Creep

Kàra

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Finalmente una notte senza nubi, né pioggia, né vento. Era una di quelle notti in cui si vedeva ogni singola costellazione puntinare il manto nero del cielo.
    Jason aveva chiuso tardi, ma non aveva alcuna voglia di tornare a casa. Seth aveva deciso di andare a dormire da Joanne, forse perché aveva compreso le intenzioni del druido di rimanere fuori quella notte.
    Jason aveva indossato uno dei suoi mantelli con il bordo impellicciato, non era reale quel pelo, sintetica per mantenere il suo buon cliché di non ammazzare alcun animale per potersi creare qualcosa di caldo. Eppure, abbracciato da quel tessuto sentiva che il freddo non si sarebbe avvicinato più di tanto.
    Voleva godersi un po' di tranquillità, cosa che nell'ultimo periodo, con l'arrivo imminente del Natale, sembrava non arrivare da nessuna parte, preso com'era da quegli Inglesi che continuavano ad entrare ed uscire dal suo negozio per comprare piantine di cui non avrebbero nemmeno più ricordato il nome, una volta usciti dalla bottega.
    Non capiva perché si ostinavano a fare regali che poi non sarebbero stati sfruttati per la loro bellezza e la loro reale funzione, eppure portavano soldi e questo a lui non dispiaceva mica.
    Dopo aver attraversato la boscaglia e aver raccolto qualche legno qua e là infilandolo nella sua sacca espansa, ecco le sponde del lato del lago che volgeva a Denrise. Era un paradiso unico, non toccato dalle stupide mani umane, rimasto racchiuso nella bellezza naturale che lo caratterizzava. Lo specchio d'acqua rifletteva le luci delle stelle che brillavano su di lui.
    Jason iniziò a posizionare un circolo di pietre, affinché al centro potesse ergere le basi per un falò, quindi mosse la bacchetta e lasciò fuoriuscire una fiamma che iniziò a dar vita a quello che era un piccolo focolare che avrebbe donato un po' di calore all'aria circostante.
    Quindi si sedette a guardare verso l'alto, con un ginocchio piegato e i gomiti che reggevano il peso del proprio busto.
    Era una pace, un riallineamento dei chakra quasi necessario dopo una lunga giornata di lavoro. Eppure sentiva qualcosa che mancava, sentiva che c'era quel non so che per cui da diverso tempo provava un senso di disagio.
    Non riusciva a spiegarsi questa sua sensazione, anche perché - per quanto ci provasse - non era bravo a leggere gli altri, figurarsi se stesso.
    Jason K. Byrne

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    Macché davero?!
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    Druido, Speziale

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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    "A
    veva sempre trovato che le notti di luna piena come quella donassero al mondo intero un aspetto diverso. Era un'assidua frequentatrice della foresta, la conosceva meglio delle sue tasche, eppure in notti come quelle la luce soffusa della luna regalava ad ogni ombra, ogni sentiero, ogni anfratto un aspetto nuovo.
    Trovava rilassante il silenzio magico che si insinuava tra gli alberi, estendendosi anche al lago che brillava di riflessi argentei, tranquillo e rassicurante come sempre. Kàra si dilungava spesso in passeggiate in solitaria, intoccata da qualsiasi genere di pericolo, in parte perchè capace di difendersi e in parte perchè si sentiva troppo al sicuro tra quelle fronde e quei licheni per potersi davvero sentire esposta o debole.
    Dopotutto lei con la solitudine ci aveva fatto amicizia anni prima, era qualcosa che faceva parte di lei come il suo amore per la natura o la sua naturale empatia, e non riusciva a trovare strano o preoccupante l'andare sempre in giro da sola, con eccezione fatta per Metcalfe. Eppure nell'ultimo periodo quella solitudine aveva cominciato a diventare meno scontata, una scelta meno immediata: si era ritrovata ben più di una volta a ricercare compagnia, e sospettava che anche vivere ad Hidenstone avesse aiutato la sua asocialità, spingendola oltre i suoi stessi limiti.
    In parte era anche merito di Jason, si ritrovava spesso a pensare a lui e a quanto fosse strano il loro rapporto: si erano conosciuti in una situazione abbastanza pericolosa da avvicinarli in modo deciso e rapido, eppure anche dopo quello che era accaduto avevano continuato a incrociarsi, più o meno volontariamente. Ormai non passava giorno senza che non pensasse alla possibilità di fermarsi nel suo negozio, e non era sempre facile convincersi che non era il caso di tediarlo troppo.
    D'altra parte era difficile non pensarlo quando notava i Fiori di Luna schiudersi lentamente illuminati dalla luce argentea, o quando sistemava i suoi cristalli con cura perchè potessero ricaricarsi a dovere. Se non fosse stato quasi inverno si sarebbe azzardata a fare anche il bagno nel lago, come era abituata a fare nelle stagioni più calde. Comunque si spinse sulla riva, immergendo i piedi nudi e godendosi l'aria frizzantina, fino a che il vento leggero le portò alle narici l'odore di legna bruciata e fuoco caldo, non troppo distante. Non era solita avere compagnia in notti come quella, per questo non potè trattenersi dallo spingersi nella boscaglia, ancora a piedi scalzi, fino a individuare la sagoma ormai famigliare di Jason, che riconobbe senza alcuna esitazione forse prima col cuore che con la mente.
    <b> "Avrei dovuto aspettarmi di trovarti qui."
    esordì con un sorriso dolce e non molto sorpreso.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars


     
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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Amava i laghi perchè era nella loro natura non mostrare quanto tumulto ci fosse dentro di loro. Erano uno specchio d'acqua perfetto che se smosso un po' di più, potevano portarti verso il fondo, senza mai più riuscir a far ritorno. Ci si rivedeva spesso, in quella distesa pacata d'acqua, che gli somigliava come quasi niente in natura gli si era avvicinato così tanto. In quell'ultimo periodo, poi, aveva notato come non fosse semplice fare i conti con quello che aveva dentro, era come se ogni volta che ci provava, ne scappava lui stesso da solo, impaurito da ciò che vi avrebbe trovato. Ogni singola volta che si guardava dentro, vi rivedeva il volto dai lineamenti ben chiari di quella donna che aveva mosso passi, in punta di piedi, dentro di lui.
    Ne aveva pura, una dannata paura della quale non riusciva a scrollarsi il fremito di volerne rompere quelle barriere: Kàra. Quella donna che ogni singola volta che aveva incrociato la sua strada, aveva lasciato un pezzo di sé, prendendosi parte del druido, senza che lui nemmeno se ne accorgesse, per poi lasciarlo nuovamente a cercare di rimettere ordine nella confusione del tumulto che lei lasciava alle sue spalle, probabilmente senza neanche saperlo lei stessa.
    Ma la verità era che in quella confusione che si trascinava dietro, c'erano mille altri piccoli frammenti, forse la paura di veder l'altra sparire, così com'era successo con Claire quella volta che aveva osato di più era quella che premeva sulle spalle del druido, che si ritrovava a cercare di scacciare via ogni volta il pensiero della docente, anche quando era impossibile farlo, mentre sbocciavano fiori che avevano petali colorati come la porcellana che ne imperlava il viso.
    Non aveva parlato a nessuno di quello che Kàra suscitava in lui, quasi ancora troppo troglodita da pensare che fosse necessario parlarne con qualcuno per poter mettere chiarezza su questo punto. Aveva lasciato che la cosa cadesse nel fondo della sua mente, ben consono di non poterla ricacciare per chissà quanto tempo.
    E il tempo, proprio lui, sembrava volersi divertire proprio quella sera, dove quella sensazione di mancanza rendeva quel lago un pensatoio dove immergerci ogni singolo concetto assillante.
    Il nocciola era fisso sulla riva del lago, quando in lontananza a Jason parve di scorgere la linea che disegnava il corpo della protagonista. Non poteva essere, stava solo cadendo nell'inganno della sua stessa testa. Cercò di prendere un respiro e ripristinare quella certa meditazione, seppur l'occhio cadeva sempre in quella direzione. Calò le palpebre, quasi a voler chiudere il sipario su quella che lui credeva fermamente essere un ologramma della sua stessa mente, quando anche l'olfatto sembrò voler giocare con lui, ricordando quel profumo di...casa. Lo stesso che aveva provato quella volta che si erano incontrati fuori dal loro villaggio.
    Il frusciare delle foglie e del manto che i piedi di lei crearono, fu quasi un modo per abituare Jason all'idea che forse non fosse tutta una stupida illusione, seppur ancora non credeva. Ma la sua voce, quel suono di straordinaria melodia e serenità, gli giunse all'orecchio con calore assai più forte di quello che la fiamma generava ardendo. Riaprì le palpebre e volse a lei sguardo, trovandola quasi eccezionale, ninfa del lago di una qualche popolazione a lui sconosciuta, quel pallore che la rendeva una bambola di porcellana, ma di cui sapeva avesse il cuore impavido da affrontare per lui anche combattimento strenuante come aveva fatto in passato.

    «Allora sei reale...»

    Ne fece scivolare quel suono roco, senza preoccuparsi di schiarire la propria voce o di renderla più presentabile, gutturale e cavernosa, quasi provenisse dalle viscere della terra stessa. Sotto quella barba le labbra si piegarono in uno strano sorriso, melanconico quasi, ma che portava sfumature di un pensiero che si faceva sempre più vivido. E quella sensazione di mancanza, iniziava a diminuire stranamente.
    Lentamente, quasi timore a rompere quell'aria che passava tra loro, allungò una mano grande porgendola a palmo aperto verso lei, così - se l'avesse afferrata - avrebbe fatto accomodare l'altra al suo fianco, in un nuovo contatto ritrovato.

    «Forse una parte di me, sperava di incontrarti...»

    Non c'era bisogno di nascondere, perché ogni parola che veniva fuori, strappava via quel fastidio di assenza che aveva provato, fin quando non aveva sentito la sua voce così vicino, come se risvegliato dal profondo degli abissi. Le nocciole ne accarezzarono il volto, ogni lineamento, ritrovandolo esattamente al proprio posto, soffermandosi su quegli occhi che parlavano alla propria anima.
    Jason K. Byrne

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    |Kàra Onfroy| Docente Magia Verde



    "N
    on era abituata all’idea di avere compagnia, aveva basato la maggior parte della sua vita sulla convinzione di dover abbracciare la solitudine ed era difficile, dopo anni, lasciarla andare. La maggior parte dei suoi rituali, delle sue abitudini, contavano sul fatto che sarebbe stata sola, in silenzio, pronta a seguire tutto con attenzione e con i giusti tempi. Non che non avesse mai valutato la possibilità di avere compagnia, ma non era mai stata un’esigenza primaria: Kàra non era una donna mondana, conosceva molte persone e poteva dire di avere parecchi amici, ma non andava mai oltre e sembrava quasi non avere mai tempo per cercare qualcosa di più.
    Dava sempre tutta se stessa nelle relazioni, questo era vero, ma forse era meglio dire che non ci fosse mai stata occasione per una relazione vera e propria. Le storie sentimentali che aveva avuto risalivano a molto tempo prima, abbastanza da essere diventati ricordi piacevoli ma nulla di più.
    Non era abituata a certe attenzioni, forse non sapeva nemmeno riconoscerle e per questo era convinta di non riceverne.
    Sicuramente non pensava di essere così importante per Jason, ma fu felice di vederlo lì nel bosco, tanto da sentire un ormai famigliare calore invaderle lo stomaco. L’uomo, imponente in modo rassicurante, non tardò ad invitarla a sedersi con lui e lei, avvolta nei suoi abiti chiari, i capelli lunghi sciolti, non ebbe dubbi nel seguirlo.
    Non riusciva a non provare fiducia, viscerale e sincera, nei suoi confronti: avevano vissuto assieme una delle avventure peggiori della sua vita più recente, e dopo quel che aveva visto provava più senso di protezione nei confronti dell’altro piuttosto che diffidenza.
    Eppure sapevano così poco l’uno dell’altro che razionalmente si sentiva quasi sciocca: come poteva davvero apprezzare così tanto la sua compagnia se sapeva a malapena il suo nome e qualcosa della sua storia personale? Conosceva ormai a menadito la sua bottega e il suo cane, ma questo non faceva di lei una sua conoscenza intima, e d’altra parte non voleva nemmeno risultare troppo invadente o inappropriata nel fare le domande sbagliate.
    Aveva la sensazione che Jason non fosse così forte e sicuro come sembrava, e forse era quel lato di lui che apprezzava di più, anche se meno visibile: apprezzava l’idea di poterlo proteggere, nonostante da fuori sembrasse di certo il contrario.
    <b> “Davvero? Non sapevo saresti stato qui, altrimenti avremmo potuto accordarci.”
    replicò con naturalezza, per poi avvicinarsi a lui, sorpresa da quel contatto così intimo e improvviso ma al tempo stesso felice di sentire il calore di un’altra persona. Si era vestita con strati di lana pesante e aveva uno scialle spesso sulle spalle, ma nonostante tutto l’aria gelida le aveva arrossato il viso e non poteva evitare di sentire come l’inverno fosse sempre più vicino.
    “Comincia a fare davvero freddo.” commentò, salvo poi rendersi conto di quanto un commento simile suonasse sciocco in un momento come quello. Davvero non trovava niente di meglio da dire?
    “Come stai?” ritentò quindi subito dopo, cercando il suo sguardo fosse anche solo per assicurarsi della veridicità della sua risposta.

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
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