Esito duello

Questo Snaso è rimasto dispiaciuto dalla delusione di Wyatt, comprende la soddisfazione nel conquistarsi una sudata vittoria e di certo dopo tutti quegli sforzi e questi incantesimi scagliati era il momento di raffreddare un po’ l’atmosfera. Il Glacius di Wyatt risuonò deciso all’interno delle mura della stanza, questa volta l’incantesimo uscì in modo magistrale dalla bacchetta e non esitò a colpire Thomas, che aveva cercato sicuramente di proteggersi con il Scudo, appena in tempo per provare a limitare i danni. Il Protego di Thomas non sembrava molto deciso, aveva assunto una forma un po’ instabile e sembrava vibrare leggermente, non a caso si esaurì molto in fretta lasciando l’Auror a percepire una ventata leggera di gelo ma niente di più. Al massimo avrebbe rischiato di prendersi un raffreddore ma nulla di preoccupante o di decisivo nell’immediato.
Nulla che potesse distrarre l’Auror dal replicare prontamente, questa volta optando per un incantesimo più deciso dei precedenti, per certi versi. Era interessante osservare come i due avessero fatto scelte ben differenti, Thomas sembrava sempre rimanere dalla parte più cauta, mentre Wyatt non si era fatto problemi ad utilizzare incantesimi avanzati, forse con il desiderio di portarsi a casa una vittoria schiacciante. Se non altro, per bene del suo orgoglio, l’Expulso di Thomas si rivelò efficace ma anche qui piuttosto innocuo: colpì Wyatt, portandolo però al massimo ad arretrare di un passo e non avvertire nessun tipo di fastidio ulteriore.
Ora stava a Wyatt decidere se accogliere o meno la richiesta dell’altro, per quel che conta questo Snaso pensa che entrambi gli Auror avrebbero potuto sentirsi soddisfatti di quell’incontro: forse non aveva avuto una vittoria schiacciante da nessuna delle due parti, ma di certo dimostrava che nessuno dei due era facile a demordere e che si può essere anche degli ottimi combattenti pur comportandosi da Signori.

Esito duello

Nessuno dei due sembrava ancora pronto ad arrendersi ma ormai questo Snaso ha abbandonato anche i popcorn e se ne sta in ansiosa attesa di vedere scoppiare direttamente i fuochi d’artificio, tanto lo scontro comincia ad essere entusiasmante. Per due che erano passati dalle lodi agli incantesimi offensivi, i due sembravano ancora in buoni rapporti tutto sommato, anche se Wyatt non sembrava più in vena di scherzare ma più che altro intenzionato a mettere fine al combattimento il prima possibile.
Forse proprio la sua voglia di farla finita così in fretta gli portò una discreta dose di ansia da prestazione: sulla carta aveva già la vittoria in pugno, o quasi, perché aveva dimostrato quanto fosse bravo a prendere Thomas in contropiede, ma qualcosa andrò storto e il suo Everte non provocò…niente. Un guizzo nell’aria, uno sfrigolio leggero, ma all’avversario non si sarebbero mossi nemmeno i capelli, e di certo non sarebbe stato scagliato lontano con chissà quale forza. Aveva impresso tutta la sua forza in quell’incantesimo ma qualcosa , forse il Fato, aveva deciso che quello non era il momento migliore per brillare.
Forse era il segnale per Wyatt che si stava stancando? O il momento migliore per Thomas di contrattaccare? O qualcuno aveva voglia di una pausa? Di certo questo Snaso non avrebbe saputo dirlo, ma potrebbe affermare che la stanza si illuminò parecchio per via del Protego di Thomas, che proprio mentre l’Everte Sertitem si spegneva in uno sbuffo di fumo, si stagliava a protezione del suo evocatore con una certa fierezza, che stesse provando a sbeffeggiare il rivale in qualche modo?! Questo Snaso ha la sensazione che Wyatt potesse non prendere troppo bene l’affronto.
Per quanto fosse andato in porto però lo Scudo era stato per lo più inutile, non aveva portato molta protezione a Thomas da un incantesimo che avrebbe potuto fargli ben poco e si spense con la stessa rapidità con cui era stato evocato, lasciando l’Auror di nuovo esposto, in attesa del passo successivo.

Esito duello

I due avevano di certo un modo particolare di approcciarsi uno all’altro: erano comunque agguerriti ma a parole sembravano non essere disposti a risparmiarsi qualche complimento. Di certo questo contribuiva a creare un siparietto particolare, se visto da fuori: vedere due Auror che si combattevano, tra incantesimi e lodi, non era all’ordine del giorno e questo Snaso avrebbe assistito volentieri allo spettacolo con un sacchetto di pop corn tra le braccia. Difficile immaginare come potesse andare a finire, di certo non sarebbero mancati colpi di scena.
Thomas riuscì a castare il suo Expulso, probabilmente con l’intento di allontanare l’altro e guadagnare magari qualche attimo di pace, ma qualcosa sembrò non andare storto: la sua voce era risuonata limpida nella stanza, ma la sua bacchetta finì per produrre non più di un rapido lampo, in direzione di Wyatt, che però non avrebbe mosso più di qualche capello dell’avversario. Non era certo colpa della sua preparazione, nessuno avrebbe messo in dubbio le capacità di Alexander di istruire i migliori Auror in circolazione, ma in tutti i duelli c’è sempre una certa dose di fortuna e questa volta la Dea Bendata non sembrava dalla sua parte.
E se le parti in gara erano solamente due, e la Dea Bendata non stava favorendo Thomas, era evidente che avesse scelto qualcun altro, almeno per questo giro. Anche Wyatt si era sprecato in complimenti, ma era riuscito a mantenere una maggiore concentrazione e il suo Stupeficium si rivelò estremamente efficace: il suo incantesimo colpì l’altro Auror con tanta forza da sentire le forze venire meno e la testa girare vorticosamente. Thomas avrebbe sentito le gambe diventare molli e la testa molto più leggera e se non avesse trovato niente a cui appigliarsi avrebbe finito per cadere a terra, pur non procurandosi lesioni gravi ma abbastanza tramortito da non riuscire a replicare subito con un nuovo incantesimo o a castare qualcosa per proteggersi.

Provino Magipsicologo

Nemmeno lei avrebbe saputo dire quando di preciso quel periodo fosse cominciato, ricordava che da un giorno all’altro aveva cominciato a vedere le cose in modo diverso, come se tutto avesse assunto una nuova prospettiva. Pensava di essere una pazza agli occhi degli adulti, era sicura che la dottoressa Welsh non avrebbe dimostrato un atteggiamento tanto diverso da quello di sua madre e di certo non pensava che avrebbe trovato qualcuno pronto ad ascoltarla e anche a comprenderla, all’occorrenza. Era andata lì convinta che avrebbe finto per tutto il tempo che andasse tutto bene, per finire il prima possibile, e invece ora non avrebbe più saputo come comportarsi, che cosa fare.
Voleva odiare quella donna dai capelli rossi che aveva il potere di decretare la sua follia, voleva detestarla come aveva detestato sua madre quando aveva deciso per lei, ma si scoprì incapace di sentirsi poi così tanto a disagio, così tanto sotto esame come aveva preventivato. Annie non sembrava intenzionata a metterla sotto un microscopio e vivisezionarla come se fosse un caso da laboratorio, e Mary era così spiazzata che non sapeva nemmeno come reagire.
Forse è una tecnica che usa per fregarmi” ipotizzò nella sua mente mentre entrava nello studio e si guardava intorno alla ricerca di qualche dettaglio che mettesse in croce la donna davanti a lei, senza avere poi molto successo. Quel posto era confortevole e piacevole, accogliente per certi versi, e si chiese ancora una volta se non avesse fatto qualche incantesimo per rendere il tutto così rassicurante. Il suo tono di voce, le parole che stava usando, quel punto…sembrava difficile perdere la calma lì dentro, ma lei non voleva cadere nella sua trappola.
Tentennò comunque quando la donna le rispose in modo così empatico e gentile, come se capisse davvero quel che per lei significava contare o ripetere determinati atteggiamenti più e più volte. Per un attimo si sbilanciò quasi, aprì la bocca e si animò di un certo entusiasmo, spinta dall’idea di non essere più sola, salvo poi contenersi e tornare a sedersi più composta, nel tentativo di dissimulare quel picco di allegria immotivato: non voleva dargliela vinta subito, stava ancora sondando il terreno dopotutto!
“Deve aver studiato per sapere come comportarsi” provò a ricordarle una vocina interiore, che le impose ancora una volta di non farsi soggiogare da quei sorrisi ben piazzati e quei discorsi che facevano apparire la dottoressa dalla sua parte anche contro sua madre. Era davvero possibile?! Non voleva crederle ma rimaneva comunque una ragazzina, non aveva tanto autocontrollo quanto avrebbe sperato.
Alla fine non potè evitare di lasciarsi andare ad un breve sospiro, colmo di significato, scuotendo poi piano la testa, felice di liberarsi da un peso che prima di lei nessuno sembrava avere intenzione di toglierle di dosso. Si strinse quindi nelle spalle, mugugnando un “Non so, lei dice che è successo tutto da un giorno all’altro e che non è possibile che io voglia starmene chiusa in casa per tutto il tempo…” rimanendo comunque sul vago, ma finendo comunque per dire molto di più di quel che aveva programmato quando era arrivata in quel posto. Avrebbe comunque messo un mezzo broncio, chiaramente delusa da sé stessa per aver ceduto così in fretta, concentrandosi poi sul tè che teneva in mano e bagnandosi solo le labbra, giusto per sicurezza. E se avesse provato a mettere qualcosa nel tè per rilassarla ancora di più?!

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Provino Magipsicologo

Mary aveva una visione degli psicologi tutta sua, un po’ data dalle voci di corridoio, un po’ dalle serie tv che continuava a guardare malgrado la madre non ne sembrasse poi così entusiasta. Era convinta che una volta arrivata lì l’avrebbero tartassata di domande, che tutto sarebbe stato incentrato sul decretare la sua pazzia e internarla da qualche parte, anche se razionalmente tutto quello aveva poco senso. Era in quella fase della sua vita nella quale era convinta che chiunque la incrociasse anche solo per la strada potesse intuire che qualcosa in lei non andava, che era sbagliata, diversa da tutti gli altri e che per questo andava “punita”.
Non si poteva biasimarla più di tanto, infondo era cresciuta con quel mantra della Mezzosangue, l’idea che non sarebbe mai stata né Babbana né strega del tutto e per quanto avesse provato a battersi contro quella convinzione alla fine un po’ ci aveva creduto. Si era sentita ripetere infinite volte quel che non avrebbe potuto essere, tutto quello che non poteva raggiungere, che non poteva davvero evitare di crederci, non fino in fondo almeno. Una minuscola parte di lei le ripeteva spesso che non sarebbe stata abbastanza in ogni caso e che tanto valeva lasciare perdere, e anche se sosteneva di non darle mai ascolto forse non era sempre così.
D’altro canto Mary aveva un carattere chiuso di natura: non le piaceva troppo uscite spesso, stare con molti amici tutti assieme, preferiva piuttosto starsene a casa e fare qualcosa che la rilassava piuttosto che andare ad una festa o passare ore a conversare di cose che non le interessavano poi troppo. Le sue esperienze l’avevano portata a diffidare dei legami e dell’amicizia in generale, non era troppo convinta di poter mantenere rapporti stabili con gli altri e una parte di lei non voleva rischiare nuove delusioni.
Starsene per conto suo, vedere un film o scrivere qualche canzone non le dispiaceva, anche se “era da Babbana” e “non avrebbe dovuto isolarsi così tanto”. A lei piaceva, e forse quell’etichetta di “strana” non le stava poi così male.
Di certo si aspettava di tutto dalla dottoressa, ma non una prima battuta come quella con la quale si presentò, costringendola a voltarsi verso di lei e guadagnandosi la sua completa attenzione per qualche istante. 218.958. Avrebbe ipotizzato molte di più, ma chi era lei per dissentire di fronte a una che sembrava così convinta? Aveva scalfito in minima parte la sua corazza, non facendola sentire più quella strana e diversa, ma cercò di ricordarsi subito dopo che avrebbe potuto benissimo usare quell’atteggiamento per comprarla e lei non aveva intenzione di crollare così in fretta.
Mise su un sorriso improvvisato, che voleva essere spontaneo ma che non lo era del tutto, cercando di rispondere prontamente. “Sono io. Se lo chiedono in molti dunque!” avrebbe replicato riferendosi al numero delle piastrelle, un tacito “quindi non sono matta, visto?!”.
L’avrebbe poi seguita nel suo studio, guardandosi intorno alla ricerca di qualche cosa a cui appellarsi per smantellare la gentilezza serafica di Annie, senza trovare poi granchè. Una volta nello studio si sarebbe guardata intorno, lanciando uno sguardo alla cartella col suo nome abbandonata sulla scrivania, che per lei voleva solo dire documenti pronti a “incastrarla” in chissà quale fantasioso modo.
Alla fine avrebbe optato per il divano, perché le sembrava più comodo ma anche perché sperava di mettere un po’ di distanza tra loro: in momenti come quelli il contatto umano non la faceva sentire a suo agio. Così come la mise in imbarazzo anche la scelta della dottoressa di servire del tè, come se fossero amiche cosa che di certo non erano. L’avrebbe guardata impacciata, senza sapere cosa rispondere sul momento, salvo poi ricordarsi del suo proposito. Avrebbe improvvisato un nuovo sorriso tiepido, prendendo una tazza tra le mani e optando per un Earl Grey.
Ecco, ancora una volta l’altra la prese in contropiede, con la sua dolcezza e le sue domande inaspettate. Mary fu costretta a prendersi qualche istante per ragionare prima di rispondere. “Davvero posso dire di non avere bisogno e finirla qui? Non è quello che direbbe qualcuno che invece ne ha bisogno?”. Alla fine avrebbe quindi optato per una mezza verità: “Mia madre mi ha mandata qui perché è preoccupata per me, credo. Ma io sto bene. Solo che non capisce che non sono come lei, tutto qui.”