Votes given by Nathan Parker King

  1. .
    Se solo non avesse tenuto Alex sulle spalle, Jess avrebbe dato uno schiaffo a Lucas dietro la nuca. Uno di quelli leggeri, non violenti, ovviamente. Però rise, annuendo. Quando il ballo fosse finito e Alex si fosse addormentato, probabilmente avrebbero avuto l'intera scuola per loro, coperta da quella coltre di buio che li avrebbe protetti. Non era mai stata una studentessa modello -dal punto di vista del comportamento, perché sui voti era ineccepibile- nemmeno quand'era una Prefetta, figurarsi ora che era libera dal peso delle responsabilità e da una spilla che, forse, in fondo le stava stretta.
    E poi a mezzanotte scattava il suo compleanno, voleva che fosse tutto perfetto e se ciò stava a significare una violazione delle regole, beh, si vedeva costretta.
    Non dire queste cose con Alex qui sibilò in un sussurro appena udibile. Sapeva che il doppio senso fosse abbastanza sottile da non essere inteso da un bambino di tre anni e mezzo, però era sempre meglio non rischiare. Avrebbe avuto diverso tempo per apprendere quelle cose, non serviva che succedesse prematuramente.
    Tuttavia, iniziò già a pregustarsi quel pensiero per arrivare preparata a quando fosse giunto il momento.
    Ammesso e non concesso che non fosse venuta a sapere quant'era successo sui Monti, ovviamente. In quel caso, lo avrebbe mollato lì senza dire una parola. Nessuna scenata in pubblico, nessun grido isterico. Sarebbe andata a divertirsi con qualcun altro e basta, tanto era pieno di persone che conosceva. Nathan, per esempio, era da tanto che non lo sentiva. In quel momento, le venne in mente di mandargli un messaggio, così, per sapere come stesse.

    CITAZIONE
    Ehi, sto per chiamare gli Auror. Comincio a pensare che ti abbiano rapito.

    Tra loro c'era stato qualcosa che andava ben oltre un'amicizia, visto che avevano finito con l'appartarsi, diversi anni prima, in occasione della partenza, al porto, quel primo settembre. Da allora erano rimasti sessualmente in contatto per un po', ma tutto era finito perché ognuno aveva troppi problemi e troppa poca voglia di parlarne. Ma non stava a significare che non tenesse al ragazzo. E, tra parentesi, sperava non ce l'avesse ancora con lei per averle fatto credere che il padre di Alex fosse Lancelot. Non è che glielo avesse detto esplicitamente, aveva fatto tutto lui. Ridacchiò nel ripensare al fatto che era proprio andato a dirlo ad Olwen, accusandolo di aver abbandonato suo figlio. Avrebbe pagato qualsiasi cosa pur assistere alla scena, ma purtroppo era stata chiamata quand'era finita.
    Si distrasse dai suoi pensieri solamente quando Lucas parlò di nuovo, prima che arrivassero in sala grande. Non afferrò immediatamente il significato delle sue parole, ancora con la mente a metà concentrata su Nathan, perciò scrollò la testa per dedicargli completamente la sua attenzione. Ma non rispose subito, come se stesse riflettendo. Era una richiesta così strana, che non si era preparata a rispondere. Non uno "strano" negativo, semplicemente... strano. Nessuno aveva mai fatto niente del genere, per lei, quindi si trovava in difficoltà anche nell'articolare qualsiasi frase di senso compiuto.
    Passarono svariati secondi di silenzio, dove si sentivano solo i ticchettii dei loro passi che rimbombavano per il corridoio, poi prese un grosso respiro.
    Sì, potremmo concesse, già immaginandosi come avrebbero reso quella stanza per adattarla ad Alex. A patto che tu la metta in sicurezza, che la ridipinga e ci faccia costruire una finestra. Ricordava bene o male quella stanza e come la maggior parte dei magazzini, non aveva una finestra. O se ce l'aveva, era di quelle piccole ed impiantate in alto, sul muro. Non era un no ma nemmeno un sì effettivo. Lo sarebbe diventato, se avesse apportato quelle migliorie.
    Stava osservando Lucas di sottecchi, mentre varcavano la soglia della Sala, trovandolo adorabile quando arrossiva. Non sapeva se lei fosse di parte, ma si chiedeva come potesse, Lilith, non fidarsi di lui. Ma in effetti moltissime delle persone delle quali avrebbe dovuto fidarsi, non si erano mostrate così degne.

    Sentì benissimo la pressione da parte di Lucas per non muoversi da quel punto e, possibilmente, andare dal lato completamente opposto. Ma erano tutti adulti, lì, avrebbero dovuto affrontare eventuali divergenze e riuscire a parlarsi in modo civile. Che poi era molto curioso che fosse proprio lei a dirlo, visto come non riusciva proprio a mandar giù la sola vista della sua nemesi, Elisabeth. L'ultima conversazione che aveva avuto con lei (e durante la quale non si erano scannate) era stata durante gli Hidenstone Games, qualche mese prima. Ma fortunatamente, la sua meta non era lei, ma Joshua e Lilith, la sua migliore amica. Il ragazzo era forse uno dei pochissimi amici che erano realmente tali senza alcun secondo fine, assieme forse solo a Jesse ed Erik. Con tutti gli altri ci doveva essere finita a letto almeno una volta. Forse quel rapporto si era stretto proprio quando, quelli che sembravano secoli prima, aveva scoperto di essere incinta mentre era insieme a lui, in quel freddo seminterrato.
    Strinse la mano del ragazzo per trasmettergli forza, dopodiché si rivolse direttamente ad Evans.
    Quando invece parlò con Lucas, sperò che sapesse rivolgersi a lui senza sputare odio. Lucas, intendiamo. Evans, dopotutto, era la parte meno lesa dalla faccenda di Elisabeth, per quanto le cose non fossero comunque andate secondo i piani. Ma non erano affari suoi e Jones avrebbe già dovuto voltare pagina da un bel pezzo.
    Passò un momento in cui Alex cercò disperatamente di sillabare il nome di Joshua ma probabilmente quell'accostamento di esse ed acca, per non parlare della jay, lo misero non poco in difficoltà.
    Alla fine, dopo mille peripezie, uscì fuori dalle sue labbra qualcosa come: Osua!, che era bene o male la sua personalissima pronuncia, togliendo tutte quelle lettere ed accostamenti che lo mettevano in difficoltà.
    Comunque, nonostante Alex avesse visto Josh l'ultima volta quando aveva solamente pochi mesi, Jess gli aveva sempre parlato molto di lui -come degli altri- e comunque glielo aveva indicato, poco prima, pronunciando anche il suo nome.
    Quando l'ametrino si avvicinò a suo figlio, non poté fare a meno di sorridere. Lei poteva anche essere odiata da qualcuno, disprezzata da qualcun altro... ma praticamente tutti, davanti alla dolcezza di un bambino, non potevano fare a meno che seppellire almeno momentaneamente l'ascia di guerra. Con Josh, comunque e fortunatamente, non ce n'era bisogno.
    Alex, all'inizio un po' titubante, allungò l'esile manina verso Joshua in un carinissimo cenno di saluto, mentre sul viso gli si allungava uno di quei suoi sorrisoni innocenti da bimbo.
    Alla fine, salutò Joshua quando si allontanò, restando sola con Lucas e Lilith. In mezzo tra due fuochi, praticamente.
    In tutto questo, aveva dedicato parte delle sue attenzioni anche alla Clarke. Sorrise anche lei a quell'epiteto che, per Jessica, era anche un chiaro rimando alla propria casata d'origine, prima di giungere tra le fila dei Black Opal.
    Quando furono soli, osservò la Clarke avvicinarsi a Lucas e guardare nella direzione del piccolo Alex. Sorrise alle sue parole.
    Ne sarà felicissimo, è tutta la sera che mi chiede quando gli do le caramelle replicò Jess, guardando il figlio con un affetto che non credeva di poter dispensare né avere nel proprio corpo, sempre troppo concentrata su se stessa per immaginare di riuscire a dedicare attenzioni ad una piccola vita che aveva costantemente bisogno di lei.
    Proprio in quell'esatto istante, le parole di Lucas le arrivarono forti e chiare all'orecchio. Smettila. Non mi stava guardando. Non come pensi tu, almeno lo redarguì, alzando gli occhi al cielo prima di tornare a sorridere. Quella sensazione per la quale non aveva indagato per proteggersi, era in mezzo tra loro come un terzo incomodo.
    Il bimbo si protese felicemente verso Lilith -era facilmente corruttibile- e le strinse forte la mano, una volta a terra.
    Non diede un eccessivo peso al fatto che Lilith si fosse avvicinata così tanto a Lucas, perché il suo sguardo si perse nella sala, come a voler ricercare qualcuno di particolare. Ma c'era solo l'ombra di vecchie presente ad aleggiarle sopra come una scure.
    Grazie, Lil... Però non serve che ti guasti la serata. Facciamo un ballo poi lo vengo a prendere. Non è che non si fidasse di Lilith, anzi, però temeva che si sarebbe stancata a star dietro a suo figlio per lei, quindi le assicurò che non lo avrebbe sbolognato a lei per il resto della serata.
    A dopo Lily. Mi raccomando, non fargli mangiare troppe caramelle la pregò, perché sennò il piccolo avrebbe avuto mal di pancia almeno per due giorni. Si morse il labbro vedendola allontanarsi, sentendo un'improvvisa morsa allo stomaco come se, piano piano, stava iniziando a rendersi conto di quanto suo figlio valesse e di quanto si sentisse vuota ad averlo lontano da sé. Ma poi il Jones catturò tutta la sua attenzione nuovamente, portandola a sorridere. Posò una mano sul suo braccio, annuendo. Un solo ballo, che a mezzanotte finisce l'incantesimo. Ammiccò, riferendosi a quella favola babbana, proveniente da un libro che Mia aveva regalato ad Alex qualche tempo prima. Non aveva idea se Lucas conoscesse Cenerentola.
    Gli occhi si mossero a cercare comunque la riccia ed il figlio, mentre cercava di ricacciare indietro tutte le sue preoccupazioni. Credi che starà bene? Gli domandò, mentre sembrava quasi che la console avesse sentito la richiesta di Lucas, iniziando a suonare un lento. In quella domanda, tutta la sua preoccupazione di essere una pessima madre.
    Jessica Whitemore


    Black Opal
    IV Anno
    Bisex

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    Interagisce con Lucas.
    Manda un messaggio a Nathan Parker King
    Parla con Lilith Clarke e Joshua B. Evans (anche se in realtà è più Alex ad interagirci, a sto giro (?))
  2. .
    Non sapeva nemmeno lei che cosa si aspettasse di preciso di causare presentandosi al ballo, per di più senza un cavaliere ufficiale. Per una così popolare, che era sempre stata circondata da galoppini pronti a muoversi ad un suo cenno, era difficile immaginare di andare ad un ballo scolastico da sola. Certo, si trattava solo di una formalità, nella sua testa lei stava andando lì per Nathan ma non era la stessa cosa di andarci con lui. Eppure aveva organizzato ogni dettaglio con il suo solo metodo, attenta ad ogni minima variabile e con tutta l'intenzione di mostrarsi al meglio delle sue possibilità, come sempre ma anche più del solito.
    Parker probabilmente non era consapevole di quel che aveva scatenato, ma dire ad Amelia che era arrivato ad odiarla e prometterle qualcosa di incerto, senza sicurezze, aveva fatto scattare nella ragazza un atipico -almeno per lei- senso di protezione. Non tanto verso l'altro, anche se in un certo senso era così, ma più che altro nei confronti del loro rapporto: se prima era stata lei quella che aspettava l'altro, che pretendeva di essere cercata, ora aveva intenzione di lottare più che mai per impedire a quella relazione così instabile di scivolarle tra le dita.
    Era un po' come se, nonostante si conoscessero da abbastanza ormai e fosse sicura di piacere a Nathan -non poteva davvero odiarla no?!-, avesse intenzione di conquistarlo di nuovo.
    Si era quindi infilata in un abito verde bosco, di pura seta, che lasciava la schiena completamente nuda e al quale aveva abbinato un morbido scialle bianco, giusto perchè solo le persone giuste notassero alcuni dettagli e anche per dare all'abito, altrimenti troppo semplice, un tocco di eleganza in più.
    Si era poi prodigata in un'acconciatura complessa di trecce, che lasciava solo alcune ciocce strategiche libere sul viso e il resto del capelli sciolti solo sulla schiena, a completare il suo outfit facendola sentire una principessa. Aveva optato per dei tacchi abbastanza alti da farla arrivare appena sopra le spalle di Nathan - e non poteva negare di aver fatto proprio quel calcolo- e aveva poi stipato tutto quanto in una tasca interna del vestito, ovviamente stregata con un incantesimo di Estensione per poter infilare tutto quello di cui aveva bisogno.
    Avrebbe fatto il suo ingresso nel corridoio che portava alla Sala Grande con una camminata felina, elegante e ben calibrata, cominciando da subito a guardarsi intorno alla ricerca di un paio di occhi di un nocciola ben specifico. Non aveva idea se Nathan sarebbe andato davvero, le aveva promesso niente certezze e niente come prima, sospettava quindi di doversi aspettare la sua assenza, nonostante una parte di lei fosse già convinta del contrario.
    Detestava le illusioni, detestava più che altro la sensazione che ne seguiva, quel senso di stupidità che la travolgeva ogni volta che si scontrava con la dura realtà: non sempre le cose andavano come avrebbe voluto, e malgrado si impegnasse perchè tutto andasse secondo i suoi piani, aveva lo stesso accettato i compromessi di Nathan come se niente fosse. E quel che era peggio era che non se ne era ancora pentita.
    Aveva intenzione di dirigersi verso i tavoli con il cibo e le bevande, alla ricerca di qualcosa di più sofisticato della cioccolata calda, ma venne interrotta nei suoi piani nello scorgere una zazzera castana che spiccava sulle altre. Non aveva trovato i suoi occhi ma il cuore di Amelia mancò comunque un battito prima di accelerare nel tempo, anche se avrebbe volentieri omesso di sentirsi così solo dopo aver visto il ragazzo da lontano.
    Si impose di non velocizzare troppo il passo, raggiungendolo comunque piuttosto in fretta, riuscendo però a non sbirciare sul suo telefono e accennare un mezzo sorriso. "Posso chiederti un ballo, Parker ?" avrebbe domandato, nascondendo in gran parte l'agitazione e la tensione per un eventuale rifiuto.
    Amelia Farley

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  3. .
    Non si reputava una esperta di quelle cose e odiava abbastanza le commedie romantiche da non avere troppi riferimenti in merito, eppure le poche puntate di “Una mamma per amica” che aveva intravisto nella televisione di Ashley quando era più piccola le suggerivano che quel genere di confessioni, in genere, fossero meno arrabbiate e sofferte e più romantiche. Non che a lei del romanticismo fosse mai importato granché, e non si poteva sentire la mancanza di qualcosa che non si aveva mai avuto, giusto?
    Passata la sorpresa iniziale, che l’aveva lasciata immobile a fissare Nathan senza battere ciglio il suo esordio fu abbastanza prevedibile. “Sei un’idiota, cazzo.” pronunciò senza vergogna, gli occhi più lucidi e le guance che si coloravano di un rosa deciso. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, insultarlo, forse anche morderlo in quel momento e in un modo non troppo sexy. Come in tutte le cose Amelia non era tipo da compromessi, come lei vedeva spesso la vita in bianco o in nero, anche le sue reazioni -ancora di più dopo la trasformazione- erano sempre travolgenti, in positivo come in negativo. Era felice di quel che Nathan le aveva detto? Certo, il cuore le batteva all’impazzata nel petto e sentiva una sensazione allo stomaco che solo quello stupido Ametrin alto due metri poteva causarle, eppure non era quella l’emozione prevalente. Tutto quello che sentì montare fu rabbia, per come si era appena definito per lo più e per l’aver assunto ipotesi basandosi solo sul fatto che lei, proprio lei, con i sentimenti non era così brava come dava a vedere.
    In quel momento non pensò troppo a che cosa si potesse dedurre dalla sua prima frase, e non si trattenne dal dargli un pugno sul petto: Amelia era minuta, non avrebbe potuto fargli troppo male e per quanto lo colpì con decisione non come fa nemmeno ferirlo, dopotutto.
    Gallopin’ gorgons… tu pensi davvero che io avrei scelto di passare del tempo con te se non ti reputassi brillante, affascinante e dannatamente sexy?! Pensi davvero che avrei anche solo pensato di rivederti se non ti avessi ritenuto una delle persone migliori che abbia mai incontrato?!” ringhiò con rabbia, snocciolando una serie di complimenti senza nemmeno rendersene conto. Più parlava, più il nervosismo misto alla paura -innegabile- di averlo davvero perso cominciarono a farla da padrona, togliendole il fiato e anche quella lucidità che cercava sempre di mantenere. Cominciò a prenderlo a pugni più volte, con forza decrescente, mentre il cuore cominciava a rimbombarle nelle orecchie e qualche lacrima -di rabbia avrebbe detto lei- le segnava le guance.
    “Sei arrivato nella mia vita, mi hai incasinato la testa… non riesco a fare altro che pensarti, cazzo, e tu te ne reagisci così?! Solo perché non so come diavolo gestire tutto quel casino che mi invade lo stomaco ogni volta che sei intorno?!” continuò alzando la voce, incurante di spaventare quel cosetto che ora Nathan si portava dietro e che, in ogni caso, lo aveva distratto troppo per i suoi gusti. Se non altro ora erano vicini, una parte di lei gongolava nel poter sentire il suo profumo e il suo calore di nuovo ma per paura che decidesse di allontanarsi di nuovo alla fine lo afferrò per la maglia, per non lasciarlo andare.
    In quel momento non era in grado di pensare davvero e analizzare tutto ma quel “amavo”, al passato, distrusse ogni briciolo di compostezza rimasta, gettandola in quello che per lei poteva definirsi panico, una nuova sensazione ben più spiacevole delle altre.
    “Va all’inferno Nathan Parker King, mi sono innamorata di te al primo sguardo e tu nemmeno te ne sei accorto.” ringhiò alla fine, gli occhi che assumevano ora un nuovo riflesso, il respiro sempre più corto e la sua mente che sembrava farsi meno lucida mentre tremava contro di lui. Era chiaro che non aveva intenzione di lasciarlo andare, così come era chiaro che in quel momento non fosse affatto padrona di se stessa, stava a Nathan decidere se fosse un bene riuscire a farle perdere il controllo fino a quel punto oppure no.
    Amelia Farley

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  4. .
    Emma non era mai stata ad un ballo. Figurarsi con qualcuno che l'accompagnasse. No, ricominciamo daccapo.
    Emma odiava profondamente il suo migliore amico. Odiava profondamente Nathan Parker King. Perché? Beh, l'aveva spinta a sconfiggere le sue insicurezze, a dimostrare al mondo che non era solamente lo scricciolo fragile che chiunque credesse, che fosse una ragazzina forte e determinata, che non aveva bisogno di nessuno per brillare. E questo implicava anche sceglierle un vestito che, di sua spontanea volontà, non avrebbe mai e poi mai indossato.
    Il vestito in questione era color panna e, secondo l'altro, riusciva finalmente a valorizzare il suo corpo. Come se il suo cavaliere se ne intendesse di queste cose. Ricordava di aver sbuffato ma di essersi arresa alla minaccia del niente più coccole, quindi aveva dovuto per forza di cose, indossare il vestito da lui scelto. Era così lungo che accarezzava il pavimento sebbene indossasse un paio di scarpe col tacco -che, per la cronaca, non era sicura di saper indossare-. Aveva un profondo spacco sul lato sinistro, che le risaliva fino alla coscia. Nel complesso, il vestito lasciava molta più pelle scoperta di quella che fosse abituata a mostrare.
    Nemmeno per l'acconciatura era riuscita a rimanere nella sua comfort zone, infatti si era legata i capelli in un crocchia dietro la testa, lasciando giusto due ciuffi a pioverle ai lati del viso.
    Almeno per quanto riguardava il trucco, era riuscita ad ottenere qualcosa di abbastanza leggero, sebbene fosse molto di più di quel che si metteva di solito.
    Gli mandò una foto per intero del suo corpo addobbato per la festa, siccome lei era nel suo dormitorio sola soletta. Vado bene così? Scrisse, prima di mettere il telefono in una borsetta della stessa tonalità del vestito.
    Uscì poi dalla porta e guardò la tromba delle scale come un pericolosissimo nemico da affrontare. Era in imbarazzo ad uscire in quel modo, visto che era completamente diverso da ciò che si metteva sempre.
    Si decise a muoversi solamente quando sentì delle voci che riconobbe: Erik e Lucas. Con cautela e rischiando di inciampare ad ogni passo, riuscì a raggiungere la Sala Comune, avvicinandosi ai due ragazzi, le guance arrossate dall'imbarazzo, così come non lo erano mai state.
    Ehi... salutò entrambi, sgusciando affianco ad Erik, riservandogli uno dei suoi due sorrisoni. Ehm... come sto? Chiese loro, facendo una lenta giravolta su se stessa per mostrare loro l'abito completo. Dopodiché, abbassò il braccio per cercare la mano di Erik. Lo adorava, era uno degli amici al quale voleva più bene e sentire il calore delle sue dita, le infondeva un po' più forza per affrontare la serata. Poi i suoi occhi si posarono su Lucas. Sorrise anche a lui. Credo tu ti sia dimenticato qualcosa ridacchiò, riferendosi al cappellino ed allungando una mano per scompigliargli -o sistemargli, come era sicura lei- i capelli, annuendo quando fu soddisfatta del risultato. Non c'è che dire, così stai molto meglio. Approvò sollevando entrambi i pollici, prima di lasciarlo andare dalla sua dama. Quindi tornò a rivolgersi ad Erik. Penso che possiamo andare... sei pronto? Gli sussurrò, sollevandosi in punta di piedi per raggiungere il suo orecchio. Avrebbe aspettato e sgridato Nathan direttamente al ballo.
    Emma Lewis


    Ametrin
    II Anno
    Eterosessuale

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    Insulta mentalmente Nathan Parker King e gli manda un messaggio.
    Scende in Sala Comune ed interagisce con Erik Foster e Lucas Jughed Jones
  5. .
    Aveva pensato parecchie volte, negli ultimi mesi, a loro due, a come si erano incontrati, a come avevano finito per costruire qualcosa di concreto nonostante le sue aspettative e il fatto che non avesse mai pensato di trovare un fidanzato o qualsiasi cosa Nathan fosse. Si rifiutava ancora di usare vere e proprie etichette, forse non era ancora pronta per una definizione che rendesse tutto ancora più concreto e reale.
    Le piaceva quello che avevano costruito, si era resa conto da sola di quanto le mancasse quel rapporto quando erano lontani, e forse proprio quella sensazione la spaventava, l'idea di dipendere da qualcuno per essere felice -anche se si trattava comunque di una dipendenza relativa- non la faceva impazzire eppure sospettava di non avere già più scelta. D'altra parte stava con Nathan la faceva sentire bene, e forse quella era la parte peggiore: come poteva rinunciare a qualcosa di positivo, raccontandosi di non averne bisogno?
    Alzò le sopracciglia quando l'altro parlò di come le cose semplici lo annoiassero, non si aspettava una stoccata di quel tipo e quella andò a segno subito, come se lo avesse detto direttamente a lei. "Fortuna allora che sono io ad averti trovato." cercò di difendersi, mostrando però così di essere stata punta nel vivo.
    Sospettava di meritarsi quel genere di risposte, l'acidità, la freddezza, il distacco che lei aveva sempre riservato a chiunque altro e che ora le si ritorceva contro. Dopotutto Nathan era diverso anche per quello, riusciva a farla sentire in modi che non avrebbe mai reputato "suoi" prima di quel momento, sentimenti che non contava di poter provare ed emozioni che non le appartenevano. Anche quel senso di mancanza, il bisogno di avvicinarsi di più, la voglia di abbracciarlo...erano tutte sensazioni profonde e improvvise, che non era sicura di poter controllare e per una che aveva sempre avuto il coltello dalla parte del manico quello equivaleva a mostrare il fianco e combattere bendata contro un nemico imprevedibile. Non certo una situazione che avrebbe ricercato volontariamente, ecco.
    Non aveva comunque intenzione di abbassare le difese del tutto, aveva ancora una dignità e un certo orgoglio e comunque pensava di essere, almeno in parte, nel giusto. Nathan forse si era sentito ignorato, ma non aveva capito niente di lei? Proprio lui, così empatico e attento a tutti non riusciva a capire quanto per lei quella situazione fosse nuova? Non meritava nemmeno un po' di comprensione?
    "Sarebbe bastato quello? In genere è la gente che mi cerca, nessuno mi evita, vedrò di annotarmi questa osservazione." replicò, con un tono che rimaneva comunque sulla difensiva e che suonava come una scusa ma comunque nel suo stile. Sospirò piano, cercando di non irrigidirsi troppo comunque, non era davvero lì per litigare e non aveva fatto lo sforzo di cercarlo per mandare poi tutto all'aria.
    "Pinguini comunque non è male come soprannome, non si discosta molto dalla realtà." gli concesse comunque, accennando un vago sorrisetto. Non aveva tutti i torti, forse lei non li avrebbe definiti così ma quell'osservazione le forniva comunque del materiale: Nathan aveva comunque continuato a seguirla, aveva visto quel che aveva pubblicato, significava che dopotutto provava ancora un certo interesse.
    Non era una cosa scontata, doveva ammettere di essersi immaginata una conversazione ben diversa da quella che stavano avendo, con Nathan che si mostrava molto più disponibile e accondiscendente ma doveva ammettere che quella versione del ragazzo non gli dispiaceva poi così tanto, anzi era eccitante sapere che aveva intenzione di tenerle testa e non darle ragione a priori.
    "Non mi serve nulla, volevo rivederti." replicò, stringendosi appena nelle spalle, cercando comunque di trovare qualcos'altro da aggiungere, e si sorprese nell'avere sincero interesse nel continuare a parlare. "Mi sembra che anche tu ti sia divertito quest'estate, comunque."
    Amelia Farley

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  6. .
    Diversamente da quello che si poteva pensare, la distanza che aveva messo tra se stessa e Nathan non faceva parte di un contorto piano per farlo ingelosire o per permettere al ragazzo di realizzare quanto si potesse sentire perso e solo senza di lei. Una volta, anche solo un anno prima, avrebbe organizzato qualcosa del genere, anche solo per confermare di avere un certo ascendente su di lui e di non essere sostituibile con qualsiasi altra, ma ora non aveva progettato niente, era successo e basta.
    Non aveva mai desiderato davvero prendere le distanze, e aveva pensato al ragazzo molto più di quanto le piacesse ammettere, ma non aveva idea di come fare altrimenti e dal momento che Nathan non era ancora tornato da lei strisciando -come facevano tutti quanti, prima o poi, per le sue esperienze passate- alla fine si era convinta a prendere lei in mano la situazione. C'era qualcosa di piacevole quanto strano in quella decisione, ma aveva dovuto lottare parecchio contro la paura di risultare patetica, sciocca o peggio ancora disperata prima di realizzare che se non lottava per quel che voleva aveva ben poche speranze di ottenerlo, per una volta.
    Una come Amelia non era abituata a cercare nessuno, non lo aveva mai fatto prima, non era stato necessario: erano le persone ad avvicinarla, a cercarla, ad elemosinare il suo sguardo e le sue attenzioni, e malgrado sapesse da sempre che Nathan era diverso da tutti gli altri, fino a quel momento sentiva di non aver realizzato quanto.
    Una parte di lei apprezzava quell'indipendenza, l'idea che l'altro sapesse fare a meno di lei ma scegliesse di volerla al suo fianco perchè lo voleva, non solo per mero bisogno di sentirsi importante con una come lei accanto. Eppure quell'incertezza, quell'essere stata ignorata, bene o male, per un'estate intera l'aveva anche portata a chiedersi se la stesse scegliendo per davvero, dopotutto, o se il loro fosse stato solo un flirt nato per caso, continuato per divertimento, e niente di più.
    Certo, dopo essersi obbligata ad analizzare a ritroso il loro rapporto ammetteva che era sempre stato Nathan a cercarla, e dopo un'altra attenta e lunga analisi aveva convenuto con se stessa che poteva compiere qualche sforzo in più per fargli capire che anche lei lo voleva. Avrebbe dovuto essere scontato, per lei era evidente come lo trattasse sempre diversamente, ma forse non era così.
    Inclinò la testa quindi, osservando la scena a distanza più ravvicinata, fermandosi solo a qualche passo dai due. "Ti sei scelto un nuovo amico esigente." osservò, e già mostrare interesse per quel che stava facendo le sembrava un chiaro segno di quanto potesse essergli mancato. Non abbastanza però, visto che Nathan le rispose con più freddezza di quanto immaginasse.
    Normalmente si sarebbe irrigidita, forse addirittura offesa per quella poca considerazione, ma non era lì per farsi adulare e forse cominciava a intuire di aver davvero sbagliato per una volta.
    "Ti stavo cercando." rispose con leggerezza, come se si trattasse di una ovvietà, inclinando appena la testa. "Non è stato facile trovarti in effetti, comincio a sospettare che mi stessi evitando di proposito." aggiunse con un mezzo sorriso, forse più sicuro di quanto non si sentisse, mentre cercava di mettere da parte l'improvviso bisogno di avvicinarsi di più.
    Amelia Farley

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    DIOPTASE

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  7. .
    Sembrava che Nathan si divertisse a prenderla in giro, ma Emma era ben consapevole che lo facesse a fin di bene. Loro erano come fratelli, condividevano tutto e si dicevano tutto, si dicevano la verità reciprocamente anche quando questa faceva male. Erano anche soliti scherzare tra loro, ma quella domanda era quasi completamente seria. Nathan ed Emma, fidanzati, sarebbero stati così male? Non ne era sicura, lo aveva visto sempre come il suo fratellone protettore, che l'aveva aiutata e sostenuta fin da quando si erano visti per la prima volta e lei gli aveva teso la mano, al porto. Da allora erano diventati una cosa sola, praticamente erano già fidanzati... mancava solo la componente più intima, il sesso. Ma l'idea di fare sesso con Nathan, la straniva abbastanza. Però temeva comunque che lui credesse che lei non fosse abbastanza.
    Siamo... fece una pausa, chiudendo gli occhi quando le labbra del ragazzo incontrarono la pelle bagnata della sua fronte. Siamo una bella coppia, però. Era chiaro -almeno per lei- che con quel suo tono non intendeva "coppia" nel concetto che sempre le attribuiamo ma forse non tutti potevano capirlo. Se ne accorse e ci tenne a specificarlo, mentre tornava a sguazzare in acqua. Sei la mia metà, senza di te non riuscirei mai a stare. Vieni prima di qualsiasi ragazzo. Ti voglio un bene immenso e sei speciale, però stiamo bene così. Vero? I migliori amici migliori di tutto il mondo! Tagliò quindi il discorso, sorridendo tutta felice, annuendo con altrettanto entusiasmo alla sua proposta. Le si stavano raggrinzendo le dita e non vedeva l'ora di rimettersi tra le coperte.
    Rise e si passò il telo mare su tutto il corpo, eliminando gran parte dell'acqua, poi passò diversi minuti a frizionarsi i capelli per asciugarli il più possibile, osservandolo con occhi adoranti.
    Quando ebbe finito, si avvicinò e si infilò sotto le coperte, sbadigliando. Va bene, mi faccio piccola piccola. Si stiracchiò per alcuni secondi, girandosi verso di lui ed accoccolandosi contro il suo petto. Mi piacerebbe farti conoscere Thomas, dopo l'estate. Entrambi, i Thomas. Sì perché sia il gemello che l'auror avevano quel nome.
    Emma Lewis


    Ametrin
    II Anno
    Eterosessuale

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  8. .
    Era stata un'estate...caotica. Non appena Hidenstone aveva chiuso le porte per la pausa estiva si era ritrovata coinvolta in uno dei mille campus estivi ai quali sua madre l'aveva sempre obbligata a presenziare, una sorta vacanza pagata tra altri ragazzini ricchi che lei aveva sempre amato e odiato assieme. Da un lato adorava l'idea di primeggiare e mettersi in mostra con gli altri suoi coetanei, quelli che condividevano le sue stesse cifre di eredità e che lei non vedeva l'ora di veder affondare. Dall'altra parte però quell'anno era tutto diverso: aveva lasciato la scuola dopo aver passato un anno con Nathan, e non era certo abituata ad avere legami così profondi e importanti per così tanto tempo.
    Non aveva idea di come gestire quel genere di rapporto nel lungo termine, non era nemmeno abituata a chiedersi quel genere di domande, ad avere dubbi su come e quanto tenere i contatti con qualcuno, quindi alla fine aveva agito come faceva sempre, senza cambiare granchè. Non aveva evitato l'altro del tutto, non ne aveva ragione e ogni volta che pensava di dimenticarsene qualcosa di strano le prendeva lo stomaco, ma comunque non si era sforzata di trascinare avanti le cose, non si era fatta sentire granchè e aveva continuato a postare foto della sua vacanza e della sua estate.
    Si era goduta meno il campus estivo di quanto avrebbe voluto, si era isolata più del suo solito e si era ritrovata a godere di più dei momenti di solitudine, finendo per partire da sola per le Highlands per qualche giorno solo per godere di una libertà di cui non pensava nemmeno di avere bisogno. Le era servito, si sentiva molto più connessa a se stessa e cominciava ad accettare anche la sua natura di licantropo, tutto sommato.
    La sua vacanza fuori programma l'aveva portata a saltare i primi giorni di scuola, ritornando ad Hidenstone con un leggero ritardo che le aveva permesso di saltare i giochi di inizio anno, cosa che le era dispiaciuta solo perchè non aveva avuto la possibilità di vincere in ogni gioco possibile.
    Comunque il ritorno a scuola non aveva cambiato granchè le cose tra lei e Nathan, sospettava che entrambi fossero stati abbastanza impegnati da non incrociarsi mai per davvero e non sapeva che cosa pensare. Non si era chiesta che cosa avrebbero fatto una volta tornati sotto lo stesso tetto, non si era domandata cosa volesse davvero da loro due ma, per quanto strano, le mancava e non aveva intenzione di ignorarlo come poteva fare con chiunque altro.
    Così alla fine, contro ogni aspettativa, aveva chiesto in giro dove fosse il ragazzo e si era addentrata nella Riserva solo per raggiungerlo. Le bastò vederlo da lontano per sentire lo stomaco contorcersi e si rese conto di non sapere ancora che cosa dirgli di preciso o che cosa fare. Forse avrebbe dovuto sforzarsi di progettare qualcosa prima di finire lì, ma era troppo tardi perchè non l'avesse vista e lei non era così codarda da tornare sui suoi passi.
    Alla fine optò per uno dei suoi soliti sorrissetti e un cenno leggero della testa, indicando non solo Nathan ma anche all'animaletto - che da lontano non era sicura di saper identificare- che sembravava dormirgli addosso. "Ti sei dato alla vita da eremita?" buttò lì con più leggerezza possibile, cercando di nascondere ogni parvenza di nervosismo.
    Amelia Farley

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    "

    DIOPTASE

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  9. .
    Emma si strinse nelle spalle, costretta a riconoscere che effettivamente Lucas a volte sembrava vivere in una bolla d'ansia, ma cercava sempre di farla sentire speciale, ragion per cui non aveva mai avuto motivo di dubitare sulla loro relazione, se non quando nella sua vita era entrato l'auror-ti-scopo-e-sparisco. Certo, si era fatto risentire ma non abbastanza per rassicurarla sul fatto che non fosse stata solamente un giochetto sessuale. Ma non era nemmeno troppo colpa di Thomas, semplicemente la bionda si faceva fin troppe paranoie su tutto quanto.
    Non capisco proprio come faccia a non sopportarti! Esagerò, posandosi una mano sulla fronte come se fosse incredibilmente stupita. Cosa che ovviamente non era, perché Nathan era allo stesso tempo facile e difficile da amare. A volte era così tanto insopportabile, ma lei lo adorava comunque.
    Gli sorrise, ripensando a tutto quello che avevano vissuto insieme. Lui era stato il migliore migliore amico che avesse mai avuto, perché aveva creduto in lei sempre persino quando era lei stessa a stentare a credere nelle proprie capacità. Lui aveva fatto sparire tutti i suoi dubbi e le sue insicurezze erano assai diminuite solamente grazie alle sue parole, che non erano solo bei complimenti gettati al vento ma anche fatti indissolubili.
    Forse hai ragione, ma Thomas sembra così... diverso. Mi tratta come una principessa. Si strinse nelle spalle, prima di inacidirsi al pensiero di Amelia. Era difficile che Emma prendesse in antipatia qualcuno, appunto, ma il pensiero che stesse facendo soffrire il suo migliore amico, era la cosa più insopportabile che ci potesse essere. Avrebbe sempre voluto vedere quel sorriso da schiaffi sul suo volto.
    Non ti meriti chi non è capace di starti accanto sussurrò contro il suo petto, rifiutandosi di rilasciare l'amico da quell'abbraccio che sapeva così tanto di casa. Non era brava con i discorsi, lei stessa era alle prime armi in ambito sentimentale, ma di una cosa era certa: Nathan si meritava il meglio.
    Troverai certamente qualcuna che capisca quanto vali lo rassicurò, accarezzandogli la schiena e tracciando le righe definite dei suoi muscoli, percependone il calore nonostante fossero in acqua.
    Sì, io e te. Che c'è di male? Non mi dire che non lo hai mai pensato replicò a metà tra il sorriso e la serietà. Non poteva negare di averci pensato alcune volte, ma quel pensiero non aveva né capo né coda. Pensi che non sia abbastanza, per te? Il suo tono era chiaramente ironico, anche se c'era il retrogusto di una paura che aveva fin da bambina, quando aveva preso coscienza del fatto che i suoi genitori avevano lasciato lei ed il gemello all'orfanotrofio.
    Sì perché se lo faccio, tu non potrai lasciarmi propose ridacchiando e ritornando con la mente al qui ed ora, non a situazioni ipotetiche e cose che Nathan non aveva mai detto o fatto.
    Stava per aggiungere qualcos altro, quando le dita di Nathan le si avvolsero al polso
    per ritirarla a sé nonostante i pochi passi indietro che aveva fatto, decisa a ritornare al Bungalow perché ormai l'acqua le stava facendo avere dei freddi brividi lungo la schiena. O almeno, credeva fosse il freddo.
    Io, sono... stava per dire "sicura", ma la parola non le uscì più quando sentì il suo tocco leggero sul collo mentre le sistemava i capelli dietro l'orecchio.
    Come ipnotizzata dal suo sguardo magnetico e dalle sue mani, posate sui suoi fianchi a procurarle qualcosa di molto simile a farfalle nello stomaco, si produsse in un leggero salto che venne aiutato dalla leggerezza percepita in acqua, e gli allacciò le gambe attorno ai fianchi, mentre le mani furono dietro il collo. La luna illuminava la scena ed immergeva i due in un bagno argentato. Le loro labbra erano così vicine che sarebbe bastato un soffio per toccarle. Forse per la prima volta, si chiese che sapore avessero, se fossero morbide, se fossero delicate... ma scosse la testa, non poteva avere quei pensieri sul suo migliore amico. Eppure non riusciva a scostare lo sguardo dal suo. Credo sia ora di rientrare... riuscì a pronunciare quelle parole in un sussurro, mentre il suo cuore diceva tutto il contrario, il battito accelerato che lottava per uscirle dal petto. Ho freddo. Doveva per forza spezzare quella situazione, altrimenti non aveva idea di che cosa sarebbe potuto succedere, dopotutto erano solo due adolescenti. Ed erano quasi nudi nel bel mezzo della notte immersi nell'oceano, i corpi a contatto. Sentiva chiaramente i suoi muscoli contro di lei. Posso ancora dormire con te?
    Emma Lewis


    Ametrin
    II Anno
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  10. .
    Aveva sempre avuto l'impressione che a Nathan, Lucas non fosse troppo simpatico. Onestamente non capiva proprio perché; il Jones era uno forte, dopotutto... gli interessavano gli stessi libri che interessavano a lei, adorava scrivere -lei gli aveva persino regalato una macchina da scrivere- ed amava la fotografia. In un primo momento, era sembrato perfetto, anche se man mano che il tempo passava, avevano imparato a scoprire i difetti l'uno dell'altra. Forse quello che avevano provato non era stato davvero amore, ma si erano adagiati in una condizione che faceva comodo ad entrambi. Ma comunque, lei gli voleva bene e potevano benissimo mantenere rapporti civili.
    Non fare quella faccia, Nath sbuffò Emma, incrociando le braccia sotto l'inesistente seno, guardandolo con il piglio più severo del quale fu capace. Praticamente nullo. Comunque no, nessuno potrà eguagliare il nostro rapporto lo rassicurò con gli occhi che brillavano. Nathan era la persona che aveva sempre desiderato affianco, qualcuno che non la giudicasse e non la facesse sentire sbagliata nonostante tutte le sue paure e problemi.
    Sorrise, andando incontro a quell'abbraccio. Era sempre stato così tra loro: nulla era impossibile da risolvere con un loro abbraccio.
    Gli colpì il pettorale con una mano, guardandolo con indignazione. Smettila! Si può sapere come mai ce l'hai così tanto con Lucas? Insomma, perché qualcuno stesse antipatico a qualcun altro, secondo Emma, doveva esserci per forza un motivo scatenante. Non credeva molto nell'antipatia "a pelle".
    Non ti piace nessuno dei ragazzi con cui esco gli fece notare, facendo spallucce. In effetti Thomas non si era più fatto sentire per moltissimo tempo, ma lei aveva deciso di giustificarlo: era un auror, aveva sicuramente tantissimi impegni che non prevedevano l'invasione di uno scricciolo biondo. Probabilmente sarebbe stata un peso per lui e nelle rare giornate libere, avrebbe preferito trascorrere il tempo nell'ozio più totale. Non poteva comunque nascondere al suo migliore amico, quanto la situazione d'incertezza le faceva male, ma come sempre era molto altruista e la prima cosa a cui pensò, fu la situazione dell'amico e del perché le avesse fatto quelle domande. Cosa c'è che non va? La dioptase... come si chiama... non si fa più sentire? In realtà si ricordava benissimo il suo nome, ma anche lei voleva fargli percepire il fastidio che provava nei confronti di Amelia, nonostante l'anno precedente avesse provato e riprovato ad esserle amica e farle capire che tra lei e Nath non ci fosse assolutamente nulla se non una profonda amicizia. Forse aveva giocato a suo sfavore il fatto che l'ametrino, le avesse tolto parecchio tempo per dedicarlo alla platinata tinta.
    Lo sai... ho pensato molte volte che noi due saremmo perfetti per stare insieme. Una pausa ed un sottile riferimento al fatto che all'uno non piacesse il partner dell'altra e viceversa. Però siamo troppo migliori amici, no? Era riuscita a friendzonare Nathan sebbene lui non si fosse dichiarato nemmeno col pensiero (?)
    Emma Lewis


    Ametrin
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  11. .
    Preferì non pensare alle sensazioni contrastanti del suo corpo e del suo spirito in quel momento, gettandosi in qualcosa che le fece spostare la mente: il solletico. Sapeva quanto Nathan ne soffrisse e ne approfittò. Con quel gesto, cercò anche di stemperare il disagio che sembrava aver avvolto entrambi, anche se in maniera diversa. Ma era meglio che non esagerassero o ben presto la sua vescica sarebbe scoppiata, messa a dura prova anche dal solletico -soprattutto da quello.
    Mi farai venire il mal di mare ridacchiò la ragazzina, mentre scendevano le scale del bungalow in direzione del bagno. Ma perché, poi, lo avevano messo fuori? Non era proprio l'ideale per chi, come lei, aveva paura persino della sua ombra. Rabbrividì involontariamente al pensiero di aver rischiato di percorrere quella strada senza il suo massiccio amico che la proteggesse da pericoli inventati proprio da lei e che in realtà non esistevano.
    Sbuffò quando la mise a terra, scuotendo la testa esasperata. Abbiamo mangiato la pizza guardando dei film dell'orrore. Forse per questo sento rumori e attribuisco loro caratteristiche che non hanno. Si strinse nelle spalle, lasciando comunque che lui ispezionasse il bagno prima che lei potesse entrarci. Stava ormai saltellando sul posto perché era al limite della sua resistenza, quindi quando lui le diede il via libera, si fiondò in bagno accostando la porta. Non la chiuse perché si sentiva più al sicuro sapendo che Nathan era a portata d'orecchio. Beh, ci pensò lui a chiuderla, alla fine... ma sentì il suo corpo adagiarsi contro la porta, quindi da un lato si sentì più al sicuro. Dall'altro, però, pensò che fosse un bell'ostacolo in caso di necessità.
    Finito di far pipì, batté il pugno contro la porta, facendogli capire che aveva finito, poteva aprire e potevano tornare a letto, anche se persino a lei il sonno era ormai evaporato. Involontariamente, si tirò più giù la maglietta -che aveva rigorosamente rubato a lui e che le arrivava alle ginocchia- e si mise dietro di lui. C'è bisogno di chiedere? Rise lei, illuminandosi quando lui si accovacciò capendo cosa avrebbe scelto ancor prima che lei parlasse. Adorava quanto la conoscesse bene.
    Salì sulle sue spalle ma non fece in tempo né a rispondere né a dire altro, perché il ragazzo si mise a correre. Ma non verso la casa di legno, ma verso l'oceano. Il cielo era ancora nero e punteggiato di stelle, ma sapeva che l'alba non era lontana. Quindi l'acqua doveva essere gelida sebbene fosse estate.
    EHIIII cosa stai facendo! Protestò ridendo, sentendosi sballottata contro la sua schiena. Non credeva che lo avrebbe fatto, nonostante avrebbe dovuto aspettarselo da lui, eppure... si buttò in acqua con lei addosso, vestiti compresi. Vabbè che non avevano molto addosso: lui i suoi boxer, lei la maglietta di lui ed un paio di slip imbarazzanti, ma niente che lui non conoscesse.
    Contrariamente a come aveva pensato, l'acqua era calda e si stava bene. Ma non per questo, aveva desiderato quegli schizzi addosso, ma non perse tempo a ricambiarli -dopo aver sputacchiato l'acqua salata che aveva minacciato di soffocarla.
    Gli tenne le mani mentre lasciava che il sale la tenesse a galla mentre lei muoveva placidamente le gambe senza troppo impegno. Era una delle cose che amava del mare, quella. Potersi rilassare senza doversi concentrare troppo sul rimanere a galla.
    Di sicuro non si aspettava quella domanda nel bel mezzo della notte mentre erano immersi nell'oceano a rilassarsi, ognuno con i propri pensieri.
    Lucas è stato il primo ragazzo che io abbia mai amato iniziò, mettendo più peso nelle gambe in modo da tornare eretta e posò i piedi sulla sabbia, trascinando anche lui in quel movimento in modo che fossero faccia a faccia, i "vestiti" completamente incollati al corpo. Per fortuna quella non era la sua maglia preferita.
    Dopo che l'ho lasciato, è stato un po' strano. Lui mi dava sicurezza ma... non faceva per me. Forse non era la routine, quella che cercavo. Non è durato troppo lo smarrimento ed ora siamo amici. Si strinse nelle spalle, chiedendosi dove volesse arrivare con quelle parole, forse troppo ingenua per capirlo da sola.
    Nathan il suo tono conteneva un insolito avvertimento, come a volerlo avvisare che quell'argomento era delicato, per lei. Lei si era avvicinata a Thomas mentre ancora stava con il Jones, anche se si era rifiutata in qualsiasi modo, di tradirlo, nonostante fosse stata vicinissima all'auror diverse volte. Si era lasciata andare solamente dopo, quando con l'ametrino era tutto finito. Per un attimo, il volto del compagno fu illuminato dalla falce lunare, evincendo quel leggero rossore che gli aveva colorato le guance. Si ammorbidì. L'ho conosciuto quando ancora stavo con Lucas confessò. Come non avevano mai parlato di Amelia, non avevano mai parlato nemmeno di Thomas, eppure erano migliori amici e sembrava si conoscessero da una vita. Aveva capito quanto fosse stato difficile per lui farle quelle domande, troppo imprigionato nella figura del maschio alpha. Quindi decise di ricompensarlo aprendosi a sua volta.
    Mi dava delle sensazioni diverse da quelle di Lucas, più adrenaliniche ma al contempo mi da anche meno sicurezze. Tutt'ora non lo sento da un po' e non so cosa siamo, dopo che... fu il suo turno di arrossire violentemente, così tanto che persino al buio più totale si sarebbe potuto vedere. ...che abbiamo fatto l'amore quando siamo stati a Berlino. Ti ricordi no? Ti avevo detto che andavo con un amico. E' stata... la mia prima volta. Il rossore non faceva che aumentare, tanto che si avvicinò l'amico ed affondò il viso nel suo petto, incollando il proprio corpo a quello di lui. La loro differenza d'altezza era quasi ridicola, visto che lei gli arrivava poco sotto il collo. Ho provato attrazione per lui fin da subito, ma non volevo mancare di rispetto a Lucas. Quindi non ho fatto nulla... mi credi, vero? Sussurrò, la voce speranzosa e soffocata dal petto bagnato e salato di lui.
    Emma Lewis


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  12. .
    Sentiva i muscoli di Nathan parecchio rigidi, come se non fosse completamente rilassato. Era il suo migliore amico, lo conosceva così bene che avrebbe potuto disegnare una mappa della sua anima senza che lui aprisse bocca, perciò si accorgeva subito quando c'era qualcosa che non andava. Si stava muovendo nel sonno. Movimenti lenti e leggermente tormentati, non ancora preoccupanti, ma quello unito al fatto che dovesse far pipì, le avevano fatto prendere la decisione di svegliarlo.
    Ci volle un po' ma alla fine percepì le palpebre di Nathan sollevarsi, per quanto non lo vide chiaramente per il buio. Sorrise, scuotendo la testa quasi esasperata.
    Non è questo iniziò, ben decidendo di sedersi su di lui come se nulla fosse, inconsapevole di qualsiasi cosa. Ecco, forse non fu esattamente una buona idea. Arrossì violentemente ma per fortuna sarebbe stato difficile scorgerlo al buio. Scusami gli sussurrò, muovendosi per trovare una posizione migliore per entrambi e forse facendo anche peggio. Sviò tutto iniziando a fargli il solletico, visto che sapeva che lo soffriva parecchio.
    Guerra! Esclamò, sollevando in aria il pugno e sorridendo al suo migliore amico, lasciando che le proprie mani scorressero sul suo corpo, solleticandolo proprio ovunque.
    Ma poco dopo si sentì sollevare, quindi per istinto avvolse le gambe attorno ai fianchi del suo migliore amico, mentre le braccia andarono ad avvolgergli il collo, i respiri mescolati, assieme alle loro risate. Sì, non c'era dubbio sul fatto che fossero due grandissimi idioti e che certo non era il momento di scherzare, visto che aveva sentito dei rumori inquietanti provenire solo da qualche metro più in là.
    Sì devo ancora andarci e velocemente, prima che ti bagni! Annunciò con tono d'urgenza, anche se il corpo era ancora scosso dai residui delle risate. Gli fece la linguaccia quando lui la pizzicò, andando poi a massaggiarselo con una mano.
    Annuì piano e si fece trasportare in bagno tutta contenta, senza mai scostarsi di un millimetro dal ragazzo, come se da un momento all'altro potesse uscire un mostro e rapirla. Forse non era niente sussurrò quando furono nei pressi del bagno, mentre si allungava per scostare timidamente la porta. Si aprì senza problemi e fu abbracciata da una tiepida brezza estiva, proveniente dalla finestra spalancata. Non l'avevi chiusa? Gli domandò, con la memoria che non era proprio eccellente. Si strinse con tutte le sue forze al corpo dell'altro e posò le labbra -con tutta la faccia- contro l'incavo del suo collo.
    Emma Lewis


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  13. .
    Nath, Nath! Svegliati! Eddaiii sussurrò Emma, improvvisando uno strano balletto sul posto, mentre scuoteva il suo migliore amico, comodamente spaparanzato su quel letto singolo all'interno di quel Bungalow di legno che i suoi genitori avevano affittato per l'intera estate come avevano fatto l'anno precedente, ma che anche questa volta, avevano dovuto abbandonare per una settimana a causa di un imprevisto che li aveva tenuti a Londra più tempo di quanto sarebbe stato necessario. Così, visto che mancava poco all'inizio della scuola, avevano ben pensato di concedersi una vacanza insieme. Era il suo migliore amico e le era mancato terribilmente, così quando gli aveva scritto di quella possibilità, era quasi schizzata in aria dalla gioia. Aveva fin troppe cose da raccontargli e finalmente erano completamente soli.
    Quella, però, era la prima notte che passavano al Bungalow -erano arrivati il pomeriggio precedente e si erano concessi giusto un bagno nell'oceano- e lei non aveva ancora chiuso occhio, complici tutti quegli scricchiolii sinistri che sentiva. In realtà era solo perché la struttura era di legno, ma lei non aveva mai avuto abbastanza soldi per permettersi una vacanza che non fosse a Parigi nella casa del padre, ragion per cui non ci era abituata. Le sue notti erano state sempre tutte cullate dalla sicurezza, il calore ed il silenzio della sua modesta cameretta Londinese, di quella molto più grande parigina o, in alternativa, di quelle di Beauxbatons ed Hidenstone. Nath, ti prego piagnucolò, agitandosi ancor di più. Certo che aveva il sonno davvero pesante, eh. Lo osservò per un secondo, la coperta tutta accartocciata ai piedi del letto, l'amico mezzo nudo che occupava gran parte dello spazio a disposizione. Lo guardò con affetto, perché era una delle persone più importanti della sua vita... anche se non gli aveva ancora raccontato di aver passato un meraviglioso pomeriggio in compagnia del suo gemello ritrovato, né di aver... arrossì al pensiero di aver fatto l'amore -o era solo sesso?- con l'auror in una vasca da bagno a Berlino, poco prima di un concerto. Stava solo aspettando l'occasione giusta.
    Devo fare pipì continuò con il tono sempre più urgente, indicando la porta del bagno nel buio, consapevole che lui non avrebbe mai potuto vederla, che fosse sveglio oppure no. Ma ho sentito degli strani rumori provenire da là... aggiunse, esasperata. Beh, Emma aveva altre qualità che non fossero il coraggio, non per nulla era stata smistata nella casa dove il coraggio non era particolarmente richiesto, anche se la vita l'aveva messa davanti a sfide che l'avevano costretta a sfoderare gli artigli. In un estremo tentativo, gli salì a cavalcioni, sentendo un brivido percorrerle tutto il corpo nell'allargare le gambe per metterglisi sopra. Sperava davvero che quel movimento non fosse fatale per la sua vescica. Così, da quella posizione, iniziò a fargli il solletico.
    Emma Lewis


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    Nathan VS. Harry
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    Dell'ustionante sabbia accoglie Nathan e Harry nel ventre dello Stadio. Ancora una volta, il teatro di quella battaglia è gremito di persone. Una curva si tinge dei vivaci colori degli Ametrin e osanna un coro per il loro Chad hippie, l'altra si oscura per riflettere i colori degli Opali Neri che inneggiano al più belloccio del biennio.
    "Studenti e studentesse, benvenuti ai Morri-Ga-Mes" Fuochi d'artificio gettano luce lì, nello spazio più alto, riservato all'arbitro della gara.
    È qui che stanzia Morrigan, cinto dalle spalle ai piedi d'una tunica bianca, su cui svetta una toga porpora. La testa è abbracciata da una corona d'alloro dorato e alle sue spalle vola un drago nano, accompagnato da un colibrì notturno.
    "Date il benvenuto ai coraggiosi che si sfideranno oggi: Nathan Parker King e Harry Wood" Le braccia si sollevano al cielo e così una serie di grida che assalta i due "Salutatevi come due pari e prendete dieci passi di distanza l'uno dall'altro".
    Che lo avessero fatto o meno, Morrigan non era certo il più legale per giudicare, l'arbitro avrebbe dunque continuato "Occhio per occhio, dente per dente, che la battaglia per il podio abbia inizio!".
    I palmi cozzano l'uno contro l'altro e dunque il mondo cambia.

    La sabbia ai vostri piedi scompare mentre dal terreno emergono delle enormi foglie di ninfea che si spingono in alto. Prestando attenzione a non cadere, noterete come intorno a voi si stia riempiendo di un acqua così verde e salmastra da lasciarvi intuire come questa possa essere il rifugio perfetto per creature tanto oscure quanto pericolose.
    A una prima occhiata, noterete come la palude ospiti diversi pesci, infatti. Molti tra questi hanno poco di diverso da quelli di natura babbana, ma il che non è proprio un bene visto che riuscite a distinguere anche dei famelici piranha.
    Se questo elemento ha del babbano, del magico viene riflesso nei ciottoli di legno - larghi quanto un pugno chiuso - che galleggiano sul velo dell’acqua: le rune che sono ivi iscritte lasciano intuire che abbiano qualche effetto magico.
    Ora, non serve essere un esperto per intuire come gli enormi alberi che vi circondano abbiano qualcosa di poco consono a loro volta. Se al tatto il loro fusto o le loro radici potrebbero ricordarvi il legno, vi basta un’occhiata per notare per notare come questi stiano pulsando.

    Note Off
    Benvenuti, amici, in quanto MADS di Hidenstone e professore avrò l'onore e il piacere di arbitrare questo duello.

    Dadi e altro
    Nathan PV:


    Harry PV:

    Descrizione + Immagine Mappa

    Attualmente vi trovate nella mappa in spoiler. Siete su delle gigantesche foglie di ninfee [potete scendere senza consumare azioni ma risalire richiede mezza-azione] in quel che sembra una palude. All'interno dell'acqua notate diversi tipi di pesci, tra cui qua e là qualche esemplare di piranha.
    Gli enormi alberi che vi circondano sembrano pulsare come se fossero fatti di carne.
    Attorno a voi, a portata di mano, galleggiano dei ciottoli di legno con delle strane rune iscritte sopra.
    Il clima è da considerarsi assolato.

    Piccola nota: i PV saranno calcolati come 40 + Resistenza.

    A = Harry
    Z = Nathan

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    Regole generali
    - ricordatevi che siete studenti e non potete usare tutti gli incantesimi v.v. La prima volta che userete un incanto che non potrete usare in buona fede dimezzerò il dado e vi avvertirò. La seconda volta renderò l’azione nulla.
    - avete due azioni e mezzo a testa, usatele;
    - potete portare un oggetto, un famiglio o 3 pozioni. Ricordate di specificarlo in spoiler;
    - postate sempre in spoiler un riassunto delle vostre azioni con anche le skill e i quirk che intendete impiegare in quella specifica azione (o non lamentatevi se ce le scordiamo anche noi). Ricordatevi di riportare solo cose utili al vostro al post evitando una lista di quirk che non state usando o cose simili;
    - io posterò dopo voi due: comincia NATHAN;
    - avete 30 minuti per postare;
    - i post dovrebbero oscillare tra le 100 e le 400 parole;
    - il duello durerà un massimo di quattro turni, salvo eventi particolari. Qualora non si arrivi a una fine prima, decreterò il vincitore in base alla qualità delle strategie adottate. In caso di parità di livello, decreterò pareggio;
    - serviamoci di telegram per coordinarci.

    RevelioGDR
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    Non aveva preventivato che con quella notizia, si sarebbe scontrata con la naturale curiosità di Nathan. Insomma, la sua migliore amica gli stava dando una notizia bomba, anche lei avrebbe voluto subito tutti i dettagli! Peccato che lei non avrebbe potuto darglieli, non tutti.
    Nel senso che è al biennio, deve essere stato bocciato... come me spiegò paziente, sentendosi ancora in difetto per la sua bocciatura, l'anno precedente. Stava andando tutto così bene finché taaac, una viscerale stretta di paura le aveva avvolto le membra, dentro quel labirinto. Aveva provato a lottare, ma alla fine la paura aveva ceduto e dalla sua bacchetta, prima che se ne accorgesse, uscì un provvidenziale Periculum.
    Ehm, suppongo di sì confermò, cercando di ripescare nella memoria il momento in cui Thomas le aveva detto la propria scuola d'origine. Sapeva che Nathan si stava riferendo a quella americana e visto che aveva azzeccato anche il cognome, non le venne nemmeno il dubbio che potessero star parlando di due ragazzi diversi.
    Quindi, prevenendo tutte le altre possibili domande, gli fece un veloce resoconto del gemello che pensava di aver perduto, attenta a non tralasciare niente o quasi, conscia che l'altro avrebbe avuto sicuramente i suoi dubbi e lo dimostrò palesandoli poco dopo. Emma rabbrividì. Nella sua innata bontà, dopo lo smarrimento ed incredulità iniziale, non aveva mai pensato che l'altro avrebbe potuto mentirle davvero, no, non ci aveva fanno nemmeno un pensiero piccino.
    Forse non nell'aspetto, ma... ci ho parlato, Nath. Tom è così dannatamente simile a me nel comportamento. Scartò con il gesto di una mano l'ipotesi di chiedere a Thomas di fare un esame del DNA, anche se nella sua mente non cestinò del tutto quell'idea. Nonostante ciò, comunque, era convinta che gemelli lo fossero davvero. L'altro aveva la stessa dolcezza accorta, la stessa tendenza a straparlare quand'era agitato, lo stesso sguardo profondo, dolce e comprensivo. Non aveva bisogno di altre prove. Stava per replicare a quel mare di parole, quando si trovò nuovamente immersa nel suo profumo e nelle pieghe della sua maglietta e stavolta le lacrime che le scesero dalle guance andando a bagnare la maglietta di lui, erano proprio di gioia. Dicendolo finalmente a voce alta, era riuscita a realizzarlo veramente. Fino a quel momento era stato come un qualcosa di astratto, ma quel pomeriggio si era estremamente concretizzato.
    Ehi, ehi rise Emma quando Nathan decise di trattarla come un milkshake e strattonarla. Non riusciva proprio a quantificare quanto lo adorasse. Si lasciò sfiorare dalle sue grandi mani calde, si lasciò prendere la propria. Ora la parte più dura, quella atta ad interiorizzare la notizia, a metabolizzarla. E quella in cui sarebbe dovuta andare di filato da Thomas.
    Veramente... non proprio. Quando me lo ha detto, io... sono scappata e... ho cercato di evitarlo il più a lungo possibile, Nath. Ero... non sapevo come reagire, era come un'esplosione dentro di me, sai? Il mio amato gemello, quello che desidero rivedere da anni ed anni. Lui ora è qui, cosa dovrei fare? Non mi ha mai abbandonata, ha sempre fatto le sue ricerche per trovarmi, ha sempre continuato a sperare. Ed ora è qui, posso averlo, posso averlo. Ma non so cosa fare. Gli riversò addosso quel fiume in piena di parole, chiedendosi se l'altro sarebbe stato realmente in grado di sbrogliare la matassa che le intorpidiva il cervello.
    Emma Lewis


    Ametrin
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