Lezione di Incantesimi - Biennio

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    Cameron Cohen
    Dioptase | 18 anni
    Il dioptase stava fissando il soffitto della stanza con occhi persi nel vuoto. Era notte fonda e lui, come al solito, non riusciva a dormire. Era stato svegliato da un incubo e da allora era rimasto là, ad ascoltare il respiro regolare dei suoi compagni di casata. Non aveva fatto molta amicizia, era un tipo piuttosto solitario. Conosceva, di vista, solo poche persone, come Nikolai che in quel momento probabilmente era tra i belli addormentati. Non ne era sicuro, era buio e per quel che ne sapeva poteva starsene a scorrazzare nel castello. Ormai erano le sei ma i tendoni di velluto bloccavano tutta la luce nascente. A Cam piaceva l'oscurità; era un po' come il suo cuore.
    Ultimamente comunque non girava una bella aria, erano passate quasi due settimane dall'attacco a cui lui non aveva partecipato. Il motivo? Non aveva legami con nessuna delle rapite -almeno non in quel momento- e quindi non gliene fregava un emerito cazzo.
    Cameron si girò nel letto ancora e ancora, rinunciando infine a dormire. Si alzò a sedere e prese la bacchetta. Lumos sussurrò. Dalla punta della bacchetta apparì un piccolo fascio di luce -come diceva il nome dell'incantesimo- che gli permetteva di vedere l'area immediatamente circostante. Prese un foglio rosa posato sul suo comodino e cominciò a farci mille pieghe, fino a trasformarlo in un bellissimo cigno. Questo è per te, sorellina disse, visualizzando Arya mentalmente e il momento in cui lei gli aveva insegnato a fare gli origami. E così continuò a piegare fogli a profusione finché non fu chiaro che era mattina. Era stato completamente assorbito da quell'attività fino ad isolarsi completamente. Saranno state forse le otto e lui iniziava a sentire la stanchezza, quindi si buttò sul morbido materasso e decise che, per quella mattina, avrebbe saltato le lezioni. Tanto a chi fregava. Erano diversi gli studenti che lo facevano con la scusante dell'avvenuto attacco. Perché non ne approfittava anche lui? Con questo pensiero, si rigirò e si addormentò.

    Quando il ragazzo aprì gli occhi nocciola, la prima cosa che fece fu guardare l'ora sul magifonino. Le tre di pomeriggio, giusto in tempo per la lezione con la Ivanova e lui ci andava volentieri, era proprio gnocca. Si alzò dal letto ma decise che non aveva nessuna voglia di rendersi ridicolo con la divisa, quindi optò per dei Jeans neri ed una maglia rossa con un taschino sul petto, la sua tipologia preferita. Bacchetta in mano, era prontissimo. Si avviò verso l'aula della professoressa, pensieroso. Chissà chi si era presentato quel giorno. Si passò una mano tra i capelli e finalmente arrivò a destinazione. Alhomora disse, annoiato. La porta si aprì mostrando una stanza molto ampia con da una parte dei banchi con tutti i ragazzi seduti in gruppi da tre, dall'altra una barriera che occultava alla vista ciò che c'era. Entrò appena in tempo per sentire la risposta di una ragazzina che lui considerava petulante. Sempre a metterti in mostra eh, Freeman fu il suo primo commento, passando accanto alla bionda e scompigliandole i capelli. Si fermò e posò il fondoschiena al bordo del tavolo. Ehilà, prof! salutò, senza troppa formalità. Si sta parlando di magia bianca? Dunque... La magia bianca è quella magia che serve per curare, aiutare gli altri. Una magia molto utile, già... ai perdenti. Perché difendersi quando puoi attaccare per primo e vincere? Comunque come esempio di incantesimo potrei portarle Epismendo, non lo so ancora fare... ma ne ho sentito parlare. Fece spallucce e guardò la classe. Allora, è pieno di belle signorine. Con chi sto io in gruppo? concluse, con uno sbadiglio.

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    Nikolai van Aalter
    Studente | 18 anni
    Se non altro, alla fine di tutta quella storia, i suoi desideri erano stati ascoltati. Nessun altro aveva anche solo provato a sedersi nel banco di fianco a lui. Da una parte questo era grandioso.
    Significava non essere costretti ad interagire con nessuno. Significava che l'ultimo sforzo di quella giornata sarebbe stato salutare Mia ed Adamas. Significava anche.. che era l'unico in classe ad essere rimasto da solo. Nik buttò un occhio intorno e non potè non notare come, di fatto, praticamente tutte le terzine di banchi fossero occupati da almeno due persone.
    "È anche giusto, alla fine.. è evidente chi sia rimasto indietro, no?"
    Alla fine, anche quella lezione sarebbe finita come tutte le altre degli ultimi giorni. Non avrebbe spiccicato parola se non direttamente interrogato dalla Ivanova, poi sarebbe stato il primo ad uscire dalla classe. Avrebbe aspettato Tess, in un angolo, ed insieme si sarebbero dileguati.
    Tutto nella norma, per quel fottuto Novembre.
    Poi, però, il panico. Come una sadica regista malvagia, la vita (ed il master) aveva piani ben diversi per il povero Nikolai.
    La professoressa.. avrebbe formato delle triplette da mettere insieme in banco. E addio ad ogni suo tipo di sogno o speranza.
    "P-perchè cazzo ci fa scegliere il posto allora?!"
    Avrebbe voluto gridare in preda al panico il ragazzo. Le parole, però, gli morirono ben prima anche solo di essersi avvicinate alla sua gola e tutto ciò che riuscì a fare fu sgranare gli occhi e puntarli sull'insegnante.
    Non poteva essere seria.. vero?
    A quanto pare falso, perchè prima di subito la disposizione dell'aula iniziò a mutare, con studenti che si alzavano, altri che si lamentavano. Era.. un disastro. Richiamando ogni tipo di energia nel tentativo di alzarsi, Nik si diresse verso i nomi indicati dalla donna, dapprima cercandoli con lo sguardo, per poi abbassarlo a terra.
    Era davvero finito con Lilith Clarke? Seriamente? Questa volta gli venne seriamente in mente di avvicinarsi ad Eva e chiederle se fosse seria, ma il suo coraggio ormai ridotto ai minimi storici lo fece desistere anche da quello.
    "Sopporta e sta zitto.. sopporta e sta zitto.."
    Si ripetè, mentre si sedeva al nuovo posto, non prima di aver rivolto mezzo sguardo ad Erik e Lilith. Deglutì.
    Le parole successive della professoressa Ivanova.. gli sembrarono parecchio vuote, meccaniche, come da ormai un po' percepiva tutte le lezioni. Non aveva intenzione di rispondere.. tutti i suoi compagni avevano già espresso i concetti fondamentali e prendere parola sarebbe significato solamente attirare attenzioni indesiderate.
    "Voglio.. solo che finisca tutto e presto.."
    Furono le uniche parole che si sentì di spendere nel rispondere ad Erik, mentre si teneva le mani sulle tempie. Non voleva ignorarlo, davvero.. ma allo stesso modo non si sentiva in grado di portare avanti una discussione per più di mezza frase. Avrebbe.. dovuto aggiungere anche il prefetto ametrino alla lista delle persone con cui scusarsi. Quando ci fosse riuscito.
    Vedendo avvicinarsi sua sorella, poi, il ragazzo non potè che farsi confuso, buttando un occhio sul foglietto che la ragazza gli aveva portato. Lo scartò rapidamente e lo trovò scarabocchiato in maniera decisamente fitta.
    S-sembra importante, Tess.. lo leggo sicuramente.. dopo la lezione, ok?
    Le fece, con un accenno di sorriso. Era sicuramente felice che la sorella volesse comunicare.. ma il suo essere particolarmente incupito avrebbe potuto minare il tipo di risposta datale, se davvero era un discorso importante come sembrava. Meglio non rischiare.
    E detto questo riportò lo sguardo sulla pergamena della Ivanova e sulla frase in essa contenuta.
    "Lo so cosa intende, prof.."
    Pensò, portando lo sguardo su di lei, pietoso, come quello di una persona che era consapevole che il suo interlocutore non possa capirla, ma che non lo biasima.
    "Credo non si sia mai trovata.. nella situazione in cui la goccia si secca.. vero?"
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    Eva Ivanova • statscheda

    Eva sapeva che questa non sarebbe stata una lezione semplice, conosceva i pro e i contro di tutte le scelte che aveva fatto nel progettare quella didattica, quindi si aspettava diverse reazioni che in quell'aula erano state cacciate fuori.
    I suoi occhi erano inteneriti da molto sguardi che c'erano tra i presenti, tuttavia, il suo naso si storse in qualche battibecco e qualche commento. Partendo dall'inizio, il primo a lamentarsi fu proprio Joshua. Lo sguardo glaciale di Eva si spostò lentamente verso il giallo viola. Tirò un respiro profondo e sorrise educatamente «Comprendo bene la sua perplessità sulla scelta per questa barriera, ma gradirei che rimaniate studenti e lasciate fare a me il lavoro da docente.» il suo sorriso si allargò lentamente, cordiale e caldo come era solita fare, ma non fu l'unica a mettere parola sul commento dell'Ametrino. Blake, poi Lucas, uno dopo l'altro, come se si fossero dati man forte, una questione di amicizia maschile, pareva. Eva spostò lo sguardo su tutti e tre, prima senza dire nulla, poi schiuse le labbra «Jones, Barnes e Evans. Gradirei che cambiaste di posto, mettendovi in un unico banco.» il suo tono era una dolce imposizione, che suonava come un ritmo allegro sui tasti di un piano forte. «E gradirei, inoltre, che le vostre voci mi facciano voltare in vostra direzione, solo per motivi strettamente legati alla lezione, a partire da adesso.» Poi il suo sguardo si spostò per brevi istanti su Lilith, la guardò arrivare a metà e fermarsi, poi con la coda dell'occhio osservò la ragazzina restare in silenzio.
    Il primo a prendere parola sulla parte teorica di quella lezione, fu proprio Adamas. La rumena incrociò le braccia sotto i seni e ascoltò con attenzione le sue parole. Annuì, lasciando poi spazio agli altri studenti. Fu il turno di un'altra Ametrin, Mia. Oggi sembrava essere il loro giorno fortunato, per quanto si stavano dando da fare «Esattamente, per un periodo di tempo, l'utilizzo della magia bianca, era legato alla preghiera di fede. E spesso erano proprio i sacerdoti ad esserne fedeli custodi. Complimenti Freeman.»
    Il suo sguardò si spostò nuovamente su Lilith, possibile che la ragazza più studiosa del suo anno, non stava parlando ancora? Cos'era successo alla ragazzina?
    Si stava distraendo troppo, Eva, e a riportarla a terra fu la voce di uno degli studenti che aveva deciso di prendere sotto la sua ala protettiva: Blake Barnes.
    Con lei lo sguardo si assottigliò di colpo, sentendo le sue parole «Barnes, linguaggio.» lo riprese, sempre con quell'agrodolce che faceva vibrare le sue corde vocali «Vedo che lei non ha ancora capito l'importanza delle tre parole che speravo avesse fatto proprie.» scattò in avanti, prendendo il gesso per la prima volta e scrivendole con un'elegante scrittura, sullo sfondo nero della lavagna «Autocontrollo. Lucidità. Maturità.»
    Lanciò il gesso sulla scrivania, voltandosi a tutti «Queste, da oggi, sono le tre parole che voglio che vi ripetiate ogni volta che state per prendere una decisione che ne va della vostra vita, ma ancor di più di quella degli altri.» il tacco risuonava nell'aula, mentre a grandi falcate si avvicinò al banco di Blake «Ha detto di non credere alla magia bianca. Voglio ricordarle che se la sua compagna è ancora viva, non lo deve a lei, Barnes, ma a suo fratello. Che - mantenendo l'autocontrollo e la lucidità - ha preso una decisione matura, pensando a curare la signorina Clarke, senza metterla in pericolo con infantili urla contro chi l'aveva appena ridotta una pezza.» nei suoi occhi riconosci lo stesso sguardo di quando sei andato nel suo ufficio e lei ti accolto nelle sue braccia, donandoti l'aiuto che richiedevi e decidendo di non voltarti le spalle «Da oggi, in avanti, nella mia aula esigo che ognuno di voi rispetti l'altro. Che vi sia collaborazione. E proprio su questo che lavorerete a breve. Quindi ora, silenzio e lasciamo la parola alla signorina Whitemore.» voltò le spalle a quel banco così esplosivo, tornando alla sua cattedra «Sapevo che sarebbe stato difficile, ma loro devono farcela...» i suoi pensieri positivi erano forti, seppur le parole dell'Opalina la fecero aggrottare la fronte «Whitemore. So perfettamente che per lei, lo scorso anno è stato complicato, ma da qui a dimenticarsi il programma che ha seguito dentro la mia classe, mi sembra un po' esagerato. Tuttavia...» le mani andarono a massaggiare la fronte «... se ha bisogno che le rinfreschi la memoria sugli incanti curativi che abbiamo studiato l'anno precedente, la porta del mio studio è sempre aperta.» sospira, visibilmente provata da tutta quella fatica che sta mettendo a tenere buona l'aula, per la prima volta nella sua carriera, poi decide di ricominciare a camminare tra i banchi «L'utilità, non sta nel conoscere a menadito tutti gli incantesimi del manuale. Ma a saperli usare, nelle situazioni giuste. E su questo non basta un anno, nemmeno due, forse nemmeno dieci per poter essere sicuri di fare la scelta giusta.» riguardo alla scelta della barriera, non dice nulla, in quanto ha già espresso il suo giudizio a riguardo e non ritiene opportuno ritornarci.
    Qualcuno inizia ad aprire le pergamene e Eva raccogliere le vostre facce come feedback di quello che leggete, poi osserva Erik e Jesse, a loro sorride, visibilmente compiaciuta dal loro intervento «Esatto, parliamo anche della presenza, nella storia della magia bianca, di rituali di protezione che sono stati sviluppati, adesso andati in disuso, dagli stessi religiosi del tempo. Di questi, ricordiamo le classiche benedizioni babbane degli ecclesiastici, per la casa, le nascite, i matrimoni...» lo sguardo glaciale si spostò su Jesse, mentre il bigliettino di Theresa arrivò tra le sue dita. A lei un sorriso amorevole, mentre finì di ascoltare Lighthouse. Il sorriso di Eva variò, da un cordiale abbraccio ad un soddisfatto lavoro «Senzațional! Complimenti Lighthouse. Quello che dice il vostro compagno è proprio vero. L'utilizzo della magia, è stato contaminato dalla religione, per diversi anni e non importava quale tipologia di magia fosse, ma se eri dalla parte giusta, allora era bianca. Possiamo anche notare, come alcuni incanti di Magia Bianca, abbiano mantenuto la loro origine - ritornando a poco prima - l'esecuzione che richiama la fede. A tal proposito, potete trovare diversi libri sulla magia bianca primitiva, nel reparto in Biblioteca. Per la prossima lezione, vorrei che voi mi portaste un approfondimento su almeno uno di questi e sulla sua storia e sviluppo, fino ai giorni nostri. Ora... passiamo alla pratica.» si voltò, tornando alla cattedra e aprendo il primo bigliettino di Theresa.
    Sorrise, annuendo alle sue parole e la chiamò vicino, non appena questa fosse arrivata alla cattedra, Eva le avrebbe sorriso «Quando vuole, signorina Van Aalter, mi ritenga disponibile per aiutarla ad utilizzare meglio la magia bianca...»
    Mentre gli ultimi banchi si sistemavano, fece l'ingresso Cameron. Eva lo guardò per un attimo, pensando a dove sistemarlo, e fu all'ora che il bigliettino successivo di Thes arrivò.
    Eva si alzò in piedi e tirò un lungo respiro.
    «Visto che ci deve essere un banco formato da quattro persone, rivediamo l'ordine dei banchi.
    Evans, Barnes e Jones.
    Clarke, Van Aalter, Foster e... Van Aalter.
    Freeman, Lynch e Trouble.
    Lighthouse, Holmes e Cohen.
    Whitemore, Vesper e Freak.»


    Lasciò che tutti si sistemassero, prima di abbassare la barriera con un colpo di bacchetta e mostrare dei banconi con al centro una gabbietta e dentro, per ogni tavolo, un cricetino.
    Eva si fece spazio tra i banchi e passò dal lato opposto «Loro sono: Gin, Lennox, Rain, Pixie e Roxie. Il reparto di Magiveterinaria ci ha chiesto di tenerli con noi, solo che ancora non sono totalmente ristabilizzati.» si voltò verso i suoi studenti e indicò dove prendere posto «Sarete voi a farlo, non sono in fin di vita, vogliono solo un aiuto in più, che voi siete capaci di dargli.»
    Scrollò le spalle e sorrise «Prego, fate pure... Io sarò qui a controllare il vostro operato.»
    //Finalmente alla prova pratica:
    Avete a disposizione gli incantesimi di magia bianca del primo e del secondo anno, da poter utilizzare. Non vi ho limitato nella scelta per darvi una giusta coerenza in quella che farete voi, ma vi suggerisco di provare quelli che sono da apprendere a lezione, che trovate nel libro di Incantesimi, sono segnalati con la voce [Incantesimi] accanto al nome del sortilegio.

    Per i posti e le creaturine sono queste:
    Evans, Barnes e Jones. - Gin (F) - zampetta ferita
    Clarke, Van Aalter, Foster, Van Aalter. - Lennox (M) - febbricciante, microfrattura zampa dx, in via di guarigione
    Freeman, Lynch e Trouble. - Rain (M) - taglio da bendare
    Lighthouse, Holmes e Cohen. - Pixie (F) - sangue dalla coda
    Whitemore, Vesper e Freak. - Roxie (F) - un po' debilitata, stanca e deboluccia.

    Vi richiedo due post, non appena farete il primo, attendete il mio lascia passare.
    Scadenza di questa prima fase: 27 Novembre 2019
     
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  4. Joshua B. Evans
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    Joshua Benjamin Evans
    Studente | 17 anni
    Stare vicino a Jesse non era semplice, non se qualunque cosa dicesse o facesse poteva essere presa dall'altro in modo diverso da ciò che lui intendeva. Non era facile anche perché era inutile negare che la sera trascorsa con lui gli avesse lasciato qualcosa: era stato bene, molto bene e Jesse doveva essersene accorto. E se da una parte era certo di volerlo rifare, dall'altra si sentiva in difetto, non avrebbe voluto per nessun motivo illudere l'amico... era immerso in una terribile confusione.
    Non si rese neppure conto di aver sfiorato la sua gamba con la propria, tanto da rivolgergli un'occhiata interrogativa quando lo sentì soffocare un'imprecazione dovuta alla botta tirata dal ginocchio alla superficie inferiore del tavolo, salvo poi lasciar perdere tutto all'arrivo di Elisabeth.
    Fortunatamente, quell'inferno durò meno del previsto.
    Quando prese il suo nuovo posto tentò di essere gentile con i presenti, per quanto il pessimo umore glielo permettesse, ma Blake non gli rese le cose facili. Non aveva dimenticato lo sguardo di fuoco che il compagno gli aveva lanciato quando lui aveva tentato di allontanare Lilith la terribile notte nella foresta. Non voleva fargli un torto, al contrario pensò che la cosa più importante da fare sarebbe stata quella di prendere la ragazza e portarla al sicuro, certo che non avrebbe retto uno scontro in quelle condizioni.
    Gli era dispiaciuto che il Black Opal non avesse compreso le sue intenzioni, ma se anche fosse tornato indietro avrebbe rifatto la stessa cosa.
    Tentando dunque di non aizzare gli animi, contò fino a dieci prima di rispondere alla sua provocazione -perché di questo si trattava.
    E poi parlò, con estrema calma.
    «Marchi male, Blake. Non è giornata.»
    Si mise comodo sulla sedia e, dopo aver letto la frase a lui toccata e aver ripensato all'espressione di Elisabeth nel constatare la presenza di un'ulteriore barriera, pose le proprie domande alla Ivanova, che stabilì che non fosse il caso di dargli una risposta vera e propria.
    E poi, come il prezzemolo -mai paragone gli sembrò più azzeccato- Lucas si fece sentire. Strano, pensò Josh nello scambiare l'occhiata dell'altro con espressione tutt'altro che accondiscendente, di solito parlava solo per mostrare a tutti quanto innamorato fosse della bella bruna contesa.
    Il ghiaccio delle sue iridi si fece ancora più freddo nel posarsi su di lui, la mascella si irrigidì e fu chiaro intuire quanto quel tipo non gli andasse più tanto a genio. Come avevano fatto a evitare di prendersi a pugni, condividendo la stessa stanza?
    «Ti ho per caso chiesto qualcosa?»
    Gli disse con tono gelido, ben consapevole che quel giorno avrebbe rischiato una bella sanzione disciplinare se avesse continuato a quel modo.
    Con Blake era stato ragionevole, aveva cercato di capirlo e tentato di giustificarlo. E in fondo, molto in fondo, stava iniziando davvero a legarsi a lui, tutto sommato. Ma Lucas, di base, chi era nella sua vita? Non c'aveva mai neanche parlato seriamente, non avevano alcun tipo di rapporto o confidenza, e che diritto aveva di rivolgersi a lui in quella maniera? Gli aveva fatto passare il "coglione" della notte di Halloween, date le circostanze, ma la sua pazienza aveva un limite, soprattutto in quel periodo.
    Aveva scambiato un'occhiata con Lilith a un certo punto, e sentito una profonda morsa sul cuore. Non era difficile capire come si sentisse e se per il suo ragazzo non avrebbe fatto tanto, per lei qualcosa poteva farla eccome. Se con il Black Opal si sentiva al sicuro, anche in un contesto simile, perché non cercare di accontentarla? Fu però Theresa ad agire ancor prima che lo facesse lui, optando per chiedere alla docente di poter cambiare posto con Lilith. Josh osservò la ragazza con un'espressione del volto finalmente rilassata e un pochino, in fondo, si vergognò: che bisogno c'era di tutta quella rabbia? Non avevano già sofferto abbastanza? Perché continuavano a farsi la guerra fra loro?
    Si ritrovò a sospirare, abbassando lo sguardo e passandosi una mano sul volto.
    Una cosa la poteva fare però: ignorare eventuali altre frecciate dai due compagni e restarsene in silenzio, per il bene di tutti, ma soprattutto di quella ragazza che poco prima lo aveva preso a spallate e a cui aveva rivolto per un attimo lo sguardo, notandola mordersi il labbro in evidente stato di difficoltà.
    Chiuse gli occhi per un momento e tentò di non pensare a nulla, estraniandosi da ciò che gli accadeva intorno.
    Calmo, Josh, sta' calmo. Passerà.
    E invece non sarebbe passato proprio nulla, perché chissà come e chissà perché, la Ivanova decise di mettere i tre litiganti a sedere allo stesso banco e Josh, incredulo, sgranò gli occhi. Quella giornata sarebbe finita decisamente male.
    Restò in silenzio mentre attendeva che Lucas si unisse a loro, poi ascoltò la docente tirare via la barriera e mostrare dei... criceti. Criceti feriti.
    A loro toccò Gin, una piccolina con la zampa ferita. Avrebbero dovuto curarla, ma a Josh venne spontaneo chiedersi se non avrebbero solo peggiorato le sue condizioni con quel clima teso. All'Ametrin piacevano gli animali, motivo per cui tentò di tralasciare tutto il resto e iniziare a occuparsi di lei. Evitò di prenderla in mano, era troppo nervoso e sapeva che la creatura lo avrebbe percepito.
    Aspettò di vederla calma e ferma, puntò la bacchetta sopra la zampa e tracciò una breve linea che la percorreva in tutta la sua lunghezza, per poi provare ad enunciare una formula che non aveva mai usato.
    «Epismendo.»

    «Parlato» - Pensato - Ascoltato | Scheda PG - Stat.

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    Molly Jane Trouble
    Studentessa | 16 anni

    L'atmosfera si scalda nel giro di poco. Molly non ha mai assistito ad uno spettacolo simile, né ad Hogwarts, né alle prime esperienze di studio all'Accademia, né tanto meno... A casa propria. Perché i suoi genitori, dal momento della separazione, si sono sempre comportati con distacco, come se l'uno non esistesse per l'altro e viceversa. Ma in quell'aula, alla lezione di Incantesimi, ovunque la rossa si giri vede facce corrucciate, espressioni disgustate e, come se non bastasse, risposte di merda. Se Mia appare silenziosa e docile, Elisabeth ha un po' più di rabbia repressa in corpo. E la getta addosso alle due compagne di banco, senza troppi giri di parole. Nonostante ciò, Molly ritiene vada capita, compresa - e, soprattutto, non giudicata. Non ha idea di cosa la ragazza abbia vissuto, ma certamente non sarà stato tutto rose e fiori alle soglie di Denrise. Non ha idea di cosa le abbiano fatto, ma certamente non saranno stati gentili. Non ha idea di cosa possa provare adesso, ma certamente è già un miracolo che riesca a sentire qualcosa, senza rinchiudersi in un guscio di solitudine e tristezza. E se la volontà di Elisabeth è rispondere "sto una merda", beh, ne ha tutto il diritto. «Guarda, non c'è bisogno che ti scusi. Sei stata sincera. Lo posso capire.», le sorride rapidamente e chiude lì la conversazione, perché non ha intenzione di andare a scavere in delle ferite chiaramente non rimarginate. E' come se a lei chiedessero di spiegare il motivo del suo essere tanto spigolosa, negli ultimi tempi. Non è stata rapita, non ha rischiato la vita, non ha vissuto quella notte di orrori insieme agli altri studenti di Hidenstone, ma è pur sempre una ragazza che soffre, per un motivo ben preciso. Sminuirlo sarebbe ingiusto. Non deve giustificarsi con nessuno. Non c'è una gradazione del dolore che ti consenta di dire: va bene, tu sei autorizzato a soffrire; oppure no, il tuo problema è una cavolata, vai avanti e non ti lamentare.
    Ma non c'è tempo di rimuginare troppo sulla legittimazione o meno del dolore: la professoressa Ivanova scopre con un colpo di bacchetta il mistero dietro la fantomatica barriera. Si tratta di piccoli criceti sofferenti, bisognosi di cure, e sarà compito dei ragazzi trovare un modo per aiutarli. «Ragazze, per me è la prima esperienza con le tecniche curative. Ho soltanto letto qualcosa sui libri, ma per il resto mi affido a voi.», ammette la Dioptase. Per quanto sia stata smistata nella casata degli avidi di conoscenza, è comunque giusto riconoscere i propri limiti. Al gruppetto stranamente assortito di ragazze capita Rain, un criceto di sesso maschile con un taglio da bendare. Molly lo osserva silenziosamente. E' così piccolo e spaventato che si potrebbe giurare abbia appena visto in faccia la morte. La rossa mormora shh, shh, nel tentativo di calmarlo, ma lui non fa che squittire disperato. A quel punto, Molly si fa coraggio e con l'indice lo accarezza sulla testolina. Non ha mai avuto particolare feeling con gli animali, ma qualcosa dentro le dice sia meglio cercare di partire con un approccio umano, piuttosto che con la bacchetta. Quando Rain inizia un attimo a rilassarsi, la rossa fa mente locale sugli incantesimi a lei noti. Per una ferita da taglio, la scelta più ovvia - nonché alla sua portata -, sembra essere questa: «Emplastrum.»

    "Parlato" - Pensato - Ascoltato | Scheda PG Stat.
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    Frederick Frodo Freak
    Studente | 17 anni

    Mister Freak una cosa dalla vita l'ha capita: mai fare il primo passo, mai spingersi troppo oltre, o la vita ti prenderà a pesci in faccia. Per questo, fosse per lui, se ne starebbe zitto zitto ad occupare il posto accanto a Lucas e Jessica, scaldando la sedia ed osservando fisso la Ivanova che - non c'è che dire - è un gran bel vedere. Ma quando la professoressa parla, è ben chiaro che la vita di Freddie stia per essere rovinata. Perché lei decide di spostare Lucas, ed il nostro piccolo Ametrino si sente subito in colpa. Oddio, avrò fatto rumore, oddio, c'è andato Lucas di mezzo. Sono stato io. Santa Tosca perché mi vuoi così male? Ma che t'ho fatto? Sì, ok, ho cambiato scuola, sono venuto qui a Hidenstone, ma per carità, cosa devo fare per rientrare nelle tue grazie??? Offrirti dei doni? Ok, ci sono. Farò un falò con tutti i miei regali di questo Natale. Te lo giuro, però devi fare in modo che Lucas non ce l'abbia con me!!!, piagnucola mentalmente lui, senza il coraggio di guardare né Jessica - perché Freddie ne è certo, adesso lo odia anche lei -, né il nuovo compagno, Adam. Perché il concasata non potrà che essere incavolato nero: Freddie ha combinato un casino, e Lucas è stato scambiato con Vesper. Ed è tutta colpa sua. «Te lo giuro, non c'entro niente. Non volevo dare fastidio a Lucas... Tu sei Adam, vero? Ecco, guarda, le cose stanno così: io l'ho solo salutato, non è possibile che la prof mi abbia sentito! Per tutti gli Snasi... Non volevo fare scomodare anche te... Guarda, facciamo cos...», ma si interrompe, perché coglie un guizzo nello sguardo della Ivanova, e teme che abbia drizzato le orecchie nella sua direzione. Fortunatamente - ed utilizzare questo avverbio nel caso di Freddie è quasi una presa per i fondelli - la prof sembra non notarlo, e con la bacchetta scopre il mistero dietro la barriera. Le labbra di Freddie si curvano in una "o" di sorpresa, e rimane come uno stoccafisso ad osservare i cricetini per circa un minuto. Poi si ricorda che stava parlando con Adam, quindi continua con un: «Scusa, Adam. Ehm, scusa anche tu, Jessica. Vi stavo spiegando che non c'entro niente, cioè, non è colpa mia la dipartita di Lucas... Eeeeh non nel senso che lui sia morto, oh... Cioè... Avete capito. Ecco, comunque. Criceti, eh? Bella giornata per salvare delle vite! Lo sapete, questo lo diceva Derek Shepperd... Ehm... Uno... Dell'anatomia grigia, sarebbe tipo.... Un attore. No, eh? Come non detto. Comunque. », Freddie cerca di darsi un contegno, ma è chiaro che non ci riesca. Comincia a sudare freddo, si asciuga le tempie con la manica della camicia. E poi si ripromette di tenere la bocca chiusa, almeno fino a quando uno dei due ragazzi non abbia deciso cosa fare. Perché lui, di criceti, salvare vite e compagnia bella, non ha completamente idea. Al gruppo tocca Roxie, una cricetina che ricorda il signor Freak sotto ogni punto di vista. E' molto silenziosa, sembra quasi che abbia la febbre. Un attimo... I criceti possono avere la febbre? Boh, sì, probabile. In fondo è come un essere umano, solo... Con i baffi... La coda... E fa la cacca a forma di palline. Ma a parte questo, non cambia assolutamente nulla! Tanto più che ci sono alcuni umani che riescono a trasformarsi in dei topi. Come si chiamano? Un attimo, Freddie ce l'ha sulla punta della lingua. «Animagus!», oh bravo, mini-Freak. Allora nella tua testolina qualcosa c'è, a parte le noccioline, chiaro. Solo che, non vorrei dirtelo né mancarti di rispetto, ma gli Animagus non si trasformano solo ed unicamente in topi. «Uhm, ragazzi, poco fa qualcuno ha parlato di Innerva... Ecco, pensavo di usare questo. Sempre che io ci riesca... Sembra abbastanza universale come formula... Magari la cricetina si riprende. Oppure no... Ma in quel caso, voi non siete del secondo anno? Cioè, voi la potete salvare. Ne sono certo.», e meno male, perché se ci fosse soltanto Freddie in gioco, la povera Roxie ne vedrebbe delle belle. «Ok. Vado. Innerva...?», pronuncia, leggermente incerto, puntando la bacchetta in direzione della cricetina.

    "Parlato" - Pensato - Ascoltato | Scheda PGStat.
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Jessica avrebbe volentieri sbattuto la testa contro il banco più e più volte. L'altro membro del trio, Fred qualcosa, si era unito a loro e sembrava decisamente troppo logorroico, anche solo dalla faccia. Sperava che, però, l'avrebbe lasciata in pace perché non aveva nessuna voglia di stare a sentire alcun tipo di chiacchiere, tanto meno quelle di un primino. Ed infatti, non appena si accomodò vicino a loro, cominciò subito a blaterare qualcosa che Jessica non aveva nessuna voglia di ascoltare. Ma perché nessuno aveva rispetto per la sua voglia di dormire ed essere lasciata in pace? Insomma, paradossalmente il migliore in quell'ambito sembrava Lucas, quel giorno, che le aveva concesso a malapena un cenno del capo. Ma le andava bene così, non aveva voglia di socializzare né essere disturbata, tanto meno da chi non conosceva. Non per altro, solo che con ragazzi con cui aveva già avuto a che fare, non si sarebbe dovuta presentare e tutte quelle cazzate là. Ma evidentemente il destino non solo era stato crudele con lei, ma pure spietato. Proprio quando Jess stava riprendendo il filo dei suoi dormienti pensieri, il ragazzino se ne uscì con un urlo che le fece venire voglia di alzarsi ed uscire dall'aula. Voleva. Dormire. Era davvero un concetto così astruso ed incomprensibile? Poi, come se non bastasse, ci si doveva mettere anche la Ivanova. Aveva capito benissimo che cosa intendeva Jessica. La ragazza si ricordava ogni singolo incantesimo imparato fino a quel momento, ma ciò non voleva dire che il biennio avesse una preparazione sufficiente ad affrontare minacce concrete tipo una cazzo di strega perennemente mestruata. Non commentò ulteriormente le parole dell'insegnante e si limitò ad aprire la sua pergamena, leggendo quella frase che avrebbe potuto dire tutto o niente. No. fu la prima parola che la giovane rivolse a Freddie. No, non ho la più pallida idea di che cosa significhi e no... non ci chiamerà alla lavagna. Sbuffò, senza nemmeno perdere tempo a guardarlo, troppo stanca persino per quello. Improvvisamente, comunque, la Ivanova decise di spostare Lucas insieme a Blake e Josh. Oh, no pensò rassegnata E adesso con chi mi tocca socializzare? Ormai con Lucas era appurato che nessuno dei due avesse voglia di parlare, quindi questo scambio la scocciò un poco e sperò vivamente che le capitasse vicino qualcuno che conosceva, senz'altro, ma anche qualcuno di abbastanza discreto e silenzioso da non turbare troppo la quiete che si stava faticosamente creando. Un sospiro di sollievo lasciò le sue labbra sulle quali poi si allargò un piccolo sorriso quando apprese che il terzo compagno era Adamas Vesper, un ragazzo che aveva conosciuto proprio durante l'attentato al porto di Denrise e che aveva rischiato di morire di ipotermia per riprendere la coperta a suo figlio. Era un bravo ragazzo, un amico e anche una persona non troppo casinista. Insomma, era piuttosto silenzioso e ciò le faceva comodo in un momento come quello. Non avesse mai fatto quel pensiero, il ragazzino riprese a macchinetta come se ci tenesse con tutto il cuore a farle perdere la pazienza. Credeva davvero che Eva avesse spostato Lucas a causa sua? O Cazzo... erano davvero messi male. Finalmente, però, il ragazzino sembrò zittirsi e si voltò a guardare, timoroso, la professoressa. Ma Jessica non cantò vittoria, sapeva che non avrebbe più potuto godere del suo agognato silenzio di lì in avanti. Infatti quasi nemmeno il tempo di formulare quel pensiero, che lui riprese a tormentarle le orecchie. Senti, stai zitto un attimo? Lui non si chiama Adam ma Adamas in primo luogo e non è stata colpa tua se la Ivanova ha spostato Lucas okay? Però sarà colpa tua se finirò ad Azkaban, se non chiudi quella boccaccia sibilò la ragazza nella direzione del neo ametrino. Non voleva essere cattiva, solo che quel giorno la sua pazienza era ridotta drasticamente... e non sopportava tipo niente e nessuno, quasi. Ciao Adamas, comunque sorrise poi, portando la sua concentrazione sull'altro ragazzo. Era contenta di essere in gruppo con lui, se avessero spostato anche Freddie e messo al suo posto qualcuno come boh... Mia o Erik, per esempio, sarebbe stato decisamente meglio. Si ravviò i capelli corvini con un rapido gesto della mano ed osservò cosa si celava dietro alla barriera, visto che finalmente potevano vedere. Se aveva immaginato cose maestose, incredibili e quant'altro... beh le sue aspettative sarebbero state sicuramente deluse. Criceti. Dei piccoli cricetini, uno per gruppo. Il loro si chiamava Roxie ed era un'esemplare femmina. Ed, a quanto aveva detto la prof, il suo problema principale era la debolezza, cosa che le fece prontamente pensare ad un Innerva. Quel pensiero, tuttavia, probabilmente passò anche nella mente dei suoi compagni e fu proprio Freddie a tradurlo in parole. Ignorò le sue solite preoccupazioni e lo guardò eseguire l'Innerva. Non so, credo che un incantesimo eseguito con incertezza sia potenzialmente mortale commentò, quasi con disinteresse. Non che non avesse voglia di aiutare un cricetino indifeso, ma temeva di fare più danni che altro. Ripassò mentalmente ogni incantesimo appreso nel corso del suo primo anno e di quei mesi del secondo per cercare qualcosa che potesse essere utile, oltre ad Innerva. Ma sebbene vi fossero diversi incantesimi di cura, solo quello le sembrava adatto per curare la debolezza. Non aveva certo bisogno di essere fasciato, o di un cerotto. Innerva pronunciò quindi, anche lei, con voce salda. Almeno, cercò di infondere al suo tono molta più sicurezza rispetto a quello del suo compagno. Forse non c'entra molto con l'argomento del compito, ma viste le sue condizioni non potremmo fornirle dell'acqua e del cibo? Potrebbe essere debole anche per quello. Propose, indipendentemente dalla riuscita o meno della sua magia. Dopodiché posò la testa sul banco e rimase con le iridi scure fisse su quella palla di pelo, chiedendosi cos'altro avrebbero potuto fare per aiutarla. Era fastidioso che al secondo anno avessero solo Innerva come incantesimo che faceva al caso loro, ma doveva farselo andar bene. Posò la bacchetta sul banco e attese che anche Adamas facesse il suo tentativo.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance


    Un bell'Innerva al giorno toglie il medico di torno (?)
     
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    Ayla Holmes
    Dioptase | 16 anni

    Ayla, per quanto timida, era sempre partecipe alle lezioni, almeno a quelle che le interessavano. Anche se timidamente, era solita rispondere alle domande, dare delle risposte, quando era sicura fossero giuste. Ma quel giorno non riusciva a concentrarsi molto.
    Benché continuasse a cercare di rivolgere un sorriso il più gentile possibile a chi la salutava, come Frederick, in fondo non faceva altro che aspettare la fine della lezione per andarsi a riposare, o quantomeno poter passare in infermeria per chiedere consiglio a Skyler Mave per poter dormire meglio e far passare quell'emicrania.
    Non poté tuttavia non dedicare attenzione alla pergamena che la professoressa aveva inizialmente chiesto loro di non aprire. Da studentessa obbidiente, non l'aveva neanche sfiorata, ma non poteva negare una certa curiosità. Era forse uno dei suoi più grandi difetti, la curiosità, che era effettivamente ciò che l'aveva messa nei guai settimane prima.

    Ayla non rispose alla domanda riguardante la magia bianca, non perché non sapesse nulla al riguardo, ma più che altro perché non riusciva a concentrarsi e a mettere insieme una risposta che la soddisfacesse o un discorso ben strutturato, così rimase in silenzio e si limitò ad ascoltare le risposte degli altri, pentendosi quasi subito dopo di non aver risposto anche solo con qualche nozione basilare.
    Sospirò, frustrata, e si alzò per prendere posto insieme ai compagni con i quali le sarebbe toccato svolgere la lezione. Una volta raggiunti Jesse e Adamas, abbastanza soddisfatta dei suoi compagni di prova (aveva avuto modo di conoscere Adamas, anche se non molto bene, e Jesse le sembrava un tipo a posto), srotolò finalmente la pergamena. Rimase allora ferma a leggere e rileggere la frase che la profesosressa le aveva voluto dedicare:
    Non aspettare, non sarà mai il momento giusto.
    Si ritrovò a chiedersi che cosa volesse dirle la Ivanova: che non doveva aspettare per parlare con Nikolai? O per andare in infermeria?
    Ayla era intelligente, ma a volte così ingenua da non notare ciò che si nascondeva dietro alle cose, alle persone, ai luoghi... altra cosa che l'aveva messa in pericolo.
    Non capì lì per lì il significato della frase e decise che avrebbe conservato con cura quella pergamena per rifletterci una volta più libera e rilassata, lanciando un'occhiata interrogativa alla professoressa.
    Mentre faceva tutto questo, scoppiava una discussione tra Blake (cosa niente affatto nuova) e alcuni dei loro compagni, in particolare Joshua, che ad Ayla sembrava davvero stressato quel giorno (inutile dire che avesse iniziato ad osservare il ragazzo con più interesse da quando l'aveva salvata).
    Le voci le diedero un certo fastidio e cercò di ignorarle, dentro di sé avrebbe voluto urlare agli altri di fare silenzio ma non era da lei, si trattenne e si limitò ad appoggiarsi al banco con la testa fra le mani.
    Alzò la testa solo per guardare Cohen che entrava, in ritardo alla lezione. La professoressa fu costretta a rivedere le squadre e Cameron toccò a lei e Jesse, mentre Adamas veniva spostato. Ayla guardò l'ultimo arrivato distrattamente, non era un tipo che aveva ancora inquadrato bene, ma era suo compagno di casata e quindi lo risepettava.
    Lo salutò accennando un sorriso, concentrandosi con più attenzione sui cricetini. Si illuminò e sorrise raggiante guardando quelle adorabili pallette di pelo. Quanto avrebbe voluto tenerli! Ma temeva la fine che avrebbero fatto con Belle in giro...
    Ma erano feriti... poverini...
    Si fece improvvisamente seria.
    A loro toccò Pixie, ferito alla coda, povero cuccioletto! Uscì la bacchetta, pensando a quale incantesimo potesse tornarle più utile.
    l'Innerva sarebbe risultato alquanto inutile, non avrebbe fermato il sanguinamento, ma se quest'ultimo proveniva da una ferita, il migliore a suo parere era l'incantesimo cerotto. Ma continuò a pensarci per un po', per capire se conoscesse qualcosa di migliore. Le venne in mente anche l'incantesimo Epismendo, forse più efficace. In fondo, l'incantesimo cerotto poteva fermare si il sanguinamento ma non guarire la ferita come invece poteva fare Epismendo. Ma si chiedeva se effettivamente sarebbe riuscita a curarla, e se non fosse più sicuro semplicemente creare un cerotto per bloccare intanto il sanguinamento.
    Ci rifletté per un po', poi decise e parlò ai suoi compagni di squadra.
    Stavo pensando che potrebbero andare bene sia l'incantesimo cerotto che l'Epismendo. Proverei con il secondo per tentare di guarire totalmente la ferita.
    Prese un grosso respirò e accarezzò il cricetino per farlo tranquillizzare, poi puntò la bacchetta sulla coda sanguinante e pronunciò la formula: Epismendo.
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    Lucas Jughed Jones
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    un ragazzo sogna sempre di essere in un gruppo, rock: tutto è più grande della realtà.
    No, quella non era sicuramente la giornata tipo che Lucas voleva vivere. Non si era svegliato bene, o meglio, non aveva proprio dormito, quindi era ancora peggio di come stava andando.
    I respiri di Lucas erano pesanti e profondi, mentre cercava di non incrociare lo sguardo di nessuno.
    Ascoltò le spiegazioni della docente, ttutavia la sua testa non stava recuperando alcuna informazione utile. L'unica cosa che gli interessava è che quella spiegazione avesse fine a breve.

    Tuttavia, la docente non sembrava essere della stessa idea, tanto che proseguì con un lungo excursus su cosa fosse la magia bianca e bla bla bla «Mi sarei dovuto dare malato» fu il pensiero rapido che produsse la sua mente, mentre giocherellava con la pergamena letta da poco.
    Poi arrivò la voce di Evans a infastidire ancora di più la sua giornata, il glaciale si sollevò di poco in sua direzione «Se non vuoi che la gente ti risponda, allora non parlare» non sorrise, non calò lo sguardo, non si scomodò dalla posizione sdraiata che aveva preso.
    Quando la docente chiese di spostarsi di posto, Jug si voltò in sua direzione.
    Non stava facendo sul serio vero?
    Cosa diamine gli era saltato in testa a quella donna? Voleva fare esplodere la sua stessa aula? Non gli sembrava il caso. No.

    Jug si alzò, prendendo la sua tracolla con una svogliatezza ed una lentezza che solo un grande peso addosso potevano equipararla.
    Passò accanto al banco di Joshua, affiancando il ragazzo, mentre lo sguardo andava su Blake «Prendi appunti anche per me, Barnes.» quindi si voltò verso la docente di Incantesimi e prima di parlare, cercò con lo sguardo Erik e poi Elisabeth. Su questa si soffermò poco, quindi tornò sulla docente «Mi spiace professoressa, ma credo di sentirmi bene. Vado a fare visita a Mave.» quindi si sarebbe diretto verso la porta e l'avrebbe inforcata, per uscirne.
    Uscita dalla lezione per Lucas.
    Purtroppo è un po' di carattere difficile, quindi ho cercato di giocarlo con coerenza... sorry, mum!
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    Come on skinny love what happened here

    La Professoressa Ivanova era davvero una persona gentile e accomodante, la sua essenza alla vaniglia aveva migliorato la condizione dei suoi nervi ma solo un po’, velocemente il peso degli ultimi eventi e di quel periodo tutt’altro che tranquillo e rilassante le ricaddero addosso, così come sembrarono avvolgere anche tutto il resto della classe.
    Si sforzò di rispondere a Molly con un ” E’ perfetta…” riferito alla sua frase, anche se non era perfetta per niente, non aveva voglia di parlarne e quella semplice pergamena non aveva fatto altro che confonderla. La risposta di Elisabeth la fece sentire ancora più sbagliata, portandola ad abbassare per qualche istante lo sguardo, seppur cercò di tranquillizzarla con un generico ” Non preoccuparti”. Dopotutto Mia sapeva che la ragazza aveva ragione, era stata solo molto più schietta e diretta di lei, e aveva fatto male in un certo senso. Cercando di non apparire comunque maleducata o a disagio cercò di lanciare un’occhiata verso Tess , e anche se non poteva vedere quel che stava passando il suo silenzio e quella lontananza la fecero sentire ancora meno a suo agio. Sperava che una lezione bastasse a calmare le acque, a migliorare la situazione, ma si stava già rendendo conto che ricominciare come se niente fosse era pressoché impossibile.
    Le dispiacque per Lilith , ovviamente, non la conosceva così bene ma era chiaro che avesse subito ben più di qualche trauma e avrebbe voluto davvero aiutarla. Poteva solo immaginare come si sentisse, che cosa volesse dire essere allontanata dall’unica persona che voleva al suo fianco, ma la professoressa non sembrava davvero intenzione a cambiare idea, anche se non aveva detto niente comunque contro di lei. Certo, Blake non era il migliore mediatore del mondo, e non aveva impiegato molto ad alzare la voce e imporsi come suo solito. Non riusciva a smentirsi nemmeno adesso, nonostante quel che avevano vissuto non sembrava in grado di tenere a freno la lingua e starsene al suo posto. Ovviamente si chiese come fosse possibile , come mai tutti quanti fossero shoccati e diligenti e lui invece non potesse proprio farcela a starsene zitto. Era così scombussolata e stanca che in quel momento quel suo attacco improvviso la indispose più del solito.
    Non aveva idea di quel che fosse successo tra lui e chiunque altro, in quel preciso momento non le importava nemmeno: voleva essere d’aiuto, voleva ancora fare le cose giuste, comportarsi nel modo migliore, ma era umana e in quel momento aveva tutto tranne che la pazienza. I suoi nervi erano stati messi a dura prova negli ultimi tempi e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era un litigio: era troppo stanca per alzarsi in piedi e incominciare ad urlare, non era nemmeno sicura che avrebbe funzionato o che fosse il caso di imporsi in quel modo. Nonostante tutto ovviamente non poteva starsene zitta al suo posto, non sarebbe stato da lei e non se lo sarebbe perdonata.
    Piuttosto si sforzò di ricordarsi che la gentilezza era la chiave per tutte le cose, che bisognava sempre seguire la ragione e non le proprie emozioni e si impose di schiarirsi la voce e cercare di fare la cosa migliore per tutti. “Professoressa, forse potrebbe davvero permettere a Lilith di stare con Blake…dopo tutto quello che è successo di recente.” provò ad intervenire e no, non lo stava facendo per Blake, lo stava facendo perché le dispiaceva che una ragazza così si mettesse a piangere, e perché forse le sembrava di poter leggere nel suo comportamento qualcosa di famigliare, che le smuoveva lo stomaco e l’aveva obbligata ad intervenire anche quando vedere Barnes ripreso non le stava dispiacendo poi troppo. Avrebbe potuto dirgli qualcosa, infierire a sua volta, ma si trattenne perché riconosceva che a parlare, in quel caso, sarebbe stata solo la stanchezza.
    Ma se sperava che una misera buona azione potesse portarle fortuna, si sbagliava di grosso. La sua testa minacciava già di scoppiare quando sentì la mano di qualcuno tra i capelli, contatto che le bastò per drizzare la schiena all’istante ed irrigidirsi. Se il ragazzo fosse rimasto a portata di morso non avrebbe esitato a mordergli la mano, il polso o a lasciargli un schiaffo stampato sulla guancia, qualunque cosa pur di fargli male, a costo di sembrare una pazza. Mia non tollerava il contatto fisico, ancora meno da parte di persone di sesso maschile, e ancora meno se era un chiaro modo per farla sentire inferiore o debole. Non ebbe nemmeno bisogno di vederlo per capire chi aveva osato tanto, poteva essere solo una persona: Cameron Cohen.
    Aveva avuto a che fare con il ragazzo già più di una volta, abbastanza per capire che aveva lo stesso potenziale di Blake Barnes di farle venire una crisi di nervi, anzi forse partiva addirittura avvantaggiato: amico di Mark –si quel famoso Mark che sembrava incapace di non perseguitarla ormai da anni-, era sicuramente ancora più stupido e ancora più irritante di un Barnes qualunque. E questo la diceva decisamente lunga su quanto Mia potesse faticare a sopportarlo. Blake almeno provava a proteggerla e anche se la ragazza non era pronta ad ammetterlo, una parte di lei lo sapeva -questo non lo giustificava, certo, rimaneva comunque fastidioso--, ma Cameron sembrava avere la magica capacità di apparire ovunque e nel momento peggiore.
    Si sforzò per mantenere la calma, per non alzarsi e finire per spingerlo al muro –per fare cosa poi? Ad uno scontro corpo a corpo lei, così minuta, non avrebbe di certo potuto averla vinta, e anzi non avrebbe fatto altro che farlo sentire ancora più forte-, ma ovviamente non riuscì a trattenersi. “Oh wow, non sapevo sapessi pronunciare un Alohomora… i tuoi neuroni hanno esaurito la loro unica azione giornaliera immagino.” lo rimbeccò guardandolo male, contenta che fosse lontano da lei ma non altrettanto felice che fosse insieme a Tess. Non le avrebbe mai augurato una compagnia del genere e una vocina nel suo cervello non mancò di suggerirle che chissà, forse i due si sarebbero alleati e anche Tess sarebbe passata dalla parte di Cam e Mark. “Non lo farebbe mai, non mi farebbe mai del male” provò a ripetersi, ma senza riuscire a tranquillizzarsi del tutto.
    Abbassò poi la voce e assottigliò lo sguardo. ”Fallo di nuovo e ti ritrovi senza una mano.” lo minacciò e no, non era un comportamento da lei, Mia aveva un’etica, aveva delle regole, aveva dei valori e proprio per quello detestava Cam: in tempo zero riusciva a farla diventare una persona che non riconosceva nemmeno. Ma era stanca, aveva sedici anni, aveva vissuto esperienze che i Babbani della sua età non riuscivano nemmeno ad immaginare e decisamente quello non era il periodo migliore della sua vita, forse anche per quello finì per essere così tanto affettata pur in un contesto simile, dove forse avrebbe potuto trattenersi.
    Di certo non mancò di sospirare e alzare gli occhi al cielo vedendo la sua posizione, totalmente irrispettosa e fuori contesto. Non erano così simili ma dannazione a vederli così avrebbe detto che Barnes e Cohen potevano pure essere fratelli separati alla nascita per la loro strafottenza!
    “La magia bianca serve a riportare equilibrio, non so se hai presente. Ma non mi sorprende se non riesci a comprenderlo, o se non sai come fare un Epismendo.” lo rimbeccò prontamente. No, nemmeno Mia sapeva fare un Epismendo, non era un incantesimo del primo anno, ma ne aveva sentito parlare, aveva letto abbastanza al riguardo e in quel momento avrebbe fatto di tutto pur di metterlo a tacere, anche fingere di conoscere cose di cui sapeva ben poco. In effetti era abbastanza sicura che il ragazzo sapesse di cosa stava parlando, era un ex Corvonero, ma lei aveva intenzione di continuare a trattarlo come un idiota, quale era. Non era davvero stupido, ma quello era un suo nervo scoperto e così come lui non sembrava intenzionato a smetterla di darle sui nervi, lei non era certo propensa a risparmiarsi.
    Sperava che la professoressa lo mettesse a tacere, in realtà, si augurava che qualcuno mettesse Cameron al suo posto ma ovviamente non successe. Si sforzò di farsene una ragione e ascoltò con attenzione le direttive della docente, ancora intenzionata a fare del suo meglio per impedire a un Cohen qualunque di rovinare la sua media e il suo rendimento. Si schiarì la voce, fosse ancora solo per recuperare il suo solito ordine, e poi si concentrò sul topo che aveva di fronte: quella creatura le suscitò una pena istantanea, quella palletta di pelo ferita riuscì se non altro a catturare tutta la sua attenzione.
    Sorrise appena a Molly, alzando lo sguardo verso di lei. “Non preoccuparti, insieme riusciremo a fare qualcosa di buono” provò a confortarla perché sì, Mia era sveglia, gentile e non riusciva a non esserlo anche in momento come quello, anche quando parole confortanti di quel tipo avrebbe voluto sentirle per sé e rivolgerle a qualcun altro le costava non poca fatica. A sua volta si sporse verso la creatura, cercando di non spaventarla più di tanto e usando tutto il suo charme con gli animali per coccolarlo un po’. Avvicinò la sua mano al muso del topolino ma aspettò che fosse lui ad avvicinarsi e annusarle le dita, mentre Molly cercava di rilassarsi. Dal momento che l’altra ragazza pronunciò un Emplastrum, Mia si ritrovò a pensare che un taglio come quello, per quanto piccolo, sicuramente non poteva fare bene ad una creaturina simile e, fiducia che l’incantesimo della sua compagna andasse a buon fine, optò per un ”Innerva” che eseguì con attenzione e precisione, nella speranza che andasse a buon fine e potesse aiutare il piccolino a riprendersi più in fretta.
    Mia Freeman-SHEET-STATISTICHE-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Ametrin
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    Adamas Vesper
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    Quella lezione era un continuo cambiare di posto: non era ancora riuscito quasi a parlare coi suoi compagni di banco, che ecco che l’arrivo di un altro studente (o forse il biglietto di Theresa alla prof? Chi avrebbe mai potuto sapere la verità, se non Eva stessa?) aveva scombinato le carte in tavola.
    Adamas salutò con un sorriso Mia e Jesse, prima di alzarsi e raggiungere il suo nuovo posto. Gli spiaceva dover abbandonare il ragazzo, ma se la prof aveva deciso così era giusto stare ai suoi ordini, nonostante paresse strano quel reimpasto generale. Ma chi era lui per far notare ad un docente cose simili e intromettersi nel suo modo di gestire la classe?
    Jessica, beh, ovviamente la conosceva già; la salutò con un sorriso, nonostante gli ricordasse un tempo che ora sembrava lontano in cui si era messo in ridicolo, prendendo il volo per Appellare una coperta al suo bimbo. A volte sognava ancora di prendere il volo in quella tormenta, e quando succedeva si svegliava più per la vergogna che per la paura.
    L’altro ragazzo non lo conosceva, o meglio: sapeva di averlo già visto ad Hogwarts, e che quasi sicuramente erano stati compagni Tassorosso; il cognome lo ricordava. Tuttavia non ricordava di aver scambiato con lui molte parole.
    “Ehm… non è colpa tua, il cambio posto - e boh… sinceramente, non credo sia proprio colpa di nessuno… comunque, per me non è un disturbo…”
    Prima tuttavia che potesse correggere con gentilezza Frederick (almeno, gli pareva che quello fosse il suo nome), il suo compagno Ametrino fu redarguito un po’ troppo duramente da Jessica.
    ‘Non è molto gentile… ok, non è stato un periodo facile… però…’
    “Ciao Jessica - sono felice che siamo insieme a lavorare… Però dai - non trattarlo così. È un periodo difficile per tutti… non litighiamo tra di noi…” le avrebbe detto, con tono gentile e, per quanto possibile dall’alto del suo poco carisma, diplomatico. Ma non gli sembrava affatto giusto che le persone sfogassero le proprie frustrazioni le une sulle altre, soprattutto in pubblico: era un modo di agire così plebeo.
    “Ehm… ciao, Frederick - Freddie - Fred… come preferisci essere chiamato? Comunque… come ti ha detto un po’ alacremente Jessica, il mio nome è Adamas… comunque, non ti preoccupare: quasi nessuno lo azzecca al primo colpo… comunque no, sono anch'io al primo anno. Siamo entrati insieme quest’anno...”. Freddie sembrava un ragazzo ancora più socialmente impedito di lui, e per questo Adamas sentiva una certa affinità; tuttavia, sembrava anche molto più svampito di lui, e questa cosa, per quanto adorabile, era alquanto buffa. Forse per quello Jessica se la stava prendendo un po’ troppo con lui.
    ‘Oddio - ma che è oggi? Siamo tutti coi nervi a fior di pelle. E soprattutto… da quando parlo così tanto con le persone?’
    “Ehm… sì, ho parlato io di Innerva… effettivamente, la piccola Roxie sembra essere solo un poco spossata…” disse, mentre gli altri due compagni di lavoro avevano già lanciato quell’incantesimo sul povero animale. “Comunque… forse Jessica ha ragione sul fatto che potrebbe avere anche fame e sete… insomma, l’Infermiere Mave quando…” stava per dire “quando ho avuto gli incubi su Naga”, ma si era fermato in tempo, prima di far rivivere a tutti ricordi poco piacevoli “sì, insomma, quando ero troppo stressato e poco in forma, mi ha suggerito anche di modificare un poco l’alimentazione, e bere di più - ha detto che poteva giovare alla mia salute… insomma, un criceto è comunque un mammifero. Forse possiamo intervenire anche così…”
    ‘Ma che razza di cibo può andare bene per un criceto? Forse qualche vegetale dolce… tipo le carote?’
    “Non lo so… da una parte userei un Accio per richiamargli del cibo… dall’altra però come dici tu Jessica, ho paura di andare fuori tema…”
    ‘E non voglio fallire un test perché uso un incantesimo non utile ai fini della lezione… per quanto potrebbe effettivamente essere utile al criceto… uffa, che dovrei fare?’
    Restò un attimo combattuto tra le due possibilità, prima di prendere un’effettiva decisione.
    “Ok, proviamo col pensiero anticonformista. Accio verdura!” avrebbe cercato di Appellare qualche verdura (carote, insalata, legumi... insomma, qualunque tipo) che potesse rifocillare la povera creatura (si sperava) già ritemprata da due Innerva. Gli avrebbe porto dolcemente il cibo, senza prenderlo eccessivamente in mano: aveva paura potesse risentire del contatto troppo prolungato, non essendo il suo animale domestico. I criceti sembravano animaletti timidi, e non voleva essere troppo invadente nei suoi confronti, soprattutto visto che non era al massimo delle energie. Se fosse stato necessario, però, gli avrebbe retto il cibo in modo che fosse più semplice per lui mangiarlo.
    “Spero di non aver fatto una sciocchezza…” mormorò ai suoi compagni di banco. Se avesse fallito la prova, come avrebbe reagito Adamas?
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Uso Accio per richiamare delle verdure per il criceto... e non so se possa essere utile, ma in caso attiverei il quirk seguente.

    Io so cosa voglio: Adamas ha le idee chiare per quanto riguarda i suoi accessori. +1 Intelligenza se appella qualcosa; +2 se lo fa per procurare qualcosa a qualcun altro: è un bravo ragazzo, lui. (Ovviamente in questo caso il qualcun altro sarebbe il criceto XD)


    Giadì Freddie Freak
     
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    Quella non era solamente tensione, quella era una sorte di rabbia repressa e cose non dette che alla fine sarebbero esplose come dinamite a contatto con del fuoco. Blake era così. Aveva una reputazione che si era costruito per i suoi comportamenti srontati e molot molto imprevedibili. Sapeva benissimo che qualsiasi cosa gli altri pensavano di lui poteva essere giusta e sbagliata allo stesso tempo. Perchè era fatto veramente in quel modo, poteva stare ella giornata migliore del mondo e comportarsi come una persona normale oppure svegliarsi storto e boom, diventare un pericolo, inoltre sotto pressione Blake tendeva ad essere come una pentola a pressione un pò rotta, poteva tanto esplodere,non fare assolutamente niente. Era lunatico ed istabile in più soffriva di attacchi di rabbia. Insomma era un "Bipolare con il dramma", se lo era scritto anche in una canzone precedentemente e la cosa oramai era stata accettata da lui. Ma come poteva andare avanti fino a fine lezione? Sentì le parole di Joshua. Sicuramente avrebero dovuto parlare ma era evidente che anche lui non stava poi messo così bene ad umore, poi sentì Lucas. Quasi gli venne da ridere della situazione, ma non riuscì a rispondere proprio niente in quanto la Ivanova si diresse verso di lui. Le parole, come al solito gli arrivarono dritte dritte come uno schiaffo in faccia. Quella strana voglia di dover per forza avere un battibecco con i docenti doveva capire da dove arrivasse. Eppure il fatto era proprio quello. lui era così con i professori se si sentiva a suo agio perchè, anche se non lo avrebbe mai ammesso, li vedeva come una sorta di genitori. Specialmente Eva e Lance. Loro erano stati fondamentali per la sua crescita emotiva, anche se ovviamente c'era molta, moltissima strada da fare. Sgranò gli occhi e gli venne spontaneo alzarsi dal banco e dare un pugno sul quel legno. Non era una sfida con la Ivanova, non era quello il punto, non voleva spaventarla ne tanto meno credeva che una donna di quel genere potesse farlo. Se fosse ancora viva l'andrei a prendere a calci in culo. Ha ragione ho sbagliato a mettere in pericolo la mia ragazza e ne ho pagate le conseguenze, ma non mi pento di quello che ho fatto. Ok, le cose degeneravano abbastanza velocemente nella testa di Blake e la cosa veramente brutta era che effettivamente non aveva avuto nessun tipo di ripensamento su quello che aveva fatto. Si era preso lo schiaffo in faccia da Lilith e non aveva detto niente, suo fratello gli aveva levato la bacchetta e non aveva fatto niente per disobbedirgli, aveva addirittura lasciato che Eilidh curasse Lilith - come se fosse lui a dover decidere - aveva avuto lo sguardo di Erik e Jesse addosso come se neanche fosse davvero un terrorista! Marcato a vista anche dalla Lynch e da ogni professore esistente in quel diavolo di castello. Ma no, se in quel momento avesse avuto Naga di fronte avrebbe fatto la stessa cosa, se non molto peggio. La sua fidanzata non gli parlava più, nessuno sapeva cosa diavolo le era successo, quella stronza di una medimaga non diceva niente senza contare che aveva deciso di scoparsi suo fratello proprio in quel periodo di merda, i suoi compagni lo ritenevano un pericolo pubblico da tenere sotto controllo ed a vista. Blake non era solo sotto pressione, era completamente fuori controllo. Strinse i denti e l'indifferenza di Eva lo annientò in tre secondi. Poi sentì le parole di Mia ed alzò un sopracciglio. Cosa vuoi fare per convincere la prof? Ti getti nelle braccia della barriera e vedi se questa volta riesci a morire?No, non era gentile con nessuno. Clarke è forte ed io sono qui. Quanta presunzione in una sola frase. Ma non lo faceva per fare colpo su nessuno, Blake credeva in Lilith in una maniera smisurata, era riuscita in un miracolo e lui sapeva che era forte, doveva solamente capirlo di nuovo. Lei era un prefetto, era grandisosa in tutto quello che faceva. Doveva solamente ricordarsene e lui era li per quello. Voleva bene anche a Mia ma con lei era così arrabbiato che ancora non riusciva a darsi pace davvero. Si rimise seduto e questa volta fu Lucas a fargli alzare un sopracciglio. Alzò gli occhi al cielo. Ehi!Jones non prendo gli appunti per me figurati per te! E se te ne vai, così... sei solo un cazzo di vigliacco! Prendi quel culo da pezzente e siediti. Oh si aveva capito in pieno cosa voleva dire la Ivanova con "Barnes modera i termini!" Ma infondo si stava rivolgendo ad un suo compagno di classe no? Sbuffò e poi erano davvero tutti e tre nello stesso banco? In realtà non era arrabbiato con Joshua per qualcosa in particolare, ma era arrabbiato perchè non si era schierato con lui, ma seplicemente contro di lui. Insomma in quel momento Blake non capiva il suo gesto e per questo, il prima possibile voleva andargli a parlare. Assolutamente. Si, suo fratello aveva salvato Lilith con la magia bianca ma lui non era suo fratello e per il resto della spiegazione della professoressa stette in silenzio guardando di tanto in tanto Lilith. Forse avevano ragione tutti, lui era stato la condanna a morte di quella ragazza, della persona che adorava di più di tutti. Si morse il labbro. Cavolo! Doveva davvero trovare il modo di sfogare tutto quello che gli stava passando dentro la testa, doveva trovare la soluzione per liberarsi di tutto quello, se no sarebbe stato veramente un pericolo prima per Lilith e poi per gli altri. Peccato che degli altri, incluso se stesso, non gli importava.
    Gin. La creaturina di cui dovevano prendersi cura. Lucas aveva deciso di andare via e quindi rimanevano solo lui ed il vecchio Evans. Loro erano amici? Prima ancora di prendere la sua bacchetta guardò il suo compagno. Perchè? Lo guardò dritto negli occhi. Si, non era il momento, era ovvio che non era il momento, ma non riusciva ad avere una mano ferma e doveva ritrovare la lucidità(?), ritrovare? o Forse trovare e basta. Guardò di nuovo Lilith e poi la Ivanova. Si, gli serviva una stanza dello spazio e del tempo per urlare talmente forte da riuscire a liberarsi di tutto quello. Fece un respiro profondo. Lui conosceva il Reinnerva, glielo aveva insegnato la Ivanova per rendersi utile con Lilith e non era riuscito neanche a ricordarsene. Innerva! Forse non era il momento di farlo, non adesso con la scarsa concentrazione che aveva. Forse appena sufficiente per far si che riuscisse l'incantesimo del primo anno. Insomma la versione meno estesa di quello che in realtà lui conosceva. Doveva stare tranquillo, almeno in quel momento. Se non per lui, almeno per Lilith.
    ✕ schema role by psiche
     
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    Theresa van Aalter ( ▲ Scheda |▼Stat ) - 16 anni -Lycan - Ametrin - I Anno
    «Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del Rey
    Era assolutamente certa del fatto che fosse stata cristallina nel suo messaggio indirizzato alla Ivanova, tant’è che sembrava aver preso bene la notizia di voler approfondire la sua curiosità riguardo la magia Bianca. Però riguardo Clarke, forse c’era un motivo se non l’aveva spostata assieme a Blake, di sicuro ci doveva essere ma Theresa non lo comprese anzi, sbuffò evidentemente contrariata ma con l’aria di chi ci avesse anche un po’ perso le speranze per poi voltarsi un’istante verso Mia, sentendosi osservata. Fece una smorfia verso di lei comunicandole un inequivocabile “e ti pareva.” Poi si rivolse direttamente a Lilith scrivendole sul proprio blocchetto una frase indirizzata a lei

    “ci ho provato.” e fece spallucce, tendendo le labbra in un ulteriore smorfia. Il tipo di lezione era utile, senz'altro e magari se il clima fosse stato meno pesante sarebbe stata sicuramente apprezzata, però ora come ora… Si era già accorta del clima che aleggiava fra Jones, Black ed Evans e verso quest’ultimo fece un gesto per richiamarne l’attenzione, dato che era distante per via del cambio di gruppo. Lo guardò in maniera significativa, alternando un rapido sguardo verso Blake come se intendesse comunicargli qualcosa riguardo a lui e poi mimò il gesto dell’andare piano, aprendo entrambi i palmi e muovendoli appena verso il basso. Poteva significare tante cose messo lì in quel contesto, ma il suggerimento più ovvio era che stesse cercando di supportare Joshua nell'aver toni tranquilli e nel lasciar correre. Lascialo perdere, che ha ancora le palle rigirate. Non era facile, se ne rendeva conto che non era affatto facile ma se non altro riponeva delle speranze nel temperamento del ragazzo. Ma quando incominciò ad esser tagliente nei confronti di Mia non ci vide più, ma come si permetteva?! Aveva proprio oltrepassato il limite. Prese a distaccarsi dal gruppo per raggiungere Blake ad ampie falcate, fino ad arrivare a portarglisi abbastanza vicina e nel mentre mostrò tutta la sua frustrazione finora contenuta snudando i denti e ringhiando neppure fosse un animale selvatico, frapponendosi nella visuale fra lui e la Freeman. “Rrrhrrrrhhrrhhhhrh...!” Lo guardò in maniera tagliente stringendo gli occhi, mentre fece solamente il gesto di risollevare la manica destra, mettendo in mostra ciò che non desiderava ma che al contempo rappresentava la sua forza, il braccio con cui giocava a tennis e colpiva bolidi, che diversamente dal sinistro era molto meno armonioso e con maggior muscolatura, che nonostante il mese in cui aveva patito la fame e le torture non era stata intaccata così pesantemente. Il suo poteva ancora essere un pugno valido a tirare bei ganci. Vedi di finirla, siamo tutti sull'orlo di una crisi di nervi qui, le palle che mi girano a ventola ce le ho anche io, FIDATI! Sperava però che bastasse quell'azione dimostrativa e non di dover passare ai fatti.


    La prova che dovevano superare riguardava essenzialmente il cercare di mettere in pratica della magia bianca, non era importante che non avessero le basi per poter lanciare l’incantesimo corretto, ma sembrava più importante focalizzarsi su cosa lanciare sul paziente, poiché ogni cricetino mostrava sintomatologie diverse. Tess si avvicinò a Lennox all’interno della gabbietta e lo squadro cercando di assumere una posa da pensatore e l’occhio clinico prima di prender posto al tavolo. Non sembrava riuscire a muoversi in maniera agevole, zoppicava con la zampina destra che faticava ad appoggiare e continuava a tremare, con gli occhi lucidissimi e che lacrimavano. Il problema più evidente era sicuramente la zampa, ma sembrava aver preso anche tanto freddo. Forse anziché cercare di curare quella, bisognava prima placare i brividi di quella che sembrava molto essere una febbre o un indebolimento. Emplastrum sicuramente non andava bene, era più consigliata per una lesione leggera di tipo fisico ed Epismendo, altro incantesimo curativo che stava venendo utilizzato da Adamas al tavolo adiacente sul loro piccolo paziente peloso sembrava ottimo per poterne guarire la microfrattura, ma un raffreddore generico? E allora si ricordò di quando Erik le fece passare il malessere della nausea con un Innerva, magari poteva funzionare anche in quel caso. Era oltre le sue possibilità, ma doveva tentare. Puntò il piccolo roditore con la bacchetta e fece un paio di piccole prove, agitandola, come se stesse cercando di prender la mira e di calibrarne la delicatezza del tocco, poi richiamò a se l’idea di quella luce bianca che sarebbe stata irradiata dalla bacchetta, una luce calda, curativa, che avrebbe potuto ristabilire in breve il suo piccolo paziente. Formulò l’incantesimo nella sua mente e mosse le labbra cercando di scandirlo “Inn-… Inner-… Innnner.” Conteggiò mentalmente dopo una lunga espirazione, si sarebbe presa tutto il tempo necessario, stavolta chissenefrega di cosa avrebbe pensato chi era in gruppo con lei. Coraggio. Manca poco. “Innerva!” Scandì a fatica con il fiatone, sforzandosi per poi accompagnare con il gesto l’incantesimo verso il roditore. Non sapeva quali effetti ne avrebbe sortito, sperava solo di farlo sentire meglio, povero Lennox. Gli altri si sarebbero occupati di lui in caso non fosse riuscita nel suo intento e della zampetta, avevano altri tre tentativi per poterlo curare dopotutto.
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    Elisabeth Lynch
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    La tensione all'interno dell'aula toccò vette inarrivabili quando la Ivanova, pensando di fare il bene dei suoi studenti, decise di mettere allo stesso tavolo tre bombe ad orologeria, pronte ad esplodere. Se fossero stati altri gli studenti richiamati la Lynch non si sarebbe neanche preoccupata di alzare lo sguardo dal suo banco, ma in quel momento al centro della gogna vi erano tre persone a cui lei teneva di più e due di quelle avevano delle tensioni per colpa sua. O almeno credeva che così fosse. Avrebbe voluto alzarsi e fermare quello scempio ma Lucas fu più lesto di lei nel prendere le sue cose, avvicinarsi alla docente di Incantesimi e poi dirigersi oltre la porta chissà dove.
    Dovrei forse seguirlo? Ma furono le sue nuove compagno di banco a tenerla ancorata a quella sedia, tranquillizzandola ed accettando le sue scuse per come si era rivolta loro con stizza. Tutta quella tensione stava creando danni anche a lei, rendendola ancora più insopportabile rispetto al solito. Gli parlerò dopo. Ma poi l'avrebbe davvero fatto o avrebbe lasciato che sbollisse da solo quella rabbia che vedeva ingiustificata? In fondo Joshua aveva fatto una domanda più che lecita circa la natura di quella barriera che la Ivanova, dopo aver ricambiato i trielli di lavoro, fece cader giù con un colpo della sua bacchetta rivelando la presenza di banconi di lavoro con al centro una gabbia contenente un piccolo criceto. La volontà della docente, una volta occupato il tavolo da lei indicato era quello di esercitarsi con gli incantesimi di cura su quegli esserini un po' indifesi. A lei, Molly e Mia capitò un piccolo cricetino con un taglio su cui apporre bende o cerotti.
    Vide la rossa un po' preoccupata su come approcciarsi con le materie di cura ma la ragazza bionda fu più lesta nel tranquillizzarla. Che ne dici Rain, vuoi uscire un po' da questa gabbia un po' bruttina? Forse era per quello che l'esserino era un po' preoccupato e squittiva, e lei, che era stata in una gabbia un po' più grande, poteva tranquillamente mettersi nei suoi panni. Non ci pensò due volte, dopo che le due ragazze tentarono i loro incantesimi di aprire la gabbia e porre la sua mano mancina davanti a quella porticina e attendere che l'animaletto si abituasse al suo odore, con la speranza che andasse ad occupare tutto lo spazio del palmo della sua mano. Ma lo sai che sei proprio bellino? Con l'indice avrebbe carezzato la testolina, per poi invogliarlo a posarsi sul tavolo da lavoro. Ora che ne dici di stare qui buono mentre provo a curarti questo brutto taglietto? Per logica avrebbe dovuto castare anche lei il cerotto tentato da Molly, ma visto che era un incantesimo che aveva acquisito al primo anno preferì riprendere il manuale e sfogliarlo fino a quando non trovò proprio l'incantesimo che aveva citato nella risposta data all'Ivanova su un esempio di Magia Bianca. Questo potrebbe andare, visto che dovrebbe generare delle bende. Avrebbe preso la bacchetta e dopo un'ultima carezza a Rain l'avrebbe puntata sulla sua ferita tracciando un otto perfetto. Ferula!


    Can you get a clue?
    CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



    Ho cercato di dare una cronologia degli eventi basandomi sul post della Ivanova.
    Lucas Jughed Jones, Jesse Lighthouse, Joshua B. Evans, Blake Barnes, Mia Freeman, Molly Jane Trouble.
     
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    Senza dir nulla si limitò a ricambiare il saluto di Tess con un rapido cenno con la mano destra. Le cose tra i due ragazze erano estremamente complicate e per più di una ragione: lei era convinta di essere stata tramutata in un licantropo dall'ametrino, il quale però non aveva vividi ricordi dell'accaduto e quindi non riusciva a comprendere fino in fondo il vissuto di lei. Poi, diciamolo, da quando si erano risvegliati dalla loro forma di lupo uno vicino all'altra il rapporto che avevano avuto fino a quel giorno non parve più lo stesso. Caspiterina. Al momento le preoccupazioni del giovane erano più rivolte a mantener intatto il suo segreto rispetto a comprendere lo stato emotivo della compagna di casata. La sua più grande paura si stava avverando, doveva in qualche modo distrarsi e concentrarsi sulla lezione parve essere lo stratagemma più adatto.
    Le soddisfazioni giunsero prima di quanto previsto. Stava ripensando a quando la docente parve piuttosto compiaciuta del proprio intervento e ciò garanti al licantropo un sorriso a trentadue gradi, sperando di trovarsi sulla strada giusta per un buon voto. Non posso andare male in questa materia. Incantesimi è la base per qualunque altra disciplina magica. Insomma, proprio quella materia possedeva al suo interno alcuni degli incantesimi più basilari del mondo magico, ma anche molti dei più complessi.
    Quando la prova pratica si presentò, Erik non poté far a meno di strabuzzare gli occhi. Ohw, sono bellissimi! Il ragazzo adorava gli animali e quelli di piccola taglia come i criceti lo riuscivano a rendere allegro come pochi altri. Purtroppo le creature in questione erano ferite e ogni gruppo avrebbe dovuto occuparsi di alleviare il loro malessere con la magia bianca.
    Si lasciò andar ad un profondo respiro e come prima azione pensò bene di analizzare quali fossero le condizioni del piccolo Lennox - probabilmente maschio dato il nome che gli era stato dato. Ciò che aveva in mente il moro era svolgere una breve diagnosi, in fin dei conti la Magia Bianca se mal eseguita di bianco non aveva proprio nulla. La tensione era alta e l'atmosfera così tesa che si poteva tagliare con un grissino. L'espressione dolente della piccola creatura lasciava intendere come ci fosse qualcosa che non andava, tuttavia come spesso accadeva i problemi non giungevano mai soli. Avvicino l'indice sul dorso del criceto, affondando in quel suo pelo morbido fino a poter delicatamente accarezzare la pelle. E' caldo, probabilmente ha la febbre. Immagino che non abbiamo modo di preparare una Pozione Pepata. Quella sì che avrebbe risolto quel piccolo problema, tuttavia in quel momento fu Theresa che scelse di farsi avanti per l'esecuzione dello stesso incantesimo che a settembre Erik usò su di lei. Grande, potrebbe funzionare! Era piuttosto ottimista anche se le condizioni in cui si trovava la ragazza a settembre e il criceto in quel momento erano un po' diverse. Un tentativo è però un tentativo. Dalla posizione della piccola creatura rilevò un dettaglio che riuscì a stringergli il cuore: la zampina destra era leggermente alzata e pareva non toccar terra. Vuoi vedere che... Piccolino, ce la fai a muoverti un po'? Ovviamente non si aspettava una risposta, tuttavia il restare in quella posizione - lui che era un licantropo lo sapeva - non era affatto comoda, poiché il peso del corpo era maggiormente sorretto dagli arti sinistri del suo corpo. Deve aver un problema alla zampa destra. Affermò a voce alta, ragionando poi su come agire. Conosco un incantesimo curativo del secondo anno, io potrei cercar di rimettere in sesto la zampa, ma poi credo ci sarebbe bisogno di fasciarla. Ho paura che se la ricominci ad usare da subito potrebbe in qualche modo riaprire la ferita.
    Purtroppo quella era l'unica idea plausibile. Il cuore batteva all'impazzata e la destra con estrema lentezza tirò fuori dalla dei pantaloni il proprio catalizzatore magico. Lo puntò sulla creatura e chiuse gli occhi. Aveva bisogno di concentrazione. Nonostante il chiacchiericcio di fondo che aveva generato quella prova pratica, il moro cercò di isolare ogni singola voce e di disegnare su quella tela nera della sua mente un se stesso fittizio di fronte a quel criceto così tenero. Erano solo loro due. Cominciò a contare lentamente fino a dieci, intanto l'olfatto si abituò all'odore della creatura e l'attenzione poté dirigersi totalmente sulla ferita che spingeva Lennox a soffrire. Stai tranquillo, ci sono io. Sì, probabilmente ai suoi compagni di banco sarebbe sembrato pazzo, tuttavia Erik ci teneva particolarmente alla buona riuscita di quell'incantesimo. Non si trattava solo del voto di una lezione, ma della salute di un essere vivente. Se avesse fallito con quale coraggio si sarebbe guardato allo specchio? Ora basta, è giunto il momento di agire.
    Focalizzò il manifestarsi della magia. Se tutto fosse andato come sperato la bacchetta sarebbe stato il mezzo grazie al quale l'incantesimo sarebbe riuscito. Se così fosse stato, la Magia Bianca avrebbe risaldato la microfrattura, intervenendo su articolazioni, muscoli o ossa inerenti alla zona mirata. Nelle più rosee delle aspettative, a seguito dell'incantesimo Lennox sarebbe riuscito a poggiare nuovamente a terra quella zampina e se solo avesse mostrato un'espressione diversa da quella dolente che aveva stampata sul volto Erik avrebbe avuto la certezza di essere riuscito nel suo intento. Ok, ci sono.
    Riaprì gli occhi e avvicinò ancor di più la bacchetta alla creatura per eliminare ogni margine di errore. Con essa tracciò delicatamente una linea sopra la zona lesa e con lo stesso tono di chi annunciava la più sentita delle preghiere, la supplica più grande e la più sincera supplica, la voce fuoriuscì dalla sua bocca. Epismendo!
    Oramai i giochi erano conclusi, non restava altro da fare se non incrociare le dita.

    RevelioGDR
     
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