Posts written by Amelia Farley

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    Non sapeva nemmeno lei che cosa si aspettasse di preciso di causare presentandosi al ballo, per di più senza un cavaliere ufficiale. Per una così popolare, che era sempre stata circondata da galoppini pronti a muoversi ad un suo cenno, era difficile immaginare di andare ad un ballo scolastico da sola. Certo, si trattava solo di una formalità, nella sua testa lei stava andando lì per Nathan ma non era la stessa cosa di andarci con lui. Eppure aveva organizzato ogni dettaglio con il suo solo metodo, attenta ad ogni minima variabile e con tutta l'intenzione di mostrarsi al meglio delle sue possibilità, come sempre ma anche più del solito.
    Parker probabilmente non era consapevole di quel che aveva scatenato, ma dire ad Amelia che era arrivato ad odiarla e prometterle qualcosa di incerto, senza sicurezze, aveva fatto scattare nella ragazza un atipico -almeno per lei- senso di protezione. Non tanto verso l'altro, anche se in un certo senso era così, ma più che altro nei confronti del loro rapporto: se prima era stata lei quella che aspettava l'altro, che pretendeva di essere cercata, ora aveva intenzione di lottare più che mai per impedire a quella relazione così instabile di scivolarle tra le dita.
    Era un po' come se, nonostante si conoscessero da abbastanza ormai e fosse sicura di piacere a Nathan -non poteva davvero odiarla no?!-, avesse intenzione di conquistarlo di nuovo.
    Si era quindi infilata in un abito verde bosco, di pura seta, che lasciava la schiena completamente nuda e al quale aveva abbinato un morbido scialle bianco, giusto perchè solo le persone giuste notassero alcuni dettagli e anche per dare all'abito, altrimenti troppo semplice, un tocco di eleganza in più.
    Si era poi prodigata in un'acconciatura complessa di trecce, che lasciava solo alcune ciocce strategiche libere sul viso e il resto del capelli sciolti solo sulla schiena, a completare il suo outfit facendola sentire una principessa. Aveva optato per dei tacchi abbastanza alti da farla arrivare appena sopra le spalle di Nathan - e non poteva negare di aver fatto proprio quel calcolo- e aveva poi stipato tutto quanto in una tasca interna del vestito, ovviamente stregata con un incantesimo di Estensione per poter infilare tutto quello di cui aveva bisogno.
    Avrebbe fatto il suo ingresso nel corridoio che portava alla Sala Grande con una camminata felina, elegante e ben calibrata, cominciando da subito a guardarsi intorno alla ricerca di un paio di occhi di un nocciola ben specifico. Non aveva idea se Nathan sarebbe andato davvero, le aveva promesso niente certezze e niente come prima, sospettava quindi di doversi aspettare la sua assenza, nonostante una parte di lei fosse già convinta del contrario.
    Detestava le illusioni, detestava più che altro la sensazione che ne seguiva, quel senso di stupidità che la travolgeva ogni volta che si scontrava con la dura realtà: non sempre le cose andavano come avrebbe voluto, e malgrado si impegnasse perchè tutto andasse secondo i suoi piani, aveva lo stesso accettato i compromessi di Nathan come se niente fosse. E quel che era peggio era che non se ne era ancora pentita.
    Aveva intenzione di dirigersi verso i tavoli con il cibo e le bevande, alla ricerca di qualcosa di più sofisticato della cioccolata calda, ma venne interrotta nei suoi piani nello scorgere una zazzera castana che spiccava sulle altre. Non aveva trovato i suoi occhi ma il cuore di Amelia mancò comunque un battito prima di accelerare nel tempo, anche se avrebbe volentieri omesso di sentirsi così solo dopo aver visto il ragazzo da lontano.
    Si impose di non velocizzare troppo il passo, raggiungendolo comunque piuttosto in fretta, riuscendo però a non sbirciare sul suo telefono e accennare un mezzo sorriso. "Posso chiederti un ballo, Parker ?" avrebbe domandato, nascondendo in gran parte l'agitazione e la tensione per un eventuale rifiuto.
    Amelia Farley

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    Non era abituata a sentirsi dire dei "no", e nemmeno dei "forse" se per questo, piuttosto era abituata a vedere tutti ai suoi piedi e ad averla sempre vinta. Non che avesse sfruttato quel privilegio di recente, Nathan aveva nominato i suoi "pinguini" ma poi il discorso era dirottato altrove, così velocemente che non aveva nemmeno avuto il tempo o il modo di fargli sapere che, in ogni caso, non era successo niente, con nessuno, durante quell'estate. Non lo reputava nemmeno importante, non era sicura che tutto quello sfogo derivasse da della stupida gelosia, in genere lei si nutriva di quel tipo di sentimenti e cercava sempre di suscitargli negli altri, non era solita temerli.
    Tutto quello che aveva detto era vero, e in effetti anche il modo in cui aveva dato voce a quel che provava da mesi rispecchiava come si sentiva dentro: scossa, travolta da un mare di emozioni a cui spesso non sapeva dare un nome, e sopratutto fuori controllo.
    Aveva cominciato ad abbracciare quella parte di sè meno glaciale, più istintiva, cominciando dalla sua parte da lupo, giusto per avere un punto di inizio. Quell'estate le era servita anche a quello, ad accettare quella parte di se e cominciare ad abbracciarla, ma non significava che fosse pronta a fare lo stesso con tutto il resto.
    Aveva silenziato quei sentimenti proprio perchè non sapeva da dove partire con l'analizzarli, non aveva idea di dove potessero portarla, che conseguenze potessero avere, e ora che li aveva vomitati in faccia a Nathan si sentiva vuota e ancora più arrabbiata. Era come se ogni sua singola cellula tremasse leggermente, come se sentisse la necessità di muoversi, di fare qualsiasi cosa pur di trovare sollievo.
    Il bacio che li travolse entrambi fu un ottimo modo per cercare sollievo, per provare a grattare quella sensazione via di dosso, e si lasciò trascinare senza opporre resistenza. Ci mise del suo, sfogò la sua rabbia e il suo nervosismo in quello scontro di denti e lingua, senza trattenersi e uscendone senza fiato, gli occhi che inevitabilmente cercavano quelli di Nathan.
    Non avrebbe saputo classificare quel che provava una volta che furono distanti di nuovo, se quello era amore o qualcosa di simile aveva un sapore ben più amaro di quel che avrebbe immaginato. Così come erano amare le parole che Nathan decise di riservarle, provocandole un'altra ondata di nervosismo al centro del petto, mischiato a quella paura di cui si era già stancata. Avrebbe dovuto vivere sempre così adesso? Era arrivato il suo momento di avere paura di perdere qualcuno? I suoi pensieri, per tutta risposta, cominciarono ad accavallarsi in spirali contorte. "Ti ho dato tutta me stessa. Potrei trovare qualcun altro in un battito di ciglia. Sei proprio uno stronzo, perchè non mi hai cercata prima per dirmelo?"
    Eppure, per quanto strano, non diede voce a nessuna di quelle realizzazioni, anzi la voce le sembrò quasi di averla persa almeno fino a che non aprì di nuovo bocca, dopo essersi persa per qualche istante negli occhi dell'altro.
    Non era da lei accettare compromessi, nè tanto meno lanciarsi in qualcosa di così incerto. Sapeva di poter avere di meglio, era cresciuta in quella convinzione, eppure in quel momento non sentiva il bisogno di cercare nessun altro, anzi aveva voglia di capire che cosa intendesse Nathan, aveva bisogno di provare.
    "Dammi quello che hai, Parker." rispose quindi, e per quanto forse poteva non essere la risposta ideale era comunque un sì che valeva parecchio, ancora di più da parte di qualcuno che fino a qualche mese prima non avrebbe mai abbandonato le sue certezze per una promessa come quella. Per sancire la sua risposta si sarebbe tesa verso l'altro, cercando di incontrare di nuovo le sue labbra e ritrovare sollievo in un altro bacio tutt'altro che delicato e dolce.
    Amelia Farley

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    Se c'era una cosa che Amelia detestava essere quello era "banale e prevedibile". Era stata cresciuta con la convenzione di dover essere unica e irripetibile, una persona indimenticabile agli occhi di tutti, degna del suo cognome, e faticava ancora a staccarsi da quella visione di sè stessa. Per lei la maschera che si era creata era un vanto, non qualcosa di cui vergognarsi o un limite, ed era abituata a studiare chiunque avesse intorno al fine di "fare colpo".
    Non la reputava più nemmeno una forzatura, cercava sempre di cogliere i punti deboli o quantomeno le caratteristiche di chi aveva di fronte, giusto per assicurarsi di essere sempre un passo avanti a chiunque. Non che avesse dubbi in merito, era sicura delle proprie capacità e raramente arrivava al punto di metterle in dubbio, tanto che ogni processo era ormai inconscio, come se la sua mente ci tenesse a proteggerla dalla dura realtà dei fatti: Amelia Farley era umana esattamente come tutti gli altri.
    Ridacchiò di fronte a quella provocazione, segno che non aveva intenzione di lasciarsi scalfire da parole come quelle, per poi stringersi nelle spalle quando l'altro rise alla definizione di novellino. Non lo ricordava affatto, se si erano incrociati a lezione per qualche ragione lo aveva eliminato dalla sua memoria e le sembrava strano riuscire a dimenticare qualcuno dalla risposta così pronta. Certo, la sua attenzione era stata monopolizzata in modo imbarazzante nell'ultimo anno, e avrebbe incolpato senza fatica Nathan per quella dimenticanza, eppure non poteva essersi rimbecillita a tal punto da ignorare un tizio sveglio fino a quel punto. Lo avrebbe notato prima o poi no?!
    Inclinò la testa, incuriosita.
    "Non ti ho visto in giro, oppure ti sei mimetizzato molto bene tra tutti gli altri. Per essere uno non prevedibile non mi sei rimasto in testa." gli fece notare con leggerezza, come sempre provocatoria, mentre cercava di indagare in qualche modo su chi fosse. Non sapeva nemmeno da dove nascesse quell'interesse, in genere non le importava granchè della storia di chi aveva davanti, ma ora non poteva che essere incuriosita.
    Non era comunque incuriosita a sufficienza da provare interesse per i suoi malesseri, non aveva intenzione di cadere nella trappola delle domande personali e non voleva davvero sapere che cosa lo tediasse abbastanza da voler cominciare da capo.
    "Beh non conosci me, è già un buon inizio. Amelia Farley." colse l'occasione per presentarsi con un sorrisetto sornione, come se davvero non conoscere lei equivalesse a non conoscere nessuno, o quantomeno a non conoscere qualcuno di parecchio rilevante.
    Alla sua domanda rubò un altro morso del suo sandwich, per poi lanciargli un'occhiata di sfida. "Non ho bisogno di sorprenderti ogni secondo." replicò con la sua solita supponenza, come se avesse già fatto abbastanza per spiazzarlo, per poi studiarlo apertamente qualche altro istante prima di fare la sua deduzione. "Nessun altro avrebbe cominciato a parlarmi durante la pausa pranzo pensando di uscirne vivo. Apprezzo se non altro il tuo coraggio." concluse alla fine con sguardo divertito per poi fare qualcosa di davvero imprevedibile: gli tese il suo secondo sandwich, comunque meno imbottito del suo, con una leggerezza che quasi non le apparteneva, non con gli sconosciuti almeno. "Preferisco che non cominci a salivare sul mio." lo punzecchiò, giusto per condire la sua offerta.
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    Non si reputava una esperta di quelle cose e odiava abbastanza le commedie romantiche da non avere troppi riferimenti in merito, eppure le poche puntate di “Una mamma per amica” che aveva intravisto nella televisione di Ashley quando era più piccola le suggerivano che quel genere di confessioni, in genere, fossero meno arrabbiate e sofferte e più romantiche. Non che a lei del romanticismo fosse mai importato granché, e non si poteva sentire la mancanza di qualcosa che non si aveva mai avuto, giusto?
    Passata la sorpresa iniziale, che l’aveva lasciata immobile a fissare Nathan senza battere ciglio il suo esordio fu abbastanza prevedibile. “Sei un’idiota, cazzo.” pronunciò senza vergogna, gli occhi più lucidi e le guance che si coloravano di un rosa deciso. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, insultarlo, forse anche morderlo in quel momento e in un modo non troppo sexy. Come in tutte le cose Amelia non era tipo da compromessi, come lei vedeva spesso la vita in bianco o in nero, anche le sue reazioni -ancora di più dopo la trasformazione- erano sempre travolgenti, in positivo come in negativo. Era felice di quel che Nathan le aveva detto? Certo, il cuore le batteva all’impazzata nel petto e sentiva una sensazione allo stomaco che solo quello stupido Ametrin alto due metri poteva causarle, eppure non era quella l’emozione prevalente. Tutto quello che sentì montare fu rabbia, per come si era appena definito per lo più e per l’aver assunto ipotesi basandosi solo sul fatto che lei, proprio lei, con i sentimenti non era così brava come dava a vedere.
    In quel momento non pensò troppo a che cosa si potesse dedurre dalla sua prima frase, e non si trattenne dal dargli un pugno sul petto: Amelia era minuta, non avrebbe potuto fargli troppo male e per quanto lo colpì con decisione non come fa nemmeno ferirlo, dopotutto.
    Gallopin’ gorgons… tu pensi davvero che io avrei scelto di passare del tempo con te se non ti reputassi brillante, affascinante e dannatamente sexy?! Pensi davvero che avrei anche solo pensato di rivederti se non ti avessi ritenuto una delle persone migliori che abbia mai incontrato?!” ringhiò con rabbia, snocciolando una serie di complimenti senza nemmeno rendersene conto. Più parlava, più il nervosismo misto alla paura -innegabile- di averlo davvero perso cominciarono a farla da padrona, togliendole il fiato e anche quella lucidità che cercava sempre di mantenere. Cominciò a prenderlo a pugni più volte, con forza decrescente, mentre il cuore cominciava a rimbombarle nelle orecchie e qualche lacrima -di rabbia avrebbe detto lei- le segnava le guance.
    “Sei arrivato nella mia vita, mi hai incasinato la testa… non riesco a fare altro che pensarti, cazzo, e tu te ne reagisci così?! Solo perché non so come diavolo gestire tutto quel casino che mi invade lo stomaco ogni volta che sei intorno?!” continuò alzando la voce, incurante di spaventare quel cosetto che ora Nathan si portava dietro e che, in ogni caso, lo aveva distratto troppo per i suoi gusti. Se non altro ora erano vicini, una parte di lei gongolava nel poter sentire il suo profumo e il suo calore di nuovo ma per paura che decidesse di allontanarsi di nuovo alla fine lo afferrò per la maglia, per non lasciarlo andare.
    In quel momento non era in grado di pensare davvero e analizzare tutto ma quel “amavo”, al passato, distrusse ogni briciolo di compostezza rimasta, gettandola in quello che per lei poteva definirsi panico, una nuova sensazione ben più spiacevole delle altre.
    “Va all’inferno Nathan Parker King, mi sono innamorata di te al primo sguardo e tu nemmeno te ne sei accorto.” ringhiò alla fine, gli occhi che assumevano ora un nuovo riflesso, il respiro sempre più corto e la sua mente che sembrava farsi meno lucida mentre tremava contro di lui. Era chiaro che non aveva intenzione di lasciarlo andare, così come era chiaro che in quel momento non fosse affatto padrona di se stessa, stava a Nathan decidere se fosse un bene riuscire a farle perdere il controllo fino a quel punto oppure no.
    Amelia Farley

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    Aveva pensato parecchie volte, negli ultimi mesi, a loro due, a come si erano incontrati, a come avevano finito per costruire qualcosa di concreto nonostante le sue aspettative e il fatto che non avesse mai pensato di trovare un fidanzato o qualsiasi cosa Nathan fosse. Si rifiutava ancora di usare vere e proprie etichette, forse non era ancora pronta per una definizione che rendesse tutto ancora più concreto e reale.
    Le piaceva quello che avevano costruito, si era resa conto da sola di quanto le mancasse quel rapporto quando erano lontani, e forse proprio quella sensazione la spaventava, l'idea di dipendere da qualcuno per essere felice -anche se si trattava comunque di una dipendenza relativa- non la faceva impazzire eppure sospettava di non avere già più scelta. D'altra parte stava con Nathan la faceva sentire bene, e forse quella era la parte peggiore: come poteva rinunciare a qualcosa di positivo, raccontandosi di non averne bisogno?
    Alzò le sopracciglia quando l'altro parlò di come le cose semplici lo annoiassero, non si aspettava una stoccata di quel tipo e quella andò a segno subito, come se lo avesse detto direttamente a lei. "Fortuna allora che sono io ad averti trovato." cercò di difendersi, mostrando però così di essere stata punta nel vivo.
    Sospettava di meritarsi quel genere di risposte, l'acidità, la freddezza, il distacco che lei aveva sempre riservato a chiunque altro e che ora le si ritorceva contro. Dopotutto Nathan era diverso anche per quello, riusciva a farla sentire in modi che non avrebbe mai reputato "suoi" prima di quel momento, sentimenti che non contava di poter provare ed emozioni che non le appartenevano. Anche quel senso di mancanza, il bisogno di avvicinarsi di più, la voglia di abbracciarlo...erano tutte sensazioni profonde e improvvise, che non era sicura di poter controllare e per una che aveva sempre avuto il coltello dalla parte del manico quello equivaleva a mostrare il fianco e combattere bendata contro un nemico imprevedibile. Non certo una situazione che avrebbe ricercato volontariamente, ecco.
    Non aveva comunque intenzione di abbassare le difese del tutto, aveva ancora una dignità e un certo orgoglio e comunque pensava di essere, almeno in parte, nel giusto. Nathan forse si era sentito ignorato, ma non aveva capito niente di lei? Proprio lui, così empatico e attento a tutti non riusciva a capire quanto per lei quella situazione fosse nuova? Non meritava nemmeno un po' di comprensione?
    "Sarebbe bastato quello? In genere è la gente che mi cerca, nessuno mi evita, vedrò di annotarmi questa osservazione." replicò, con un tono che rimaneva comunque sulla difensiva e che suonava come una scusa ma comunque nel suo stile. Sospirò piano, cercando di non irrigidirsi troppo comunque, non era davvero lì per litigare e non aveva fatto lo sforzo di cercarlo per mandare poi tutto all'aria.
    "Pinguini comunque non è male come soprannome, non si discosta molto dalla realtà." gli concesse comunque, accennando un vago sorrisetto. Non aveva tutti i torti, forse lei non li avrebbe definiti così ma quell'osservazione le forniva comunque del materiale: Nathan aveva comunque continuato a seguirla, aveva visto quel che aveva pubblicato, significava che dopotutto provava ancora un certo interesse.
    Non era una cosa scontata, doveva ammettere di essersi immaginata una conversazione ben diversa da quella che stavano avendo, con Nathan che si mostrava molto più disponibile e accondiscendente ma doveva ammettere che quella versione del ragazzo non gli dispiaceva poi così tanto, anzi era eccitante sapere che aveva intenzione di tenerle testa e non darle ragione a priori.
    "Non mi serve nulla, volevo rivederti." replicò, stringendosi appena nelle spalle, cercando comunque di trovare qualcos'altro da aggiungere, e si sorprese nell'avere sincero interesse nel continuare a parlare. "Mi sembra che anche tu ti sia divertito quest'estate, comunque."
    Amelia Farley

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    Era abituata a persone che cadevano ai suoi piedi senza fatica, era stato così per gran parte della sua vita, e se non era per la sua bellezza o la sua sicurezza era facile che fosse per il suo cognome. A Hidenstone aveva cominciato a usare meno certi privilegi in proprio favore, aveva una cricca meno nutrita di seguaci e la cosa forse non le dispiaceva nemmeno troppo, ma trovava ancora eccitante l'idea di avere di fronte qualcuno non pronto a pendere dalle sue labbra ad un suo battito di ciglia. Era intrigante, e in effetti a guardarlo bene il ragazzo aveva qualcosa di abbastanza luminoso negli occhi da risultare curioso, se non altro: sembrava ben consapevole del gioco a cui stava prendendo parte, come se fosse abituato a quelle sfide, come se non fosse la prima volta che si ritrovava di fronte qualcuno come lei e provava a tenerle testa.
    Era abbastanza certa che quello fosse proprio il genere di ragazzo che sua madre avrebbe guardato storto, con quell'aria da "comune mortale" e non certo ragazzo benestante che caratterizzava tutti i ragazzi che aveva sempre intorno, e al contempo l'aura di trasgressione, come se non avesse nella mente il viso di qualcun altro in quel momento. Qualcuno che avrebbe davvero voluto rivedere ma che ancora non aveva approcciato...avrebbe dovuto farlo lei?! Sul serio?! Almeno il moro ora la stava degnando di attenzioni, mentre qualcun altro non l'aveva ancora nemmeno cercata.
    Scosse appena la testa, fingendo che la sua risposta non fosse nemmeno lontanamente vicina alla realtà. "Prevedibile" sbuffò con il solo scopo di infastidirlo ma senza perdersi nessuno dei suoi movimenti mentre si stiracchiava, con gesti fluidi e dettati dall'abitudine, e prendeva posto ben più vicino a lei di quanto avrebbe voluto, almeno fino a poco prima.
    Giusto per fargli pensare che gliene importasse ancora meno tornò a dare un morso al suo toast, stringendosi nelle spalle per tutta risposta, in un silenzioso "se per te questo è poco socievole".
    Si ritrovò comunque anche fin troppo sulle stesse onde dell'altro, inclinando appena la testa in un gesto di assenso. "Si vede che sei un novellino ma non posso darti torto." concesse, forse fin troppo buonanime, per poi corrucciare le sopracciglia quando l'altro si diede dell'imbecille da solo. Avrebbe anche potuto dargli ragione senza troppi sforzi, in effetti era un imbecille o comunque lo avrebbe insultato anche a caso più che volentieri, giusto per sfizio, ma sospettava che non si sarebbe definito così a caso, con tanta leggerezza, dal nulla.
    Le mancava un po' di sana competizione in quelle mura, anche se ne aveva trovata molta più di quante pensasse era un po' che non gli capitava a tiro qualcuno interessante e sicuro di se come Josh e non potè fare a meno di sciogliersi in una risatina sincera quando sentì quelle parole. "Sai? Avrebbe più senso dire il contrario, sono famosa per venire qui quando le persone là dentro hanno cominciato a diventare fastidiose." replicò con naturalezza per poi regalargli un'altra occhiata più approfondita per poi inclinare appena la testa e indicare con un cenno la sua spilla. "Oh... ora si spiegano molte cose. Ametrin." osservò con il tono di chi voleva sottolineare chissà che cosa, un mezzo sorrisetto di sfida sul volto.
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    Diversamente da quello che si poteva pensare, la distanza che aveva messo tra se stessa e Nathan non faceva parte di un contorto piano per farlo ingelosire o per permettere al ragazzo di realizzare quanto si potesse sentire perso e solo senza di lei. Una volta, anche solo un anno prima, avrebbe organizzato qualcosa del genere, anche solo per confermare di avere un certo ascendente su di lui e di non essere sostituibile con qualsiasi altra, ma ora non aveva progettato niente, era successo e basta.
    Non aveva mai desiderato davvero prendere le distanze, e aveva pensato al ragazzo molto più di quanto le piacesse ammettere, ma non aveva idea di come fare altrimenti e dal momento che Nathan non era ancora tornato da lei strisciando -come facevano tutti quanti, prima o poi, per le sue esperienze passate- alla fine si era convinta a prendere lei in mano la situazione. C'era qualcosa di piacevole quanto strano in quella decisione, ma aveva dovuto lottare parecchio contro la paura di risultare patetica, sciocca o peggio ancora disperata prima di realizzare che se non lottava per quel che voleva aveva ben poche speranze di ottenerlo, per una volta.
    Una come Amelia non era abituata a cercare nessuno, non lo aveva mai fatto prima, non era stato necessario: erano le persone ad avvicinarla, a cercarla, ad elemosinare il suo sguardo e le sue attenzioni, e malgrado sapesse da sempre che Nathan era diverso da tutti gli altri, fino a quel momento sentiva di non aver realizzato quanto.
    Una parte di lei apprezzava quell'indipendenza, l'idea che l'altro sapesse fare a meno di lei ma scegliesse di volerla al suo fianco perchè lo voleva, non solo per mero bisogno di sentirsi importante con una come lei accanto. Eppure quell'incertezza, quell'essere stata ignorata, bene o male, per un'estate intera l'aveva anche portata a chiedersi se la stesse scegliendo per davvero, dopotutto, o se il loro fosse stato solo un flirt nato per caso, continuato per divertimento, e niente di più.
    Certo, dopo essersi obbligata ad analizzare a ritroso il loro rapporto ammetteva che era sempre stato Nathan a cercarla, e dopo un'altra attenta e lunga analisi aveva convenuto con se stessa che poteva compiere qualche sforzo in più per fargli capire che anche lei lo voleva. Avrebbe dovuto essere scontato, per lei era evidente come lo trattasse sempre diversamente, ma forse non era così.
    Inclinò la testa quindi, osservando la scena a distanza più ravvicinata, fermandosi solo a qualche passo dai due. "Ti sei scelto un nuovo amico esigente." osservò, e già mostrare interesse per quel che stava facendo le sembrava un chiaro segno di quanto potesse essergli mancato. Non abbastanza però, visto che Nathan le rispose con più freddezza di quanto immaginasse.
    Normalmente si sarebbe irrigidita, forse addirittura offesa per quella poca considerazione, ma non era lì per farsi adulare e forse cominciava a intuire di aver davvero sbagliato per una volta.
    "Ti stavo cercando." rispose con leggerezza, come se si trattasse di una ovvietà, inclinando appena la testa. "Non è stato facile trovarti in effetti, comincio a sospettare che mi stessi evitando di proposito." aggiunse con un mezzo sorriso, forse più sicuro di quanto non si sentisse, mentre cercava di mettere da parte l'improvviso bisogno di avvicinarsi di più.
    Amelia Farley

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    Era stata un'estate...caotica. Non appena Hidenstone aveva chiuso le porte per la pausa estiva si era ritrovata coinvolta in uno dei mille campus estivi ai quali sua madre l'aveva sempre obbligata a presenziare, una sorta vacanza pagata tra altri ragazzini ricchi che lei aveva sempre amato e odiato assieme. Da un lato adorava l'idea di primeggiare e mettersi in mostra con gli altri suoi coetanei, quelli che condividevano le sue stesse cifre di eredità e che lei non vedeva l'ora di veder affondare. Dall'altra parte però quell'anno era tutto diverso: aveva lasciato la scuola dopo aver passato un anno con Nathan, e non era certo abituata ad avere legami così profondi e importanti per così tanto tempo.
    Non aveva idea di come gestire quel genere di rapporto nel lungo termine, non era nemmeno abituata a chiedersi quel genere di domande, ad avere dubbi su come e quanto tenere i contatti con qualcuno, quindi alla fine aveva agito come faceva sempre, senza cambiare granchè. Non aveva evitato l'altro del tutto, non ne aveva ragione e ogni volta che pensava di dimenticarsene qualcosa di strano le prendeva lo stomaco, ma comunque non si era sforzata di trascinare avanti le cose, non si era fatta sentire granchè e aveva continuato a postare foto della sua vacanza e della sua estate.
    Si era goduta meno il campus estivo di quanto avrebbe voluto, si era isolata più del suo solito e si era ritrovata a godere di più dei momenti di solitudine, finendo per partire da sola per le Highlands per qualche giorno solo per godere di una libertà di cui non pensava nemmeno di avere bisogno. Le era servito, si sentiva molto più connessa a se stessa e cominciava ad accettare anche la sua natura di licantropo, tutto sommato.
    La sua vacanza fuori programma l'aveva portata a saltare i primi giorni di scuola, ritornando ad Hidenstone con un leggero ritardo che le aveva permesso di saltare i giochi di inizio anno, cosa che le era dispiaciuta solo perchè non aveva avuto la possibilità di vincere in ogni gioco possibile.
    Comunque il ritorno a scuola non aveva cambiato granchè le cose tra lei e Nathan, sospettava che entrambi fossero stati abbastanza impegnati da non incrociarsi mai per davvero e non sapeva che cosa pensare. Non si era chiesta che cosa avrebbero fatto una volta tornati sotto lo stesso tetto, non si era domandata cosa volesse davvero da loro due ma, per quanto strano, le mancava e non aveva intenzione di ignorarlo come poteva fare con chiunque altro.
    Così alla fine, contro ogni aspettativa, aveva chiesto in giro dove fosse il ragazzo e si era addentrata nella Riserva solo per raggiungerlo. Le bastò vederlo da lontano per sentire lo stomaco contorcersi e si rese conto di non sapere ancora che cosa dirgli di preciso o che cosa fare. Forse avrebbe dovuto sforzarsi di progettare qualcosa prima di finire lì, ma era troppo tardi perchè non l'avesse vista e lei non era così codarda da tornare sui suoi passi.
    Alla fine optò per uno dei suoi soliti sorrissetti e un cenno leggero della testa, indicando non solo Nathan ma anche all'animaletto - che da lontano non era sicura di saper identificare- che sembravava dormirgli addosso. "Ti sei dato alla vita da eremita?" buttò lì con più leggerezza possibile, cercando di nascondere ogni parvenza di nervosismo.
    Amelia Farley

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    Cominciava, per certi versi, ad accettare anche gli imprevisti, sopratutto quello che riguardavano interazione con persone che i Farley non avrebbero mai frequentato normalmente. Era abbastanza certa di non aver incontrato il ragazzo in uno dei suoi ricevimenti, e questo la riportava all'idea che con ogni probabilità non faceva parte dell'élite inglese, un elemento che lo rendeva interessante forse proprio perchè fuori dalla sua "comfort zone". Già il fatto che sua madre lo avrebbe guardato storto la convinceva a non ritrarsi subito, se non altro non sarebbe stata una conversazione monotona no?!
    Si strinse nelle spalle alla sua domanda, accennando un mezzo sorriso divertito. "Ai posteri l'ardua sentenza" rispose piccata, senza sbilanciarsi troppo ma senza comunque negare di aver lanciato una simile accusa. Per quel poco che ne capiva di esseri umani, di certo l'altro non aveva intenzione di mollare la presa e non sembrava nemmeno smidollato a sufficienza da farsi intimidire.
    Forse anche perchè sembrava intenzionato a darle del filo da torcere, e si era svegliata con il piede giusto, sedersi non troppo distante da eliminarlo del tutto dal suo campo visivo sembrava la soluzione migliore.
    Non si aspettava che rimanesse zitto, e se gli lanciò solo un'occhiata dubbiosa alla sua affermazione sull'essere un esperto di pericolo, quanto gli chiese di offrirgli qualcosa ottenne una reazione di certo più articolata.
    Alzò un sopracciglio perfettamente pettinato, senza mancare di passare meglio lo sguardo sull'altro, studiandolo in silenzio per qualche istante. "C'è ancora cibo in Sala Grande. Nulla ti vieta di andartelo a prendere." replicò, prima di azzannare il suo panino e cominciare a mangiare di gusto, di certo senza mandarlo a quel paese ma nemmeno invitandolo a unirsi al suo spuntino.
    Era indubbio che l'altro, per quanto fastidioso, avesse comunque una qualche scintilla capace di accenderla in positivo: poteva dire con onestà di non sentirsi quasi mai così, trovava i suoi compagni di scuola spesso irritanti, se non scontati, banali e noiosi, e le eccezioni rimanevano ben poche. Di certo non si aspettava di trovare una di queste eccezioni proprio quel giorno, e non era nemmeno sicura se fosse un'allucinazione, sintomo di follia o chissà che altro.
    Come era già successo cominciò, suo malgrado, ad arrovellarsi circa che diavolo avesse quel tipo di tanto interessante per il suo inconscio. Che cosa poteva mai trasmetterle? Era davvero diverso dagli altri? A primo acchito sembrava solo più simile a lei del solito... forse era quello ad attrarla tanto?
    Sentiva i suoi occhi addosso, se non altro l'interesse era reciproco e riusciva a farla sentire meno idiota.
    "A parte per sfidare la sorte e, forse, essere uno sfigato, perchè i Giardini Pensili? Dovrebbe essere quel periodo dell'anno in cui tutti, finalmente, vi decidete a stare dentro." buttò lì, giusto per indagare meglio quell'assurda sensazione.
    Amelia Farley

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  10. .
    Se avesse potuto avrebbe mangiato qualsiasi cosa, in quel momento. Non era da Amelia assecondare certi bisogni o istinti, le era stato insegnato a rimanere sempre elegante e contenuta, di darsi dei freni, e poteva spesso sentire la voce di sua madre ripeterla di "comportarsi come una signorina" e "guarda come è perfetta tua sorella, dovresti essere come lei". Se per certi aspetti era sempre stata una ribelle, per quanto riguardava il suo aspetto esteriore aveva sempre posto una certa attenzione verso come si esprimeva, quello che le persone vedevano di lei, come la percepivano in ogni situazione. Aveva passato gli ultimi due anni a odiare la sua parte animale -letteralmente-, a detestare il suo essere un licantropo perchè la rendeva imperfetta, non impeccabile come avrebbe voluto, per questo aveva sempre cercato di prendere le distanze da quella parte di se e provare in qualche modo a nasconderla, o quantomeno ad allontanarla quando ne aveva la possibilità. Non significava che si mostrasse debole o in costante crisi interiore, era solita vantarsi della sua natura con le pochissime persone che ne erano a conoscenza, e in effetti nei momenti in cui non era più Amelia ma l'altra parte di sè si sentiva forte, selvaggia e viva. E quell'estate le era servita per realizzare che voleva sempre sentirsi così, che quella sensazione era piacevole dopotutto e che non aveva ragione per nascondere qualcosa che ora sapeva controllare.
    Era indubbio che quella realizzazione venisse a braccetto con la consapevolezza -o illusione, dipendeva dai punti di vista- di aver imparato a conoscere e controllare quella parte di sè, ogni volta di più, una sensazione di certo rivitalizzante e potente come poco altro.
    Il ritorno a scuola l'aveva vista ancora più sicura di se, camminava con passo più convinto -non che prima non lo facesse- e, per contro, era leggermente meno insopportabile, ma solo perchè una parte di lei non sentiva più sempre necessario denigrare gli altri per ribadire la sua superiorità. Rimaneva comunque un' "adorabile" stronzetta, motivo per cui non aveva ancora legato con nuovi amici e continuava per lo più a focalizzarsi sul suo impeccabile rendimento scolastico, con l'aggiunta che ora si sentiva più realizzata e meno frustata di prima. Almeno a giorni alterni.
    In quel giorno in particolare, dopo una notte di luna piena passata nei boschi, non si era rintanata nella sua stanza ma aveva pensato di prendere più cibo possibile dalla Sala Grande e dirigersi verso un posto tranquillo dove mangiarsi tutto quanto.
    Per qualche ragione quell'autunno fin troppo caldo non la stava infastidendo quanto avrebbe pensato: era amante del freddo, o quantomeno dell'aria frizzantina autunnale, ma quel giorno aveva ancora addosso gli strascichi di forza e sicurezza che la trasformazione le aveva lasciato addosso, togliendole però di contro parecchio sonno. Forse anche per quello, nonostante il suo spirito rinnovato, si era ritrovata a cercare la pace dei giardini pensili, dove pensava che nessuno avrebbe interrotto il suo generoso pranzo.
    Aveva appena messo piede nei giardini, senza avere nemmeno il tempo di lanciare un'occhiata in giro, che qualcuno l'aveva apostrofata, portandola a voltarsi inclinando appena la testa. Era abbastanza sicura di non conoscere quel ragazzo, aveva un volto particolare e uno sguardo che si sarebbe ricordata se solo lo avesse incrociato prima, e non potè evitare di trovarlo leggermente interessante. Un traguardo, almeno per lei.
    Inclinò appena la testa. "Allora è un miracolo che non ti sia successo nulla." lo punzecchiò, tagliante come suo solito, prendendo poi posto distante dall'altro seppur comunque a portata di orecchio. Non riusciva a comprendere come le persone potessero avere voglia di attaccare bottone con degli sconosciuti, lei di certo non aveva quell'istinto. Gli avrebbe lanciato un'occhiata, quasi di sfida, inclinando appena la testa mentre l'altro continuava il discorso. "E tu hai voglia di correre questo rischio?! Forse dovresti rientrare." lo punzecchiò a sua volta, per poi scartare con cura uno dei panini con marmellata e burro d'arachidi che aveva portato con sè.
    Amelia Farley

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    Numero cinque Certo, scrivimi in MP che ci accordiamo <3
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    Vorrei far resuscitare Amelia, se qualcuno ha voglia di qualche role <3

    Numero di partecipanti: quanti volete
    Sezione in cui aprire: Indifferente
    Info aggiuntive: Amelia è un licantropo, se può servire come info <3
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    Nome e Cognome PG (+link scheda): Mia Freeman
    Prestavolto: Milena Tscharntke
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Studente, 4 anno, Ametrin.


    Nome e Cognome PG (+link scheda): Thomas Seanan Roberts
    Prestavolto: Tom Holland
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Studente, 2 anno, Black Opal


    Nome e Cognome PG (+link scheda): James Mors
    Prestavolto: Jaimie Campbell Bower
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Auror (Londra)


    Nome e Cognome PG (+link scheda): Eirikr Donneville
    Prestavolto: Sebastian Stan
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Predone (Denrise)


    Nome e Cognome PG (+link scheda): Elizabeth Walker
    Prestavolto: Jennyfer Lawrence
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Ricercatrice (Londra)


    Nome e Cognome PG (+link scheda): Evelyn Stanford
    Prestavolto: Roden Holland
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Vampira (Londra)


    Nome e Cognome PG (+link scheda): Kàra Onfroy
    Prestavolto: Astrid Berges-Frisbey
    Razza/Abilità: -
    Occupazione: (se studente, scrivere anche la casata ed eventualmente il percorso scelto se nel triennio) Docente di Magia Verde (Denrise)
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    Amelia Farley
    Dioptase

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    parlato - pensato- ascoltato
    Considerava lo sport un'ottima valvola di sfogo, sopratutto dopo l'incidente che l'aveva trasformata in un licantropo. Prima di quel momento era qualcosa che non aveva mai tenuto davvero in considerazione: aveva sempre fatto sport, fin da piccola, fosse anche solo perchè alla madre piaceva mostrare le figlie come trofei e far vedere a tutti quali fossero i loro talenti e quanto fossero brave in tutto, attività fisiche ma anche intellettuali. Eppure sapeva bene che l'equitazione o il tiro con l'arco differivano parecchio rispetto agli allenamenti che si costruiva adesso, di certo meno raffinati ed eleganti di quanto la sua famiglia potesse accettare.
    Aveva cominciato per avere una distrazione, per cercare di allentare la tensione, e ora si rendeva conto che, sopratutto nei giorni appena prima la luna piena, era un modo costruttivo anche di liberarsi della rabbia, provando a non distruggere tutto ciò che la circondava ma a bruciarla in modo utile anche per sé stessa.
    Andava indubbiamente fiera dei risultati che stava ottenendo, e di certo non era il tipo che si nascondeva ad un'occhiata interessata, per quanto per la prima volta in vita sua sentì una vaga stretta alla bocca dello stomaco, come se stesse facendo qualcosa di sbagliato. Ovvio che non fosse così! Non stava di certo tradendo Nathan solo perchè si lasciava guardare, non stava facendo niente di male.
    Accennò un mezzo sorriso. "Non credo di averne bisogno ma nel caso ti farò sapere." concluse, galvanizzata di sicuro dai suoi complimenti, forse una delle poche cose che avrebbero potuto scioglierla un minimo seppur solo nelle giornate migliori.
    Inclinò appena la testa ascoltando il suo racconto, informazioni di cui non le importava granchè ma si scoprì non troppo annoiata, non abbastanza da andarsene se non altro. "Ilvermory mh? Non saprei, ho frequentato Beauxbatons per lo più." ammise con leggerezza, stringendosi nelle spalle.
    Alzò un sopracciglio alla sua domanda, sorpresa che a qualcuno potesse davvero interessare una risposta come quella, ma era innegabile come James sembrasse aspettare una vera spiegazione da parte sua.
    "Mmmh... sono più dell'idea che Hidenstone si sia abituato alla mia presenza, non il contrario." replicò d'istinto, salvo poi rendersi conto che forse quella non era una risposta vera fino in fondo. Avrebbe potuto benissimo accontentarsi della cosa, ignorarla più che altro, fare finta di niente, e invece finì per aggiungere. "Non è stato così male, comunque. Poteva essere peggio."

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    Amelia Farley
    Dioptase

    SHEET | STAT| SOCIAL| DRESS
    parlato - pensato- ascoltato
    Non si sarebbe definita nè ottimista nè pessimista, se glielo avessero chiesto, piuttosto realista o pragmatica le sembravano entrambi aggettivi che descrivevano bene la sua visione del mondo. Non avrebbe potuto pensare di aggirarsi con un sorriso stampato sul volto senza alcuna ragione e, anzi, era già una novità che avesse smesso di portare il suo broncio h24. Una novità che aveva tutto lo zampino di un certo King a cui la bionda non voleva pensare in quel momento.
    Alzò un sopracciglio di fronte all'estrema positività dell'altro, combattuta se considerarlo pazzo o falso, perchè nessuno poteva davvero pensare quelle cose.
    "Uhm... non sono sicura che il mondo funzioni così sai? Una giornata di sole è una giornata esattamente come tutte le altre." gli fece sapere e tante grazie, di certo James non aveva bisogno della sua opinione ma la bionda ancora non aveva imparato a capire che il mondo non ruotava sempre intorno a lei e che non a tutti fregava del suo pensiero. O forse lo sapeva bene ma ignorava la cosa più che volentieri.
    Si strinse nelle spalle, era abbastanza sicura che ci fossero mille ragioni positive per andare lì prima fra tutti la pace che era sicura di trovare ma che probabilmente non era più così certa come poteva pensare. "Tutte quelle scale sono un ottimo esercizio." gli fece notare con non chalance, anche solo per sperare di far vacillare quel dannato ottimismo. Come faceva a sorridere in quel modo, a comportarsi come se fosse tutto assolutamente fantastico?
    Ecco, non aveva di certo bisogno dei suoi complimenti ed era capace di rendersi benissimo conto da sola di quanto fosse in forma e quanto sapesse allenarsi bene ma di certo il suo ego non si stava lamentando di certo e forse quello era un modo facile per conquistare la sua attenzione. James si guadagnò un'altra occhiata, più attenta, giusto per capire se stesse dicendo il vero. "Anche tu non sembri messo così male. Faccio tutto da sola da anni ormai." affermò con un orgoglio tangibile nella voce per poi inclinare appena la testa.
    "Regina? L'ho sentita nominare, forse la conosco di vista... non parlo con molte persone degli altri anni." replicò senza dilungarsi troppo.

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174 replies since 31/5/2020
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