Mai niente di vero tranne te!

Andrew&Erikir

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    Andrew Barner ~ Denrise Dopo che era stato rapito e mal menato, Andrew riusciva solamente a pensare ad una cosa: Erikir che si prendeva cura di lui e si preoccupava di lui come mai e poi mai aveva fatto nella sua vita. Certo, Erkir si era sempre preso cura di lui e non aveva mai e poi mai lasciato che gli accadesse qualcosa da quando si erano incontrati al lago, ma non in quel modo. Erano diverse sere che ci pensava mentre era ancora a letto, ed ancora in convalescenza. Una costola rotta, varie fasciature e per quanto la magia facesse dei miracoli assurdi, le botte le aveva prese e di conseguenza doveva stare a letto. Certo che era impossibile farlo rimanere del tutto fermo e comunque il suo coinquilino non poteva rimanere tutti i giorni e tutti i minuti insieme a lui, quindi, quella sera, il biondo aveva deciso di preparare la cena e fare una bela pasta ammassata con del sugo con pomodori freschi. La cosa bella della vita di Andrew era che davvero aveva viaggiato moltissimo, con il suo zaino in spalla. Una volta finito di fare la cena, decise di prendere il suo tappetino di yoga, mettersi una musica rilassante, un incantesimo per animarespugnette che pulivano il disastro che aveva creato, e rilassarsi nel migliore dei modi e soprattutto come piaceva a lui. In quel momento gli venne in mente Kàra ed il fatto che dopo che erano usciti insieme non si erano più visti e la cosa gli dispiaceva in maniera particolare, ma aveva guadagnanto anche un'altra amica, Evelyn. Sorrise al nulla, continuò ad avere gli occhi chiusi ed attese, rigorosamente a petto nudo, con una tuta grigia un pò macchiata di qua e di la di candegina, con la molla sul bacino, la sua dolce metà. No, doveva smetterla di fare certi pensieri sul suo migliore amico. Ok, basta avere la sindrome di Samo. Lo aveva salavato come altre e miglioni di volte, non poteva stare sempre li a pensare che lo aveva fatto per chissà quale scopo in particolare e poi da quando aveva quell'attrazione per un ragazzo? Certo era che non si trattava di una persona qualsiasi ma NO. Chiuse più insistentemente gli occhi, alzò il volume della musica e cercò di concentrarsi a svuotare la mente non a pensare ad Erikir!


     
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    Eirikr J. Donneville
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    Era la prima volta in tutta la sua vita in cui si prendeva davvero cura di qualcuno, non per qualche giorno o qualche ora, ma molto più tempo. Ed era anche la prima volta che salvava e si prendeva cura di Andrew, e stava cominciando a capire che probabilmente era proprio la persona a fare la differenza. Non che avesse avuto ancora molto tempo di elaborare tutto ciò che era successo: già non si reputava molto sveglio e pronto in fatto di emozioni, ma non aveva avuto modo di digerire tutta quella vicenda e sentiva di aver messo solo da parte un cumulo di ansia, paura e rabbia che prima o poi avrebbe dovuto affrontare. Ma, in modo similare al cumulo di panni che puntualmente si accumulava sul divano, per il momento stava spostando l'attenzione altrove in attesa del giorno in quel confronto sarebbe diventato inevitabile, e che si augurava sarebbe caduto più in là possibile. Se non altro aveva avuto parecchie cose a cui pensare e con cui tenersi occupato.
    Andrew ne era uscito con svariate ferite e danni più o meno seri, alcuni curabili con la magia e altri solo con la pazienza, una qualità che al moro decisamente mancava ma su cui stava provando a lavorare. Avrebbe voluto vedere l'amico in piedi e in forma nel giro di qualche ora, ma aveva ormai accettato il fatto che non sarebbe stato così, e la cosa era stata meno fastidiosa del previsto. Anzi, era risultato naturale vegliare su di lui per più tempo possibile, preoccuparsi che stesse fermo, che non esagerasse, che dormisse bene, che avesse cibo a sufficienza. Da passare le sue giornate da solo, quando Andy era ancora disperso chissà dove, ora passava con l'amico la maggior parte del suo tempo, anche quando avrebbe dovuto riposare o potuto fare altro, e quella vicinanza cominciava a dare i suoi frutti.
    Non ricordava di essersi mai sentito così leggero e al sicuro negli ultimi anni, si era dimenticato che cose volesse dire avere Andrew sempre intorno, che effetto gli facesse il suo sorriso o il calore del suo corpo, ancora di più dopo che aveva avuto paura di perderlo ancora una volta. A dire il vero era abbastanza sicuro che l'altro non l'avesse mai fatto sentire così, che l'effetto della sua presenza non fosse mai stato così intenso, e per questo alle volte prendeva cose come fare la spesa o commissioni per suo padre come scuse per passare tempo fuori, schiarirsi le idee e... e riscontrare lo stomaco chiudersi e tutto farsi più grigio per via della mancanza che provava di tutte quelle sensazioni piacevoli.
    Era quello che aveva cercato di fare anche quel giorno, quando si era infilato il cappuccio della felpa nera sulla testa ed era uscito, nonostante la leggera pioggia gelida che bagnava Denrise, per andare a recuperare del cibo, anche se avevano ancora qualcosa in dispensa e avrebbero potuto rimandare ancora per un paio di giorni. "Ci manca solo che ne diventi dipendente, come intendo fare quando se ne andrà di nuovo?!" si era detto per rispondere alla leggera stretta al petto che aveva sentito quando si stava chiudendo la porta alle spalle.
    Entrò dalla porta dopo aver infilato a fatica la chiave nella toppa, le braccia piene di buste e sacchetti, e si poteva dire che se anche era capace di muoversi in modo silenzioso e delicato quel giorno faceva di certo eccezione. Lanciò le chiavi sul mobiletto traballante all'ingresso e imprecò cercando di non fare cadere niente, accelerando il passo verso il tavolo della cucina dove lasciò andare tutto ciò che stava trasportando, riempiendolo quasi al suo limite. Non che fosse troppo grande, quella casa era a malapena pensata per un ragazzone come Eirikr, figurarsi per due, e ancora lo sorprendeva che stessero riuscendo a starci entrambi, in qualche modo. Era così concentrato nel cercare di non rovesciare per terra qualcosa del suo bottino che non aveva realizzato bene che cosa stesse accadendo dentro casa e corrucciò le sopracciglia, ritornando sulla terra, solo quando una spugna intrisa di sapore gli sfrecciò davanti, cominciando a pulire il tavolo là dove lui aveva appena appoggiato la spesa. "Ma cosa diavolo...! Vattene!" ringhiò, scacciando la spugnetta con decisione e togliendosi le cuffiette dalle orecchie, finalmente avendo modo di capire che quel suono non proveniva da qualche canzone che aveva salvato per sbaglio ma dal soggiorno, che aveva evitato andando a testa china verso la cucina. "Andy e che caz-..." cominciò già a brontolare, dirigendosi il soggiorno per trovare l'altro a petto, sul suo dannato tappetino da yoga a fare Odino solo sapeva cosa, di certo niente che facesse bene alla sua convalescenza. Sospirò profondamente, nel modo più rumoroso che conosceva, cercando di farsi sentire anche sopra alla musica alta. "Un giorno o l'altro te le rompo io le costole che ti sono rimaste sane. Vediamo se poi continui ad alzarti dal letto." ringhiò con rabbia, avvicinandosi a grandi falcate all'amico e spegnendo senza troppa delicatezza la musica. "Forza. Alzati. Vuoi prenderti anche una polmonite, così ci divertiamo ancora di più?! Non avevamo detto che ti saresti riposato?! Quante cose sei riuscito a fare in mia assenza?!" cominciò a domandare, parlando di certo più di quanto non parlasse con qualsiasi altro essere umano, mentre il suo stomaco -brontolando - realizzava ben prima di lui che la cena doveva essere in quella lista di cose, e che non era l'unica cosa che stava apprezzando di tutto quel quadretto.



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1 replies since 21/1/2022, 23:21   48 views
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