Votes given by Giadì

  1. .
    tumblr_m3l4d53AjB1r683ty
    Brian Ensor | Docente DCAO
    Il docente salutò con un cenno del capo ogni studente che entrò in aula e trascrisse su un foglio di pergamena appunti riguardanti ognuno di loro quando aprirono bocca per rispondere alla domanda che aveva posto.
    Male. Molto male. Al suono delle parole del docente Tortura prese il volo, andando a rovistare all'interno di un armadio lasciato aperto.
    Brian si alzò dalla cattedra e agitò la bacchetta. Le fiamme che formavano la domanda assunsero una nuova forma.
    Prendete appunti. I goblin di cui parleremo oggi appartengono alla specie dei Flan. Rispetto alle razze studiate in precedenza presentano una corporatura più tonica, ma a livello di civiltà sono bestiali e barbari. Come qualcuno di voi ha già detto vivono in tribù, hanno un capo e usano una lingua gutturale poco comprensibile alle nostre orecchie. Questi saranno i protagonisti della nostra prova pratica.
    Schioccò le dita e Tortura tornò con un sacchetto sulla sua unica zampa. Svolazzò sulla postazione di ogni studente e dal sacchetto lasciò cadere un osso.
    Ciò che avete davanti è una passaporta. Prendendola ognuno di voi si ritroverà in una stanza diversa del medesimo complesso di gallerie sotterranee. I goblin hanno preso possesso di questi luoghi. Mi è giunta voce che i cittadini di Diagon Alley abbiano notificato il problema al Ministero, ma ho sfruttato qualche aggancio per farli desistere. Non saranno gli auror a scacciarli. Sarete voi.
    Un sorriso divertito si dipinse sulle labbra del docente, il quale fece un ultimo passo avanti. Naturalmente non vi viene chiesto di ucciderli, solo costringerli alla fuga. Per farlo avete accesso a tutto ciò che avete imparato fino a oggi. Io monitorerò il vostro operato da qui.



    RevelioGDR


    Vi chiedo scusa per il ritardo, ma riassumo qui ciò che dovrete fare:

    - Toccate la passaporta e vi ritroverete all'interno di una grotta
    - Ognuno di voi troverà nel luogo della smaterializzazione tre goblin armati (asce, martelli, piccoli ecc..)
    - Dovrete costringerli alla fuga. Potete utilizzare e autoconcludere tutti gli incantesimi che volete e muovere i goblin.
    Scadenza: Venerdì 23
  2. .
    Povera Giada, costretta a mangiare cibo spazzatura!!!
    Ciao carissima!
    Oggi arrivo dalla tua bella!!
  3. .
    Perché dai per scontato non sia stato fatto di proposito, Giadina.
  4. .
    img
    Blake Barnes
    Black Opal | 20 anni
    C'erano moltissime cose che era Blake, c'erano tantissimi nodi che lo legavano alle persone, ma Jessica, per lui, era il nodo più stretto, quello più vicino al cuore. Per Jessica aveva sempre provato qualcosa di indefinitvo, profondo, forte. Aveva accettato di essere il padrino di suo figlio perchè avrebbe dato la vita per lei, era il suo angelo custode e nessuno si sarebbe mai potuto mettere tra lui e lei. Blake lo sapeva, Jessica lo sapeva. Certo c'erano dei momenti della loro vita che si erano allontanati, momenti in cui, entrambi avevano deciso di dedicarsi ad altro ed altri, ma mai si erano davvero persi di vista. Jessica conosceva tutto di Blake e Blake tutti di Jessica. Quando quell'emozioni così forti l'avevano investita era come se lo avessero fatto anche con lui, ovviamente in maniera differente, ma adesso era tutto quanto chiarissimo. I loro ricordi, le macchine rigate, le loro risate, i pianti sulla torre di astronomia, il fatto che lui la coprisse quando qualcuno chiedesse cosa faceva in giro di notte e perchè non dormiva nel suo letto e tutto il resto, avevano un senso. Inutile dire che quando Blake vide quella casa completamente distrutta si precipiò verso di lei e vederla così nuda, lo fece incazzare da morire. Guardò Daniele con un disprezzo mai visto, neanche mai provato per nessuno. Strinse la corvina tra le sue braccia e si levò la felpa rimanendo in maglietta, per farla infilare a lei. Andiamo a casa. Disse poi prendendola in braccio. Non ce la fece, per quanto Blake sapesse che Daniele l'aveva amata e forse l'amava ancora, non riusciva ad avere nessun tipo di rispetto per uno del genere. Aveva deciso lui per tutti, ma come si era permesso!? La strinse a se. La pagherà. Sussurrò poi sputando letteralmente su quel terremo. Blake era una persona imprevedibile ed impulsiva, a volte anche cattiva, specialemnte quando si trattava dei suoi affetti, quelli davvero importanti. Le diede un piccolo bacio sulla fronte. Non ti farà più del male, te lo prometto. Aggiunse poi smaterializzandosi nel suo letto ed adagiandola sulle lenzuola.Si mise affianco a lei e la strinse ancora tra le sue labbra. Perchè sei andata da lui? Chiese poi accarezzandole i capelli. Si, adesso ricordavano tutto quanto entrambi e non poteva che essere davvero un sollievo. In fondo non c'era niente di più bello che avere una visione completa di tutto quello che avevano fatto insieme.

    RevelioGDR
  5. .
    Soffocò una risata a causa della risposta piatta della macabra bicolor che infestava la sua Sala Comune, condividendone ancora una volta osservazione e crescita di appendici sul panda che volò addosso alla McKenzy. «Da toro o da cervo?» Entrambi gli animali erano famosi nell’usare i loro palchi in fase offensiva e lui non sapeva propendere su uno dei due in particolare dato che entrambi avevano i loro pregi: il toro due buchi grandi, squarcianti femori manco stessi addentando marshmallow; i cervi… palchi più fragili che lasciavano frammenti minuscoli per altrettanti buchini facilmente trascurabili ma che erano i più probabili nel condurre a morte per dissanguamento.
    «Tragedia greca, di quarta categoria, in corso», annunciò, cambiando semplicemente lato per gustarsi al meglio l’esperienza. Il disastro che aveva visto in pista, con palle volanti sotto forma di panda rossi e la sua attuale cognata -«Ew, spero che quel coglione di fratello che ho rinsavisca presto»- a cadere con un tonfo sul ghiaccio, era nulla paragonato al melodramma che la sua Prefetta aveva creato con quello che aveva capito essere il suo ragazzo. O quello con cui scopava. O il suo migliore amico. Insomma, qualcuno. Aveva captato solo il cognome di Jessica, la studentessa dell’ultimo anno cui si era rifiutato al momento di mettersi in lista d’attesa per potersela fare anche lui, difesa a spada tratta dal Dioptase. «Nessuno che prende dei pop-corn?» occhieggiò i presenti, le pozze scure a perlustrare il viso ancora pieno di acne di un ametrino che si era fermato ad assistere. «Tu, vedi di prendercene un po’ a quel tavolo lì», indicò con fare svogliato l’angolo imbandito con le leccornie preparate dagli elfi domestici, trattando lo studenti al pari di un Tassorosso qualsiasi. Certe abitudini dure a morire. Avrebbe voluto infierire anche sul fratello -o era il gemello? cazzo, doveva crearsi un fottutissimo albero genealogico di quella famiglia- di Marlee se non fosse che la postura di Zuleyka avesse già dato risposta. Con un interesse pari a quello che nutriva per la pace nel mondo e gli zuccheri filati, sollevò il braccio che teneva sul parapetto per posarlo su quello della primina. «Ha già accettato di danzare solamente con me, stasera», non era vero nulla, ma sperava che l’altra non lo sbugiardasse, «stiamo solo aspettando la canzone giusta». Ovviamente dopo essersi gustato l’abbandono di uno -iniziava a sospettare che il melodramma fosse una caratteristica dei Dioptase- e l’arrivo di un altro di cui aveva vaghissimi ricordi ad Hogwarts, vide una Murphy sfrecciare via, ignorando le lingue lunghe delle due consorelle per mettersi alla calcagna della Lynch e dell’Ametrin. «Ma insomma, sti popcorn?» Quelli non arrivarono, ma il caro gemellino e la sua consorte zoppicante sì. Ignorò la seconda, mentre a Brooks rivelò un’occhiata che diceva visto? non sono rimasto in camera a crogiolarmi per l’assenza del tuo migliore amico, salvo poi stranirsi nell’avvicinarsi a Zul, mentre Deva sembrava volersene approfittare per scappare via. Agì d’istinto, senza soffermarcisi poi troppo. «Vedi cosa vuole mio fratello e poi raggiungimi», le avrebbe detto direttamente all’orecchio, affrettandosi poi verso la Lestrange, nel tentativo di arrestare la sua avanzata nei pressi del Dioptase di prima e una nuova ragazza. «Dove pensi di andare, princess Lyanne?» Non sapeva neanche perché avesse abbassato la voce di diverse ottave, occupando il suo fianco come avrebbe fatto un ragazzo qualunque, evitando di guardare apertamente quell’incidente che si stava verificando sotto i loro occhi. Un gioiello che veniva passato manco fosse il tesoro della regina trafugato dal palazzo regale, facce strane, spallate varie e… cosa cazzo aveva appena visto?! «Ti prego, se mai dovessi finire in quel modo ammazzami, un avada kedavra dovrebbe bastare», commentò a bassa voce, non rendendosi minimamente conto di aver tenuto per tutto il tempo le falangi posate sulla pelle diafana di lei.

    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Interagisce con Deva L. Lestrange, Zuleyka., Brooks Ryan O'Connor, James Beauvais.
  6. .
    Il feed di instagram, con attivo il filtro per i contenuti magici, era pieno zeppo di foto, video e balletti di chi si era preparato o era già nel vivo dello Yule Ball. Scorgendo lustrini, sete e tulle Nathan sentì per un attimo la mancanza degli States e di quelle feste -festini, a voler essere puntigliosi- dove l'alcol non era proibito come in quelle mura. Possibile che nessuno avesse pensato di correggere il ponch degli studenti? Mpfh, avrebbe potuto coinvolgere un paio di studenti, magari suoi ex compagni di scuola più fidati, metter su una colletta e procurarsi un paio di casse. O, perché no, quelle mini bottigline che di solito trovavi sull'aereo o nei mercatini più impensabili da smistare con strette di mano o scivolamenti in borsette opportunamente lasciate aperte. Stava delirando troppo. Fece per mettere via il cellulare e fare il suo ingresso solitario quando la tendina di un messaggio appena arrivato non occupò la parte superiore dello schermo. Jessico Calcetto Jess BO le aveva scritto.
    CITAZIONE
    Se vuoi riavere indietro il tuo amico devi salire sul tavolo e dire a tutti i presenti che tuo figlio è di Olwen

    Non riusciva a credere di aver pensato sul serio che il suo Responsabile fosse il papà del piccolo della corvina -un po' ancora lo pensava- finendo col passare gran parte del primo anno in punizione col runista per averlo aggredito in merito dopo una lezione con lui.
    CITAZIONE
    Scherzo, sono qui fuori, sto per entrare. Riservami un ballo, splendore.

    Il rumore di passi affrettati gli fece distogliere l'attenzione dal magifonino, bloccandolo e riponendolo in tasca come un automa mentre lo sguardo carezzava i pochi metri di seta verde che cingevano il corpo di Amelia Farley. Semplice, elegante, ipnotica. Deglutì. Un paio di volte, la gola asciutta ed il cuore che batteva all'impazzata. Amelia ne avrebbe sempre avuto un antro come dimora, qualsiasi cosa sarebbe successa tra loro da quel momento in poi. Il fatto che l'avesse cercato lei, andando a sporcarsi le sue preziose e costosissime scarpine nella riserva pur di parlargli avevano ridato spinta ad una relazione che aveva definito morente. Era lui che si era ostinato di soffiare sulle braci affinché venisse prodotta qualche scintilla a volare ad intaccare i ceppi asciutti e per niente avvolti dalle fiamme. Poi era arrivata lei, con un accendino, e aveva acceso un piccolo fuocherello che, a turno, cercavano di alimentare. Molto più lei, a voler essere sinceri. Le puntò il catalizzatore contro, indicando con la punta la stola pellicciosa che occultava le sue spalle, effettuando il classico movimento che accompagnava la formula. «Evanesco». Gli occhi a scivolare dal viso, passando per la gola, fino alle spalline sottili dell'abito. «Se mai dovessi avere freddo farò in modo di rendertelo», non si era accorto di esserle avvicinato, le dita a sfiorare l'avambraccio nudo in una morbida carezza. «L'importante è esser consapevoli di trovarsi poi i piedi a panzerotto per tutti i pestoni che ti darò». Dunque le offrì il braccio, invitandola a superare insieme quegli oscuri battenti, lanciando forse un messaggio o forse no. Il sorriso imbronciato, lo sguardo a cercare visi familiari e la mano libera a sventolare spasmodica quando riconosceva qualcuno. Notò qualche assenza, come quella di una delle rosse che aveva baciato per via di un gioco, così come la presenza di Evans, l'altra ragazza cui aveva fatto fare il casqué e persino quei piccioncini di Benjamin e Giada. Troppa magia nell'aria. Avrebbe infettato anche lui?
    Per ultima notò la Whitemore intenta a ballare un lento con un suo compagno di dormitorio. «Può dire tutto quello che vuole, ma gli Ametrin sono i migliori di tutti», un pensiero ad accompagnare la sua dama al centro della pista dicendosi pronto a seguire la melodia del lento. La mano sulla bassa schiena di lei, l'altra rimasta intrecciata ma molto più vicina ai loro corpi che tornarono a scontrarsi. Non era una bachata, una salsa o una rumba, ma un lento di quelli dove bastava stringersi e dondolare un po'. «Ti ho mentito», le sussurrò all'orecchio superando l'intreccio complicato della sua pettinatura. Poi senza darle alcun tipo di preavviso, esercitò una serie di pressioni e comandi al suo corpo che la portarono ad allontanarsi da lui, uniti solo dalle mani legate. Mani che la tirarono di nuovo a sé, compiendo dei giri fino a ritrovarsi di nuovo fronte contro fronte. «I tuoi piedi, con me, sono al sicuro» e no, non era uno di quei feticisti. Anzi, ne provava una forma strana di repulsione, meno li vedeva meglio si sentiva. Che fosse per quello che avesse imparato come prima cosa a non lasciare pestoni? «Quanti inviti hai rifiutato?» Perché era comunque un dannatissimo masochista, ma voleva sapere se aveva rifiutato perché aspettava solo il suo invito o se l'avesse sottratta a qualcun altro. O se, semplicemente, nessuno aveva azzardato a gestire davvero una ghiacciolina come lei.
    Nathan Parker
    King

    "
    The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot.
    "

    Ametrin
    Wampus
    Quidditch

    code by ©#fishbone



    Risponde a Jessico. Interagisce principalmente con Amelia Farley.
  7. .
    Il gemello era una vera e propria spina nel fianco, però la sua vicinanza la si vedeva in piccoli gesti come quel cookie corredato di bigliettino che aveva lasciato per lui. Aveva gettato il biscotto ma il foglietto era finito in un diario che nascondeva sotto il materasso all'altezza del cuscino. Non aveva fame, non di dolce almeno e soprattutto non di biscotti, un odore che associava a Mc Callister. Il cibo era tornato ad essere solo qualcosa di cui servirsi al solo scopo nutritivo e nient'altro; il passaggio in sala comune solo per recuperare un plico di pergamene nuove da tenere di scorta nello zaino. Non si era chiesto però il perché Brooklyn l'avesse ringraziato. Giungere alla porta col batacchio salamandroso sgusciando tra gli altri studenti e dando qualche spintarella fu semplice, altrettanto invocare uno sciame di farfalle infuocate -giusto per riprovare l'ebrezza di tornare per un secondo al primo anno- ed incendiare la salamandra, pronunciando il suo nome con lo stesso entusiasmo di un funzionario amministrativo nel momento di fare una pratica: «Fitzgerald Garrett O'Connor». Si chiedeva sempre se col codice fiscale avrebbe fatto prima a superare l'ostacolo. Un mare di divise rosse e grigie balzò all'occhio dopo aver salutato con un rispettabilissimo «buon pomeriggio, professore» uno dei docenti che più stimava per carattere e terrore che disseminava tra i corridoi. Potevi vestirti con quanti strati volevi ma nell'aula di Brian Ensor ti saresti sentito sempre sulla cima dell'Everest. Scelse la fila dove vide due acquisti di quell'anno per gli Opali, fermandosi solo per fare un saluto al gemello con un'alzata di mento e scivolando accanto alla ragazza dagli incredibili occhi azzurri che conosceva da sei anni. «Principessa Lyanne, solo la seconda fila per te quest'oggi?» fu il suo saluto sarcastico, scivolando liscio come l'olio accanto a lei e scrutandola per qualche secondo prima di sporgersi verso l'asiatico. «Kwon» fu tutto ciò che disse al confratello che ancora non conosceva ma per cui doveva esser già grato di essersi ricordato il nome, se mai gli fosse interessato. Avrebbe aggiunto dell'altro in direzione della Lestrange ma Ensor diede inizio alla lezione, annunciando come le lamentele degli altri studenti fossero giunti alle sue orecchie oscure e che quindi non ci sarebbe stato nessun compito a sorpresa per loro. Questo però non significava che fosse diventato improvvisamente un messia. Lingue di fuoco si modellarono fino ad articolarsi in una domanda. Anche la sua mano si unì insieme a quella dei compagni, ma fu tra gli ultimi a prendere parola. «Fitz O'Connor», si annunciò, «Come hanno detto i miei colleghi per i popoli sassoni, i goblin erano creature mostruose e dall'aspetto grottesco, spesso di carattere malvagio ed egoista, avide di oro e beni materiali, creature magiche con varie abilità, simili a quelle delle fate o dei demoni. Per alcuni facevano parte del piccolo popolo e che nella categoria di goblin vi rientrano anche i lepricauni», osservò, facendo leva sulle sue origini irlandesi. «Nei paesi scandinavi sono associati ai folletti, legati al solstizio d'inverno e quindi al Natale. Anche qui presentano forme umanoidi, ma le loro vesti sono caratterizzate da colori vivaci, così come il loro carattere volubile o scherzoso, ma che quando vengono stuzzicati divengono vendicativi, servendosi della loro capacità di rendersi invisibili oltre che mutaforma». Prese una pausa, continuando a guardare il docente fisso negli occhi. «In realtà in ogni paese e civiltà i goblin assumono un nome proprio o caratteristiche diverse, come ad esempio i mogwai cinesi, piccoli esseri che si riproducono con l'acqua piovana, di solito si accoppiano e producono un grande lignaggio poiché la pioggia aumenta la loro lussuria. Una metafora dell'abbondanza che si trova anche nelle civiltà sudamericane». Concluse, voltandosi poi verso Deva una volta che l'attenzione di Ensor si fosse spostata da lui, facendole un'occhiolino dei suoi, come ai vecchi tempi.
    Fitz O'Connor

    "
    I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop and I did a swap for the sand in an hourglass.
    "

    Black Opal
    Serpeverde
    Bisex

    code by ©#fishbone



    Si siede accanto Deva L. Lestrange, nonché Joo-hyuk Kwon. Interagisce/pensieri con Brooks Ryan O'Connor.
    Risponde alla domanda.
  8. .

    Piccola interruzione per comunicarvi che la scadenza è revocata <3 postate finché vi pare, interverrò quando meno ve lo aspetterete eheh o, più semplicemente, per cambiare l'orario :f:

    Ne approfitto per dire che tra una cosa e l'altra, è passata un'ora ed adesso sono le 22 :f:

    Stay tuned!

  9. .
    img
    Blake Barnes
    Black Opal | 20 anni
    Esattamente, cosa stava facendo? Più Cameron parlava più lui lo sopportava meno. Lui non l'aveva mai detto di amarla? La chiamava amore, tesoro, piccolina, stella del firmamento, oddio forse quello era esagerato, e dicevaanche di non aver mai detto di amarla? Almeno lui, diceva la verità a se stesso. Era stato un pezzo di merda, era stronzo e non si meritava tanto amore e lealtà da una ragazza come Lilith. Ma comunque non era li per dire altro. Alla fine quell'ncontro non gli aveva dato nessun tipo di conforto ne soddisfazione. Era come se lui si aspettasse davvero qualcosa di di più, ma niente. Cameron non reagiva, forse era molto diverso da lui e mano male perchè non gli usciva per niente bene il fare da ragazzo cattivo. Antipatico sicuramente ma cattivo, assolutamente no. Rise quando disse che Mia piaceva a tutti. Era proprio un coglione che non aveva idea di quello che aveva avuto tra le mani. Certo, perchè Erik, Joshua, Jesse hanno lo stesso rapporto che avevi tu con Mia. Ma ti rendi conto delle cose stupide che stai dicendo? Chiese poi seriamente scuotendo il capo. Era assurdo che anche solo per giustificare qualcosa di sbagliato che aveva fatto nei confronti di Mia, riusciva a dare la colpa a lei. Hai sbagliato tu nei suoi confronti, non lei a fidarsi di te. Poi se tu sei stato bene e pensi che quella, per te sia la scelta giusta e non senti che hai sbagliato nei confronti tuoi o di Liz, allora la cosa è differente. Ma la merda sei tu, non lei che si è affezionata a te. Gli fece presente prima di brindare e bere la sua birra. Sei più stupido di quanto pessassi Cohen! Disse finendo la sua birra ed alzandosi per andarsene. No, non ce la faceva proprio, non erano compatibili, ma non tutti potevano piacere a tutti, quello era più che ovvio. Gli sorrise appena. Ci becchiamo a scuola! E detto questo se ne tornò al suo allenamento. Fragile ego. Blake era solo ego, ma lui aveva anche cancellato quella conversazione.

    RevelioGDR
  10. .
    Quando Em inviò una foto del vestito che aveva scelto per lei si domandò se quando diede il suo consiglio di moda fosse fatto di qualche erbetta magica di quel tizio strano di Denrise che la spacciava come tè. Per carità la Lewis era sempre bellissima ma quel vestito stravolgeva l'immagine che aveva di lei e non le donava come aveva pensato.

    Vedi di non spezzare troppi cuori stasera, il mio non reggerebbe.

    Digitò in fretta infilando poi il magifonino nella tasca del vestito blu notte che aveva scelto tra quelli che aveva perché in un taglio molto più sportivo e che gli permetteva di indossarlo senza cravatta. Non per nulla era ancora impegnato ad abbottonare i polsini della camicia bianco ghiaccio, lasciando gli ultimi due della fila principale aperti sul principio del suo petto. Ai piedi un paio di scarpe bianche sportive ma prive di ulteriori dettagli. Si passò una mano tra i capelli, cercando di ammorbidire il ciuffo che non sembrava volersi modellare senza l'uso di gel o lacche, che aborriva, preferendo lasciarli al naturale. La bacchetta fu l'ultima cosa che prese, i regali li avrebbe consegnati in un altro momento, magari proprio la notte di Natale, prima di dirigersi verso l'ingresso della Sala Grande.
    Non aveva una dama da attendere o da ripescare, sebbene il suo rapporto con la Farley fosse attaccato ad un filo non se l'era sentito di invitarla al ballo, forse perché non voleva sentire i vari paletti che la sua migliore amica gli avrebbe lanciato alle spalle una volta scoperto che avesse ripreso a vederla. A vederla, non a starci insieme. Una precisazione da vero idiota visto che, nonostante provasse ad essere indifferente, nonostante un paio di baci con alcune delle sue consorelle, continuava ad avere un debole per Amelia.
    Lo dimostrò il fatto che non le inviò nessun messaggio ma attese, con le spalle al muro e le gambe incrociate, il suo arrivo fingendo di mandare messaggi mentre in realtà con la coda dell'occhio monitorava la scalinata principale da cui avrebbe dovuto far la sua apparizione. «Solo cinque minuti, se non verrà entro» si disse, inviando un ultimo messaggio alla follettina che aveva molti centimetri di pelle esposta in più di quello che aveva previsto.

    Qualsiasi cosa accadrà questa sera ne parleremo domani, alla luce del sole.
    Ti voglio bene
    .


    Nathan Parker
    King

    "
    The biggest misunderstanding about me is that I'm just a bratty, gobby idiot.
    "

    Ametrin
    Wampus
    Quidditch

    code by ©#fishbone



    Manda un paio di messaggi ad Emma Lewis, aspetta Amelia Farley vicino all'ingresso della Sala Grande.
  11. .
    La figura di Jessica aveva occupato tutta la sua testa, scacciato via ogni singolo pensiero e ogni paura e timore che aveva provato durante l'attesa. Vederla fu come tornare a respirare e dovette ammettere che fu anche un grande esercizio di concentrazione affinché il sangue rimanesse in circolo per tutto il corpo e non si concentrasse solo ed esclusivamente nella zona dentro i suoi boxer, ma questa era altra storia.
    La guardò da capo a piedi a quella domanda, fingendo uno sguardo critico e severo. Poi scoppiò a ridere con tranquillità, scuotendo il capo.

    «Facciamo che ti cambio io più tardi, ok?»

    Le fece un occhiolino, complice di un pensiero che forse Jessica avrebbe ben inteso, nonostante fosse così sottile da essere ben celato. Jessica risvegliava in lui tutto quello che una donna poteva risvegliare, oltre a quelle sensazioni strane che aveva provato da quando l'aveva avuta completamente nella sua piscina, sensazioni che aveva ignorato, ritrovandosi poi nei boschi a raccogliere essenza dolceamara di Liz e che aveva cercato di ricacciare anche quando la rabbia lo aveva avvolto, a quella scenata di gelosia di Jessica che li aveva portati a fare i conti con i loro sentimenti. Non aveva un nome da dare a ciò che provava per l'altra, e nemmeno voleva pensarci, desiderava solo averla intorno ogni giorno della sua vita e respirare dalle sue labbra, l'aria più sana che potesse donargli. Poi c'era Alex, quel ragazzino stava diventando la seconda persona più importante per lui, si era affezionato a poco a poco, mentre cercava di essere per lui, quello che nessuno era mai stato finora, tentando di dividere quella responsabilità con la corvina, in punta di piedi entrando nelle loro vite.

    «Sai, JJ, pensavo che potrei rinunciare a quella stanza dove ho gli attrezzi da allenamento e potremmo mettere lì una piscina di palline per il campione...»

    In punta di piedi.
    Quella proposta la stava facendo crescere da un po', alla fine dei conti, allenandosi con il branco, lui non utilizzava più quell'attrezzatura e c'era sempre il box del nonno dove metterla, mentre poteva concedere ad Alex uno spazio riservato nella sua dependance, così da poter avere una piccola cameretta tutta per lui. Era strano che pensasse a tutto quello, ma sentiva di volerlo fare, quindi senza troppo star lì a chiedersi razionalmente cosa significasse, lo aveva chiesto. Guardò con la coda dell'occhio la reazione di Jessica, mentre la conduceva, mano nella mano, verso il suo grande debutto della sua rinascita.
    Scrollò le spalle alla sua frase, ridendo anche lui. Non lo stava viziando poi così tanto, dai. Non provava fastidio ad avere le ditina del ragazzino nei suoi capelli, quindi proseguì il tragitto con ancora una certa agitazione interna.

    «E allora porteremo a casa un sacco di caramelle, così ce le mangiamo anche dopo la festa.»

    Decretò infine, mentre donava il suo regalo al piccolo. Guardò verso Jessica e gli fece un occhiolino. Arrossì appena alle parole del bambino, trovandosi quasi a sentire il cuore sciogliersi.
    Annuì, quindi entrarono, sentendo pian piano lo stress andar via ogni passo in più che mettevano in quella sala. Gli occhi del ragazzo volarono sulla sala e mentre avanzavano notò l'entrata di Elisabeth accanto a Cam. Incrociò il suo sguardo - si spera - indurendo appena la mascella a vederla accanto a chi non la meritava minimamente. L'aveva lasciata sola sui monti, Cohen, e questo non era un qualcosa che gli avrebbe perdonato. Tirò un respiro profondo, cercando di distogliere lo sguardo dalla Prefetta, per farlo scivolare poi sulla Caposcuola che... Joshua Evans. E così dovevano bruciare proprio tutte le tappe, lui e Jessica.
    Cercò di fare pressione sul braccio, per provare a non muoversi, ma Jessica lo trascinò lungò tutta la sala, fino ad arrivare da loro. Due studenti che avrebbe evitato come la peste. Mentre loro parlavano, Lucas continuava a guardare le decorazioni, ben poco interessato ai due che aveva davanti, fino a quando Joshua non gli rivolse la parola. Sentì le dita di Jessica stringere la propria mano, quindi socchiuse appena gli occhi ed indossò un sorriso dei suoi, solo di circostanza, quasi a voler rendere chiaro all'altro che per quanto non avessero più nessun attrito, non sarebbero saltati alla fase del facciamo come nulla fosse. Forse avrebbero dovuto incontrarsi, un giorno, ma non era quella la sera giusta.
    Annuì.

    «Evans. Spero che anche a te le cose vadano bene. Bentornato.»

    Disse semplicemente, non lasciando un solo secondo la mano dell'altra e ascoltando distrattamente la loro conversazione. Gli occhi scivolarono di nuovo a cercare Liz, notando come Cameron la stava lasciando nuovamente sola. Il cristallo non si spostò da lei, non sapendo se avesse la possibilità di incrociarsi col suo, ma se lo avesse fatto, avrebbe trovato in quegli occhi parole silenti. Parole che le chiedevano di non permettergli di lasciarla ancora sola, di non farsi distruggere da uno come lui. Seguì con lo sguardo Cameron, per poi tornare sulla Prefetta, scuotendo appena il capo, quasi a dirle che non doveva crollare, non ora. Liz doveva mostrare di essere forte, perché lui sapeva che poteva essere una forza della natura.
    Quando Joshua si congedò, si ritrovò quasi ad allentare la presa sul proprio respiro.

    «Si è salvato, se ti guardava un po' di più, oggi diventava cieco.»

    Si ritrovò a ringhiare all'orecchio di Jessica, in una spinta di gelosia che dovette frenare quando la Caposcuola gli si avvicinò. Fece scendere il bambino, a malincuore, per poi congelarsi alle parole dell'altra. A poco a poco, sciolse le labbra serrate in un ghigno divertito, ricambiando il favore in un sussurro.

    «Tranquilla, non le lancerò bicchieri d'acqua addosso come una pazza isterica.»

    Si odiavano, Jessica lo sapeva, ma entrambi stavano facendo uno sforzo di civile convivenza. Si piegò sulle ginocchia per arrivare dal ragazzino.

    «Hey campione, prendi qualche caramella anche per la mamma, ok? E sta' attento a zia Lilith, ora è la tua principessa.»

    Gli toccò il capo, cinto dal cappellino, quindi si rialzò e guardò Lilith.

    «Stai attenta ad Alex. Se succede qualcosa, siamo qui.»

    Non era un rimprovero, ma una sincera preoccupazione per il bambino. Quando lei si allontanò, Lucas concesse a Jessica tutta la sua attenzione, sorridendole e tirandola per il braccio, per farla arrivare più vicina a lui.

    «Siamo soli, su una pista da ballo e al nostro primo ballo. Che ne pensi?»

    Si allontanò e allungando il braccio, fece un piccolo inchino con il busto.

    «Mi concede questo ballo, madame

    Il suo solito sorriso sghembo si affacciò sulle labbra, mentre avrebbe atteso la sua risposta.
    lucas j. jones

    19 anni
    mezzosangue
    ametrin
    9HuRHci
    æ code (c)
  12. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Dopo tanto tergiversare, questa player ha finalmente trovato la forza di rispondere al ballo più complicato di tutta Hidenstone. Fessa lei a pensare di portare tutte le sue marionette, con l'idea di avere le interazioni ridotte al minimo, trovandosi in una baraonda di roba a cui reagire. Ma basta perder tempo, torniamo alla cosa fondamentale.
    Quel ballo stava andando in una direzione che ancora Lilith non aveva compreso. Aveva affrontato l'entrata solitaria, era riuscita a giungere in una zona di comfort che subito era stata invasa dalla dolcezza del ritorno di Joshua, mentre pian piano quello spazio si affollava, togliendo aria necessaria ad una via di fuga sicura.
    La presenza di Joshua le stava dando l'illusione di avere ancora scampo per sottrarsi a quella convenzione che la vedeva presente in quella sala, dandole almeno l'utopia di potersi dedicare ad una conversazione che forse necessitava anche di spazi totalmente diversi. Scrollò le spalle alle parole dell'altro, sussurrate ad una distanza pericolosa, che l'altra cercava di sotterrare per non mostrare un fianco debole alla vicinanza dell'altro, tanto da azzardare anche lei ad avvicinarsi provando a mantenere un self-controll degno di una reginetta del ballo. Come dargli torto, in fin dei conti erano chiacchiere di corridoio e per quanto fossero vere o false, a lei interessava poco. Socchiuse gli occhi, ispirando a lungo, rispondendo a quella frase solo con uno sguardo tagliato che scivolava dalle labbra agli occhi dell'altro, mentre il sinistro angolo della sua bocca si fletteva in un mezzo sorriso.
    Rapido il sopracciglio si sollevava verso l'alto, dandole disegno di un'espressione ben più sagace riguardo gli impegni che l'altro aveva dovuto affrontare prima di giungere da lei.

    «Ed io che speravo di essere l'impegno più importante. Dovrai farti perdonare, Joshua Evans

    Sibilò come serpente a sonagli, lasciando all'altro libera interpretazione in quel sottile gioco che non aveva altro scopo che ritrovare il calore di un rapporto che era sfumato per l'assenza dell'Evans. Lo sentì ridere e si lasciò andare ad un rimando fatto di cristallino suono che potesse parlare meglio di qualunque altra frase, mentre lasciava andare un po' di pesantezza che le premeva sulle spalle. Si lasciò accompagnare in pista, sentendosi per quel frangente brillante importante, tanto da meritare quel primo ballo, quasi fossero loro ad aprire le danze, nonostante qualche altro coraggioso fosse scivolato su quella pista ben prima di loro. Era come se Joshua avesse spostato ogni singolo studente, per far entrare lei su quel percorso, accendendo i riflettori dei più che probabilmente avrebbero vociferato di quello strano ondeggiare dei due.
    Sono importanti solo se tu vuoi che lo siano.
    Quella frase tornò come eco nella sua testa, mentre annullava qualsiasi preoccupazione di quanto potessero essere protagonisti di altre indiscrezioni che sarebbero state costruite dopo quella serata. Non le importava, non perché non fosse importante, ma perché voleva imprimere in quel ballo un prestigio diverso, che andava oltre ogni chiacchiera che avrebbe fatto rimbombo tra le mura del castello. Il tocco di Joshua, gentile e leggero, fece sì che l'altra si avvicinasse quel che bastasse per annullare le distanze dal giallo-viola, mentre le braccia si sollevavano a posarsi attorno alla sua nuca, allacciando tra loro le dita delle mani a saldarne la presa, mentre discreto il pollice sfiorava un ciuffo di capelli che ne solleticava il tatto.
    Qualsiasi suono stava riproducendo la console stregata, non serviva altro che a far dondolare le due figure, che sembravano approfittare di quel momento di ritrovata riservatezza per ricercare una vicinanza perduta, vittima del tempo e delle assenze.

    «Dipende. Sta a te decidere cosa è bene e cosa è male. Non lasciare mai che siano gli altri a farlo, Josh.»

    Ammise piano, accostando le labbra al suo orecchio al fine di non lasciare che la musica ne coprise le parole. Quel dondolare la stava rilassando, stava permettendo alla Caposcuola di riprendere pieno possesso della sua consapevolezza, come se quelle parole a lui riferite, stessero servendo anche a lei, per ritrovarsi e superare ostacoli che aveva lasciato le bloccassero la via. Guardò le labbra dell'altro socchiudersi, come se cercasse lui stesso parole che non trovò, Lilith arricciò le proprie, mordendosi l'interno; non riuscì a capire se il loro dondolare si interruppe a causa della musica o per quella voce che riportò alla realtà l'altra.
    Voce che per Lilith era così familiare, che l'avrebbe riconosciuta ad occhi chiusi.
    Sentì scivolare le mani di Joshua dalle propria vita e si ritrovò costretta a sciogliere la presa dal suo collo, per dedicare sguardo alla ritrovata amica che aveva perso per fin troppo tempo, complice l'orgoglio e le ferite.

    «Jessica! Alex!»

    Lo sguardo passò dalla corvina verso l'alto, al bambino, per poi cadere con più freddezza sul concasato dell'Evans. Jones non era tra le sue simpatie, la Whitemore lo sapeva, ma le aveva promesso che avrebbe dato una possibilità allo scarto sociale, solo perché era colui che aveva riacceso in Jessica quella voglia di sorridere. A lui concesse un segno del capo, già un passo avanti rispetto al suo solito ignorarlo.
    Si avvicinò alla nera, a sfiorare la sua guancia con un delicato bacio.

    «Smettila, piccola serpe

    Le rimandò con dolcezza, nonostante quell'epiteto che pareva essere un insulto, ma che in realtà era il suo modo di complimentarsi con lei, in maniera affettuosa. La guardò da capo a piedi, mentre gli occhi celesti ne rubavano ogni centimetro di pelle - coperta e non - per poi sorriderle e annuirle, quasi a volerle confermare quanto fosse splendida. Jessica sapeva che Lilith non si lasciava andare a troppe effusioni, soprattutto dopo la rottura con Blake che l'aveva portata a raffreddare ogni singolo gesto di smanceria con chiunque. L'altra era consapevole di come lei parlasse con gli occhi, e in quel momento le stava dicendo che aveva davanti la donna migliore di tutta la scuola.
    Era contenta, contenta di vederla lì con Alex e contenta di notare come quelle dita erano incastrate nella mano di qualcuno che la faceva sentire viva e che aveva attenzioni per lei.
    Notò l'arrivo di Cameron ed Elisabeth e se l'altro avesse incrociato il suo sguardo, avrebbe trovato Lilith sorridergli, felice di vederlo giungere con lei, non consapevole che poi non lo avrebbe trovato al suo fianco, di lì a breve.
    Lasciò che lei ed Evans si scambiassero notizie, saluti e quanto necessitavano, mentre il cristallo di ghiaccio scivolava, con malcelata indifferenza, a cercare qualcun altro ritrovandosi a dover fare i conti con quel balletto sulla pista di ghiaccio, che lo vedeva accostare il suo corpo a quello di quella stessa rossa che lo aveva avvicinato poco prima. Sbuffò un respiro fin troppo pesante, ritornando lentamente a guardare i presenti davanti a lei, ricacciando indietro quel moto di fastidio che provò alla bocca dello stomaco.
    E così come Joshua ricacciava l'idea di piazzare una scenata alla rossa di cui lei non era minimamente al corrente del legame con l'altro, così la riccia fece lo stesso, rimurginando sul fatto che quell'anno non sarebbero volati bicchieri d'acqua, né parole troppo taglienti.
    O almeno ci sperava.

    «Hm?»

    Mugugnò quando l'altra si avvicinò per sussurrarle quelle parole. La coda dell'occhio, inevitabilmente si spostò alle sue spalle, quasi ad indicare all'altra dove porgere il proprio sguardo per rispondersi a quella domanda, prima di tornare a quello strano accostamento di personalità cozzanti tra loro.
    Ciò che la fece sussultare, invece, fu il tocco leggero di Joshua sulla propria schiena, inaspettato, le fece tingere appena le guance di rosso, mentre donava un dolce sorriso all'altro. Annuì lentamente, piegando appena il capo in sua direzione.

    «Certo. Per qualsiasi cosa, io sono qui in giro.»

    Era quasi un modo per dirgli che, nonostante tutto, qualsiasi cosa sarebbe successa a quel ballo, se lui avesse avuto bisogno, lei sarebbe giunta in suo aiuto. Non appena l'altro si allontanò, lo sguardo di Lilith cadde sull'altro ametrin e sulla sua amica.
    Sospirò, quasi a voler riprendere compostezza, poi schioccò la lingua sul palato e fece un passo verso Lucas, al fine di arrivargli ad un passo dal naso.
    Lo guardò intensamente, seppur le sue iridi sembravano quasi lame che lo stavano trafiggendo ripetutamente.

    «Alex... vieni da zia Lilith... andiamo a prendere qualche caramella e facciamo un giro a vedere la pista di pattinaggio, che ne pensi?»

    Allungò le braccia verso il piccolo, guardandolo con un dolce sorriso. Lo avrebbe preso in braccio e messo giù, afferrandolo per la manina piccina, ma prima di andarsene avrebbe sibilato veleno verso il Jones, accostandosi al suo orecchio - affinché lo sentisse solo lui - mentre guardava oltre la sua stessa spalla, con un sorriso che sembrava angelico, tanto da far credere a tutti che si stesse solo complimentando con lui o semplicemente salutarlo.

    «Feriscila e io farò di te il tappeto del mio bagno. Falla piangere e verserai tanto sangue quante le sue stesse lacrime. Sono chiara, Jones? E adesso non dire nulla, sorridi e fa finta che questa conversazione non sia mai avvenuta o ti legherò la lingua per il resto dei tuoi giorni.»

    La disarmante tranquillità e freddezza con cui minacciò l'altro, fu degna del peggiore dei serial killer, mentre faceva un passo indietro e inclinava il capo sulla propria spalla sinistra, concedendogli un altro angelico sorriso, fingendo che tutto andasse perfettamente. Poi guardò Jessica.

    «E' il tuo ballo, ti concedo un po' di libertà mentre io e Alex andiamo a riempirci la pancia. Ci trovi da quella parte.»

    E indicò col capo la zona cibo.
    Si avviò con il piccoletto mano nella mano, mentre lo guardava camminare goffamente verso le caramelle.

    «Hai nascosto nella tutina il sacchetto che ti ho regalato? Dobbiamo rubare tutte le caramelle, ricordi?»

    Tono complice col bambino, mentre ne prendeva una manciata e la metteva in un sacchetto espanso che aveva regalato qualche giorno prima alla creatura. Lo sguardo dell'altra si dedicava al bambino e anche a guardarsi attorno, provando ad evitare la zona del pattinaggio ancora un altro po'.

    «Ti va se ci facciamo qualche foto?»

    Prese il piccolo in braccio, mettendolo dal lato opposto a dove aveva celato la bacchetta in una piccolissima fessura nascosta del vestito (ad Hidenstone era sempre importante portarla, ormai lo sapeva benissimo) e passo si ritrovò a muovere verso l'albero, afferrando un paio di palline e facendo facce buffe col bambino, per immortalare i loro volti, prima di fargliele nascondere nella sacchetta.

    «Andiamo a vedere la gente cadere sui pattini? Magari potremmo fare anche un giretto, che ne pensi?»

    Vide l'entusiasmo dell'altro, quindi arrivò anche lei alla tanto agoniata pista di pattinaggio. Gli elfi provvedettero a dar loro dei pattini, mentre il piccoletto metteva i piedini a terra e lei si piegava in avanti per tenergli tutt'e due le manine.

    «Bravo, così. Pian pianino.»

    Lei aveva imparato a pattinare sul ghiaccio circa alla sua età, grazie ai suoi fratelli che la usavano come fionda, ma quelli erano altri dettagli. Fece scivolare lentamente il piccolo sul ghiaccio, mantenendo un equilibrio quasi perfetto, complice anche il suo portamento da ballerina classica; stava ben attenta a mantenersi ai bordi che erano molto più sicuri per il piccoletto, ridendo quando di tanto in tanto rischiava di cadere e reggendolo con più attenzione.

    «Sei meglio di mamma, eh!»

    Rise, mentre cercava di allontanare la strana sensazione di essere nello stesso spazio di chi aveva cercato di evitare fino a quel momento, costringendosi a tenere il cristallo sul piccoletto, così da non incrociare nemmeno una volta lo sguardo del primino.
    Caspita che travaglio!
    Allora, nella prima parte del post è dedicato completamente alle interazioni con Joshua B. Evans e al loro ballo. Poi interagisce con Giadì e ruba Alex, così che loro possano ballare. Con il piccolo va a rubare caramelle, fare foto e lo porta a pattinare, mentre cerca di ignorare Joo-hyuk Kwon.

    Se ho saltato qualche interazione, perdonatemi, sappiate che vi amo lo stesso, ma sono peccata.
    Lilith Clarke

    "
    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
    "
    Dioptase, Caposcuola

    code by ©#fishbone

  13. .
    Pensava sempre più che la scelta di un luogo pubblico come quello, in un primo incontro dopo il disastro avvenuto sui monti, non fosse stata una scelta del tutto casuale. Credeva che fosse per trovare un modo per scusarsi, per dirle che non avrebbe voluto perderla, che la sua reazione fosse stata esagerata e che, circondati da Babbani, non avrebbero potuto di certo assaltarsi alla gola con le loro bacchette. Un luogo dove dare inizio ad un periodo di pace e tranquillità che sperava fosse duraturo. La delicatezza dei suoi gesti, la calma placida con cui aveva accettato quel teatrino con la collana e poi il suo tentativo di rifiutare il suo regalo, quel libro da un valore affettivo inestimabile che le aveva messo tra le mani. Un libro che rappresentava il vero cuore, nucleo, di Cameron Cohen, la sua essenza offerta a lei affinché se ne prendesse cura, proteggendola da qualsiasi cosa. Un valore simbolico che valeva ancor di più dell'invito al ballo che ne seguì. Ballo cui avrebbe dovuto comunque presenziare in veste di Prefetto. Già si immaginava gli sguardi, le parole pronunciate a labbra strette, la rabbia di qualcuno ed il dolore di qualcun'altra. «Mia...» Anche lei Prefetta avrebbe visto il suo primo ballo rovinato da loro due che avrebbero volteggiato nella Sala Grande. Un'immagine ancor più dolorosa dei pettegolezzi che giravano. Eppure non era riuscita a non chiedergli in che veste gli stesse chiedendo di partecipare allo Jul Ball di quell'anno e per un po' cedette all'assentire di lui, circa la loro presenza come coppia di amici e nient'altro. Eppure sul suo viso c'era quel sorrisetto ironico che avrebbe voluto cancellargli con un bacio. Preferì bere un sorso del drink che ancora occupava i tre quarti del bicchiere, con i cubetti di ghiaccio a galleggiare in superficie. Sobbalzò nell'irruenza di lui nel riprendere l'oggetto del presente che gli aveva dato, non allontanò la mano quando lui vi posò la propria, accarezzandola con una lentezza esasperante. «Sì, sei stato chiaro», inclinò il capo, mentre il corpo scivolava più vicino al suo, mentre il pollice di lei cercava di arrivare sul suo mignolo. Contatto, aveva bisogno di contatto per quel tutto che era chiamata a divenire. Proprio quel tutto che aveva realizzato di volere quando era giunto Lucas da lei. «Cosa?» Era incredula ora. Il cuore le martellava frenetico del petto, le parole che da un po' di tempo a quella parte aveva desiderato di sentire finalmente erano arrivate ma si sentì terrorizzata. Accettare quel ballo significava accettare anche di essere la sua ragazza, la sua donna e lei, nonostante il Lucas degli inizi, non aveva mai avuto di fatto una relazione. Con l'unica che aveva mandato all'aria nel giro di poche settimane, cosa avrebbe potuto pretendere da quella con il Dioptase? Certo, se guardava indietro all'evoluzione del suo rapporto con il norvegese, poteva dire che in qualche modo avessero già una storia, atipica, ma pur sempre una storia. E così allontanò, almeno per quella sera, i fantasmi dei tre Ametrin che avevano segnato le loro vite: Lucas, il suo primo bacio; Mia, il primo amore di Cameron; Josh, il suo potenziale tutto.
    Si volse a guardarlo, con la mano a toccare quel profilo deciso, le dita sugli zigomi marcati. «Sì, verrò al ballo con te», un sorriso luminoso a sorgere spontaneo sulle sue labbra. «Come mio <i>tutto<(/i>».
    Elisabeth
    Lynch

    "
    Sometimes you have to stand alone. Just to make sure you still can.
    "

    Black Opal
    Prefetta
    Battitrice

    code by ©#fishbone

  14. .
    Era un'attesa lunghissima quella, o forse era stata breve, ma lui l'aveva vissuta come la più lunga della sua vita, come se non avesse una fine quel tempo che lo divideva dalla corvina che stava aspettando fuori dalla sala comune dei black opal. Erano anni che non giungeva alle porte di quella sala comune, ricordava quand'erano stati quegli anni e si rese conto di quanto fosse cambiato lui stesso, dove in un'altra vita avrebbe atteso diverse volte dietro quella porta magica.
    Eppure, questa volta era diverso, sentiva l'ansia stringere il suo stomaco, come se stesse per fare la cosa più importante della sua vita.
    Ogni volta che usciva qualcuno da quella stanza, lui alzava lo sguardo speranzoso, ma niente. Si chiese che effetto avrebbe fatto vedere Liz uscire da quella porta e cosa le avrebbe detto sul motivo per cui lui fosse lì? Sicuramente non avrebbe trovato scuse, avrebbe detto la verità, perché tra loro non c'era bisogno di filtrare le cose, anche quelle non dette, anche le verità più scomode. E lui era lì, perché era il cavaliere della donna più bella che avrebbe potuto accompagnare a quel ballo: Jessica Whitemore.
    Tirò un grande respiro e toccò ancora una volta, dalla parte esterna, il taschino interno, accertandosi che fosse tutto al proprio posto.
    Ancora una volta la porta si aprì, ma questa volta Lucas non si voltò a guardare in direzione dell'apertura, perché pensava di rimanere di nuovo deluso dal non vedere la ragazza che attendeva. Forse ci aveva ripensato?
    Tuttavia, quella vocina così immatura che lo chiamò, gli straziò il cuore e lo portò a voltarsi di colpo, dirigendo lo sguardo cristallo subito verso il basso, dove l'ometto della corvina arrivò ad abbracciargli le gambe con le sue piccine mani.

    «Hey campione! Sei bellissimo stasera!»

    Era vero, seppur riconobbe quel regalo che era di Joshua e di Elisabeth, in un passato lontano che ora non bruciava più come prima. E il motivo per cui non bruciava più come prima lo ritrovò sollevando lo sguardo su quel gioiello che gli spiccava davanti. Gli occhi di cristallo di Lucas passarono dal bambino alla madre, trasformando la loro dolce flessione del sorriso concesso al bambino, in uno stupore imbarazzato davanti a tutta quella bellezza.

    «Wow.»

    Fu il primo respiro che riprese a tirar fuori dopo pochi attimi che la osservava. Era bellissima.
    No, bellissima era sminuente.
    Era lo splendore della stella che brillava nel buio del suo cielo.
    L'aveva lasciato completamente senza fiato, seppur dovette quasi preoccuparsi del fatto che quello che stava notando lui, non sarebbe stato il solo a vederlo. Un moto di gelosia lo fece stringere nelle spalle. Cercò di cacciarla indietro, sorridendole a quelle parole, mentre si toccava la nuca imbarazzato.

    «Io abbasso le mie difese e tu mi colpisci a questo modo... dovrò iniziare a stare attento, signorina Whitemore

    Le sussurrò a fior di labbra, ricambiando lo stesso bacio che lei donò lui. Era un tantino perplesso da quel leggero tocco delle loro labbra, quindi assottigliò lo sguardo e ne afferrò la mano, incastrando le dita tra le sue e tirandola piano a se, senza schiacciare il pargolo che era rimasto attaccato alla sua gamba.

    «Sei perfetta anche col pigiama coi lama, Jessica Whitemore...»

    Le sussurrò a fior di labbra, prima di imprimerle dolcemente in un bacio che era molto meno sfuggente di quello di prima, quasi a volerle dimostrare che non temeva chi avrebbe visto degli altri che l'erano attorno.
    Guardò verso il basso e si calò a prendere in braccio il piccolo Alex.

    «Sei pronto, campione!? Oggi cioccolate, caramelle, dolci e giochi! Da cosa vuoi iniziare?»

    Quindi lo avrebbe sollevato per metterselo sulle spalle e poi avrebbe allungato una mano verso di lui.

    «Regalo.»

    Donandogli il cappellino, prima di afferrare la mano della sua dama, facendole un occhiolino. Quindi, diretti verso il ballo, mano nella mano. Era quello che voleva, che tutti vedessero quella donna al suo fianco.

    «Pronta?»

    Le sussurrò prima di entrare in sala grande, lasciando a lei l'onore di aprire la strada, rimanendole accanto.
    lucas j. jones

    19 anni
    mezzosangue
    ametrin
    9HuRHci
    æ code (c)
  15. .

    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Un ennesimo ballo.
    Un ennesimo ballo a cui lei non avrebbe potuto non presenziare. La sua carica e la sua reputazione andava oltre quello che aveva dentro, quel fastidio di dover giungere a quell'evento da sola, lei che aveva sempre preferito non mostrare agli altri le sue debolezze, ora si mostrava sola e non accompagnata.
    Aveva scelto il vestito con Jessica e l'amica le aveva proposto di stare con la sua famiglia allargata, ma Lilith preferiva affrontare quell'evento così come doveva affrontarlo: da sola.
    Era davanti allo specchio della sua stanza, a cercare di guardarsi mentre quel vestito scelto per l'evento. Era bellissimo e lo aveva scelto per la bellezza, ma soprattutto come riscatto del fatto che nessun accompagnatore si fosse fatto avanti. Era più una vendetta per tutti quelli che le avrebbero puntato gli occhi addosso, quasi a voler gridar loro quanto avevano sbagliato, quell'anno.
    Aveva indossato il vestito, rigorosamente senza reggiseno sotto, così come aveva deciso con Jessica. Lo spacco sul petto sembrava quasi proseguire fino alla coscia sinistra e quel vestito lasciava scoperta più pelle di quanta avrebbe dovuto. Brillava come avrebbe brillato un cielo nero pieno di stelle, lo aveva scelto perché nella sua eleganza, dava un tocco di unicità e - nonostante come stesse andando a quell'evento - lei doveva apparire sempre perfetta.
    Anche con gli strappi dentro.
    Perfetta agli occhi di tutti.
    Aveva lisciato i suoi capelli, rendendoli seta che scivolava sulle sue spalle nude, quindi aveva indossato un paio di orecchini semplici, due punti luce che si coordinavano al brillante del vestito, così come il decolleté che aveva indossato, con tacco tredici, a slanciare di più la sua figura allenata e il suo trucco semplice che ne risaltava la grandezza degli occhi e ne colorava le labbra di un rosso abbinato al Natale.
    Si guardò attorno, cercando in Seth un po' di appiglio per tentare di mandare giù al meglio quella serata. Si sedette sul letto, accanto al suo bengalese, che di tutta risposta si poggiò alla sua coscia nuda.

    «Non farò tardi, Seth. Il tempo di farmi vedere, qualche giro di saluti e tornerò qui.»

    Lo rassicurò, ma quelle parole, lei sapeva, erano dirette più a se stessa. Si sollevò con un pesante sospiro, dopo un altro gattino al micione, la Caposcuola si diede un altro sguardo allo specchio.

    «Puoi farcela, Lily. E' solo un'ennesima facciata.»

    Uscì dalla sua stanza, ora toccava alla cosa più difficile: il tragitto fino alla Sala Grande. Qualche ragazzina del primo anno le sfrecciò davanti urlando, mentre ancora si stava aggiustando i bigodini in testa, qualche ragazzo stava usando il suo inalatore forse preda ad un attacco d'ansia. Erano tutti in visibilio e lei, invece, non vedeva l'ora che quell'evento già finisse.
    Si mosse fuori dalla Sala Comune, senza inciampare in una ragazzina che sveniva a causa di un invito andato a farsi friggere, quindi uscì nei corridoi e la cosa non migliorò: ovunque vi erano cavalieri e dame, gente che veniva accompagnata al ballo, ragazze che sembravano incontrare l'amore della propria vita.

    «Posso farcela.»

    Continuava a ripeterselo in mente, quasi fosse un mantra da seguire.
    Scese la grande scalinata e arrivò alle porte della sala grande. Socchiuse gli occhi celesti e tirò un grande respiro, prima di far ticchettare i suoi piedi sul pavimento della grande sala.
    Ammirò le decorazioni, guardandosi attorno, quindi si ritrovò a ridere per il vischio che gli altri anni aveva combinato fin troppi disastri al ballo.
    Si mosse lentamente, cercando di memorizzare tutte le immagini di quegli addobbi, essendo l'ultima volta che li avrebbe visti, quindi la prima tappa che avrebbe fatto sarebbe stata quella al baracchino della cioccolata calda, per prenderne una tazza.
    Si guardò attorno.
    Non c'era nessuno ancora di quelli che conosceva.
    Jessica, Lucas, Elisabeth, Cameron, Joshua, Blake, chissà se sarebbe venuto e con chi...
    Mentre cercava loro con li sguardi, si rese conto di come cercasse anche un altro volto che sembrava non essere ancora arrivato.
    Aggrottò la fronte e assottigliò lo sguardo, ma niente.
    Beh, c'era ancora tempo...
    Niente: entra in sala e prende una cioccolata calda che fa freddo, oh!
    Lilith Clarke

    "
    La cosa bella dei rapporto è che dimentichi come sono iniziati.
    "
    Dioptase, Caposcuola

    code by ©#fishbone

1925 replies since 15/6/2012
.
UP