INCANTESIMI & ANTICHE RUNE - ESAMI MAGO 2019/2020

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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    'Ci siamo' gli esami MAGO erano finalmente cominciati e per lui ed Eva era giunto il momento di mettere alla prova i loro studenti e vedere quanto avessero davvero assimilato delle loro materie "Normalmente noi ragioniamo sempre a compartimenti stagni, ma oggi... oggi o impareranno ad integrare le materie davvero... o dovranno ripetere l'anno" pensò lui con un sorriso che divenne via via più pallido che quell'idea, con tutte le implicazioni del caso, diveniva reale.
    Si sistemò la cravatta: nonostante fosse piena estate, complice l'abuso di incantesimi nel castello, si era vestito di tutto punto, indossando un completo giallo sabbia con una cravatta verde smeraldo (e forse anche speranza).
    Fece un occhiolino alla donna e quindi tornò alle postazioni: sparse per l'aula designata (una fredda stanza in pietra vuota) vi erano cuscini a terra ove sedersi, davanti ai quali vi era una pozione con un biglietto, che riassumeva quanto lui avrebbe comunque detto.
    "Benvenuti ai vostri MAGO di Incantesimi e Antiche Rune" cinguettò il ragazzo, tentando anche un applauso, quando furono tutti in aula "Come sapete, ma non stancheremo mai di ricordarvelo, gli esami MAGO sono svolti in coppia, ma le valutazioni sono singole, vi invitiamo dunque caldamente a non sottovalutare nessuna delle due componenti della prova, se volete uscire con un buon voto"
    Lancelot aveva il suo sorriso perenne, ma le sue parole erano serie e i volti tirati dei ragazzi tradivano come avessero capito l'antifona. Annuì a sé stesso, dunque, e riprese la parola "Davanti a voi troverete una pozione in un'ampolla di cristallo: bevetela e poi attendete dieci secondi, a quel punto dovreste sviluppare dei sintomi abbastanza generici, che dovrete approcciare tramite le nostre materie"
    Un attimo di silenzio, per far assimilare le informazioni, e intanto lui si aggirò per la stanza per controllare ancora una volta che tutte le pozioni fossero correttamente al loro posto, poi riprese a parlare "Per essere chiari, vogliamo che impiegate tutte le magie che volete, ma le regole sono due: 1) dovete usare obbligatoriamente l'Incantesimo di Marchiatura 2) dovrete usare ALMENO un altro incantesimo, possibilmente curativo" alzò la voce per recitare le regole, usando anche le dita per contare e sottolineare ciò che stava facendo "Oltre a ciò, avete terra bruciata: ricordate, ci sono moltissime soluzioni al problema da noi postovi. E noi apprezzeremo molto chi all'efficienza unirà anche la fantasia"
    Osservò i ragazzi e trasse un sospiro, forse di ansia, forse di sollievo, poi tornò dalla collega, sedendosi accanto a lei su di una sedia, incrociando le braccia, pronto a fare il cerbero per i 60 minuti messi a disposizione dei ragazzi per risolvere quel problema.


    Benvenuti al MAGO di Incantesimi e Rune ragazzi!
    Quello che dovete fare è sedervi ad una postazione, ascoltare Lance e poi bere la pozione. Dopo dieci secondi, svilupperete nausea e vertigini.
    Starà a voi decidere come gestire i sintomi e che magie usare, restando il vincolo che debbano essere ALMENO 2 e che una debba per forza essere il Chorium Runae.
    Accanto alla pozione, vi occorreste, troverete una pergamena che riassume quanto vi è stato comunicato on da Lancelot.

    Vi ricordo anche qui, che la prova sarà valutata sia da me sia da Ale, io per quanto riguarda Rune, lei per Incantesimi, vi invito quindi a soffermarvi anche nel narrato e nel pensato sul perché scegliate di usare quella specifica runa e quelle date magie.
    Per la scelta della runa, vi rimando al manuale di rune.

    Divertitevi e divertiteci!
     
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    LILITH CLARKE
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    L'ansia che aveva, per quel passo così grande, poteva toccarsi con mano. Aveva due occhiaie che il correttore non era riuscito a coprire: ormai non vedeva più di due ore di sonno a notte, passava ogni secondo del suo tempo sui libri e non aveva più la giusta cognizione del giorno e della notte. Era spesso nervosa e l'unico passatempo che si era imposta per non impazzire del tutto, era quello di dedicarsi un incontro amoroso con Blake come pausa per entrambi. Alla fin fine, il sesso aiutava la concentrazione e scaricava lo stress che era già molto, quindi perché privarsene?
    Quella mattina si era concessa un riposo più lungo così da riuscire ad essere rigenerata per la lunga giornata che l'aspettava. Dopo aver indossato perfettamente la sua divisa, sempre ben stirata, si era diretta all'appuntamento con Blake.
    «Quest'estate non voglio sentire storie: partiamo insieme e passeremo tutto il tempo che abbiamo in costume o nudi. Non voglio aprire libri dino a settembre. Sarai il mio unico e solo interesse.» - disse all'opale mentre si sollevava sulle punte per un acceso bacio che racchiudeva in sé ansia, stanchezza, passione e desiderio di stare con lui.
    Quindi con la propria mano in quella del ragazzo, entrò nell'aula. Si sedette su uno dei cuscini e prestò attenzione a tutto quello che Lancelot stava spiegando. L'aula era fredda e pareva voler incutere timore agli studenti, come se non bastasse il fatto di sapere di essere sotto esame.
    Lilith si morse il labbro e strinse i pugni poggiati sulle sue ginocchia.
    Quando il docente parlò dell'ampolla, lei spostò le iridi cristalline dal volto del biondino, al recipiente.
    «Non si sono risparmiati, eh?» - pensò la Prefetta, sapendo che quella era solo l'inizio di una lunga serie di esami che oggi avrebbe sostenuto, mentre cercava lo sguardo di Blake.
    Un'ora.
    Questo era il tempo a loro disposizione. Lilith, prima di iniziare il test, prese un respiro profondo e iniziò a riflettere. Non avrebbe ingerito la pozione, se non prima di cercare di ripassare mentalmente tutte le possibili scelte che aveva; non sapeva quali effetti potessero manifestarsi, ma facendo un ripasso generico delle rune e degli incanti, probabilmente aveva trovato una strategia che avrebbe potuto salvarla da qualsiasi sintomo scomodo.
    Ok, aveva le idee molto chiare, poteva procedere ma non prima di «Ehi Blake, in bocca al lupo.» - sorrise dolcemente alla sua metà, quindi prese la boccetta e la bevve.
    Socchiuse gli occhi e contò fino a dieci. Nemmeno il tempo di finire il conto alla rovescia, che riaprendo gli occhi iniziò a sentire strane sensazioni come dei brontolii lamentosi che la fecero diventare rossa come un peperone dall'imbarazzo. Ma non era tutto! La sua visione dell'aula era totalmente distorta e casuale: il professor Olwen aveva iniziato a mescolarsi con la Ivanova, in maniera totalmente casuale con la Ivanova che aveva la testa sulla pancia di Olwen, mentre danzavano in un girotondo molto strano.
    «Oh... Per Merlino...» - bofonchiò tra un singhiozzo dal'orrendo sapore di caramella Tutti i Gusti +1 al delizioso aroma di vomito. Doveva assolutamente liberarsi di quei sintomi o avrebbe messo a repentaglio il restante dei M.A.G.O. che avrebbe sostenuto successivamente.
    Afferrò la sua bacchetta, tentando di fare un respiro profondo per prendere quanto più ossigeno possibile nei suoi polmoni e fermare la testa che girava; quindi pronunciò con delicatezza e decisione, al contempo, «Chorium Runae» per poi muovere il polso, tentando fermezza; per incidere alla perfezione la runa di Ingwaz dritta davanti a sé.
    L'intento sarebbe stato quello di aumentare le sue affinità con le cure, prima di disegnare il successivo incanto: lasciò scivolare la propria energia magica concentrata sul risultato che voleva ottenere e provando ad isolare quei fastidiosi sintomi che la pozione aveva gentilmente donato, quindi incanalò tutto nel legnetto che faceva da catalizzatore e disegnò un cerchio, tagliato da una linea orizzontale nel mezzo, «Unio Animarum Lilith» fu la formula che sibillò.
    Se tutto fosse andato per il verso giusto, un paio di ali d'angel si sarebbero palesate dietro la ragazza, con l'intento di abbracciarla e cercare di annullare quei sintomi che la pozione le aveva provocato, ripristinando le sue energie.
    Azione 1: Chorium Runae ingwaz dritta (Tec 11)
    Azione 2: Unio Animarum Lilith (Emp 13)


     
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    Lucas
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    UN RAGAZZO SOGNA SEMPRE DI ESSERE IN UN GRUPPO, ROCK: TUTTO È PIÙ GRANDE DELLA REALTÀ.
    «Capisci, JJ? Parigi. La capitale dell'amore, del romanticismo. E' il sogno di ogni ragazza e io ci andrò con Emma.» - l'ametrino stava parlando senza sosta da almeno dieci minuti, con un fare molto preoccupato e quasi agitato. Sembrava che il fatto che dovesse sostenere degli esami di sbarramento non fosse il suo problema principale. Infatti, Lucas era preoccupato per quel viaggio che avrebbe fatto insieme ad Emma subito dopo i M.A.G.O. «Sta andando tutto a gonfie vele, con lei. Non è possibile, c'è sicuramente un tranello che ancora non riesco a scoprire, JJ. E se arrivati lì, scopro che sta con qualcun altro?» - a quanto pareva, il povero Jones era rimasto abbastanza colpito da questo suo vizio di trovarsi in mezzo a triangoli non voluti o desiderati. Tirò un lungo respiro, sbuffando appena, quindi si fermò e posò le iridi di ghiaccio sul volto della mora «Non so cosa è peggio: l'ansia da esame o l'ansia da Parigi. Eppure, non sai quanto desidero fare questo viaggio con lei...» riprese a camminare, tirandosi sulla spalla la tracolla che scivolava dopo qualche passo. La sua divisa non era per niente perfetta come quella della Dioptase precedentemente messa in scena, dalla stessa povera player che vorrebbe mangiarsi le dita per aver creato due studenti dello stesso anno, ma comunque era pulita e profumata. Il cravattino era un po' storto e non allacciato perfettamente, con gli ultimi bottoni della camicia aperti.
    Quando entrò in aula, fece segnò a Jessica di sedersi in prima fila, accanto a Blake e quindi lei accanto a Lucas. «Dovrai dirmi cosa vorrai da Parigi, ma ne parliamo dopo questo esame.» - il suo sorriso di sbieco si disegnò sul volto dell'Ametrin, mentre seguiva tutte le spiegazioni del caso.
    Aveva promesso ad Emma di impegnarsi e per quanto fosse nelle sue forze, lo avrebbe fatto.
    Quando ebbe il via libera per poter iniziare, decise di alzare la boccetta e «Pss...» richiamare l'attenzione della sua migliore amica, per sollevare l'ampolla in segno di brindisi prima di buttarla giù.
    Il primo sintomo che si manifestò fu un crescente bruciore di stomaco che fece sgranare gli occhi al ragazzo. «Ma che diamine... sembra aver bevuto lava...» bofonchiò prendendo tra le proprie mani lo stomaco. Stringeva gli occhi man mano che la nausea cresceva e il dolore era talmente insopportabile che pareva aver reso impossibile che la stanza cominciasse a girare. «Di questo passo, sverrò...» - pensò l'ametrino, nelle peggiori delle ipotesi.
    Doveva fare qualcosa, quindi strinse le dita attorno al suo legnetto e «Chorium Runae» poi il suo polso si mosse a disegnare una X, simbolo della runa di Gebo che sperava lo aiutasse ad aumentare la sua concentrazione.
    Concentrazione che ricercò, tra i dolori che stavano diventando di nuovo insostenibili, tanto da pensare di non riuscire più a liberarsene. Quindi tentò di incanalare la sua energia magica nel catalizzatore e disegnò davanti a sé una W «Innerva» - proferì sperando che tutto andasse per il meglio.
    Azione 1: Chorium Runae Gebo (Tec 10)
    Azione 2: Innerva (Emp 11+Gebo)
    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
     
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    Ametrin
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Credeva che tornare a Hidenstone sarebbe stato piacevole, sottovalutando evidentemente la propria ansia. Da quando aveva rimesso piede al castello non faceva altro che pensare agli esami. Se avesse fallito avrebbe dovuto ripetere l'anno con tutto ciò che ne comportava: non frequentare le classi G.E.M.M.A. con i suoi migliori amici, dover spiegare un domani il motivo per cui aveva impiegato più tempo dei suoi coetanei per diplomarsi e l'onta di vergogna nell'ammettere che forse suo padre aveva ragione. Ma anche no, un giorno riuscirò a trovare il mio posto al mondo. Già, ma quel giorno era oggi?
    Scosse rapidamente il capo, sbilanciandosi appena sul cuscino colorato su cui era seduto. Davanti a sé aveva una pozione con un bigliettino, ma l'ansia del momento era talmente tanta da impedirgli di leggerlo con attenzione. La morbidezza dei cuscini entrava in contrasto con la pesante atmosfera, l'ametrino sentiva il proprio cuore battere forte e non appena udì il professor Olwen prendere parola fece per trattenere il fiato. Stanno cominciando gli esami. No, non voglio! Come se non bastava la prova di Incantesimi e Antiche Rune si sarebbe svolta in coppa. QUESTO VUOL DIRE CHE SE FALLISCO LA PROVA PRENDO DUE T AL POSTO DI UNA?! La situazione peggiorava ogni secondo di più e il ricordare di Olwen di come le valutazioni dei docenti fossero separate non servì a nulla per calmare le ansie dell'ametrino.
    Crucciò lo sguardo e avanzò col busto nel mentre le mani afferrarono la pozione di fronte a sé. Avrebbe dovuto berla a detta del professore, dopodiché avrebbe patito dei sintomi e utilizzare almeno due magie. Oh, mammina, sono confuso. Potevano utilizzare efficienza e fantasia, ma com'era possibile essere fantasiosi in un momento così delicato delle loro vite? Senza contare i sintomi che avrebbero contratto. E se è un veleno? Se è una pozione che modifica l'umore? Se è caffè? A me non piace il caffè! Scosse rapidamente la testa, poi chiuse gli occhi e respirò lentamente. Doveva calmarsi, con quello stato d'animo non sarebbe riuscito a far un bel niente.
    Non ho la più pallida idea di cosa fare, mi affiderò all'istinto di sopravvivenza. Quelle parole furono sussurrate, ma il suo destinatario era invisibile agli occhi di tutti. Parlava col suo lupo interiore, quella parte di se stesso che non riusciva ancora ad accettare, ma che ne riconosceva le potenzialità. Da licantropo era riuscito a combattere contro il docente di Cura delle Creature Magiche e se ciò fu possibile era proprio grazie all'istinto di sopravvivenza. Se riesce a sfruttarlo il lupo, posso riuscirci anche io. Impugnò la pozione e la bevve tutta d'un fiato. Oh, pensavo pegg- Dovette fermare il capo con entrambe le mani. Nella sua testa tutto intorno a lui cominciò a girare freneticamente e per un istante perse la sua cognizione nello spazio. Perse l'equilibrio e cadde sulla sua destra. Non sbatté il capo poiché atterrò sulla spalla destra e nonostante il disequilibrio riuscì col gomito ad attutire la caduta. Il battito cardiaco si fece più accelerato. Doveva agire al più presto, tuttavia ben presto si aggiunse una sensazione di malessere concentrata nella parte superiore dello stomaco che pian piano si diffondeva fino al torace e alla parte posteriore della gola. Sentiva di dover vomitare, ma intorno a sé non vi erano secchi o contenitori adatti per soddisfare il bisogno. Cercò di rialzarsi per alleviare quella sensazione e per evitare il giramento di testa chiuse entrambi gli occhi. La sensazione non era cambiata granché, tuttavia il disorientamento fu meno invasivo.
    La destra accarezzò il proprio stomaco, abbassandosi fino ai pantaloni, dopodiché percorse la loro estremità fino a giungere nella tasca sinistra da cui estrasse la bacchetta magica.
    La puntò contro il palmo della mano libera per evitare di dover eseguire il movimento della runa a specchio magari sulla pancia o sul capo. Disegnò un segmento che dal basso raggiungeva l'alto, dopodiché aggiunse due rametti obliqui che raggiungevano il tronco principale. Era Algiz, rappresentata dalla solida alce, rappresentante della difesa e dell'autoconservazione, a essa Erik si rivolse per alleviare gli indesiderati effetti negativi della pozione che aveva ingerito. Chorium Runae! Si era immaginato di pronunciare l'incantesimo come un vero e proprio grido di battaglia, invece non fu altro che un temibile lamento di chi non si trovava nel pieno delle sue forze. Perché aveva scelto proprio Algiz come runa? La risposta era celata nel suo intuito. Tra le tante rune l'istinto di sopravvivenza optò per l'alce poiché riduce i malus subiti in essa percepì un porto sicuro in cui trovar ristoro. La runa apparì sulla mano sinistra con il colore di scrittura del mago: un giallo sabbia, nonché intermezzo tra la sua ex casata e quella che lo ospitava attualmente.
    Non appena l'incantesimo fu pronunciato provò a riaprire gli occhi ed effettivamente il mondo parve aver smesso di girare. C-ci sono riuscito? OH, NO! Si era sbagliato: tutto continuava ancora a girare, ma a una velocità nettamente inferiore rispetto a prima, invece per quanto riguardava la nausea sentiva ancora una forte sensazione di malessere attanagliargli lo stomaco. Tocca all'incantesimo curativo.
    Se si parlava di Magia Bianca Erik non aveva bisogno di affidarsi all'istinto. Aveva le idee assolutamente chiare su come agire in un momento del genere, dopotutto aveva già curato in passato la nausea e le vertigini da Theresa durante il viaggio verso Hidenstone. Userò l'Incantesimo Energizzante. Idea banale? Forse, ma in quelle condizione gli sembrava la scelta più logica da effettuare. Strinse con maggior vigore la bacchetta che aveva in mano e la puntò contro se stesso. I muscoli erano indolenziti, ma il polso che avrebbe da lì a poco eseguito il movimento era estremamente rilassato. Non aveva più il fiatone e nonostante le vertigini credeva di essere sufficientemente in forze per poter eseguire un incantesimo come quello. La mano dominante eseguì una linea obliqua da sinistra verso destra, dopodiché proseguì con uno zigzag di due segmenti più piccoli e poi ancora uno più grande. Si trattava di una W e non appena terminò l'ultima linea la voce accompagnò il movimento. Innerva!
    Nelle più rosee delle aspettative dal catalizzatore magico sarebbe fuoriuscita una luce calda in grado di infondere energia al mago, liberandola dalle vertigini e dalla nausea, eliminando il giramento di testa, attenuando il bisogno di vomitare, lasciandolo unicamente in preda alla propria ansia.



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    Black Opal

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    Blake Barnes
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    Tra i Mago ed Aaron Barnes avrebbe sempre e soltanto preferito i primi. Cavolo quanto diavolo era pedante quel ragazzo per lo studio. Adorava suo fratello ma certe volte non si rendeva minimamente conto che rompeva le palle in una maniera assurda. Infondo aveva fatto tutto quello che poteva fare, si era migliorato, aveva cercato, in tutti i modi, di avere una crescita personale non indifferente. Quindi si stava chiedendo se davvero era necessario dover studiare insieme. Aveva Lilith no? Eppure Aaron non aveva nessuna intenzione di far bocciare il fratellino, di conseguenza, non aveva nessuna intenzione di mollarlo. Si morse il labbro. Alla realtà lo riportarono solamente le parole dolcissime di Lilith. Oh! La seconda opzione mi piace davvero di più! Nuda, sempre costantemente, ti brucerò tutto l'intimo che hai... E dopo aver risposto a quel bacio così carico di passione, si andò a sedere al banco, le fece l'occhiolino e con il labiale risposte un "anche a te" al suo in bocca al lupo.
    Ascoltò attentamente il professor Lancelot e lo guardò anche attentamente. Alzò la mano - il che era già un grandissimo segno di cambiamento per Blake, quindi non esageriamo troppo nel pensare che non avrebbe fatto nessuna diavolo di domanda inopportuna - ed una volta sinceratosi che almeno il biondo avesse posato gli occhi su di lui parlò. Professore sta davvero bene con la cravatta, ma non sta morendo di caldo? Chiese semplicemente. Infondo Blake era Blake e non aveva intenzione di cambiare. Per quanto i Mago fossero qualcosa di importante e solenne, non c'era niente di importante e solenne per farlo stare zitto, neanche Victoria in persona, figurarsi Lancelot, che per Blake, era come un fratello maggiore. Insomma si, Blake non aveva mai chieri e veri ruoli nella sua vita, ma infondo era fatto in quel modo e tutti lo adoravano solo e soltanto per quello. Blake Barnes non era solamente una persona ma più uno stile di vita. Comunque tornando ai mago e senza dilungarci troppo, Blake guardò attentamente la pozione che aveva davanti a lui. Ok, una runa e sicuramente una magia curativa. Ma perchè mi rendo sempre conto, in tutte le materie, che la scuola non fa per me? Lo borbottò tra se e se, e non sapeva veramente come affrontare tutto quello su di un tavolino e seduto. Blake era una persona dinamica di natura e non riusciva seriamente ad avere il controllo della sua mente, al contrario del controllo del suo corpo, che invece era stato ben educato a dare mazzate e a non riceverle o comunque farsi meno male del solito. Si morse il labbro e prese la bocceta contenente la pozione, che girò e rigirò tra le mani, neanche stesse facendo una prova di un vino pregiato. Si morse ancora il labbro guardò di nuovo Lancelot e poi la sua bionda preferita - si neanche di Eva aveva ben chiaro il ruolo, visto e considerato che comunque, l'associava alla sua mamma morta- e annusò la pozione. Fece uno strano ghigno e sopratutto fece una strana smofia! Si morse ancora il labbro ed alla fine si decise a bere tutto quel liquido che no, non gli piaceva proprio per niente. Ed infatti quello che comportò non fu per niente piacevole! Vertigini, un vuoto nello stomaco che quasi gli fecero rimettere tutto il ben di dio che aveva mangiato a colazione. Il problema principale della situazione era che quella specifica sensazione la provava ogni volta che era a più di un centimetro da terra. Mal di testa, vomito, vertigini, nausea... cose che sapeva gestire benissimo ma che in quel momento si sentiva uno stupido ad essersi provocato da solo. Prese semplicemente la sua bacchetta, fece un respiro profondo. Doveva evocare una runa. Che runa poteva evocare per stare meglio? Ma sicuramente quella che a lui gli piaceva di più e quella con la quale si sentiva più a suo agio. Chorium Runae Lo sibillò ma lo fece con una fermazza che spaventò se stesso. Mentre pronunciava quella formula fece la forma di Hagalaz. Perchè quella? Perchè era la sua runa nominativa e sopratutto perchè sapeva che sul libro di rune c'era scritto "Bolla protettiva turbinante", si sentiva a suo agio in quel modo ed in quel modo avrebbe anche evocato - almeno nella sua testa, sia chiaro - qualche ricordo bello e che gli facesse effettivamente del bene. Non sapeva ed ancora non aveva capito perchè il professore aveva deciso di fargli fare proprio quel tipo di prova e perchè aveva deciso di fare proprio quel tipo di incantensimo, l'ultima volta erano usciti tutti distrutti da un rito assurdo, ma alla fine, Blake, si rese conto, con un'aspettativa che neanche riusciva ad avere, che forse le cose stavano miglirando. Che era tutto nella sua testa? Che la runa che si era inciso addosso e che aveva preso la forma della sua scrittura fosse semplicemente qualcosa che si stava immaginando sia per i dolori al corpo che per quelli che gli avrebbe provocato Aaron se fosse stato bocciato? Tutto, effettivamente, era possibile specialmente se si aveva il cognome Barnes! La cosa buona era che Blake sapeva tenere veramente, ma veramente bene il dolore e quindi con una smorfia, si puntò ancora la bacchetta addosso e decise di concentrarsi in maniera spaventosa e di fare l'incantensimo non solo che Eva gli aveva insegnanto ma quello che gli aveva salvato infinità di volte la vita durante quell'anno scolastico: Reinnerva! Disse semplicemente. Aveva ascoltato in tutti i modi i consigli che la sua bionda gli aveva dato, era concentrato, si era concentrato su qualcosa che amava ed invece della distruzione, voleva solamente stare bene. Infondo la magia bianca richiedeva una grande e bella dose di positività no? Ed era una cosa che non si aspettava di avere, ma in quel momento voleva che quella sensazione sparisse e che tutto quello che sentiva divenisse davvero qualcosa di bello, qualcosa di confortante. La prova era finita? Era riuscita? Beh, questo lo avrebbe saputo in un secondo momento, seppe solamente che quel reinnerva gli aveva dato sollievo ancora una volta e non avrebbe mai ringraziato abbastanza Eva per quella giornata nell'arena dei duelli. Infatti la prima cosa che fece, davvero, fu incrociare gli occhi celesti della docente e farle un segno impercettibile di riconoscenza per poi volarsi verso Lancelot e cercre di capire come fosse andato, se aveva preso la runa giust e se avesse fatto il suo dovere. Infondo si cerca approvazione da un fratello maggiore e si dona riconoscenza ad una madre.
    RevelioGDR
     
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    Jessica Whitemore
    Starà mai zitto? pensò sconsolata, ascoltando l'amico che parlava da quella che le sembrava un'ora -ma probabilmente non erano che pochi minuti- senza realmente la forza o l'intenzione di imporgli di chiudere la bocca. In quel momento, la maggior parte di tutta la sua attenzione era catalizzata verso le prove che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare. Aveva studiato parecchio ogni singola materia per arrivare il più preparata possibile ai MAGO. Probabilmente si stava preparando per affrontarli dall'inizio dell'anno, ma quei giorni che separavano la cerimonia di fine anno e l'inizio degli esami, li aveva passati praticamente chiusa in casa -non che non fosse stata bene, non poteva dire di essere ricca sfondata, ma aveva tutti i comfort che desiderava- senza sentire praticamente nessuno, compresi gli amici. L'unica presenza costante nella sua vita, in quel periodo, che l'aiutava a scandire le ore che passavano inesorabili, era quella di suo figlio. Di certo lui non poteva chiuderlo fuori dalla propria stanza per isolarsi completamente. Doveva dire, comunque, che era stata una compagnia piacevole... per quanto potesse essere di compagnia un bambino di quasi un anno (?). A tal proposito, il giorno dopo i MAGO avrebbe compiuto un anno e lei se n'era quasi scordata, troppo presa da tutto ciò che era successo quell'anno.
    Ma ora stavano per affrontare l'ultimo step che avrebbe definitivamente chiuso quel periodo per dare spazio a due mesi di relax e spensieratezza. E a dire la verità, per quanto non le dispiacesse l'Accademia, non vedeva l'ora.
    Capisco perfettamente si limitò a confermare, ancora con la testa un po' tra le nuvole, dopo aver affrontato la prova teorica di storia e aritmanzia. Beh, è un grande passo avanti si sforzò di aggiungere, giusto per non sembrare troppo fredda e disinteressata, lasciando poi di nuovo spazio a Lucas. Ascoltami annunciò, spazientita, fermandosi e posandogli entrambe le mani sulle spalle. Io non conosco Emma, ma non mi sembra il tipo. Inarcò un sopracciglio, rendendosi conto di non avere molto altro da aggiungere. Non farti condizionare dalle... esperienze precedenti agitò una mano con fare sbrigativo, come a voler sorvolare su quella sfumatura dell'argomento. Ma vacci comunque con calma fece una piccola pausa, riprendendo fiato come se avesse parlato per un'eternità. Però non mi sembra psicopatica come qualcun'altra sbuffò, riferendosi chiaramente a Elizabeth che ad inizio anno l'aveva aggredita manco le avesse detto di essersi scopata Lucas. Ripensandoci, le venne quasi da ridere per quella situazione paradossale. Lei che sembrava così tanto presa, era stata la causa dell'avvicinamento di Jess e Lucas, nonché il motivo principale per cui erano finiti in quel bagno la prima volta. Ma quello non lo disse. Sii felice; ha invitato te, poteva non farlo o invitare qualcun altro... pensa a questo. Non credo ti avrebbe invitato a Parigi per farti scoprire che ha un altro. Avrebbe benissimo potuto risparmiare soldi e fartelo scoprire qua scherzò, con una piccola e quasi impercettibile nota amara nella voce. Non aveva troppa voglia di fare dello spirito, invero. Ora concentrati solo sugli esami: pensa a farli bene e che domani a quest'ora probabilmente starete camminando per le strade di Pargi. Aggiunse, guardando il cielo che si inoltrava verso il tramonto. Ma per qualsiasi cosa, chiamami. Il mio magifonino è sempre acceso, per te gli disse, con un sorrisetto, mentre entravano nell'aula dove si sarebbe tenuta la prova di Rune e di Incantesimi, quindi andò con lui a sedersi in prima fila. Sicuro di sentirti bene? domandò, prendendolo bonariamente in giro, prima di girarsi verso la prefetta Dioptase e sorriderle, così come sorrise a Barnes. Ma non disse nulla, limitandosi a spostare le sue iridi scure, nuovamente verso il suo accompagnatore per quel giorno.
    Mi farai l'onore di portarmi un souvenir? domandò, fintamente stupita. Vale lo stesso discorso per te iniziò, sorridendo. Dopo gli esami, andrò in Spagna con Gyll, poi presumibilmente in agosto, andrò a Dubai con Blake e... abbassò la voce, scrollando appena le spalle. Non lo so, forse in Scozia. Aveva molte implicazioni e sottintesi quell'ultima parte del discorso, ma non fece tempo ad aggiungere altro che il professor Olwen iniziò a spiegare cosa avrebbero dovuto fare in quella prova. Si arrotolò le maniche della divisa -sì, per una volta l'aveva indossata- più per fare qualcosa che per reale necessità, annuendo un po' a caso alle parole del docente.
    Non che le parole di Lancelot fossero molto rassicuranti, ma si trincerò dietro la sua convinzione di essere pronta. Alzò l'ampolla in sincronia con quella del moro, quando attirò la sua attenzione. Beh, alla salute commentò, sarcastica, prima di ingollarne il contenuto in un sorso. Sulle prime, non successe assolutamente nulla poiché doveva passare il tempo annunciato e, appunto, dopo i famigerati dieci secondi, qualcosa cambiò.
    Ricordava perfettamente -grazie ad utilissime esperienze pregresse- le sensazioni sgradevoli che provava ogni volta che un attacco di nausea la colpiva. Non che le vertigini fossero molto più gradevoli, dal momento che le sembrò che tutto, davanti a sé, vorticasse paurosamente, rendendole l'azione del pensare ad una soluzione, qualcosa di estremamente complicato. Non ci volle poi molto prima che arrivasse anche la nausea che si palesò prima con una stretta allo stomaco quasi bruciante, poi con una sgradevole sensazione alla bocca di esso. Lottò comunque contro i conati -ehi, non voleva guadagnarsi la fama di imbrattatrice di aule (?)- ed afferrò la sua bacchetta, stringendola tra le dita. Dunque... la runa... che runa può essermi utile? In quel contesto sembrava davvero difficile mettere in fila due pensieri per giungere ad una conclusione, ma doveva riuscirci. Voleva assolutamente passare quei dannati esami e le sarebbero piaciuti anche il massimo dei voti, ma per il momento non chiedeva troppo. Provò a figurarsi in mente il manuale della materia, per ricordarsi gli effetti di ciascuna runa, poi... sì, ci sono esultò mentalmente, mentre quegli odiosi sintomi le facevano perdere di lucidità. Quella runa dovrebbe... guarirmi o comunque alleviare il fastidio ansò, sempre mentalmente, agitando la bacchetta di modo da tracciare con quanta più precisione possibile, la runa prescelta. Chorium Runae disse, cercando di imprimere decisione nel tono di voce, tracciando con altrettanta decisione, Uruz. Se avesse funzionato senza nessun problema -cosa che si augurava di tutto cuore-, avrebbe recuperato abbastanza pv energie da riuscire a ragionare come doveva. Avrebbe senza ombra di dubbio avuto più possibilità di manovra, con la mente molto più lucida. Attese pochissimi attimi e, come aveva previsto, si sentì decisamente meglio, come se un enorme peso le si fosse sollevato dallo stomaco. Non aveva ancora recuperato al cento percento, ma riusciva a pensare con meno problemi; la nube che le offuscava la mente si stava lentamente diradando e la stanza vorticava molto meno vertiginosamente di prima. Ora avrebbe dovuto usare un incantesimo di cura. Erano parecchi quelli insegnati loro in quei due anni, ma solamente due -a suo avviso- sarebbero stati utili, dal momento che gli altri curavano ferite cazzi e mazzi: Unio Animarum e Innerva. Era indecisa su quale usare, ma si ricordò del recente compito di incantesimi che aveva svolto anche abbastanza egregiamente (la modestia non è di casa, no) e si convinse su quale usare. Unio Animarum Jessica pronunciò quelle parole con quanta più fermezza e decisione possibile, proprio come l'incantesimo precedente. Attese qualche secondo ancora, chiudendo appena gli occhi. Sentì una dolce energia pervaderle il corpo, mentre un serpente nero con due piccoli occhi rossi scintillanti, fuoriusciva dalla sua bacchetta. Aveva un aspetto letale, tuttavia non avrebbe torto un capello a nessuno, ma tutto il contrario. Si andò dolcemente ad avvolgere attorno al corpo della corvina, restituendole quell'energia che, a causa della pozione, credeva perduta. Sì perché non solo le aveva provocato nausea e vertigini ma, di conseguenza, si sentiva a dir poco spossata. Quell'incantesimo sembrò quasi un toccasana anche a livello mentale -o forse era solo effetto placebo(?)- quindi rialzò la testa, sentendosi finalmente bene. Tuttavia si sentiva il volto in fiamme per la tensione e la gola riarsa e, a dirla tutta, con un saporaccio. Aqua Eructo sussurrò, rivolta ad un punto a caso dietro di lei. Osservò per un solo secondo l'acqua zampillare dal terreno, poi unì le mani a coppa per raccoglierne un po', che portò lentamente alle labbra, bevendola come aveva fatto in precedenza con la pozione. Alla fine di ciò, si bagnò la faccia e aveva ufficialmente finito la prima prova; ora non restava che uscire dalla sala e dirigersi verso quella di astronomia e magitcnica. Sì, magitecnica. Sperò che l'esame non sarebbe stato troppo difficile, ma aveva ben vividi ricordi dell'ultima lezione combinata durante la quale non ci aveva capito nulla. Ad ogni modo, si alzò e se ne andò.
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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    'Beh dai... almeno questa volta è andata bene' il corpo docenti di Hidenstone era vasto, ma Eva e Lancelot erano sicuramente l'incarnazione della parte gentile di quel mondo.
    Jesse sorrise ai due docenti e prese posto, ascoltando le parole del docente e storcendo la bocca 'Mh... quindi dovremo curarci mentre siamo malati... bel problema' gli incantesimi, del resto, traevano la loro forza dalla magia, ma anche e soprattutto dalla concentrazione 'Quindi dovrò scegliere bene...' rifletté lui, comunque sollevato che la prova non vertesse sulla mitologia norrena: il Chorium Runae gli era molto più chiaro.
    Si rigirò un po' in mano la fiala, cercando di riflettere sul da farsi 'Han detto almeno due magie... quindi posso fare quello che voglio...' rifletté lui, cercando di immaginare gli effetti della pozione (che non furono simpatici), ma arrivando ad una conclusione comune 'Qualsiasi cosa sia, mi servirà calma... e quindi dovrò resistere a quello che mi succede' il che chiariva anche quale sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto.
    'Andiamo' levò il non-calice al cielo, sospirò e turandosi il naso tracannò tutta la pozione in un sorso "Che schifo!" inorridì lui, abbracciandosi quasi e iniziando ripetutamente a lamentarsi 'Ma perché non poteva sapere di menta!' piagnucolava persino, dondolando sulla sedia per un po', almeno finché non gli venne nausea.
    'Ok... ora basta o sbocco' si disse lui, fermandosi, ma, di fatto, sentendo solo la sua condizione peggiorare.
    'Minchia che caldo!' si allentò la divisa e si alzò in piedi, cercando di riprendersi un minimo, rendendosi ben presto conto di veder tutto attorno a sé girare, tanto che dovette sedersi quasi in panico.
    'Merda' si disse lui, realizzando come fossero gli effetti della pozione, cosa che lo spaventò e rilassò assieme 'Merda se vomito è un casino... ma... sempre meglio che sanguinare no?' molte magie curative apprese quell'anno ruotavano attorno all'emostasi, sicché fu un sollievo non trovarsi a sanguinare come un capretto sacrificale, per quanto tutto ciò complicasse non poco la sua condizione.
    'Cazzo faccio, non c'è una magia per la nausea e le vertigini' il che implicava usare formule generiche e ciò richiedeva enorme concentrazione e focalizzazione 'E se ho paura di sboccare... proprio no fa!'
    Si mise una mano davanti alla bocca e tentò di respirare al minimo, per lo più dalla bocca 'Dai Jesse... devi opporti, combatti... devo... devo usare la magia'
    Cercava di respirare cercando la calma, ma non era semplice, specialmente con quella costante paura di far una brutta figura 'Devo svuotare la mente... devo concentrarmi sulla mia volontà di far passare questa roba... anzi, no... devo volere resistere fino alla fine: voglio non sboccare, voglio andare oltre la pozione e fare la prova al meglio'
    Aveva socchiuso gli occhi, sperando che ciò aiutasse con le vertigini, ma non funzionava, anzi, lo stava terrorizzando, avendo l'impressione di cadere da un secondo all'altro, sicché atterrito li spalancò e, per compensare tutto che girava allargò le gambe e le piantò a terra, contraendo poi quasi tutti i muscoli del suo corpo 'Sono qui, fermo: non mi sposto. Di un millimetro'
    Trovò nel suo corpo la stabilità e la sicurezza mentale che gli occorreva, sicché afferrò il proprio catalizzatore ed enunciò la formula che da minuti stava preparando "Chorium Runae" dichiarò infine, disegnandosi sull'avambraccio due virgole, a rappresentare la runa Jera.
    'Devo resistere: devo sapere che posso farcela, se voglio riuscirci' e fu così che sperò di controllare gli effetti della pozione, ma anche e soprattutto di dare stabilità alla sua mente, affinché potesse agire ancora 'Sì, e poi magari non sviluppo troppo acido lattico per la posa rigida che ho preso ecco...' pigolò a sé stesso, cercando di andare ancora oltre la nausea e la paura, puntando poi la bacchetta davanti a sé e cercando tra un respiro e l'altro il coraggio per tracciare una W.
    'Voglio forza... voglio non avere la nausea... voglio che la stanza smetta di girare... non voglio sudare... non voglio essere così stanco' mentalmente ripeté a sé stesso tutto ciò che desiderava, poi, quando si sentì pronto, andò a tracciare la lettera sopra citata con un moto lento e seghettato "Innerva" rivolse infine a sé stesso, tracciando la magia e sperando potesse dargli sollievo.
    RevelioGDR
     
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