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.«Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del ReyIl trolley rosso era enorme almeno quanto lei ma sembrava trascinarla senza troppo sforzo per le strade di King's Cross e dentro c'era tutto il necessario per poter sopravvivere almeno una settimana, aveva portato anche il suo zaino, ma non di più. Tess stava indossando il cambio buono composto da una T-shirt nera con una stampa recante la scritta in rosso vivo "Metallica - Kill 'em All" con una pittoresca immagine di una spruzzata di sangue che partiva dalla sagoma di un martello nelle mani di qualcuno, aveva aggiunto ad essa un'ampia manica sorretta da delle cinghie di cuoio, che ne copriva il braccio destro. I Jeans strappati le arrivavano a metà coscia e le ginocchia cosparse di lividi e di cerotti coperti però da delle calze dal motivo bucherellato. A rendere il suo look ulteriormente aggressivo e metallaro erano i suoi innumerevoli orecchini che percorrevano lungo tutto il lobo dell'orecchio e un choker borchiato di spuntoni aguzzi al collo. Aveva delle converse nere ai piedi, come il colore della sua cintura altrettanto borchiata con altro metallo e tintinnanti catenine attaccate al pantaloncino, come se quello non bastasse. Ma le unghie smaltate di nero smangiucchiate e i due occhi chiari cerchiati di matita le conferivano la classica aria da edgy adolescenziale che tanto andava di moda. Il giorno prima aveva alloggiato in un B&B dopo il lungo e tedioso viaggio dall'Olanda. Aveva passato le vacanze estive dagli zii ad Amsterdam ed era partita da lì col volo diretto per Londra. Inutile dire che si era riposata poco e niente e si sentiva un vero schifo, giusto la voce celestiale alle cuffiette appartenente al suo santo patrono Steve Harris la salvava da quella noia mortale che era la routine del Check IN, mentre che la ragazzetta canticchiava a bocca chiusa il ritornello di "Fear of the Dark" degli Iron Maiden. Ma esordì con un sonoro "Che Palle!" Sbuffante, al constatare quanta dannata fila ci fosse, scostandosi la ribelle ciocca castana dal viso. Possibile che tutti quei mocciosi e le loro famiglie dovessero fare la registrazione al Molo Yggdrasil? Saranno stati almeno una cinquantina prima di lei. Si armò di pazienza, decidendo che quel giorno non fosse il più adatto per uccidere qualcuno e una volta che ebbe terminato di esibire i documenti necessari e sbrigato la parte burocratica, aveva un mal di testa talmente forte che desiderava vomitare. Lasciò agli elfi il suo bagaglio e proseguì verso la zona di attracco strapiena di gente e di banchetti colorati che vendevano ogni tipo di sfizio. "Di nuovo l'emicrania." Sibilò dolorante e si massaggiò la zona T del viso con dei movimenti circolari delle dita una volta passata la barriera, spremendovi la sella del naso tant'era insopportabile la fitta del dolore che si stava diffondendo. Spense a quel punto la musica e riavvolse immediatamente le cuffie, prendendosi un attimo per metterle via. Il minuscolo Pop di Levi dell'Attacco dei Giganti era ancora appeso lì, alla zip dello zaino e per un attimo le parve quasi la guardasse in maniera scazzata, alla Levi insomma. Per fortuna che aveva portato anche i fumetti per leggere qualcosa, e i videogiochi... Ma quelli al momento non era proprio il caso, trovare l'antidolorifico sotterrato nel suo zainetto pieno zeppo di roba era la sua massima priorità e visto che non aveva provveduto, per dimenticanza, a comprare una mascherina per il sonno, decise in quel frangente che avrebbe rimediato schiaffandosi in faccia il terzo volume di Made in Abyss sugli occhi una volta sul Galeone. "Ricordo che era qui-... Uff." Vuotò un paio di tasche senza successo dopo essersi fermata trovando un posticino dove poggiare lo zaino poco distante alla bancarella che vendeva i dolci. Inspirò profondamente, se avesse avuto mal di mare, visto che soffriva di mal d'auto non era forse meglio prendersi intanto qualcosa che avrebbe un po' calmato la nausea? "C'è-... C'è troppa gente." Constatò a quel punto stringendo gli occhi con la mano premuta sulla tempia e l'aria che si era fatta più pallida man mano che il tempo passava e una fastidiosa sensazione di caldo/freddo le stava pervadendo il corpo. "OH! Tizio!" Aveva appena preso un cartoccio pieno di Calderotti quel moretto lì? Tizio però non sembrava proprio l'epiteto adatto per apostrofare qualcuno tra la folla "Te con la maglietta dei Pokèmon!" Esclamò a quel punto indicando la maglia di Erik, intercettando l'Ametrino che aveva appena fatto scorta di dolciumi e stava per allontanarsi dalla bancarella, dirigendosi verso le parti di Tess, lei alzò la voce a quel punto, sforzandosi di attirar la sua attenzione e buttò fuori tutta l'aria che aveva con quella proposta "Ti faccio giocare col mio salvataggio di Soul Silver se mi passi una caramella, un qualcosa-... Anf! Credo di star per collassare-..." Ecco. Perlomeno aveva avvisato qualcuno del malore improvviso, forse era stata la barriera a provocarle quel mal di testa, oppure la stanchezza generale. Iniziava proprio bene la giornata anche per lei, girata di "ovaie" e provata quanto Dean.Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.
Edited by Theresa van Aalter - 9/9/2019, 18:23. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Genevieve, ho visto il tuo post vuoto: quando inserisci dentro il testo, segnalamelo su telegram.Siccome è stato un errore, te lo esito appena posso.
Piccola nota a margine che ho scordato allo scorso giro: Erik, siccome non avevi ancora fatto azioni che scalassero su intelligenza o carisma e visto che avevi appena incrociato Jesse, ti viene concessa l'attivazione del quirk.
Per ovvie ragioni, intrinseche alla descrizione, si attiva soldato d'estate anche.. -
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Nel caso ci fosse bisogno di un tiro di dado per questa mia ultima azione, provo a far pendere appena appena la bilancia della fortuna un po' dalla mia parte dicendo: un'intimidazione scala più su coraggio che su carisma, vero?.
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.«Being brave means knowing that when you fail, you don't fail forever.» - Lana Del ReyL'entusiasmo di Erik la colpì dritta in faccia come un pugno tanto da renderla ancor più stordita, cos'aveva da sorridere quello là? Forse era un vero appassionato di retrogaming ed aveva appena fatto centro. L'Ametrino le porse la busta piena di dolciumi senza porsi alcuna remora e lei vi mise dentro la mano ed arraffò un po' rudemente e per necessità come un animale ferito mentre che portava alla bocca un paio di api frizzole e tranciò di netto la testa di un ippogrifo gommoso coi denti. Masticò a fondo ed ingollò senza neppure sentirne il sapore, era tutto troppo zuccheroso al momento ed aveva il senso di vomito da dover calmare. Rimase di sasso quando il moro sfoderò la bacchetta di fronte a lei. CHE CAZZO VUOL FARE?! Ma immediatamente dovette ricomporre la sua reazione dato che con una gentilezza disarmante intonò un incanto per lenire la sua nausea. La testa fu immediatamente più leggera e smise di pulsare dolorosamente e lo stomaco sembrò darle tregua, smettendo di attorcigliarsi. Lo guardò con aria incredula per un lungo istante battendo le palpebre ammutolita e poi riabbassò lo sguardo con aria colpevole, sentendosi un po' uno schifo per averlo preso per i fondelli "Ti ho fregato, non ce l'ho Soul Silver." a quel punto tolse una cinghia dalla spalla e frugò nello zaino finché non ripescò la confezione di Pokèmon Cristallo ancora perfettamente conservata. "Ho quello prima del Remake... Spero tu possa apprezzarlo lo stesso." Fece a quel punto, lasciandoglielo tra le mani già occupate dai dolci e i suoi effetti personali e poi si prese un attimo per respirare profondamente, portando la sinistra al petto. Chiuse gli occhi e constatò le sue condizioni, sembrava effettivamente che il malessere fosse svanito di colpo così com'era arrivato. Poi si voltò, il viso che sembrava aver ripreso già un po' di colorito ed annuì un unica volta. "Theresa." Tossì lei guardando basso "Però preferisco essere chiamata Tess, è più immediato." Soggiunse e poi scosse appena il capo "Sto già un po' meglio." Poi si grattò dietro la nuca "Eri qui con gente? Non voglio accollarmi, ne farti pena, sia chiaro!" Sbraitò immediatamente sulla difensiva impulsivamente per poi ritornare più calma in una breve pausa e sussurrare il suo nome. Una corposa ciocca di capelli gli coprì il volto, proprio mentre si stava imbarazzando e riuscì a mimetizzare il tutto con la sua aria edgy da goth fingendosi scazzata "Erik. Devo solo raggiungere il galeone." Incrociò le braccia al petto, "E... Non conosco un cazzo di nessuno, sono al primo anno e qui è davvero un casino. Quindi-... Posso venire con te?" Sembrava una reale richiesta d'aiuto ed un primo incarico per Capitan Hidenstone.
Se avesse accettato di includerla nel suo andarsene al pascolo, Tess si sarebbe accodata a lui fra la folla. "Dov'è il tuo branco?... I tuoi amici nerd." Chiese accigliandosi mentre scrutava la moltitudine di facce cercando di capire quali altre persone fosse legato, aveva visto un signore ma sembrava più il "padre" di Erik più che un suo amico. Povero Samuel Black. "Pensavo che i familiari non li facessero entrare... Quello è un tuo parente?" Chiese a quel punto indicandogli il Professore di Pozioni ignorando completamente chi diavolo fosse. Poi si voltò di colpo sentendo l'accentuarsi del vociare poco distante dove c'erano Blake, il professor Guymoore e il professor Ensor e si lasciò andare ad un commento in cui manifestò la sua preoccupazione "Che diavolo sta succedendo lì?" Mh! Sembra che tra poco volerà qualcun'altro fuori dalla barriera a calci nel culo. "A proposito, lo hai visto il tizio che è stato cata-fiondato in acqua? Spero che non fosse uno dei tuoi amici." E poi dopo un breve momento di pausa, deglutì e sbuffò teatralmente mostrando ulteriormente l'aria seccata nella voce come per rimarcare che non fosse affatto interessata a mettersi in mezzo a quella questione mentre in realtà sembrò ribollire di curiosità e si elettrizzò all'idea che potesse assistere ad una scazzottata tra maghi inglesi con la puzza sotto al naso "...Uff! Forse sarà il caso di andare a dare un'occhiata, sai?" infilando la pulce nell'orecchio al ragazzo con tale affermazione gettando sguardi dove altra gentaglia si stava affollando. Erik cercava una situazione per cui serviva l'aiuto di Capitan Hidenstone? Perchè Tess non sembrò affatto volersi far pregare per tuffarsi in delle grane più grosse di lei, ma solo per alimentarle.Hear me scream, feel my rage, RevelioGDR.
Edited by Theresa van Aalter - 9/9/2019, 18:22. -
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.“Come on skinny love what happened hereMia non si sarebbe permessa di arrivare in ritardo per nulla al mondo. Aveva preparato i vestiti per quel giorno già da una settimana e si era premurata di preparare psicologicamente Zeus perché non facesse troppe storie il giorno della partenza: il suo sphynx grigio non era conosciuto di certo per avere un carattere semplice e portato al cambiamento, ma stranamente sembrava essere sempre pronto ad ascoltare la sua padrona e cercare di soddisfarla il più possibile. Al contrario, non aveva mai apprezzato troppo Charles, forse per via della sua natura di lupo che il gatto fiutava a chilometri di distanza, e gli aveva sempre riservato occhiate di supponenza, alzando la coda e dandosela a gambe –seppur con classe ed eleganza- ogni volta che il ragazzo si avvicinava troppo. C’era da pensare che se ancora non aveva provato a cambiargli i connotati era solo perché sapeva bene che Mia non sarebbe stata affatto contenta.
Per quanto l’eccitazione e l’entusiasmo le scorressero nelle vene da quando aveva avuto la certezza di entrare a Hidenstone, una parte di lei continuava ad avere paura dei cambiamenti. Aveva passato l’ultimo periodo, come al solito, nella casa di Londra con suo zio e suo fratello, cercando di non pensare al fatto che presto le cose sarebbero cambiate. Era abituata a stare lontana da casa, ovviamente, lo aveva fatto per tutti gli anni di Hogwarts e si era scoperta in grado di cavarsela da sola, ma le cose adesso erano diverse: se al tempo Hogwarts era stato un modo per scappare dalla Tenuta Nott, un posto dove non era di certo benvoluta, ora Hidenstone non faceva altro che allontanarla dalla sua nuova casa, un posto che considerava sicuro e tranquillo.
Man mano che si avvicinavano al molo non potè evitare di osservare incantata ogni dettaglio: era una zona che non era solita frequentare, in genere, ma tutto quel vociare e tutti quei colori non facevano altro che attirare la sua attenzione. Non faticò a notare il galeone anche da lontano e subito si ritrovò immersa dalle domande che avrebbe voluto fare circa il suo funzionamento o il suo famoso caratteraccio. Fosse stato per lei si sarebbe fiondata là sotto a tempestare il Dragone degli Abissi di domande, ma si limitò a fare una cosa per volta. Fece appena in tempo a vedere qualcuno che veniva scagliato in acqua: sgranò gli occhi e non potè evitare di pensare che si trattasse di quel sistema di sicurezza di cui aveva letto più e più. Come ha fatto a farlo scattare? Qual è stato il tempo di reazione?” si domandò distrattamente, ma si impose di frenare per il momento la sua voglia di risposte e concentrarsi sul fratello.
L’idea di salutare Charles non la entusiasmava per niente: i due vivevano in uno stato di simbiosi, ormai, e le faceva sempre strano l’idea di doversi allontanare almeno per un po’. Ne era capace, ovviamente, ma le sembrava sempre che le mancasse una parte di sé quando non era con lui. ” Starò bene” lo rassicurò prima ancora che il ragazzo potesse aprire bocca, riservandogli un sorriso da “so cosa stavi per dire”. Sapeva che Charles credeva in lei, e sapeva anche che non era quello il problema: dopo essere scappati dai Nott i due avevano imparato ad essere uno la roccia dell’altra, per quanta fiducia potessero nutrire non avevano idea di come potessero essere le cose quando erano così distanti.
Mia fu la prima ad annullare quella lontananza, allungandosi ad abbracciare il fratello. ” E tornerò per le vacanze e ogni volta che sarà possibile” continuò contro il suo orecchio, alzandosi sulle punte per riuscire ad annullare almeno un po’ la differenza d’altezza che li separava, Zeus che si agitava nel suo trasportino per cercare di mantenere le distanze col ragazzo il più possibile. Si allontanò giusto quel che bastava per guardarlo negli occhi e cercò di usare un tono scherzoso e smorzare l’atmosfera. “Mi raccomando fai il bravo mentre io non ci sono, non mangiare troppo gelato e non farmi trovare la casa un disastro quando torno. E non affittare la mia stanza” lo prese in giro bonariamente, nascondendo dietro quel leggero sorriso anche tutta la malinconia che quel genere di saluti le metteva sempre addosso.Mia Freeman-SHEET-
"Parlato" - "Pensato"- "Ascoltato"[code by psiche]
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.Kenna Ivonne MacEwenSe Kenna MacEwen fosse stata una donna comune si sarebbe emozionata nel vedere l'arrivederci, dal sapore di addio, di due fratelli vicini ad uno dei tanti ascensori del Port London Autority. Il minore, dai capelli paglierini, stringeva convulsamente la stoffa della maglietta a mezze maniche del maggiore. Con il brusio di sottofondo riuscì a capire qualche parola sparsa qua e là, tra cui spiccava Hogwarts. A ben guardarlo il piccolo era in età scolare, probabilmente tra gli undici ed i dodici anni, e forse lo step successivo dei genitori era di accompagnarlo a King's Cross per prendere l'Hogwarts Express. Li superò occupando uno degli ascensori e digitando quelle tre cifre in sequenza iniziando dal numero più alto di valore ma ultimo nella terza linea di quella tastiera numerica. Non si curò neanche di quella fauna marina che poteva vedere lungo il percorso di discesa che l'avrebbe portata al Molo Yggddrasil. Viaggiava leggera la Responsabile dei Dioptase. Tutte le sue cose erano rimaste ad Hidenstone, dato che neanche nei mesi estivi aveva abbandonato quell'isola per più di una settimana. Aveva preso una Passaporta, la sera precedente, che dal villaggio di Denrise la portò direttamente al Paiolo Magico dove aveva preso una stanza per la notte. Era più una tradizione quella di trascorrere l'ultima notte di agosto nella vecchia locanda, perché avrebbe potuto tranquillamente prenderne una al mattino ed essere lì sul molo per salire sulla Dragone degli Abissi.
Con la sola sua borsa, ampliata con la magia, si presentò al banco esibendo il documento di riconoscimento, in un atto più di prassi che di effettiva impossibilità nel riconoscere chi fosse. Buongiorno... Accademia di Hidenstone, come ogni anno. Un attimo di pausa che usò per guardarsi intorno e vedere come molte di più sembravano le persone affollare quella parte di molo. Il numero di studenti iscritti ad Hidenstone aumentava esponenzialmente di anno in anno e persino i primi alunni provenienti da territori oltre la Gran Bretagna iniziavano ad essere più audaci nello scegliere quel nuovo sistema didattico. Ma erano le famiglie babbane ad avere come un segnale luminoso a lampeggiare ininterrottamente sulle loro teste. Erano fortemente spaesati, soprattutto quando emergevano dall'ascensore ed erano prossimi a rovesciare i contenuti dei loro stomaci non appena i piedi fossero tornati saldi a terra. Io terrei d'occhio loro. Ho la sensazione che il padre proverà a seguire la figlia oltre la barriera. Indicò con un movimento del capo un nucleo familiare ristretto con una ragazza fortemente imbarazzata, mentre il genitore dava libero sfogo all'arte drammatica, asciugandosi rumorosamente lacrime e il naso gocciolante. Buon lavoro, ad entrambe. Avrebbe poi aggiunto, tenendo ben stretto tra le dita il pass blu, dirigendosi subito verso la barriera magica. L'atmosfera, tra i due lati, era completamente diversa. Se in quella che si era lasciata alle spalle vi era una predominanza per il dramma e gli addii, nell'altra parte era il vociare, l'aspettativa e il rumore continuo e martellante dei venditori che chiamavano a gran voce studenti pronti a svuotargli le tasche. Indossava una lunga veste blu notte con profili verdeacqua, i colori della casa che rappresentava, lungo la scollatura a punta e su ogni altro orlo. Era semplice, fresca e comodo per un lungo in viaggio in mare che li attendeva. Gli occhi da gatta si mossero frenetici cercando di scorgere i tratti, più o meno familiari, dei colleghi tra quel principio di folla che non aspettava altro che salire sulla galera. Altri, invece, erano intenti a far la fila per acquistare del gelato da un inquietante individuo vestito da marinaretto. Tra loro vi era la neo mamma, la diciassettenne dei Black Opal, che aveva partorito proprio durante il campo estivo. Signorina Whitemore. Avrebbe richiamato l'attenzione della giovane che era stata audace nella scelta di tenere quel figlio nato poco più di un mese prima e soprattutto di portarlo con sé ad Hidenstone. Una scelta che non sapeva se dettata dall'incoscienza dell'età o da un tipo di maturità che teneva sapientemente nascosta. Quei primi mesi di vita di un bambino erano quelli più importanti e che sarebbero andati a delineare la sua personalità futura. Alcuni studiosi di psicologia parlavano di un attaccamento materno che avrebbe condizionato il modo con cui quel neonato avrebbe poi interagito con la restante parte della società. La Preside Burke era stata lungimirante nel concederle il permesso di tenere con sé il figlio, quando altri non avrebbero pensato due volte nel precluderle la possibilità di vederlo crescere giorno dopo giorno. Anche se non sono la responsabile dei Black Opal vorrei comunicarle come, oltre a poter rivolgersi alla Preside, possa contare sul mio aiuto qualora fosse necessario. Il tono era neutro, la serietà ben visibile nei lineamenti e nelle iridi che si puntarono subito su quella creatura innocente. Le ricordo che suo figlio, durante le sue ore di lezione, sarà impossibile portarlo con lei e che sarà affidato agli Elfi Domestici che si occupano della sua Sala Comune. Inoltre... Le parole le morirono in gola dato che una scena dall'altra parte del molo (?) catturò l'attenzione della storica. Olwen ed uno studente stavano fronteggiando due abitanti di Denrise ed il docente di Cura sembra non avere alcuna intenzione di starsene con le mani in mano. Mi scusi. Le dita della mancina andarono a sollevare la veste permettendole di avanzare più rapidamente -e senza dover pulire l'intera pavimentazione del molo- lo spazio che li divideva. Era risaputo che gli indigeni denrisiani fossero persone facilmente suscettibili, che gli studenti fossero leggeri nelle loro azioni ma non che i docenti provassero a scatenare qualche crisi diplomatica. I rapporti tra Denrise e Londra non erano mai stati del tutto pacifici ed era meglio evitar loro di gettare benzina sul fuoco. Era a pochi passi ormai e la mano andò ad infilarsi nella tascona esterna della borsa, priva di cerniera, dove era solita conservare il suo catalizzatore da poter prendere nel caso ci fossero stati problemi. Signori, cosa sta succedendo qui?role scheme © lisa,
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