Lezione biennio - Ottobre

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    Brian Ensor | Docente DCAO

    3 Ottobre 2019


    Era mattino, tuttavia nessun studente quel giovedì poté svegliarsi con la calda luce del sole. Cupe e tetre nubi coprivano il cielo, una moltitudine di gocce d'acqua si infrangeva con violenza contro la solida pietra del castello e di tanto in tanto il rombo di fragorosi tuoni riecheggiava nel cielo.
    Quegli stupidi mocciosi son capaci di correre fino a Denrise sotto il temporale per sfuggire alle mie lezioni. Pensò il docente mentre osservava l'esterno di Hidenstone per mezzo di un'ampia finestra posizionata all'estremità della sua aula. Era ancora presto, per l'esattezza mancavano quindici minuti per l'inizio della propria lezione e anziché leggere la Gazzetta, il docente preferiva prendersi un po' di tempo per se stesso. In fin dei conti doveva ancora carburare ed era ben conscio che quella di oggi sarebbe stata una lezione impegnativa per tutti.
    Il precedente pomeriggio aveva fermato i prefetti delle tre casate, chiedendo loro di fissare nella bacheca delle rispettive sale comuni il seguente avviso:

    Gentili studenti del secondo anno,
    vi comunico che domani, giovedì 3 ottobre, vi unirete ai ragazzi del primo anno per la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Non fate tardi o voi e la vostra casata ne pagherete le conseguenze.
    Brian Ensor


    Ciò voleva dire lezione di Difesa alle 8:30 per tutti.
    Sbadigliò sonoramente, incamminandosi poi verso la cattedra dove finì per sedersi e riprendere a contemplare il proprio caffè amaro. Amaro come la vita. Amaro come questa scuola del cazzo.
    Per raggiungere l'aula di Difesa era necessario attraversare l'intero corridoio del primo piano e girar poi a sinistra. C'erano pochi gradini che invitavano a scendere e dopo di essi la visuale era interamente coperto da un grande e solido portone in legno di faggio. Per aprirlo il docente aveva pensato ad un ingegnoso meccanismo: la maniglia era a forma di salamandra, per entrare gli studenti avrebbero dovuto dargli fuoco - nel modo in cui era loro più congeniale - e pronunciar a voce alta il proprio nome. Fatto ciò la porta si sarebbe aperta, il fuoco spento e allo stesso tempo un inchiostro cremisi spuntava il nome del ragazzo appena arrivato. Tutta scena? No, così facendo Brian poteva evitar di tenere il registro sempre sotto mano e se non altro impediva agli studenti di entrar tutti insieme facendo chissà quanto chiasso, salvandoli così da una brutta fine ancor prima che la lezione cominciasse.
    L'aula era parecchio ampia e la sua formazione ricordava vagamente quella di un anfiteatro. Una volta entrati gli studenti si sarebbero trovati di fronte ad alti spalti che proseguivano a semicerchio a destra e sinistra, mentre avanzando verso la cattedra avrebbero continuato a scendere i gradini fino ad arrivare ad un modesto cerchio dove al centro si trovava il docente che da pochi mesi era stato nominato direttore dei Black Opal. La luce all'interno della stanza non era artificiale, tuttavia a causa delle nubi non era molta, ragion per cui accese i bracieri sorretti da inquietanti statue di gargoyle che si trovavano ai lati di ogni fila.
    Gli studenti avrebbero potuto prendere posto dove preferivano, oramai avevano imparato a conoscere un pochino Brian e sapevano che se non si sedevano nelle prime file di loro spontanea volontà sarebbe poi stato lui a spostarli e con metodi ben poco ortodossi.
    I rombi di tuono continuavano ad insistere durante l'entrata di ogni studente e dopo che questi avessero preso posto, sul loro banco avrebbero trovato dei simpaticissimi fogli di pergamena che riportavano il seguente titolo: test a sorpresa.
    Credimi, non vuoi sbirciare prima del via. Disse con tono minaccioso a qualunque studente che, nel corso del mese precedente, aveva mostrato un carattere più frizzante di una coca cola lasciata aperta in frigo per più di tre settimane.

    RevelioGDR


    Benvenuti alla prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
    Nel corso della role sarete valutati per ogni vostro post, ogni scelta e, soprattutto, per la coerenza con l'ambientazione e il vostro stesso pg. Tendo a penalizzare ogni cosa descritta da voi che vada in contraddizione col mio post, ragion per cui vi invito calorosamente a leggere con attenzione anche se alla fine di essi ci sarà sempre uno specchietto riassuntivo o di indicazioni come questo.
    Nel corso della role vi potrà sembrare che Brian vi odi tutti, ma non preoccupatevi, si tratta unicamente del PG. Detto ciò vi comunico che la scadenza per arrivare in orario è per Lunedì 7 alle 23:59.
    Detto ciò vi auguro buona scrittura e spero che questa lezione possa divertirvi ù.ù
     
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    Adamas Vesper
    Studente | 17 anni

    Era passato un mese dal suo ingresso in Accademia: abbastanza perché la sua vita da studente diventasse routine, ma di quelle che psicologicamente non pesano ancora. Aveva iniziato addirittura a farsi degli amici, se così si poteva dire: ma insomma, con Blake e Nikolai aveva parlato di sé più di quanto non avesse fatto durante gli anni ad Hogwarts, e con alcune delle ragazze aveva finalmente intrecciato un rapporto che andava oltre il ripetere “Sono Adamas Vesper” in maniera ossessiva, anche se per ora solo durante le lezioni.
    Non che si fosse preso molto tempo per sé: si era ritrovato, se non sommerso dagli studi, comunque impegnato. Tuttavia l’Accademia lo stava appassionando: per quanto ammetterlo sarebbe stato un colpo al suo orgoglio (poiché il padre avrebbe vinto la loro “scommessa”), tuttavia si trovava in un ambiente ben più stimolante di quanto aveva immaginato. Inoltre, la moltitudine di studenti e adulti Nati Babbani o Mezzosangue era utile per apprendere di più sul mondo Babbano di quanto, forse, non avrebbe fatto nel corso di un anno sabbatico.
    ‘Mezzosangue - che parola volgare. Dovremmo smetterla con questa distinzione basata sulla discendenza. Oramai è completamente anacronistica.’
    Non si rendeva conto che il motivo per cui trovasse quella parola tanto insultante fosse che, per tutta la sua vita, aveva sentito pronunciarla quasi esclusivamente con tono denigratorio.
    Perso in questi pensieri, stava procedendo verso il primo piano: aveva appena finito la sua colazione leggera, e aveva deciso di non disperdere energie inutilmente per fare esercizio fisico mattutino come suo solito: molto meglio conservare quelle energie per la lezione. Quel giorno si sarebbe infatti tenuta una lezione congiunta di Difesa Contro le Arti oscure; probabilmente il professor Ensor voleva più studenti nelle sue grinfie, in modo da poterne punire di più. Era un ragionamento, per quanto vagamente estremo, probabile; soprattutto se gli stessi studenti che lo ammiravano di più, come Blake, lo descrivevano quasi come l’Anticristo sceso in terra.
    ‘Ci siamo quasi… la porta a sinistra, alla fine del corridoio. Beh, ringraziamo il Cielo che Ensor non abbia dato sfogo a tutta la sua misantropia, altrimenti ci saremmo ritrovati l’aula chissà dove.’
    Percorse gli ultimi metri, mentre udiva il frastuono dei tuoni e la pioggia scrosciante, quasi come se il meteo volesse avvertirli tutti che quel giorno sarebbe stato una disgrazia. Quel giorno, trattandosi di una lezione di Ensor congiunta, probabilmente l'aeromanzia spicciola di Adamas era azzeccata.
    Scese i gradini che lo separavano dal possente portone dell’aula; probabilmente era in anticipo, ma il suo piano con il docente di Difesa Contro le Arti Oscure rispecchiava il suo modus operandi con le passate lezioni private con il padre: entrare nell’aula, salutare cortesemente con tono neutro quasi fosse un automa (affascinante parola Babbana che aveva appreso da poco), sedersi in prima fila e stare in silenzio ad aspettare l’inizio della lezione. Rispetto alle lezioni con Olwen, in cui talvolta si lasciava andare a qualche chiacchiera pre-lezione, era un modo di agire ben più asettico e diligente.
    ‘Riduciamo al minimo il rischio di punizioni. Anche se sai bene che odi questo metodo, vero Adamas?’
    Puntò la bacchetta verso la maniglia, prima di disegnare un 8 in aria e scandire “Farfallus Explodit!” per darle fuoco; appena ciò fosse successo, avrebbe quindi scandito il suo nome “Adamas Vesper” in maniera chiara e concisa. Quel metodo di fare l’appello si addiceva davvero al docente: asociale, potenzialmente pericoloso e funzionale.
    Aspettò che la porta si aprisse, per poi entrare nell’aula: la vista dell’anfiteatro la prima volta lo aveva lasciato senza fiato, e non mancava mai di stupirlo. Quel giorno però, con il temporale e la luce data dai bracieri-gargoyle ai lati, gli pareva quasi di entrare in una Chiesa in cui si sarebbe tenuta una messa nera.
    ‘O un Colosseo in cui le vittime sacrificali non sono coloro al centro dell’arena, come Ensor, ma i poveri spettatori’
    “Buongiorno, professor Ensor.”
    ‘Vai così, Adamas: tono rispettoso e cortese, ma neutro.’
    Scese le scale, attento a non inciampare a causa di quel poco di sonno che ancora lo avvinghiava, per procedere fino alla prima fila. Aveva adocchiato i fogli di pergamena sui banchi: l’immagine di un Colosseo aberrante con il sacrificio degli spettatori non era poi così lontana dalla realtà. Si sedette nel posto più interno del blocco di posti a sinistra, iniziando ad avvertire l’aria tesa che Brian Ensor voleva far respirare agli alunni, e congiunse le mani sul banco, ma in modo da non stropicciare o sfiorare la pergamena; quindi espirò per cercare di calmarsi, come aveva imparato da alcuni video di YouTube che parlavano di yoga, e aspettò il suo destino puntando lo sguardo alla finestra per ammirare la furia di fulmini e pioggia.
    Le lezioni con il padre erano servite ad impartirgli la disciplina necessaria per aspettare in silenzio le direttive. Fortuna che non doveva essere sempre così teso a lezione; anche se il professor Ensor era sicuramente un docente valido, Adamas trovava sfibrante quella tensione e quella inflessibilità alle regole.
    ‘Fin qui, tutto bene. Almeno, credo - con Ensor non si è mai abbastanza tranquilli.’
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR
     
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    ra sempre stata dell’idea che le lezioni al primo mattino dovessero essere bandite da ogni scuola; ad Eara non era mai andata a genio l’idea di doversi alzare molto presto, tuttavia oramai – trascorsi in quel modo anche gli anni a Hogwarts – ne aveva fatto un’abitudine. Era dell’opinione che se i docenti avessero cominciato le lezioni un po’ più “tardi” (tipo verso le dieci del mattino o giù di lì), magari gli studenti sarebbero riusciti a seguirle con più voglia e meno sbadigli mozzati per l’ansia di farsi beccare dai docenti.
    Eara Lestrange era una di quelle ragazze che non poteva far a meno di fare le ore piccole, certamente non dopo che – con suo grande rammarico – aveva preso un’insufficienza in Antiche Rune: a fine lezione non era scoppiata in lacrime perché teneva a mantenere i nervi saldi ed una visione di sé come ragazza forte di fronte agli altri. Fortunatamente un simile risultato non l’aveva scoraggiata, anzi aveva fatto l’esatto opposto: sin dal momento che aveva messo piede fuori da quell’aula si era impegnata al fine di recuperare quanto possibile.
    Ecco perché, la sera prima della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, la nostra aveva preso sonno soltanto alle prime ore dell’alba; perfettamente conscia che continuando in quel modo avrebbe gustato la media nelle altre materie, si era diretta in Sala Grande per la colazione ed aveva mandato giù una tazza abbondante di caffè bollente: era come se avesse assunto una sostanza stupefacente perché – dopo essere tornata in Sala Comune per lavarsi i denti e recuperare la sua tracolla nera contenente il materiale didattico – aveva percorso i corridoi che la separavano dall’aula con un sorriso ebete stampato sulla faccia e gli occhi (seppur contornati da occhiaie grigiastre) spalancati e fissi. Era evidente, a chi la guardava, quanto la ragazza avesse bisogno di una dormita e di staccare la spina, ma a lei andava bene così. Poteva farcela.
    Una volta arrivata dinanzi l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, frenò il passo al cospetto del grande portone di legno di faggio, chiuso: studiò i particolari su di esso e notò l’incisione di una salamandra sulla maniglia, la stessa alla quale la Black Opal avrebbe dato alle fiamme. Quindi, estrasse la bacchetta in Corda di Cuore di Drago dalla tasca della divisa della sua Casa, e – impugnandola saldamente – la puntò contro la maniglia: avrebbe accompagnato la pronuncia di quell’incanto ad un fluido movimento del polso, deciso ma allo stesso tempo delicato come lo svolazzare di una piuma, concludendo con una stoccata finale.
    Lacarnum Inflamare!
    Soltanto quando avrebbe visto uscire delle fiamme dal catalizzatore, la nostra avrebbe poi pronunciato ad alta voce e a chiare lettere il proprio nome.
    Eara Lestrange.
    Varcata la porta d’ingresso dell’aula di Difesa – una volta che ne ebbe libero accesso – le sue iridi leste andarono ad incontrare la figura del docente, nonché Responsabile della Casa Black Opal, al quale con gentilezza e pacatezza avrebbe rivolto un cordiale saluto.
    Buongiorno professor Ensor!
    Concluse le formalità, prese ad osservare più attentamente la conformazione ad anfiteatro della stanza: decise di prendere posto dirigendosi a sinistra, optando per un banco in prima fila in modo da poter vedere meglio l’insegnante durante la spiegazione della lezione e poter udire le sue parole in modo chiaro. Posata la tracolla per terra, Eara ebbe tuttavia – con grande rammarico – modo di notare quanto la situazione di quella mattinata non fosse affatto migliorata: oltre all’aver dormito molto poco e al temporale che incombeva fuori dalle finestra (incidendo non poco sul suo umore e al suo mal di testa), all’appello andava ad aggiungersi il foglio dinanzi a sé, poggiato sulla superficie lignea, che le annunciava un test a sorpresa.
    Si prese la testa fra le mani, completamente nel panico, ed attese l’arrivo della sua ora.
    Mancava poco, ne era assolutamente sicura.
     
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    Black Opal

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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Blake
    Barnes
    Blake Barnes non aveva puara di niente, o almeno sapeva nascondere molto bene i suoi timori. Era sfacciato, arrogante e la maggior parte delle volte non aveva la più che ben minima idea di cosa volesse dire, ragionare prima di agire. Blake era un misto tra la follia, l'impulsività e quel pizzico di buonsenso che ogni tanto faceva capolino nella sua vita, senza esagerare. Aveva passato un anno ad ammirare il professore di Difesa Contro Le Arti Oscure, senza però risparmiare a quest'ultimo i suoi interventi fuori luogo e la sua spocchiaggine che usciva da tutti i suoi pori. Non lo faceva apposta, era semplicemente il suo modo di fare. Un modo di fare che sicuramente gli portava molti, ma molti guai con i professori. Adesso se Ensor prima era qualcuno che vedeva solamente a lezione, adesso era diventato il suo direttore di casata. La verità era che gli dispaceva, il professor Olwen era il suo guru ed adesso? Cioè, come poteva andare al direttore di un'altra casata a raccontare le sue marachelle? La cosa più logica era che bisognava non farle, ma Blake, a questo non ci pensava proprio.
    Cominciando dal fatto che un mese prima si era dato fuoco ed in quella scuola non facevano altro che escogitare aperture dove il fuoco era compreso, adesso la sua domanda era: lo facevano apposta? Comunque il professor Olwen aveva cambiato la sua apertura ed il professor Ensor non ci pensava per niente, anzi... giusto per ricordargli il tutto dovevano dare loro fuoco a quella maniglia in un modo che solo loro dovevano capire. Blake non avrebbe utilizzato la bacchetta per fare assolutamente niente. Anche perchè, al momento, l'unico incantesimo che gli veniva in mente per dare fuoco a qualcosa era l'unico che non avrebbe fatto per un sacco di tempo, quindi, quando Lilith gli aveva dato la comunciazione della lezione con i primini, aveva deciso che una volta che si era dedicato interamente alla riccia, sarebbe sceso in cucina ed avrebbe barattato una piccola tanica di benzia ed un fiammifero. Adesso, il punto era che Blake non aveva veramente nessuna intenzione di prendere la bacchetta ed usarla per quella cosa, quindi, visto che ultimamente andava di moda fare le cose da babbani, perchè non usare questa tendenza anche in quell'occasione? Era una cosa assurda, ed aveva promesso una lauda ricompensa per l'elfo che gli avrebbe procurato in modo tempo quella piccola sostanza! Per quanto gli elfi di quel posto fossero rigorsi ed attenti e poco propensi alla corruzione, Blake aveva promesso molto di più dell'oro, ossia aveva promesso una tregua per un mese. Loro portavano la benzina e lui non avrebbe messo piede in cucina per un mese intero. Chissà come mai la benzina arrivò puntuale. Stupidi, non capiscono che avermi intorno è solo un privilegio! Ovviamente non era razzista verso gli elfi, lo avrebbe detto a chiunque avrebbe preferito la sua assenza invece della sua deliziosa presenza. Arrivò davanti al portone inquietante. é proprio vero che le aule dei professori rispecchiano il loro animo! Pensò ad alta voce prima di mettere un pò di benzina ( che aveva fatto mettere in una boccettina piccola, ovviamentetutti avevano saputo del suo incidente con l'incendio, quindi gli elfi si erano regolati di conseguenza) sulla maniglia. Poi prese un fiammifero e lo accese. Diede fuoco a quella salamandra. Che fortuna! Non aveva messo fuoco a tutto il portone e, sempre per fortuna, la maniglia era incantata in modo che dicendo il proprio nome il fuoco si spegnesse da solo.Blake Barnes. Sorrise soddisfatto di se stesso. Quando entrò e vide l'aula ancora mezza vuota sospirò. Ecco, adesso, le prime file erano ancora vuote, se si metteva all'ultima la giornata sarebbe iniziata già malissimo. Si fermò un momento guardando Adamas e la signorina Lastrange, che aveva avuto modo di conoscere al lago, guardò ancora il professore e con sua stessa grande sorpresa decise di andarsi a sedere proprio di fronte a lui. Professore Girono! Credo che non sia buono, specialmente perchè è presto, ma sia clemente gli orari scolastici non sono stati scelti da noi! E che dire? Lui era uno che se non diceva la sua sicuramente sarebbe morto dentro. Si mise seduto quindi al primo banco, affianco ad Adamas. Una volta salutato il professore si rivolse al suo compagno. Allora, come sta andando?Era assonnato anche Blake, ma Blake era abituato a svegliarsi presto, un pò per allenarsi, un pò, perchè da brava principessina quale era, aveva bisogno di più tempo per prepararsi ed uscire dalla sua stanza. Quando voltò la testa verso il banco e lesse "test a sorpresa" guardò prima il figlio, poi il professore, poi ancora il foglio e di nuovo il professore. Ma davvero? Avrebbe seriamente voluto dirlo a bassa voce, ma gli uscì così spontaneo che sgranò gli occhi da solo per la sua affermazione ed obbiezione al compito. Sbuffò e mise la sua piuma sul banco. Perchè mettere il test sul banco se poi non possiamo neanche sbirciare? Seconda domanda stupida. Ma Blake era di per se una persona curiosa, polemica e impulsiva, diceva quello che gli passava per la testa perchè, fondamentalmente, lo riteneva seriamente importante. E poi era davanti al suo professore preferito, la persona che voleva aspirare ad essere. Insomma era bello, misterioso, cattivo ma anche estremamente capace. Non gli aveva mai visto mancare un colpo. Insomma non sapeva come se la cava con le donne... anche se al campus quella rossa... beh, ecco forse era meglio stare non ricordare il campus, forse si era dimenticato che lo aveva sfidato e quindi poteva ancora dire "grazie io esisto". Blake era impulsivo, ma non era certamente uno stupido. Si mise un pò meno composto sulla sedia, allungando i piedi e buttando la testa indietro. Tanto dovevano comunque aspettare e Ensor non era un chiacchierone e li dentro, la tensione, la si poteva tagliare con l'accetta!Mi dispiace per il professor Olwen, insomma... Ensor rimarrà sempre il mio preferito... anche se Guymoore... neanche lui scherza a cattiveria d'animo! Cazzo mi ha fatto pulire nel fango. CIOè NEL FANGO! Per lui cose davvero dell'altro mondo. Ma non ci riusciva a stare in silenzio e zitto, lui era più iperattivo della media! Tornò a guardare il professore, poi guardò la sua mano ancora rossa. Prof... lo so che la disturbo, ma perchè l'anno scorso non è stato subito assegnato come direttore dei Black Opal? Insomma... con tutto il rispetto per gli Ametrin... Sorrise al suo compagno di banco, ma perchè mai non affidarle la casata migliore da subito? Che sia chiaro, era migliore perchè era la sua. Blake avrebbe conosciuto e corteggiato Ensor dalla mattina alla sera, il fatto era che lo temeva, ma non riusciva neanche a plarare la sua natura di rompiscatole, e voleva sapere qualcosa in più di lui... Insomma con Brian Ensor di fronte, il ragazzino, era sempre molto combattuto!
    ✕ schema role by psiche


    Edited by Blake Barnes - 6/10/2019, 23:59
     
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  5. Joshua B. Evans
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    niziamo col premettere una cosa basilare: Josh adorava la pioggia. Con ciò non si vuole affermare che odiasse il sole, la neve o qualunque altra condizione metereologica, semplicemente amava la pioggia. Era mercoledì sera quando era tornato in fretta e furia nella propria Sala Comune, fradicio a causa delle pesanti gocce d'acqua che parevano voler evidenziare la loro supremazia su un sole che, a causa dell'autunno, si stava via via spegnendo. Lì per lì si era limitato a fare una doccia calda, aveva mangiato abbondantemente a cena e si era poi infilato sotto le coperte, certo di non aver accusato alcun malanno da quella bravata di poche ore prima.
    Il mattino dopo, accompagnato dallo scontrarsi della pioggia contro le vetrate del suo dormitorio, si svegliò con la voce bassa e roba.
    Sexy, per carità, ma del tutto inadatta ad affrontare la lezione del docente che Josh amava di meno all'interno dell'accademia: Brian Ensor.
    La sera prima era stato talmente distratto dalla necessità di riasciugarsi, che non aveva badato all'avviso posto in bacheca dai Prefetti, ma essere loro amico doveva pur servire a qualcosa, no? Quel mattino fu svegliato dai continui lamenti di Erik, che lo informarono della lezione che avrebbero seguito insieme ai ragazzi del primo anno. A Josh non importava poi molto il dover seguire con i ragazzi più piccoli, ciò che lo disturbava era dover vedere il brutto muso da furetto di Ensor di prima mattina.
    Dopo aver fatto colazione -non mangiò molto, ingoiare gli grattava la gola in maniera fastidiosa- si diresse verso l'aula e, una volta di fronte alla salamandra, il ragazzo puntò su di essa la bacchetta con sguardo annoiato e compì il movimento richiesto.
    Lacarnum Inflamare.
    Se il tutto fosse andato come previsto, il ragazzo avrebbe potuto pronunciare il suo nome, ma prima avrebbe tossicchiato un paio di volte. Sia mai che il professore più sadico di Hidenstone avesse ideato di mandare a fuoco gli studenti il cui nome non giungeva chiaro e forte alle sue orecchie.
    Joshua Evans.
    Quello stesso nome sarebbe apparso per magia e il ragazzo avrebbe iniziato a scendere i numerosi gradini, per poi arrivare nei pressi del docente e lanciandogli un'occhiata di sbieco, notandolo seduto alla sua cattedra come se nulla al mondo potesse scomporlo. Grandissima stronzata, pensò lui, dato che il mago era continuamente frustrato.
    Buongiorno, professore.
    Accentuò la seconda parola ma non lo fece in modo tagliente, complice la voce che non gli permetteva le sue regolari intonazioni. Non era mai stato più felice in ambito scolastico di quanto lo fu quando gli arrivò la notizia secondo cui Ensor non sarebbe pipù stato il suo responsabile di Casa, eppure vederlo durante le lezioni di difesa era ancora una vera tortura.
    Fece per prendere posto a uno qualunque dei banchi tra le prime file, poggiando la borsa a tracolla sul pavimento e lasciandosi scivolare sulla sedia. Mani in tasca e gamba accavallata, lo sguardo diamantino del ragazzo finì sulla scritta posta sul foglio che aveva di fronte.
    Un test a sorpresa.
    Chi nasce carogna muore carogna. Ma se almeno morisse...
    Pensò mentre un sorriso andò a increspargli le labbra. Non aveva mai compreso la profonda ossessione che i docenti di materie prettamente pratiche nutrivano per la teoria, ma non avendo il coltello dalla parte del manico lasciò correre.
    Sentì poi la voce di Blake e il suo sguardo lo cercò involontariamente. Quel ragazzo aveva una parlantina da fregare persino lui, in alcuni momenti della giornata. Ma quando parlò delle varie Case, il moro non riuscì a reprimere un sorriso accompagnato da un Tzé, piuttosto rumoroso.
     
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    Theresa van Aalter ( ▲ Scheda |▼Stat ) - 16 anni - Lycan - Ametrin - I Anno
    «Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del Rey
    “Che palle di primo mattino la lezione di Difesa. Nik?... Ma ancora stai mangiando?!" L'Ametrina aveva ben pensato di coglier l'occasione e di far la strada assieme a Nikolai per recarsi nell'aula di Difesa contro le Arti Oscure, dato che lo aveva visto al tavolo dei Dioptase intento a far colazione. Si era persino sbrigata a vuotare il piatto, deglutendo a fatica il boccone che stava ancora masticando mentre frettolosamente raggiunse il fratello per trovarlo ancora lì, intento a combattere con un muffin al cioccolato e la bocca piena di briciole "Dai! Faremo tardi se non ti alzi adesso. Non ne ho affatto voglia di sorbirmi quello psicopatico.” concluse con un grugnito allungando la mano per andare a puntarlo con l'indice smaltato di nero, dando enfasi a quell'adesso pronunciato sperando d'esser stata abbastanza "persuasiva" e solo in quel momento Nik avrebbe potuto notare una goccia di succo d'arancia colare ed infrangersi sul tavolo proprio di fronte al Dioptase, a quanto sembrava a perder liquidi era l'orlo della manica della divisa che la strega indossava, probabilmente l'aveva insozzata senza neppure rendersene conto. Ma non c'era tempo per potersi andare a cambiare, forse con un trucchetto magico avrebbe potuto risolverla in quattro e quattr'otto ma vista la proverbiale predisposizione alla magia di sua sorella, nessuno l'avrebbe biasimato se avesse dubitato delle sue capacità. Tess aveva smussato leggermente il carattere nei confronti dei componenti della sua famiglia: Non ignorava più i gufi inviati da Welmer, suo padre e ne si comportava più sgradevolmente del solito con Nikolai, ma solo se il ragazzetto non le faceva saltare i nervi, cosa piuttosto frequente a dire il vero, perchè come già aveva raccontato a Jesse, pretendeva che gli altri fossero molto pazienti con lei, ma al contrario di pazienza a disposizione per gli altri, ne aveva veramente poca. Ma ci stava lavorando anche su quello e soprattutto nel volersi impegnare a migliorare i suoi voti nella pratica con gli incantesimi. Ma per quello fortunatamente c'era Nikolai che si era offerto di aiutarla, forse un po' per paura che rifiutando l'avrebbe picchiato, ed un po' anche perchè quando glielo chiese, le fece un'immensa fatica, costandole non poco del suo orgoglio che era andato a farsi friggere. Ma dopotutto se qualcuno vuol migliorare, deve essere consapevole in primis di quale sia il livello di partenza, no? "Bene, sei pronto? Andiamo.” si mise una mano alla spalla destra, che andò a massaggiare con aria pensosa mentre lo vide che rimettersi in piedi dalla panca e lei si curvò per prendere il tovaglioli di fronte a lui e porgerglielo "Togliti quelle briciole dalle guance, che direbbe Ayla se ti vedesse conciato così? Certo che ti impegni proprio per sembrare lo scemo del villaggio e...” Annusò l'aria un paio di volte oltre ai vari odori di cibarie presenti nella sala ce n'era uno che le pungolava il naso e fissò inevitabilmente la tasca della divisa da Dioptase color Ottanio da cui sentiva provenir quella fragranza che la incuriosiva. Da quando era stata morsa, il senso del gusto e l'olfatto erano cambiati, si erano fatti molto più sensibili. Adesso riusciva a riconoscere una caramella dall'odore commestibile fra le Tutti i gusti +1 solamente annusandola, ma non era in grado di coglierne le sfumature olfattive più importanti, quelle che la aiutassero a catalogare di quale tipo di odore si trattasse a meno che non fosse proprio evidente. Per contro, gli odori più forti e persistenti le instillavano starnuti e le facevano colare il naso, neppure le avessero scatenato una reazione allergica, mentre quelli nauseabondi le scatenavano direttamente i conati di vomito. Morale della favola? Doveva avere sempre con se dei fazzoletti a portata di mano. Procedettero dalla Sala Grande lungo le scale e poi una volta giunti al primo piano superarono l'Aula di Antiche Rune mentre che percorrevano tutto il corridoio svoltando in ultimo a sinistra dove finalmente giunsero di fronte alla porta dell'Aula di Difesa contro le Arti Oscure. La maniglia a forma di salamandra era lì di fronte a loro. "Ma perchè si divertono a mettere quelle stramberie davanti la porta, vorrei sapere...” Sibilò Tess a denti stretti con aria contrariata mentre scoccò un'occhiatina al fratello che vide già pronto ad impugnare la bacchetta, mentre lei si era data altri metodi poco ortodossi per superare quelle maledette porte magiche "Vediamo-... Cavolo no, ho finito i fiammiferi.” Rimase qualche minuto buono a frugarsi nelle tasche fin quando non trovò la scatolina completamente vuota. "Lo sapevo, ha finalmente trovato il modo di tenermi fuori dall'aula. Davvero diabolico.” Scosse il capo incazzatissima. "Fatti da parte, Nik, meccanismo o no, io la sfondo! Mi sono stufata con questi giochetti.” Non ci pensò neppure lontanamente di metter mano alla bacchetta. 'Ossiamomatti?! Non mi lascerai fuori dall'Aula, Ensor!

    Indietreggiò un paio di metri sufficienti e poi caricò cercando di farsi avanti contro il legno della porta, pronta volersi a farsi largo con una spallata. "CARICAAAAAH!”

    *STLUNK!*

    "Aaagh!-... C-che male! Ugh! Dannazione-... Anf!” Portò immediatamente la mano sulla spalla dolorante e digrignò i denti in una smorfia, era dannatamente resistente quella porta! "Fammi tentare-... Anf! S-solo un'altro paio di volte.. Anf anf! Sono sicura che posso farcela.”
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    Elisabeth Lynch
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    Quando la sera prima il neo-Responsabile dei Black Opal l'aveva fermata per i corridoi, mentre si dirigeva in Biblioteca, la Lynch era rimasta atterrita da quello sguardo penetrante del docente di Difesa e quell'unica parola asciutta che aveva accompagnato il passaggio di quel foglio da appendere nella bacheca della Sala Comune. Era così atterrita che potesse dimenticarsene e causare il ritardo dei suoi concasati che si era diretta immediatamente al secondo piano, per fissare con una punes quell'avviso che sarebbe stato meglio non ignorare. E come farlo, visto che svettava sempre problemi su strambi annunci di vendite di mutande malandrine. Che poi non aveva effettivamente capito quale fosse l'elemento innovativo per quell'intimo, dato che non aveva mai sentito parlare di nulla di tutto ciò. Probabile era solo uno scherzetto di qualche ragazzo più piccino e con un contorto senso dell'umorismo, se davvero rientrava la sfera sessuale.
    Fatto era che quell'avviso venne messo in evidenza ed il suo lavoro portato a termine, almeno per il momento, nonostante non riuscisse a non pensare a quale diavoleria avesse escogitato l'oscuro professore. O avrebbero appreso qualche incantesimo nuovo oppure... Meglio non pensarci, devo ancora finire il tema di Erbologia.
    Quella mattina si alzò prima delle sue compagne di stanze, guadagnandosi la doccia insieme al fagotto di vestiti che era la sua divisa. Una doccia veloce la sua, nonostante le coccole dell'acqua calda che le scorreva lungo il corpo, dandole ancora la sensazione di starsene sotto le coperte. Uscì prima che finisse con l'addormentarsi, rivestendosi velocemente ed intrecciando i capelli -ancora un po' umidi- in una treccia alla francese che partiva dal capo. Doveva solo ricordarsi di scioglierla a metà mattinata se non voleva arrivare la sera con un mal di testa atroce. Persino la colazione fu veloce, con la tazza di caffè mandata giù in pochi sorsi, ricacciando le lacrime che le erano spuntate quando si era scottata la lingua, mandando giù un paio di uova e del bacon ben abbrustolito. Avere Difesa alle otto e mezza del mattino era un grande sacrilegio e arrivare in ritardo all'aula di Ensor era fuori da ogni discussione.
    Con ancora i denti intenti a masticare un mezzo biscotto al cioccolato, la Lynch aveva ripreso la marcia verso quelle scale -per fortuna poche- che la separavano dal primo piano, percorrendo poi l'infinito corridoio fino alla sua fine per poi girare a sinistra, scendere pochi gradini e ritrovarsi davanti all'enorme porta in faggio e quell'inquietante maniglia a forma di salamandra. Cattivissimo gusto, ben lontano dagli incanti di Olwen, ben più raffinato e magico. L'unico modo per entrare era dar fuoco a quella maniglia e pronunciare il suo nome. Una seccatura oltre con la sensazione di rimanere per l'intera giornata con l'olezzo di bruciato. Dove diavolo è finito? Aveva aperto la sua borsa, rovistandovi all'interno alla ricerca di un accendino babbano che aveva confiscato ad un primino, mentre ci giocherellava nei pressi del lago. Non si era bevuta la scusa di come gli piacesse vedere la fiamma che traballava nel variare la pressione sulla linguetta che dava gas, anche perché aveva sentito l'olezzo del tabacco che di tanto in tanto trovava anche sui vestiti di Barnes. Oh, eccolo! Era piccolino e grigio, di quelli insignificanti, ma che al momento era una grande risorsa che valeva quasi oro. Prese anche delle vecchie pergamene, brutte copie di chissà quali appunti o temi, e vi avvolse la maniglia dalle fattezze d'animale, lasciando una piccola strisciolina più lunga per evitare di bruciarsi come un'esperta qualunque. Lo odio. Pensò mentre con il pollice attivò la rotellina, finendo con il premere sulla linguetta quel tanto che basatava nel mantenere la fiamma viva per incendiare la carta che avrebbe funzionato come combustibile. Elisabeth Lynch Il tono della voce era alto, tanto che era sicura che qualcuno l'avrebbe udito prima ancora di svoltare verso quella rientranza. La porta si aprì, insieme al fuoco che si spense, permettendole finalmente di entrare nell'enorme aula.
    Benedetto a Morgana sarà il giorno in cui apprenderemo Incendio... Gli spalti vedevano già alcuni posti occupati, notando come qualcuno si ostinasse ancora, dopo tempo, ad occupare le file più lontane ben sapendo di come Ensor li avrebbe portati avanti con poche cerimonie. Stupidi. Il fuoco, una costante per quell'insegnamento, scoppiettava allegramente nei bracieri gargoyleschi, producendo ogni tanto scintille. Un rumore piacevole rispetto all'ansia che provava in quell'aula. Buongiorno, professore. Salutò la figura che se ne stava al centro di quell'arena da combattimento. Una bella giornata con i fiocchi si prospettava, dato che neanche il tempo era clemente, con quel continuo scaricare elettricità al suolo. L'autunno era arrivato e con sé aveva portato anche gli infiniti giorni di pioggia, grigi e tristi.
    Come una condannata a morte si diresse verso la prima fila, dove trovò già Blake Barnes al suo posto. Si vedeva che Difesa fosse una delle materie preferite del pavone dei Black Opal. Il problema era che poco distante ci fosse anche Evans con il suo solito atteggiamento da strafottente. Lo salutò con un cenno del capo, mentre si lasciò scivolare vicino a Barnes. Non era occupato, vero? Ormai si era seduta e aveva anche posato la borsa per terra, con le iridi cerulee troppo impegnate a fissare una pergamena con una sola scritta a capeggiare, una scritta che sapeva di sentenza: test a sorpresa. Ma stiamo scherzando? Test a sorpresa? Non si arrischiò neanche a sfiorarla quella pergamena. Non era curiosità che provava in quel momento, ma solo il panico percorrerla tutta. Odiava i test a tradimento, senza neanche un giorno di preavviso. Era così ingiusto. E se fosse stato un altro professore avrebbe anche tentato di mostrare qualche rimostranza, ma con lui anche fare un respiro di troppo poteva risultare fatale. Si sporse verso Blake, per far sì che solo lui potesse sentire quel sussurro, oltre a rendere invisibile il movimento delle labbra al docente -a meno che non avesse avuto una visione a raggi x integrata- e rendere partecipe solo lui di tutto quel panico e frustrazione. Quanto siamo nella merda?

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
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    Mia aveva letto con attenzione l’avviso nella bacheca della sala comune ma per sicurezza aveva consultato la foto almeno una decina di volte: la sua memoria raramente la tradiva, ma la sua ansia di arrivare tardi era ben più forte della sua sicurezza nelle proprie capacità. Su di lei l’avviso del Professor Ensor aveva avuto l’effetto –forse- sperato: le aveva messo addosso abbastanza urgenza e preoccupazione da farle mettere una sveglia un’ora e mezza prima del tempo, in modo di riuscire ad arrivare all’aula in orario, indipendentemente da eventuali contrattempi. Eppure, come ogni volta quando si spera che le cose vadano tutte per il meglio, quella mattina le sembrava che tutto potesse andare unicamente storto.
    Si era svegliata molto prima del previsto per colpa della pioggia battente che non aveva fatto altro che ticchettare con forza contro i vetri della stanza. Quando mia aveva scelto il letto più vicino alla finestra lo aveva fatto consapevolmente, adorava guardare fuori e sentire il frusciare del vento aldilà del vetro, eppure non aveva preso in considerazione momenti come quello. Si era ritrovata quindi sveglia ad un orario indegno, improvvisamente senza sonno, e ne aveva approfittato per ripassare qualcosa di Difesa contro le Arti Oscure, anche solo per non arrivare mai impreparata nel caso di qualche domanda a sorpresa. Non si era rivelata di certo un’impresa facile, Zeus sembrava non aver particolare apprezzato la sua iniziativa e dopo essersi svegliato e lavato per un buon quarto d’ora, aveva cominciato a zampettarle addosso con una certa insistenza, cercando un altro anfratto dove ripararsi dal freddo. Aveva l’abitudine di dormire sempre insieme a Mia, indipendentemente da dove si trovassero, e in genere tendeva a sistemarsi nei posti più scomodi, ovunque pur di assorbire un po’ del calore della sua umana preferita – e anche l’unica che sembrava tollerare.
    Aveva finito per ripassare comunque quel che sentiva il bisogno di rivedere ancora una volta, rannicchiata in un bozzolo di coperte per cercare di non svegliare la sua coinquilina o disturbarla in qualche modo. Quando Theresa van Aalter si era svegliata e alzata le aveva dato il buongiorno, sorridendo appena, ma non l’aveva raggiunta per colazione. Aveva preferito di gran lunga concedersi una doccia, nel tentativo di far scivolare via la tensione di dosso –nonostante ormai fosse una sua compagnia fissa- e prepararsi con più calma possibile. Nel farlo si accorse troppo tardi di essersi concessa fin troppo relax e di aver sforato rispetto alla sua rigida scaletta. Mia era brava a programmare la sua vita, a stendere elenchi di cose da fare e orari da rispettare, ma alla fine dei conti non era sempre così brava a rispettarle.
    Prima di uscire aveva eseguito un impervius su sulla sua giacca e sullo zaino: detestava gli ombrelli, li trovava troppo ingombranti e scomodi, ma non aveva intenzione di permettere ai sui libri di bagnarsi o anche solo inumidirsi. Dopo aver finito ed essersi accertata di non aver dimenticato nulla, salutò Zeus, di nuovo intento a sonnecchiare tra le coperte, e poi uscì dalla stanza. Pensò di concedersi una colazione, dopo essersi assicurata con un breve calcolo di avere il tempo necessario. Non aveva messo in conto di poter trovare così tanta fila e così tanti studenti, nonostante fosse così quasi tutte le mattine: aveva finito per prendere al volo un pezzo di pane con la marmellata e correre sulle scale verso il primo piano. Si fiondò quindi lungo il corridoio, presa dal proposito di non arrivare tardi nemmeno di un secondo e poi girò bruscamente a sinistra, finendo quasi per scontrarsi con Nikolai van Aalter. Lo riconobbe con qualche secondo di ritardo, e arrivò giusto in tempo per sentire le imprecazioni di Tess, che si stava massaggiando la spalla. Corrucciò le sopracciglia, confusa, impiegando un attimo per capire che cosa stesse succedendo. ” Ciao ragazzi…” li salutò per poi capire che il problema era riuscire ad entrare in aula. Si sciolse in un sorriso gentile e cominciò a frugare nella borsa per poi tirare fuori un piccolo accendino di metallo, di quelli con il coperchio a scatto, che mostrò agli altri due. “Serve una mano?” domandò gentile per poi avvicinarsi alla maniglia e incendiare la salamandra, pronunciando poi il proprio nome e aspettando che gli altri due entrassero con lei. Sapeva che non era quello l’obbiettivo di Ensor, ma cercò comunque di essere silenziosa e non indispettirlo, l’ultima cosa che voleva era che il professore potesse prendersela con lei, era intenzionata a passare piuttosto inosservata o al massimo essere notata perché brava o portata per la materia. Lanciò un’occhiata a Tess e Nick sperando che andassero con lei ma non troppo sicura che lo avrebbero fatto.
    Scivolò silenziosa lungo le file di banchi e individuò Adamas Vesper in prima fila. Aveva incontrato il ragazzo diverse volte ormai e non poteva evitare di trovarlo simpatico e gentile. Si sistemò al suo fianco, sorridendogli appena. “Ciao” sussurrò piano, spostando con grazia la sedia per poi abbassare lo sguardo su quello che c’era sul banco e non mancò di sentire l’ansia salire quando lesse “test a sorpresa”. Dannazione, non era pronta a quello! Si sedette comunque e cercò di non farsi prendere dall’agitazione, provando ad aspettare prima di preoccuparsi troppo. Magari non sarebbe stato niente di troppo difficile, se era fortunata il Professore le avrebbe chiesto qualcosa che aveva ripassato poco prima, eppure al momento le sembrava di non ricordarsi nulla e non era per niente sicura che si sarebbe trattato di un test semplice.
    Mia Freeman-SHEET-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    Concessa proroga fino a domani ore 21, dopodiché tutti gli altri arriveranno in ritardo ù.ù
     
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    Nikolai van Aalter
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    Mh? Che? Ma aspetta un secondo, no? S-sto ancora mangiando, Tess! Dammi almeno due minuti, a-altrimenti mi porto briciole di dolce per tutto il corridoio! Mi sventrano gli elfi ancor prima che abbia la possibilità di farlo il professor Ensor!
    Si lamentò Nik, ignorando il fatto che contraddire sua sorella potesse portarlo più rapidamente di quanto sospettasse alla morte. Però tutti quei problemi nella testa del Dioptase non c'erano affatto. Theresa aveva ripreso a parlargli in maniera più o meno umana, quindi per lui era già tutto risolto. Non avrebbe mai più provato a spezzargli le ossa.. vero?
    Vedrai che anche il professor Ensor sarà scazzato quanto noi di far lezione alla prima ora. Lo siamo sempre tutti, lascia correre, vedrai che arriveremo in perfetto orario.
    Fece un gesto con la mano alla sorellina che poteva tradursi in uno "Ma si, scialla..". Non che Nik non avesse letto la non poi così tanto velata minaccia riportata a caratteri cubitali nell'avviso appeso in sala comune, più che altro ciò che pensava di Brian era molto semplice. "Fa lo scontroso, è normale, deve mantenere la sua reputazione e lo status quo, lo capisco".
    No, come si può ben notare Nik non aveva ancora mai avuto un confronto faccia a faccia con Brian Ensor. A lezione era sempre puntuale, non dava fastidio in classe (non ancora, tempo di prendere le giuste confidenze..), i voti nella sua materia erano soddisfacenti.. insomma, non c'era ancora stato nulla nella sua carriera ad Hidenstone che gli avesse confermato le spaventose voci che giravano sul professore di Difesa contro le arti oscure. Ciononostante decise, alla fine, di assecondare i capricci della sorella per evitarle un attacco di panico e si alzò, senza aver finito il suo muffin, ancora masticando, pronto a muoversi.
    Adesso andiamo, su..
    Fece, stiracchiandosi, ancora vagamente scocciato per l'essere stato sottratto alla sua colazione, ma dovette fermarsi subito dopo davanti all'ennesima richiesta di Tess, che gli porgeva un tovagliolo.
    Theresa van Aalter.. come mai tutto d'un tratto ti preoccupi di queste cose? -le chiese sospettoso- e che c'entra Ayla con la mia colazione?
    Ahh.. le donne. Le più misteriose tra le creature magiche, senza alcun dubbio. Ancora, Nik accettò il farsi fare da balia dalla sorella minore e si pulì, tirandosi anche un po' più su la cravatta.. sia mai avesse avuto da ridire anche sul fatto che la portava leggermente larga (?) A quel punto, inoltre, si accorse di come l'ametrina stesse guardando con interesse la sua tasca, quella dove teneva un tovagliolo di stoffa, che si portava sempre dietro per ogni evenienza.
    Che c'è Tess, ti serve? L'ho lavato e profumato proprio ieri, magari ti ci puoi pulire la manica.
    Azzardò, tirandolo fuori dalla tasca e porgendolo alla sorella. L'odore che aveva sentito la mannara doveva essere quello di lavanda.
    Poi me lo ridai dopo la lezione, su, ora è tardi. Speriamo che il professor Ensor non ci appenda al soffitto dell'aula!
    Fece il verso alle sue giustissime preoccupazioni di qualche secondo prima, ridacchiando e mettendosi a camminare in direzione dell'aula di Difesa. In pochi minuti fatti di falcate piuttosto preoccupate di Tess e passi molto più rilassati di Nik, i due van Aalter si ritrovarono davanti alla maniglia a salamandra. Il ragazzo tirò subito fuori la bacchetta, ascoltando distrattamente le lamentele della sorella sul metodo con cui la porta si apriva.
    A proposito Tess.. ricordati che domani durante la pausa pranzo dobbiamo rivedere insieme i compiti di Incantes-PER MERLINO E TUTTA LA TAVOLA ROTONDA!
    Mentre le stava ricordando i suoi impegni, senza prestarle troppa attenzione, la ragazza aveva giustamente deciso di schiantarsi contro la porta magicamente incantata, perché a quanto pare aveva finito i fiammiferi per poter entrare senza magia.
    Ma sei scema?! Cioè, p-p-potevi almeno avvisarmi prima! La apro io per entrambi!
    Si lamentò il povero Nik, ancora con il cuore in gola, prima che qualcuno, preso dalla fretta, gli sbattesse contro le spalle. Che Ensor si fosse già teletrasportato dietro di loro appena sentito il rumore, pronto ad appenderli seriamente al soffitto dell'aula? No, fortunatamente era solo Mia.
    Oh.. ciao Mia. Ehm.. s-scusa per Tess, è un po' agitata stamattina.. eheheh..
    Spiegò, vagamente imbarazzato, per poi sgranare gli occhi e riprendersi, come se avesse appena avuto un illuminazione. Chinò il capo.
    Grazie di prenderti cura di mia sorella quando siete nel dormitorio. Sono sicuro che se l'accademia non è ancora collassata su sé stessa è perché non ha una camera tutta per lei.
    Si sarebbe beccato un pugno? Probabilmente. Però quel misto tra presa in giro e pura e semplice verità era troppo gustoso da far arrivare all'orecchio di Theresa perché potesse resistere dal farlo. Inoltre, voleva realmente ringraziare Mia.. cazzate a parte, per non aver escluso Tess dalla sua vita scolastica solamente per il suo carattere... particolare. Aveva bisogno di altre ragazze della sua età attorno per poter finalmente sbocciare come un'adolescente vera.. e sicuramente la Freeman era stata una delle prime a fare quel passo verso di lei.
    In qualità di fratello maggiore si sentiva davvero in debito nei suoi confronti.
    Salvati! -avvisò sua sorella- Mia ha un accendino!
    Fece, tutto contento, accettando poi di buon grado la gentilezza dell'ametrina. Le avrebbe fatto spazio per arrivare alla salamandra e, subito dopo che quella avesse incendiato la maniglia avrebbe risposto velocemente con un Nikolai van Aalter.
    Nonostante la gentilezza, però, Nik non era completamente sicuro che la porta non si sarebbe richiusa a tenaglia una volta passata la prima ragazza, spezzando a metà lui e sua sorella nel passaggio, quindi per tutta sicurezza decise di non posare la bacchetta, ma di tenerla in mano, pronto a pronunciare un "Lacarnum Inflamare" nel caso si fosse rivelato necessario.
    Ehm.. buongiorno professor Ensor. Scusi il rumore.
    Salutò, con un sorriso angelico, sperando che potesse mitigare anche solo un po' l'istinto omicida di Brian (che ricordiamo, per lui era comunque tutta una messa in scena, povero piccolo ingenuo bimbo), prima di proseguire dritto verso il primo banco dove erano già seduti Adamas e Blake.
    Giorno, ragazzi. Che si diceva?
    Chiese, sedendosi poi accanto a Blake e buttando un occhio al foglio davanti a sé. Dopotutto se Blake era seduto accanto ad Adamas, mia si era messo dall'altro lato dell'ametrino, supponeva che sua sorella volesse sedersi accanto alla compagna di stanza.
    Non lo farei mai.. professore.
    Rispose infine a Brian, che subito aveva provveduto ad ammonirlo, dato che aveva passato più di otto millesimi di secondo a fissare il test a sorpresa. Certo.. che era proprio bravo a fare la parte dello stronzo!
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    Ayla Holmes
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    Ayla odiava arrivare in ritardo, questo era risaputo. Secondo lei, arrivare tardi era una mancanza di rispetto, verso l'impegno che aveva preso e verso chi la aspettava, e questo valeva anche per le lezioni e gli insegnanti. Ma da un paio di giorni a quella parte, Ayla non stava molto bene e alzarsi dal letto per lei era una faticaccia. Anche quella mattina, sotto le coperte stava così bene, al caldo, e la sola idea di mettere piede giù dal letto, prendendo freddo, era insopportabile ma fece un grande sforzo e riuscì ad alzarsi, lavarsi e sistemarsi per andare a lezione.
    Quel giorno, vi era anche la lezione in comune con quelli del secondo anno a Difesa Contro le Arti Oscure. Non era tra le sue materie preferite, non le piaceva molto, un po' come la Trasfigurazione, e il professor Ensor non era tra i professori più buoni o pazienti, ma era pur sempre una lezione e andava rispettata come tutte le altre, in più... nessuno voleva inimicarsi Ensor, tantomeno lei, quindi cercava di fare del proprio meglio quando si trattava di lui e della sua materia.
    Quindi anche quel giorno si avviò verso l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Pallida, due borse enorme sotto agli occhi, forse leggermente arrossata per la febbre, dovuta al cambiamento di stagione e delle temperature, ma pronta a fare del proprio meglio come sempre.
    Il primo giorno era arrivata leggermente confusa di fronte a quella porta, non sapendo come aprirla, finché un allievo del secondo anno non era arrivato spiegandole come funzionava, quindi ormai, bene o male, sapeva come funzionava.
    Non poteva usare incantesimi come Incendio, e mai ci avrebbe provato dopo le esperienze che aveva avuto, ma poteva tentare con qualcos altro. Così, estrasse dalla tasca i fiammiferi che portava sempre con se dal primo giorno di lezione con Ensor, accendendone uno e usandolo sulla maniglia.
    Una volta che fosse stata sicura che aveva funzionato, avrebbe pronunciato il suo nome: Ayla Holmes. E avrebbe salutato il professore con un Buongiorno professor Ensor. Con fare serio ed educato, in modo da non infastidirlo, per poi sedersi in prima fila come sempre, non prima di aver salutato Nikolai e Blake, e anche Mia ed Eara, le quali aveva avuto modo di conoscere durante il viaggio in nave verso Hidenstone.
    Parlato - Pensato - Ascoltato | Scheda | Stat.
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    Erik Foster | Ametrin | II anno
    Com'era la vita senza Brian Ensor come direttore di casata? Forse anche lo stesso Erik avrebbe trovato difficoltà nel descrivere com'era cambiato il clima rispetto all'anno scorso. Quando era solo un primino in Sala Comune vigeva l'ordine, il terrore e una certa collaborazione tra gli studenti, probabilmente finalizzata all'evitare o a ritardare in qualche modo l'inevitabile genocidio Ensoriano. Gli Ametrini più in gamba in Divinazione e in Astronomia lo avevano predetto, i più creativi non faticavano ad immaginarlo e i più realisti avevano già cominciato a trovar possibili luoghi dove nascondersi quando sarebbe cominciato l'inizio della fine.
    Poi, ad inizio anno, ebbe la notizia più bella che potesse mai ricevere: addio Ensor e benvenuto Olwen come direttore di casate. Le cose col docente di Difesa erano rimaste sempre vagamente tese, tuttavia ora in Sala Comune si respirava aria di libertà.
    Erik, cosa stai facendo? A parlare fu una delle nuove studentesse, probabilmente incuriosita da Erik che goffamente tentava di appendere l'avviso che il docente gli aveva chiesto di esporre in bacheca. Cerco di fissare questa, puoi passarmi una puntina? Ah, prima che mi dimentico, domani ci sarò anche io a lezione di Difesa. Certo, avrebbe potuto leggerlo benissimo l'avviso, ma il licantropo preferiva dar le notizie a voce. Proprio per questo lo disse anche a Jesse, a Blake, a Lucas e al suo Josh. Sì, il suo Josh. Il compagno di stanza lo sopportava da più di un anno e forse tra tutti fu uno dei più contenti della propria prefettura. Erik non aveva mai ambito a queste cariche, tuttavia se l'anno precedente proprio il professor Ensor lo aveva nominato doveva aver visto qualcosa in lui o, più probabilmente, era considerato come il meno peggio del suo corso.
    Ad ogni modo Josh parve non prendere bene il dover far una lezione in più di Difesa, per giunta alle 8:30 del mattino.
    L'indomani si sveglio piuttosto presto per poter fare una ricca colazione. Lucas, secondo te se saltiamo questa lezione il professor Ensor ci ammazza? Uffina, vabbé nel dubbio fai come me: mangia come se fosse la tua ultima volta. Il piattino del moro era un campo da battaglia: muffin ai tre cioccolati, fetta di torta di carote e zenzero, pesche sciroppate messe un po' a casaccio perché il nostro prefetto non sapeva che esisteva una ciotolina fatta proprio per contenerle, e un croissant alla crema e cardamomo. Sarebbe riuscito davvero a mangiare tutte quelle cose? Solo il destino ce l'avrebbe detto.
    L'ora del giudizio si stava pericolosamente avvicinando, così ad una certa si alzò dalla propria tavolata, tornò in stanza per prendere tutto l'occorrente necessario per la lezione ed eccolo avviarsi verso il primo piano, avanzando fino al grande portone con la maniglia a forma di salamandra. Lacarnum Inflamare. Disse a voce ben alta, vedendo poi la maniglia prender fuoco. Erik Foster. La fiamma si spense e la porta si aprì.
    L'anfiteatro era vagamente inquietante quel giorno. Non era granché abituato a vedere i bracieri accesi e lo scoppiettio incessante si abbinava perfettamente al rombo di tuoni che di tanto in tanto incalzavano contro il terreno. Buongiorno professor Ensor. Disse a voce ben alta per essere sentito, accompagnando poi il saluto con un rapido gesto con la mano.
    Decise di prendere posto vicino a Josh. Ma come fai ad arrivare sempre prima di me? Mollò la sua tracolla a terra e prese posto. Sapevi che Luc-COSA. E'. Quello. Non suonò neanche come una domanda e gli occhi individuarono senza fatica i fogli di pergamena davanti al proprio compagno. Lentamente spostò il capo davanti a sé. Oh, mammina, anche io ne ho uno! Ehm, tu hai studiato?
    Erano. Tutti. Dannatamente. Fottuti.



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    Jesse A. Lighthouse | Prefetto Black Opal
    Come se fossero stati in una canzone della Nannini, gli studenti di Hidenstone si ritrovarono a dover superare fulmini e saette per incontrare Brian Ensor, solo che lo dovettero fare al coperto, al sicuro tra le mura del castello e sì, diciamocelo, senza lo slancio emotivo che aveva pervaso la nota cantante 'Lezione primo e secondo anno insieme' stava infatti riflettendo Jesse avviandosi con le mani in tasca verso l'aula 'Se con Olwen ci siamo ritrovati prima imbarazzati e poi traumatizzati a vita... cosa mai potrà succedere in una lezione di Ensor?'
    Forse era meglio non pensarci, o almeno, così si era detto fin dal giorno prima quando il suo Responsabile gli aveva affidato il compito, insieme ad Elisabeth, di attaccare l'avviso della lezione congiunta. Il ragazzo aveva squittito un assenso, eseguendo il tutto il prima possibile, essendo uno dei primi incarichi che aveva ricevuto, tuttavia poi, scemata l'ansia da prestazione, si trovò a porsi da domanda di cui sopra, iniziando a darsi risposte via via più fantasiose: del resto, si era raccomandato di non pensarci, quindi non aveva pensato ad altro, in pieno suo stile.
    Le poche stille di coraggio ed ottimismo che aveva in corpo le spese per i ragazzi Black Opal che erano davvero terrorizzati dall'uomo. Aveva dispensato frasi un po' generiche come un sempreverde "Ma dai, sarà divertente" oppure un altrettanto valido "Sì, fa il cattivo solo per spronarci, ma in realtà è un ottimo docente" esternando il suo personale punto di vista, enfatizzandolo anche un poco, del resto in un mondo polarizzato tra chi amava Brian e chi lo odiava, lui era, probabilmente solo, nel mezzo: lo rispettava, lo trovava un buon docente, spesso avrebbe voluto essere figo come lui, ma, fondamentalmente, quando l'altro lo fissava sentiva i suoi sfinteri cedere per la paura.
    La prefettura aveva lenito un po' il suo terrore verso l'uomo, ma lo aveva caricato di ansia da prestazione, perché, essendo ora più facilmente notabile, aveva sempre paura di passare per l'idiota di turno, e, in fondo, siccome stimava l'uomo, la sua disistima lo avrebbe ferito. Un simile atteggiamento ovviamente non era d'aiuto e quella mattina fu in ciò lampante.
    "Buongiorno professor Ensor" Jesse fu tra gli ultimi a varcare la soglia, dopo aver recitato il Farfallus Explodit seguito dal proprio nome, del resto aveva finito col prendere sonno tardi con tutti quei pensieri, trovandosi totalmente a rilento sulla propria tabella di marcia, tanto che, complice anche il brutto tempo, non si era allenato quella mattina, cosa per cui si sentiva pure in colpa.
    In compenso era lavato e profumato, e anche i suoi abiti erano non stropicciati. Si sistemò leggermente la spilla al petto quindi discese le scale dell'aula raggiungendo le prime file, ove avrebbe dovuto prender posto, possibilmente vicino ad un suo amico.
    Blake fu la sua prima scelta, anzi, la prima persona su cui si precipitò come un falco: era in mezzo a Nikolai ed Elisabeth, quindi comprese subito di non potergli sedere accanto, ma questo non lo fermò dall'accelerare il passo, scendere fino a terra e porsi davanti all'amico nel tentativo di afferragli le mani "Non ti sei bruciato vero? Sei entrato da solo? Non ti sei dato fuoco, hai incendiato solo la maniglia vero? Sicuro di non sentire dolore da qualche parte, vuoi che andiamo un attimo in infermeria?"
    Jesse poteva apprezzare molte cose dell'uomo che insegnava loro Difesa contro le arti oscure, ma decisamente quella maniglia la odiava, anche più della porta incendiabile di Lancelot 'Passare in mezzo alle fiamme era un casino, ma cazzo... Blake che usa una magia di fuoco, quasi ogni giorno... minchia che ansia!' quelle tiritere erano qualcosa di quasi quotidiano per Jesse e tradiva il suo profondo affetto per il Socio e il suo disperato bisogno di saperlo felice e non in cenere 'Ha preso fuoco una volta... mai più!'
    Avrebbe voluto sedersi vicino a lui, forse per tormentarlo ogni dieci minuti con domande simili alle precedenti, ma il fato aveva deciso per lui qualcosa di diverso "Ok... allora... se stai bene... vado a sedermi..." disse lui, attendendo ancora un istante, aspettando un cenno dell'amico per portarlo di corsa da Skyler quindi, un po' mestamente, si allontanò da lui, avvicinando invece il suo migliore amico: Erik.
    "Ehi ciao, come butta?" chiese al moretto, nonché ovviamente anche a Joshua "Che musi lunghi che avete, che succ... oh..." e fu a quel punto che notò i fogli di pergamena, e la loro intestazione.
    Fissò il titolo per alcuni istante, poi sospirò "Beh, dai, almeno è un compito con quelli del primo anno e non con quelli sul terzo... ci saranno meno cose che non sappiamo..." propose lui sussurrando con un sorriso che voleva essere speranzoso, ma che emergeva solo tirato.
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Erano passate forse un paio di settimane dalla lezione combinata con gli studenti del primo anno -sì, quella lezione dove Olwen ha cercato di ucciderli nel sonno- che già ne avrebbero avuta un'altra. Ma questa sarebbe stata una lezione... particolare... sì perché non c'era il paziente Lancelot a gestirla, ma uno dei professori meno professori che potevano esistere. In effetti Jessica si chiedeva spesso perché non avesse fatto qualcos altro piuttosto che andare ad insegnare in una scuola che, quasi per definizione, è piena di ragazzini visto che lui, beh, i ragazzini li odia. Non sarebbe stata una lezione facile e, probabilmente, se non fosse per il fatto che l'uomo era stato recentemente nominato direttore dei Black Opal, avrebbe tolto minimo dieci punti ad ogni Opale, una volta entrato nella sua aula. Ma essere il loro direttore, non gli avrebbe impedito di odiare tutti indiscriminatamente. Beh è una bella cosa? Lui non faceva discriminazioni, non era razzista, maschilista... odiava tutti e basta.
    Un sorrisetto, a metà tra il divertito e l'irritato, comparve sulle labbra della corvina mentre scendeva a colazione, memore dell'esperienza dell'anno precedente, quando l'uomo le aveva dato un compito tipo lunghissimo solo per essere arrivata quindici minuti in ritardo. Compito che ci aveva messo ore a finire e solo con l'aiuto di Jesse. Quindi, questa volta non avrebbe ritardato nemmeno un minuto! Si era svegliata alle 7:30 e con calma aveva cambiato Alex, gli aveva dato da mangiare e rivestito. Alle 7:50 alcuni Elfi domestici erano sciamati in camera, pronti a prendersi cura del bimbo fino al ritorno della madre. Erano passati ormai poco più di tre mesi dalla sua nascita, anche se a Jess sembravano passati pochi giorni, tanto quella situazione era nuova per lei. E per chi non lo sarebbe stata, a soli diciassette anni? Nonostante la giovane età, però, stava cercando di affrontare tutto al meglio e di non far mancare nulla al pargolo. Con questi pensieri per poco non sbatté contro i portoni -aperti tra l'altro- della Sala Grande. In fondo tre piani di scale non sono nulla, è un attimo ritrovarsi al pianterreno dalla sala comune degli Opali.
    Il suo svegliarsi così presto, il fatto che avrebbe dovuto affrontare una lezione con un prof che odiava lei e i suoi compagni e l'aver quasi preso una porta in faccia, non facevano sì che il suo umore fosse troppo elevato, quindi non aveva nessuna voglia di parlare, non in quel momento. Infatti scelse un posto, al tavolo della sua casata, dove non c'era nessuno che avrebbe potuto disturbarla, così avrebbe fatto colazione in pace e, soprattutto, in silenzio. Sì, silenzio in senso lato, visto che comunque c'era confusione attorno a lei, ma si sarebbe chiusa nella sua bolla e avrebbe tentato di rilassarsi prima della sua prematura morte. Afferrò una fetta di pane tostato e la spalmò abbondantemente con crema alla Nocciola perché, amando follemente il gelato alla nocciola, ormai aveva iniziato ad amare qualsiasi cosa contenesse un po' di nocciola. Quando quel gusto pieno di grassi, conservanti, zucchero e quant'altro, le esplose in bocca, chiuse gli occhi e tornò a sorridere. Era proprio vero che la colazione era il pasto più importante della giornata e non solo sul piano fisico, ma anche mentale, visto che ora si sentiva più rilassata, dopo aver assaporato qualcosa che adorava. Accompagnò i bocconi con del fresco succo di mele e si prese qualche minuto per rilassarsi. Erano solo le 8:10, constatò tramite il suo magifonino, quindi aveva ancora venti minuti di tempo prima che la lezione iniziasse. Sicuramente non sarebbe arrivata in ritardo, nemmeno per tutto l'oro della Gringott, però poteva perdere qualche minuto a prepararsi psicologicamente a quello che sarebbe avvenuto di lì a meno di mezz'ora.
    Bene, era ora di avviarsi verso l'Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Sospirò e, a malincuore, lasciò quella panca -che al momento le sembrava comodissima- e si diresse verso la sua odiata destinazione. Sfortunatamente avrebbe dovuto percorrere solo una rampa di scale ed un corridoio. Non era tanto la paura di Ensor a farla preoccupare, quanto la mole di cose che avrebbe dato loro da fare, tipo sessanta pagine di pergamena di un argomento che non avevano mai fatto in vita loro e che, solitamente, andava affrontato al quinto anno.
    Un passo dopo l'altro, salì tutti i gradini e percorse poi i metri che la separavano dall'aula, ma se si aspettava una porta che si aprisse in maniera normale, beh si sbagliava di grosso. Proprio mentre era intenta a capire che tipo di incantamento avesse quella porta, un tuono la fece sobbalzare e guardare fuori dalle vetrate poste in corridoio. Quel giorno il tempo non era per nulla bello, dei nuvoloni neri invadevano il cielo. La pioggia sferzava gli alberi della foresta e batteva insistentemente contro i vetri. Sembrava quasi che il meteo avesse percepito l'umore dello studente medio di quella mattina, e fosse particolarmente empatico. Scrollò il capo e tornò a concentrarsi sulla porta, non mancava molto all'inizio della lezione e doveva muoversi, anche se il tempo era sufficiente per non farla arrivare in ritardo. Portò lo sguardo sul grande portone di legno che regnava sovrano poco dopo la fine del corridoio, una volta salite le scale. Poteva sembrare una strada lunga, ma a Jessica era sembrata veramente cortissima. Scese qualche scalino fino a trovarsi a pochi metri dalla porta. Quella che sarebbe dovuta essere la maniglia, in realtà aveva la forma di una salamandra e non si sarebbe aperta semplicemente spingendo -o tirando- bensì bisognava ingegnarsi per entrare. La corvina doveva mettere in moto i suoi neuroni e non erano nemmeno le otto e mezza del mattino. Sbuffò e pensò a tutto il repertorio di incantesimi che conosceva, ovviamente inerenti al fuoco. Un altro pensiero poi la fece desistere. E se fosse stato un test? Magari Ensor voleva che usassero la magia al di fuori delle lezioni per poi avere una scusa per togliergli punti. Ad ogni modo, in quel momento la prima cosa che le venne in mente di fare, fu prendere una delle torce appese al muro. Siccome fuori era parecchio buio, a causa del tempo, per illuminare il corridoio, qualcuno aveva posizionato varie torce lungo i corridoi e Jess ne approfittò: prese la prima alla sua sinistra e, lentamente, la avvicinò alla Salamandra che prese fuoco. Jessica Veronica Whitemore. Pronunciò il suo nome per intero, tanto ora tutti sapevano quale fosse il suo secondo nome, non avrebbe avuto nulla da perdere. In caso la porta si fosse aperta, dimostrando che il trucco aveva funzionato, sarebbe entrata con un sorriso spavaldo. Voleva imprimersi quanto più coraggio riusciva. E di suo Jess già era una ragazza molto coraggiosa. Una volta entrata, guardò prima alcuni dei suoi compagni già in aula, poi rivolse lo sguardo verso Ensor. Buongiorno, professore disse, in tono neutro. Pensò bene di non imprimere troppa sfida nelle sue parole, non già dall'inizio della lezione. Poi si concentrò sulla conformazione a semicerchio dell'aula, con i banchi sistemati quasi si trovassero in un tribunale magico. Insomma, non era il suo forte far sentire accolti gli studenti e questo lo abbiamo capito tutti. La stanza non era troppo illuminata dalla luce esterna, visto il tempo, perciò erano stati accesi dei bracieri posti sopra dei gargoyle in perfetto stile Ensoriano. Dopo che ebbe gettato un ultimo sguardo a quell'inquietante aula, la ragazza prestò attenzione ai compagni già presenti. Scorse la biondina, Mia, vicino ad Adamas e si diresse verso quella direzione, curiosa di approfondire la conoscenza. Si sedette vicino a loro. Ehi, ragazzi salutò i due, rivolgendo loro un sorriso. Come sta... si bloccò, vedendo le loro facce da funerale e stava per chiedergli se avevano visto un fantasma -che non sarebbe stata poi gran cosa nel mondo magico, ma sapeva che era una cosa che si diceva tra babbani- ma si fermò quando adocchiò il foglio posato sul banco davanti a lei. Sarebbe potuta passare per una gentilezza del professore che aveva dato a ciascuno un foglio per scrivere, in caso non lo avessero. Ma la teoria era inverosimile per due motivi: il primo, era che sul foglio campeggiava la scritta "Test a sorpresa", il secondo era che Ensor odiava tutti, quindi non avrebbe mai fatto una gentilezza. Merda disse, senza badare troppo al tono della voce, sperando che il brusio fosse troppo perché l'imprecazione giungesse alle orecchie del prof. Non sono neanche troppo sorpresa, sapete? L'anno scorso ho compreso abbastanza rapidamente la natura di Ensor. È un vero stronzo. Stavolta modulò il tono di voce in modo che la sentissero solo i due ragazzi, perché se con un "merda" poteva anche cavarsela -magari in qualche universo parallelo- dandogli dello stronzo, avrebbe potuto lasciarci la pelle e non ci teneva poi molto; era ancora giovane. Vi raccomando anche di non arrivare di un solo minuto in ritardo, alle sue lezioni. Detto questo, sempre bisbigliato, si mise comoda al suo posto, facendo attenzione a non toccare il foglio, per quanto fosse curiosa di girarlo e scoprire di cosa si trattasse.
    Mentre aspettava che arrivassero tutti, si gettò un'occhiata attorno e scorse Tess, la sua stranissima ex coinquilina, nei banchi in fondo. Ragazza abbastanza sboccata e senza filtri, soprattutto nel linguaggio. Ed era proprio questa una delle cose che a Jess piaceva di lei. Tess! Ciao! Infine si rivolse anche a Blake e Nikolai che erano seduti poco distanti da Adamas, mentre lei era vicino a Mia. Buongiorno disse solo, ora che non aveva troppa voglia di ridere per via del test.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance


    Dovrebbero esserci tutti quelli che ho nominato xD
    »ƒreckles Blake Barnes Nikolai van Aalter Theresa van Aalter Adamas Vesper
     
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    Andros Cahlen
    Dioptase | I anno
    Quella era la prima mattina che Andros si alzava ad un orario normale, per il piacere dei suoi compagni di dormitorio e il dispiacere del suo gufo Jarrot che voleva fare una "passeggiata" assieme a lui ma non quel giorno. Andros aveva dormito come un sasso per via dell'ingordigia dimostrata la sera prima al banchetto, arrivando a consumare pietanze per quattro persone tutto a base di carne, dal roastbeef alle costolette di maiale, un po' di arrosto e qualche insaccato per accompagnare. Andros divorò ogni cosa gli capitasse nel piatto masticando grossolanamente e lasciando solo le ossa e quasi perfettamente pulite, ricevendo anche manifestazioni di disgusto e stupore da parte di alcuni compagni, tuttavia pulendosi con garbo e cura una volta finito come un contrasto alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
    La prima lezione del giorno era di difesa contro le arti oscure, materia tanto utile quanto interessante insegnata da un docente che a detta di Andros era "eccentrico" e con un approccio di insegnamento "particolarmente stimolante", tuttavia era ancora incerto di cosa pensare del professor Ensor come individuo data la rarità di volte in cui lo incontrava, quasi interamente durante le lezioni di quest'ultimo e senza dialogare particolarmente con lui.
    Andros percorse l'intero corridoio del primo piano riuscendo anche a togliersi un insignificante frammento di osso incastrato fra i suoi denti che lo stava tormentando dal risveglio, scese quei pochi gradini e si ritrovò dinanzi al portone dell'aula. Ormai preparato al dover dare fuoco alla maniglia, Andros estrasse dalla tasca l'acciarino con cui era solito accendere piccoli falò, strappò una striscia di pergamena e la avvolse attorno alla maniglia a salamandra senza stringerla in mono che la fiamma prendesse velocemente fuoco la maniglia prima che la pergamena finisse di bruciare, gli diede infine fuoco e pronunciò il suo nome e varcò la soglia.
    In aula erano già presenti alcuni studenti, molti di loro avevano l'espressione di qualcuno a cui avessero ammazzato il gatto, molte delle quali facce conosciute a cui Andros si limitò a fare un cenno, e poi prese posto in solitaria sulla fila laterale destra dell'anfiteatro. Rimase poi "piacevolmente" sorpreso dal test a sorpresa, il ragazzo era si preparato nella materia ma non sapendo che ci sarebbe stato un test non era sicuro di passarlo incolume.

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    RevelioGDR
     
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