It always ends in a fight.

Eirikr&Becca

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    Eirikr J. Donneville
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    Per quanto potesse sembrare solo una scusa, quei posti non facevano proprio per Eirikr, se fosse stato per lui non avrebbe passato lì la sua serata. Anzi, per i suoi gusti personali, il più misero e sporco pub di Denrise batteva alla gran lunga il Canto: non aveva niente contro le persone che ci lavoravano, ma non era così a favore di tanta carne messa in mostra, di persone che le sembravano più trattate come oggetti che come esseri umani… forse i suoi amici avevano ragione, era troppo “gentiluomo” per essere un Predone, troppo all’antica per essere uno che vedeva donne non così tanto spesso e che avrebbe dovuto approfittarne quando era sulla terra ferma.
    Non che per lui donne o uomini facessero tanto la differenza, forse era per questo che non ne soffriva così tanto l’assenza, o forse era solamente il suo senso di decenza troppo elevato e spiccato che lo faceva sempre sentire a disagio in posti come quello. Che cosa avrebbe dovuto fare? Non era venuto per rimorchiare, o meglio faticava a farlo di proposito, era qualcosa che capitava e per cui non si tirava spesso indietro, ma che doveva avvenire in modo naturale e spontaneo, non per forza.
    Insomma, chiunque varcasse quella soglia sapeva che si sarebbe trovato di fronte delle ragazze –e probabilmente non solo- da ammirare, che avrebbero risposto con un sorriso a ogni frecciatina o commento perché era parte del loro lavoro, nessuno andava lì per essere ignorato o per una ragione che andasse troppo oltre il rifarsi gli occhi.
    Forse avrebbe dovuto smetterla di essere così critico, togliersi quell’aria da nonno, che a dire dei suoi amici finiva per assumere troppo spesso, e comportarsi come un ragazzo della sua età: dopotutto era un posto per divertirsi come molti altri, non era niente che non avesse già visto e forse il mare gli stava dando alla testa se non riusciva a godersi una serata goliardica come tante altre. Dopotutto lui non ci aveva mai lavorato in un posto simile, e il fatto che a lui non sarebbe piaciuto non significava proprio niente. D’altro canto a lui che cosa sarebbe mai piaciuto fare?! Forse nulla era la risposta, o almeno quello era uno di quei giorni in cui aveva la sensazione che nessuna strada facesse per lui.
    Forse era banalmente di pessimo umore, ecco tutto, e avrebbe preferito isolarsi da qualche parte anziché andare in giro a cercare di colmare i suoi vuoti con compagnia di cui gli importava. Sapeva chi avrebbe voluto vedere in momenti come quello, con chi avrebbe voluto confortarsi, ma era anni che si rifiutava di darsi quella risposta e di certo non avrebbe ceduto ora.
    Alla fine si era quindi arreso e si era lasciato cadere su una delle panche, la sua pinta di birra di fronte, mentre ascoltava distrattamente i discorsi dei suoi compagni di bevute. C’era da dire che non era uno di molte parole in serate come quelle, era evidente quando avesse voglia di scherzare e quello non sembrava troppo il caso. Anche perché non era così coinvolto dalla conversazione si accorse subito quando l’atmosfera nel locale cambiò radicalmente e non impiegò troppo a individuare la fonte: non poco distante dal loro tavolo un uomo, a giudicare da un primo sguardo abbastanza ubriaco, aveva allungato una mano verso una delle cameriere e non aveva perso tempo a fare una qualche osservazione, di certo non troppo lusinghiera ma che Eirikr non poteva cogliere così da lontano.
    Ora, se avesse avuto un minimo di rispetto per i propri nervi, si sarebbe tenuto lontano dalla rissa e dai problemi, perché era questo quello che facevano le persone normali: si tenevano lontane dai guai. Ma non lui, non lo stesso ragazzo che cercava sempre l’adrenalina in ogni cosa che faceva e che non si sarebbe tirato indietro di fronte ad un’ingiustizia. Ed eccolo quindi che partiva all’attacco, abbandonando il tavolo e affrontando l’uomo, mettendosi tra lui e la cameriera e guardandolo dritto negli occhi. “Che cosa ne dici di prendertela con qualcuno della tua taglia che può anche risponderti?” domandò con aria severa e decisa.


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    Edited by Eirikr J. Donneville - 2/10/2021, 12:16
     
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    Una normale serata al Canto della Sirena.
    In quel momento Jonathan non c'era, doveva essere fuori anche se non sapeva dove, e non c'era nemmeno Markab. Uno dei due sarebbe tornato a breve, poco ma sicuro, ma per il momento doveva arrangiarsi a servire i clienti e soddisfarli in mille altri modi. Becca non diceva mai di no a qualcuno che voleva divertirsi, ma ciò che non tollerava, era la mancanza di rispetto e della volontà sua o di qualsiasi altra ragazza che lavorava in quel posto.
    Spesso gli uomini lo capivano ed esprimevano i loro desideri rimettendosi alle ragazze, ma tante altre volte no. Quella sera era una di quelle; stava servendo un tavolo, quando si sentì posare una mano decisamente più in basso di dove il galateo imponeva, ma visto il posto in cui si trovavano, era anche relativamente normale. Si girò, incontrando con le iridi azzurre, una grossa pancia coperta da una maglietta ricoperta da macchie di ogni tipo, come se invece di bere la birra, vi si fosse fatto la doccia. L'alito, anche se non aveva ancora parlato, sapeva chiaramente da alcol e la sua bocca era distesa in un sorriso inquietante, mettendo in mostra due fila di denti gialli e rovinati dal fumo e dall'alcol, quindi non osava immaginare i suoi polmoni ed il suo fegato. Ha bisogno? Domandò Becca con un sorriso che nascondeva tutto il suo disgusto -a volte capitavano clienti davvero orribili ma non poteva farci niente-, parlandogli gentilmente come fosse un cliente qualsiasi. Lo sai che hai proprio un bel culo? Commentò lui, allungando le mani tentando di palpare altre parti del suo corpo. Becca indietreggiò ancora più schifata; certo, anche il suo corpo era a disposizione del cliente, ma non di certo nel bel mezzo dello stanzone principale, dove tutti erano intenti a bere e divertirsi. C'erano delle camere apposta per il resto.
    La ringrazio, ma non è questo il momento. Sto servendo altri clienti. Le risposte della bionda erano sempre condite da tanto zucchero, ma evidentemente non era abbastanza perché l'uomo la lasciasse in pace, infatti aveva sfoderato un altro sorriso molto più inquietante. E sai a che che cosa me ne f- improvvisamente, non si trovò più davanti ad una cameriera apparentemente debole, ma un uomo ben più alto e muscoloso di lui, così come Rebecca si trovò davanti una schiena che la sovrastava. Non mi faccio certo spaventare dal primo tizio che arriva, tutto muscoli e niente cervello disse l'Einstein della situazione, caricando un pugno che sarebbe arrivato dritto dritto in faccia ad Eirikr. O almeno, questo era quello che si auspicava l'uomo, ma Becca aveva qualche dubbio che sarebbe andata così.
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    Avrebbe mentito se avesse detto che era un paladino della giustizia in borghese o che era solito andarsene in giro a proteggere ragazze sconosciute e indifese. Non era uno stronzo, aveva una certa concezione del rispetto e dell’ eguaglianza, ma era più attratto dalle risse che dall’idea di difendere certi ideali a spada tratta e in genere non si preoccupava troppo delle ragioni che spingevano le sue scelte, ne tanto meno delle conseguenze.
    Cominciava in realtà a pensare che la convivenza con Andrew gli facesse male: cominciava a preoccuparsi troppo del prossimo, ad essere quasi più rilassato del solito e forse casa sua era fin troppo ordinata e non si riconosceva più.
    Non aveva bisogno di diventare il paladino dei deboli, aveva già abbastanza problemi per la testa così, senza bisogno di accollarsi anche quelli altrui eppure eccolo lì, che alzava prontamente una mano per fermare il pugno dell’uomo con una presa salda.
    Era stato aiutato indubbiamente dal fatto che l’altro fosse ben meno lucido e presente di lui, questo era sicuro, ma dal guizzare dei muscoli di Eirikr sotto la camicia e della sua mascella, che ne aveva improvvisamente messo in risalto il profilo deciso, era chiaro che il ragazzo sapesse il fatto suo. Non che ci fosse da sorprendersi, non sarebbe stata la sua prima rissa in ogni caso e non era nemmeno così restio dall’andare oltre.
    ” Fossi in te mi fermerei qui.” avrebbe suggerito con aria minacciosa, ma negli occhi gli si era già accesa la scintilla della lotta. Non si sarebbe tirato indietro, questo era chiaro, e avrebbe stretto leggermente la presa sul pugno chiuso dell’altro, giusto per sottolineare quello che il suo tono e la sua posizione avevano già tradito: non gli conveniva scherzare troppo.
    Ecco, se non altro ora si riconosceva: lui non era un debole pacifista, a lui non piacevano le parole e la mediazione, e anche se sentiva la voce della sua coscienza, così simile a quella del suo Parabatai, ricordargli che c’era sempre un’altra via per lui non era così. Era un miracolo che l’altro se ne fosse uscito da Durmstrang con ancora quelle idee ben salde nella testa, Eirikr ne era uscito invece plagiato, forse perché aveva visto nella violenza e nella capacità di governarla la sua strada per una rivincita che non era ancora arrivata.
    Intanto le voci intorno a loro cominciarono ad izzarsi, prese dell’adrenalina del momento e dall’esaltazione di un incontro imminente. Se anche Eirikr stava mantenendo la calma sentiva una certa voglia di violenza percorrergli la pelle, portandolo ad accennare un mezzo sorriso.
    “Oppure continua così e vedi che cosa succede.” avrebbe continuato, per poi mollare la presa sulla sua mano e tirargli un pugno deciso, sullo stomaco. Okay, non aveva preventivato che la serata si trasformasse in una rissa ma se non altro si prognosticava piuttosto rapida, visto che finì per spingerlo, faccia contro un tavolo, nel giro di poche mosse, dopo aver subito solo qualche pugno e ben pochi danni.


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    Gli occhi della bionda erano fissi sulla schiena muscolosa del nuovo arrivato, catturati dai guizzi occasionali di muscoli che dovevano temere ben poco.
    Forse avrebbe dovuto mettere fine a quella sceneggiata, ma il fatto che i clienti capissero che per quanto fossero tali, non potevano fare bello e cattivo tempo come piaceva a loro, non era male. Guardò l'uomo tirare un gran bel pugno sullo stomaco dell'ubriacone, facendolo barcollare senza che riuscisse a riprendere l'equilibrio, complici la poca sobrietà e la forza dell'altrui pugno, che lo aveva fatto piegare dal dolore, finché l'uomo non cadde sbattendo la faccia su uno dei numerosi tavolini, facendolo crollare sotto il suo peso, cosa che non sarebbe affatto piaciuta al suo capo, visto che avrebbe rischiato di dover spendere soldi per ripararlo.
    Basta si impose con voce decisa, sgusciando da dietro il suo salvatore per andare, stavolta, a frapporsi tra i due contendenti. Attorno a loro si era formata un'aureola di spettatori anche loro ubriachi che incitavano i due perché andassero oltre un paio di semplici pugni, per quanto lo sfidante non sembrava troppo intenzionato a continuare a mettersi contro Eirikr.
    Becca si girò proprio verso di lui, portando le mani ai fianchi. Basta. Ripeté, con serietà. Non era certo la principessa in pericolo che doveva essere costantemente salvata e presto chiunque lo avrebbe capito. Meditava anche lei di diventare una predona e si allenava costantemente per ottenere tale risultato, però mancava il rispetto degli altri. Sperò Eirikr non fraintendesse; era grata per averla aiutata, ma sperava non volesse infierire su un uomo che si era già ridicolizzato abbastanza. Non riesce più a muovere nemmeno un muscolo, è solo un coglione annunciò abbassando appena la voce, girandosi poi verso la clientela. E voialtri... volete che Jonathan abbia i vostri nomi e cognomi e che parte avete avuto nella distruzione del suo locale? No? Allora tornate ai vostri affari come se nulla fosse. Minacciare di far intervenire il proprietario della locanda, era sempre un ottimo deterrente per chi aveva un animo un po' troppo combattivo, anche se era abbastanza sicura che non avrebbe avuto effetto sul suo difensore. Tu invece... grazie per l'aiuto. Ti offro qualcosa propose, avvicinandosi al bancone ed aggirandolo, aspettando che anche lui si avvicinasse. Ora che l'adrenalina era scesa, poté osservarlo meglio: era bello, era affascinante, aveva un corpo mozzafiato... un soggetto certamente da non sottovalutare, infatti dopo una seconda occhiata, tirò fuori un paio di boccali. Ti posso offrire proprio qualsiasi cosa civettò per qualche secondo, sulle labbra un sorriso malandrino.
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    Non aveva mai capito nemmeno lui che cosa lo aizzasse tanto in quei momenti. Col senno di poi faticava a dare un senso a quella voglia che lo assaliva, non sapeva che cosa lo spingesse in quei frangenti perché sapeva bene che non lo avrebbero portato da nessuna parte. C’erano stati giorni in cui non provava niente, appena tornato da Parigi si era trovato avvolto da una coltre di apatia e freddezza, e aveva cercato di sentirsi più vivo infilandosi in situazioni che lo mettessero a rischio, giusto per provare qualcosa.
    Eppure sapeva che, come non aveva funzionato allora, non avrebbe funzionato nemmeno adesso e proteggere una cameriera non gli avrebbe svoltato la serata. Non era difficile che quella rissa partita per una cavolata si trasformasse in qualcosa di più grande, e che finisse per coinvolgere anche tutto il locale. Non si sarebbe opposto, ora che aveva cominciato era così preso dal momento che la sua lucidità lo aveva abbandonato a sé stesso e se la bionda non si fosse messa in mezzo lui non avrebbe di certo smesso.
    Sussultò, vedendola comparire nel suo campo visivo, e si bloccò prima di poterle fare del male. Poteva anche credere nella parità dei sessi ma non accettava l’idea di poter picchiare una donna a cuor leggero, anche perché riconosceva senza difficoltà che una ragazza avrebbe faticato a tenergli testa. Abbassò subito il pugno e rilassò leggermente le spalle, infilando le mani nelle tasche e abbassando appena la testa, sforzandosi di tornare in uno stato neutrale, quantomeno.
    Se nutriva qualche dubbio sulla capacità della ragazza di tenergli testa fisicamente, non aveva dubbio sul fatto che invece riuscisse a farsi rispettare a parole: osservò con la coda dell’occhio tutti i presenti rimettersi al proprio posto e ritornare a badare ai propri affari dopo il suo ordine, limitandosi a borbottare qualcosa, dispiaciuti di non aver potuto assistere allo spettacolo che speravano. Se si fosse trovato al loro posto avrebbe reagito allo stesso modo, ne era certo, ma la battuta della ragazza non era rivolta a lui e alzò appena la testa solo quando gli parlò direttamente, accennando un vago sorriso sghembo e scuotendo piano la testa.
    “Non hai bisogno di ringraziarmi, mentirei se ti dicessi che non mi sono divertito.” buttò lì con leggerezza, seguendola comunque verso il bancone, avendo la possibilità di studiare il suo corpo indisturbato per qualche istante, constatando da solo il perché di quelle occhiate. Non aveva comunque intenzione di guardarla con la stessa lascività che le avevano dedicato prima, e distolse lo sguardo una volta arrivati al bancone, incrociando il suo sguardo e guardandolo sorpreso dal suo tono difficile da fraintendere.
    “Qualsiasi? Quale sarebbe la specialità della casa?” si ritrovò a domandare, appoggiando un gomito al bancone e tendendosi appena verso di lei.


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    Le risse non erano così rare come si poteva pensare, nemmeno con un proprietario come Jonathan. Naturalmente esse avvenivano praticamente solo quando lui non c'era, perché tutti sapevano di aver più libertà e di fare ciò che più gli piaceva, ma Becca non la vedeva così ed usare il suo capo come minaccia, funzionava sempre.
    Certo, c'erano anche i coraggiosi che sfidavano l'ira di Jon, però erano davvero pochi e finivano davvero male. Si ricordava bene il giorno di qualche mese prima, quando un cliente aveva cercato di forzarla dopo un suo rifiuto -cosa che avveniva piuttosto spesso, soprattutto quando i clienti erano inglesi-. Quella volta aveva appena vissuto quasi di seguito due avventure che l'avevano alquanto destabilizzata, tra le quali il fatto di aver stretto un pericoloso patto con Freya. Tuttavia a distanza di così tanto tempo, aveva imparato ad accettarlo e non farsene chissà che problema.
    Insomma, seppur borbottando non molto contenti, tutti gli avventori tornarono ai propri affari e poté dedicarsi a chi le interessava in quel momento, nonché suo salvatore: l'uomo misterioso, presumibilmente un predone dell'isola. Certo era che Becca ci vivesse da quando aveva undici anni, tuttavia non conosceva a memoria tutti i volti di quel luogo, nonostante quello fosse un volto difficile da non imprimersi a fuoco nella memoria.
    Posso confermare che avvenimenti di questo tipo ravvivano la serata. Ma è meglio che non ci sia Baker nei paraggi, lui non perdona affermò con altrettanta leggerezza, dal momento che lei ci aveva fatto il callo ed era abituata all'irruenza del proprietario, tanto che il più delle volte la trovava adorabile. O forse ciò era dato da quello che provava per lui.
    Qualsiasi ci tenne a ribadire, prima di pensare qualche secondo a quali fossero le specialità del Canto della Sirena.
    Ci sono diverse cose, anche se gli alcolici hanno un posto di rilevanza, come puoi ben vedere! Nel dirlo, allungò un braccio ad indicare la sala, chiaro segno che ci fosse più gente ubriaca che sazia, sebbene il Canto non lasciasse scontenti i suoi avventori. Ci sono le boccette di coraggio liquido, puoi riempirle con qualsiasi cosa tu voglia -sconsiglio i succhi di frutta-, però si può anche fare il tipico cenone che ha un menù standard. Però ci sono altre cose... come la limonata, il chinotto, patate e salsiccia, tuttavia... niente è ciò che sembra rimarcò quelle ultime parole per far intendere che le ultime tre aggiunte in lista, non erano altro che nomi di cibi o bevande per mascherare cosa fossero davvero, ovvero servizi offerti dalle ragazze del locale; se ci avesse pensato un po', di sicuro Eirikr avrebbe capito a cosa corrispondeva ciascuna di quelle tre cose.
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    Non aveva messo in conto che la serata proseguisse in quel modo, quando era entrato al Canto lo aveva fatto in cerca di distrazioni ma non pensava che queste si sarebbe presentate sottoforma di una biondina che sembrava sapere il fatto suo e non avere intenzione di girare troppo intorno alle cose. In termini di flirt, Eirikr stesso non avrebbe saputo indicare che cosa preferisse –che novità!-: era stato fuori dal mercato per un bel po’, le sue esperienze gli suggerivano che forse non era nella fase della sua vita adatta per avere una relazione e anche se non aveva mai perso “il tocco” si trovava spesso poco dell’umore per provarci con qualcuna.
    Era anche colpa di Andrew, di questo era sicuro: il fatto che il suo migliore amico avesse messo le radici a casa sua rendeva molto più complesso portare a casa qualche ragazza, e sentiva una qualche sorta di pressione nel non farlo, come se fosse normale sentirsi in colpa a fare qualcosa del genere anche se quella di fatto era casa sua e avrebbe potuto fare quel che voleva.
    Non faticò a credere alle parole della ragazza, annuendo piano e lanciando un’occhiata alle sue spalle, al locale che tornava alla sua “calma prima della tempesta”, con persone che continuavano a borbottare, guardarlo storto ma provavano a fare finta di nulla. Non frequentava il Canto abbastanza da sapere come funzionassero le cose, ma le voci giravano in fretta e non faticò a immaginare che davvero Baker non sarebbe stato così accomodante.
    “Siamo stati fortunati allora.” concluse brevemente, lanciando all’altra un sorriso rapido e puntandole addosso i suoi occhi blu-grigi, studiandola con attenzione per lo più per assicurarsi, per l’ultima volta, che fosse tutto ok, per poi passare lo sguardo sulle bottiglie alle sue spalle. Era un tipo senza pretese quando si trattava di bere: il suo fegato denrisiano rendeva per lui alquanto difficile ubriacarsi, era facile che reggesse diversi bicchieri senza mostrare alcun segno di cedimento e per questo non si faceva troppi problemi sul corsa ingurgitare. C’era da dire che andando per mare era abituato a non avere grandi pretese, finiva sempre per adattarsi a quel che c’era perché sulla Drakkar c’erano poche altre alternative.
    Alzò leggermente un sopracciglio alle parole della ragazza, cogliendone una doppia valenza ma cercando comunque di capire dove stesse andando a parare: era una questione di prassi? Era tenuta a fare così con tutti i clienti? O c’era qualcosa che la stava spingendo a fare quella proposta perché era lui. Inclinò leggermente la testa, stringendosi per un solo secondo nelle spalle. “Troppa scelta per uno che è abituato ad accontentarti alla birra che si trova su una drakkar. Tu che cosa consigli?” avrebbe quindi domandato, lasciando che fosse lei a fare una mossa più decisa.



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    A Rebecca capitavano clienti di tutti i generi ma poche volte si era ritrovata a dover interfacciarsi con qualcuno attraente quanto il bell'uomo che si trovava dall'altro lato del bancone. Forse aveva un debole per chi la difendeva, sebbene fosse bene in grado di difendersi da sola anche quando Baker non c'era. Un lieve sorriso al pensiero del suo capo, pensando che con lui avesse un rapporto piuttosto complicato, tuttavia non aveva mai permesso che a lei o alle altre ragazze venisse torto un capello, sporcandosi personalmente le mani qualora fosse servito. No, di certo non era un tipo da troppi discorsi, preferiva di gran lunga menar le mani. Ecco, probabilmente sarebbe andato d'accordo con l'uomo che aveva appena messo a tacere l'ubriacone e che ora le stava chiedendo un consiglio su cosa prendere. La bionda non era una che si tirava indietro quando se ne presentava un'occasione, in parte perché era il suo lavoro e Jonathan non le avrebbe perdonato il fatto che lo trascurasse, soprattutto perché era già successo una volta ed era stato fin troppo comprensivo per uno come lui. Per quanto tirchio e tutto il resto, le stava dando un lavoro e le aveva regalato delle emozioni che probabilmente non avrebbe provato in nessun'altra circostanza se non nelle missioni nelle quali aveva partecipato. Aveva anche conosciuto Philipp, grazie a quelle missioni. Un sorrisetto al ricordo del biondo non molto accomodante e del loro aperto conflitto, ma a lei piacevano le sfide. Ad ogni modo, tornò a concentrarsi sull'uomo, riflettendo attentamente su cosa consigliargli.
    Ci sono molte cose che dovresti assolutamente provare, specie se non vieni qui molto... fece una pausa, sorridendo. Rebecca sapeva come flirtare senza sembrare una disperata che non vedeva un uomo da anni ed era anche per questo che faceva guadagnare bel denaro a Jonathan Baker.
    Tuttavia per rapporto qualità prezzo, c'è qualcosa di superiore al resto! Si allontanò appena dal bancone, avvicinandosi alle scale che erano accessibili a chiunque, anche ai clienti, e mise il piede nel primo scalino. Però temo che per scoprirlo, dovrai venire su aggiunse, iniziando a percorrere le scale, facendo mente locale su quale fosse l'unica stanza libera presente quella sera. Sperava che Eirikr non si facesse pregare e la raggiungesse anche solo per curiosità, per capire ciò che voleva fare lei.
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    Non avrebbe nemmeno saputo dire come si sentisse in quel momento, flirtare non era mai stato un problema ma una parte di lui pensava che fosse addirittura strano farlo dopo aver “salvato” la ragazza da un’idiota. L’altra parte di lui lo avrebbe volentieri preso a schiaffi perché era palese che fosse tutta colpa di quel biondino che si era trascinato in casa se ora aveva una coscienza così fastidiosa e presente e non riusciva nemmeno a rispondere decentemente a delle avances qualunque.
    Perché Rebecca stava flirtando, aveva pochi dubbi al riguardo, e di certo Eirikr avrebbe potuto definirsi in molti modi ma “timido” non era uno di questi. Anzi, era sempre stato uno che non si faceva troppi problemi a farsi avanti se qualcuno gli piaceva, poco importava chi fosse, anche se fino a quel momento aveva sempre avuto amanti femminili e non si era mai spinto oltre. Anche sotto quel punto di vista non aveva mai avuto le idee chiare, e come capitava spesso nella sua vita si era detto che non era sempre necessario avere risposte e che, se proprio, un giorno sarebbero arrivate da sole.
    In quel momento la risposta del suo corpo era evidente, difficile non comprenderla: poteva anche avere un risveglio improvviso di coscienza ma le attenzioni di Rebecca non erano semplici da ignorare e lui percepì un certo calore invaderlo, mentre ogni suo altro piano per la serata sfumava all’improvviso, sempre che ne avessi avuti altri. D’altro canto forse era meglio così, negli ultimi tempi aveva la mente sempre impegnata e una serata più leggera non lo avrebbe di certo rovinato, anzi.
    La guardò interessato, suo malgrado, leccandosi lentamente il labbro inferiore, soprapensiero, alzando un sopracciglio alla sua proposta. “E tu sembri intenzionata a farmelo provare.” osservò con non chalance, e quando Rebecca avesse cominciato a salire le scale non avrebbe impiegato molto ad allontanarsi dal bancone e seguirla, fosse anche solo per banale curiosità. Non gli piaceva avere rimorsi, ne aveva già abbastanza per altre questioni e non aveva tempo di rimpiangere una notte passata a pensare fin troppo.
    “Addirittura ha un posto specifico per essere gustato?” replicò con un mezzo sorriso, seguendola con passo sicuramente più pesante del suo.



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    I clienti non mancavano, a Rebecca, quindi su quel punto non poteva certo lamentarsi, anzi. Tuttavia erano pochi coloro che rispettavano le sue aspettative. Non tanto sessuali, quanto... fisiche. L'uomo aveva dei lineamenti interessanti, affascinanti. Duri ma al contempo morbidi, come se il bambino che era, non lo avesse mai realmente abbandonato. Ovviamente erano solamente supposizioni della donna, non aveva idea di come fosse realmente quell'uomo e non era sembrato certo molto fanciullesco, mentre picchiava quel tizio che aveva deciso di non tenere le mani apposto.
    Ad ogni modo, sebbene il lavoro di Rebecca fosse a tutti gli effetti quello di prostituta, più che un'interessante misura, per lei era affascinante un'interessante storia. Ma, la maggior parte delle volte, le interessanti storie venivano ben dopo -e nemmeno con sicurezza- le interessanti misure. Sospirò una risatina, annuendo all'uomo.
    Oh sì. Che padrona di casa sarei, se non fossi ospitale? Domandò, lasciva, tralasciando sul fatto che la padrona non fosse esattamente lei, tuttavia Jonathan non c'era, quindi non l'avrebbe sentita. Occhio non vede, cuore non duole no? Lanciò un'occhiata d'intesa a Lola, facendole capire che sarebbe salita con un cliente, sparendo quindi per un certo periodo di tempo. A volte potevano essere pochi minuti, altre volte addirittura ore. No, non perché l'altro durasse così tanto ma perché o lei si trovava abbastanza bene, oppure lui la guardava con disperazione, pagando anche di più, per avere un altro giro. Ma sapeva che con Eirikr non sarebbe andata così.
    Comunque io sono Rebecca si presentò salendo, ridendo. Certo che abbiamo un posto... consumazioni speciali richiedono un luogo... speciale sussurrò, fermandosi in cima alle scale ed avvicinando il volto al suo, senza però sfiorarlo realmente. Riprese a camminare, osservando le stanze. Alcune erano chiuse, segno che fossero occupate, ma lungo il corridoio finalmente ne trovò una di aperta, quindi si avvicinò alla soglia e si spostò quel tanto che bastava per far entrare anche lui, dopodiché avrebbe chiuso la porta con un tonfo sordo. Era una vecchia locanda, in fin dei conti. Finalmente e definitivamente soli, un ghigno prese il posto del sorriso santerellino sul volto della bionda. Si avvicinò alla sua preda e gli mise le braccia sulle spalle, avvicinando il proprio corpo a quello di lui. Allora... adesso che facciamo? Domandò, apprezzando anche un po' di altrui iniziativa. Invero, non voleva correre troppo con quell'uomo, poiché sembrava decisamente diverso da molti altri uomini che aveva avuto nel letto prima d'allora.
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    Mentre saliva le scale dietro alla ragazza si ritrovò a pensare a tutto tranne che a quello che avrebbero potuto fare assieme. Piuttosto si ritrovò a sentire la fastidiosa voce di Andy ad un orecchio che gli suggeriva quanto non avrebbe dovuto approfittarsene ma piuttosto assicurarsi che la ragazza stesse davvero bene, che non si sentisse obbligata a fare niente solo perchè l'aveva aiutata. Si passò una mano sul volto, cercando di scacciare la spiacevole sensazione di aver maturato una coscienza impossibile da ignorare nelle ultime settimane. Da quando si faceva così tanti problemi?!
    Certo, non era un idiota come il tipo di sotto che aveva preso a cazzotti, non era uno che se ne approfittava di gente indifesa, ma Rebecca non sembrava affatto indifesa, e in una situazione normale sapeva molto bene che non si sarebbe fatto così tante domande. Forse non era semplicemente serata, in effetti era passato un po' dall'ultima volta che era stato con qualcuna e si era abituato a quella solitudine, a quella "calma piatta", e non voleva nemmeno domandarsi perchè quella fase fosse cominciata quando un certo biondino era piombato nella sua vita, di nuovo. Non aveva tempo per pensare a tutte quelle cose di cui doveva occuparsi, tutto lì, e non era andato lì con l'obbiettivo di divertirsi.
    Alla fine si convinse solo di essersi rovinato l'umore con tutto quel rimuginare, o di essere troppo stanco per pensare di inventarsi qualcosa da fare con Rebecca. La ragazza era sicuramente brillante, e di certo sensuale, ma non riusciva a pensare di andare oltre. Ridacchiò alle sue parole. "Oh beh, non potrei di certo dire il contrario." le assicurò, lanciando un'occhiata alla collega che incrociarono per la strada, senza però salutarla: quello sarebbe stato troppo per uno come lui, quello era esagerato.
    Avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere e non era di certo un segreto: un po' tutti sapevano che cosa succedesse al Canto, dietro le quinte, e probabilmente la sua domanda suonava ancora più stupida a posteriori. "Direi che ha senso, domanda stupida." si ritrovò a dire, lasciando vagare lo sguardo per la stanza mentre l'altra chiudeva la porta alle sue spalle, la consapevolezza che non avrebbe voluto fare poi molto altro che lo avvolgeva come una spessa coperta. Si ritrovò le sue mani addosso e una parte di lui cominciò ad agitarsi quando non sentì nemmeno un briciolo di voglia di spingersi oltre: sapeva di sapersi ancora divertire, o almeno sperava di esserne in grado, ma forse non era davvero periodo per quel genere di cose. Si ritrovò suo malgrado ad allontanare piano una delle sue mani dalla propria spalla, scuotendo piano la testa. "Mi dispiace, penso proprio che non sia la serata giusta per usufruire di uno dei tuoi servizi speciali." finì per scusarsi, accennando un mezzo sorriso di scuse e abbassando appena la testa. "Mi chiamo Eirikr comunque, nel caso tu voglia saperlo prima di mandarmi a quel paese. Non volevo farti perdere tempo, ti ho aiutata perchè sembravi averne bisogno... non siamo in debito nè altro." tagliò corto, sentendosi comunque strano anche solo a parlare così.


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    Rebecca faceva quel che faceva, ma non era una malata di sesso, se veniva rifiutata per un motivo o per un altro non ne faceva un dramma ed anzi, si dimostrava sempre molto comprensiva, con chi pareva esserlo altrettanto. Insomma, avrebbe sicuramente mandato a quel paese uno di quelli che si vantavano delle loro doti ed abilità, ma Eirikr era diverso e con lui sentiva un certo feeling. Non gli stava dispiacendo un rifiuto, anche se ciò che voleva fare, non era per le motivazioni che credeva lui. Sorrise, allontanandosi appena sempre con aria piuttosto allegra.
    Oh no Eirikr, questo è il mio lavoro... ho visto un cliente affascinante ed ho fatto quello che so fare meglio sbuffò in una risata perché era vero, fin da piccola l'avevano istruita all'arte della sensualità e del saper dar piacere agli altri. Certo, sapeva anche combattere e molte altre cose, ma sedurre era il suo pane quotidiano. Poteva sembrare strano, ma nemmeno a lei quella cosa andava sempre a genio. Non lo aveva mai ammesso a nessuno, ma temeva che se si fosse cimentata in altro, non ci sarebbe realmente riuscita. Anche perché se il suo cuore continuava ad interessarsi sempre di più a Jonathan, era piuttosto sicura che prima o poi avrebbe dovuto smettere lo stesso. Tornò vicino a lui, per poi oltrepassarlo e sistemarsi nel comodo letto a gambe incrociate, posando quindi le mani sulle ginocchia. Non ti manderò a quel paese, non ti preoccupare asserì, guardandosi attorno. Conosceva bene quelle stanze ed in un certo modo, erano anche uno dei rifugi più sicuri che conoscesse. Quando aveva voglia di scappare da qualcosa, non le restava che chiudersi in una stanza. Avrebbero pensato che stesse lavorando e non l'avrebbero disturbata.
    Allora... cosa ti porta a Denrise? Sei di qui? Domandò per rompere il ghiaccio e per fargli ulteriormente capire che non lo voleva liquidare solo perché era stata rifiutata. Certo, se se ne fosse voluto andare di sua spontanea volontà non lo avrebbe fermato, ma con qualcuno si sentiva un po' meno sola. Gli rivolse un sorriso molto più dolce dei precedenti e senza la minima traccia di malizia. Era realmente interessata a ciò che gli aveva domandato.
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    Sapeva bene di non avere alcun motivo per sentirsi in colpa, non aveva ragione per dispiacersi di un rifiuto, era solo stranito di aver davvero fatto una cosa del genere. Non che fosse uno che cercava compagnia femminile ogni sera, quello no, ma si era abituato ai modi di fare degli uomini di mare, a non rifiutare mai le attenzioni di una ragazza quando ne aveva l'opportunità perchè di certo su una nave non avrebbe avuto troppe occasioni simili.
    Rebecca era di certo di bell'aspetto e aveva una affabile, sapeva di avere parecchi assi nella manica ed era ben consapevole di come utilizzarli, di quello era certo, e sulla carta non avrebbe esitato a dire come sarebbe finita quella serata, e allora perchè l'aveva appena rifiutata?
    Accennò un vago sorriso per tutta risposta, pregno di scuse silenziose per poi scuotere appena la testa. "Sono certo ci siano parecchie cose che tu sai fare molto bene." replicò istintivamente, salvo poi desiderare che si aprisse una crepa nel pavimento e lo inghiottisse seduta stante: lui che spronava le persone?! Doveva esserci una qualche droga nella birra che gli aveva servito. O semplicemente Rebecca assomigliava troppo a qualcuno e gli sembrava di avvertire un certo feeling, che di sessuale non aveva niente ma che sembrava più che altro una inspiegabile ed istintiva intesa.
    La osservò mentre si sedeva sul letto con una certa naturalezza, chiedendosi distrattamente quante volte fosse stata lì, quanto bene conoscesse quella stanze, come si sentisse davvero tra quelle mura. Non era empatia, era più che altro curiosità da parte di qualcuno che si sentiva spesso in gabbia anche a casa propria, figurarsi immaginarsi confinato in un posto dove doveva ricoprire un ruolo come quello di Becca. No, essere pagato per stare intimità con qualcuno non era proprio parte della sua natura.
    Si lasciò cadere su una vecchia poltrona di pelle presente nella stanza, sospirando profondamente e scuotendo piano la testa, i capelli che si scompigliarono leggermente mentre buttava lì un sorriso mesto. "Sono nato qui, Denrisiano fino al midollo." affermò con una certa malinconia, non certo fiero di ammettere quella condizione. "Tu invece? Da dove vieni?" domandò subito dopo, quasi per passare oltre una spiegazione che non era intenzionato a dare, cercando di focalizzare l'attenzione sull'altra. Era abbastanza sicuro che non potesse essere denrisiana, perchè lavorare lì se veniva dall'isola? Sospettava non fosse un grande sacrificio per tutti, ma non era sicuro che un membro qualunque del villaggio avrebbe accettato di ricoprire un ruolo simile, almeno nessuno dei denrisiani che conosceva lui lo avrebbe fatto.


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    Rebecca non era come molte sue colleghe, anche se non si sarebbe detto.
    Non si indignava davanti ad un rifiuto, non cacciava via il cliente con qualche insulto improbabile, non si arrabbiava. Era molto più umana, in realtà, forse a seguito di tutto ciò che era successo ultimamente. Si stupì, più che altro, chiedendosi se qualcosa non andasse. Si preoccupava molto per gli altri, ancor più che per se stessa, e stava molto attenta a tutto ciò che dicevano o che facevano per captare segnali che qualcosa non andasse. Lo faceva sempre, anche se li conosceva poco, così come conosceva poco Eirikr.
    Sì, so tenere d'occhio i clienti perché non se ne vadano senza pagare ridacchiò la bionda, rilassando le spalle ed osservando il suo interlocutore, incuriosita. In effetti quella di tener d'occhio i clienti era un'arte che aveva per forza dovuto affinare, altrimenti Baker non glielo avrebbe mai perdonato. Probabilmente il predone amava i soldi molto più di quanto amasse qualsiasi altra cosa o persona sulla faccia della terra, perciò fare sconti o lasciare che un cliente se ne andasse senza pagare, sarebbe stato un gravissimo affronto. Un affronto insuperabile, per lui. E l'avrebbe licenziata senza pensarci due volte.
    Si sedette quindi sul letto, sperando che anche lui si sedesse da qualche parte e si rilassasse un po'. Non voleva metterlo sotto pressione per aver rifiutato ciò che lei in primis aveva da offrire, ma voleva un po' scoprire chi si trovava davanti. Alla fine, l'uomo si lasciò cadere su una poltrona logora ormai, ma sempre funzionale. Era anche provata da tutte le pulizie a cui veniva sottoposta. Becca stessa si premurava perché tutto fosse sempre pulito ed igienizzato per il cliente successivo, che egli ne facesse caso oppure no.
    Mia madre era denrisiana, mio padre no iniziò, stiracchiandosi distrattamente ed incrociando le gambe, posando le mani sulle ginocchia. Non so chi sia né da dove venisse. Non so se sia vivo oppure no confessò con nonchalance, come se il pensiero non la toccasse poi così tanto. Non aveva mai conosciuto l'uomo ed ormai, dopo trentacinque anni di vita, nemmeno le interessava più. Aveva deciso di abbandonare lei e la madre, quindi non meritava nemmeno un terzo del suo tempo. Ora anche mia madre è morta. Sono qui da circa venticinque anni ed ancora i denrisiani faticano a vedermi come tale ridacchiò, sbuffando ed incrociando le braccia sotto il seno. Anche quella, ormai, era un'informazione ben assimilata in lei, non se ne faceva un cruccio ormai da tempo. Sperò che, così, anche il suo ospite si scucisse un po'.
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