Votes taken by Kàra Onfroy

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    kIeqHue
    Compito di Magia Verde


    I migliori studenti a rapporto!
    Madama DooW ha combinato un disastro. Stava cercando di sistemare i vecchi archivi della professoressa Onfroy ma, presa dall'entusiasmo, ha messo tutto in disordine e ora i dossier di approfondimento dei veri esemplari di piante presenti in Aula sono dispersi. Kàra ha quindi bisogno del vostro aiuto per provare a ricostruire almeno parte delle sue ricerche: vi chiede quindi di lavorare a dei resoconti, il più dettagliati possibile, su qualche esemplare a vostra scelta.

    Siete invitati a lavorare da soli o in piccoli gruppi, scegliendo una pianta, Babbana o Magica, di cui occuparvi. Il punto forte dell'archivio di Kàra è sempre stata la sua varietà e i contributi esterni: siete invitati quindi a fare le vostre speculazioni per le informazioni che non riuscirete a reperire, o fare ipotesi sui possibili usi delle varie piante.

    Una possibile serie di domande da seguire per stendere la propria analisi possono essere:

    ✦ Qual è il nome della pianta, l'etimologia, la stagione della fioritura?

    ✦ Che storia ha la pianta? Chi l'ha scoperto?

    ✦ Quali sono i suoi usi? Come sono stati scoperti?

    ✦ Dove cresce? Che cosa sembra?

    ✦ Si usa in medicamenti o pozioni? Tu che uso ne faresti?


    Regole
    1 - Avrete tempo fino al 31 gennaio per mandare la relazione a questo account.
    2 - Potete decidere di svolgere una relazione OPPURE direttamente una role: nel caso di relazione mandatela pure per mp, in caso di role mandatemi il link per mp, ma potete postare direttamente la relazione nell'ultimo post sotto spoiler <3
    3 - Siete liberi di decidere se svolgere il lavoro in solitaria o in gruppo, a patto che tutto venga trattato con coerenza.
    4 - Rimango disponibile per qualsiasi domanda o chiarimento, sia qui che su telegram (Julsiji)
    6 - Mi raccomando divertitevi <3
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    Link relativi al Forum
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    RevelioGDR
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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    "A
    veva sempre trovato che le notti di luna piena come quella donassero al mondo intero un aspetto diverso. Era un'assidua frequentatrice della foresta, la conosceva meglio delle sue tasche, eppure in notti come quelle la luce soffusa della luna regalava ad ogni ombra, ogni sentiero, ogni anfratto un aspetto nuovo.
    Trovava rilassante il silenzio magico che si insinuava tra gli alberi, estendendosi anche al lago che brillava di riflessi argentei, tranquillo e rassicurante come sempre. Kàra si dilungava spesso in passeggiate in solitaria, intoccata da qualsiasi genere di pericolo, in parte perchè capace di difendersi e in parte perchè si sentiva troppo al sicuro tra quelle fronde e quei licheni per potersi davvero sentire esposta o debole.
    Dopotutto lei con la solitudine ci aveva fatto amicizia anni prima, era qualcosa che faceva parte di lei come il suo amore per la natura o la sua naturale empatia, e non riusciva a trovare strano o preoccupante l'andare sempre in giro da sola, con eccezione fatta per Metcalfe. Eppure nell'ultimo periodo quella solitudine aveva cominciato a diventare meno scontata, una scelta meno immediata: si era ritrovata ben più di una volta a ricercare compagnia, e sospettava che anche vivere ad Hidenstone avesse aiutato la sua asocialità, spingendola oltre i suoi stessi limiti.
    In parte era anche merito di Jason, si ritrovava spesso a pensare a lui e a quanto fosse strano il loro rapporto: si erano conosciuti in una situazione abbastanza pericolosa da avvicinarli in modo deciso e rapido, eppure anche dopo quello che era accaduto avevano continuato a incrociarsi, più o meno volontariamente. Ormai non passava giorno senza che non pensasse alla possibilità di fermarsi nel suo negozio, e non era sempre facile convincersi che non era il caso di tediarlo troppo.
    D'altra parte era difficile non pensarlo quando notava i Fiori di Luna schiudersi lentamente illuminati dalla luce argentea, o quando sistemava i suoi cristalli con cura perchè potessero ricaricarsi a dovere. Se non fosse stato quasi inverno si sarebbe azzardata a fare anche il bagno nel lago, come era abituata a fare nelle stagioni più calde. Comunque si spinse sulla riva, immergendo i piedi nudi e godendosi l'aria frizzantina, fino a che il vento leggero le portò alle narici l'odore di legna bruciata e fuoco caldo, non troppo distante. Non era solita avere compagnia in notti come quella, per questo non potè trattenersi dallo spingersi nella boscaglia, ancora a piedi scalzi, fino a individuare la sagoma ormai famigliare di Jason, che riconobbe senza alcuna esitazione forse prima col cuore che con la mente.
    <b> "Avrei dovuto aspettarmi di trovarti qui."
    esordì con un sorriso dolce e non molto sorpreso.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars


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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    S
    i voltò nell'istante in cui qualcuno impattò su di lei: era così concentrata sulla conversazione - o meglio ancora il monologo- che stava avendo con Metcalfe che non aveva prestato attenzione a quello che le stava succedendo intorno, come una sciocca. Sapeva bene che la prima regola di sopravvivenza in natura era non abbassare mai la guardia, e non era tipo da dimenticare dettagli di quel calibro.
    Se non altro era stata fortunata e la "minaccia" si rivelò essere Keegan: conosceva il ragazzo da anni ormai, anche se non si poteva dire che si vedessero spesso comunque era difficile non conoscere una delle poche persone della sua stessa età che popolavano il villaggio. Le sue spalle si abbassarono all'istante, segno che non avesse molto da temere da parte sua, e il suo volto si sciolse in un leggero sorriso confortante. <b> "Keegan! Non preoccuparti, non mi hai fatto male, va tutto bene."
    rispose con gentilezza, sciogliendo anche le braccia prima incrociate al petto per mostrargli che non ce l'aveva di certo con lui.
    Aveva sempre trovato il Mago un ragazzo adorabile, aveva un modo di fare e di comportarsi che aveva sempre trovato piacevole, una compagnia più che gradita e di certo qualcuno che avrebbe voluto conoscere meglio anche se non ne aveva mai avuto tempo o modo. Si era incontrati per la prima volta nella foresta - sorprendente per chiunque ma non per Kàra, che in effetti passava lì la gran parte del suo tempo - e ricordava ancora la sua espressione spiazzata e il modo strano con cui le si era rivolto, che ancora non riusciva a spiegarsi ma che la faceva sempre sorridere.
    Inclinò appena la testa, sorridendo ancora di più quando l'altro si accorse addirittura di Metcalfe, ancora invisibile. "Oh sì, oggi è particolarmente irascibile." osservò e entrambi avrebbero potuto sentire con chiarezza un verso di protesta venire dal Demiguise, che ancora invisibile afferrò l'erba offerta da Keegan, cominciando a mangiarla con foga e ritornando visibile poco a poco. "... Almeno ringrazialo, tornare ad essere visibile non è sufficiente." lo redarguì la docente con prontezza, annuendo in assenso solo quando la creatura emise un borbottio che poteva valere come un grazie, seppur ancora intriso di un certo malcontento. "Perdonalo, stavamo discutendo, ma apprezza molto la tua erba, ce l'ha solo con me." spiegò la ragazza, tornando a rivolgere la sua attenzione a Keegan, arrivando a intuire che dovesse esserci una ragione dietro alla sua distrazione: per quanto facesse parte di lui e non ne fosse così sconvolta, comunque doveva avere la testa altrove se aveva finito per impattare contro di lei, di certo non invisibile come Metcalfe. "Tu piuttosto? Che cosa ci fai qui?"

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars


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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde






    Foresta





    Elizabeth aveva preso le redini della situazione, abbastanza da isolarsi da tutto il mondo che la circondava, e se Kàra fosse stata con lei si sarebbe complimentata per la concentrazione e il sangue freddo che stava dimostrando. Di certo non era semplice comprendere il linguaggio della natura, e forse un mattone non era il miglior aiutante che si potesse desiderare, e non aveva parlato in modo così semplice. Il tentativo di Hernest di trasformare le piante nemiche in semi andò a buon fine, anche se solo a metà: in effetti le piante ritornarono alla loro forma primordiale, ma i semi cominciarono a saltellare come impazziti sul terreno e altre piante tutte intorno a loro sembrarono iniziare a muoversi in modo piuttosto minaccioso, tendendo rami, fronde, radici e rovi verso di loro, mentre il drago continuava ad emettere versi strazianti. Se il mattone avesse potuto ancora parlare avrebbe detto al piccolo gruppetto che la chiave di quella situazione era aiutare e non combattere, ma non poteva farlo e Liz si ritrovò a dover contare solo sui suoi compagni e sul proprio intuito.
    Fu la velocità e la precisione delle loro azioni ad aiutarli a uscire illesi da quell'operazione: la Berkana di Lowne si dissolse all'istante, ma la ragazza venne trascinata subito in direzione del mattone a cui aveva puntato, finendo per raggiungere un punto più o meno stabile della torre, proprio accanto al posto lasciato vuoto dal Nucleo. Per quanto quest'ultimo non fosse certo leggero, non appena la ragazza lo avesse avvicinato al buco questo lo avrebbe attirato come un magnete, trascinandolo al proprio posto senza bisogno che lei compisse altri sforzi e, proprio in quel momento, tutto si sarebbe fatto silenzioso e immobile. Anche le piante, che stavano cercando di raggiungere un Hernest impegnato a scacciarle e la stessa Liz, si sarebbero bloccate, in attesa, mentre le Rune cominciarono a ricomparire, proprio come la ragazza aveva immaginato. Il Canete Runae non fece altro che accelerare il processo: Berkana si sarebbe illuminata di un bagliore leggero, che avrebbe poi avvolto l'interno Nucleo e infine anche l'intera torre.
    Tutti i presenti avrebbero potuto vedere chiaramente le piante tendersi, ma questa volta non contro di loro ma verso i mattoni, che cominciarono a vibrare leggermente come se fossero pronti a ritornare al loro posto da soli, mentre il drago guardiano emise un verso ora meno stridulo, più sordo, levandosi in volo e cominciando a girare sopra alla torre, come se avesse ora solo occhi per quella e non per i ragazzi, che non sembravano più rappresentare una minaccia.

    Sentiero dei ghiacci



    Coraggio era una parola che poteva definire con estrema precisione Jesse, di quello Kàra era sicura: nonostante si fosse trovato faccia a faccia con una creatura non proprio nelle sue migliori condizioni dimostrò di avere abbastanza sangue freddo da non solo salvare se stesso ma anche elaborare un piano che di certo non era poi così lineare. La sua strategia dimostrò di essere fantasiosa tanto quanto efficace, e Natar non sbagliò ad assecondare i suoi desideri, nonostante un tentennamento iniziale: forse fu anche quando vide la neve trasformarsi in un piccolo slittino, non troppo grande ma solido, cominciò a capire che le cose sarebbero andate per il verso giusto. Jesse aveva pensato ad una slitta, ma lo slittino si sarebbe rivelato ugualmente efficace e forse ancora più pratico e facile da smuovere, considerato che era comunque da solo e il nucleo di per sè non era troppo pesante.
    Se il Kneazle si accorse di quella strana apparizione non sembrò farci troppo caso, troppo impegnato a cercare di capire se quel gomitolo fosse una effettiva minaccia e troppo stanco e provato per poter prestare attenzione a tutto ciò che li circondava. Quando l'Atramenta di Neina lo colpì tutti quanti poterono notare un immediato cambiamento: la creatura abbassò le orecchie, uggiolò piano e si fece più tranquillo, cominciando a giocherellare mollemente con il gomitolo. La voce di Neina e le sue parole confortanti non fecero altro che dargli il colpo di grazia, e le avrebbe permesso di occuparsi delle sue ferite senza intralciarla troppo.
    Superata la minaccia principale, Jesse avrebbe avuto tutto il tempo di riportare il Nucleo al suo posto, dove sarebbe scivolato senza nemmeno bisogno dell'Incola che aveva scagliato: il ghiaccio avrebbe accolto il pezzo mancante senza alcun impedimento, e nello stesso istante avrebbe cominciato ad assumere quasi un bagliore intrinseco, come se si fosse illuminata una volta completa. La Runa di Jesse e l'Atramenta aritmetico di Adamas colpirono in contemporanea, e tutti i presenti avrebbero visto ora una luce luminosa irradiarsi dal Nucleo, mentre il terreno cominciava a vibrare leggermente, l'Igloo che cominciò a ricostruirsi in tutto il suo splendore davanti ai loro occhi.
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    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars



    Eeeee siamo arrivati alla fine della lezione <3 Grazie per la vostra partecipazione, trovate i voti nello spoiler di Morrigan <3

    Rimaniamo disponibili per feedback (più che ben accetti), domande o dubbi, sia per MP che su Telegram. Alla prossima <3[/color]
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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    E
    ra innegabile come Brian e Kàra fossero, almeno all'apparenza, due docenti molto diversi e forse anche per questo l'insegnante di Magia Verde aveva colto al balzo l'occasione di una lezione combinata con DCAO. Aldilà del fatto che trovasse il collega severo ma professionale, era ben consapevole di quanto le due materie fossero spesso interconnesse, tanto che organizzare la lezione di quel giorno si era rivelato un processo naturale e istintivo. Di certo non si trattava di una delle sue lezioni, aveva comunque la sensazione che quella sarebbe stata una prova impegnativa per certi versi, di sicuro in modo ben diverso da quello che i suoi studenti si potevano aspettare da lei.
    Si sarebbe presentata in orario, e per quanto parte di quel che avevano organizzato fosse fuori dalla sua comfort zone si sentiva comunque piuttosto di buon umore e avrebbe dedicato un sorriso gentile al collega non appena lo avesse incrociato. "Buongiorno. E' tutto pronto?" avrebbe chiesto come conferma, Metcalfe come sempre ben ancorato alla sua spalla, lui molto meno convinto della padrona sulle buone intenzioni di Ensor, che molto spesso finiva per farlo diventare invisibile anche solo lanciandogli un'occhiata delle sue. La docente non sembrava però interessata a credere ai pregiudizi della creatura, molto spesso finiva solo per accennare un sorriso di scuse e lasciare che Metcalfe rimanesse accanto a lei, nascosto alla vista di chiunque, finchè non decideva di poter tornare visibile.
    Sistemò la sua borsa, piccola ma estremamente piena, sulla cattedra, sistemando brevemente quello che aveva portato con sè, per lo più rimedi in casi di estrema necessità e qualche vecchio libro polveroso, nel caso ce ne fosse bisogno. "I ragazzi del biennio sono molto promettenti, non trovi?" cercò di fare conversazione, aspettando poi con pazienza che gli studenti arrivassero, salutandoli uno ad uno con un cenno e un leggero sorriso di incoraggiamento. Avrebbe aspettato che tutti prendessero posto, seppur solo per la spiegazione, prima di parlare. "Buongiorno a tutti e benvenuti a questa lezione di Magia Verde e Difesa Contro le Arti Oscure. Non mettetevi troppo comodi, come vi avevamo già accennato oggi non resteremo in classe ma svolgeremo la lezione fuori da qui." iniziò, per poi fare un cenno a Brian perchè potesse spiegare, sempre se avesse voluto farlo, dove sarebbero stati e che cosa avrebbero potuto aspettarsi dalla meta del loro viaggio.
    Kàra sarebbe intervenuta di nuovo solo nel momento in cui sarebbe stato inevitabile parlare dell'obbiettivo di quella lezione, che almeno in parte riguardava proprio la sua materia. "Oggi avremo a che fare con una creatura di cui conosciamo molto poco e che, a dire il vero, viene riportata in pochissimi manuali. Sto parlando dei Fuochi Fatui, creature mutevoli nell'aspetto e nel comportamento." cominciò, prendendo poi uno dei suoi tomi per mostrare alla classe una rappresentazione della creatura in questione. "I Fuochi Fatui si presentano, nei momenti di calma e di tranquillità, sotto forma di creature piccole e minute, di un colore blu molto simile a quello prodotto dal gas quando brucia, e sono caratterizzati da movimenti lenti, quasi incerti. Purtroppo però quando si sentono minacciati il loro aspetto cambia, insieme al loro comportamento: tendono ad assumere una colorazione che varia dall'arancione al rosso, in base a quanto sono spaventati, e anche il loro aspetto cambia, si fanno più alti, più tremolanti e sopratutto più veloci. I Fuochi Fatui possono diventare aggressivi e pericolosi, addirittura bruciare chi vedono come un nemico seppur tendono a non cercare mai un confronto diretto." spiegò con attenzione, consapevole di dovergli dare più dati possibile quando si trattava di una creatura che non avevano ancora approfondito a dovere.
    "E' sconsigliato cercare di imprigionare i Fuochi Fatui, ancora di più se in posti troppo piccoli per loro, rischiereste solo di peggiorare il loro umore." aggiunse alla fine, con tono ammonitore, giusto per prevenire qualsiasi iniziativa impulsiva da parte dei presenti.
    " Se avete qualsiasi dubbio o domanda vi suggerisco di avanzarli ora." concluse quindi, lasciando l'ultima parola al collega che avrebbe introdotto il primo compito della lezione.


    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars






    Benvenuti a questa nuova strabiliante lezione in compresenza!

    Oggi vi troverete ad affrontare la prova che la tenera Kàra è il tenebroso Brian hanno pensato per voi ma non temete, siamo sicuri riuscirete ad eccellere come sempre v.v

    Kàra si concentra sui fuochi fatui, di cui non sapete ancora molto, ma vi fa sapere che:
    -se calmi hanno un aspetto innoquo (quello nella foto linkata)
    - quando si agitano perché in pericolo o arrabbiati cambiano totalmente (diventano così)
    - è sconsigliabile imprigionarli

    Kàra rimane a disposizione per qualsiasi dubbio o domanda e potete scrivermi qualsiasi perplessità per mp o su telegram, dove mi trovate come Julsiji ❤️



    Aspettate l'altro docente prima di postare
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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    F
    ino a quel momento aveva dato tutta la colpa per l'imbarazzo e il disagio alla sua scarsa quantità di legami interpersonali. Eccezione fatta per suo padre, qualche anziana del villaggio dalla mentalità più aperta e qualche conoscenza più approfondita all'interno delle mura di Hidenstone, Kàra avrebbe potuto affermare con una certa franchezza di non avere veri e propri amici, di non aver una rete di conoscenze vera e propria, se non si teneva conto delle creature alle quali si era affezionata nel corso degli anni ma che sospettava non rientrassero proprio nella lista dei suoi affetti, non in quella socialmente accettata almeno.
    La cosa non l'aveva mai preoccupata più di tanto, non si era mai sentita sola e riusciva a stare bene anche senza essere avere miliardi di persone da poter chiamare amici. Forse una parte di lei aveva scelto quel tipo di vita, più o meno consapevolmente, anche perchè era la strada meno rischiosa: aveva ricevuto parecchi rifiuti anche quando era solo una bambina, quando tutti la guardavano come un mostro per via di origini che non potevano comprendere, e quello le aveva insegnato quanto poca fiducia meritassero la maggior parte di persone che la circondavano, poco importava che fosse vero o meno. Si era sempre battuta perchè gli altri cambiassero opinione, non nei suoi riguardi ma in generale lottava ogni giorno perchè tutti potessero avere una mentalità più ampia, perchè allargassero i loro orizzonti, e sarebbe stato ironico realizzare che proprio lei non riusciva a scrollarsi di dosso le vecchie convinzioni.
    Sapeva che non erano tutti accecati da vecchie leggende, sapeva bene che al mondo c'erano persone a cui non importava proprio niente che lei non sapesse da dove veniva, che le sue radici fossero state recise e sparse chissà dove, eppure una parte di lei non aveva mai avuto la spinta necessaria a cercarle, a mettersi in gioco. Sapeva bene come tutti avessero i propri demoni, i suoi forse non erano nemmeno tra i peggiori, a conti fatti, ma si era abituata a stare sola e faticava ad accettare l'idea di cambiare le sue abitudini e lanciarsi nel vuoto.
    Jason era una compagnia strana, unica nel suo genere: era una novità, ovviamente, portava con sè parecchie variabili ma al contempo sapeva di casa, senza che quella sensazione avesse alcun senso. Si rendeva conto di quanto quel che provava vicino a lui fosse illogico, sfuggiva ad ogni senso comune per quel che la riguardava: non lo conosceva da così tanto tempo, non sapeva quasi niente di lui eppure si sentiva sempre protetta e al sicuro quando erano assieme. Certo, il fatto che l'avesse salvata in battaglia giocava di certo a suo favore, il loro primo imprinting era stato intenso e decisivo per il loro rapporto, di questo ne era certa, ma era davvero tutto lì?
    Lo guardò curiosa nel sentire quell'accento particolare fare capolino ma siccome entrambi sembravano piuttosto incerti decise di non fare domande scomode, limitandosi ad annuire, cercando di convincersi a sua volta di aver fatto la cosa giusta. "Sono qua..." ripetè, realizzando solo dopo di sembrare una sciocca nel ridire le sue stesse parole "... e sono molto felice di esserci." aggiunse sincera, finendo però per arrossire leggermente suo malgrado, dandosi della sciocca per avere reazioni così stupide e incontrollate ad una banale conversazione tra amici.
    Si schiarì la voce, riscoprendo quanto fosse facile muoversi per la bottega, cercando comunque di non prendere il controllo della situazione: quello non era il suo posto, non aveva alcun diritto di muoversi come se lo fosse anche se era naturale spostarsi verso il giardino, ora che conosceva la strada. Si appigliò alla risposta di Jason per trovare qualcosa di più facile a cui pensare e di cui parlare, cogliendo la palla al balzo. "Hidenstone in realtà è davvero un posto eccellente, mi piace stare lì e continuerò ad andarci anche in estate sai, per la Riserva e per controllare le piante e le creature che si trovano lì... potresti fare un salto qualche volta, ho qualche esemplare interessante." buttò lì e l'invito le scivolò dalle labbra in modo così istintivo e naturale che se ne accorse a malapena. Così come si accorse in ritardo che l'altro era rimasto indietro. Si sarebbe fermata per aspettarlo ma lasciandogli comunque tempo e spazio per qualsiasi cosa stesse facendo, cercando di non intromettersi e dedicandogli, piuttosto, un sorriso sollevato e sincero quando tornò da lei. "Oh... Seth, ecco chi mancava qui! Spero tu non l'abbia allontanato per colpa mia, è un cane adorabile." osservò per poi annuire appena. "Di vista, non ci siamo mai presentate in realtà..." ammise riguardo a Joanne. Sentirgli dire quelle parole, quel "tu eri perfettamente nei miei piani", le causò una strana fitta allo stomaco, piacevole, certo, calda ma comunque anomala, una sensazione che non aveva mai provato prima. Impiegò qualche istante a digerire quella sensazione, e si ritrovò a sperare di provarla di nuovo, che non fosse la prima e unica volta. "Non preoccuparti, non hai sconvolto proprio nulla, sono felice di essere qui, davvero. E grazie per l'invito." rispose alla fine, con tutta l'onestà di cui era capace, schiudendo poi le labbra per la sorpresa quando Jason accese le lanterne, illuminando il giardino di una luce calda, soffusa e avvolgente. "Oh wow..." si lasciò sfuggire, spiazzata, guardandosi intorno e percependo un brivido deciso quando l'altro la sfiorò di nuovo, ritrovandosi a cercare il suo sguardo prima ancora di esserne consapevole, una leggera scossa elettrica che le percorse l'epidermide, leggera ma chiaramente percepibile. "Che meraviglia... per il momento sto bene, pellaccia denrisiana..." provò a scherzare alla fine, accennando una mezza risata impacciata.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars


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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    "A
    vanti, è inutile che mi tieni il muso in quel modo." disse la Docente con aria severa, le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati sull'apparente nulla. Difficile intuire a chi stesse parlando, anche se ad un occhio attento qualcuno avrebbe potuto notare l'erba e i fiori schiacciati da un peso invisibile, e tutti i piccoli insetti della foresta che sembravano evitare un'area ben specifica davanti alla donna. Per chiunque l'avesse vista anche solo una volta al villaggio intuire con chi stesse parlando non sarebbe stato così tanto complicato: invisibile, testardo...quello poteva essere solo Metcalfe, il Demiguise di Kàra.
    I due erano inseparabili più o meno da quando si erano trovati, era facile incontrarli insieme, la creatura appollaiata sulle spalle della ragazza che riusciva a sorreggerne il peso chissà grazie a quale miracolo. Non era raro che Kàra passasse il suo tempo a borbottare cose con la creatura, il più delle volte visibile perchè si sentiva tutto sommato al sicuro vicino a lei, ma non lo faceva quasi più in pubblico dopo aver capito che quell'atteggiamento destava più domande che altro.
    Non che fosse favorevole al cambiare atteggiamento in favore degli altri, in realtà detestava anche solo l'idea di cambiare per colpa di occhiatacce e giudizi, ma quel cambiamento era stato naturale, quasi inarrestabile, e forse era stato causato anche dalla sua giovane età, quando ancora non aveva abbastanza forza per sopportare tutto quanto, anche se fingeva il contrario.
    Non era stato facile adattarsi alla realtà del villaggio eppure ora non avrebbe voluto trovarsi da nessuna altra parte. Aveva anche cominciato a combattere, nel vero senso del termine, per il villaggio, a mettersi in gioco sul serio,e per una pacifista che preferiva rimanere nella sua serra, con le sue piante, quello era un notevole passo avanti. Alla fine aveva capito di appartenere a quel villaggio, e questo significava anche battersi per le cause che lo riguardavano e proteggerlo il più possibile.
    Ecco, quello era un aspetto che Kàra aveva accettato, abbracciato con una certa naturalezza, ma che Metcalfe invece non sembrava apprezzare proprio per niente. Era passato ormai un po' dalla sua ultima missione, eppure ogni volta che l'argomento saltava fuori anche per sbaglio finivano sempre per discutere.
    Certo, difficile dire che stavano discutendo ma la donna sembrava in grado di cogliere più che bene il tono dei versi dell'altro che, indispettito, emise un messo gemito di protesta pur rimanendo invisibile, costringendola a sbuffare di nuovo. "Non possiamo continuare a discutere se tu diventi invisibile così, lo sai vero?!" lo redarguì, indispettita non solo perchè non era certo la prima volta che discutevano della questione, ma anche perchè dopotutto le dispiaceva che l'atmosfera tra loro fosse così tesa.


    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars


  8. .
    Kàra Onfroy
    Docente Magia Verde

    SHEET | STAT| SOCIAL| DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Non era solita fare amicizia con gli sconosciuti. Denrise era, dopotutto, una città di porto, per quanto fosse un villaggio chiuso nelle sue tradizioni e legato al passato, rimaneva comunque tappa per diverse navi e nella sua vita Kàra aveva visto diversi stranieri camminare per le strade del villaggio e sapeva molto bene che si trattava di persone di passaggio, novità che arrivavano e poi sparivano con la stessa velocità con il quale erano comparsi. Si trattava di persone che non capivano quel posto, che non si potevano sentire a casa tra quelle casette e quel vento gelido e che Denrise stessa non avrebbe mai accettato.
    Sapeva bene quanto fosse difficile diventare parte di quel posto, lei era arrivata quando era ancora una bambina, senza una scelta alternativa, eppure ricordava molto bene quanto le persone fossero state severe anche con lei, con i loro sguardi vitrei e le loro parole taglienti. Non giustificava quel comportamento, come avrebbe potuto? Ma cominciava a comprenderlo dopo una vita passata lì e se non altro sapeva prevederlo.
    Andrew non aveva l'aria da straniero, con la sua carnagione dorata avrebbe potuto anche spacciarsi per un uomo di mare, ma aveva quegli occhi chiari e l'accento tipico di gente che veniva da fuori. Certo, la sua solarità forse era la cosa che attirava più attenzione di tutto: nessuno andava in giro con quel sorriso e quell'allegria a Denrise, i Druidi erano spesso rudi e goffi e lei stessa non aveva grande entusiasmo nei suoi modi di fare e sospettava fosse colpa della sua infanzia lì.
    A lei non dispiaceva, trovava la diversità se non altro interessante e le piaceva l'idea di parlare con una persona che aveva avuto esperienze così diverse dalle sue, così lontane da quello che lei poteva immaginare.
    Lasciò a Andrew un sorrisino colpevole, stringendosi appena nelle spalle. "Uhm... non sempre, dipende. I denrisiani più anziani ti direbbero che c'è un'etichetta ben precisa per le sorprese, perchè non portino cattive novelle..." ammise dispiaciuta per poi riprendersi subito "Ma a me non dispiacciono, sono contenta tu abbia deciso di passare!" cercò di confortarlo con gentilezza, parlando prima che chiunque altro presente potesse intervenire e spiegargli in modo più burbero di lei come funzionassero le cose lì. Con la sua esperienza con i giovani studenti aveva imparato ad essere più paziente e gentile e in quel momento sospettava che Andrew non avesse alcun bisogno di avere a che fare con l'atteggiamento tipico delle persone locali.
    Si schiarì la voce, togliendosi rapidamente il grembiule e controllando di non lasciare niente in giro e sistemare le ultime cose prima di lasciare la panettiera e uscire con Andrew. Per la barba di Merlino, lei che usciva poco prima dell'orario di lavoro... comprendeva le occhiate confuse di suo padre, per quanto non avrebbe mai commentato ad alta voce e non era tipo da fare domande, non davanti a degli sconosciuti. Lo salutò con un cenno della mano, seguita fuori dal bancone solo da Metcalfe che si affrettò a raggiungere la sua spalla, scrutando Andrew con occhiate furtive verso il ragazzo pur cercando di non farsi beccare.
    Sorrise appena ad Andrew quando le aprì la porta, uscendo prima di lui anche se lei era decisamente più semplice e non aveva bisogno di quel genere di buone maniere. "Mangia pure allora, io ho già assaggiato l'impasto di alcune torte...! Se vuoi altro dopo posso darti qualcosa anche per il pranzo" si offrì gentile, sistemandosi Metcalfe sulla spalla e avviandosi per una delle strade di Denrise, annuendo piano alle sue parole.
    "Sono d'accordo, la mattina presto è uno dei momenti migliori della giornata..." ammise per poi guardarlo attenta. "Io sto bene e tu? Hai detto di aver organizzato giornate di shopping a Londra... conti di rimanere qui ancora per un po'?"

    code made by gin
  9. .


    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    A
    veva la sensazione che il viaggio a New York avesse cambiato parecchie cose, molte più di quante pensasse quando era partita da Denrise alla volta di quella terra straniera. Non era il tipo a cui piacevano i cambiamenti, aveva impiegato parecchio a convincersi a partire e alla fine lo aveva fatto solo perché i suoi pensieri non la lasciavano più in pace e aveva bisogno di distrazioni, di certo un viaggio così lungo rientrava nella categoria. E quello che temeva era successo anche se in senso più positivo del previsto: tornata a casa si era resa conto che non era tutto come prima, ma non in senso negativo, anzi. Era più leggera, per certi aspetti, si era trovata bene fuori da Denrise sopratutto grazie alla presenza di Jason e anche se forse significava che stava barando – perché Jason aveva Denrise dentro di sé e sembrava portarsi il villaggio con sé ovunque andasse – ma non le importava così tanto.
    Suo padre l’aveva ripresa spesso per essere più svampita del solito, più felice, anche se quello non era un problema, solo una sorpresa. Era sbagliato pensare che Kàra non fosse felice, lo era sempre, ma aveva ereditato dal patrigno una certa compostezza, che molti scambiavano per l’essere scorbutici ma che in realtà era più che altro un modo per non sbottonarsi mai troppo, per mantenere una facciata composta. Esprimeva anche la sua gioia, spesso, ma lo faceva con eleganza e riserbo, senza mai sbilanciarsi troppo.
    Ora, non si doveva pensare che avesse cominciato ad andare in giro saltellando per l’Accademia, quello no: era solo un po’ più sorridente, un po’ meno rigida del solito, un po’ più serena per certi aspetti, di certo più che nelle settimane precedenti, quando la cupezza data dalle ultime missioni l’aveva avvolta senza darle possibilità di liberarsi troppo facilmente.
    Non aveva pensato troppo alla motivazione per cui si sentiva così sollevata, ma riconosceva che Jason avesse migliorato il suo umore da quando si erano incontrati in quella serra e se non approfondiva più che altro era perché non avrebbe saputo da dove partire. Kàra era pratica delle emozioni umane, riconosceva di provare una certa simpatia per il denrisiano e di trovarlo affascinante, ma non era praticamente di amore e innamoramento, non su di sé almeno. Si sarebbe definita empatica senza troppi problemi, si era esercitata parecchio e anche lavorare tra studenti la aiutava a mettere alla prova il suo intuito ma non era così brava a capire sé stessa, a calibrare le sue reazioni e riconoscere i segnali di qualcosa che, in effetti, non l’aveva mai toccata prima di quel momento. Aveva davvero voglia di vedere Jason, di stare con lui, eppure non osava chiedere e l’unica cosa che aveva pensato di fare era andare più spesso nella sua bottega, anche se dopotutto si rendeva conto da sola che era un atteggiamento sciocco e infantile.
    Anche il suo Demiguise doveva aver notato qualcosa perché sembrava più sospettoso, era abbastanza sicura che Metcalfe avesse guardato tra le sue cose di recente nel tentativo di capire che cosa la distraesse tanto, come se potesse trattarsi di qualcosa di fisico e non solo emotivo e intimo. Kàra non era una che parlava molto, la gelosia del suo famiglio la faceva sorridere ma non riusciva a spiegare a sè stessa quel che stava passando, figurarsi parlarne ad alta voce con qualcun altro, umano o animale che fosse.
    Il messaggio di Jason la sorprese mentre stava preparando con cura dei mazzi di erbe da appendere ad essicare e anche lei faticò a ignorare il leggero sussulto che la scosse quando si rese conto di chi fosse il mittente, una volta ritirato il messaggio dal becco della civetta bianca. Si ritrovò a fissare la pergamena per qualche istante, un leggero sorriso che le si allargava piano sul volto mentre leggeva con calma ogni parola, più volte. Si chiese se fosse il caso di rispondere ma la donna rimaneva una di poche parole e preferì lasciare una leggera carezza sulla testa della civetta, recupera la sua borsa e il suo scialle al volo e fiondarsi da Jason prima ancora di rispondere.
    Avrebbe quindi bussato piano alla porta del negozio, il fiato vagamente corto, passandosi una mano tra i capelli per non sembrare una pazza o una scappata di casa, preparando un leggero sorriso per quando Jason le avrebbe aperto.


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    Kàra Onfroy
    Docente Magia Verde

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    parlato - pensato- ascoltato
    Nella sua vita Kàra non aveva mai avuto un interesse amoroso, non uno che valesse la pena di essere chiamato tale. Non aveva avuto un vero primo bacio, se non si contava un tentativo finito non troppo bene quando era ancora una studentessa, e non aveva mai avuto una relazione fatta e finita. Con nessuno. Le ragioni che l’avevano spinta per la via della solitudine, almeno dal lato amoroso, erano parecchie e la maggior parte risiedevano nel fatto che non si reputava una portata per le interazioni umani e il suo interesse era sempre stato calamitato dalla natura e dallo studio. Non era facile pensare di dedicarsi ad una relazione quando la maggior parte del suo tempo lo passava nel bosco, circondata da animali, e quando aveva a stento tempo per sé stessa in alcuni periodi dell’anno. Aveva sempre qualcosa con cui tenersi occupata: se non stava aiutando suo padre al forno era impegnata con delle medicine o a curare qualcuno o a coltivare e raccogliere nuove erbe, e da quando aveva cominciato ad insegnare ad Hidenstone la sua vita si era riempita ancora di più.
    Non era infelice per quella scelta, d’altro canto a lei piaceva stare da sola e per certi aspetti la sua stessa compagnia era una scelta facile, sicura: si conosceva bene, ormai, non era quindi spronata a cercare sicurezza o altre preoccupazioni fuori dalla sua bolla. Era piuttosto divertente come lei e Jason fossero simili, contenti della loro vita solitaria al fianco dei loro animali da compagnia, e come al tempo stesso stessero riscoprendo il piacere di non essere sempre soli, sopratutto non in una situazione come quella ma d’altronde Kàra aveva apprezzato la compagnia di Jason anche nella cornice famigliare e piacevole di Denrise…!
    Kàra era affezionata alla sua indipendenza, comunque, e le faceva strano sentirsi così tanto a suo agio con Jason, che sulla carta era ancora uno sconosciuto...o forse no? Di certo l’uomo sembrava avere un’idea ben precisa delle donne, un aspetto che la docente aveva già notato e che la faceva sorridere senza provocarle alcun fastidio, anzi. Si ritrovò a lanciargli un’occhiata gentile e intenerita alla sua assunzione, intuendo che avesse riprovato a proporre una tisana perché immaginava la donna non fosse tipo da birra. “Sono cresciuta a Denrise, non potrei mai dire di no ad una buona birra da Jonathan.” gli rispose serena e tranquilla, con non chalance, e in effetti per quanto le tisane fossero una delle sue bevande preferite, la birra era qualcosa che apprezzava parecchio, sopratutto nelle serate d’inverno quando la taverna di Jonathan profumava di alcool, stufato e legno bruciato.
    Una parte della sua mente era ancora occupata dal fiore, ma doveva ammettere che la presenza di Jason era, oltre che confortante, anche totalizzante: in quell’istante pensare solo a lui, concentrarsi sulla sua voce, sul suo profumo e sulla sua presenza era naturale come respirare. Era famigliare ma non solo, aveva anche quel lato di mistero e imprevedibile che ogni persona in parte sconosciuta ha, o forse ogni persona e basta visto che Kàra credeva nell’imprevedibilità di ogni individuo. Lo guardò interessata quando cominciò a parlare dei suoi esperimenti, sorpresa nel sentirgli dire qualcosa del genere. “Davvero? Non ne sapevo nulla, ho dedicato parecchio tempo allo studio di questo esemplare, lo ammetto, ma ho sempre escluso la possibilità di ricreare un ambiente simile sull’isola.” ammise, mostrandosi colpita sia da quell’interesse in comune sia per quella notizia che per lei risultava piuttosto sorprendente. Annuì alla sua domanda. “Assolutamente, sono passati anni da quando me ne sono occupata e ho tralasciato parecchi aspetti.” ammise, per poi cercare di non tramortirlo con chiacchiere sulle sue riflessioni, seguendo il flusso del discorso ovunque Jason volesse portarlo.
    Alla sua domanda accennò un lieve sorriso. “Domattina presto? Allora direi che siamo fortunati, era il mio stesso piano!” ammise, scoprendosi molto più contenta e sollevata del previsto di avere Jason come compagno di volo.
    La sua mano sulla schiena si mostrò una presenza piacevole, un calore confortante che riuscì a protrarsi per parecchi minuti e che anzi sembrò trovare un posto nello stomaco di Kàra, piantandosi come un seme sottopelle. Abituata com’era ad essere sempre sola, Kàra era da sempre convinta che quello fosse il suo destino, che avrebbe sempre dovuto guardarsi alle spalle e che tanto valeva imparare a farlo il prima possibile. Non aveva avuto un’infanzia facile, come molti dopotutto, e il suo modo per reagire era stato cercare di farsi le ossa da sola, provare a sopravvivere e quando aveva imparato none ra più riuscita a farne a meno. Poteva anche ammettere di aver evitato lei stessa i legami, alle volte, convinta di bastarsi da sola, perché dopotutto farsi proteggere da qualcun altro significava anche fidarsi, e lei non si sentiva mai del tutto pronta. Si fidava della Natura, credeva nel corso delle cose e nel suo equilibrio, ma gli esseri umani erano tutta un’altra cosa.
    Eppure in quel momento, con Jason alle sue spalle, così vicino e protettivo, non si sentiva a disagio o esposta o pronta ad andarsene, anzi si riscoprì interessata, piacevolmente sorpresa, pronta a rimanere così per ore e ore. Era bello sentirsi in quel modo accanto a lui e quando lo realizzò sentì le guance arrossire e il cuore aumentare i battiti. Perchè si sentiva come una liceale, tutto d’un tratto?! Lei non era così!
    Si riscosse all’improvviso alle parole dell’altro, voltandosi sorpresa e impiegando qualche istante a tornare sulla terra. Rispose senza nemmeno rendersene conto, annuendo e accennando un sorriso più luminoso del solito. “Molto volentieri.” replicò di botto, forse con fin troppo entusiasmo, costringendosi poi a dirigere meglio il tiro. “Mi piacerebbe molto, lo trovo ancora un ambito di studio interessante e prolifico e mi piacerebbe aiutarti, se la cosa ti fa piacere.” ammise con sincerità, ed era difficile nascondere quando quella proposta l’avesse fatta felice.

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    Kàra Onfroy
    Docente Magia Verde

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    parlato - pensato- ascoltato
    Si rendeva conto che Denrise, ad un occhio estraneo, poteva sembrare un’isola piuttosto spoglia, per quanto immersa nella natura si rendeva conto che lì il clima era duro e così lo erano anche molti dei suoi abitanti. Molti denrisiani erano impegnati nella caccia e nelle attività legate al mare e alle sue creature, non si poteva dire che fossero un popolo pacifico per quanto le loro guerre avessero sempre ragioni ben precise e non fossero mai mosse dal caso. Kàra stessa aveva le mani macchiate di sangue dalle precedenti avventure, tutte iniziate e portate a termine per un obiettivo che considerava positivo ma questo non toglieva importanza o criticità a quel che si era ritrovata a fare.
    Non si sarebbe reputata impeccabile o innocente, anzi si sentiva in parte in colpa per tutto quello che aveva fatto, le faceva male pensare a quanto si trasformasse quando era in battaglia ma non era il momento per pensarci.
    In quel momento i lavori manuali la tenevano impegnata abbastanza da non farla pensare troppo, il che era una benedizione in quell’ultimo periodo. Così come lo era anche Andrew, sotto certi punti di vista, l’occasione perfetta per pensare a qualcosa o qualcuno che non fosse legato a quel che aveva vissuto. Era felice di vederlo, in realtà, ma comunque sorpresa che fosse comparso così, dal niente. Era vero, il ragazzo le aveva già detto che avrebbe voluto passare del tempo con lei, dopo il loro primo incontro, e non le dispiaceva l’idea di rivederlo, era solo una persona molto più chiusa e riservata dell’altro, almeno a primo acchito.
    Non mancò comunque di sorridergli, cordiale, ignorando le occhiate del padre che di certo non si aspettava quel tipo di visita. Dopotutto Kàra era sempre stata una ragazza sulle sue, non aveva molti amici ed era raro che ricevesse visite, ancora di più non annunciate.
    “Non preoccuparti, non è di certo un problema, sono felice che tu abbia avuto tempo per passare a trovarmi solo...non me lo aspettavo!” ammise impacciata, pulendosi le mani sul grembiule e togliendoselo poco dopo, con calma. Non era entusiasta ma solo perché non faceva parte della sua persona mostrarsi particolarmente emotiva, in realtà era davvero felice di vederlo lì. Lo vide adocchiare dei biscotti al cioccolato e ne mise alcuni in un sacchetto, insieme altri ad alla lavanda fatti da lei e qualche altro alle mandorle. “Mi occupo solo di alcune preparazioni ma sì… hai già fatto colazione? Tieni, puoi assaggiare qualcosa.” propose allungando il sacchetto ad Andrew per poi rivolgere un leggero sorriso alla donna che stava dietro al bancone e a suo padre, che comparve dalla cucina in tutta la sua statura alla quale Kàra lanciò un rapido saluto. “Il forno è di mio padre.” spiegò con gentilezza per poi recuperare il proprio cappotto. “Possiamo andare a fare una passeggiata, avevo quasi finito in ogni caso!” sorrise dolce, salutando il padre con un cenno.

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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    G
    li studenti avevano ricevuto, qualche ora prima, una lettera elegantemente scritta a mano che aveva fatto la comparsa sulle bacheche di ogni Sala Comune. La docente ora se ne stava in piedi accanto a Morrigan, la schiena dritta, le mani allacciate in grembo e un sorriso leggero, appena accennato, sul viso, ascoltando a sua volta il docente mentre passava lo sguardo sugli studenti presenti. Tutti quanti avrebbero potuto trovare strano il suo abbigliamento, non tanto per lo stile -Kàra indossava spesso corsetti e abiti con materiali naturali, di fattura tutt’altro che moderna – ma perché aveva con sé anche una borsa da viaggio, non troppo grande ma capiente abbastanza da contenere erbe, alcuni pesanti volumi e qualsiasi cosa potesse occorrere per un viaggio come quello.
    Fece un breve cenno in direzione di Morrigan, non appena le concesse la parola, annuendo piano.
    “Il Docente Maverick ha ragione, quella che ci troviamo a dover affrontare oggi è una situazione fuori dalla norma. Ci tengo però a ricordare a tutti i presenti che se siete qui è perché avete tutte le competenze necessarie per fare un ottimo lavoro ed entrambi crediamo nel vostro potenziale.” iniziò, facendo un paio di passi avanti ma rimanendo comunque sulle sue, vicina solo a Morrigan. “Negli ultimi giorni molte isole sono state colpite da una violenta tempesta. Noi e Denrise siamo stati risparmiati ma ci sono diversi luoghi che non possono dirsi ugualmente fortunati. In particolare oggi vi porteremo in un territorio che è stato oggetto di questa catastrofe, abbastanza da danneggiare alcune gabbie e rifugi destinati a creature magiche in pericolo. Chi segue le mie lezioni ha ormai avuto modo di capire più che bene come, alle volte, sia necessario fornire agli animali luoghi sicuri dove stare, e il fatto che ne siano ora sprovvisti desta preoccupazione e crea non pochi problemi. Vi chiediamo quindi di utilizzare le vostre competenze per risolvere il problema ma venite, capirete molto meglio di cosa stiamo parlando una volta sul posto.” spiegò cercando di essere sintetica ma chiara. Lanciò un’occhiata a Morrigan e si lasciò scappare un mezzo sorriso alle sue parole, scuotendo piano la testa e lasciando che gli studenti la precedessero, chiudendo la fila.
    “Spero che non abbiate gusti troppo sofisticati…!” commentò solo.


    ***

    L’aria calda avvolse anche lei, rendendole quasi difficile che lì ci fosse stata davvero una violenta tempesta solo qualche tempo prima. Ora il cielo era terso, l’aria umida, ma sapeva bene che la Natura, alle volte, era solo molto brava a nascondere i problemi che lei stessa causava, sempre in cerca di un suo equilibrio. Sorrise gentile ai due ragazzi che li accolsero, rivolgendogli un breve cenno per poi concentrarsi sugli studenti per controllare che stessero tutti bene e che non avessero sofferto troppo nell’uso della Passaporta.
    Di fianco a Lady Bunny si trovava un ometto ben piazzato ma dalla statura contenuto, il viso coperto in parte dagli occhiali e per il resto da un cappellino da escursionista che sembrava aver passato momenti migliori. Sulle spalle portava un capiente zaino, dal quale spuntavano svariate mappe, cannocchiali, strumenti dal dubbio utilizzo e qualsiasi cosa un esploratore poteva pensare di voler utilizzare.
    “Buo-Buongiorno a tutti! O sarebbe meglio dire Buon Salve? Forse...ehi? Direi che ehi può andare.” cominciò a dire, cercando di nascondere ogni imbarazzo dietro un sorriso incerto e farsi coraggio a continuare a parlare, anche se sembrava evidente fosse molto più abituato allo studio e a “parlare” con creature magiche che con esseri umani. “I-io sono il Professor Langford, lavoro qui sull’isola e-…” aveva cominciato, ma questa volta fu Kàra stessa a interromperlo, con un sorriso tiepido, forse per salvarlo da un’attività come quella della conversazione che lui non sembrava proprio adorare e che lo stava facendo sudare ben più del necessario. “Il Professor Langford è uno degli scienziati che ha contribuito alla clonazione e allo studio della maggior parte delle creature che si trovano in questo luogo. Potete considerarlo a vostra disposizione nel caso ne abbiate bisogno, ma non è l’unica persona a cui potete chiedere aiuto. In base al percorso che sceglierete, troverete studenti più grandi di voi ad accogliervi, probabilmente volti famigliari siccome si tratta di altri studenti dell’Accademia. Vi chiediamo di non indulgiare nel caso abbiate bisogno di supporto, non si tratta di una gara ma vi chiediamo di fare davvero del vostro meglio per aiutare queste povere creature. Hanno bisogno di voi.” concluse, facendo un’occhiolino al Prof. Langford, che replicò con un sorriso riconoscente mentre si asciugava il sudore con un fazzolettino di cotone tirato fuori da chissà dove.


    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
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    Benvenuti anche da parte mia a questa lezione in compresenza <3
    Trovate la maggior parte delle informazioni nel post precedente, di Morrigan, aggiungo solo un paio di cose.
    Lady Bunny e Il Professor Langford rimarranno alla spiaggia con Kàra e Morrigan, potete rivolgergli qualche domanda o qualche curiosità nel caso ne abbiate bisogno prima di partire all'avventura.

    Scegliete liberamente uno dei 4 percorsi e decidete voi se farvi accompagnare da uno degli 8 PNG disponibili che trovate elencati qua sopra <3

    Per qualsiasi domanda contattatemi pure in privato, vedrò di rispondervi il prima possibile <3

    Scadenza: 8/01/2021 ore 23.59
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    Kàra Onfroy
    Docente Magia Verde

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    Casa. Jason in quel momento rappresentava un pezzo di Denrise, la sua casa, trapiantato per un qualche miracolo divino nel bel mezzo della California, e investì Kàra con tutta la sua presenza, trascinandola all’istante in una bolla confortante e piacevole, un sospiro di sollievo in mezzo a quella folla di gente sconosciuta che le sembrava tanto diversa da lei.
    Era vero, la Docente era sempre stata affascinata dai Babbani come da qualsiasi altra specie animale, era incuriosita dal loro processo evolutivo, dal modo in cui reagivano al mondo circostante e si adattavano al mondo che cambiava intorno a loro. Non si trattava nemmeno di condividere o meno il loro modo di vivere, avrebbe avuto parecchio da commentare soprattutto sul loro conflittuale rapporto con la Natura e il pianeta che li ospitava, ma sapeva bene che interferire non era possibile e non era il caso di dare delle dritte su come reagire. Era più che altro deformazione personale, per lei era normale osservare le creature a distanza, studiarle, ma non era la stessa andare in mezzo a loro e fingere di farne parte.
    Era sempre andata fiera del suo essere denrisiana, nonostante tutto: molti avrebbero potuto pensare che non fosse così, che dopo tutto quello che le persone avevano detto di lei, alle sue spalle ma anche direttamente in faccia a lei, avrebbe detestato quel posto ma non era così. Forse si era legata tanto all’isola perché non aveva radici vere e proprie, non aveva una famiglia a cui pensare o nessun altro posto da chiamare casa che non fosse Denrise, ma qualunque fosse la ragione lei era convinta che non fosse solo emotiva. L’isola era una dei pochi posti che avesse mai visto con un equilibrio così perfetto tra uomo e natura, rimasta quasi intoccata dal tempo, come se fosse ferma in una bolla da secoli. Lì le tradizioni erano ancora forti, così come il legame con gli dei, e quella consapevolezza sembrava riempire anche l’aria, rendendola ben diversa da quella della California o di qualsiasi altro posto. Non era solo l’inquinamento, era qualcosa di più profondo, che anche lei faticava a spiegare a parole.
    Il solo fatto che Jason portasse quella sensazione con sé bastava a spiegare quanto si trattasse di qualcosa di ben diverso da un legame affettivo con un posto, era qualcosa di più. Ed era confortante poter respirare quella sensazione anche lì, in un posto dove fino a qualche istante prima si sentiva così a disagio. Il sollievo la portò ad aprirsi in un sorriso istintivo, caloroso, molto più evidente del solito mentre incrociava i suoi occhi, lasciando che quel senso di famigliarità la invadesse e alleviasse gran parte del suo disagio. Di fronte a quell’omone di due metri e più Kàra non si sentiva minacciata ma anzi al sicuro. Era anche vero che lo aveva visto combattere, aveva cominciato ad abituarsi al suo modo di fare, alla sua voce e alla sua presenza, una sensazione nuova per lei che aveva ben pochi amici per non dire nessuno e non era abituata ad avere intorno qualcuno e sentirsi così bene.
    Ricambiò quindi il suo sorriso, palesemente sollevata ed entusiasta della sua presenza. “Hai ragione, non avrei mai pensato di trovarti qui… Sì, sono qui per questo, anche tu immagino! Uno spettacolo imperdibile…” buttò lì, sentendosi comunque sciocca ad aver appena detto qualcosa di così scontato. Perché diavolo di ragione quando era di fronte a Jason le sembrava sempre di dire cose banali o fuori luogo?! Certo che era lì per quello, chiunque avrebbe intuito che solo quello spettacolo avrebbe potuto attirarla così lontana da casa, e sospettava che anche per l’altro valesse lo stesso ragionamento.
    Per lei non era un problema, ma le bastò qualche secondo per notare le occhiate e i bisbigli che Jason stava generando, con la sua imponente presente, di certo fuori dagli standard Babbani, ma cercò di non prestarci troppa attenzione e si affrettò ad annuire, tranquilla, alla sua domanda, di certo non intenzionata a farlo sentire ancora più a disagio. “Sono sola, sono partita all’ultimo minuto… e tu invece?” domandò con delicatezza, cercando di non indagare troppo ma al contempo di sondare la situazione a sufficienza da capire come stavano andando le cose con Philipp, magari, o in generale se Jason fosse lì anche per altre ragioni aldilà dello spettacolo.

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    Kàra Onfroy
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    Aveva pensato spesso a Jason nell’ultimo periodo, per nessuna ragione in particolare. Ricordava con piacere il loro ultimo –e anche primo- incontro, l’atmosfera calda e famigliare che aveva percepito, come si era sentita a parlare con qualcuno che le risultava così affine e vicino alle sue idee. Si era chiesta perché non si fossero incontrati prima, come avessero fatto ad evitarsi per anni e non incontrarsi se non in una circostanza così spiacevole.
    E poi c’era stata una nuova missione, la quasi perdita di Philipp… aveva dedotto da solo che probabilmente anche a Jason serviva tempo per riprendersi, che poteva voler aiutare il cacciatore –si sarebbe fatto aiutare? Ne dubitava- a rimettersi in sesto e che di certo se avessero avuto bisogno del suo supporto l’avrebbero cercata. Finiva sempre così: le sembrava alle volte di trovare sempre scuse per isolarsi, per starsene fuori dai giochi, anche se lo faceva davvero con le migliori intenzioni e non certo per tenere tutti lontani. Semplicemente Kàra era molto più brava ad essere un appoggio che la protagonista, non le piaceva attirare l’attenzione o imporsi nella vita degli altri, preferiva invece aspettare il momento giusto per fare qualsiasi cosa.
    Era raro quindi che lei si imbarcasse in un viaggio simile, una di quelle avventure per cui era difficile trovare il “momento giusto”, ancora di più per una abitudinaria come lei. Si era affezionata alla sua routine, ai suoi piccoli rituali in Accademia o nella bottega di suo padre, sempre uguale in modo piacevole e confortante. Soprattutto dopo una missione come l’ultima che aveva affrontato era sicura che ritornare alla sua vita di sempre l’avrebbe aiutata ancora di più a tornare in sé e rimettersi in carreggiata, e quando aveva capito che invece non stava funzionando era rimasta spiazzata.
    Aveva bisogno di qualcosa che le riempisse la testa, che la tenesse impegnata, e la sua routine era troppo famigliare e ripetitiva perché potesse aiutarla a distrarsi. E così era arrivata a capire che cambiare ambiente dall’oggi al domani avrebbe potuto aiutarla a staccare la spina del tutto, anche solo perché le avrebbe riempito la testa di pensieri e preoccupazioni che in genere non aveva. Aveva ragione, se non altro, e una volta che era arrivata in California aveva avuto ben poco tempo per pensare a qualcosa che non fosse come sopravvivere a quel mare di gente.
    Denrise l’aveva abituata a strade tranquille, anche nei giorni più affollati era sempre possibile trovare un angolo di pace, cosa che nel suolo Babbano sembrava invece improbabile. Come facessero le persone a correre ovunque, sempre prese da un telefonino piuttosto che da qualche altra diavoleria tecnologica proprio non riusciva a spiegarselo. E anche adesso, di fronte ad uno spettacolo così particolare, la maggior parte delle persone era nascosta dietro uno schermo, più impegnata a fare fotografie che a godersi quel che stava accadendo.
    La sua riflessione sul genere umano e sul progresso l’aveva estraniata da tutto e tutti almeno per un po’, gli occhi comunque incollati sul fiore imponente, abbastanza distratta da farla sussultare quando sentì qualcuno toccarla e parlarle così da vicino, il cuore che mancò un battito perché il suo istinto riconobbe la voce prima ancora di lei.
    “Jason?” domandò incredula, trovandosi di fronte il sorriso dolce dell’altro non appena si voltò che la portò a ricambiare, palesemente sorpresa e presa in contropiede. “Anche tu qui?! Chi lo avrebbe mai detto!”


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    Kàra Onfroy
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    Non era facile trovare persone come Andrew, soprattutto tra persone non nate direttamente a Denrise e che quindi difficilmente potevano condividerne gli ideali e la visione. Di certo non aveva mai avuto a che fare con un mago nato e cresciuto fuori dall’isola che sembrasse così in sintonia con la natura che lo circondava, e per quanto per la strega non fosse difficile ricordare chi la colpiva, avevo ripensato al ragazzo diverse volte quando era tornata nel bosco.
    Kàra non era una che si affezionava così, da qualche occhiata, ma era una persona empatica e attenta, che coglieva spesso dettagli e sfumature che ad altri sfuggivano ed era affascinata dagli esseri umani in generale, magici o no. Aveva avuto a che fare con i Babbani ben poche volte nella sua vita, eppure ne aveva studiato usi e costumi ogni volta in cui ne aveva avuto occasione e si reputava una studiosa interessata e puntuale, sempre attratta dalle novità e curiosa abbastanza da cercare di comprendere sempre un po’ di più della loro cultura, seppur ben lontana dalla sua. Da un lato era profondamente legata alla tradizione, agli dei, alle credenze denrisiane, e dall’altra era attratta dal progresso, o quantomeno dagli uomini e dal loro modo di evolversi.
    Trovava le persone, di qualunque tipo, genere o provenienza, sempre molto interessanti, sotto molti aspetti: un po’ come provava affetto e curiosità verso le creature che incontrava, provava gli stessi sentimenti anche per le persone che incrociava ogni giorno e non poteva evitarsi di provare un certo affetto verso tutti coloro che risultavano diversi, a loro modo. Beh diciamo pure che la lista era un piuttosto lunga, e che Kàra finiva spesso per trovare tutti quanti interessanti a loro modo, anche se poi il suo carattere le impediva di risultare sempre amichevole o alla mano.
    Si stava impegnando per uscire dal suo guscio, per cercare di essere un po’ più espansiva, più disponibile e adattarsi meglio alle situazioni, cercando di andare oltre i suoi limiti e farsi avanti. Aveva conosciuto addirittura qualche collega, fatto “amicizia” – più o meno- con alcuni dei suoi compagni di avventura e quando aveva accettato l’invito di Andrew poteva ammettere di esserne stata sorpresa lei per prima.
    Certo, non che quell’invito si fosse mai concretizzato, era stata più una proposta casuale, ma le tornò subito alla mente quando sentì una voce famigliare provenire dall’ingresso del negozio. Non capitava di rado che, soprattutto nel weekend, Kàra aiutasse il padre alla bottega, un po’ perché l’uomo cominciava d essere anziano e un po’ per puro e istintivo piacere. Anche se le persone di Denrise ancora le lanciavano strane occhiata, di tanto in tanto, alla ragazza non dispiaceva avere a che fare con i clienti e occuparsi del pane e anzi era diventata ormai un’usanza imprescindibile.
    Corrucciò le sopracciglia nel sentire Andrew chiedere di lei e si sarebbe quindi sporta dalla cucina del panifico, lì dove lavoravano il pane e lo infornavano, un grembiule legato in vita e le mani infarinate. “…Andrew?” avrebbe chiesto quindi, con un mezzo sorriso stupido ma tranquillo dipinto sul viso.

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