurai giapponesi. (guerrieri, spade, scudi, combattimenti, disciplina, figure relative alla pace interiore, tutto ciò che un samurai deve possedere necessariamente!)

    Per trovare la corretta interpretazione dei simboli che dovrete inserire, servitevi di QUESTO sito! Inserite nel riquadro di ricerca il simbolo da voi desiderato, premete sul primo link disponibile e fate così per tutti i simboli da voi scelti!
    Buona fortuna, avete tempo fino alle 23:59 del 30/07/2020! Per eventuali dubbi, contattate me o Alex! <3
     
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    Jessica Whitemore
    Finalmente la tortura di quei mago stava per giungere al termine; mancava la prova di Difesa (♥) e Divinazione e, successivamente, quella di Alchimia e Pozioni. Era piuttosto convinta che più difficile di quella di Astronomia e Magitecnica non potesse essere, ragion per cui era abbastanza fiduciosa che sarebbe tutto filato liscio. Sì certo, come se non conoscesse Brian Ensor e la sua politica del terrore (?)
    Appunto, quando entrò nell'aula ci mise davvero poco a metterla a proprio agio come solo lui sapeva fare. Insomma, Brian era proprio un cuore di panna.
    Si guardò attorno, sgranando gli occhi quando mise a fuoco dei letti dell'infermeria -rigorosamente rubati a Skyler(?)- con sopra... delle persone. Persone che non sembravano proprio in ottime condizioni. Però sembravano dormire alla grande, cosa che avrebbe fatto sicuramente lei sotto il sole spagnolo di lì a qualche giorno. Quasi sorrise, sebbene in quella situazione non ci fosse assolutamente nulla da sorridere. Guardò André inarcando un sopracciglio, incuriosita dal fatto che lui avesse acconsentito una cosa del genere, anche se non era compito suo giudicare e nemmeno le interessava, se doveva essere onesta. L'unico suo obiettivo era arrivare alla fine degli esami e lasciarsi alle spalle tutto quell'anno costellato di alti e bassi almeno fino a settembre. Chissà se anche l'anno successivo, qualcuno avrebbe attentato alla loro sicurezza. Beh, in quel mondo non c'era affatto da stupirsi, capitavano cose del genere ogni due per tre.
    Comunque, Brian cominciò a parlare con il suo solito tono allegro e pimpante, parlando come se stesse parlando del tempo, anche se in realtà erano in gioco delle vite umane -o almeno, così lo percepiva lei. La cosa la fece rabbrividire, perché non voleva sulla coscienza altre vite. Era già tanto se sapeva badare a se stessa e al figlio, non era sicura di voler avere sulle spalle il peso di un'altra persona, tuttavia era quello l'esame e non avrebbe potuto sottrarsi in alcun modo senza ricevere una bella bocciatura in cambio. Finì di ascoltare tutto il discorso. Quindi... le loro azioni rischiavano di far morire quelle persone. Alla grande, insomma. Non era una che si lasciava intimorire da sfide di quel tipo, perciò annuì, convinta che sarebbe riuscita a salvarlo, ignara del fatto che probabilmente ciò non sarebbe stato poco possibile. Sospirò, facendo per dirigersi verso lo sgabello posto affianco ad un tizio nerboruto e con una folta barba bianca. Si sedette sull'oggetto e guardò il povero marinaio che avrebbe dovuto aiutare, chiedendosi cosa esattamente fosse successo per ridurlo in quello stato. Alzò appena le spalle, estraendo la bacchetta e puntandola verso la testa dell'uomo. Jessica andava molto bene in Divinazione, quindi il problema non sarebbe stato entrare nei suoi sogni, ma tutto ciò che sarebbe avvenuto dopo, per quanto fosse davvero brava anche in Difesa -o, almeno, così era stato durante l'anno.
    Fece salire la bacchetta finché la punta non fu puntata contro la fronte del soggetto e si concentrò su di lui al massimo delle sue capacità per far sì che l'incantesimo fosse perfetto al primo tentativo. Sia perché non voleva fare la figura della scema subito, sia perché sarebbe stata una soddisfazione personale. Quindi, mentre disegnava un cerchio, pronunciò la formula. Inspicio Somnium!
    Le sembrò quasi che la propria anima venisse risucchiata via dal suo corpo, lasciando nella stanza solamente un guscio vuoto, silenzioso e immobile. Ma, quella stessa anima, sembrò essere importata nella mente dell'uomo addormentato, come a volerne esplorare i sogni. Ed in effetti era esattamente ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, infatti una proiezione del corpo della corvina, si risvegliò in un ampio prato pieno di fiori dai mille colori. Sembrava quasi un paradiso ideale per vivere. Ai confini del prato, c'erano campi coltivati con qualsiasi cosa possa venire in mente al lettore, anche se di gran lunga spiccava il giallo del grano maturo. Un po' più a desta, invece, erano posizionati degli alberi da frutto colmi di dolcissimo cibo degli Dei. Quelle mele sembravano assai succose, avrebbe quasi quasi voluto avvicinarsi e prenderne una per assaporarla. Ma anche le pesche non scherzavano e la corvina perse quasi di vista il suo vero obiettivo, troppo amaliata dalla pace che percepiva tutt'in torno. Solo due cose la distrassero dall'ammirare. Delle campane che segnavano un'ora, anche se non aveva idea di quale, che le fece voltare lo sguardo e scoprire che, poco più in là, c'era un paesino di campagna, molto tranquillo e silenzioso, tranne per la chiesetta e i suoi rintocchi. Non poté ammirare troppo questa nuova scoperta, poiché venne distratta da un albero molto particolare e molto più rigoglioso degli altri. Aveva, però, un contorno giallognolo e aveva diversi dettagli, attorno, non troppo definiti che le fecero capire come si trattasse di uno dei simboli, più precisamente un simbolo riguardante il passato. La giovane si avvicinò cautamente e allungò un braccio, sfiorandone la corteccia con i polpastrelli. Questo... deve essere un simbolo del passato, a giudicare dal colore... se non sbaglio, gli alberi hanno diversi significati ma un albero grosso e pieno di frutti o foglie verdi, sta a significare una vita energica. Il che avrebbe anche senso, visto che l'uomo era un denris... non fece tempo a finire, poiché una voce burbera e profonda si intromise. Oh, una volta ero giovane e forte! Chissà quanti kraken ho sfidato, nei mari a Denrise. Altro che voi giovani d'oggi che non siete in grado di fare nulla da soli! Jess si girò, ritrovandosi, a pochi metri, lo stesso uomo che in precedenza aveva deciso di aiutare. Nerboruto, con una folta barba bianca. Ora che lo poteva osservare meglio, alla calda luce estiva, vedeva come la sua pelle fosse scura e scottata dal sole, tarchiato ma con muscoli da vendere, il naso rotto in più punti e una chioma dello stesso colore della barba, nonché un labbro spaccato. Su un primo momento, non seppe proprio cosa replicare; si ritrovava spiazzata da quell'apparizione improvvisa, anche se sapeva che sarebbe successo. Buongiorno tentò, provando pure ad accennare un sorriso, allontanandosi dall'albero. Davvero ha sfidato dei kraken? Le va di raccontarmi com'è andata? Domandò, indicando vagamente il paese poco lontano. L'uomo si limitò ad annuire, indicare a sua volta il paese e fare strada. Era sicuramente molto orgoglioso delle sue imprese e non aspettava che raccontarle. Solo in quel momento, Jess si accorse che zoppicava, anche se cercava magistralmente di nascondere la cosa. Si limitò, quindi, a seguirlo verso il villaggio, sospirando. Ma prima che potessero arrivarci... una graziosa ragazza, avrà avuto sui vent'anni, si avvicinò a loro per donare un fiore all'uomo. Capì che era un simbolo del passato quando notò quella nebbia gialla. Questa era molto sfuocata e a Jess le si strinse un po' il cuore. Sapeva che sognare di ricevere fiori, è un segno d'amore... probabilmente quella era la ragazza che il predone aveva amato. Chissà che fine aveva fatto. Infatti notò un impercettibile cambiamento nell'uomo; i suoi occhi avevano una patina lucida ma controllata, così come il suo comportamento. La corvina si sentì di troppo, perciò distolse lo sguardo finché il predone lasciò il viale dei ricordi per tornare a zoppicare verso il paese. Jessica lo seguì senza fare domande, finché non notarono una panchina e l'uomo le fece segno di sedersi. Ovviamente burbero e scontroso, senza nemmeno l'accenno di un sorriso. Stava per chiedergli come avesse fatto a sconfiggere un kraken, quando... davanti ai suoi occhi, si profilò una bara... precisamente la bara dell'uomo. La giovane sentì brividi percorrerle ogni centimetro del corpo. Era circondata da un'aurea azzurra e davvero molto nitida. Non si ricordava il significato di sognare la propria morte, ma non ci voleva un genio a capire che era qualcosa in riferimento alla sua condizione attuale. Una condizione di limbo e di pseudo morte. Era davvero una cosa molto triste, per quanto l'uomo non fosse molto simpatico. Dunque... iniziò lui, dopo un lungo silenzio, ignorando completamente ciò che stava succedendo. Sconfiggere un kraken è molto semplice si vantò, gongolando. Jess si mise comoda, pronta a sorbirsi un racconto di ore, quando un miagolio la distrasse ancora una volta. Un grazioso sphynx stava zampettando verso di loro, apparentemente innocuo. Ma appena Jessica si avvicinò un po' di più per accarezzarlo, con tanto dì "Sei proprio uguale a Zeus, il gatto di Mia!", questi spiccò un balzo e le atterrò addosso, artigli in fuori. La corvina lanciò un urlo, spaventata, e cercò di liberarsi della creatura che, nel frattempo, era riuscita a lasciarle profonde lacerazioni nella guancia. Con un pugno ben assestato, comunque, riuscì a toglierselo di dosso. Aveva capito immediatamente che quel gatto era fuori dal comune: doveva essere lui il Gaunt. Beh, ci stava... non era certo strano vedere un gatto che gironzolava in un paesino. Ma aveva sicuramente una marcia in più rispetto a qualsiasi altro felino. Appena si riebbe dallo spavento, estrasse la bacchetta e ben presto notò quanto lo sconosciuto fosse troppo vecchio per fare qualcosa di realmente utile, oltre al fatto che non aveva nessun catalizzatore. Protego! Esclamò, ergendo uno scudo a protezione sia sua che del denrisiano. Il protego si innalzò bene, adempiendo al suo scopo egregiamente, salvo che resse ad un solo furioso attacco del Gaunt. Mentre pensava a come contrastarlo, il gatto replicò l'attacco, ma stavolta non colse la corvina impreparata. Aguamenti! Esclamò, mentre un getto d'acqua andava a colpire in pieno lo Sphynx, con il brillante risultato di farlo incazzare ancora di più, anche se l'incantesimo lo aveva spinto via di diversi metri. Ma lui non si scoraggiò, correndole incontro ancora più letale. Elego muto! Tentò, sperando di poter trasfigurarne le zampe in qualcosa di inanimato per renderlo innocuo, ma il gatto schivò agilmente l'incantesimo, scagliandosi ancora contro la povera ragazza, facendola barcollare finché non si trovò stesa a terra, battendola con forza contro la strada di duri ciottoli. In un attimo, la sua visuale fu cosparsa da puntini neri e tutto si faceva via via più sfocato, quasi come il simbolo che aveva visto in precedenza. La bacchetta era a distanza di braccia, ma il Gaunt sembrava aver perso interesse per lei, rivolgendo le sue attenzioni al denrisiano, andandogli in contro. È finita? Sto per morire...? Io tornerò in aula e quell'uomo morirà per sempre...? Sentiva il lato desto della testa, bagnato, mentre una piccola macchia di sangue si stava formando. Fortunatamente, però, non aveva sbattuto la testa abbastanza forte da morire, ragion per cui al massimo sarebbe svenuta. Ma non poteva. Non poteva succedere. Mosse le dita, che le formicolavano, finché non riuscì ad agguantare la bacchetta e la strinse come se fosse l'unica cosa che la difendeva dalla morte. Il che era anche vero, a dir la verità. Uno Animarium Jessica pronunciò, rivolta a se stessa, mentre il classico serpente spuntava dalla sua bacchetta, andando ad avvolgerla con i suoi penetranti occhi color zaffiro. Tuttavia, a causa delle ferite non si era concentrata abbastanza per guarire completamente, ma sufficientemente per riacquistare lucidità e potersi rialzare a sedere, incapace di alzarsi, però poteva scagliare incantesimi. Filpendo! Come prima, l'incantesimo non era stato eseguito in modo eccelso, tuttavia fu sufficiente a scagliare la creatura lontana dall'uomo. Innerva stavolta su se stessa, che quindi si alzò, pronta a continuare il combattimento. Lo aveva detto che andava bene sia in Divinazione che in Difesa, no? Non poteva certo farsi sopraffare così facilmente. Il gatto, in quel momento, si stava riprendendo, quindi Jess corse dal vecchio. Stia dietro di me! Gli ordinò, perentoria. Non faccio quello che mi dice una stupida ragazz... si interruppe, accorgendosi di un nuovo attacco del gatto. E basta! Hai rotto le palle! Impedimenta! Stavolta lo disse con estrema decisione, ottenendo l'effetto di rallentare il Gaunt. Farà ciò che le dico! Replicò alle parole del vecchio, pensando ad un incantesimo che avrebbe potuto mettere definitivamente fine al combattimento. Mentre correva verso di loro per l'ennesima volta, Jess rialzò la bacchetta. Petrificus totalus! Lo fece una, due, tre volte e il gatto le schivò tutte, zampettando di qua e di là, finché... stava per avventarsi su di lei, quando... si scansò all'ultimo tirando con sé l'uomo, facendo sì che il gatto sbattesse contro il muro della casa dietro, rincoglionendosi. Petrificus totalus! E finalmente, il mostro, divenne un'immobile e silenziosa statua. Statua di un gatto che, ben presto, non poté più torcere un capello a nessuno. La corvina ansimava per lo sforzo, mentre le ferite appena rimarginate, ancora bruciavano. Ma non ebbe tempo di riprendersi, poiché una puzza penetrante e vomitevole, le arrivò alle narici. Si girò e vide un uomo steso a terra, in mezzo alla piazza, sicuramente morto da diversi giorni e in avanzato stato di decomposizione. Che schifo... era troppo scossa, ancora, per ricordarsi i significato, ma di certo nulla di positivo... era avvolto da un'aurea blu, ovvero presente... scosse la testa, girandosi verso l'uomo.
    Sta bene? chiese, preoccupata che potesse schiattare da un momento all'altro. Sì... grazie mugugnò, per nulla contento di dover dire quella parolina killer. Il mio nome è Vercingetorige, comunque si presentò, non accennando minimamente ad allungare la mano. Jessica replicò quindi semplicemente lei, mentre veniva attirata da altro. Vicino alla chiesetta, cosa che non aveva notato prima, vi era un cimitero... e l'uomo vi si avvicinò, quasi attirato. Era tutto sfuocato e con un'aurea rossa, come le visioni del futuro... provò pena per quell'uomo, per ciò che gli era successo. Aveva sconfitto il Gaunt, ma non era più tanto convinta delle parole di Ensor. No, non lo avrebbe salvato. Proprio mentre formulava quei pensieri, tutto iniziò a vorticare e ad apparire sfuocato, mentre lo sfondo diventò nero per qualche attimo. L'anima di Jess fu nuovamente risucchiata, stavolta dalla testa dell'uomo, per essere immessa nuovamente nel suo corpo. Fu così che la ragazza aprì gli occhi, boccheggiando come se avesse bisogno d'aria e si guardò attorno. Sono... tornata? si chiese, con la voce impastata, prima di girarsi e guardare i propri docenti. Dunque... avrete visto tutto, immagino. Non è stato per nulla piacevole! Si alzò e andò al simbolario per consultare quelli che le mancavano, prima di poter riferire tutto al professore di Divinazione. Okay, allora... i simboli che ho visto sono stati un rigoglioso albero da frutto -passato-, segno di una vita sana e forte, una ragazzina che regalava dei fiori al Denrisiano -passato-, segno dell'amore che c'è stato, la bara proprio dell'uomo -presente- segno che è in pericolo, un cadavere in decomposizione -presente-, che deriva dalla paura di perdere abilità fisiche o mentali, cosa che sta accadendo, e un cimitero -futuro-, precisamente sogna di entrarci, quindi ogni speranza è perduta. Bene, vi ho elencato cosa significano questi simboli, giusto come infarinatura -e guardò soprattutto Brian, visto che Andrè sicuramente sapeva tutto ciò che aveva appena detto- ma ora vedrò di collegarli tra loro. Fece una piccola pausa, prima di iniziare. A quanto sono riuscita a capire, l'uomo -che a proposito, si chiama Vercingetorige- ha avuto una vita energica e molto attiva, cosa che si adatta bene ad un denrisiano, trovando anche l'amore di una graziosa ragazza mora, potendo vivere felice per molti anni riuscendo anche a sciogliere il suo burbero cuore, prima che succedesse ciò che è successo e infatti l'incertezza per il presente e per il futuro, sono venute a bussare alla sua porta. A livello inconscio, percepisce il pericolo della sua situazione, il fatto che sia così in bilico tra la vita e la morte... ed ha una grande paura di perdere capacità fisiche o mentali, anche se purtroppo sta già avvenendo, però -sempre inconsciamente- sa che ogni speranza è perduta, vana... non ha più senso lottare, poiché la sua condizione è permanente, almeno così sembra. Si fermò, una volta finita la correlazione, prima di rivolgersi ad entrambi i docenti. Non si salveranno, vero? chiese, poco prima di lasciare l'aula per passare alla successiva ed ultima prova.
    ❝ This may be the night that my dreams might let me know. All the stars approach you ♪ ❞
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Ecco, lo sapevo... siamo fottuti!' nessuna delle prove di quegli esami MAGO sarebbe stata facile: i docenti erano stati cristallini a riguardo e purtroppo di parola, ma entrando nella stanza e trovandosi davanti il docente di D.C.A.O., Jesse non potè comprendere come fosse definitivamente la fine 'Nessuno potrà mai sconfiggere Brian Ensor, vero boss finale dell'Accademia'
    Per Jesse Brian era un po' come quei boss impossibili messi ad inizio gioco per eventuali endgame o new game plus, impossibili da abbattere con le skill di base: era semplicemente oltre, e abbastanza crudele da non dar loro tempo di imparare dai loro errori a battarlo.
    Impallidì tanto da riprendersi solo quando questi stava ormai parlando da un po' 'Uh' pensò lui, sobbalzando solo nella sua mente e notando praticamente solo a quel punto i pover uomini distesi, in attesa di essere da loro salvati "Cavolo..." aveva sentito parlare di quella storia, quando a scuola c'era stata quella sorta di invasione di Denrise 'I capicasata erano quelli che ne erano usciti vivi no?' cercò di rammentare, trovandosi davanti a quelle povere menti distrutte e non potendo che provare profonda pena per loro.
    Assimilò le informazioni del docente di Difesa, quindi sgranando gli occhi si trovò davanti anche ad André, annuendo anche alle sue parole 'Cavolo... devo già salvare un uomo e uccidere un mostro... ci mancava solo dover scoprire quale simbolo fallico si cela dietro questo o quello!' pensò lui, ai limiti del panico, storcendo la bocca e rassegnandosi con un sospiro al suo triste destino 'Perché non possiamo fare cose semplici, o che prevedano solo una cosa alla volta?' perché, appunto, erano esami multidisciplinari.
    Si avvicinò alla propria cavia: era un uomo sulla quarantina, con un fisico muscoloso, anche se rovinato dalla malattia, e la pelle ancora abbronzata e segnata comunque dal sole, come evidenziavano le profonde rughe. Anche la vita comunque lo aveva segnato, visto quante cicatrici poteva ammirare 'Cavolo...' le iniziò a studiare, curioso, quasi volendo carpire qualcosa di lui.
    Studiò quelle sul torace, sulle braccia, anche quelle sul volto; si immaginò anche quelle sulla schiena e sulle gambe e lentamente lasciò che quelle riflessioni si placassero nel mentre si concentrava e cercava una ferrea volontà 'Devo salvarlo: devo fare del mio meglio'
    Sollevò la bacchetta e la puntò sulla fronte dell'uomo "Inspicio Somnium" enunciò tracciando un piccolo cerchio sulla fronte di quell'uomo, trattenendo poi il fiato, quasi si stesse tuffando fisicamente nel sogno di lui e si attendesse dell'acqua gelida 'Fammi entrare, ti prego!'
    Non sapeva nulla del Predone, ma sapeva come fosse un uomo, un guerriero, magari era una brava persona, magari no, ma sicuramente nessuno meritava di venir consumato dagli incubi: fece leva sul suo senso della giustizia per iniziare quel suo viaggio, che in effetti iniziò con un tuffo, anzi, precipitando dal cielo.
    "MA PERCHE' CADO SEMPREEEEEE" strillò lui, allargando le braccia, quasi volesse fungere da paracadute per sé stesso, sbiancando quando vide ove stesse precipitando 'Oh no, siamo a One Piece... senza però i frutti del diavolo mi sa!'
    Stava precipitando in mezzo al mare: due galeoni si stavano fronteggiando, con gli equipaggi che si stavano dando battaglia senza troppe esclusioni di colpi 'Dobbiamo menare le mani mi sa' gemette lui, portando la mano al fianco, realizzando in un colpo solo due cose: primo, non indossava più i propri vestiti, bensì abiti più classici per i denrisiani, con pantaloni marroncini alla pinocchietto, un giacchetto di pelle aperto, delle scarpe in cuoio con alta suola e guanti ancora in cuoio; secondo, aveva con sé la bacchetta (e qui il sollievo fu d'obbligo).
    Come spesso capitava in quel genere di visioni, atterrò senza danni su uno dei due galeoni, cosa che comunque lo rallegrò, tanto da controllare di essere tutto intero "NON PERDERE TEMPO!" una voce tuonò dietro a Jesse, facendolo saltare e squittire come un cerbiatto nella foresta.
    Fece una piroetta a mezz'aria e atterrando si trovò davanti all'uomo che doveva salvare "Sei... tu!" affermò lui, non troppo sicuro, in vero: se possibile appariva più smagrito e vecchio della sua controparte reale, scheletrico e con la pelle grigiastra e piena di ematomi; gli mancavano dei denti in bocca e le occhiaie erano così profonde da fargli chiedere se non fossero finiti in un film chiamato"Pirate Panda.
    "E chi cazzo dovrei essere: sono Gugnir; tu chi cazzo sei, invece: non avessi il nostro tatuaggio ti avrei affettato!" dichiarò lui, puntandogli contro la sua scimitarra, cosa che gli fece sgranare gli occhi, non tanto per la paura di morire, quanto per il colore che la avvolgeva, un intensissimo blu elettrico.
    La osservò a bocca aperta, quasi imbambolato, mettendo in fila tutta una serie di elementi 'Lui... lui vuole vivere' comprese infatti, sollevando lo sguardo "Jesse: sono qui per porre fine a tutto questo"
    "Bene, Jez, allora girati, esci la bacchetta e un'arma e vai all'arrembaggio, o il capitano ci sbrana!" e fu così che corse via, afferrando una corda comparsa da chissà dove (verosimilmente da nessun posto: era pur sempre un sogno) e lanciandosi sull'altra nave.
    Si guardò l'avambraccio, indicato ad un certo punto dal predone ed ebbe un brivido 'E'... un Gaunt?' vi era una sorta di uccello stilizzato affine allo pterodattilo inciso sopra, nero come la pece e altrettanto rassicurante 'Quindi il capitano...' era lecito chiedersi se sarebbe stato lui la forma del Gaunt, ma il problema presente era che non poteva permettersi che Gugnir morisse, sicché non poteva che corrergli dietro.
    Alzò gli occhi al cielo e poi si guardò attorno: afferrò una mazza in legno trovata a terra con la destra, quindi saltò su una passerella, lanciandosi contro l'equipaggio nemico, costituito da uomini dalla pelle - letteralmente - rossa.
    "Aaaah!" senza troppi complimenti, il castano tirò una mazzata in testa ad un avverario, scaraventandolo in mare, ove fu prontamente divorato da enormi squali neri, alla cui vista dovette deglutire per la paura 'Povero me...' accelerò il passo, saltando sull'altra nave e rompendo poi la mazza appena conquistata (modo gentile per dire rubata) sulla testa di un nuovo avversario.
    Lo vide crollare a terra in un lago di sangue 'E' un sogno... non esiste... ma se Gugnir muore... muore... o peggio!' se lo dovette ripetere un paio di volte, rimanendo lì fermo come un stoccafisso, anche se poi afferrò il pugnale dell'uomo che aveva appena steso.
    Sì, Jesse era atterrato su una ave denrisiana da tipo cinque minuti e aveva nell'ordine rubato, ucciso e depredato un cadavere 'Questo in curriculum per l'accademia militare non lo metto' si disse lui, gettandosi poi a testa bassa nel conflitto: riconoscere amici e nemici - checché ne dicesse Gugnir - era più che semplice data la diversa carnagione, sicché a lui non restò che sospendere la propria umanità, ripetendosi alla nausea come fosse un sogno, e iniziare a piantare il pugnale contro qualsiasi cosa rossa si muovesse 'Devi essere come un toro, Jesse: se in questo sogno vedi rosso e attacchi' si diceva lui, a mo' di mantra, piantando la lama in qualsiasi punto e aiutandosi, al bisogno, castando qui e là schiantesimi.
    'Nessuno di loro esiste. Io posso morire, ma devo salvare il tizio' i suoi muscoli erano in costante tensione, lui era piccolo e atletico e schivava come un matto, attaccando i nemici vicini col pugnale e bersagliando quelli lontani con gli schiantesimi, ma anche mentre piantava una lama nel collo di un uomo per sgozzarlo e questi rantolava, i suoi occhi azzurri dovevano balzellare qui e là in cerca del suo vero ed unico obiettivo, che alla fine, con gran suo sollievo, individuò, intento a opporsi a due avversari 'Merda!' urlò lui, anche se questi li sciabolò abilmente con un colpo solo, quasi quella lama fosse in grado di tagliar anche le stelle. A rendere il tutto ancora più incredibile vi era il fatto che Gugnir stesse facendo tutto ciò da ammanettato, anche se le catene che le congiungevano erano molto larghe, e che quelle manette risplendesserp di un debole rosso, simile al colore del sangue.
    'Cazzo volevano dire le catene più?' si disse lui, leggermente in panico, gettandosi sull'uomo per impedire ad un terzo tizio di ammazzarlo; gli piantò la lama nella schiena, facendolo urlare e sputar sangue, e ciò gli fece guadagnare una lunga occhiata dal suo bersaglio "Bel colpo ragazzo: magari oggi non finisci in pasto agli squali" propose lui, tornando a combattere.
    "Eh? No, aspetta!" Jesse gli corse dietro, cercando di lottare tutto il rimanente tempo al suo fianco, non mollandolo finché in piedi non vi furono solo uomini bianchi smagriti, i quali, immediatamente si gettarono nella stiva della nave appena conquistata, con un obiettivo più che chiaro.
    "CIBOOOOO" urlavano infatti, nel mentre Jesse, un po' intimorito, li osservava, così come osservava dai corpi degli uomini a terra spuntare dei fiori che rapidamente divennero secchi e si recisero, iniziando a brillare di un giallo che ricordava le pellicole dei primi film 'Ok... passato fiori secchi recisi; presente spada; futuro catene' si appuntò mentalmente, sentendo poi delle urla di dolore provenire da sottocoperta, ove si gettò a sua volta "Che succede, stai bene Gugnir?!" strillò lui, giungendo di sotto e sentendo una puzza nauseante, cui ben presto si aggiunsero gli improperi del predone.
    "Quella gran vacca di tua sorella sta bene, qui non c'è un cazzo da mangiare, porco Odino!" imprecò lui, levando il pugno al cielo (al soffitto almeno), nel mentre lui poteva registrare come vi fosse ovunque nella stiva frutta accatastata, rigorosamente marcia e circondata da un alone giallognolo che la rendeva ancora meno invitante.
    Qualcuno, bestemmiando, si gettò ugualmente sul cibo, ma ben presto si trovò a vomitare e urlare, nel mentre anche gli altri cadevano pian piano nella disperazione, e ancora più che nella disperazione nel terrore "Ci mangerà... ci mangerà..." gemevano molti, nel mentre lui non poteva che chiedersi nella sua mente di chi parlassero, dandosi al contempo anche una risposta 'Il capitano-gaunt' perché, in fondo, era probabile fosse entrambe le cose, quindi perché non farne un termine unico?
    L'aria si fece pesante, di colpo, tanto da scuotere Jesse dai suoi pensieri, nel mentre tutti si guardavano e lentamente fissavano i tre disgraziati che avevano mangiato la frutta marcia "Loro... sono finiti" fu Gugnir a rompere il silenzio, portando tutti ad guardar lui, anche se per poco, visto che ben presto si tornò ai tre, ormai in una pozza di vomito acido.
    "No... vi prego... no!" a Jesse non era chiaro cosa stesse succedendo, ma il gruppo si mosse compatto, afferrando i tre e portandoli via, all'esterno, poi verso la nave da cui erano arrivati, nel mentre lui rimaneva indietro, paralizzato da un orrore profondo che non sapeva spiegarsi fino in fondo.
    'Ma... COSA?!' caracollò dietro gli altri tornando al loro galeone e quando lo fece si rese conto di quanto questi fosse spettrale, poiché le vele non erano semplicemente squarciate o trasparenti, ma eran enormi ragnatele, così come le corde delle quali si erano serviti alcuni pirati tra cui il suo protetto.
    Vi erano sparse luci bluastre, che, avvicinandosi, si rivelarono essere enormi ragni neri 'BASTA RAGNI!' pigolò lui, dopo la prova di magitecnica, osservandoli camminare spietati verso la cabina di comando, che fu aperta come se fosse tirato un sipario rivelando il capitano. E il Gaunt 'Il capigaunt... anzi... lo squalo umanoide capigaunt... Captain Gaunt Shark...'
    Sì, forse Jesse si era un po' flippato, ma non era da tutti i giorni veder uscire da una cabina un umanoide bipede con la pelle bluastra e un'enorme bocca irta di denti, la pelle di squalo con tanto di pinna dorsale e la tipica ferocia della specie, nonostante la classica risata da pirata "Gah-ah-ah-ah!" gracchiava lui, indicandoli "Anche oggi avete fallito: io ho fameeee!" urlò lui, alzando le mani al cielo, nel mentre i ragni scappavano via e gli uomini iniziavano a disperarsi.
    "Pietà, capitano!" pigolavano alcuni, cosa che fece effetto a Jesse, dato l'orgoglio squisitamente denrisiano.
    "Tacete! Se non sapete combattere siete inutili. Se non sapete procurare cibo, siete più utili COME cibo!" e fu così che Gugnir avanzò e afferrò delle corde di tela di ragno, avvolgendole attorno ad uno dei tre uomini e gettandolo poi in acqua, sommerso dalle disperate suppliche del pover uomo.
    "Mi dispiace" disse lui, gettandolo in acqua e tenendolo per la corda.
    "No!" Jesse corse al bordo della nave, vicino al predone, vedendo con orrore le onde del mare tingersi di rosso nel mentre il loro rumore copriva le urla disperate dell'uomo, anche se di colpo ci fu un urlo del suo protetto, che di colpo chiamò a sé altri predoni, tirando su il disgraziato, più morto che vivo, al quale si attaccò famelico uno di quegli enormi squali neri, che fu tirato a bordo, ove iniziò continuò a sbranare la vittima urlante, anche se ben presto il capitano gli fu addosso, addentandolo a morte, iniziando a sbranarlo a sua volte.
    "Caaarne!" urlava lui, quasi in estasi "Meglio di quella umana, forse, gah-ah-ah-ah!" rideva, nel mentre Jesse diventava verde dall'orrore nell'osservare quel mostro divorare vivo un altro mostro, il quale alternava urla di disperazione al famelico bisogno di finire la sua povera vittima nell'orrore generale 'Questo... lui lo ha visto... per mesi?' si chiese atterrito, cercando l'uomo che doveva salvare - non sapeva bene dove - scoprendolo star legando un altro povero disgraziato, che urlava disperatamente, almeno, di ucciderlo prima.
    "Devi essere vivo... e sanguinante... o non ti addentano. Lo sai." disse lui con dolore, squarciandogli una guancia con la spada "Mi dispiace Volgen" disse lui, carezzando l'altra guancia dell'uomo.
    "No, non ancora!" urlò lui, gettandosi addosso a Gugnir perché mollasse l'uomo "Non possiamo andare avanti così!" strillava lui, venendo rapidamente sbattuto via, battendo violentamente contro il bordo nella nave.
    "Non abbiamo alternative: o mangiamo o moriamo!" urlava lui "E io non voglio morire"
    Ancora si trovò quella bluastra lama puntata contro, e ancora una volta seppe come lui non si voleva arrendere "E questa tu la chiami vita?" lo incalzò cercando di alzarsi.
    L'uomo lo fissò con rabbia, nel mentre anche il capitano rizzava la schiena dal suo schifoso pasto "Abbiamo tutti qualcuno a casa che ci aspetta: dobbiamo almeno provarci a tornare... e dire agli altri cosa è successo a chi non ce l'ha fatta. Persino quella stronza della mia ex moglie e delle mie figlie non si darebbero pace non sapessero che fine ho fatto: e loro sono delle cazzo di stronze!"
    Jesse lo osservò e vide il terrore nei suoi occhi, ma anche la paura di arrendersi, di far soffrire gli altri 'Ma tu sei a casa... sei già tornato: loro lo sanno come stai... ma lui... lui non lo permette!' fu così che si tirò in piedi, sfidando con lo sguardo il capitano "E' lui la causa di tutto: è il capitano e vi fa girare qui all'infinito perché... è la sua natura" forse dire che fosse tutto un sogno non era una brillante idea, quindi vi girò un po' attorno "Prendiamo lui e diamo lui per pescare gli squali!"
    Ci fu un attimo di silenzio, poi lo squalo umanoide rise "Stupido ragazzino, forse hai dimenticato che il capitano della nave è l'uomo più forte" e Jesse storse la bocca, chiedendosi se lui fosse davvero classificabile come umano.
    In vero, si diede anche una risposta "Tu di umano non hai un cazzo, Flipendo!" e fu così che lo attaccò con uno schiantesimo, che lettaralmente fu riflesso sulla pelle dello squalo, andandosi ad infrangere contro una paratia.
    "Che?!" sconvolto, il ragazzo si vide piombare addosso il capitano squalo, che schivò per un pelo approfittando della sua agilità. Gli piantò la lama del suo coltello nel fianco destro, ma anche in questo caso non penetrò 'Merda' pensò lui, trovandosi di colpo sbalzato via per un pugno del Gaunt.
    'Ahia...' gemete 'Ma perché oggi continuo a cadere...' si chiese lui, dolorante, sgranando gli occhi quando si trovò addosso lo squalo, ancora. Rotolò a terra sotto le gambe del mostro, giungendo alle sue spalle, tentando un Farfallus Explodit che ebbe leggermente più successo di quanto tentato prima, visto che fece perdere un po' equilibrio al capitano, senza però infliggergli veri danni.
    Balzò via e saltò la carcassa dello squalo, che ancora addentava il fianco della prima vittima notando a terra alcuni dei suoi denti caduti "DEPULSO!" tentò lui su di essi, scagliandoli contro il suo avversario, il quale, finalmente, fu scalfito 'Cane mangia cane... anzi... pescecane mangia pescecane!' pensò lui, quasi soddisfatto.
    "Non cantar vittoria per un graffietto, ragazzino: resto sempre il più forte, E QUI LO SANNO TUTTI" ruggì lui, evocando un po' di panico nel ragazzo, tanto che deglutì, salvo poi serrare i denti.
    "Ok... sempre meglio... sempre meglio che essere tuo schiavo: non ti darò la soddisfazione di nutrirti ancora della mia paura e della loro sofferenza" e fu così che puntò la bacchetta ai piedi del capitano "EXPULSO!" gridò per sfondarlo e far cadere il guerriero, nel mezzo di molti improperi.
    "Saltate sull'altra nave e scappate: salvatevi, tutti!" urlò lui, usando una seconda volta la stessa magia per tenere il capitano incastrato e sospeso tra i due livelli della nave.
    "Ma questa è la nostra nave" urlò Gugnir, osservando atterrito il Gaunt.
    Jesse serrò i denti "LA VOSTRA CASA E' DENRISE: io me la caverò!'" urlò in risposta, correndo poi dallo squalo, cui staccò un dente, sibilando quando si graffiò un dito. Senza troppi scrupoli puntò sul bottino il proprio catalizzatore "Engorgio!" affermò lui, prendendo l'enorme dente e piantandogli dentro il coltello per avere finalmente un'arma forse capace di infliggere qualche danno al gaunt, del resto Ensor era stato chiaro 'Devo sconfiggerlo... o lui tornerà a tormentarlo'
    Corse dall'uomo e gli tagliò, d'istinto le catene, che, rotte, risplesero di un rosso accecante "Dovete tornare a casa. A lui non dovete niente... e neanche a me: mi chiamo Jesse Lighthouse e sono un cazzo di inglese di merda, mandato qui da Victoria Burke. Lasciatemi qui con lo streetshark e salvatevi!" urlò a tutti, ben sapendo come lui potesse morire senza eccessive conseguenze, a differenza di tutti gli altri.
    I marinai si guardarono, poi saltarono sull'altra imbarcazione "DOVE ANDATEEE, SIETE IL MIO PRANZO DI RISERVAAAAA!" ringhiava intanto il capitano, tornato a bordo.
    Gugnir lo fissò, poi gli diede la sua arma "Nessuno era mai riuscito a ferirlo... se riesci, uccidilo... e poi spara un Periculum Blu: torneremo a prenderti"
    Jesse fissò quell'uomo ed annuì. Afferrò la sua spada, che splendeva di blu ancora più di prima "Sai... le mie figlie sono due stronze e mia moglie anche peggio... ma... soprattutto loro due... si meritavano che gli dicessi come sono fiero di loro e delle grandissime teste di cazzo che sono diventate" ridacchiò lui, dando una pacca sulla spalla all'aspirante marine, balzando via anche lui, nel mentre la nave si allontanava.
    "Prima di torturerò a morte, ragazzino, poi recupererò quegli idioti e sbranerò il sognatore... e sarà tutta colpa tua che mi hai messo fretta" ringhiò il mezzo squalo, costringendo Jesse a voltarsi, armato in entrambe le mani (del resto la bacchetta era servita a poco e niente).
    "Ok: almeno avrò la soddisfazione di sapere che dovrai cercarti altra gente da torturare e che lo lascerai in pace" e fu così che si gettò contro lo squalo. Si avvicinò a piena velocità e tentò un calcio a spinta frontale: ruotò la gamba destra a terra, piegò il ginocchio sinistro al petto e lo estese con tutta la sua forza, subendo paradossalmente lui il contraccolpo, forse per l'eccessiva differenza di massa 'Cazzo' spiccò un saltino per sfruttare quella spinta per almeno allontanarsi, schivando a pelo i denti dell'essere, girandogli attorno e tentando di graffiarlo con entrambe le lame, cosa che gli riuscì: non erano tagli profondi, ma era sempre meglio di niente.
    Il mezzo squalo lo caricò ancora e lui balzò di lato, tentando un colpo alla testa e venendo colpito da un altro pugno, che lo sbatté nuovamente al liminare della nave, ove questi gli sbatté addosso, affondando i denti nella sua spalla.
    "AAAAAAAH!" la forza della mandibola di uno squalo demoniaco era semplicemente devastante: nel mentre il rumore umido della carne masticata si unica a quello delle ossa spezzate, Jesse perse forza in entrambe le braccia, lasciando cadere il pugnale, ma non la spada, nel mentre quasi lo stesso mondo diventava scuro 'Sto svenendo dal male' realizzò lui, sentendo le forti braccia del mostro attorno a lui, comprendendo come stesse per essere divorato.
    Ebbe paura, ma, al contempo, percepì anche come fosse in bilico, sicché, serbando un ultimo ricordo di quel povero predone consumato dagli incubi, lo fece: si lasciò andare, all'indietro.
    Lo squalo era protuso su di lui e quando Jesse smise di opporsi alla gravità, semplicemente lo seguì, iniziando a cadere in acqua "Ah, in acqua sarai ancora più buono" rise lui e a quel punto fu Jesse a sorridere.
    "Non ricordi? Gli squali azzannano chi sanguina ed è vivo" e fu così che gli piantò con il braccio sinistro la lama di Gugnir nell'occhio, facendolo urlare e sanguinare come mai prima d'ora, nel mentre toccavano dolorosamente l'acqua.
    Il gelo gli tolse il poco fiato che non si era reso conto di possedere ancora, ma lui investì le poche energie avanzate nel tentativo di affondare e rigirare la lama nel nemico per tingere di morte cremisi l'acqua. E lo vide, dietro di lui, uno sgualo giungere e morderlo al fianco, nel mentre questi urlava, ben presto seguito da lui.
    'Almeno... non sarò morto invano' si disse lui, lasciandosi andare al dolore e perdendo i sensi, ritrovandosi nella sala della prova.
    Cadde a terra, tremando dal terrore e scoppiando anche postumo a piangere, rimase così cinque minuti secchi, poi, con fatica, strisciò fino ad André.
    "Era... era tremendo... dovevano predare navi nemiche, massacrare tutti e poi... o si mangiavano tra di loro o si usavano come esche per pescare squali... era... era orribile" ammise lui, bianco come un cencio, sospirando e rendendosi conto di star divagando (strano vero?). Scosse la testa "Nel sogno ho trovato elementi del passato, del presente e del futuro. Quelli del passato erano avvolti da una luce gialla ... so che lo sa, ma mi sembra giusto che lo precisi... e ho visto dei fiori secchi recisi e della frutta marcia... credo che incarnino i rimpianti del signor Gugnir... si chiamava così... o almeno così si chiamava nel sogno... è la lancia di Odino no? Magari era il suo nome... o il nome di battaglia... o si è chiamato così in sogno perché non si era ancora arreso a morire ecco"
    Sobbalzò ed avvampò "Scusi... sto divagando ancora, ma..." pigolò "I fiori secchi indicano in genere dei sentimenti di affetto perduti, mentre i fiori recisi sono il segno di un rapporto rovinato... credo sia il rapporto con la ex moglie e le figlie: me ne ha parlato in sogno e gli dispiaceva... non aver mai detto loro quanto fosse fiero di loro ecco... delle figlie... la moglie la odiava abbastanza... credo... i denrisiani insultano tutti, è sempre un casino capire cosa pensano ecco" ammise lui abbassando il capo "Riferito al presente ho visto... sì c'era la spada che impugnava: indicava la sua voglia di non arrendersi, di essere ancora artefice del suo destino, e infatti stranamente era una delle poche cose nel mondo dei sogni efficace contro il Gaunt, mentre l'altro elemento erano degli enormi ragni neri, che indicavano gli indicibili tormenti cui stava costantemente venendo sottoposto"
    Prese fiato, sia per quanto stava parlando, sia perché, in vero, arrivava la parte difficile "E infine... sì, c'erano anche elementi del futuro... uno almeno ecco" il suo parlare si era fatto più calmo, lento persino, tradendo forse come lui non sapesse bene dove andare a parare 'Le catene... che cazzo erano le catene?' gli veniva in mente il cane legato, gli venivano in mente i lacci, ma proprio aveva un vuoto sulle catene 'Forse indica... che è ancora prigioniero?'
    Si grattò nervoso la testa, distolse lo sguardo e si rese conto come Gugnir ancora dormisse "C'erano delle catene: lui, la vittima, era ammanettata ecco. C'era intorno la luce rossa del futuro e io penso che... sì insomma, le catene sono complesse come simbolo, specialmente perché io boh, le ho spezzate e quando l'ho fatto hanno brillato ancora di più..." e fu a quel punto che sbiancò.
    'Non sono le catene... non erano le catene' e con quella consapevolezza, ricordando gli anelli rotti risplendere, egli non poté che appoggiarsi alla cosa più vicina, nel mentre i suoi occhi si velavano di lacrime "Sono... ho fallito" singhiozzò, incapace di tenere un tono normale della voce, spezzato dal dolore "L'anello spezzato indica un mancato ricongiungimento: le catene non erano il simbolo, lo erano gli anelli, che si sono spezzati con il mio agire... io... sì, nel futuro non è previsto che lui si ricongiunga a chi ama... e quindi... sì, immagino... immagino che voglia dire che... che io ho fallito e non l'ho potuto salvare... che non si sveglierà più!"
    E con quel dolore, si accasciò a terra, osservando disperato André, pigolando per parecchio delle scuse, prima di ripartire per le prove seguenti.
    RevelioGDR
     
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Quando il prefetto degli ametrini lesse che la prova di Difesa Contro le Arti Oscure si sarebbe tenuta in concomitanza di Divinazione non poté far a meno di provare emozioni e sensazioni assai contrastanti: eccitazione, paura, ansia, entusiasmo, impazienza e prudenza. Brian riusciva a mettere Erik in soggezione come nessuno, ma d'altra parte André era il suo professore preferito. In entrambe le materie nel corso dell'anno scolastico era riuscito a ottenere risultati ben al di sopra della media e ciò lo rendeva piuttosto ottimista, ma ogni pensiero si estinse non appena entrò nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure. C'erano dei letti con sopra dei denrisiani che non mostravano una bella cera. Magia Bianca? Non dovrebbe essere programma di Incantesimi? Evidentemente stava giungendo a conclusioni affrettate, infatti quando la prova venne spiegata capì come la situazione fosse assai più allarmante di quanto pensasse. QUINDI QUESTE PERSONE POTREBBERO MORIRE PER MANO NOSTRA? MA SIAMO PAZZI? Non sarebbe stato più semplice lasciare l'incombenza ai professori o ai druidi del villaggio? Insomma, si fidavano a tal punta da lasciare nelle mani degli studenti la vita di tutti questi uomini? Inutile a dirsi, nell'arco di pochi istanti l'ansia fu la sensazione più intensa.
    Certo, André provò a mitigarla con il suo classico modo di fare allegro e gentile, ma se fosse capitato qualcosa a quelle persone per colpa sua Erik non se lo sarebbe mai immaginato. Per fortuna sono stato molto attento durante la spiegazione dell'Incantesimo di Ispezione Onirica.
    Alla fine sulla carta il compito era semplice: entrare nei sogni del denrisiano, notare i simboli per una possibile divinazione onirica, sconfiggere un Gaunt della notte, tornare nel piano terreno e far una breve esposizione. Già, peccato che affrontare un Gaunt può voler dire affrontare qualsiasi cosa. Deglutì un boccone d'aria e si sedette su uno sgabello di fronte al letto su cui era disteso un uomo sulla trentina, caratterizzato da basette esageratamente lunghe e baffi folti. Se solo avesse avuto un viso più curato nella Londra babbana avrebbe sicuramente avuto successo con le donne e per un solo istante il moretto provò a indovinare di che colore potesse avere gli occhi dato che al momento erano chiusi a causa del sonno. Secondo me sono marroni, ma sono pronto per scoprirlo.
    Con la mancina tirò fuori dalla tasca destra la sua bacchetta e la avvicinò sulla fronte del predone. Disegnò con particolare minuzia e attenzione un piccolo cerchio e al suo termine con la bocca pronunciò la fatidica formula magica: Inspicio Somnium! Chiuse gli occhi, concentrandosi su ciò che stava per fare. Doveva entrare nel sogno di un altro individuo per salvarlo. E non potrò farcela se non riesco a entrare nella sua testa. Provò a entrare in sintonia con lui in maniera tale da trovarsi in sua vicinanza quando riaprì gli occhi. Già, peccato che quando ciò accadde davanti ai suoi occhi apparve un mondo che non avrebbe mai immaginato di trovare.
    Era nel bel mezzo di un bosco caratterizzato da alberi giganteschi e dal tono azzurrino, un'infinita distesa verde, fiori dai mille colori che con la piacevole brezza del vento venivano trascinate in ogni dove e un migliai di farfalle dalla tonalità giallastra e fate che svolazzavano da una parte all'altra della foresta. Alzò la testa e intravide un complesso sistema di abitazioni in legno. Giovane forestiero, benvenuto a Skypiea. Unisciti a noi, arrivi giusto in tempo per celebrare il solstizio d'estate! L'aspetto dell'uomo che pronunciò quelle parole era identico a quello del denrisiano, con l'unica differenza che la sua versione onirica aveva delle bellissime e coloratissime ali.
    Ah, giusto, non sai volare. Lascia che ti dia una mano. Dalla tasca dei pantaloni prese una piccola boccetta che riversò su di Erik. Era polvere di fata, grazie a essa ora anche il moretto avrebbe potuto alzarsi in volo anche senza le ali. Oh, beh, grazie! Ma qui com'è la situazione? Tutto bene? Insomma, sei un denrisiano, no? Non dovresti detestare tutte queste cose? Insomma, fate, fiori, colori... La tranquilla espressione del denrisiano mutò di colpo. Fai parola di questo luogo con un denrisiano e giuro che ti stacco la testa a morsi, ti incenerisco nel fuoco fatato e verrai utilizzato come concime per i fiori dell'arcobaleno. Ok, ora riconosceva lo spirito denrisiano.
    Comunque sì, perché? Cosa dovrebbe accadere qui? Comunque fa silenzio, lo spettacolo sta per cominciare! A un tratto si fece buio e le uniche fonti di luce erano fornite da rari bracieri sparsi in lungo e in largo. In quel momento un memorabile sciame di lucciole si alzò in cielo, planando a filo d'acqua di un lago circondato da un alone misterioso e da un'aura rossastra, creando su di esso forme e generando sprazzi di luce. A dar man forte agli insetti sopraggiunsero le piccole fate che in braccio ostentavano un mini bicchiere pieno di vino e con esso eseguirono uno spettacolo strabiliante: a turno si lanciavano contro il liquido, ma prontamente riuscivano a riprenderlo col proprio contenitore, in seguito lo agitavano anteponendo una mano sopra il bicchiere per evitare che il contenuto venisse rovesciato, dopodiché lo lanciavano in cielo, risplendendo per chissà quale assurdo motivo nei colori dell'arcobaleno. M-ma è bellissimo. Disse, riportando lo sguardo verso il denrisiano che diede una pacca così forte da spingere Erik ad gridare appena. Vuoi frantumarmi la spalla? Il denrisiano rise di gusto, purtroppo però quelle risate non durarono per molto. Improvvisamente il cielo assunse delle tonalità cremisi, quello che sembrava essere un terremoto fece crollare i giganteschi alberi e le abitazioni delle fate vennero disintegrate nel giro di pochi istanti. A causare questi disastri fu una nube oscura che veniva dall'orizzonte e secondo dopo secondo si compattò fino a formare una creatura dall'aspetto imponente e terrificante: un Ungaro Spinato, uno dei draghi più pericolosi e aggressivi al mondo. Ruggì con tutta la forma che aveva in corpo e col suo fiato infuocato pose fine alla vita delle fate e della flora che si trovava nei paraggi. ACCIDERBOLINA! Cosa possiamo fare? E' ovvio, combattiamo! Fu così che volò in direzione della belva distruttrice. MA NO, SE ORA MUORI NON TI RISVEGLIERAI! Impotente sul lato decisionale, il prefetto non poté far a meno di inseguire il denrisiano, fino a ritrovarsi faccia a faccia con il Gaut che per l'occasione aveva assunto l'aspetto più pericoloso che potesse avere.
    PER ODINO E LE FATE! Il denrisiano era un abilissimo combattente: attaccava con una spada estremamente affilata circondata da un alone azzurrino, quasi tendente al blu e uno scudo temprato dalla magia delle fate. Fantastico, certo, purtroppo però non era niente se confrontato all'incredibile difesa dell'Ungaro Spinato. Ogni colpo di spada rimbalzata contro le scaglie che ricoprivano la pelle e a seguito di morsi schivati all'ultimo secondo, le ostili fiamme bruciarono le ali. Il denrisiano si ritrovò a precipitare su un baratro che diveniva via via più profondo. TI SALVO IO! Il moretto estrasse la bacchetta magica dalla propria mano. Wingardium Leviosa! Il predono arrestò la propria discesa e il moretto lo spostò su un pezzo di terra arida. Il verde della foresta era ora svanito, gli alberi avevano perso le foglie e intorno al mostro si addensò una nebbia fitta. Il drago era passato all'attacco. Affidandosi nuovamente al suo fiato infuocato tentò di travolgere Erik, il quale però adottò la stessa tecnica che Dean provò a utilizzare contro di lui: girare intorno. Non si fermava mai, ma in tal modo riusciva a non farsi scottare. Ok, ma non potrò reggere per molto. Allungò la bacchetta in direzione della bocca del drago. Flipendo! L'enorme coda funse da scudo e distrusse l'offensiva. Petrificus Totalus! L'incantesimo non era abbastanza forte per sortire il suo effetto. Impedimenta! Ora cominciavamo a ragionare: i movimenti del drago si fecero più lenti e facili da schivare, ma come poteva abbattere una difesa invalicabile?
    Non posso farcela da solo, ma l'ho rallentato? Ho bisogno di aiuto, chiama quante più fate in mio soccorso! L'omone corse in direzione del villaggio in preda alla paura di morire, ma il drago non intendeva lasciar ai due vita facile. Si mosse in volo verso il denrisiano e ora che questo non poteva più volare la situazione si era decisamente capovolta. Ok, devo aiutarlo. Scattò in direzione del predone, quest'ultimo con un incantesimo trasfigurativo ridusse il suo peso e il moro lo portò in volo dove avrebbe voluto. Fu un viaggio lungo, intanto il calore delle fiamme cominciò a far sudare i due. Sentiva la sua stretta sul denrisiano farsi sempre più debole, fino a quando non cadde ai piedi di un'imponente quercia secolare.
    Lì l'uomo con una sentita preghiera invocò l'intervento di tutte le fate del bosco, le quali si disposero a mo' di cerchio intorno al drago e a Erik. Protego! Con uno scudo protesse il denrisiano da un'artigliata. Aguamenti! Un intenso spruzzo d'acqua intervenne contro il caldo fuoco, arrestando la sua offesa contro le fate. Cosa? Questa magia è la mia? Le fate disposte a cerchio avevano disposto le mani a mo' di preghiera, iniziando un rituale che avrebbe migliorato il potenziale magico dell'ametrino. Flipendo! Lo schiantesimo minore questa volta fu molto più forte del precedente, infatti riuscì ad abbattere la difesa generata dalla coda del mostro. Recido! La coda della creatura fu separata dal corpo e ciò offrì al prefetto il via libera per l'offensiva finale: Expulso! L'incantesimo generò una gigantesca esplosione dove esser venuto a contatto con il drago, distruggendo buona parte delle sue scaglie e mostrando il petto. Il predone lanciò la propria spada in direzione di Erik, il quale la prese al volo e corso contro il mostro. Un taglio. Tanto sangue carico di un'aura nebulosa scarlatta. Urla di gioia.
    Con la morte del drago il cielo si schiarì e l'erba riprese a crescere sul terreno. Le fate si alzarono in cielo e cominciarono a volteggiare su loro stesse. Poi ci fu una luce. Era calda, piacevole. Chiuse gli occhi, quando li riaprì si ritrovò nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
    Il respiro era lento e cadenzato. Era riuscito nell'intento, ma allora perché il denrisiano non si svegliava? Ehi, tutto bene? Con la mano lo scosse all'altezza delle spalle. Svegliati. Ehi, svegliati! EHI! Si guardò intorno, anche gli altri feriti parevano ancora addormentati. Cosa stava accadendo?
    Ci penserò in un secondo momento, ora devo pensare alla mia esposizione. Interpretare un sogno non era affatto semplice, c'erano numerosi fattori di cui tener conto: riuscir a cogliere la giusta sfumatura di ogni simbolo, dar un senso all'interpretazione, far in modo da allontanare il più possibile la soggettività, in modo tale da poter essere il più oggettivo possibile.
    Gli elementi che sono riuscito a trovare per l'interpretazione del sogno sono cinque: le farfalle come immagini del passato, il bosco e la spada per il presente, il lago e il sangue per il futuro. Sospirò, non era affatto facile poiché mentre parlava nella mente riaffiorava il ricordo dell'esperienza appena vissuta.
    Conosciamo la farfalla grazie alla larva. Si tratta di una creatura che ha subito l'effetto della metamorfosi, quindi un cambiamento repentino. Le farfalle volano, sono sinonimo di libertà, quindi sono certo che la vita del predone sia caratterizzato da un determinato evento che ha scaturito un cambiamento radicale del suo essere. Abbassò lievemente la fronte. Sono sicurissimo che si tratta del giorno in cui ha scelto di diventare un predone e di intraprendere una vita per mare. Denrise per lui era come il bozzolo da dover abbattere prima di raggiungere la libertà, di far ciò che ama fare e di poter combattere per la fama e la gloria del suo popolo. Solitamente questa immagine sottolinea un buon auspicio o un cambiamento positivo, quindi posso affermare con sicurezza che prima di avventurarsi per mare fosse infelice.
    Ciò gli faceva onore. Lo aveva conosciuto anche se per poco tempo e ne aveva apprezzate le qualità: era solare, divertente, amava la natura e alzava un muro per difendersi. Gli piacevano le fate, ma non voleva che ciò si sapesse. Ciò lo disse? Assolutamente no, perché ciò non era inerente alla prova e ciò faceva schifo. Avrebbe voluto parlare della persona che era e dei suoi valori e non della sua vita in maniera distaccata come se fosse uno scienziato con un topo dentro una gabbia.
    Viaggiare per mare gli ha fornito un certo tipo di formazione. Ciò è evidente dal secondo simbolo: la spada. Trattandosi di uno strumento di combattimento condivide alcuni tratti comuni delle armi bianche: il suo carattere è diventato più crudo, più aggressivo portandolo a eliminare o nascondere tratti come la paura, lo sconforto e l'odio. Andando anche oltre alla sfera mentale, possiamo aggiungere qualcosa dal punto di vista fisico: la vita in mare lo ha reso un uomo forte e robusto. Ora doveva scendere nel dettaglio. Solitamente sono i cavalieri a essere armati di spada. Con loro condivide dei tratti: lealtà e onore. Da ciò deduco che durante i combattimenti lottava sempre in prima linea e non avrebbe mai attaccato un uomo alle spalle. Il fatto che la spada sia un simbolo mi fa pensare a un evento importante legato a questi valori. Ci ho pensato a lungo, ma tra le varie possibilità la più probabile è l'aver risparmiato la vita a un nemico che ha saputo dimostrare il suo valore e ideali nobili almeno quanto i propri. Documentandomi, ho scoperto che prima della missione in cui ha accompagnato il capitano Ludwi, questo predone ha partecipato a una spedizione per mare. Quando la drakkar tornò fece scalpore la notizia che un forestiero si era unito al villaggio. Credo che non si tratti di una coincidenza.
    Era assurdo come mano a mano che proseguiva emergevano sempre di più le gesta di quella persona che conosceva appena.
    Il bosco in cui mi sono ritrovato aveva un'aura più intensa rispetto alla spada, quindi ne deduco che sia un avvenimento accaduto immediatamente dopo. Il bosco rappresenta un luogo caratterizzato da fitti albero in cui si può facilmente perdere le tracce. Qui si parla della spedizione col capitano Ludwig. Si era perso, ma ciò è strano. Se ciò fosse vero allora questo simbolo sarebbe comune nei sogni di tutti, ma è improbabile. Lo vede solo lui perché era il navigatore. Probabilmente a seguito di una tempesta si erano persi e il dubbio dal piano fisico passò anche su quello mentale. Cominciò a essere insicuro, forse si sentiva in colpa per aver sbagliato qualcosa. Spesso i boschi nascondono delle insidie e infatti la loro drakkar si imbatté nei Gaunt della notte.
    Quindi da allora non ha fatto altro che sentirsi in colpa? Batté le palpebre più volte. Se solo me ne fossi accorto prima avrei cercato di consolarlo, non è stata colpa sua. Quella nave non sapeva a cosa andava incontro.
    Abbandoniamo il presente per spostarci verso il futuro. Il sangue aveva un'aura più vivida rispetto al secondo simbolo, quindi è ciò che rappresenta il futuro più immediato. Sanguinare vuol dire perdere energie sia nella sfera fisica che mentale. A seguito dello scontro con i Gaunt i predoni non si sono più rialzati, con la mente costantemente impegnato in un sogno senza fine. Forse stava esagerando, ma questa frase lo mise in guardia sul tranello teso da Brian. Stando alla predizione non vedeva un risveglio, almeno non nell'immediato. E se ho fallito la prova? All'indebolimento aggiungiamo la sfumatura della sofferenza. L'uomo soffre perché non riuscirà a rivedere i propri cari, non potrà salpare nuovamente in mare e i compagni con cui aveva vissuto mille avventure sarebbero divenuti solo un lontano ricordo. Più continuava e più mostrava stupore in viso.
    L'ultima immagine è un lago: piatto, calmo, limpido. Solitamente i simboli legati all'acqua riflettono più lo stato emotivo, ma ciò che mi sorprende è il significato di calma. Non vedo la felicità del risveglio, la gioia di risolcare i mari o quella di rincontrare cari. Non vedo nessun risveglio. Ho percepito la calma di chi è rassegnato, di chi dopo aver combattuto accetta il meritato riposo. Si inumidì le labbra. Ciò spiega perché ho visto un simbolo legato maggiormente alla sfera emotiva: il corpo rimarrà in questo stato.
    Ebbene sì, ora il moretto era davvero pallido in volto. Aveva terminato la sua interpretazione e in quel caso la speranza di trovarsi in errore era esageratamente più grande rispetto a quella di aver superato la prova. Non si risveglierà più, ma è colpa mia?

    RevelioGDR
     
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4 replies since 1/7/2020, 08:51   124 views
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