Cerimonia di inizio anno 19/20

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    Dean Guymoore
    Docente CDCM | 42 anni
    Che schifo la mattina.. Era l'unico pensiero che ronzava stanco nella testa di un Dean a secco di caffeina da troppo tempo per risultare allegro. Non solo quello. Aveva appena finito di passare più di una settimana della sua vacanza già tirata fino all'osso da quel mostro satanico sotto forma di donna che era la preside Burke al MINISTERO INGLESE. Si, esatto, ripetiamolo pure insieme un'altra volta. Dean, le vacanze, le aveva passate al MINISTERO. Ormai era praticamente più pena che uomo, se si era ridotto a quello. Eppure, c'era forse altra scelta? Era arrivato ad Hidenstone a Maggio, praticamente a fine anno scolastico, e non poteva mica decidere di prendersi una vacanza per tornare a Londra così, dal nulla, dopo aver lavorato per meno di due mesi. Aveva comunque una copertura da mantenere.
    E quindi, ovviamente, il momento designato per tornare a fare rapporto su ciò che aveva scoperto (che alla luce dei fatti era ben poco) era stato assegnato durante quell'afosissimo agosto. Ed ecco a voi la guida completa su come sfondare il fondo a cazzotti dopo aver creduto per un po' di non poter finire più in basso dell'essere un terrorista. Una cosa però la si doveva dire. Tornare a Denrise non era una sensazione così spiacevole. Insomma, stare in un posto fresco, lontano da molti dei suoi problemi, in mezzo a persone che non ti guardavano storto ad ogni passaggio come invece faceva un buon 40% degli auror inglesi.. non era male. Rilassante in un certo senso, sicuramente più di quei dieci giorni scarsi appena passati. Ma quindi.. se li aveva passati a stressarsi.. poteva anche solo affermare di esserci davvero stato in vacanza quell'anno? Oh, cielo, vi prego, non cominciate già.. Si passò una mano sul volto ancora mezzo addormentato, cercando di placarsi, quando alle sue orecchie iniziarono ad arrivare tutti gli schiamazzi della folla più grande di ragazzini urlanti che avesse mai visto nella sua vita.
    E poi era l'accademia il problema. Questo molo era praticamente un girone infernale. Comunque, il povero professore di Cura riuscì a superare i controlli e a consegnare ad un elfo domestico il suo zaino con quel poco indispensabile che si era portato a Londra per la sua "gita di piacere", fino ad arrivare sul molo. La sua prima idea fu quella di correre il più velocemente possibile in direzione del galeone, chiudersi in cabina e non uscire per le successive otto ore, ma poi gli venne in mente una cosa. Non aveva un briciolo di energia. Avvicinarsi alle bancarelle col cibo per cercare qualche dolce al caffè o al rum neanche morto fin quando ci fossero stati tutti quei ragazzini accalcati lì attorno.
    L'unico suo piacere poteva essere una sigaretta. E solo il padre di tutta la magia poteva sapere quanto avrebbe potuto iniziare a sclerare quel galeone frustrato se qualcuno si fosse messo a fumare sul suo ponte. Lì andrà bene.. sussurrò tra sé e sé, adocchiando una di quelle bolle fluttuanti accanto alla quale non si era ancora appollaiato nessuno o quasi. Ci si sarebbe avvicinato, guardandosi attorno per cercare di capire se a primo sguardo riuscisse a riconoscere qualcuno, sperando di non venire nel frattempo invitato ad avvicinarsi. Il professor Olwen intanto a parlare con Barnes per un motivo a lui abbastanza ignoto.. aveva sentito del casino mentre era in fila ma mai avrebbe pensato potesse trattarsi del fratello di Blake quello sparato già nel fiume. Poi, sembravano esserci Black ed Ensor accanto alle bancarelle, nonostante a prima vista Brian non era sembrato un tipo da dolci a Dean.. e poi di colleghi non se ne vedevano più, almeno per ora. Certo, sicuramente non tutti rientravano ad Hidenstone quel giorno col galeone, forse qualcuno neppure era ritornato a casa per le vacanze perché schiavizzato fino alla fine da Victoria. Nessuna situazione di emergenza che richiedesse attenzione comunque, a parte un ragazzino che gridava come un ossesso verso la nave. Bah.. Si sarebbe quindi appoggiato alla prima seduta disponibile e si sarebbe acceso una sigaretta, picchiettando poi appena appena sulla spalla del primo elfo domestico che gli fosse passato a tiro.
    Senti, me lo porti un posacenere? O un bicchierino con dell'acqua. O insomma, qualsiasi cosa che mi permetta di non utilizzare l'allegra famigliola di pesciolini qui come ceneriera, stamattina. Si era svegliato proprio con l'umore a mille quel giorno, Dean, eh. Una vera festa per chiunque avesse deciso di approcciarlo.
    RevelioGDR
     
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    Theresa van Aalter ( ▲ Scheda |▼Stat ) - 16 anni - Studentessa - exGrifondoro
    «Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del Rey
    Il trolley rosso era enorme almeno quanto lei ma sembrava trascinarla senza troppo sforzo per le strade di King's Cross e dentro c'era tutto il necessario per poter sopravvivere almeno una settimana, aveva portato anche il suo zaino, ma non di più. Tess stava indossando il cambio buono composto da una T-shirt nera con una stampa recante la scritta in rosso vivo "Metallica - Kill 'em All" con una pittoresca immagine di una spruzzata di sangue che partiva dalla sagoma di un martello nelle mani di qualcuno, aveva aggiunto ad essa un'ampia manica sorretta da delle cinghie di cuoio, che ne copriva il braccio destro. I Jeans strappati le arrivavano a metà coscia e le ginocchia cosparse di lividi e di cerotti coperti però da delle calze dal motivo bucherellato. A rendere il suo look ulteriormente aggressivo e metallaro erano i suoi innumerevoli orecchini che percorrevano lungo tutto il lobo dell'orecchio e un choker borchiato di spuntoni aguzzi al collo. Aveva delle converse nere ai piedi, come il colore della sua cintura altrettanto borchiata con altro metallo e tintinnanti catenine attaccate al pantaloncino, come se quello non bastasse. Ma le unghie smaltate di nero smangiucchiate e i due occhi chiari cerchiati di matita le conferivano la classica aria da edgy adolescenziale che tanto andava di moda. Il giorno prima aveva alloggiato in un B&B dopo il lungo e tedioso viaggio dall'Olanda. Aveva passato le vacanze estive dagli zii ad Amsterdam ed era partita da lì col volo diretto per Londra. Inutile dire che si era riposata poco e niente e si sentiva un vero schifo, giusto la voce celestiale alle cuffiette appartenente al suo santo patrono Steve Harris la salvava da quella noia mortale che era la routine del Check IN, mentre che la ragazzetta canticchiava a bocca chiusa il ritornello di "Fear of the Dark" degli Iron Maiden. Ma esordì con un sonoro "Che Palle!" Sbuffante, al constatare quanta dannata fila ci fosse, scostandosi la ribelle ciocca castana dal viso. Possibile che tutti quei mocciosi e le loro famiglie dovessero fare la registrazione al Molo Yggdrasil? Saranno stati almeno una cinquantina prima di lei. Si armò di pazienza, decidendo che quel giorno non fosse il più adatto per uccidere qualcuno e una volta che ebbe terminato di esibire i documenti necessari e sbrigato la parte burocratica, aveva un mal di testa talmente forte che desiderava vomitare. Lasciò agli elfi il suo bagaglio e proseguì verso la zona di attracco strapiena di gente e di banchetti colorati che vendevano ogni tipo di sfizio. "Di nuovo l'emicrania." Sibilò dolorante e si massaggiò la zona T del viso con dei movimenti circolari delle dita una volta passata la barriera, spremendovi la sella del naso tant'era insopportabile la fitta del dolore che si stava diffondendo. Spense a quel punto la musica e riavvolse immediatamente le cuffie, prendendosi un attimo per metterle via. Il minuscolo Pop di Levi dell'Attacco dei Giganti era ancora appeso lì, alla zip dello zaino e per un attimo le parve quasi la guardasse in maniera scazzata, alla Levi insomma. Per fortuna che aveva portato anche i fumetti per leggere qualcosa, e i videogiochi... Ma quelli al momento non era proprio il caso, trovare l'antidolorifico sotterrato nel suo zainetto pieno zeppo di roba era la sua massima priorità e visto che non aveva provveduto, per dimenticanza, a comprare una mascherina per il sonno, decise in quel frangente che avrebbe rimediato schiaffandosi in faccia il terzo volume di Made in Abyss sugli occhi una volta sul Galeone. "Ricordo che era qui-... Uff." Vuotò un paio di tasche senza successo dopo essersi fermata trovando un posticino dove poggiare lo zaino poco distante alla bancarella che vendeva i dolci. Inspirò profondamente, se avesse avuto mal di mare, visto che soffriva di mal d'auto non era forse meglio prendersi intanto qualcosa che avrebbe un po' calmato la nausea? "C'è-... C'è troppa gente." Constatò a quel punto stringendo gli occhi con la mano premuta sulla tempia e l'aria che si era fatta più pallida man mano che il tempo passava e una fastidiosa sensazione di caldo/freddo le stava pervadendo il corpo. "OH! Tizio!" Aveva appena preso un cartoccio pieno di Calderotti quel moretto lì? Tizio però non sembrava proprio l'epiteto adatto per apostrofare qualcuno tra la folla "Te con la maglietta dei Pokèmon!" Esclamò a quel punto indicando la maglia di Erik, intercettando l'Ametrino che aveva appena fatto scorta di dolciumi e stava per allontanarsi dalla bancarella, dirigendosi verso le parti di Tess, lei alzò la voce a quel punto, sforzandosi di attirar la sua attenzione e buttò fuori tutta l'aria che aveva con quella proposta "Ti faccio giocare col mio salvataggio di Soul Silver se mi passi una caramella, un qualcosa-... Anf! Credo di star per collassare-..." Ecco. Perlomeno aveva avvisato qualcuno del malore improvviso, forse era stata la barriera a provocarle quel mal di testa, oppure la stanchezza generale. Iniziava proprio bene la giornata anche per lei, girata di "ovaie" e provata quanto Dean.
    Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.


    Edited by Theresa van Aalter - 9/9/2019, 18:23
     
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    Gli Snasi
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    EsitiQualcuno - quasi certamente un sindacalista - una volta disse che un buon compromesso era un accordo che scontentava entrambe le parti. La barriera di accesso alle piattaforme del molo Yggdrasil era un buon compromesso: scontenteva il Ministero con la sua aggressività e il fatto di gettare in un fiume putrescente un mago in piena Londra, con la quasi certezza che se qualcuno fosse giunto in soccorso del malcapitato sarebbe stata una pantegana particolarmente altruista e obesa; scontentava altresì Denrise, del resto lasciare incolume colui che ingrangeva le regole del porto proprio non andava loro giù.
    Entrambi erano scontenti, ma entrambi i gruppi potevano rivendicare qualcosa di quel sistema: il Ministero poteva rivendicare la sicurezza del sistema, Denrise il fatto che fosse sufficientemente umiliante e pratico, ma tutto questo poteva valere per i gruppi, per le Istituzioni, ma cosa ne pensavano i singoli? Beh i singoli, o almeno il Barnes non tramutato in una donna cannone, pensavano che Denrise fosse una dannata Isola e che le regole del Minsitero facessero schifo.
    La polena del Dragone degli Abissi poteva avere dei problemi di mobilità e di temperamento (?), ma ci sentiva benissimo ed infatti assottigliò le iridi alle parole del ragazzo, volgendosi bene ad osservarlo, come a voler essere certo che fosse lui lo sfrontato. Non disse però nulla, forse perché Nikolai spuntò dal nulla tessendone le lodi, o forse perché aveva notato qualcosa che al momento stava sfuggendo a tutti.
    "Com'è veleggiare, eh? Semplice, qualcosa che voi poppanti umani mai potrete capire" la risposta fu burbera e secca, intrisa anche di odio. La polena si piegò ad osservare Nik e quindi abbassò il capo per avvicinarsi al ragazzo e fissarlo dritto negli occhi "Si libero, potente: il mare è invincibile, ma tu lo solchi, lo controlli. Gli resisti. Niente è come veleggiare. NIENTE. Ma poi alcune volte mi devo caricare voi pappabolle, puah!" dichiarò lui, sbuffando un po' di vapore dalla bocca, con retrogusto di zolfo "E allora p tutto un vai più piano che fai del male ai nostri bambini, scusa, puoi aggirar la tempesta che è ora di pranzo e non riusciamo a mangiare seduti o, ancora, Scusa, nave, puoi schivare le onde alte che sennò ti vomito sul tappeto?"
    Borbottando come un anziano, il dragone posò quasi il muso sulla banchina agitandosi e lamentandosi come un ossesso nel mentre continuava ad emettere vapore "Puà, puà e puà!" sputò lui (vapore) "Siete la noia, siete semplicemente degli inutili senzapalle che vengono a rovinarmi il divertimento. Puà!"
    Nonostante il tono assunto e la puzza di zolfo, sembrava che la polena fosse ben disposta a chiacchierare, dipendeva se Nik sapesse andare oltre ai suoi modi ed osservare i puri fatti (ovvero che ella avesse risposto completamente).

    Come accennato, le parole di Blake riguardo Denrise avevano infastidito la polena, che del resto proveniva da quella terra, come molte delle persone disposte sulle imbarcazioni ai moli 5 e 6. I denrisiani erano lì per strozzinare i ritardatari e per scortare la nave e chiacchierare con l'esiguo equipaggio, ma anche loro avvertirono chiaramente le parole del Black Opal e, come aveva colto il dragone, due di loro si avviarono verso il giovane, e non esattamente con buone intenzioni.
    "Dannata isola... eh?" sibilò l'uomo, nel mentre la donna si disponeva dietro di lui, incrociando le braccia con aria di sfida, chiaramente fremente per cosa di lì a poco sarebbe successo, del resto i Denrisiani conoscevano solo una lingua e a lei non sembrava che un ragazzino o un damerino come Lancelot Olwen potessero rappresentare chissà quale formidabile nemico.

    Si stava giungendo ad un duello? Possibile, anche se poco consigliabile. Poco più in là comunque, aldilà di Dean, che dovette attendere un po' per il proprio posacenere, assistendo poi alla scena di un elfo che raccoglieva a terra la cenere fino a quel momento caduta, vi era Jesse alla ricerca del suo chilo di gelato.
    "EHI CIAO CAMPIONE!" esclamò l'iperattivo Artemis, piantando le mani sul bancone e protendendosi verso il ragazzo "CERTO, UNA SUPER CONFEZIONE DA UN CHILO DI GELATO MISTO IN ARRIVO!"
    Contento come un bambino il giorno di natale, il ragazzo vestito alla marinaretta come una sailor moon qualsiasi provvide a preparare il gelato, porgendo poi la vaschetta e anche la granita richiesta "Vengono solo 18 galeoni in tutto!" esclamò lui annuendo convintamente "Rimarrà tutto freschissimo, hai la mia parola di marinaretto" esclamò lui con mano sul cuore "Ti ho messo sia frutta sia creme: ho abbondato con i frutti di bosco - che sono una cannonata - e con la nocciola e il pistacchio, che sono fatti con materie prime italiane, ovvero il top del top sul mercato!"


    Genevieve, ho visto il tuo post vuoto: quando inserisci dentro il testo, segnalamelo su telegram.Siccome è stato un errore, te lo esito appena posso.

    Piccola nota a margine che ho scordato allo scorso giro: Erik, siccome non avevi ancora fatto azioni che scalassero su intelligenza o carisma e visto che avevi appena incrociato Jesse, ti viene concessa l'attivazione del quirk.
    Per ovvie ragioni, intrinseche alla descrizione, si attiva soldato d'estate anche.
     
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    Brian Ensor | Docente DCAO
    Perché gli ex studenti lo salutavano? Anzi, perché gli ex studenti lo salutavano col sorriso? Corrugò appena lo sguardo quando Artemis chiamò per nome il docente, il quale non era sicuro di riconoscerlo con addosso quella divisa da marinaretto. Sì, insomma, parliamoci chiaro: non era di certo il classico studente che i ragazzi più grandi andavano a trovar in Accademia, soprattutto perché sapevano che se solo avessero osato interrompere una sua lezione probabilmente avrebbero avuto finalmente la possibilità di affrontarlo in uno scontro aperto e contro i non studenti poteva eliminare quel limite che gli imponeva di trattenersi di fronte alle proprie classi.
    L'arcano venne subito svelato: aveva insegnato a lui solo per un anno e ricordava bene quanto fosse più pacato agli inizi della sua carriera. Sì, all'inizio non sapeva fin dove potesse spingersi con le punizioni nei confronti degli allievi, senza calcolare che ancora non era stato palesato l'odio reciproco tra lui e gli studenti. Comunque se non ricordo male gli dissi anche che sarebbe finito per far il gelataio, avevo ragione. Si disse, senza però menzionare il più minimo sorriso di fronte a tutto quell'entusiasmo. Era un ametrin, sicuro. Lieto di rivederla. Ora torniamo al caffè. Sì, insomma, prima le cose importanti. Stupide ed insulse chiacchiere di circostanza non potevano neanche lontanamente essere messe a paragone con quel nettare degli dei che stava vendendo. Proprio come voleva che i suoi studenti stessero in silenzio a seguire la lezione, si aspettava che i commessi nello stesso silenzio servissero il cliente.
    Invece così non fu e forse si trattò di un bene, poiché il giovane si mostrò competente consigliando della ben più rinfrescante granita. Acqia, ghiaccio e sciroppo? Non lo convinceva, tuttavia quelle parole che lo descrivevano simile ad un caffè shakerato riuscirono a convincerlo. Allora lasci perdere il gelato da asporto, prendo solo la granita e il cono. Sì, insomma, Brian non era un pozzo senza fondo, da solo non sarebbe di certo riuscito a finirsi tutto ciò che stava acquistando, anche perché non era la classica persona che amava strafogarsi. Certo, avrebbe potuto condividere, ma pensandoci bene non era neanche una persona che amava condividere. Pagò quando dovuto, afferrò con una mano la confezione di granita e con l'altra impugnò il gelato. Molto gentile. Sappi però che se la granita non sarà di mio gradimento ti vengo a cercare e non sarà un incontro piacevole. Sì, insomma, aveva stuzzicato una voglia nell'animo del docente e, come ogni essere umano, non era mai contento di veder le proprie aspettative infrangersi in pochi istanti.
    Bene, ora era armato di provviste, ragion per cui non gli restava altro da fare se non gustarsi il gelato in uno spazio meno affollato. Con la coda dell'occhio vide che il suo acquisto stava cominciando a gocciolare. così avvicinò la lingua ad esso. Chiuse gli occhi. L'aroma di caffè era intenso, tuttavia il gelato troppo dolce. Cosa potevo aspettarmi da una bancarella che fa i suoi migliori acquisti con gli studenti?
    Gli occhi poi si concentrarono nella ricerca di un posto per sedersi: da una parte ridevano e scherzavano spocchiose ragazzine su chissà quale pettegolezzo, dall'altra nuovi studenti che si intrattenevano con i soliti pronostici riguardo il loro smistamento, infine un solitario Dean selvatico che ad occhio e croce era più vicina a quella che Ensor assumeva spesso rispetto alla tipica che era solito mostrare. Odio gli studenti, vado da lui. Si avvicinò proprio in direzione di quest'ultimo col gelato in mano. Lo leccò. Si sedette accanto al collega. Leccò il gelato di nuovo. Buongiorno. Siccome Brian non era il tipo che metteva ansia aspettò ben tre secondi prima di salutarlo, per poi continuare col suo solito ottimismo e gioia di vivere. Non credo di essere pronto per cominciare un nuovo anno scolastico. Sospirò, realizzando poi come quella fosse la prima cerimonia di inizio anno di Dean. Sì, insomma, non c'era molto da dire o chissà che cosa di entusiasmante in ciò, così non disse nulla al riguardo. Secondo te è possibile mettere in punizione degli studenti prima dell'inizio dell'anno scolastico? Sì, insomma, Barnes aveva fatto entrare un tizio che venne prontamente cacciato, poi era dal campo estivo che voleva assegnargli una punizione e, chissà, forse il momento era giunto.


    RevelioGDR
     
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    Ametrin
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    Adamas Vesper
    Studente | 17 anni

    “Su, Adamas - la nuova scuola ti sta aspettando”. Il tono di suo padre era arrogante; il ragazzo iniziava ad avere un’insofferenza palese nei confronti del genitore, sempre abituato a comandare e farsi rispettare. Molte male parole attraversarono la mente del giovane, che si guardò bene dall’esternarle; non voleva certo far alterare maggiormente il padre, e soprattutto non aveva voglia di un confronto davanti a tutti.
    “Emathion.” La voce della madre, leggera e melliflua, redarguì il padre. Era l’unica che avesse un minimo d’ascendente su di lui e potesse farlo calmare, anche se solo per qualche minuto. Questo perché era l’unica persona che il padre considerasse sua pari.
    ‘Per te, padre, devo sempre dimostrare di essere all’altezza del sangue e bla bla bla. Quando imparerai…’
    Adamas sbuffò, recandosi all’interno del porto. Gli edifici Babbani erano peggiorati nel tempo, dal punto di vista architettonico - come se la modernità avesse reso i Babbani più propensi alla funzionalità e all’isolamento personale. Bastava guardare le biglietterie: piccoli uffici separati da divisori grigi e uniformi. Adamas era affascinato da come le persone prive di magia potessero privarsene a tal punto anche nella vita di tutti i giorni; per lui, cresciuto in una famiglia Purosangue circondato da monili e amenità sfarzose era quasi inconcepibile.
    ‘Voglio ritrovare la magia nel mondo Babbano… da qualche parte sarà pur finita, no? Insomma, non può essere un mondo così grigio e vuoto.’
    Sentendo i genitori parlare animatamente dello sfacelo della borghesia Babbana e di quanto fossero fortunati a non farne parte, Adamas non potè fare a meno di avere un brivido: il fatto di condividere una certa visione di vita con loro era quasi ripugnante. Voleva bene ai suoi genitori, ma ogni volta che qualcuno aveva diviso il mondo tra “noi” e “loro” era scoppiata una guerra.
    “Ok - dobbiamo entrare negli ascensori e digitare 934. Inizia ad essere un po’ tardi”. Con questa scusa accelerò il passo - avrebbe evitato di pensare alle somiglianze con i suoi per un poco, almeno.
    Erano finalmente arrivati all’ingresso del molo. Emathion Vesper sciolse l’incantesimo di Disillusione con cui aveva nascosto i bagagli del figlio; da questo punto di vista il padre era un mago abile, nonostante fosse più uno studioso che un incantatore a tempo pieno.
    La madre si avvicinò per stringerlo in un abbraccio, che Adamas ricambiò di buon grado: era solo grazie alla sua abilità diplomatica che padre e figlio potevano, di tanto in tanto, smettere di battibeccare. Il padre gli strinse la mano con fare sicuro.
    “Un anno - se non ti troverai bene, prenderò in considerazione la tua richiesta di un anno… sabbatico? Ma vedrai che non resterai deluso.”
    Adamas strinse la mano del padre in maniera decisa, per fargli capire che in ogni caso avrebbe comunque studiato il mondo Babbano, con o senza il suo volere.
    ‘Anche se il pensiero di una scuola più avanzata non è così spiacevole…’
    Il ragazzo si avvicinò alla reception, fornendo le sue generalità ed affidando alla receptionist i bagagli; superata la barriera, sospirò profondamente all’idea della nuova avventura. Finalmente i suoi erano rimasti indietro, dovendo fare chissà quale commissione a Diagon Alley.
    L’ambiente era pieno di stimoli per i sensi, dalle navi di diverse fatture e dimensioni, alle bancarelle, alle bolle d’acqua di pesci vibranti di colori. Questi ultimi attirarono la sua attenzione: chissà quali incantesimi permettevano un simile risultato. Un pesce sprovveduto gli cadde ai piedi: aveva forse finito l’energia dell’incantesimo? Non sapendo che fare, Adamas decise che avrebbe provato a salvarlo lanciandolo nella bolla più vicina. La sofferenza degli esseri viventi, per quanto sempliciotti e stupidi, non gli era mai piaciuta.
    Passò quindi, per pura curiosità, davanti alle navi dei maghi ricchi, dove vide alcuni volti conosciuti; gente per lo più con la puzza sotto il naso. Ecco perché notò l’unico che stonava in quell’ambiente: un ragazzo biondo, carino e con l’aria di essere stato un teppistello di periferia fino a qualche anno prima. Il ragazzo lo notò con la coda dell’occhio ma tornò alle sue prede più importanti: una coppia di ricconi affabili. Adamas decise saggiamente di defilarsi, non prima di aver avuto la sensazione che avrebbe rivisto più volte quel ragazzo - e non prima di notare che l’altro lo aveva scrutato per bene da testa a piedi.
    Adamas arrossì al pensiero: non era abituato ad essere squadrato con desiderio malcelato.
    Il suo peregrinare per curiosità fu interrotto da un fuoco d’artificio d’acqua che era stato scagliato verso la cupola. Uno spettacolo alquanto inusuale, in quell’ambiente - e pareva anche che all’interno ci fosse una sagoma umana. Adamas si avvicinò alla fonte del geyser, ma non raggiunse mai l’obiettivo, perdendosi nella calca e finendo chissà come dal bancone dei gelati. Qui trovò quello che sembrava un suo coetaneo o possibile compagno di scuola, intento a comprare una vasca di gelato prodotta, secondo il gelataio, con materie prime italiane.
    ‘Che male può fare un po’ di conversazione?’
    Si rivolse dapprima al gelataio, chiedendo cortesemente una granita alla nocciola piccola. Si voltò quindi verso il ragazzo : sembrava carino e, soprattutto, innocuo.
    “Ciao… ti piace il gelato, vedo…”. Adamas e le interazioni sociali: un disastro. “Ehm… sono iscritto al primo anno di Hidenstone - e tu? Comunque piacere, Adamas Dawn - cioè, Vesper. Adamas Vesper”.
    Il perché di questo lapsus non è conosciuto.
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR
     
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    Ametrin
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    Erik Foster | Ametrin
    Erik, come molti ragazzi della sua età, era completamente ignaro di tutti quei ragionamenti e processi che guidavano il marketing, quindi non aveva idea se il discorso del commesso avesse realmente un riscontro con la realtà o se fosse semplicemente una truffa. Però se i prezzi sono quelli... Eh, sì, non ci poteva far molto. Da pseudo collega Erik sapeva bene come i singoli commessi non avevano potere per elargire sconti o offerte, anche perché poi il registro di cassa riportava ogni cosa e se lavorava per conto di qualcuno, beh, la predica non gliela avrebbe tolta nessuno. Però sono un sacco di galeoni e io devo prendere i calderotti! Si disse, perdendo poi il filo del discorso quando Blake si fece avanti presentando a lui e Jesse suo fratello Aaron. Uh, figo, anche mio cugino di chiama Aaron! Io sono Erik, piacere mio. M-ma eri anche al Rainbow, vero? La risposta non riuscì mai ad arrivare, poiché il tentacolo d'acqua si liberò dell'intruso, facendo scoprire all'ametrino come effettivamente coloro che non possedevano la tessera venivano espulsi dalla bolla d'acqua. In un certo senso è stato istruttivo! Chissà dove sarebbe riemerso o cosa avrebbero pensato i babbani vedendo riemergere il cugino di Blake. Vorrei uscire solo per aiutarlo. Avrei detto che si stava impegnando per condurre lo stesso stile di vita dei delfini! Poteva essere una spiegazione plausibile? Assolutamente no, tuttavia era pur sempre una spiegazione.
    Tornando al discorso caramelle, il commesso non sembrava assai contento di tutto ciò che stesse accadendo, così fece un passo indietro riguardo a Samuel, facendo però rimanere identico il prezzo che avrebbe dovuto pagare Erik, comprese le caramelle che non aveva chiesto. Uffi. Si ritrovò a pensare mentre pagò quanto dovuto.
    Va bene, Jesse, pensa tu ai gelati. Io intanto supervisiono come vanno le cose qui nel caso a qualcuno servisse un eroe. Sì, insomma, Capitan Hidenstone era sempre pronto all'azione e, chissà, forse avrebbe dovuto trovare un nome anche per Blake. Poi ora c'è Blake Widow. Sì, aveva davvero preso l'assonanza tra il suo nome e quella parola che componeva il titolo di vedova nera. Per di più è anche Opale, anche il colore ci sta! Forse mancava una donna nel party. Forse Theresa van Aalter aveva ascoltato nel suo animo il richiamo dell'ametrino, il quale assunse un'espressione piuttosto confusa dopo essersi sentito chiamare tizio. Quando poi venne apostrofato come colui con la maglietta di pokémon realizzò che stesse richiamando proprio la sua attenzione, ma comunque portò un indice verso di sé per indicarsi. Io? Cielo, quante persone c'erano con la maglia di pokémon?
    La ragazza chiedeva una caramella e in palio metteva la possibilità di giocare a soul silver. Lo sguardo dell'ametrino si illuminò di colpo e un caloroso sorriso si stampò sul proprio volto. Allungò la busta di caramelle verso la ragazza e fece spallucce. Prendi pure quella che preferisci, però ti avverto che i calderotti sono vuoti e per riempirli aspetterei l'imbarco o son certo di sprecare tutto il caramello per terra. Se fosse successo sicuramente avrebbe pianto e tanto. D'altro canto la ragazza avrebbe potuto trovare ippogrifi di gomma, Gelatine Tuttigusti+1, api frizzole, puffole di Marshmallow e fatine di zucchero candito. Sì, insomma, la scelta era varia.
    Io sono Erik, piacere di conoscerti. Affermò con un tono vagamente contento, notando poi come ci fosse qualcosa che non andasse. Fu allora che dal taschino dei suoi pantaloni impugnò la bacchetta e la puntò contro la ragazza, disegnando una W. Innerva. Se l'incantesimo fosse andato come sperato, probabilmente la ragazza si sarebbe sentita subito meglio. Vuoi chi chiami aiuto? Ci sono gli elfi, magari gli chiedono se possono farci imbarcare prima. Sì, insomma, di norma ciò non sarebbe possibile, ma per salvaguardare la salute di una studentessa forse avrebbero fatto uno strappo alla regola. Di certo lo staff accademico non voleva che una ragazza si sentisse male ancor prima dell'imbarco, anche perché dopo aver attraversato la barriera tecnicamente non erano più sotto la protezione dei loro genitori e il compito di responsabilità da parte dei docenti era già cominciato. Qualunque effetto avrebbe sortito l'incantesimo, subito dopo la sua esecuzione ripose a posto la bacchetta. Lo aveva provato per via della sua totale sicurezza, tuttavia se non avesse funzionato avrebbe fatto un passo incerto, rimanendo dubbioso su ciò che avrebbe potuto fare per farla sentire meglio.

    RevelioGDR
     
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    Dean Guymoore
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    Si, la giornata dava ancora l'idea di star facendo schifo tanto quanto qualche minuto prima, anche se allietata da quella sigaretta. Insomma, diciamoci la verità, la massa di ragazzini strillanti non avrebbe fatto altro che aumentare di volume fino all'inizio dell'imbarco (e anche una volta ci si fosse imbarcati sarebbe solo aumentato appena lo spazio vitale da condividere per ben otto ore con quei mostri infernali) e, come ciliegina sulla torta, il suo posacenere era arrivato con tanto ritardo da costringerlo a formare una torretta di cenere sulla punta della sigaretta talmente alta da far chiedere se stesse su con la fisica o con la magia ma che, inevitabilmente, dannata forza di gravità, sarebbe caduta rovinosamente sul molo. E no, non bastava certo un elfo domestico a pulire per cancellare il fatto che quella fosse effettivamente caduta. Perché i servizi erano più efficienti in terra denrisiana che lì a Londra? Era la Burke a farli galoppare così tanto gli elfi di Hidenstone?
    Guarda tu.. Sbuffò lui, sempre più spazientito, mentre faceva un altro tiro e buttava un occhio attorno a sé, sempre forte del suo essere paranoico cronico.
    L'unica cosa che attirò la sua attenzione, anche se non nel modo che intendeva lui, (nonostante avesse dovuto) fu che Brian Ensor stava camminando nella sua direzione. Lo puntava. Si, quasi sicuramente NON si stava dirigendo da quella parte a caso, anzi, sembrava proprio starlo puntando senza alcuna ombra di dubbio. Sinceramente, nel dubbio meglio lui che un ragazzino. Si disse, alzando poi un braccio in segno di saluto quando ormai il collega era a pochi passi da lui.
    'giorno, Ensor. replicò ancor prima che Brian potesse iniziare a parlare, di fatto annullando quella strana sensazione di silenzio che avrebbe dovuto esserci prima del saluto dell'altro. Tsk. Perché, tu hai mai smesso di lavorare quest'anno? Fortunato.. Si, in realtà Dean lo intendeva letteralmente, ma così parafrasata sembrava una semplice iperbole su quanto fosse stronza la preside.
    Il docente di Cura riprese la sigaretta, ormai smezzata, per aggiungere cenere alla cenere, mentre ascoltava le lamentele di Brian sulla scuola e su Blake.
    A quel punto Dean, incuriosito, buttò lo sguardo su Barnes e Olwen, che non aveva più calcolato dopo il primo istante in cui li aveva inquadrati. E perché mai? A me sembra che i sistemi di difesa facciano un buon lavoro da soli.. rispose lui, assottigliando poi lo sguardo in direzione dei due denrisiani poco raccomandabili (come se ce ne fossero di raccomandabili) che si avvicinavano ad alunno e professore, dopo la sbraitata del primo sull'isola. Anzi, senti, piuttosto che i ragazzi quasi quasi mi stanno sul cazzo più gli adulti stamattina.. Fece a Brian, incazzato non poco per la posizione in cui si erano messi quei due, decisamente poco raccomandabile. E nonostante a Dean quella mattina gli studenti non andavano particolarmente giù, il suo istinto che gridava "I ragazzi con cui lavoro io al massimo gli meno io" era entrato in azione, facendogli estrarre repentinamente la bacchetta, puntandola poi verso la donna.
    Accio cappello del cazzo a falda larga che ti fa sembrare un coglione Fu piuttosto specifico e di voce sostenuta, mentre lanciava l'incantesimo di appello. Alcuni avrebbero potuto dire che lo faceva per evitare che l'Accio sbagliasse bersaglio, altri invece che volesse semplicemente spostare ancora di più che con il semplice incantesimo l'attenzione su di sé. Fatto sta che, una volta che il cappello gli fosse volato in mano, avrebbe preso subito la parola.
    Qualcosa non va con i miei ragazzi? Potete venire a dirmelo qui senza problemi, riferirò tutto personalmente.
    Scandì piuttosto bene le sue parole. Diciamocelo, in tutta sincerità Blake e Lance non sembravano proprio le persone più minacciose con cui avere a che fare. Ma Dean e Brian? Tutta un'altra storia. Con un po' di fortuna i due denrisiani avrebbero percepito il vento non soffiare più dietro le loro vele e si sarebbero defilati. Dopotutto, se erano tra quelli che commerciavano con l'Inghilterra forse erano già stati al Ministero Inglese. E quindi avevano già sentito parlare o visto Dean. E se sapevano chi fosse Dean e desideravano comunque mettersi contro lui e BRIAN ENSOR, beh, allora la testa calda dei denrisiani era molto più leggendaria di quanto non si dicesse in giro.
    RevelioGDR


    Nel caso ci fosse bisogno di un tiro di dado per questa mia ultima azione, provo a far pendere appena appena la bilancia della fortuna un po' dalla mia parte dicendo: un'intimidazione scala più su coraggio che su carisma, vero?
     
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    Theresa van Aalter ( ▲ Scheda |▼Stat ) - 16 anni - Studentessa - exGrifondoro
    «Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del Rey
    L'entusiasmo di Erik la colpì dritta in faccia come un pugno tanto da renderla ancor più stordita, cos'aveva da sorridere quello là? Forse era un vero appassionato di retrogaming ed aveva appena fatto centro. L'Ametrino le porse la busta piena di dolciumi senza porsi alcuna remora e lei vi mise dentro la mano ed arraffò un po' rudemente e per necessità come un animale ferito mentre che portava alla bocca un paio di api frizzole e tranciò di netto la testa di un ippogrifo gommoso coi denti. Masticò a fondo ed ingollò senza neppure sentirne il sapore, era tutto troppo zuccheroso al momento ed aveva il senso di vomito da dover calmare. Rimase di sasso quando il moro sfoderò la bacchetta di fronte a lei. CHE CAZZO VUOL FARE?! Ma immediatamente dovette ricomporre la sua reazione dato che con una gentilezza disarmante intonò un incanto per lenire la sua nausea. La testa fu immediatamente più leggera e smise di pulsare dolorosamente e lo stomaco sembrò darle tregua, smettendo di attorcigliarsi. Lo guardò con aria incredula per un lungo istante battendo le palpebre ammutolita e poi riabbassò lo sguardo con aria colpevole, sentendosi un po' uno schifo per averlo preso per i fondelli "Ti ho fregato, non ce l'ho Soul Silver." a quel punto tolse una cinghia dalla spalla e frugò nello zaino finché non ripescò la confezione di Pokèmon Cristallo ancora perfettamente conservata. "Ho quello prima del Remake... Spero tu possa apprezzarlo lo stesso." Fece a quel punto, lasciandoglielo tra le mani già occupate dai dolci e i suoi effetti personali e poi si prese un attimo per respirare profondamente, portando la sinistra al petto. Chiuse gli occhi e constatò le sue condizioni, sembrava effettivamente che il malessere fosse svanito di colpo così com'era arrivato. Poi si voltò, il viso che sembrava aver ripreso già un po' di colorito ed annuì un unica volta. "Theresa." Tossì lei guardando basso "Però preferisco essere chiamata Tess, è più immediato." Soggiunse e poi scosse appena il capo "Sto già un po' meglio." Poi si grattò dietro la nuca "Eri qui con gente? Non voglio accollarmi, ne farti pena, sia chiaro!" Sbraitò immediatamente sulla difensiva impulsivamente per poi ritornare più calma in una breve pausa e sussurrare il suo nome. Una corposa ciocca di capelli gli coprì il volto, proprio mentre si stava imbarazzando e riuscì a mimetizzare il tutto con la sua aria edgy da goth fingendosi scazzata "Erik. Devo solo raggiungere il galeone." Incrociò le braccia al petto, "E... Non conosco un cazzo di nessuno, sono al primo anno e qui è davvero un casino. Quindi-... Posso venire con te?" Sembrava una reale richiesta d'aiuto ed un primo incarico per Capitan Hidenstone.

    Se avesse accettato di includerla nel suo andarsene al pascolo, Tess si sarebbe accodata a lui fra la folla. "Dov'è il tuo branco?... I tuoi amici nerd." Chiese accigliandosi mentre scrutava la moltitudine di facce cercando di capire quali altre persone fosse legato, aveva visto un signore ma sembrava più il "padre" di Erik più che un suo amico. Povero Samuel Black. "Pensavo che i familiari non li facessero entrare... Quello è un tuo parente?" Chiese a quel punto indicandogli il Professore di Pozioni ignorando completamente chi diavolo fosse. Poi si voltò di colpo sentendo l'accentuarsi del vociare poco distante dove c'erano Blake, il professor Guymoore e il professor Ensor e si lasciò andare ad un commento in cui manifestò la sua preoccupazione "Che diavolo sta succedendo lì?" Mh! Sembra che tra poco volerà qualcun'altro fuori dalla barriera a calci nel culo. "A proposito, lo hai visto il tizio che è stato cata-fiondato in acqua? Spero che non fosse uno dei tuoi amici." E poi dopo un breve momento di pausa, deglutì e sbuffò teatralmente mostrando ulteriormente l'aria seccata nella voce come per rimarcare che non fosse affatto interessata a mettersi in mezzo a quella questione mentre in realtà sembrò ribollire di curiosità e si elettrizzò all'idea che potesse assistere ad una scazzottata tra maghi inglesi con la puzza sotto al naso "...Uff! Forse sarà il caso di andare a dare un'occhiata, sai?" infilando la pulce nell'orecchio al ragazzo con tale affermazione gettando sguardi dove altra gentaglia si stava affollando. Erik cercava una situazione per cui serviva l'aiuto di Capitan Hidenstone? Perchè Tess non sembrò affatto volersi far pregare per tuffarsi in delle grane più grosse di lei, ma solo per alimentarle.
    Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.


    Edited by Theresa van Aalter - 9/9/2019, 18:22
     
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    Jessica Veronica Whitemore
    Black Opal | 17 anni
    Pannolini... ci sono, vestitini, ci sono... giochini... presi...
    Jess era nella sua camera in casa dello zio e stava effettuando gli ultimi preparativi per partire. Le mancava solo la roba del bambino e poi era pronta. Erano le sette e la barca partiva alle dieci, quindi doveva darsi una mossa. Alex era già sveglio e pimpante da diverso tempo e di conseguenza aveva svegliato presto anche lei. La ragazza era eccitata di poter iniziare un nuovo anno scolastico e, soprattutto, poter rivedere gli amici, anche se non era passato molto dall'ultima volta che gli aveva visti, complice il trhiatlon scolastico.
    Ok, aveva tutto e poteva avviarsi verso la porta. Ormai, tra sistemare le ultime cose e fare colazione, erano le 8:30. Sì perché lo zio della ragazza faceva delle brioches da leccarsi i baffi e la corvina ne aveva mangiate almeno tre! Adorava quelle con dentro il cioccolato, soprattutto se calde; le davano una piacevole sensazione di calma ma anche un'inspiegabile voglia di stendersi e riposare gli occhi, ma quel giorno non poteva. Quel giorno avrebbe dovuto presentarsi al molo Yggdrasil, dove avrebbe preso la nave che, insieme agli altri maghi adolescenti, l'avrebbe condotta a Denrise e successivamente ad Hidenstone, pronti ad iniziare un nuovo anno tutto insieme. La ragazza si chiedeva se ci sarebbero stati compagni nuovi, professori nuovi e soprattutto le sarebbe sembrato strano non essere più una primina e vedere maghetti più giovani. Con questi pensieri che le affollavano la mente, uscì di casa e caricò sulla macchina dello zio il baule, la valigia sua e quella più piccola del figlio. Finalmente poteva partire. Le sarebbe sembrato stranissimo andare a scuola con suo figlio, ma certamente non poteva abbandonarlo a casa per un intero anno scolastico
    Jessica posò la testa contro il finestrino e guardò il cielo sereno di quel primo settembre; tutto sembrava magico.
    Ad un certo punto doveva essersi addormentata, poiché fu svegliata dallo zio che aveva parcheggiato poco fuori la Port London Autority, un edificio babbano. La ragazzina entrò spingendo il passeggino al fianco dello zio e, insieme, si diressero all'ascensore. Digitò il codice: 934 e, poco dopo, le porte si aprirono. Quando Jess guardò l'ora mancava poco alle dieci. Una volta uscita dall'ascensore, salutò lo zio con un abbraccio e andò alla reception per registrarsi.
    Jessica Veronica Whitemore disse alla receptionist E lui è Alexander Withemore annunciò anche suo figlio, indicandolo con uno svelto gesto del pollice. Siamo qui per prendere la nave che ci porterà ad Hidenstone. Le porse un documento e aspettò che le donne facessero tutti gli accertamenti, restituiendo in cambio due pass per la barriera.
    Si girò e fece un ultimo cenno di saluto, mentre il piccolo agitava le manine paffute in direzione dell'uomo. Poi, finalmente poterono passare la barriera e si ritrovarono immersi nel profumo di dolcetti e altre gustose lecornie. Si guardò intorno, cercando qualcuno che conosceva. Per prima cosa, si diresse al banchetto dei gelati e guardò la persona che lo gestiva. Può darmi un chilo di gelato alla nocciola con confezione da viaggio? Un chilo? Ok, forse aveva esagerato... ma lo adorava! Mentre aspettava di vedere eseguita la sua richiesta, vide non molto lontani gli amici. Jesse! Erik! Chiamò, salutando con la mano e con un grande sorriso. Poco lontano vide anche Blake e sorrise, chiedendosi se il ragazzo l'avesse vista o meno.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    by Lance
     
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    Mia non si sarebbe permessa di arrivare in ritardo per nulla al mondo. Aveva preparato i vestiti per quel giorno già da una settimana e si era premurata di preparare psicologicamente Zeus perché non facesse troppe storie il giorno della partenza: il suo sphynx grigio non era conosciuto di certo per avere un carattere semplice e portato al cambiamento, ma stranamente sembrava essere sempre pronto ad ascoltare la sua padrona e cercare di soddisfarla il più possibile. Al contrario, non aveva mai apprezzato troppo Charles, forse per via della sua natura di lupo che il gatto fiutava a chilometri di distanza, e gli aveva sempre riservato occhiate di supponenza, alzando la coda e dandosela a gambe –seppur con classe ed eleganza- ogni volta che il ragazzo si avvicinava troppo. C’era da pensare che se ancora non aveva provato a cambiargli i connotati era solo perché sapeva bene che Mia non sarebbe stata affatto contenta.
    Per quanto l’eccitazione e l’entusiasmo le scorressero nelle vene da quando aveva avuto la certezza di entrare a Hidenstone, una parte di lei continuava ad avere paura dei cambiamenti. Aveva passato l’ultimo periodo, come al solito, nella casa di Londra con suo zio e suo fratello, cercando di non pensare al fatto che presto le cose sarebbero cambiate. Era abituata a stare lontana da casa, ovviamente, lo aveva fatto per tutti gli anni di Hogwarts e si era scoperta in grado di cavarsela da sola, ma le cose adesso erano diverse: se al tempo Hogwarts era stato un modo per scappare dalla Tenuta Nott, un posto dove non era di certo benvoluta, ora Hidenstone non faceva altro che allontanarla dalla sua nuova casa, un posto che considerava sicuro e tranquillo.
    Man mano che si avvicinavano al molo non potè evitare di osservare incantata ogni dettaglio: era una zona che non era solita frequentare, in genere, ma tutto quel vociare e tutti quei colori non facevano altro che attirare la sua attenzione. Non faticò a notare il galeone anche da lontano e subito si ritrovò immersa dalle domande che avrebbe voluto fare circa il suo funzionamento o il suo famoso caratteraccio. Fosse stato per lei si sarebbe fiondata là sotto a tempestare il Dragone degli Abissi di domande, ma si limitò a fare una cosa per volta. Fece appena in tempo a vedere qualcuno che veniva scagliato in acqua: sgranò gli occhi e non potè evitare di pensare che si trattasse di quel sistema di sicurezza di cui aveva letto più e più. Come ha fatto a farlo scattare? Qual è stato il tempo di reazione?” si domandò distrattamente, ma si impose di frenare per il momento la sua voglia di risposte e concentrarsi sul fratello.
    L’idea di salutare Charles non la entusiasmava per niente: i due vivevano in uno stato di simbiosi, ormai, e le faceva sempre strano l’idea di doversi allontanare almeno per un po’. Ne era capace, ovviamente, ma le sembrava sempre che le mancasse una parte di sé quando non era con lui. ” Starò bene” lo rassicurò prima ancora che il ragazzo potesse aprire bocca, riservandogli un sorriso da “so cosa stavi per dire”. Sapeva che Charles credeva in lei, e sapeva anche che non era quello il problema: dopo essere scappati dai Nott i due avevano imparato ad essere uno la roccia dell’altra, per quanta fiducia potessero nutrire non avevano idea di come potessero essere le cose quando erano così distanti.
    Mia fu la prima ad annullare quella lontananza, allungandosi ad abbracciare il fratello. ” E tornerò per le vacanze e ogni volta che sarà possibile” continuò contro il suo orecchio, alzandosi sulle punte per riuscire ad annullare almeno un po’ la differenza d’altezza che li separava, Zeus che si agitava nel suo trasportino per cercare di mantenere le distanze col ragazzo il più possibile. Si allontanò giusto quel che bastava per guardarlo negli occhi e cercò di usare un tono scherzoso e smorzare l’atmosfera. “Mi raccomando fai il bravo mentre io non ci sono, non mangiare troppo gelato e non farmi trovare la casa un disastro quando torno. E non affittare la mia stanza” lo prese in giro bonariamente, nascondendo dietro quel leggero sorriso anche tutta la malinconia che quel genere di saluti le metteva sempre addosso.


    Mia Freeman-SHEET-
    "Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"

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    ♛ responsabile Dioptase | ✎ docente |
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    "C’è la storia, poi c’è la vera storia, poi c’è la storia di come è stata raccontata la storia. Poi c’è quello che lasci fuori dalla storia. Anche questo fa parte della storia." M.A.


    Kenna Ivonne MacEwen



    Se Kenna MacEwen fosse stata una donna comune si sarebbe emozionata nel vedere l'arrivederci, dal sapore di addio, di due fratelli vicini ad uno dei tanti ascensori del Port London Autority. Il minore, dai capelli paglierini, stringeva convulsamente la stoffa della maglietta a mezze maniche del maggiore. Con il brusio di sottofondo riuscì a capire qualche parola sparsa qua e là, tra cui spiccava Hogwarts. A ben guardarlo il piccolo era in età scolare, probabilmente tra gli undici ed i dodici anni, e forse lo step successivo dei genitori era di accompagnarlo a King's Cross per prendere l'Hogwarts Express. Li superò occupando uno degli ascensori e digitando quelle tre cifre in sequenza iniziando dal numero più alto di valore ma ultimo nella terza linea di quella tastiera numerica. Non si curò neanche di quella fauna marina che poteva vedere lungo il percorso di discesa che l'avrebbe portata al Molo Yggddrasil. Viaggiava leggera la Responsabile dei Dioptase. Tutte le sue cose erano rimaste ad Hidenstone, dato che neanche nei mesi estivi aveva abbandonato quell'isola per più di una settimana. Aveva preso una Passaporta, la sera precedente, che dal villaggio di Denrise la portò direttamente al Paiolo Magico dove aveva preso una stanza per la notte. Era più una tradizione quella di trascorrere l'ultima notte di agosto nella vecchia locanda, perché avrebbe potuto tranquillamente prenderne una al mattino ed essere lì sul molo per salire sulla Dragone degli Abissi.
    Con la sola sua borsa, ampliata con la magia, si presentò al banco esibendo il documento di riconoscimento, in un atto più di prassi che di effettiva impossibilità nel riconoscere chi fosse. Buongiorno... Accademia di Hidenstone, come ogni anno. Un attimo di pausa che usò per guardarsi intorno e vedere come molte di più sembravano le persone affollare quella parte di molo. Il numero di studenti iscritti ad Hidenstone aumentava esponenzialmente di anno in anno e persino i primi alunni provenienti da territori oltre la Gran Bretagna iniziavano ad essere più audaci nello scegliere quel nuovo sistema didattico. Ma erano le famiglie babbane ad avere come un segnale luminoso a lampeggiare ininterrottamente sulle loro teste. Erano fortemente spaesati, soprattutto quando emergevano dall'ascensore ed erano prossimi a rovesciare i contenuti dei loro stomaci non appena i piedi fossero tornati saldi a terra. Io terrei d'occhio loro. Ho la sensazione che il padre proverà a seguire la figlia oltre la barriera. Indicò con un movimento del capo un nucleo familiare ristretto con una ragazza fortemente imbarazzata, mentre il genitore dava libero sfogo all'arte drammatica, asciugandosi rumorosamente lacrime e il naso gocciolante. Buon lavoro, ad entrambe. Avrebbe poi aggiunto, tenendo ben stretto tra le dita il pass blu, dirigendosi subito verso la barriera magica. L'atmosfera, tra i due lati, era completamente diversa. Se in quella che si era lasciata alle spalle vi era una predominanza per il dramma e gli addii, nell'altra parte era il vociare, l'aspettativa e il rumore continuo e martellante dei venditori che chiamavano a gran voce studenti pronti a svuotargli le tasche. Indossava una lunga veste blu notte con profili verdeacqua, i colori della casa che rappresentava, lungo la scollatura a punta e su ogni altro orlo. Era semplice, fresca e comodo per un lungo in viaggio in mare che li attendeva. Gli occhi da gatta si mossero frenetici cercando di scorgere i tratti, più o meno familiari, dei colleghi tra quel principio di folla che non aspettava altro che salire sulla galera. Altri, invece, erano intenti a far la fila per acquistare del gelato da un inquietante individuo vestito da marinaretto. Tra loro vi era la neo mamma, la diciassettenne dei Black Opal, che aveva partorito proprio durante il campo estivo. Signorina Whitemore. Avrebbe richiamato l'attenzione della giovane che era stata audace nella scelta di tenere quel figlio nato poco più di un mese prima e soprattutto di portarlo con sé ad Hidenstone. Una scelta che non sapeva se dettata dall'incoscienza dell'età o da un tipo di maturità che teneva sapientemente nascosta. Quei primi mesi di vita di un bambino erano quelli più importanti e che sarebbero andati a delineare la sua personalità futura. Alcuni studiosi di psicologia parlavano di un attaccamento materno che avrebbe condizionato il modo con cui quel neonato avrebbe poi interagito con la restante parte della società. La Preside Burke era stata lungimirante nel concederle il permesso di tenere con sé il figlio, quando altri non avrebbero pensato due volte nel precluderle la possibilità di vederlo crescere giorno dopo giorno. Anche se non sono la responsabile dei Black Opal vorrei comunicarle come, oltre a poter rivolgersi alla Preside, possa contare sul mio aiuto qualora fosse necessario. Il tono era neutro, la serietà ben visibile nei lineamenti e nelle iridi che si puntarono subito su quella creatura innocente. Le ricordo che suo figlio, durante le sue ore di lezione, sarà impossibile portarlo con lei e che sarà affidato agli Elfi Domestici che si occupano della sua Sala Comune. Inoltre... Le parole le morirono in gola dato che una scena dall'altra parte del molo (?) catturò l'attenzione della storica. Olwen ed uno studente stavano fronteggiando due abitanti di Denrise ed il docente di Cura sembra non avere alcuna intenzione di starsene con le mani in mano. Mi scusi. Le dita della mancina andarono a sollevare la veste permettendole di avanzare più rapidamente -e senza dover pulire l'intera pavimentazione del molo- lo spazio che li divideva. Era risaputo che gli indigeni denrisiani fossero persone facilmente suscettibili, che gli studenti fossero leggeri nelle loro azioni ma non che i docenti provassero a scatenare qualche crisi diplomatica. I rapporti tra Denrise e Londra non erano mai stati del tutto pacifici ed era meglio evitar loro di gettare benzina sul fuoco. Era a pochi passi ormai e la mano andò ad infilarsi nella tascona esterna della borsa, priva di cerniera, dove era solita conservare il suo catalizzatore da poter prendere nel caso ci fossero stati problemi. Signori, cosa sta succedendo qui?



    role scheme © lisa,



     
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    Brian Ensor | Docente DCAO
    Produrre un ottimo gelato non era un'impresa assai semplice, tuttavia era anche vero come Brian non fosse quale grande critico gastronomico. Il gusto del caffè c'era quindi, nonostante stesse gustando quelle che a tutti gli effetti era un dolce e non il suo amaro nettare, il suo capriccio fu soddisfatto. Certo, ora doveva pensare a come poterselo godere a pieno e il posto a sedere accanto a Dean sembrava il luogo più adatto. Il biondo leccava il gelato e il castano fumava una sigaretta, entrambi pativano gli effetti della stanchezza, entrambi probabilmente avrebbero preferito trovarsi in un altro luogo. Il problema non era il molo Yggdrasil con i suoi caratteristici giochi di luce dovuti alla posizione strategica in cui si trovava, all'atmosfera a tratti intima se non fosse stato per tutto quel via vai di gente o della rigidità con cui venivano espulsi coloro che non rispettavano le regole. Il vero problema era la situazione in cui si era cacciato e lo stress accumulato durante il campo estivo. Aveva trascorso troppo tempo con quei moccioso e secondo lui era decisamente troppo presto per rivederli. Se non altro siam stati pagati fino all'ultimo zellino. Per come Victoria ci ha fottuti, cominciavo a dubitarne. Se solo un fatto del genere potesse davvero succedere avrebbe mandato a fanculo il proprio lavoro, facendo trapelare la notizia in ogni giornale scandalistico, senza contare le giornate che avrebbe trascorso all'interno del Ministero affinché i propri diritti da cittadino inglese fossero rispettati. Purtroppo però quella stronza della Burke è intoccabile, non posso far nulla per minare la sua reputazione o quella dell'Accademia. Vaffanculo!
    Se parliamo di fastidio io odio le persone in generale, non faccio distinzione tra adulti e studenti. Strabuzzò gli occhi dopo la frase, accigliandosi in avanti per un solo istante subito dove aver udito l'Incantesimo di Appello. Questa non è stata una mossa saggia. Si disse, ruotando in alto gli occhi. Forse avrebbe dovuto raccomandarsi con Dean riguardo qualcosa, ma non credeva che proprio lui potesse farsi avanti nell'obiettivo di provocare dei denrisiani. Lo sanno tutti che sono incivili, come ti aspetti che reagiscano ad un'azione simile? Cercò di trattenersi dal sospirare. Poi giunsero le parole e lì giunse la consapevolezza di non poter tirarsi indietro. Dopo aver morso il cono rifletté su quale fosse la strategia più adatta da sfruttare in un momento del genere, ma venne prontamente preceduto che Kenna MacEwen.
    Non sta succedendo assolutamente nulla. Il ragazzo - come al solito aggiungerei - ha parlato senza pensare e il nostro collega si è mosso perché, proprio come me, è responsabile non solo della salute, ma anche del comportamento degli studenti. Si alzò in piedi mentre continuava a tenere il gelato con la mano destra, mentre il pacco fu poggiato sulla panchina dove sedeva. Il signorino Barnes oramai dovrebbe sapere quanto i denrisiani tengano alla propria isola ed è riprovevole distrarre due persone che stavano semplicemente facendo il loro lavoro. Era incredibile come Ensor riuscisse sempre a trovar un modo per punire i suoi studenti, tuttavia in quell'occasione non pensava seriamente di castigare Blake, ma solo nel risolvere la situazione nella maniera più diplomatica possibile.
    Il ragazzo la pagherà per qualunque cosa abbia detto e questo ve lo assicuro. In quella frase cercò di essere il più diplomatico possibile, sfruttando quella stessa credibilità e naturalezza con cui era riuscito a mantener la maschera da bravo docente per ben tre anni. Ruotò lo sguardo in direzione del proprio orologio. Tra poco ci sarà l'imbarco, non ci tengo ad essere la causa di un possibile ritardo, ragion per cui, se non ci sono problemi, vi lascerei al vostro lavoro. Forse aveva sbagliato a voler sedersi vicino al collega di Cura delle Creature Magiche, improvvisamente la compagnia delle ragazzine snob che spettegolavano su chissà chi acquisì appetibilità, purtroppo però oramai era dentro a quella situazione.
    Se l'inconveniente si fosse risolto a tarallucci e vino sarebbe stata la cosa migliore per tutti, altrimenti non si sarebbe di certo lamentato. Aveva accumulato parecchio stress e non si faceva problemi a scaricarlo in un unico e grande schiantesimo. In tal caso anche i nuovi studenti cominceranno a capire che con me non si scherza.

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    Blake Barnes Studente
    Nel frattempo che stava parlando con il professore di rune, vide, con la coda dell'occhio due tipi non troppo raccomandabili avvicinarsi verso di loro. Davvero pensavano che Blake Barnes aveva paura? No, non avevano neanche la minima idea di che caos riusciva a scatenare quel ragazzetto. i suoi amici avevano pensato bene di andare a comprare il gelato, davvero? Insomma suo fratello veniva scaraventato chissà dove e loro pensavano a mangiare? Su questo non c'era dubbio, i suoi compagni di casata erano cento volte meglio. Ci era rimasto seriamente male. Migliori amici un emerito cazzo pensò poi sospirando. Ma infondo doveva aspettarselo no? Alla fine Erik e Jesse erano tra di loro amici, lui lo era fino ad un certo punto e tutta quella storia glielo stava dimostrando. Blake era anche abbastanza permaloso per quelle cose e sicuramente non gli sarebbe passata subito. Si, certo... bello flertiamo e parliamo con tutto il mondo! Lui non si sarebbe allontanato da loro neanche sottotortura se uno dei due ragazzi avesse avuto bisogno di lui, anche per un semplice conforto. Sospirò, e prima ancora che riuscisse a dire solamente una parola, sentì la mano posarsi sulla bacchetta. Poteva duellare anche in quel momento. Suo fratello non aveva fatto niente di male e si quell'isola faceva schifo, l'isola con tutti i suoi dannatissimi abitanti. Cominciava veramente, ma veramente, ma veramente male quell'anno scolastico. Hai un altro aggettivo con il quale poterla descrivere? Chiese ignorando completamente il professore affianco a lui, oltre a quella che doveva essere un'altra sua professoressa. Per carità, aveva quasi la sensazione che doveva essere difesa la bella prof invece che lui! No, Blake non aveva nessuna intenzione di stare zitto, e non gliene fregava niente di tutto quello che poteva succedere. Lui era fatto in quel dannatissimo modo e poi li, si trattava dell'unica persona della sua famiglia che aveva. Aaron se la sarebbe cavata benissimo e lui lo sapeva ancora meglio, ma il punto era che non potevano avere le misure di sicurezza uguali per tutti. Se non sapevano riconoscere un terrorista da una persona normale che accompagna distrattamente suo fratello fino dentro la nave, allora il problema era loro, non di certo dei Barnes. Alzò un sopracciglio quando sentì parlare il professor Guymoore e subito dopo il professor Ensor. Odiava quelle cose, odiava il fatto che doveva esserci per forza qualcuno, a cui tra l'altro non poteva dire assolutamente niente, a difenderlo. Sapeva benissimo che entrambi i professori non erano li per lui ma semplicemente per non far scoppiare una guerra, ma era la stessa cosa. Alzò un sopracciglio. Davvero? Lui stava parlando senza pensare, guardò il professor Ensor come per dirgli: ma cosa sta dicendo? Io so benissimo quello che dico! Ma non ebbe effettivamente il coraggio di dirglielo in faccia, non davanti a quelli. Insomma sarebbe sembrato ancora di più un moccioso bisognoso di difese. Stava odiando tutto quello. Se fosse stato un cane, al momento si sarebbe ritrovato a ringhiare con tanto di bava alla bocca. Quell'anno cominciava seriamente male e la cosa non gli piaceva per niente. Ma Blake non era uno stupido, sapeva quando doveva stare zitto - a differenza di quello che poteva pensare Ensor - Attese semplicemente che i grandi facessero il proprio lavoro prima di volersi seriamente verso il professore di difesa delle arti oscure quando lo sentì dire che lui avrebbe pagato per quello che aveva detto? No! Ma davvero? Era sconcertato. Ma sta scherzando? Gli venne veramente spontaneo dire una cosa del genere verso entrambi i due professori. Aveva ancora la bacchetta in mano che rimise in tasca senza dire altro. Non aveva paura di rispondere proprio a nessuno e neanche delle dannatissime punizioni che si sarebbe preso. Blake era abituato a dire seriamente quello che gli passava per la testa senza riflettere effettivamente sulle conseguenze e al momento non solo era arrabbiato con i suoi amici per averlo lasciato solo e non avergli neanche chiesto come stesse suo fratello, ma non aveva bisogno di professori per levarsi dai guai, ne tanto meno di persone che lo avrebbero punito solamente per essersi preoccupato per suo fratello.
    Non solo è dannata, fa anche estremamemte schifo! Forse, se avesse avuto un padre a dargli due ceffoni quando era piccolo e quando aveva cominciato ad avere quel suo atteggiamento sfrontato, Blake Barnes non sarebbe mai stato in quel modo. Ma Aaron era solamente un ragazzo e crescere un ciclone non era mai stato semplice. Era un bambino anche lui come poteva mettere apposto suo fratello? Più di dirgli che non doveva avere quell'atteggiamento da stronzo non sapeva seriamente che cosa dirgli, non aveva mai alzato le mani con il giovane Barnes, lo aveva messo in punizione ma niente di più. Blake era una bomba ad orologeria. Disse quella frase guardando dritto negli occhi quei due per poi girarsi verso i suoi professori. Non abbassò lo sguardo neanche un momento incrociando lo sguardo di entrambi. Li rispettava, tantissimo. Ma non aveva bisogno di loro ne di nessuno. Poteva andarsene oppure doveva aspettare qualche tipo di comunciazione? Posso andare verso l'imbarco? Era ovvio che non si rendesse conto minimamente che quell'atteggiamento menefreghista avrebbe avuto delle ripercussioni.
    by Revelio GDR
     
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    Daniele Salvatore
    Prof. Astronomia | 33 anni
    La verità era che le scadenze e gli orari non gli erano mai andati a genio. Quella mattina doveva imbarcarsi, doveva cominciare a lavorare seriamente dopo la bella notizia di essere stato preso come insegnante e lui che faceva? Spegneva la sveglia e si voltava dall'altro lato? Andiamo, non era un compotamento ne maturo ne professionale. Per fortuna aveva fatto tutte le valigie in precedenza e con gli incantesimi se la cavava perfetamente. Quando si rese conto che era estremamente in ritardo si catapultò dal letto, si mise le prime cose che aveva sulla sedia, si andò a lavare denti, faccia e sistemare un pò i capelli e dopo aver allacciato l'ultima scarpa si smaterializzò li alla barriera. Cavolo. Non ce la poteva fare? Aveva preso la tessera per entrare? Non capiva cosa fosse tutta quell'agitazione, ma sinceramente neanche gliene importava niente. Doveva attraversare quella barriera e mettersi in riga. Si annusò appena per vedere se puzzava. Fortunatamente no. Sarebbe stato un disastro completo se a quel punto qualcuno si sarebbe accorto che usciva da una serata devastante e che non si era alzato. Doveva smetterla, doveva smettere di avere quelle serate assurde con i suoi ex concasati! Chi lo avrebbe mai detto che un orda di ex grifondoro si sarebbe ritrovato in quel luogo? Adesso era un professore di astronomia e doveva diventare una persona responsabile. Basta festeggiamenti strani, basta avere la testa fra le stelle, doveva seriamente mettersi in testa di andare li e diventare finalmente grande. Un uomo sempre con il naso all'insù, poteva diventare davvero una persona seria? Non ne era seriamente convinto, forse non ci credeva neanche lui, ma Victoria Burke ci aveva creduto e quindi non poteva deluderla. Oh si ecco la tessera per passare e si, finalmente era dentro. Mancava così poco per l'imbarco che si affrettò verso quello che sembrava un convo di gente, vedendo, forse una sua collega. Si, era decisamente una sua collega e cavolo! Quella donna era una serpeverde, caposcuola o prefetto quando lui stesso andava a scuola. Cavolo, come si chiamava? Oh si, Kenna. Non ricordava il congome ma era certo che fosse lei. Lo sapeva perchè un suo concasato aveva una cotta per lei assurda e lei non se lo era mai filato, forse perchè un grifondoro. Incredibile quanto il mondo sia piccolo! Pensò prima di dirigersi proprio verso di lei. Non vide l'insegnante di Artimanzia, Nim, chissà se l'avrebbe rivista in quell'occasione o direttaente a scuola. Comunque, non voleva pensarci. Si stava guardando intorno giusto per capire cosa stesse succedendo, ma non ne aveva idea e forse non era neanche in grado di capirlo in quel momento. Sicuramente niente di importante ne niente di serio. Cosa poteva succedere in quei venti minuti di pre imbarco, con tutte quelle bancarelle e vendita di gelati!? Si guardò ancora intorno e riconobbe anche un altro docente - sicuramente - che era ad Hogwars con lui! Wao, era un raduno! Sorrise contento di quella cosa, comunque non si sarebbe sentito da solo, anche se non conosceva nessuno dei due veramente. Si avvicinò a Samuel. Piacere, Daniele Salvatore il professore di Astronomia! Aveva ancora gli occhiali da sole perchè davvero non poteva farsi vedere con le occhiaie, doveva trovare un modo per diventare una persona seria in poco tempo, per forza! O comunque per non destare sospetto, non aveva ancora idea in che cosa si stesse cacciando. Non aveva idea di che colleghi aveva e non immaginava neanche la follia che aleggiava in quel corpo docenti. Lui, forse, sarebbe stato il più normale! Forse con un pò di sindrome di Peter Pan, ma infondo cosa importava? Eraun astronomo, non poteva prendersi davvero troppo sul serio.
    Non Penso che ti ricordi di me, ma abbiamo frequentato Hogwarts nello stesso anno, e niente... cosa succede? Chiese guardandosi ancora intorno. Insomma, perchè erano tutti quanti così agitati a quell'ora della mattina?

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda | Stat.
    RevelioGDR
     
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    Samuel Black
    Alchimista|33 anni



    I 5 anni a Praga non insegnarono all'irlandese solo a far golem ed homunculs, ma lo iniziarono anche alle sottili arti del bluff e della negoziazione.
    Queste però non erano certo materie del corso di Nuova Alchimia Avanzata, ma conoscenze elargite da quella canaglia di Petr.
    Il mascalzone ceco, nonché amico e collega di Sam, non era nuovo ad ambienti non proprio legali o moralmente lindi e pinti.
    Black jack, scommesse, contrabbando, svariate capatine nei locali più...non sparei come dire...sensuali di Praga.
    Petr sguazzava come un pesce in tutto ciò ed ogni tanto si portava dietro pure il giovane Black.
    Le negoziazioni che più lo segnarono furono quelle al Showpark Market.
    Quelle ragazze erano così belle, così brave, ma si facevano pagare fin troppo bene.
    Tutto questo per dire che Samuel Black non era il primo che capita quando c'è da usare la lingu... forse è meglio dire contrattare.
    Riguardo ciò uno dei dieci comandamenti è mantenere la propria parte. Per vincere in una contrattazione è necessario dimostrare una solidità ed una costanza di spirito.
    Non puoi comportarti da duro e 5 secondi dopo scoppiare a ridere; la propria interpretazione ne risentirebbe e perderesti il tuo vantaggio.
    Proprio per questo a Samuel, già debilitato dall' uscita di Jesse sui cuccioli di foca, quasi vennero le lacrime per trattenersi quando Erik tirò fuori le caramelle dalla tasca.
    - Delle caramelle? Cosa pensa di far... Ci vuole fare pure amicizia! Ahhaha ma è uscito dai teletabbis? ERIKTABBIS, ERICKTABBIS, FAAAAANNNO CIAO! AHAHHA. NO CALMO SAM. Calmo. -
    Riuscì a non scoppiare a ridere. Riuscì a trattenersi; in qualche modo
    - Merlino su una moto! Come diavolo ho fatto? Fiuu. -
    Il volto era di bronzo tipo i bronzi di Riace. Sorriso ampio prima e pure dopo quella prova tremenda.
    Anzi, lo ammetto, non fu proprio impassibile: dell'aria uscì divertita dalle narici; una semplice espressione d'ilarità, che non avrebbe certo sfondato la propria maschera, se la poteva permettere.
    Perchè tanto sbatti per questa negoziazione? Questioni di principio? Decisamente.
    Quel fottuto Ceco di Petr aveva risvegliato il mercante sopito dentro il cuore di Sam e non c'era una negoziazione, nella quale si fosse sentito preso per il culo, in cui non avesse reagito e dato il massimo per ottenere il prezzo dovuto; e magari pure qualcosa di meno.
    Quindi se c'era da mantenere una maschera per avere la meglio, lo avrebbe fatto ad ogni costo. Se ci fosse stato perfino il bisogno di dichiararsi gay, lo avrebbe fatto... o forse dire RIfatto sarebbe più opportuno.
    Ad ogni modo l'operazione continuava.
    Ignorò la battuta del commesso canarino, ma non proferì parola. lo lasciò parlare. Occhi su di lui.
    Era nervoso, questo era palese; e fu ancora più palese con l'arrivo dei fratelli Barnes. Una smorfia sul suo volto.
    - Ah, Ahn! Più persone = più individui che possono ricevere, condividere ed ampliare l'alone di diffamazione che ho minacciato di far nascere. Sei preoccupato eh?-
    Sam salutò con un cenno ed un sorriso il proprio studente ed il fratello, poi con il palmo aperto fece intendere che si sarebbe aggiunto a loro non appena terminato l'acquisto. Si girò nuovamente verso il canarino.
    -"I prezzi nel nostro negozio sono minori, avete ragione, ma dovete capire che qui siamo in una bancarella evento... i pacchetti sono fatti apposta per il viaggio e non risentire della salsedine, quindi ecco... il prezzo è maggiore" -
    La situazione era senza dubbio a suo favore, tuttavia Artemus gli parve sincero.
    Samuel aveva ormai compreso che il prezzo non sarebbe cambiato. Non era lui che cercava di fregarli. Se c'era qualcuno a cui porgere le proprie lamentele era Mielandia stessa.
    Poi accadde qualcosa.
    Un uomo sparato via a mach 5 verso la superficie di un fiume; impossibile direbbe qualcuno. Tuttavia se c'era una cosa che Sam aveva imparato ad Hidenstone era proprio l'inesistenza e la vacuità di quella parola.
    Il proiettile umano aveva un nome: Aaron Barnes. Il ragazzo era stato appena presentato dal fratello, Blake, ma il tempo non fu sufficiente a fargli compiere qualsiasi altra azione al di fuori di un breve saluto.
    PTWUNN!
    Neanche fosse un uomo cannone.
    La cosa aveva di certo sorpreso i presenti, primo fra tutti, ovviamente, il fratellino intorno a cui oltre che Jesse, il primo ad aver raggiunto il professore ed Erik alla bancherella, si strinse anche un collega dell'alchimista: Lancelot Olwen.
    Non sapeva ancora che parole dire al più giovane dei Barnes era troppo impegnato a non ridere: la sua posizione lo obbligava a mantenere un profilo sobrio e ridere alle spalle di un proprio studente che ha appena visto il fratello diventare un proiettile...bhè di sobrio avrebbe avuto ben poco.
    Ad ogni modo però quell'incidente fu a favore dell'alchimista. Richiamò gente e più gente c'era, più cresceva il timore del commesso.
    - "Vi offro il pachetto sempre dal forno al prezzo di quello da viaggio che voi volevate." -
    L'offerta di Artemus riportò l'attenzione del professore sulla bancherella.
    - C'è già Olwen con Barnes. Andrò a consolarlo una volta finito qui -
    Come biasimarlo; il mondo è strutturato in scale di priorità no?
    Per Samuel il sapere, suo e dei suoi studenti, le sovrasta tutte, poi ci sono le donne, il buon alcool ed i dolciumi cremosi.
    Blake era un suo alunno, certo, ma adesso non si parlava del favorire la sua conoscenza ed il suo sapere, quindi la faccenda della bancarella superava di gran lunga, per importanza, lo stargli vicino.
    A proposito di priorità, l'alchimista era abbastanza soddisfatto dalla proposta di Artemus e lo fu ancor di più quando vide l'aggiunta del quarto calderotto.
    - Certo, non è come pagare 2 galeoni ed un furto rimane, ma la situazione è migliorata e non credo potrei pretendere di più -
    Il volto si ammorbidì in un caldo sorriso.
    - Perfetto, io mi reputo soddisfatto. -
    Riprese il suo portafoglio consegnò al canarino i 4 galeoni e prese il pacchetto.
    - E adesso che cazzo succede? -
    un uomo ed una donna che sembravano esser spuntati fuori dal cast di Pirati dei Caraibi, si stavano avvicinando a Blake e l'alchimista non parve essere l'unico ad averlo intuito. Anche la folla aveva intuito le intenzioni non proprio amichevoli del duo. Gli alunni come gattini spaventati si spostavano mentre i Denrisiani come Denrisiani si avvicinavano.
    Poi ci fu l'azione di Dean Guymoore. Sembrò quasi una scena di un film di Sergio Leone, mancavano solo la colonna sonora() e le strade polverose di una città dimenticata da Dio.
    - Qui ci scappa la rissa -
    Passi la decisione di non intervenire prima, il consolare gli studenti non era una sua prerogativa e nemmeno un dovere, ma qui il discorso era diverso. Non poteva far riempir di botte un proprio alunno ed a prescindere da quello, qualunque cosa Blake avesse fatto o detto era solo un ragazzino.
    Il fatto che si fossero mobilitati due Denrisiani pronti a menarlo lo trovava esagerato, immaturo ed ingiusto e questo scavalcava qualsiasi prerogativa.
    - Sapevo che erano bellicosi, ma c'è un limite a tutto -
    Tuttavia non era saggio rispondere in modo brutale, come d'altronde aveva fatto il suo collega di Cura.
    Come aveva da tempo imparato la via meno violenta, se gestita al meglio è quella che può dare i risultati più vantaggiosi. Così indossò la miglior friendly face del suo repertorio e con passo deciso si mise esattamente davanti al giovane Blake; uno scudo di carne, sorrisi, trasfigurazioni e calderotti.
    Le gambe erano ben piantate a terra, la mano sinistra reggeva il pacco dei dolciumi, la destra sfiorava il portabacchetta alla cintura.
    - Per la barba di tutti i magi. In che situazione mi sto inserendo? -
    Fece per parlare, ma altri furono più veloci.
    La MacEwn...rapida e bellissima apparizione diplomatica.
    Ensor... il severo ammonitore con più di una macchia.
    Dov'erano gli spari! Chi aveva nascosto Clint Eastwood!?
    Sam si schiarì la voce.
    - E' stato solo uno sfogo dettato dalla preoccupazione e come ha già detto il mio collega - indicò Brian - provvederemo noi del corpo docente a prendere i dovuti provvedimenti nei confronti del ragazzo. -
    Blake Barnes decise di stringere il cappio attorno al proprio collo.
    L'occhiata che gli fu lanciata dall'alchimista sembrava quasi urlargli contro: Noi ci stiamo esponendo per te e tu ti comporti come una fighetta! Abbi un po' di buonsenso e di rispetto ragazzo!
    Samuel non si sarebbe spostato da lì qualsiasi fosse stata la reazione dei due offesi.
    Non era chissà che coraggioso, sapeva solo contare.
    I vantaggi che avevano nei confronti dei Denrisiani erano il numero, almeno per il momento, e le abilità; non si diventava docenti ad Hidenstone raccogliendo farfalline nei prati.
    Non credeva che i due fossero stupidi, confidava molto in questo.
    Ovviamente i nuovi e vari interventi di Blake avrebbero scaldato ancor di più gli animi, ma era estremamente fiducioso che nulla di grave sarebbe accaduto su quel molo.
    L'unica cosa da fare in quel momento era leccare un po' di culi, sperare che ai loro padroni piacesse e poi salire sulla nave.
    - Il ragazzo è sicuramente molto agitato in questo momento. Noi abitanti della terraferma non siamo abituati a fronteggiare pericoli ed imprevisti quanto voi domatori delle onde. Ci serve molto più tempo per sviluppare fermezza e capire come va veramente il mondo, e lui di tempo non ne ha avuto a sufficienza.-
    Sam non staccò nemmeno per un attimo gli occhi dai suoi interlocutori.
    - Come è stato più volte ripetuto, ora provvederemo noi ad impartirgli il giusto castigo e sono sicuro che voi, nobile gente di Denrise capirete e ci asseconderete. D'altronde spetta a noi impartire le giuste punizioni ai nostri uomini e correggerli, come d'altronde spetta a voi fare con i vostri. -
    Lo sforzo mentale per non lasciar trapelare il fastidio per la situazione e per i loro atteggiamenti barbari fu grande, ma i lineamenti del trentenne non variarono e la sua schiena si piegò, per qualche istante, in un inchino.
    - Quindi mi scuso per il fastidio arrecatovi da uno dei nostri studenti e sono sicuro che non ricapiterà più -
    La voce calda e profonda che aveva sottolineato quel nostri si caricò con particolare enfasi e serietà anche sul finire del discorso, accompagnata da un indurirsi dei lineamenti.
    Lo sguardo infatti, nascosto ai Denrisiani dalla prospettiva, si era fiondato sul giovane Barnes, ma più che essere severo pareva supplicarlo.
    - Ti prego ragazzo. Fa arrivare un po' di sangue al cervello e comprendi la situazione -
    In tutto questo discese dai cieli Daniele Salvatore a cui fu rifilata un occhiataccia ed un:
    - Non ora Daniele -

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato1"- Ascoltato2| Scheda | Stat.
    by Lance
     
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