Compiti di Incantesimi

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    Make your heart the most beautiful thing about you.
    Eva Ivanova

    Tra tanti occhi che potrei incontrare, io cerco quelli che non posso avere.

    ■ Data di nascita + Età:
    21.06.90 (30)
    ■ Provenienza:
    Romania
    ■ Professione:
    Prof. Incantesimi
    ■ Razza:
    Metamorphomagus
    Pensa, credi, sogna e osa.
    Un colpo di bacchetta e i compiti che i ragazzi avevano finito di compilare, tornarono impilati sulla scrivania.
    Eva era poggiata con il sedere al bordo della scrivania, dietro cui ogni cosa veniva sistemata dalla stessa magia. Gli occhi celesti erano fissi sulla classe, sorrideva pacatamente, vedendo come da settembre erano cambiate molte cose. Non solo per loro, che sembravano essere cresciuti tutti di qualche centimetro in più, ma anche per lei, che sembrava aver scelto una strada diversa da quella che aveva sempre inseguito: aveva donato ogni secondo della sua vita a quegli studenti, a quel lavoro, senza concedersi alcuna distrazione da esso, non mettendo naso fuori dal suo ufficio se non per necessità estreme. Ed invece, questo era stato l'anno del cambiamento, che l'aveva vista dedicarsi, sì, agli studenti che tanto amava, ma dividendo le attenzioni per loro, su un qualcuno di diverso, un qualcuno che era un adulto. Il docente di Alchimia era riuscito a scalfire quella barriera invisibile che la rumena aveva messo intorno al proprio cuore ed era entrato nella sua vita inaspettatamente, sconvolgendola da capo a piedi.
    «McMiller, basta copiare. Non vedi che manca solo il tuo compito? Avanti, stiamo aspettando te per avanzare.»
    Il suo tono manteneva una tonalità melodiosa e tenue, mentre riprendeva uno studente che aveva scoperto più volte a copiare. Non lo aveva fermato, durante la stesura, solo per dar lui la possibilità di redimersi, ma ne avrebbe sicuramente tenuto conto per la sua valutazione. I M.A.G.O. si stavano avvicinando, erano quasi alle porte e questo significava, per loro, impegno maggiore, poche distrazioni e tanto studio.
    Voleva che tutti i suoi studenti superassero gli esami e per tal motivo aveva istituito dei tutorati per chi ne avesse avuto bisogno.
    Quando anche l'ultima pergamena volò alle sue spalle, appoggiandosi sulle altre, la donna si staccò dal legno della scrivania. Aveva scelto, per questa lezione, uno dei suoi completi più comodi, che rimanevano - tuttavia - nell'eleganza che la caratterizzava: dei pantaloni slim, che abbracciavano le sue forme, a linee verticali e orizzontali che formavano una fantasia quadrettata. Ogni linea prendeva le tonalità del bianco e del blu, su un tessuto di base color carta da zucchero. Sopra, il busto era avvolto in una camicia color celeste, dai polsini bianchi, manica a tre quarti, che terminava infilata nel pantalone. Ai piedi i suoi decoltè neri, comodi e pratici. Ormai faceva tutto sui tacchi, anche le cose più assurde, era - per lei - come avere delle scarpe da ginnastica.
    Iniziò a camminare tra le file dei banchi della sua aula, strutturata da lei stessa nella geometria e nelle postazioni scelte, quindi riprese a parlare dopo un'ora e mezza di silenzio, donata ai ragazzi per concentrarsi nel compito.
    «Abbiamo appena ripassato, con il compito che mi avete consegnato, i tre fondamentali passaggi per poter riuscire a castare una magia: concentrazione, focalizzazione e lancio. I ragazzi del secondo anno mi avranno sentito ripetere più volte queste tre parole fondamentali, tuttavia non sarà l'ennesima e ultima volta che le sentirete.» si voltò e sorrise agli studenti, come se quello fosse un modo per dir loro che sarebbero passati cinque anni a sentir ricordare sempre quelle fondamentali azioni per una buona riuscita di ogni incantesimo.
    Si fermò e prese respiro, dando di nuovo le spalle alla cattedra. Quindi allungò un braccio verso la barriera che divideva la zona dei banchi, dalla zona della pratica. Un colpo di bacchetta e la barriera calò, mentre Eva spiegava il proseguire di quel che sarebbe stato il passo successivo della lezione «Adesso, ci sposteremo nella zona pratica, dove ognuno di voi avrà modo di dimostrarmi come terrà a mente questi tre concetti fondamentali, dilettandosi con l'apprendimento di un nuovo incantesimo che sono certa non conosciate.» quindi fece segno agli studenti di seguirla nella zona pratica e si posizionò al centro di quella stessa area.
    «Come abbiamo studiato durante questo anno scolastico, ci sono incantesimi di cura che aiutano noi e i nostri compagni a riprendere un po' di energia. Tuttavia, finora vi ho insegnato incantesimi che avevano una sola piccola pecca: potevano aiutare un unico compagno. Ad oggi, con le avventure che - ahimé - ci hanno messo alla prova, voglio spingervi oltre e darvi la possibilità di imparare un incantesimo che non è assolutamente facile.» si fermò, fissando lo sguardo su ogni studente presente, con un sorriso rassicurante e materno «Il suo nome è Unio Animarum. E' un incantesimo che dà la possibilità di curare fino a tre persone. La particolarità di tale incanto è che prenderà la forma di come voi stessi lo immaginate.» prese un attimo di respiro, aspettando da loro domande, qualora ce ne fossero state.
    «Curly, McMiller, venite qui» disse ai ragazzini, indicando loro di avvicinarla. Quindi le dita affusolate richiamarono l'attenzione sulla bacchetta, stringendola. La docente sorrise loro, come a voler comunicare loro di star tranquilli, quindi puntò la bacchetta verso i due ragazzi, disegnò un cerchio, tagliato in mezzo da una linea orizzontale e «Unio Animarum Ginevra, Richard.» dalla bacchetta della docente, una maestosa fenice azzurra si palesò, volando con un solo colpo di ali verso i ragazzi. Li attraverso entrambi, in contemporanea, per poi svanire. I due studenti sarebbero stati pervasi da un senso di calore piacevole e rigenerante.
    «Ecco, è molto semplice» sorrise, quindi «Potete tornare dagli altri, grazie mille.» la sua era una dimostrazione di quello che avrebbero potuto fare i suoi studenti. Poi decise di dare un'altra precisazione «Potete curare voi stessi e altre due persone, o - se preferite - solo altre tre persone, escludendo voi stessi. Dipenderà sempre dalla situazione in cui vi trovate. E' importante che focalizziate bene l'immagine che il vostro incanto avrà, non preoccupatevi se - oggi - non riuscite a modellarlo come voi volete, è sempre questione di allenamento e costanza. Soprattutto per voi del primo anno.» cercò, anticipatamente, di rassicurare chi non sarebbe riuscito a mostrare l'incantesimo nella maniera perfetta.
    Sorrise, quindi, facendo un passo indietro e allargando le braccia «Allora, voglio gruppetti da tre, non vi ammazzate tra voi per scegliere con chi stare. Non importa chi sarà il vostro compagno, adesso. Sul campo, lì fuori, non guarderete in faccia alle simpatie ed antipatie, ma solo alla necessità di chi vi affianca. Quindi, posizioni e ... partite.»
    ©
    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.
    //Bene, eccovi il compito di incantesimi.
    Vi do delle piccole regole da seguire, così che vi possiate prodigare nell'esecuzione.

    siete stati a lezione, avete fatto un compito riguardante i tre passaggi fondamentali per castare un incantesimo, che trovate qui;
    l'incantesimo in questione è stato aggiunto al Grande Libro degli Incantesimi qui, ma ve lo riporto qui di seguito
    CITAZIONE
    Nome: Incantesimo dell'Unione Curativa [Incantesimi]
    Classe: Cura
    Formula: Unio Animarum in unione ai nomi che esso deve coinvolgere (es. Unio animarum Blake, Jesse e Erik) - fino ad un massimo di 3 pg.
    Movimento: disegnare un cerchio, con una linea orizzontale che lo tagli in mezzo
    Effetto: questo incantesimo è stato creato per dare la possibilità al mago o alla strega che lo utilizzi di poter curare la salute sua e di altri due compagni, o di tre persone escludendo se stessa. Per stabilire i pv curati dall'incanto, si lancerà un dado pari al valore di empatia del pg. Il risultato sarà diviso per il numero delle persone coinvolte.
    Note: le persone devono essere nelle immediate vicinanze, in quanto il raggio di azione di questa magia non può superare i 4 metri d'azione; è possibile dare una forma al proprio incanto: con un valore di empatia ≤10, sarà possibile dare una forma al proprio incanto (per esempio: una freccia che colpisca i personaggi; oppure un nastro che si avvolga attorno a loro; per un valore >10, è possibile dare un colore al proprio incantesimo; empatia ≥25 si ha un bonus di +2 al lancio del dado.

    sarà necessario un solo ed unico post per studente per lo svolgimento di questo compito, in esso dovete provare l'incantesimo due volte: la prima volta non vi riuscirà perfettamente, la seconda potete autoconcludere che l'incantesimo funzioni;
    potete scegliere due compagni con cui svolgere la prova pratica, qualora non ci siano abbastanza partecipanti, potete ruolare dei png, così come ho fatto io;
    potete fare domande ad Eva, tuttavia vi risponderò quando chiuderò i compiti, in quanto questa non è una lezione;
    avete tempo per postare il vostro incantesimo, fino al 31 Maggio, ore 23.59;
    Resto a disposizione per qualsiasi dubbio, sia qui che su Telegram.
    Bacini ♥
     
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    Mia Freeman
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    Concentrazione. Focalizzazione. Lancio. Mia aveva ripetuto tra sé e sé quelle parole almeno un centinaio di volte, cercando di concentrarsi al massimo delle sue possibilità, nonostante quel giorno tutte le cose sembrassero andare storte. Aveva dormito poco e male, con Zeus che per qualche ragione aveva ben pensato di tenerla sveglia per tutta la notte, eppure aveva cercato di impegnarsi per non perdere nemmeno una lezione, per stare a passo con i compiti e trovare anche del tempo per mettersi avanti con il programma. I M.A.G.O. erano sempre più vicini, e con quella data in arrivo Mia non riusciva proprio a non agitarsi: era ancora più tesa e ansiosa del solito, dannazione quella era una prova vera, non era altro che il risultato di tutti gli sforzi fatti durante l’anno, un traguardo che agognava e assieme temeva. Non le sembrava vero che fosse quasi finito il suo primo anno a Hidenstone, eppure sapeva bene che in quel momento si stava giocando il tutto e per tutto: rischiava di adagiarsi sugli allori, di rilassarsi troppo visti i buoni risultati ottenuti fino a quel momento, e l’ultima cosa che voleva era rovinare tutto nell’ultimo periodo solo perché aveva osato rilassarsi.
    Eppure le lezioni stavano diventando sempre più impegnative e stancanti, tanto che alle volte era difficile anche per lei mantenere la concentrazione e non desiderare un po’ di sano riposo. Ci sarebbe stato tempo anche per quello, ancora un po’ e poi avrebbe potuto lasciarsi andare e prendersi una meritata pausa, seppur breve e non troppo rilassante, onde evitare di perdere il ritmo.
    Per il compito insegnato dalla Professoressa Ivanova, Mia si trovò in gruppo con Emma e Lucas. Non aveva mai lavorato con nessuno dei due, ma in quel periodo della sua vita –e comunque in generale- pensava che facesse sempre bene mettersi alla prova e magari cambiare anche aria qualche volta, per evitare di chiudersi a riccio e fissarsi sempre con le solite persone. Dopotutto avrebbero dovuto esercitarsi e entrambi le sembravano compagni promettenti per quel genere di prova.
    Mia provò davvero a concentrarsi, anche se non era così semplice focalizzarsi su qualcosa come la forma di un Incanto di quel tipo. Nella sua testa si stavano rincorrendo diverse immagini, avrebbe voluto qualcosa di bello e regale come la fenice della professoressa ma dubitava di poter evocare qualcosa del genere e non aveva proprio idea di che cosa immaginare. Alla fine optò per l’immagine di una creatura non meglio definita che potesse sfiorare i loro volti e portare con sé una sensazione di sollievo e benessere, e sperò che questo potesse bastare per creare qualcosa di decente. Di certo il secondo passaggio, focalizzarsi, non era stato eseguito poi così bene e quando Mia tracciò l’incantesimo in aria, con la bacchetta, tutto ciò che ottenne come risultato fu un misero sbuffò di fumo che mosse leggermente i capelli dei suoi compagni di gruppo ma non ottenne niente di più.
    Non amava di certo mostrare i suoi fallimenti ma evitò di buttarsi giù di morale e provò ad impegnarsi di più questa volta. Si concentrò quindi sull’obbiettivo, sull’idea di creare qualcosa che potesse effettivamente portare beneficio e far stare meglio gli altri, poi si focalizzò sulla forma del suo incantesimo, qualcosa di sinuoso, delicato e piacevole, qualcosa che non spaventasse troppo le persone ma che potesse avere un qualche significato simbolico e finalmente riuscì a trovare l’immagine giusta. Mia era sempre stata affascinata dai serpenti, dopo i gatti erano di certo gli animali che trovava più piacevoli da guardare e interessanti da studiare, e aveva letto da qualche parte che non erano creature unicamente velenose ma che, anzi, venivano spesso usati in medicina per curare particolari problematiche. Che cosa poteva esserci di meglio, quindi, di un serpente blu, dalle scaglie brillanti e il corpo sinuoso, che potesse scivolare delicato e impalpabile e portare benessere? Sorrise soddisfatta e arrivò quindi all’ultima fase, quella del lancio.
    Tracciò con decisione il suo cerchio nell’aria, avendo cura che la linea che lo tagliasse fosse dritta e precisa. Pronunciò nel mentre un chiaro "Unio Animarum Emma, Lucas” e lasciò che dalla sua bacchetta uscisse una scia di fumo di più denso e consistente, che ricordava in tutto e per tutto un serpente, per quanto avesse un aspetto indubbiamente piacevole e tutt’altro che spaventoso. La creatura si infilò rapida tra i capelli di Emma e scivolò sul collo di Lucas, portando con sé una sensazione di pace e di benessere, placando le loro eventuali tensioni e rilassandole, perché Mia era certa che oltre al dolore fosse utile liberarsi anche delle preoccupazioni e della paura, fosse anche solo per un istante.


    code by ;winchester



    Mia è in gruppo con Emma Lewis e Lucas Jughed Jones
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    Ametrin
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    Adamas Vesper
    Studente | 18 anni

    ‘Beh, almeno il compito è finito… dev’essere andato bene - almeno spero.’
    Adamas era stato abbastanza distratto, durante l’ultimo periodo di scuola, e per una volta era felice che si stesse andando verso le vacanze estive. Non era mai accaduto prima, un evento simile: tuttavia, il suo primo anno ad Hidenstone si stava rivelando ben più stancante di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
    Aveva giustamente ripassato i fondamentali degli incantesimi: concentrazione, focalizzazione e lancio. Per uno come lui, che nonostante qualunque velleità letteraria avrebbe con tutta probabilità intrapreso una carriera a stretto contatto con quella materia, era importante.
    ‘Devo fissare bene questi concetti, o sarà difficile passare gli esami, l’anno prossimo…’
    Ora veniva la parte per cui era meno portata: un lavoro di squadra. Rimase fermo un attimo, tramortito dalle varie persone che si stavano dividendo in gruppi. Con chi avrebbe mai potuto fare squadra? Forse…
    Si avvicinò timidamente a Jesse.
    “Ehm… so che solitamente lavori con Erik e Blake ma… ti andrebbe di fare squadra assieme?”
    Quando il ragazzo avesse acconsentito, sarebbero stati raggiunti da una Dioptase di nome Matilda Wormwood, con cui Adamas aveva stretto un rapporto d’amicizia un po’ bizzarro; si erano avvicinati infatti a causa dei comuni passati burrascosi, se così si potevano chiamare, coi genitori. Entrambi i loro padri erano dispotici, anche se forse Matilda se l’era vista peggio, essendo una Nata Babbana che aveva dovuto frequentare la scuola pubblica.
    ‘Beh, almeno i miei docenti erano più tolleranti… come ha detto che aveva soprannominato la sua maestra? Signorina Trinciabue? Un nome orribile per una donna orribile…’
    “Ok, Jesse - se sei d’accordo, Matilda può lavorare con noi?”
    Se il ragazzo avesse assentito, si sarebbero dunque disposti in cerchio.
    “Ehm… inizio io? Unio Animarum Jesse, Matilda…”
    Probabilmente non si era concentrato abbastanza bene, o forse aveva compiuto un movimento impreciso con la bacchetta: non successe assolutamente nulla. Se ne rese conto perché il piccolo graffietto che si era procurato qualche giorno prima per sbadataggine non era sparito dalla mano destra.
    “Ops - scusatemi tanto… datemi un secondo…”
    Chiuse gli occhi, concentrandosi sulla forma che voleva ottenere: immaginò che il suo gruppo avesse un proprio centro di gravità, come un piccolo pianeta, attorno al quale avrebbe dovuto orbitare l’incantesimo. Voleva curare se stesso e i suoi compagni: certo, non era un guaritore potente, ma se si fosse concentrato avrebbe avuto qualche piccolo risultato.
    “Unio Animarum Adamas, Jesse, Matilda.”
    A questo punto tracciò una circonferenza con la bacchetta, tagliandola quindi con una linea immaginaria. Guardò l’effetto dell’incantesimo, simile a ciò che aveva immaginato: una piccola cometa che aleggiava in cerchio sulle loro teste, spargendo una certa luce mentre svolazzava.
    Guardò la piccola cicatrice sulla sua mano: sembrava leggermente migliorata. Si era incluso nell'incantesimo, a differenza del primo tentativo, proprio per accertarsi che riuscisse.
    "Oh - forse ha funzionato... tocca a voi."
    'Beh, di sicuro è scenico...'
    "Parlato"- 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Adamas è in squadra con Jesse Lighthouse e un npc, Matilda Wormwood
     
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    Ametrin
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    Emma Lewis | Ametrin
    L'anno stava finendo, era incredibile, le sembrava ieri l'inizio di tutto. Ma questo voleva dire poter tornare a casa e riabbracciare i suoi genitori e suo fratello, anche se di contro, avrebbe dovuto salutare gli amici che era riuscita -miracolosamente- a farsi. Ma ehi, esistevano mille mezzi di comunicazione, non avrebbero più dovuto usare delle obsolete lettere per mantenersi in contatto, avrebbero potuto usare i messaggi che sarebbero stati sicuramente più veloci. Magari avrebbero anche potuto incontrarsi, durante l'estate. Per quel che ne sapeva, abitavano tutti a Londra... beh, di una cosa era sicura. Avrebbe rivisto Erik, visto che l'aveva invitata a casa sua per quell'agosto -Emma era eccitata all'idea, non aveva mai visto una stella cadente, sebbene il suo naso fosse spesso proiettato all'insù- e avrebbe certamente rivisto anche Lucas. Ora uscivano insieme, no? Quindi era piuttosto certa che non avrebbero passato tre mesi senza vedersi. Anzi, già a scuola dove erano insieme tutti i giorni, sfruttavano ogni occasione buona per fare qualcosa insieme, quindi immaginava che sarebbe stato così anche dopo la fine. Nonostante questo, un velo di malinconia non poté fare a meno di posarsi sulla biondina, che si stava davvero affezionando a quella scuola, cosa che non avrebbe creduto possibile, dopo la sua esperienza a Beauxbatons. Ma là i ragazzi -o almeno, la maggior parte- erano molto diversi e in quell'anno si era trovata davvero bene, tanto che per quanto sentisse la mancanza del fratello, non vedeva l'ora di intraprendere il suo secondo anno, ben conscia che non sarebbe mai e poi mai filato liscio come l'olio.
    In quel momento, era leggermente distratta mentre la professoressa Ivanova raccoglieva i suoi compiti, stava ancora pensando all'anno appena trascorso e a tutte le persone che aveva conosciuto. Non le era davvero mai dispiaciuto così tanto per la fine dell'anno scolastico, era assurdo come le cose cambiassero velocemente!
    Avevano appena svolto un compito sulla castazione degli incantesimi e ciò richiedeva tre passaggi: concentrazione, focalizzazione e lancio. Emma quello lo sapeva perché le piaceva quella materia -e quando mai non gliene piace una?- e si era impegnata, aveva studiato... nonostante avesse quasi sempre la testa tra le nuvole!
    Aveva svolto -a suo parere- un buon compito, sebbene in quel momento fosse molto distratta. Infatti quasi si stupì nello sentire il compito affidato loro dalla professoressa, nemmeno fosse un qualcosa di impossibile.
    Avrebbero dovuto imparare un incantesimo di guarigione che le sembrava piuttosto utile, anche se era attanagliata dall'ansia di non essere per nulla in grado di aiutare nessuno né, tantomeno, di svolgerlo al meglio.
    Lo avrebbe svolto con Mia e Lucas; con la prima non aveva mai lavorato, ma le sembrava una ragazzina capace e affidabile, una di quelle nelle cui mani avresti messo la tua vita.
    Lasciò, comunque, che fosse l'altra bionda a lanciare l'incantesimo per prima. Lo guardò lanciarlo un paio di volte fino a riuscirci. Sorrise, sperando che anche lei sarebbe stata in grado di farlo funzionare solo al secondo tentativo, anche se un po' ne dubitava. Il sorriso si allargò quando quel serpente meraviglioso, le passò tra i capelli e sembrò lenire sia la stanchezza fisica per tutto quello studiare, sia quella mentale... doveva ammetterlo, i rettili le facevano paura ma era impossibile mostrarsi spaventato da quel maestoso e colorato serpente. Ma ora toccava a lei, non poteva certo tirarsi indietro. Chiuse gli occhi, cercando di raccogliere tutta la sua concentrazione e di relegare in un angolino della sua mente tutto il resto, qualsiasi tipo di pensiero che non fosse la giusta riuscita dell'incantesimo.
    La fenice della professoressa l'aveva affascinata davvero tanto, così come il serpente di Mia... ma lei non sarebbe stata capace di produrre qualcosa di più elaborato, avrebbe dovuto accontentarsi di qualcosa di più semplice ma al contempo efficace. Quindi si immaginò una calda sciarpa azzurra e leggera ma morbida. Lei quell'oggetto lo aveva sempre associato a qualcosa di protettivo, qualcosa in grado di far star meglio... non aveva la più pallida idea del perché, invero, ma le ricordava da sempre qualcosa di benefico. Cercò di vocalizzare in mente come avrebbe voluto che essa uscisse, ma forse non si impegnò abbastanza, forse alcuni pensieri si affacciarono alla sua mente distraendola, perché l'incantesimo non uscì come sperato. Forse la formula non era stata pronunciata correttamente? Scosse la testa, vedendo il principio di una sciarpa uscire dalla punta della sua bacchetta, senza però prendere corpo, poiché sfumò in una nuvoletta azzurrognola, sparendo per sempre alla vista. Si arricciò una ciocca di capelli con l'indice della mano destra, imbarazzata. Ma che figura ci stava facendo? Doveva impegnarsi molto di più!
    Unio Animarum Mia, Lucas pronunciò, stavolta forte e chiaro, scacciando ancora una volta tutti gli altri pensieri, concentrandosi solo su una morbida sciarpa e sui due ragazzi Ametrini che aveva davanti. Si concentrò con tutte le sue forze, focalizzandosi in mente l'oggetto azzurro, rivedendolo vividamente dentro la sua testa. E, finalmente, dalla punta della sua bacchetta uscì proprio una sciarpa dall'aspetto confortevole che prima andò ad avvolgersi attorno al collo di Lucas, con delicatezza e dolcezza, poi facendo lo stesso attorno a quello di Mia. Finalmente l'incantesimo era riuscito e quindi i due ragazzi avrebbero sicuramente sentito una sorta di sensazione di sollievo, anche se Emma avrebbe dovuto allenarsi ancora molto su quell'incantesimo per perfezionarlo. Per esempio, la sciarpa non era venuta della lunghezza e ampiezza da lei sperata e sospettava che nemmeno la sensazione che avrebbe suscitato, sarebbe stata tra le più forti.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
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    Emma è in gruppo con Lucas e Mia v.v
     
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    Valentina Vestrit
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    Laws are spider webs through which the big flies pass and the little ones get caught.
    Come da rito, la strega aveva passato gli ultimi minuti prima della colazione a studiare il manuale di incantesimi. La ragazza non spiccava certamente per intelligenza o empatia ma, come ogni membro della sua casata, aveva tenacia da vendere. Fin dai primi mesi, il passaggio da Hogwarts ad Hidenstone era stato ingerito con difficoltà, rischiando più volte di finire per traverso. La complessità degli argomenti trattati in questa accademia rispecchiava la difficoltà con cui gli abitanti della stessa Denrise avevano conquistato i mari secoli or sono. E, certamente, la lezione di Incantesimi non era da meno.
    Tra le diverse materie che l'opale aveva approcciato, proprio questa si era rivelata da un lato la più impegnativa ma dall'altro la più piacevole. A differenza di Pozioni o Magitecnica, il grosso che Valentina aveva appreso durante le ore di lezioni poteva essere applicato in qualsiasi momento potendo ribaltare qualsiasi esito. La strega non spiccava certamente per la sua pazienza, infatti. L'idea di poter evocare uno scudo o fermare il tempo con semplici gesti l'aveva spinta a perfezionarsi in questa materia molto più delle altre.
    Così, vestendo l'uniforme della sua casata, la ragazza londinese passò la prima parte della lezione a svolgere la parte teorica con un sorriso sulle labbra. Quando la professoressa richiamò a sé i compiti con un colpo di bacchetta, il sorriso sul volto di Valentina si fece ancora più largo mentre le unghie cominciarono a battere in modo sostenuto sul tavolo. La strega anelava alla parte pratica nello stesso modo in cui la volpe desidera l'uva che non può raggiungere, condividendo con quest'ultima il desiderio di sopravvivere.
    Tuttavia, udendo di come l'incanto fosse di natura bianca, l'opale corrugò la fronte e la parte interna delle sopracciglia si alzò a formare un triangolo. Quel tipo di incanti non era il suo forte, eppure l'avventura simulata a Babilonia era riuscita a piantare in lei semi di interessi verso questo ramo della magia. Le fu facile comprendere come la mancanza di dote in questo settore non fosse dovuta ad un deficit di impegno che, al contrario, abbandonava come un fiume in piena; bensì ad uno scarso interesse nel proteggere gli altri.
    La sua bellezza, dono degli dei, l'aveva portata più volte ad essere selettiva sulla compagnia con cui circondarsi. Dunque, la sete di crescere ed imparare l'aveva portata ad usare come criterio di scelta la capacità più che la simpatia o l'aspetto esteriore. Sia durante gli anni di Hogwarts che durante il primo anno di Hidenstone, Valentina aveva avuto attorno solo persone estremamente capaci (O, perlomeno, in cui lei avesse visto estremo potenziale) in grado di proteggersi da sole. Per quanto quello sciocco di Blake fosse temuto in tutta l'accademia, Valentina aveva aveva deciso di sfruttarne le fiamme piuttosto che tentare di placarle.
    Durante il loro compito di Alchimia, c'era riuscita alla perfezione. Vedere come quella collaborazione le avesse fruttato il massimo dei voti le fece accettare con estremo piacere il suo invito a prendere parte alla prova pratica di Incantesimi. Quando poi notò come anche Jessica avrebbe occupato uno dei tre posti, il sorriso sulle labbra della mezza veela si fece ancora più largo.
    Valentina aveva avuto poche occasione per legare con questa sua "consorella" e prendere un ottimo voto sarebbe stato il migliore tra gli inizi possibili.


    Quando fu il suo turno, Valentina strinse il manico della sua bacchetta così forte che le nocche presero il colore del latte. Sentì gli occhi puntati su di lei e la sensazione che provò fu un misto tra piacere ed ansia. Da un lato, avrebbe potuto brillare mostrando ancora una volta come lo snaso avesse ponderato saggiamente la sua scelta nell'inserirla all'interno della casata migliore (Almeno per lei) di Hidenstone. Dall'altro, beh, poteva succedere l'esatto opposto.
    La ragazza chiuse gli occhi mentre le sue orecchie erano avvolte da bisbigli. Sentì degli studenti ridere e altri lamentarsi dei propri esiti. Davanti a sé aveva un telo nero ma le distrazioni esterne erano troppo vivide per disegnare tratti precisi. Eppure, concentrandosi sul suo petto che si gonfiava per poi restringersi tra un respiro e l'altro, ci riuscì. Da prima scomparvero i lamenti, poi i ricordi.
    Dunque, sul quel piano d'ombra, cercò di immaginarsi le forme dei suoi compagni. Nel farlo, partì dalle loro divise. Erano l'elemento che conosceva meglio e su cui avrebbe avuto meno bisogno di focalizzarsi. Si concentrò sul tessuto, poi sui colori e infine sui dettagli: Bottoni, maniche e colletti. Con Blake fu semplice, la ragazza aveva estrema confidenza con i corpi maschili. Quando fu il turno di Jessica, fu tutto molto più complesso. Delineare le sue linee sinuose e le forme sotto la camicia fu difficile e Valentina sentì un rivolo d sudore scivolarle sulla fronte.
    Poi toccò all'incanto, la cui focalizzazione sarebbe stata la chiave che avrebbe differenziato un esito positivo da un esito negativo. La professoressa Ivanova aveva dato all'incanto la forma di una fenice. Valentina avrebbe voluto emulare una forma così complessa ma si accorse fin da subito che la maestria con cui la docente aveva delineato piume e dettagli non facevano per lei. Dunque pensò ad una forma più semplice che non le apparteneva minimamente. Si trattava di un nastro largo quanto un pollice e spesso quanto un'unghia. Avrebbe dovuto avvolgere i tre opali per poi infondergli energia. Quando il quadro fu delineato, Valentina aprì gli occhi posandoli sui suoi compagni. Prima che dagli spiragli potessero entrare le immagini dell'aula, la mano della strega disegnò delicatamente un cerchio con una linea orizzontale che potesse dividerlo a metà « Unio Animarum Valentina, Blake, Jessica.»
    Il nastro scivolò dalla punta del catalizzatore disegnando cerchi attorno alla più giovane dei tre per poi allungarsi verso Blake e Jessica. Ma, ad un palmo dall'obiettivo, la punta del nastro si sfilettò e con essa, lentamente, l'intero incanto e l'orgoglio della strega.

    Il volto di Valentina assunse un incarnato rosso come la buccia dei pomodori mentre i suoi occhi si assottigliarono per cadere come ghigliottine sui volti degli studenti che reagirono al suo fallimento ridendo "Ridete oggi, ballerò sulla vostra tomba domani"
    Le labbra della mezza veela si serrarono come il portale d'un castello sotto assedio mentre il mento scivolò in avanti facendo cozzare i denti gli uni contro gli altri. Gli ci volle un intero secondo per tornare in sé e per lei fu anche troppo.
    Ancora una volta socchiuse gli occhi facendo fatica a riportare in equilibrio la sua anima in tormento. Non solo aveva fallito ma aveva fallito di fronte ai membri di altre casate e, cosa ben peggiore, davanti ai suoi stessi compagni. Il mondo al di fuori della sua mente rimase in silenzio ma quelle risate risuonarono nella sua mente come un orribile eco nella notte "Come hanno osato?"
    Sentì la rabbia scivolargli sulla pelle fino a penetrargli le ossa. Odiava quella sua debolezza e avrebbe fatto di tutto per sradicarla. Avrebbe venduto cento dei suoi compagni al demonio se ce ne fosse stata l'occasione soltanto per avere metà del potere della Preside che dirigeva quella accademia. Come poteva qualcuno pretendere che un'anima così oscura potesse utilizzare un incanto così puro?
    Ma doveva riuscirci perché nessun demonio l'avrebbe attesa per proporle un patto del genere. In quel momento era così insignificante e anche il più misero dei diavoli ne era a conoscenza.
    Con estrema fatica si isolò completamente ma poi si accorse che ciò sarebbe stato uno sbaglio "Alle fiamme serve sempre combustile per produrre calore."
    Nella sua mente, lo spettro di quelle risate riprese vita e la strega sentì le sue mani formicolare mentre il suo battito perdeva costanza. Dunque si concentrò sul suo stesso collo. Delle mani callose si prolungarono in due braccia nerborute mentre gli sguardi dei babilonesi affondarono nelle sue carni come lance. Durante la lezione di storia aveva osato provare pietà per una guardia e aveva rischiato la vita per questo errore. Ancora oggi, delle volte, il ricordo di quella stretta la risvegliava la notte. Persino Semiramide, forse più potente della stessa Burke, era caduta per aver osato riporre fiducia.
    Eppure, c'era una persona di cui avrebbe voluto - e non per bisogno - potersi fidare. Quel pensiero la spaventava, forse più delle risata che avrebbero potuto seguire un ulteriore fallimento. Vedere il suo volto le riscaldava il cuore e a Valentina sfuggiva ancora la ragione di questo calore.
    La ragazza tornò a concentrarsi. Tra un battito e l'altro del cuore, le mura di Babilonia svanirono come polvero al vento, poi toccò ai Babilonesi e infine al corpo della guardia. Rimasero soltanto le braccia e le mani strette al collo della strega. Il dolore le avvolgeva il cranio come una vertigine continua ma poi la strega riprese a concentrarsi.
    Quella rabbia... quella rabbia poteva essere usata come carburante. E quel calore... quel calore poteva mutare natura. Concentrandosi su quel misterioso sentimento che la stava accompagnando da troppo tempo, la ragazza immaginò nuovamente le divise e poi i suoi compagni.
    Le braccia della guardia si restrinsero prendendo la forma di due serpenti. I due rettili sibilarono formando una triquetra che aveva ai vertici i tre opali. Dietro ad ogni formula vi era un significato e dietro a quello sembrava esserci l'intento di armonizzare più anime sotto lo stesso sentimento. Ed era proprio questo ciò di cui la strega sembrò avere bisogno.
    Valentina spalancò le palpebre e focalizzandosi su quel desiderio sibilò «Unio Animarum Valentina, Blake, Jessica.»
    Le serpi fuoriuscirono dalla sua bacchetta disegnando la triquetra a mezz'aria. Erano più sottili di quelle che aveva immaginato ma i loro occhi erano colmi di rabbia e le loro zanne di veleno. Poteva dirsi lo stesso di Valentina che, senza esitare, sarebbe ricorsa ad un mezzo così infimo pur di salvare la persona che avrebbe voluto salvare. Sentendo i suoi occhi più leggeri, l'opale scambiò un ultimo sorriso con i suoi compagni per poi attendere la loro prova.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato
    Aut Caesar, Aut Nihil.
    ©
    Scheme role by Amphetamines'
    Vietata la copia anche parziale.


    Valentina è in gruppo con Blake e Jessica
     
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    'Voglio morire...' gli esami MAGO erano sempre più vicini e il povero Jesse era sempre più convinto che non li avrebbe mai sostenuti, essendo la sua vita diventata un tormento unico di compiti in classe, interrogazioni e prove pratiche 'H capito che ci preparano a tutto... ma la guerra la combatti un giorno ogni tanto non per TRE MESI di fila...' si diceva lui, riprendendo vecchi adagi e racconti di famiglia, accasciato sul banco nel mentre rileggeva quanto aveva partorito su concetti come concentrazione, focalizzazione e lancio, dei quali non solo aveva la nausea, ma ad ogni volta che li enunciava era convinto di saperne sempre meno 'Se continuo così arrivo ai MAGO che scrivo giusto come mi chiamo' pigolò lui 'Anche se va bene così: tutto è meglio di questa croce!' gemette nel mentre il suo compito volava via, sobbalzando poco dopo 'Uh, forse per questo lo fanno: così l'esame a confronto sembrerà una passeggiata!'
    Insomma, Jesse era così confuso che aveva cambiato idea a 360° senza manco passare dal via!
    Eva attese che anche l'ultimo scritto giungesse a lui e spiegò loro una nuova magia curativa, capace di curare fino a tre persone 'Uh fico' affermò lui, afferrando il proprio blocconote, che trovò con una certa fatica, cosa che non comprese subito 'Uh, sì, è un po' che in effetti non scrivo incantesimi nuovi' affermò lui, bloccandosi un istante 'NO, MA TRANQUILLA, PRESENTACI UNA MAGIA ALL'ESAME MAGO GIA' CHE CI SEI OH! CON CALMA EH!'
    L'ansia tormentava il ragazzo e lo rendeva molto incline all'astio, come in quel caso, dove un piccolo fatto era trasformato da lui in un torto alla sua persona e, perché no, alla sua intera classe 'Speriamo che sia almeno semplice!' si disse lui, confidando che, essendo in una lezione condivisa col primo anno, ciò potesse aver senso.
    La donna mostrò loro l'incanto, poi li invitò a dividersi in gruppi da tre. Annuì, e fece per alzarsi sentendo come ella ci tenesse al fatto che non si accapigliassero per i compagni del gruppo, del resto sul campo di battaglia non si aveva tempo per cose come le amicizie e, soprattutto, le simpatie.
    'Oh!' quel discorso cadde un po' dal cielo e lo lasciò di stucco, proiettandolo in una realtà che avrebbe respirato nuovamente solo dopo un mese, una volta tornato in famiglia. Sorrise, si alzò in piedi e vide la gente lanciarsi contro in cerca degli accoppiamenti. Si voltò e raggiunse Blake cui porse la bacchetta, poi cercò Erik con lo sguardo, cercando di far gruppetto, ma lungo la strada si imbatté in un Adamas selvatico "Uh, ciao Adamas!" propose lui, alzando anche la mano destra in segno di saluto, osservando l'altro coi suoi enormi occhioni, lasciando che l'altro spiegasse la sua idea "Ehi, io non sono sempre con Blake ed Erik" si disse lui, storcendo la bocca quasi subito "Sì... insomma, a voltes sono solo con uno di loro.." pigolò lui, distogliendo lo sguardo, nel mentre la piccola Matilda veniva introdotta nell'esercizio.
    Jesse osservò il moro e come sempre si sentì in imbarazzo, ma, osservando Eva, non se la sentì di dargli picche 'Insomma... ha appena detto di lasciar perdere antipatie e simpatie...' il che si estendeva sicuramente anche all'imbarazzo del non sapere se si aveva in mente di condividere le proprie bacchette.
    Con un sorriso più disteso, annuì ai due ragazzi e si appartò con loro "Ciao, ehm, scusa, non ti avevo mai notata... fuori dai Black Opal conosco poca gente" giusto il suo parabatai e chi si era fatto o stava comunque inciuciando. Annuì alla giovane e formò con loro un cerchio, lasciando che fosse Adamas quello che rompeva il ghiaccio.
    "In bocca al lupo, e ricordati: stiamo bene, quindi fai con calma!" affermò lui, ignorando come, a Dubai, due maghi con le sbagliate magie curative, fossero riusciti ad uccidere un docente.
    Lasciò che il ragazzo tentasse la magia e quindi fallisse, al che storse la bocca "Eh, magia nuova: provaci ancora!" affermò lui, alzando un pugno al cielo e lasciando che il maghetto riprovasse e riuscisse in quella semplice ma difficile magia.
    "Bravissimo!" esclamò lui, applaudendo anche brevemente, sentendosi un po' più energico di prima "Sono così carico ora che potrei fare cento flessioni senza sudare!" decretò ridendo, estraendo la propria fida compagna, preparandosi ad eseguire la medesima magia appena subita.
    Chiuse gli occhi e svuotò la mente, cosa che non gli riuscì molto bene, visto che dovette riflettere a lungo sulla forma della magia 'Un proiettile, un'onda marina... una stella cometa come Adamas?' molte erano le domande, ma forse era meno il tempo. Si contorse un po' le mani e alla fine optò per una freccia 'Tipo Robi Hood: da i punti vita ai poveri!' si disse lui, utilizzando un linguaggio nerd e spalancando gli occhi nel mentre tracciava un cerchioda tagliare al suo centro "Unio Animarum Jesse, Adamas e Clotild... Ah!" si rese da solo del suo errore e lo fece urlando, osservando come un'aliena la povera fanculla, iniziando una notevole sfilza di scuse "Scusa, scusa, SCUSA!" gemeva lui, chinando anche il capo e facendo un passo indietro, nel mentre non si dava per vinto e preparava la nuova strategia.
    'Matilda: si chiama Matilda... e io devo curarla!' si ripeté un po' di volte, costernato, ritentando poi la magia, ma semplificandola 'Si manifesti come vuole: cerchiamo di riuscirci e basta!'
    Dterminato, tracciò nuovamente il cerchio, poi tagliato, ma era ancora troppo in imbarazzo per essere sereno, ed infatti la magia fallì ancora.
    "UFFA!" sbuffò lui, infastidito, calciando anche il pavimento con una certa violenza 'Dai, Jesse, cazzo!' si disse lui, dandosi due sberle/pacche sulla guancia, cercando la lucidità mentale.
    "Scusate, ora ci riprovo davvero"
    Annuiì a sé stesso con un sorriso rassicurante, poi socchiuse gli occhi e cercò il vuoto 'Non pensare che Matilda penserà che sei scemo, non pensare a quanto sclererà Blake e neanche a se userai mai questa magia per riprenderti dal bigbamboo di Adamas' perché, in fondo, anche quello lo preoccupava: era un tipo previdente (?) 'Sei qui, a lezione; siete tutti vestiti e tu stai facendo una prova pratica'
    Si calmò, si rilassò, poi aprì gli occhi e fissò i ragazzi davanti a sé, che avrebbe curato 'Una bolla, ecco che forma voglio che abbia!' decretò lui, annuendo, forse a sé stesso. Afferrò il proprio catalizzatore e vi immetté tutta la sua buona volontà, la sua voglia di aiutare il prossimo, di fare la differenza.
    Tracciò ancora il cerchio e lo spezzò una linea, enunciando la formula poi con voce seria "Unio Animarum Jesse, Adamas, Matilda!" affermò lui, liberando dalla punta della bacchetta una bolla, che sarebbe andata a curare gli altri due ragazzi, oltre ché sé stesso!
    Essa si sarebbe diretta prima da Adamas, poi da Matilda e infine avrebbe curato anche lui, perché così lui voleva, consciamente ed inconsciamente.
    La osservò, incuriosito e sospirò "Bene... e magari anche questo mi esce se me lo chiedono ai MAGO!" ammise lui con una piccola risata, soffermandosi sui presenti, ma cercando come sempre anche i suoi amici.
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    Jessica Whitemore | Black Opal
    I M.A.G.O erano alle porte, ragion per cui Jessica aveva deciso di impegnarsi il doppio del solito. Voleva ottenere ottimi voti per concludere con una pagella ineccepibile e finora stava andando tutto secondo i piani, per fortuna.
    E così, il suo secondo anno in quell'Accademia si stava concludendo di già. Non ci poteva credere che a breve avrebbe svolto gli esami e l'anno successivo sarebbe stata al terzo. Ricordava ancora distintamente i suoi primi mesi ad Hidenstone, contraddistinguendoli come solitari e spenti. Non si era fatta amici fin da subito, là, per via del carattere burrascoso con il quale era arrivata, peggiorato da una gravidanza così precoce. Aveva solo sedici anni quando la sua vita era cambiata per sempre. A sedici anni, si era aperto un nuovo capitolo della sua vita, ma non per forza un capitolo negativo. La nascita di Alex le aveva donato una grande felicità; avrebbero potuto abbandonarla tutti, ma lui sarebbe sempre stato là, non era più sola. Adesso era passato quasi un anno dalla nascita, mancava circa un mese e mezzo al primo compleanno di Alex. Cosa avrebbe potuto fare? Sicuramente qualcosa di speciale, ma niente di eccentrico come per il suo compleanno... anche se non ci aveva ancora riflettuto a fondo. Magari avrebbe organizzato qualcosa con solo le persone importanti della sua vita... anche se si stava rendendo conto che stavano diventando fin troppe e la cosa cominciava a diventare pericolosa. A più persone si affezionava, più avrebbe sofferto per un'eventuale perdita, anche se non era proprio l'idea più bella del mondo, doveva pensare positivo.
    Questi erano i pensieri della giovane mentre anche quella lezione teorica di incantesimi giungeva a termine, per lasciare più spazio alla pratica, cosa in cui lei si riteneva anche abbastanza brava. Gli incantesimi curativi erano estremamente utili, al pari di quelli offensivi se non di più, ma serviva anche un'enorme concentrazione, non erano affatto da sottovalutare. Quindi si sarebbe impegnata al meglio anche ad imparare l'incantesimo che stava spiegando loro la professoressa Ivanova. Ascoltò attentamente le parole di quella donna con la quale si stava instaurando un rapporto ambiguo, che non sapeva definire. Non in senso negativo, tutt'altro. Da quella notte nei corridoi, era scattato qualcosa. Ma preferiva non pensarci o avrebbe perso parte della sua concentrazione. Ecco, concentrazione era proprio uno dei punti sui quali vertevano praticamente tutti gli incantesimi. Senza quello, non sarebbe venuto nulla di buono.
    Per quella consegna, stranamente Blake aveva chiesto a lei e a Valentina di fare il test insieme e lei aveva accettato, così come anche l'altra opalina. Ora era il momento di mettersi alla prova e rodare le proprie capacità curative.

    Fu Valentina ad aprire le danze, al che la corvina le fece un sorriso incoraggiante, mostrandole il pollice alzato. Ce la puoi fare le sussurrò, convinta, mentre la osservava provare ad eliminare ogni elemento superfluo dalla sua testa. Purtroppo, però, il primo tentativo non andò a buon fine e il nastro si dissolse ancora prima di arrivare a Blake e Jessica. La ragazza si morse il labbro, ma non smise di sorridere alla sua compagna, posandole una mano sulla spalla. Non ti preoccupare, è un incantesimo difficile. Le disse, con sincerità. Non sapeva se a lei sarebbe venuto o meno al primo tentativo, cosa che sperava, ma erano a scuola per imparare, quindi non c'era problema se non sempre andava bene. Non badare a loro...poi ci pensiamo sbuffò con un ghignetto, guardando quei ragazzi, prima che l'opalina riprovasse l'incantesimo con calma.
    Finalmente delle serpi spuntarono dalla sua bacchetta, che si diressero verso di loro. Beh, a questo punto, l'incanto era bello che riuscito. Allargò il suo sorriso, annuendo. Adesso tocca a me.

    Concentrazione. Chiuse gli occhi, in silenzio, figurandosi la propria mente come un'enorme stanza vuota, senza pensieri, problemi o turbamenti. Solo quattro pareti che racchiudevano il nulla più assoluto. Relegò in uno spazio remoto della sua mente ogni cosa che potesse distrarla anche in minima parte. Tutto ciò che la tangeva, doveva essere allontanato immediatamente, prima che potesse disturbare il suo incantesimo. Non era facile, però, aveva solo diciassette anni e aveva vissuto e stava vivendo, più situazioni difficili di quante ne abbia mai potute affrontare un adulto e forse proprio per quello, non le riuscì di concentrarsi alla perfezione, ma lei ci provò comunque.
    Focalizzazione. Sulle prime, tentò anche lei di disegnarsi in mente un'elegante fenice, vogliosa di non essere da meno di Eva, ma forse stava chiedendo troppo a se stessa. Riuscì, comunque, a visualizzare l'animale del suo colore rosso fuoco, con quelle piume lisce e quelle grandi e regali ali, un becco acuminato e due profondi occhietti neri. Era una giovane fenice, probabilmente appena nata ma comunque bellissima. Era pronta.
    Lancio. Strinse la bacchetta, alzandola fino a tendere il braccio. Unio Animarum Jessica, Valentina, Blake. Pronunciò quelle parole con decisione, aspettandosi che da un momento all'altro uscisse dalla punta un'elegante fenice che andasse poi ad avvolgere i due compagni e se stessa, pronta a lenire ogni loro dolore. Ma, come suddetto, forse la giovane strega aveva sottovalutato un po' troppo le proprie capacità, poiché dalla bacchetta non uscì ciò che aveva immaginato nella sua mente, ma una specie di pennuto spennacchiato che di una fenice, aveva ben poco. Inutile dire che non arrivò nemmeno a destinazione... o meglio, arrivò a sfiorare un polso a Blake, prima di dissolversi come vapore e poi scomparire nell'aria, divisa in particelle così piccole da essere ormai invisibili ad occhio nudo. Tuttavia, la ragazzina non si mostrò più di tanto turbata. Ormai aveva capito che non sarebbe servito a niente, quindi si limitò ad un'alzatina di spalle. Adesso ci riprovo disse solo, reclinando il capo all'indietro e chiudendo nuovamente gli occhi.
    Concentrazione. Chiuse i suoi grandi occhi scuri, stavolta ancora più decisa di prima. Andrà tutto bene, Jessica. Liberati di tutti i pensieri negativi e positivi che siano e ce la farai le disse la sua vocina interiore e ciò la portò ad annuire al vento, prima di visualizzare -con gli occhi della mente- di nuovo quella stanza vuota, silenziosa e così simile all'oblio. Stavolta la stanza era più piccola e compatta, in modo che i pensieri avessero meno spazio per spargersi e dovessero restare racchiusi in un angolino, per non disturbare la ragazza.
    Focalizzazione. Aveva capito che era impossibile che una fenice le riuscisse magnificamente com'era stato per la professoressa, quindi optò per qualcosa di decisamente più semplice. Quindi si figurò un'elegante spada di un bell'acciaio luccicante, con l'elsa decorata in modo semplice eppure elegante, una di quelle usate dai cavalieri medievali, grande e forte oltre che bella. Solida e abbastanza lunga, costellata di piccoli zaffiri blu. Strinse la mano attorno alla bacchetta e alzò il braccio.
    Lancio. Riaprì gli occhi, sospirando piano. Unio Animarum Jessica, Valentina, Blake. Esclamò, stavolta con molta più convinzione... e finalmente, la spada fuoriuscì dalla sua bacchetta per andare ad infilzare -senza ferire- i compagni, infondendo loro nuova energia e provando a lenire sia le eventuali ferite fisiche, che quelle mentali. La spada era meno decorata e più fine di quella che si era immaginata, ma andava bene così.
    "Parlato" - 'Pensato'- "Ascoltato" | Scheda PG Stat.
    RevelioGDR


    Jess lavora con Valentina e Blake
     
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