Posts written by Ciaran Hinds

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    Nome Pg: Ciaran Hinds
    Squadra scelta: Team Anguria
    Motto per il team scelto: Sbattere sull'anguria permette di capire solo se questa è "rotta" all'interno o meno. Per scoprirne la qualità l'unica è mangiarla!
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black <p align="center">L'idea di dover invocare gli astri per completare una prova di pozioni, probabilmente la materia più complessa assieme ad alchimia, sembra andargli di traverso.
    Se da Ensor si aspetta la prova più mortale, ora è certo che sarà questa la più difficile da gestire.
    Inizia dall'infuso da preparare a parte. Quel preparato, all'apparenza così semplice, presenta degli ingredienti che - per dare il massimo - devono soddisfare dei requisiti precisi. «Lunagemino Artemis» Casta l'incanto cercando di convogliare il potere nel novilunio all'interno dell'ingrediente per compensare la necessità di una notte priva di luna. «Lunagemino Sèlas» Il secondo degli incanti è diretto verso l'Artemisia che, secondo la ricetta, ha bisogno dell'energia della luna piena e del plenilunio. Eseguiti i due passaggi, si appresta a cogliere gli ingredienti richiesti.
    Nelle istruzioni non è citata la temperatura che si deve raggiungere, come non viene citato neanche se i prodotti vadano messi in infusione raggiunta la determinata temperatura o meno. Per questo motivo, trattandosi di una prova anche legata all'Aritmanzia, traccia un +4 nel calderone, numero che - in diversi ambiti di studio - è ricollegato alla stabilità.
    "Se devo lasciarlo in infusione, allora voglio estrarne i principi attivi, mi conviene inserirli prima di accendere la fiamma" Ma il primo passo è un altro: lavorare gli ingredienti. Taglia i lunghi gambi come richiesto e nel farlo procede con un taglio obliquo in modo da avere una superficie "aperta" maggiore rispetto a un taglio trasversale; fattore considerevole considerano che a ciò corrispondere una maggiore dispersione dei principi attivi.
    Le proporzioni non sono indicate, ma come appreso in classe 1 a 10 parti di droga per 100 parti di infuso sono ottime proporzioni che segue come anticipato. Lascia il tutto in infusione tenendo nota del tempo che scorre tramite un timer per poi scolare tramite un setaccio quando sarà il momento: ne sceglierà uno a maglie strette per evitare che particelle indesiderate rechino problemi nel resto della pozione.

    Passare alla pozione dopo quel riscaldamento è più rassicurante. Nota la necessità di purificare l'acqua e, privo delle competenze alchemiche per riuscirci facendo riferimento a questa materia, decide di sfruttarne le "origini" rivolgendosi all'Aritmanzia.
    "Acqua Laguz" Non ci soffermeremo sul riportare i numeri dietro ogni lettera perché appesantiremo il post e ad Agosto anche no, giusto Summer? Al contrario valuteremo il perché di quelle scelte. Include tra gli elementi l'Acqua perché è l'ingrediente da purificare, e a questo aggiunge la parola "Laguz". Una parola che corrisponde a una runa, scelta insolita per una prova di pozio-astronomia, ma facile da comprendere quando ci si ricorda del background culturale del giovane Denrisiano.
    Laguz va infatti a indicare il "Lago" che può essere visto come una fonte e, inoltre, porta con sé il significato di "Equilibrio", riconducibile alla mancanza di eccessi che caratterizza la purezza.
    +2, è questo il simbolo - derivato dalla valenza aritmantica di Acqua Laguz - che va a tracciare verso l'acqua che, in seguito, porta a ebollizione in fiamma alta.
    In un contenitore a parte aggiunge 7 grammi di polvere di unicorno, grattati in precedenza usando una lima d'argento - materiale che gli ha permesso, tramite la sua purezza, di intaccare il prodotto il meno possibile. A ciò aggiunge 15 grammi di liquore di Corniolo apprezzandone l'odore particolare. Prende dunque un mestolino di legno e ci casta sopra un «Impervius» in modo da renderlo impermeabile: vuole assicurarsi che, dopo aver mescolato il tutto niente rimanga attaccato al mestolo e che il rapporto 7 grammi a 15 rimanga invariato. Mescola il tutto in senso antiorario, due volte, per aggiungere il miele poco dopo i 20 grammi di miele da far sciogliere miscelando in senso orario.
    Per i restanti ingredienti ha bisogno ancora una volta di fare riferimento all'astronomia. Le ali di Fata, in particolare, necessitano di eludere la luce solare. Il mezzo-gigante dunque si assicura di oscurare ogni finestra con i mezzi a sua disposizione o la magia, se necessario, ma non fa lo stesso per i fuochi che scoppiettano all'interno della stanza: non si tratta di luce solare e non può rallentare la preparazione in un modo così sciocco.
    Anzi, in una zona contenuta appone dei legni uno sopra l'altro a cui da fuoco con un «Incendio» creando un piccolo e modesto bracere. Quella fonte di luce gli tornerà utile in secondo momento. « Lunagemino Artemis... Lunagemino Sèlas... » Tramite quei due incanti richiama a sé il novilunio e il plenilunio, ma manca ancora la fase calante. Potrebbe restarsene lì a guardare, accontentandosi del risultato, ma non fa per lui. Al contrario incide tramite del sale da esorcismo un cerchio attorno al fuoco, figura che si rivela essere, in verità, uno Zero. È a questo numero che si ricollega il concetto di "incanto terminante", o terminato, insomma... una luna in procinto di calare.
    Come il fuoco si attenua comprende che il simbolo aritmantico abbia dato i suoi frutti e passa all'elemento successivo.
    Quando arriva il momento di generare la brina, fa ricorso a un «Astra Natura». Si trova di fronte a un bivio a riflettere sulle parole della docente "Il Sole che sorge è la Luna che tramonta…". Riflette per qualche secondo, poi sgrulla le spalle, e traccia sia il Sole Dritto, a rappresentare l'atto di sorgere, che la Luna al contrario, a rappresentarne il tramonto. Nella sigillistica il dritto rappresenta una affinità e il contrario una avversione, ma di fronte a quell'indovinello Ciarán avere entrambi gli elementi. Perché escludere uno dei due? La professoressa ha usato un "è", non un "o".
    Forse la scelta è un po' caliente, ma si limita a mescolare entrambe le brine per passare ad altro.

    Prende dunque un mortaio tre volte più grande di ciò che andrà a mescolare e vi frantuma le ali di fata per aggiungere dopo le 5 gocce di brina. Usa una spatolina per creare una pappetta e si assicura, rendendola impermeabile, di non sfoltire il composto.
    Porta poi la fiamma a livello medio e aggiunge il tutto al calderone più piccolo assicurandosi, sempre tramite l'accorgimento dell'impermeabilità - questa volta nel contenitore -, che non rimanesse indietro nessuna particella. Aggiunge per concludere il liquido del contenitore messo da parte mescolando il tutto in senso antiorario fino a miscelazione completa. Spenge dunque la fiamma per passare alla fase successiva.

    Ripete il processo di purificazione per versare poi altri 500 ml di acqua pura nel calderone grande. Frantuma, con olio di gomito e gli accorgimenti necessario per una piena libertà di movimento, la pietra di luna. Ripete il procedimento più volte e, sebbene questa sembri fine, la passa al setaccio per ottenere qualcosa di più puro possibile.
    Ripete il procedimento con il guscio di Occamy che mischia dopo con la polvere lunare.
    Aggiunge al tutto acqua fredda e accende la fiamma impostandola a media per poi miscelare il tutto in senso orario.
    Altri accorgimenti sono richiesti per l'Erba Moscatella. «Meteo recanto» La professoressa non ha dato consigli a riguardo ma notando la necessità di raccogliere il tutto durante il Solstizio d'Estate, in modo similare a quanto richiesto per la Felce - che raccoglierà proprio in questa fase -. Ciarán casta un Meteo Recanto per evocare l'energia del Sole e intascarsi i due ingredienti sopra citati.
    Taglia poi il rametto di Erba Moscatella con un paio di cesoie e una serie di colpi secchi per ottenere elementi di 1 centimetro di lunghezza da aggiungere al composto in fase di ebollizione. Mescola poi cinque volte in senso orario per poi attendere, portandosi avanti solo con la lavorazione degli ingredienti.

    Nel calderone grande di cui sopra aggiunge il contenuto del calderone piccolo di cui ancora più sopra raggiungendo una temperatura ambiente abbastanza tiepida. A ciò unisce l'infuso che aveva preparato prima, ormai freddo.
    Alza la fiamma e mescola con entrambe le braccia assicurandosi che il liquido cominci a opporre resistenza diventando, a tutti gli effetti, più corposo. Non ha metri di paragone per definire il "troppo" denso, ma aggiunge un po' di infuso per ottenere una consistenza adatta all'assunzione orale.
    Aggiunge poi i due fiori di Asfodelo per spengere la fiamma poco dopo assicurandosi che sia ancora calda.
    La Felce, benedetta dal Meteo recanto e dall'energia solare assieme alla Felce, viene usata per rivestire l'interno di una ciotola in cui versa la pozione poco dopo.
    Per il quadrifoglio ricorre ancora una volta all'Aritmanzia "Trifoglio Gebo". Sommando i valori delle due parole, ottenute dalla tavola Pitagora/Agrippa, vuole dare al trifoglio la valenza di un quadrifoglio fortunato. La scelta di Gebo è da ricondursi al suo significato di fortuna. Il numero che ottiene è un +5. Non è soddisfatto del risultato perché un +7 sarebbe più propenso a quello che il quadrifoglio dovrebbe apportare ma, tenendo in considerazione come il 5 leghi i terresti agli dei, ripensa a Loki e accetta tutto quanto.
    Aggiunto il quadrifoglio, chiude il tutto con le foglie restanti e attende cinque minuti per vedere poi cosa lo attende.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato


    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
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    27.01.03, Artide

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    Gold is the new black

    "Be silent, Heimdallr!
    For thee in early days
    was that hateful life decreed:
    with a wet back
    thou must ever be,
    and keep watch as guardian of the gods."
    - Lokasenna



    Ha smesso di credere nelle coincidenze da diversi mesi, lì, sul picco più freddo delle montagne di Denrise; lì, dove un altro figlio di giganti lo ha scelto come suo campione, e tutt'ora non crede che sia stata una coincidenza.
    "Heimdallr, il dio dell'ordine e dell'acqua che ucciderà, e verrà ucciso, da Loki, il dio del caos e del fuoco" Nei figli di Denrise la mitologia nordica scorre nel sangue come l'ossigeno e i geni degli avi passati. Tra tutte le storie e i racconti che avrebbe potuto citare del Guardiano degli Dei, la battaglia con Loki sarebbe stata la più scontata, ma anche la più difficile da ignorare.
    Studia ogni parola del docente, e poi attende. Esamina il laboratorio, e comprende da dove iniziare: la raccolta dei materiali.
    "Qualcosa che rappresenti me e gli dei che devo onorare" Tra i vari scompartimenti e archivi messi a disposizione da Hidenstone parte dalla località. Se gli oggetti assorbono l'anima dei loro possessori, emulandone le caratteristiche magiche, lo stesso può dirsi del luogo in cui vengono estratti prima di passare a mano umana.
    E c'è solo un luogo che possa celebrare sia la forza di un mezzogigante che gli Dei Nordici: Denrise "Componenti minerali estratti dai picchi di Odino, componenti vegetali provenienti dalla foresta eterea". Per quanto quel succhia kappa potesse dirgliene, Ciarán è certo di aver vinto la lotteria entrando in quell'accademia che gli ha dato, nel corso di due anni, accesso a quel ben degli Dei. Gratuitamente.

    "Duri, aspri e quasi del tutto inaccessibili " Queste le parole che descrivono i Picchi di Odino. È sui Monti che la sua storia con l'altra faccia di Heimdall è iniziata, o forse semplicemente ufficializzata.
    Un enorme monolite d'acciaio ricavato dai materiali ferrosi che pullulano nel ventre di questa regione benedetta dal Freddo e dai Fulmini. I muscoli del mezzogigante esplodono sotto la divisa e dopo aver sollevato il tutto comprende come quel parto avverrà solo se non ci saranno ostacoli di mezzo.
    Si toglie la giacca e la camicia, restando a busto scoperto, e poi solleva ancora una volta il blocco portandolo nei pressi di un enorme macchinario di ferro e vapore. Anni addietro avrebbe indicato lo stesso come un mostro proveniente da un territorio di senza dei, ora lo chiama Taglio WaterJet abrasivo e ad acqua pura, una tecnologia rivoluzionaria dai grandi benefici. Ha scelto quel metodo di lavorazione non solo perché sia preciso, ma perché su una superficie di quelle dimensione il surriscaldamento sarebbe più difficile da gestire che nel caso di spade di dimensioni "umane".
    "Un passo falso e mi taglio un dito" Ed era proprio quello il bello.
    La programmazione della macchina avviene con facilità: nel corso del biennio hanno usato questo oggetto diverse volte.
    Il risultato è l'abbozzo di un'enorme "Lama".
    Il secondo passo è trasformare gli spessi bordi dell'oggetto da degli spazzaossa a dei tagliacarne. Questa volta si arma di frullino e pazienza per definirne i bordi, rendendoli quanto più affilati possibili, per passarli a fil di cartavetro subito dopo.
    Per l'affilatura decide di fare riferimenti a una tecnica giapponese che ruota attorno all'utilizo di quattro tipi di nagura. È fiero del suo paese, ma rispetta anche fabbri e guerrieri stranieri, sebbene portati per l'inferiorità. La prima pietra da affilatura che va a usare è la Botan, costituita da particelle grossolane che vanno a levigare grandi quantità di acciaio il più velocemente possibile. Passa alla pietra successiva solo la fanghiglia si fa più scura. Il secondo passo è la mejiro, seguita subito dopo dalla tenjou: entrambe sono pietre dalla natura fine. Saggia dunque l'aggressività della lama passando il filo del rasoio sull'unghia del pollice e, conscio di aver fatto un buon lavoro, conclude il tutto con l'ultima koma.
    "Anche il tempo si arrende di fronte alla tregua che l'aria della Foresta Eterea è in grado di dettare" Legno, per un manico che lo avrebbe rappresentato; tasso, tra i tanti. Gli studiosi di Magitecnica denotano delle bacchette di Tasso la reputazione oscura in ambito di duelli e maledizioni.
    Ma Ciarán è attratto da altro: "Quando un mago viene sepolto con la sua bacchetta di tasso, di solito questa germoglia, dando origine a un albero che custodirà la tomba del suo defunto padrone". Queste le parole di Olivander a descrivere un fenomeno così improbabile, eppure così reale nella mente del mezzo-gigante, un ricordo che non ha mai avuto la fortuna, o sfortuna, di vivere veramente.
    Shou Sugi Ban, per trattare il legno dopo avergli dato la forma di manico. Passa il blocco su una fiamma per bruciarne gli strati superficiali e chiedere col vapore tutti i pori, assicurandosi dunque che la superficie sia definitivamente impermeabile. Qualche colpo di spazzola per rimuovere i residui, affondato nell'acqua per raffreddarlo, e dunque coperto con cera e olio naturale per garantirgli maggiore resistenza al trascorrere del tempo.
    Non ama usare la magia nel crafting perché sfruttando le mani si entra in comunione più facilmente con l'oggetto, ma a quel punto è costretto a farlo. «Forma depso» Questo primo incanto crea nel manico degli appoggi in cui l'anima d'acciaio potrà cullarsi. Dunque sistema la lama in perpendicolare al terreno, fissa il pezzo di legno con delle vite, punta la bacchetta alla base della lama e mormora un «Metalia moldum». La scelta dell'incanto non è casuale. Come ogni forma di trasfigurazione si basa sul disegno mentale tracciato dal trasfiguratore; progetto che permette al metallo di colare nel manico per tornare solido come gli stessi Picchi in seguito a un «Finite Incantem».
    C'è tutto, ma manca ancora qualcosa, un vuoto da colmare. Porta le mani sul ventre dello spadone e disegna un piccolo cerchio con un compasso per prendere le misure.
    Poi le dita, con la cura di un uomo intento a celebrare il rito funebre della sua amata, intrecciano una piccola ghirlanda di legno in un materiale che non ha bisogno di spiegazioni: vischio bianco. Lega la fine all'inizio emulando un Uroboro, simbolo su cui torneremo in un secondo momento.
    «Muto» Dal cerchio tracciato col compasso serpi di acciaio si diramano cullando al loro interno la sfera da incantare e la ghirlanda di vischio; ospitando la prima e diventando un tutt'uno con la seconda.
    Uno spadone massiccio che solo un mezzo-gigante potrebbe utilizzare è ora stretto tra le mani del ragazzo. Una forma scontata per celebrare Heimdall, ma la migliore per dare onore alla brutalità dell'ultimo dei suoi scontri: quello con Loki.
    Lascia all'arma il tempo di respirare per assicurarsi che gli umori dei vari componenti possano congiungersi in un singolo carattere e dunque passa al dialogo.

    Riconosce il plumbeo delle nuvole e l’acre umidità che impregna l’aria; si sente a casa, li tra le gelidi correnti che infestano il punto in cui la Foresta Eterea bacia i Monti di Denrise.
    Di fronte a lui si trova una figura regale, tanto slanciata da superare anche il mezzo-gigante in altezza. Indossa un lungo abito di lino che riflette i raggi del sole attraverso i numerosi gioielli ivi incastonati.
    I capelli fluttuano come nuvole e hanno lo stesso colore dell’argento che si lega al rosso delle rose: il solo sguardo lo porta a tremare, ma è l’enorme spada che impugna a farlo sentire così piccolo.
    «Sono qui per dialogare» È così che inizia il ragazzo, pentendosi subito dopo dell’approccio sbagliato.
    «Mi hai dato forma richiamando a te gli elementi di quest’isola selvaggia. Salta i convenevoli e arriva al dunque. Perché dovrei accettare?» Ode un esercito di voci provenire dallo spirito della spada. Alcune sono delicate che i fiori che circondano il dito di Freya, altre si rivelano selvagge come la coltre di fulmine che circonda i picchi di Odino.
    «Perché ti ho costruito per celebrare la battaglia tra Heimdall e Loki scegliendo materiali provenienti da una terra di predoni e colonizzatori dediti al loro culto» Trova sicurezza nella sua logica, nelle argomentazioni che hanno illuminato le sue scelte.
    «Si, ma perché dovrei combattere per te? Sei cresciuto in questa terra, ma provieni da lontano. Cammino sulla mia isola, ma la tua anima non appartiene alla terra ma agli dei» Ogni parola è una lancia di dolore che si conficca nella mente del ragazzo ricordandogli come zia stato stolto a non inserire qualcosa di suo. Ma non può retrocedere, deve avanzare.
    «Il mio sangue può provenire da lontano e la mia anima appartenere ai cieli, ma non la mia mente è volontà. Se mi concederai l’onore, ti trasformerò nello spadone del futuro capovilaggio. O preferisci qualche fottuto inglese brufoloso?» Sa di avere ragione, il ritmo a chi riprende a battere il suo cuore glielo ricorda, e così il sorriso a mezza bocca sul volto dello spirito.
    «Potresti scegliere Laguz, la runa dell’equilibrio per celebrare Heimdall e il suo dominio sull’ordine. Abbreviazione di Laukaz, come iscritto sulla fibula di Bülach, simbolo di fertilità, cosa gradita da Spiriti come me appartenenti a luoghi così legati alla natura» Trae piacere nel vedere quel tacito assenso alla collaborazione velato d una proposta e non da un “accetto”: i denrisiani sono proprio Tsundere.
    «Laguz è la runa del Lago e l’acqua, tra le altre cose, è l’elemento di Heimdall. L’adattabilità dell’acqua mi rappresenta, ma ormai non posso pensare solo a me stesso, è per questo che celebro lo scontro tra il Dio dell’ordine e quello del caos» Rivelare il nome del secondo sarebbe stato superfluo e in effetti lo fu.
    «Se vuoi celebrare lo scontro non c’è runa migliore di Tiwaz. “ Impara le rune della vittoria, | se tu desideri vincere, | e scrivi le rune sulla tua elsa; | alcune nel solco, | ed altre nel piatto, | e due volte dovrai invocare Týr.”. Tyr, un Dio che qualcuno reputa nato da un gigante, non ritieni che sarebbe perfetta per te? La tua natura è evidente e così la tua voglia di vincere, giovane Opale Nero.»
    Ciarán esita. Quella sarebbe la scelta più logica, ma se vuole evolvere deve abbracciare il caos.
    Tiwaz era perfetta per una spada dato il suo legame con gli incanti offensivi.
    Il capo scivola a destra e sinistra annunciando il rifiuto per quella scelta.
    C’è esitazione, ma all’unisono arrivano a una scelta.

    «URUZ»
    «URUZ»



    La runa della forza primordiale a rappresentare la tempra di un mezzo-gigante e le caratteristiche che rendono letali foreste e monti baciati dagli dei« Uruz, ᚢ, che simboleggia l'infinita forza primitiva, un'energia incontrollata in continuo mutamento. Lo stesso Loki è definito dagli altri come un dio ambiguo, un "trickster", dall'animo in perpetuo mutamento come la materia nelle mani di un artigiano; ma anche l’energia infinita e primordiale, una runa che celebra il continuo mutare: la serpe che divora sé stessa in eterno, Jörmungandr, progenie di Loki.
    Tu vuoi celebrare lo scontro, ma stai parteggiando per una delle due parti, con l’arroganza che ciò possa cambiare ciò che è già scritto.»

    «Puoi darmi torto?»
    Denrise, patria di predoni e colonizzatori che sanno celebrare l’equilibrio della natura, ma che di certo non amano restare a guardare. Una tolleranza alla luce e al benedetto con l’acciaio estratto dal Ventre dei picchi benefici da Odino, una tolleranza all’oscuro con un legno che accetta gli estremi. Ogni scelta è stata ponderata seguendo un ordine che compiacerebbe anche Heimdall, anche se forse lo stesso non potrà dirsi dell‘epilogo.
    «Buona fortuna con la tua crociata, giovane Warlock, ma sappi che al primo segno di esitazione sarò io a porte fine alla tua vita».
    La bacchetta sfiora il centro dell'uroboro «Forma depso». L'acciaio si espande formando serpi argentate che si allungano verso la sfera di vetro runica ricollandola nel grembo.
    Uruz, una runa che rappresenta la forza, prima qualità dei mezzo-giganti ed elemento migliore per simboleggiare il suo «Flipendo», incantesimo che ha posto fine a una vita e ora simboleggia la nascita di un'altra, seppur in acciaio e legno.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato


    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
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    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
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    Gold is the new black Le istruzioni sono chiare e sceglie di soffermarsi su pensieri e riflessioni il minimo. Il legame tra DCAO e Incantesimi è il più semplice da cogliere, ma quello che lega Divinazione alle precedenti due materie è sicuramente il più interessante. Quest'arte, sfruttando l'interpretazione del reale, è l'unica in grado di discernere la reale natura di un Incanto; ma ciò che lo affascina sono i possibili legami con DCAO: l'individuazione dell'oscuro e l'evocazione degli spiriti.
    È proprio questa sotto-categoria a interessarlo più del dovuto. Ha passato gli ultimi mesi a riflettere sull'Invocazione di Loki e sul peso che, dopo una simile esperienza, ora grava sulle sue spalle.
    Le enormi mani si chiudono attorno ai frammenti di pietra sollevandomi e, con un movimento delicato, in armonia con il proprio battito, le braccia si allargano dando vita a una rumorosa pioggia colorata. In quella complessa trama di colori Ciarán riconosce smeraldi, rubini, zaffiri e topazi ma è ancora troppo presto per comprenderne il significato.
    Sposta il proprio peso in avanti coniugando ogni movimento a un respiro e si sforza di isolare il mondo che lo circonda, e quello che grida dentro di lui. Le palpebre calano sugli anelli dorati e l'oscurità si avvolge dandogli modo di riflettere. Le energie che si appresta a domare sono le più pericolose, mente e spirito, chiavi del successo ma anche i principali elementi che anticipano distruzione e caos.
    Si sforza di far vibrare i polmoni al ritmo del cuore e si focalizza per dare spazio all'energia psichica che scivola nel suo corpo come le onde sugli scogli di Denrise. Si trova lì, immobile, che tenta di domarla come gli avi dei suoi avi hanno dominato i mari e gli oceani. Dell'Isola che lo ha cresciuto si può dire molto, ma è l'acqua, in quel momento, a richiamare il suo interesse.
    Si sforza di piegare a sé le maree e nel farlo tenta di reindirizzare il potere dei suoi pensieri e dell'intuito verso la mente, sede del terz'occhio, per reindirizzarlo verso le mani in un movimento costante e fluido poco dopo. Oro, è questo il colore che gli è più famigliare, nonché il più gradito: il re dei metalli, una scelta coraggiosa per un opale ambizioso. Il primo dei metalli, certo, ma Ciarán non è il primo tra i divinatori.
    È costretto a ripetere il processo un paio di volte, ma poi lo sente, si tratta da prima di un leggero ronzio e poi un più costante frastuono. Vede gli zaffiri vibrare, e si ritrova a sorridere come un bambino.
    Fa per avviarsi dopo aver memorizzato la strada ed essersi intascato le pietre con il pessimo obiettivo di rivenderle, ma poi esita. Per quella prova dovrà usare incanti offensivi ed esorcistici per compiacere Ensor e incantesimi elementali e curativi per far colpo, ma solo quello sfortunatamente, sulla Ivanova. «Lunagemino Artemis» Il catalizzatore traccia una falce di luna e dalla bacchetta un velo violaceo investe Ciarán posandosi su di lui come una toga su un imperatore romano. Tra tutti gli incanti curativi il Lunagemino è tra i pochi che si protraggono nel tempo e, castandolo ora, mitigherà parte delle ferite poi.

    Lo scricchiolare del ponte diventa un ricordo lontano nell'istante in cui il velo d'acqua si deforma grottescamente anticipando colline di carne e furia.
    Una, due, tre... Il mezzo-gigante smette di contare e le labbra si arcuano a formare un cerchio mentre i tentacoli del demone si ergono di fronte a lui.
    È in quell'istante che lo capisce. Capisce benissimo che, tra tutte e quattro le prove, questa sarà la più difficile.
    La mano sinistra scivola lungo la schiena e il pollice, con un colpo sicuro, slaccia la sicura dello spadone estratto subito dopo.
    «Avanti!» Le nocche si tingono d'avorio mentre la sinistra rinforza la presa sull'arma e la destra sul catalizzatore. Per quella sfida avrà bisogno di entrambi; per quanto quello sia un esame, nelle sue vene scorre il sangue di un predone e, di fronte a lui, è appena apparso un mostro marino.

    Un tentacolo scatta con la velocità di una serpe disegnando una mezzaluna e una lama d'acqua sibila contro il mezzo-gigante.
    La lama si frappone tra i due, senza rifletterci, dando più peso all'istinto che alla ragione, ed è un male.
    Un sorriso di sangue tinge il petto del ragazzo dove, superando l'acciaio, l'attacco elementale della creatura ha fatto breccia nella carne. Il Lunagemino Artemis colora di viola la ferita avviando un lento processo di guarigione, ma Ciarán non può rimanere a guardare.
    Un secondo tentacolo colpisce lo specchio e una frusta d'acqua sfreccia contro il denrisiano. La bacchetta affonda nel vuoto con decisione e lì, dove l'attacco elementale si sarebbe congiunto con il mezzo-gigante, l'aria esplode in una sfera di luce e fuoco «Incendio!».
    La miglior difesa è l'attacco.
    Dal bacio delle fiamme contro il ventre d'acqua si genera una nuvola di vapore e l'attimo di interdizione è un istante che non può lasciarsi sfuggire dalle mani «Reducto!». Il vuoto che separa il denrisiano dal più vicino dei tentacoli sembra rarefarsi per una perdita di gas e mentre la bacchetta scatta verso il soffitto della grotta, l'appendice del demone viene strattonata con furia verso il biondo.
    Sfruttare solo la componente offensiva di incanti simili è uno spreco, sopratutto quando al danno si accompagna la possibilità di farne molto di più.
    Non può scaraventare un intero kraken in aria, ma il suo tentacolo, questo si.
    La distanza si colma e il braccio sinistro del mezzo-gigante cala verso il basso con la forza di un fulmine. La lama della sua spada affonda nella carne del demone spaccolandola come se fosse spuma di mare e poi si ritrae, gocciolante acqua e non sangue.
    Ciarán si distrae un secondo per esaminare l'appendice che striscia verso il corpo del kraken silenziosamente e se ne pente subito dopo. Il vento sibila e una frusta di carne si abbatte contro il ragazzo scaraventando a qualche metro di distanza.
    A ogni respiro gli sembra di accarezzare rasoi, poi si accorge di non poter effettivamente respirare come vorrebbe «Anapneo». La bacchetta traccia una spirale verso il plesso solare del ragazzo e un velo dorato si posa su di lui mentre i polmoni tornano a gonfiarsi con regolarità.

    "Almeno sono riuscito a mettergli fuori gioco un tent..." Fa per tirare un sospiro di sollievo quando le palpebre calano contro gli anelli dorati, ora intenti a mettere a fuoco l'appendice della creatura.
    Prima ancora della vista è l'udito a tradire un grottesco gorgogliare mentre serpi traslucidi d'acqua risalgono sulla superficie della creatura risanando la sua ferita "Si rigenera sfruttando l'acqua". Oddio, da un elementale d'acqua in un lago doveva anche immaginarselo. "Se non fosse così profondo potrei usare un Cumtello o un Defodio per drenarla..." Esita prima di tornare in piedi e sputare un grumo di sangue e saliva.
    "Allora farò a modo mio" Un sorriso a mezza bocca gli illumina il volto mentre, passo dopo passo, il ragazzo torna sulla punta del pontile. Spadone in una mano, bacchetta nell'altra.

    Ha fatto tesoro dell'ultima battaglia contro un manipolo di spiriti. Gli basta socchiudere le palpebre per rivivere lo scontro. In questa occasione Ensor ha fatto sfoggio di un incanto che, contro il Kraken, sarebbe risultato parecchio utile: l'Orbis. Inutile dire che le attuali competenze del mezzo-gigante non sono mimimamente lontane a quelle del professore, fattore che lo porta a pensare a una strategia più umile.
    "Troppo grande per un Lux Bolla... troppo lontano dall'oscurità per trarre pieno beneficio da un Expecto" Il secondo dei due incanti, tra l'altro, sarebbe controproducente per la tattica che ha in mente. Ha bisogno che il Kraken si avvicini. Cosa che avviene nell'arco di secondi poiché il demone ha compreso come colpire con più tentacoli sia più produttivo di lanciare fendenti d'acqua che possono trasformarsi in vapore al primo Incendio.
    «Farfallus explodit» La bacchetta traccia un otto verso il volto del nemico e uno sciame di proiettili luminosi si schianta contro l'orribile volto del kraken permettendo a Ciarán di evitare un tentacolo scattando a terra. Sfruttando lo stesso moto il braccio destro del biondo colpisce il pontile e, nel rimettersi in equilibrio, il ragazzo vortica su sé stesso per menare un fendente sull'appendice della creatura, crepandola.
    «Salus templi» Una S e dal catalizzatore esplode un torrente di sale che manca la creatura per affondare nel lago poco dopo.
    È in quello stesso istante che un'altra colonna di carne sfreccia contro il mezzo-gigante. La bacchetta continua verso la bestia, questa volta superandola. L'acqua crepita trasformandosi in un pesante blocco di ghiaccio che arpiona l'appendice verso il basso, permettendo al biondo di deviarla con un secondo fendente.
    «Salus templi» Una S e altro sale si unisce al lago mancando la creatura.
    Il terzo colpo del demone sembra essere il più letale. Un ultimo tentacolo, largo quanto la colonna di un tempio, rovina contro il pontile. «Petrificus Totalus» La carne del Kraken crepita ma non è abbastanza per fermarla.
    La lama scatta disegnando una mezzaluna di sangue ma la violenza è tale da far perdere l'equilibrio al mezzo-gigante, gettandolo a terra, mentre il pontile dietro di lui esplode in una nube di polvere e schegge.
    «Bullacapite» La bacchetta fa in tempo a puntare il volto del ragazzo che l'acqua lo avvolge. Prima ancora di riaprire gli occhi, una S anticipa un «Salus templi» e altro sale si libera dal catalizzatore. Fa per fare altro, ma poi li vede.

    È come trovarsi di fronte a due finestre che danno sulle trame dell'universo. Uno spettacolo impossibile da comprendere formato da immense galassie di colori e distese infinite di conoscenza. Gli occhi del kraken, a pochi metri di distanza, sono fissi su di lui.
    Il corpo si muove lentamentamente sotto il peso spietato dell'acqua, ma lo stesso non può dirsi dei tentacoli della creatura. Il freddo supera i vestiti, la pelle, la carne, affondando nell'anima e nello spirito. Non può esitare. Non sta esitando. Il ragazzo sta sorridendo.
    L'acqua gorgoglia mentre serpi d'acqua scivolano verso i tentacoli feriti della creatura, rimarginando le ferite. Ciarán è teso, teso come non è mai stato negli ultimi mesi, ma anche la tensione scompare quando l'ultima ferita si rimargina perché, da quel momento, la creatura non può perdere liquidi, ma non può neanche far fuoriuscire ciò che è dentro di lei.
    La figura che Ciarán ha di fronte acquista volume e dimensione mentre i tentacoli si allargano nel tentativo di colpirlo su più fronti. Ma poi si fermano, paralizzati da qualcuno, o qualcosa. Uno alla volta iniziano a scattare, come in preda a un qualche tipo di convulsione.
    «Ventus» Sfrutta l'incanto elementale per muoversi agevolmente nell'acqua, schivando per una manciata di centimetri un tentacolo ora avvolto su sé stesso.
    Il sale, evocato dal Salus templi, avrebbe potuto ustionarlo se fosse venuto a contatto con la sua pelle; ma, sciolto nell'acqua, ora assorbita per rimarginarne le ferite, è diventato vero e proprio veleno.
    Non può sfruttare l'Electro perché rimarrebbe fulgorato a sua volta, ma può fare tanto altro.
    «Depulso» Il braccio destro traccia una mezzaluna e le schegge di legno del pontile, grosse come daghe, esplodono verso il volto del kraken. L'essere tenta di evitarle, ma privo di controllo sul proprio corpo, ciò gli risulta impossibile.
    I proiettili si conficcano nella carne, affondando negli occhi in cui lo stesso ragazzo si era perso per un momento. E prova piacere in tutto questo.
    «Expulso!» Il catalizzatore affonda verso il bulbo destro del demone e la più grossa delle schegge prende a vibrare per poi esplodere spappolando parte del volto dell'essere.
    È un urlo di dolore quello che riecheggia nei fondali del lago, ma non è Ciarán colui che sta urlando.

    La creatura sta per cedere, il mezzo-gigante né è sicuro. Fa per sollevare lo spadone per menare il colpo successivo ma il demone rantola su sé stesso confondendo le acque in una nube di schegge e dinamismo.
    Ciarán socchiude gli occhi ma l'acqua è troppo sporca per vederne attraverso. Sa di dover agire, ha poca sabbia nella sua clessidra, ma ha ancora un asso nella manica, o meglio, ne ha di diversi.
    La mano sinistra abbandona lo spadone per affondare nella tasca in cui aveva nascosto le pietre della Litomanzia "Spero ne valga la pena". Le dita scattano lasciando quello stormo di colori libero di affondare. Si concentra su sé stesso, si concentra sulle pietre, e poi la percepisce. Una leggera vibrazione che da verso una direzione ben precisa.
    Non ha bisogno di aprire gli occhi per esserne certo, è il suo istinto a farglielo capire. Il catalizzatore affonda nell'acqua come una lancia scagliata dagli dei «Salus Templi... Flipendo». Una nuvola di sale benedetto si libera di fronte al mezzo-gigante, e poi arriva lo schiantesimo. Non si tratta dell'incanto perfetto per contrastare i demoni, o di una maledizione abbastanza potente per porre fine a una vita, ma ai suoi occhi è entrambi. È con quello schiantesimo che si è donato a una entità più potente di un semplice elementale. È pronunciando quelle parole che ha tolto la sua prima vita.
    Prima, ma forse non ultima.
    L'acqua evapora sotto la pressione dell'energia dorata del ragazzo, ora racchiusa in un vortice che piega le correnti raccogliendo il sale da esorcismo. Sente il colpo schiantarsi contro qualcosa, con la furia di un tuono e la sicurezza di un mezzo-gigante, non può essere certo che si tratti del suo nemico, ma si fida del suo istinto e del suo intuito.
    Un demone oggi, gli dei un domani.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato


    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
  5. .
    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black Le parole dell'uroboro sono chiare, e così il resto della situazione. "Lupi, una scelta interessante" Gli anelli dorati scrutano il perimetro di legno sfruttando le piccole fessure per anticipare cosa troverà "dopo".
    Ha tentato di barare testando la resistenza della recinzione, o provando a scavare per arrivare "al di là". Se Black, perché deve essere stato lui, ha scelto l'uroboro, allora c'è un motivo "Anche questo un simbolo interessante".
    Un sapore di ferro gli riscalda il palato riflettendo su come quei due elementi, il primo - il lupo - scelto da una denrisiana e il secondo - l'uroboro - deciso da un esperto di "cambiamenti", non possano essere una coincidenza.
    "Fenrir, il figlio di Loki. L'uroboro, l'energia infinita del caos primordiale" La situazione, al limite dell'assurdo, gli riesce persino a strappare un sorriso.
    Con sé ha portato diversi oggetti, ma è chiaro come sia la magia trasfigurativa e verde a doverla fare da padrone.
    Lo comprende, fa un passo in avanti, e poi arriva.

    Il corridoio viene inglobato da un manto di tenebra e, a chilometri di distanza, sorge uno spicchio di luna. I raggi di luce sono privi di vita o colore, ma adempiono al loro ruolo dando la prima e il secondo a tutto il resto.
    Si trova in quello stesso labirinto, ma non è lui. Le sue mani sono più piccole, la sua statura è diminuita, e il cuore batte contro il petto con violenza. Paura. Paura ciò che macchia i suoi pensieri.
    La mano scivola sul fianco, si stringe contro un'ascia intarsiata di rune, fa per sollevarla, ma poi lo sente. Un ululato, poi un altro, e un altro ancora.
    Le dita si aprono come petali di un fiore essiccato e l'arma cade a terra affondando nell'erba affilata.
    Le gambe si tendono, poi scattano, e corre. Corre come se avesse un demone alle spalle. Lo sente. È lì, in attesa di un passo falso.
    Poi la botta. È come se Odino gli avesse scaraventato contro la furia di un tuono. Cade a terra, il fango gli impregna il palato.
    Si butta sulla schiena, arretra strisciando come un verme, ma sa che la sua fine è giunta.
    Due fuochi lontani brillano nella notte. Poi altri due. E altri due ancora. Dunque le zanne, i ringhi, e gli artigli che colmano le distanze. È un ululato l'ultimo suono che ode, poi dolore, e infine calma.

    Ciarán riatterra nel mondo dei vivi con la consapevolezza che quella non fosse una semplice illusione. Ha percepito gli odori, i rumori, e più di tutto la paura. Sente ancora le mani tremare quando lo sguardo sale verso il centro della stanza mentre dalle labbra pendono un paio di semplici parole «Bella di notte?». C'è incertezza nel suo tono, ma ciò che ha provato lascia poco spazio al dubbio.
    "Potrei dare fuoco al prato" Una soluzione drastica, ma pragmatica, tipica di un Denrisiano che si crede già il favorito degli Dei. Poi torna a riflettere, e la calma porta consiglio.
    "Sarebbe poco efficiente... e non voglio far del male agli scoiattoli" Un conto è chiedere al Dio degli Inganni di uccidere uno stolto inglese, un altro è uccidere animali innocenti.
    "Che Hela non me ne voglia per aver deturpato alcune tra i suoi emissari" Essiccare una pianta è, ai suoi occhi, una scelta brutale quanto cogliere una vita ma, con il giusto incanto, una denrisiana del calibro della Onfroy avrebbe potuto mettere una pezza alle sua azioni.
    «Siccum...» La seconda parola gli muore nella bocca nell'istante in cui si rende conto di come quel semplice incanto sia impossibile da usare. Primo, dovrebbe toccare i fiori per essiccarli. Secondo, l'incanto funge solo su creature prive di vita.
    La lingua striscia dolorosamente tra i denti comprendendo come quella tattica non possa essere utilizzata. Attraverso l'essiccazione le Bella di notte avrebbero perso i loro effetti privando il mezzo gigante di una grossa problematica.
    Un'altra strada sarebbe quella di sfruttare l'alchimia trasfigurativa per mutare i suoi polmoni in qualcosa di simile a quelli dei lupi, ma sarebbe funzionale? Probabilmente si, ma estremamente rischioso. Operare sugli organi interni, bersagli che non avrebbe potuto vedere, avrebbe richiesto una maestria che non gli apparteneva. Ancora.
    Se avesse potuto usare un incanto astrale per emulare il sole avrebbe tentato di inibire la crescita notturna dei fiori, ma ormai è tardi, il tempo scorre e deve agire.
    «Niente di personale...» Non può restarsene a evocare sale o riflettere. «Muto» E una nube di inchiostro si schianta contro la prima delle lampade mutandone la forma. Ciarán si concentra sulla consistenza dei materiale, e sopratutto sull'aspetto del professor Black. Quella prima lanterna né rimarca la forma e i colori, elementi che ha avuto modo di memorizzare durante le classi di Alchimia-Trasfigurativa, una branca della magia che partiva dalla mente. Immagina i legami che legano gli atomi farsi più deboli e fragile fino a far perdere alla lanterna la sua aerodinamicità, e con questa quota.
    E quando l'artefatto scoppia a terra, il bacio che il fuoco concede alla verde vegetazione sprigiona una sfera di luci che illuminano il cammino e promettono il principio di un incendio degno di nota. Dubita che la staccionata si lasci infiammare così facilmente, ma lo stesso non può dirsi dei fiori che, a temperature simili, saranno destinati a essiccarsi come meduse al sole.
    E, a ciò, si unirà la paura, ma su questa ci torneremo dopo.

    Il secondo passo prevede di fare ciò che gli Alpha fanno: entrare in un gruppo, mostrare il proprio valore, e venirne accettati. Più o meno.
    Questa struttura sociale, estremamente interessante, ricorda al giovane le stesse leggi di Denrise. Il Capovillaggio diventa tale dopo aver catturato creature pericolose e aver mostrato i muscoli al resto dei concittadini.
    Ciarán avrebbe fatto qualcosa di simile, svolgendo il ruolo di lupo travestito da agnello, con l'unica differenza che lui sarebbe stato il predatore e i lupi i predati.
    "Non mi conviene puntare sul trasfigurarli" In un combattimento focalizzarsi sul bersaglio è estremamente difficile e l'agilità di questo nemico in particolare avrebbe complicato il tutto ancora di più. "E credo che il Fattore di Opposizione non sia da meno" Insomma, la violenza dei Denrisiani su chi tenta di opporsi funziona in nove casi su dieci. Questo era il decimo.
    Ma deve pensare a qualcosa perché l'essersi avvicinato alla lanterna lo ha esposto.

    Il rumore di fauci che scattano contro il vuoto fa scattare il mezzo-gigante. La mano si stringe attorno al catalizzatore e le nocche si tingono d'avorio mentre gli anelli dorati risalgono sulla figura che ha di fronte.
    Un simulacro di pelo folto come la foresta, zanne affilate come coltelli, e occhi affamati come i suoi. Il lupo tende i muscoli e scatta nella sua direzione.
    «Circularis» La bacchetta disegna una circonferenza e una piattaforma si frappone tra lui e il lupo. La mascella ci scatta contro distruggendola come fosse burro e il ragazzo ringrazia gli dei di non aver tentato un approccio più fisico.
    L'odore di sudore misto al fumo dell'incendio lo stordisce, ma le fiamme non si sono ancora espanse abbastanza per essere un problema. Per il momento.
    L'animale arretra per prepararsi a un secondo assalto e, nello stesso istante, la bacchetta di Ciarán scatta verso il capo della bestia «Anteoculatia». L'aria si crepa e sul cranio della creatura appare, venendo evocato, una diramazione cornifera che ricorda l'espandersi di un fulmine a ciel sereno. Una corona che, atterrando sulla creatura, la porta a inchinare il capo rovinando poi a terra.
    Fa per rialzarsi e l'opale ne approfitta per unire le due materie che sta affrontando in un unico scopo. «Herbivicus... Herbae Muto... Forma depso» Il catalizzatore scatta in alto e il respiro si sincronizza al rumore della natura mentre i fili d'erba accrescono di dimensione risuonando in armonia con l'empatia del giovane stregone. Il secondo degli incanti, però, ruota attorno all'immaginazione, e questa dietro un piano.
    Immagina il verde tingersi d'ardesia assumendo la resistenza e la consistenza dell'acciaio, ma bombato a metà altezza. È qui che risiede lo sforzo maggiore nel focalizzare l'immagine di una piccola sfera di metallo.
    Il ragazzo ha tentato di creare dei campanelli, seppur di un materiale estremamente resistente.
    Poi, mutandone la forma, ha avvolto il lupo limitandone i movimenti. Più la creatura si muove, più la trappola produce rumore, un rumore estraneo.
    Paura, paura, e poi calma. Quando la bestia esita, Ciarán avanza nella sua direzione per studiarla da vicino.
    "I lupi non si aggrediscono a vicenda e per questo tentare di oppugnarli l'uno contro l'altro richiederebbe una abilità che non ho. Ma non attaccano neanche delle prede così facili come gli scoiattoli... che il segreto sia il..." La mano avanza, e accarezza il pelo della creatura che riprende a fremere.
    Il capo si china verso il basso e ne coglie l'odore a fatica: il fumo gli ricorda di come il ragazzo abbia poco tempo dalla sua.
    "Devo fingermi uno di loro... un passo falso in combattimento significherebbe perdere" Fa per tentare un Detector ma si ricorda di come gli incanti percettivi siano stati vietati.
    «Animalia Figuro» Da prima immagina una singola linea dorata emergere dall'epidermide a livello dei solchi epidermici superficiali secondo delle linee a decorso spiralatoche convergono in un vortice centrale.
    Non ha il tempo per concentrarsi sulle scaglie presenti nella parte esterna che renderebbero la superficie irregolare, ma sulla cheratina contenuta nel fusto e nella radice si. Si assicura, in modo particolare, che cuticola, corteccia, e midollo ricordino quelli della creatura che ha davanti. Si è assicurato di immobilizzarlo proprio per questo: vuole emulare, il mezzogigante, dalla forma allo spessore, dalla consistenza ai pigmenti che ne conferiscono colore.
    Ha evitato l'homofiguro per mantenere pieno controllo delle sue capacità intellettuali perché, mentre il fumo divampa, le creature stanno andando nel panico.
    Avanza, e più di una volta viene interrotto da scoiattoli o altri animali che si danno alla fuga. La paura, la principale arma di un predatore, e ora la sua.
    Paura nelle prede per confondere il predatore e paura nel predatore per assicurarsi che sia distratto. « Bellyplenio» Sussurra, passo dopo passo, prima di avvicinarsi troppo a ogni lupo.
    Le sue precauzioni sono diverse, ma mai abbastanza, e un lupo non rischia quando la pancia è piena.
    Arriva alla fine dell'uroboro convinto di averlo sconfitto, Jormungand, e di aver fregato suo fratello, Fenrir, ma saranno i professori a decretare il risultato finale.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato


    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
  6. .
    Ciarán Hinds

    "Gold is the new black."
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    « If you worship gold, avarice is your religion. »
    [Scheda][Statistiche]

    Gli occhi dorati risalirono la superficie del calderone. Come la professoressa aveva fatto notare, al suo interno si trovava una tacca che indicava il litro. Il volto si scosse giusto per qualche secondo ricordandogli come fosse un quantitativo minore a interessargli. Indossate le dovute protezione, cominciò a lavorare.
    "Mi serve meno acqua" Le mani si chiusero attorno a una caraffa graduata che, lentamente, si riempì dell'acqua del lavello. I muscoli si gonfiarono leggermente sotto il peso del calderone che, per uno della sua stazza, sembrava poco più pesante di una tazza di latte.
    Raggiunto il lato Sud della stanza, raccolse delle stecche di legno formando una pila che, a una prima occhiata, avrebbe potuto ricordare una piramide. Il vertice puntava dritto verso il fondo del calderone in modo che il calore potesse distribuirsi in modo uniforme verso l'esterno dello stesso. Accese il tutto con un po' di sterpaglia e paglia secca come era solito fare durante le sue battute di caccia nella foresta eterea.
    "Prima forse è il caso che assicuri il tagliere" Il mezzo-gigante prese un panno che passò sotto la fontanella di cui prima per disporlo sotto all*inserire miglior materiale per taglieri gentilmente offerto da Hidenstone*. Così facendo la superficie sarebbe stata impossibilita a muoversi dato il nuovo attrito.
    "Rosei e morbidi" Le dita si serrarono attorno al coperchio del barattolo e, esercitando la giusta pressione, questo si sfilò senza fatica. La forza era il suo punto forte ma l'agilità non era da meno. Pollice e indice sinistro affondarono nella salamoia chiudendosi attorno ai tentacoli "Troppo rigido...". Ci volle più tempo per scegliere gli ingredienti giusti che a lavorarli. Trovata la giusta gradazione di rosa e morbidezza si lavò le mani assicurandosi di privarsi di ogni liquido in eccesso. La presa sul tentacolo doveva essere quanto più robusta possibile. Un colpo secco e la protuberanza venne decapitata del suo lato più sottile lasciando che l'altro crescere da 1,5 centimetri in poi. Posizionato perpendicolare al tagliere per assicurarsi che il taglio fosse più dritto possibile, la lama affondò con sicurezza tracciando il corpo con estrema precisione. Trattandosi di un materiale gommoso e morbido, Ciarán usò la stessa forza con cui tagliava i polipi pescati dalle drakkar denrisiane. Ripeté il tutto fino a lavorare completamente il composto che andò a tamponare con un panno. La sua "morbidezza" avrebbe impedito che l'ingrediente si potesse danneggiare nel processo, e di contro avrebbe privato lo stesso della salamoia in eccesso.
    Raccolti in un contenitore di ferro sterilizzato, li inserì a uno a uno con un paio di pinze direttamente nel calderone che, come anticipato dalla docente, sembrava aver raggiunto la temperatura ideale.
    Riposto il tutto, il braccio sinistro prese a mescolare come la professoressa aveva fatto vedere. Ciarán cercò di fare movimenti quanto più costanti possibili, mettendoci una grazia che riservava a pochi e singolari casi come, per l'appunto, il creare pozioni. Grazie alla nota della docente, dosare l'acqua fu un gioco da ragazzi. Quando la tacca venne raggiunta dal liquido, il mezzo-gigante fu pronto a passare oltre.
    Molto ignorante sugli orologi, chiese a un png qualsiasi di prestargli il suo. E come dire di no a un sexy mezzo-gigante denrisiano alto 2 e passa metri? Impostata la sveglia, arrivò il momento del bubotubero.
    "Portarsi avanti, aye" Preso il tutto, lasciò che altri raccolsero il pus prima di lui. Lo fece per un semplice motivo: aveva bisogno di studiarne la traiettoria. Denotato come questo non procedesse in traiettorie strambe, si armò a sua volta di guanti e visiera, accompagnati da grembiule e tutte cose, per estrarre il pus.
    "Non ne sprecherò neanche una goccia" Posizionando la bocca del becher attorno al bozzo ricolmo di pus, il ragazzo andò a esercitare una leggera pressione attorno all'appendice. Nel farlo socchiuse gli occhi come se la visiera non potesse proteggerlo. La verità era un'altra. Temeva di sprecare quel prezioso dono della natura e, dunque, cercò di fare il possibile per non farlo. Al primo tentativo fallì miserabilmente - sembrava quasi che il pus si fosse rintanato nella pianta - ma poi riuscì a estrarre i 5 grammi richiesti.
    Sistemato il contenitore sul ripiano di lavoro, si allontanò per evitare la scia di puzzo proveniente dal pus. Solo allora si tolse i guanti per avvicinarsi all'aloe vera. Staccò una delle foglie più spesse, grande all'incirca quanto quella presa dalla docente. A questo punto incise la foglia lungo tutto il suo contorno con un lama simile a quella usata da Airwen. Eliminata la parte spinosa, andò a incidere una croce nella foglia in modo che il liquido giallostra potesse fuoriuscirne. "Ho sentito che questo liquido è lassativo" Ed era proprio così, ma perché testarlo sulla sua pelle? Fatto ciò, andò a raccogliere il gel di Aloe Vera con un cucchiaino in modo da sprecarne quanto meno possibile.
    Dopo tutto quel processo, selezionarne 10 grammi fu la parte più semplice.
    "Ma proprio vive ci servono, eh..." Dopo aver ucciso uno sconosciuto, era naturale preoccuparsi per dei succhiasangue. Neanche succhiassero altro, eh. Comunque... Afferrate le pinze, ne raccolse due con estrema facilità. La parte più difficile, a suo dire, era stata la lavorazione delle piante - ormai conclusa -.
    Quando il timer squillò, restituì l'orologio al png che glielo aveva prestato per poi arrivare al calderone. Aggiunse una sanguisuga, tenendosi ben lontano dall'acqua bollente, per poi mescolare in senso orario per 5 minuti. Dunque toccò alla seconda e al "plof" seguirono altri cinque minuti di ruotazione in senso orario.
    Sperando, ma non autoconcludendo, che la pozione diventasse arancione, passò ad altro.
    La mano si chiuse attorno al becher e il polso, ruotando, aiutò la gravità a far scivolare il pus nel calderone. Lo lasciò a bollire per 7 minuti e nel frattempo prese le provette per riempirne 1/3. Per il grosso mezzo-gigante, il peso del barattolo non aveva costituito un problema ma decise comunque di aiutarsi con un mestolino per essere quanto più preciso possibile.
    Allo scoccare del 7 minuto - e questa volta fu un suo compagno a farglielo notare - Ciarán aggiunse il gel d'aloe per mescolare in senso orario 6 volte con forza: come se stesse remando su un drakkar.
    Alla fine prese a muovere la bacchetta sopra il calderone in senso orario "Odino, mandamela buona". Come suggerito dalla docente, collezionò il tutto in un contenitore regolare su cui scrisse il nome della pozione. Così, se fosse svenuto, i suoi compagni avrebbero comunque potuto usare il composto dopo averne letto l'etichetta. Sempre che non avesse prodotto qualcosa di velenoso, si intende.


    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato

    Fa la pozioneh.

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    Ain't No Rest For The Wicked @ Cage The Elephant - @ CTF
  7. .
    Nome: fattura della Danza Avanzata
    Classe: Fattura Minore Avanzata
    Formula: tarantallegra maxima
    Movimento: disegnare un 667 puntando i piedi delle vittime
    Effetto: dalla bacchetta si genereranno delle saette luminose che faranno danzare i soggetti colpiti
    Note: Provoca fatica.
    Soggetti massimi su cui ha effetto= 1 + Carisma/10(in difetto).
    Compiuto l'incanto, i bersagli cominceranno a danzare subendo un malus alle azioni (spartito equamente tra i vari bersagli) pari a 1d20 più eventuali modificatori. I soggetti colpiti avranno un ulteriore malus di -4 alle azioni data la natura avanzata dell'incanto.
    Danzare non consumerà le azioni dei bersagli. Tuttavia, se il caster è in possesso della skill Stregone Oscuro, i bersagli colpiti dall'incanto perderanno una mezza azione.
    Colui che lancia l'incanto deciderà anche la coreografia da seguire purché i corpi non assumano posizioni innaturali o lascino cadere parti del loro equipaggiamento.
    Salvo che il master decreti altrimenti, l'incanto terminerà dopo che il malus sarà stato completamente scontato nelle azioni dei bersagli.
    L'incanto deve colpire almeno due bersagli. Qualora sia presente un solo bersaglio, allora il d20, più eventuali modificatori, sarà comunque dimezzato.
  8. .
    Ciarán Hinds

    "Gold is the new black."
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    « If you worship gold, avarice is your religion. »
    [Scheda][Statistiche]

    L'enorme mano andò a stringere la matita e una serie di scatti annotarono le varie risposte della docente. Il mezzo-gigante la seguì con lo sguardo tra una domanda e l'altra e poi nella stanza calarono le tenebre.
    Un calore gli circondò le tempie mentre Airwen parlava di fegato di drago. Sentì una voce tra pelle e anima "Si, deve essere stato il fegato di drago a causare la combustione". Ritornò coi piedi per terra in una questione di secondi riprendendo a respirare a fatica.
    Fu la presenza di Elisabeth a tranquillizzarlo. Riprese ad ascoltare la lezione con calma, chiedendosi il perché di quel ricordo ma non seppe darsi risposta. Forse per questo motivo decise di offrire una sua personale spiegazione a Aibileen, una ragazza con cui aveva condiviso una scampagnata mortale in stile Ensor. Sempre che la docente glielo avesse permesso.
    «Ho sentito parlare di un incanto. Prende il nome di Recido e trasforma la punta di una bacchetta in un bisturi» Un sorriso gli contornò il volto «Permette di tagliare superfici senza causare il minimo dolore. Ma ciò che è tagliato con questo incanto non può ricrescere» E per nessun motivo bisognava tagliare un filo del corrente tramite Recido. Sul serio, ragazzi, non provateci a casa.
    «Confermo ciò che hanno detto tanti altri» Il dito indicò il lobo destro riferendosi chiaramente alla peluria improvvisa. «Ma c'è da fare un'altra specificazione, basata però su una mia teoria» La mano ruotò andando a indicare gli ingredienti magici offerti dalla docente. «In quanto creature magiche riescono a subire maggiormente l'influenza dell'ambiente che li circonda. Quindi mangiare i loro tentacoli potrebbe provocare altri effetti non previsti, sopratutto se si eccede con le dosi. Ho sentito parlare gli anziani del villaggio di gente uscita di senno per aver mangiato carne di snaso cresciuto in luoghi maledetti». I vecchi che chiamavano Denrise ancora con il suo vecchio nome erano persone che ne sapevano di storie. Molte erano false, ma questa aveva tutte le pretese per essere veritiera.
    «E mi riallaccio a questo discorso per rispondere anche alla terza domanda» Il pollice indicò qualche compagno alle sue spalle. «Hanno ragione a parlare di acidità come qualità utile alle pozioni guaritive, ma credo sia anche interessante spiegare il perché si usi il pus di bubotubero e non altri materiali babbani o magici» Indice e medio formarono una "V". «Primo, in quanto pianta magica il bubotubero è più propenso ad assorbire le influenze del luogo in cui cresce. Coltivare un bubotubero a pochi passi dal Dito di Freya» Iconico luogo della Foresta Eterea «Lo renderebbe certamente più propenso a sviluppare capacità curative contro gli incanti profani o che prevedono la corruzione della natura». Il medio si abbassò «E trattandosi di un qualcosa simile ai brufoli, immagino che siano destinati a scoppiare da un momento all'altro. Meglio usarlo spesso che sprecarlo» Aveva sentito dire dai druidi del villaggio quanto quella sostanza fosse preziosa.
    «Per l'aloe vera non ne so molto. Ma ho conosciuto» In modo molto approfondito «Delle ragazze di Denrise che la usano per curare i propri capelli» Il capo ruotò e lo sguardo andò ad analizzare la chioma della mezza-veela «La usa anche lei, vero?». Dopo aver atteso una eventuale risposta, il ragazzo avrebbe aggiunto anche un «E aiuta a prevenire infezioni. È ottima contro i batteri» Non aggiunse altro perché molti altri studenti si erano soffermati sulle proprietà di quella pianta e fare altrimenti avrebbe rischiato di appesantire la risposta. Certo per un vichingo l'igiene era importante: morire per un'infezione era la peggiore delle morti. I denrisiani non muoiono in una camera da letto, ma in un fottuto campo di battaglia tra schiantesimi, kraken o draghi.

    «Parlato»
    "Parlato"
    Narrato

    Interagisce con Airwen, commentando le tre domande, e propone una sua risposta al quesito di Aib.
    Aibileen Beatrix

    Prende posto in Aibileen

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    Ain't No Rest For The Wicked @ Cage The Elephant - @ CTF
  9. .
    Ciarán Hinds

    "Gold is the new black."
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    « If you worship gold, avarice is your religion. »
    [Scheda][Statistiche]

    Nessuno sospettava quanto le mani del giovane gigante potessero essere abili nel lavorare ingredienti. Il ragazzone aveva sviluppato quella capacità per forza di cose quando, in seguito alla caduta in disgrazia della sua famgilia, era stato costretto a imparare come adattarsi a ogni situazione.
    Denrisiano fino al midollo, almeno nel carattere e nell'orgoglio, Ciarán aveva trovato rifugio tra i druidi del villaggio. Qui aveva imparato come coltivare erbe e prendersi cura degli animali, nonché usare i ricavati delle prime e i derivati dei secondi a proprio vantaggio.
    La destrezza e la tecnica le aveva sviluppate al di là del mare, nelle città babbane. Tra un lucchetto forzato e un portafoglio sfilato, Ciarán aveva imparato a muovere ogni falange delle proprie mani per raggiungere punti poco probabili ma molto fruttosi. Questa abilità si era rivelata utilissima in ambito pozionistico: sia nella lavorazione degli ingredienti che nella raccolta degli stessi.
    «Salve, professoressa» Come da forma il denrisiano aveva indossato al divisa della scuola. Aveva lasciato qualche asola libera dai bottoni per evitare che l'aria densa dei sotterranei lo strozzasse. Lo stesso poteva dirsi della cravatta, lasciata leggermente morbida tra il collo e le spalle taurine.
    Gli occhi dorati si soffermarono per qualche secondo di troppo sulla strega. Ciarán non sapeva se a eccitarlo di più fosse la sua carne o le sue gesta. Come il ragazzo, anche la docente condivideva il sangue di una creatura magica, ma dove il biondo aveva sviluppato la forza di un gigante, l'altra era stata benedetta con la bellezza di una veela. Il fatto che nessuno sapesse di questa natura la rendeva ancora più attraente unendo il fascino dei lineamenti delicati al sublime del mistero dietro di questi.
    Lo stesso poteva dirsi delle gesta. La docente, in quanto druida e legata a Denrise, aveva preso parte a diverse spedizione sorprendendo anche gli anziani del villaggio. Se da un lato il suo essere donna l'aveva resa un elemento da sottovalutare, dall'altro i risultati delle sue gesta avevano amplificato il valore delle stesse. Tra la Papua Nuova Guinea e i ghiacciai dell'Islanda, Airwen aveva dimostrato il suo potenziale e ciò l'aveva resa solo un gioiello più desiderabile.
    "Ma ho un altro anello che preferirei indossare" Il capo ruotò alla ricerca di una presenza che aveva imparato a conoscere tra vicissitudini e foreste maledette. Le pareti colme di libri e pergamene, alambicchi e barattoli, non riuscirono a distrarlo e, trovata Elisabeth, decise di sedersi al suo fianco (A1).
    «Elisabeth» Un sussurro solo per lei. «Ci conviene fare scorta di tutti gli unguenti guaritivi che ci capitano sotto mano. Sai, a Denrise girano ancora zucche molto pericolose» Se solo avesse avuto come termine di paragone una smart babbana, beh, non l'avrebbe usato, perché sarebbe stato un termine di paragone molto ridicolo.
    «Professoressa, che concime ha usato per l'aloe?» L'altezza era la sua forza e, sebbene coperta dalla cattedra, la pianta era ben visibile per il mezzo-gigante. Le foglie avevano un bel colore e lo portarono a chiedersi come le avesse curate la docente. Pochi mesi prima Ciarán aveva invocato Loki e gli unguenti vegetali avevano fatto la differenza, e forse erano anche il motivo per cui ora avrebbe potuto raccontarlo. Sviluppare un interesse al riguardo fu naturale.
    Alla luce di quell'esperienza, prendere posto tra il lato Nord - Rappresentato dall'Acqua - e l'Est - Collegato al Vento - sembrò un amaro scherzo del destino. Se non altro l'aloe lo aveva indotto a pensare al presente piuttosto ché al passato e ai picchi ghiacciati dei monti di Denrise.

    «Parlato»
    "Parlato"
    Narrato

    Saluta i presenti con particolare rilievo per Elisabeth. Fa delle domande ad Airwen.
    Prende posto in A1

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    Ain't No Rest For The Wicked @ Cage The Elephant - @ CTF
  10. .
    Ciarán vorrebbe convertire 60 punti exp (che da 60 passano a 0 rip) in +3 Resistenza (Che da 12 passa a 15)
  11. .
    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black Il capo si piegò all'indietro seguendo il moto che il vecchio Keratack aveva imposto. Gli occhi si presero qualche secondo per osservare il soffitto mentre le orecchie colsero la domanda dell'altro «A giudicare dall'amarezza c'è anche un tocco di cerume».
    Sebbene le parole dell'anziano contrabbandiere avessero colpito il mezzo-gigante (E fatto morire dal ridere questo umile scrittore), Ciarán si limitò a mordersi l'interno della guancia per cercare di soffocare quante più emozioni possibili. Eppure le iridi dorate brillarono nel notare la teatralità del Keratack. Il modo in cui si muoveva, i passi che si susseguivano come note in una melodia. Hedwin non si stava soltanto scaldando, ma stava anche cercando di far comprendere al denrisiano come si stesse incazzando sul serio.
    "Scommetto che ne avrebbe di cose da insegnarmi" Gli occhi approfittarono della posizione della testa, leggermente inclinata come aveva voluto l'altro, per studiare quante più teche e oggetti possibili. "Se un uomo così piccolo riesce a proiettare un'ombra tanto grande, posso solo che imparare" Forte della sua stazza e del suo orgoglio, nonché di una mente più matura della media, Ciarán non si era mai abbassato a teatralizzare le proprie minacce, e se fosse stato uno sbaglio? E se nel farlo avrebbe potuto ottenere molto di più?
    La spiegazione di Keratack dietro il suo desiderio di campare in eterno aveva un senso. Ciarán dovette riconoscerglielo. Ma di eterno c'erano solo i cieli e i banchetti nel Valhalla, o meglio, non è che erano proprio così eterni però... beh... ignoriamo il ragnarok che io non ci ho capito un cazzo.
    Le mani afferrarono i bordi della sedia e i bicipiti si tesero portando il ragazzo a rialzarsi. In tutta la sua statura il mezzo-gigante comprese quanto Hedwin fosse piccolo, e quanto la sua ombra fosse ancora grande.
    «Alchimia, quindi» Il capo si piegò per poi tornare dritto notando come, in quello spazio aumentato, la sua altezza non fosse un problema. «Può viaggiare anche attraverso le acque? E i mari astrali? Immagino che, senza il consenso del possessore, freddo e caldo gli scivolino attraverso ignorando la stanza» Se quel che sapeva di alchimia era corretto, e quello fosse uno spazio realizzato da qualcuno abbastanza competente, allora la sua teoria avrebbe avuto anche dei riscontri pratici.
    «Ma quindi hai una moglie denrisiana» Lo sguardo si fece divertito. «Hai capito... In effetti i tesori che troviamo noi non li trova nessun altro. Ti facevo molto carismatico, questo si, ma sei anche molto furbo» Un colpetto di gomito alla spalla dell'altro per richiamarne l'attenzione.
    Ai suoi occhi i predoni erano più produttivi degli spezzaincantesimi della Gringott «Sono interessato. E fammi sapere se hai del lavoro per me» Le palpebre si affilarono. Che il giovane avrebbe avuto bisogno dell'altro questo non lo sapeva, e forse neanche lui. Ma se i londinesi crollavano uno dopo l'altro a causa di un dio nordico iracondo, qualcuno avrebbe dovuto comunque colmarne il vuoto.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato

    ©Scheme Role by Amphetamines' - Vietata la copia anche parziale.
  12. .
    Ciarán Hinds

    "Gold is the new black."
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    « If you worship gold, avarice is your religion. »
    [Scheda][Statistiche]


    Kurtz sapeva il fatto suo, Ciarán dovette ammetterlo; quindi decise di non offenderlo anche perché, tra i due, era palesemente il gigante ad aver vinto a chi lo ha più gigante.
    «Kurtz ha ragione, lui è un uomo di mondo e tra gli stranieri non troverai nessuno al suo livello» Perché offenderlo quando poteva fargli da spalla? Lo stacco dei libri lo stava divertendo incredibilmente e il sole primaverile di Denrise aveva divorato anche le ombre, facendogli dimenticare - almeno per una giornata - le macchie di sangue che si portava addosso.
    Stavano combattendo contro degli squali armati di una coda tanto potente da decapitare pesci e invertebrati, eppure si sentiva più al sicuro del solito. «E come predone conoscerà anche i posti migliori dove mangiare pesce» E lo stava dicendo senza doppi sensi. «Fossi in te accetterei» Se da un latro il giovane pensava al compaesano come qualcuno che, in quanto non altezza, non rappresentasse una minaccia; dall'altro credeva veramente che Kurtz avrebbe potuto offrire ad Addison molto di più rispetto a uno straniero. Kurtz era un coglione, ma era pur sempre un denrisiano.
    «Il kappa lo lascio a voi, il lavoro di squadra consolida le coppie» Un sorriso stranamente genuino venne lanciato ai due per poi spostare l'attenzione sul Vorpal Bunny.
    "A noi due" La creatura era veloce e stava persino volando. "Probabilmente ha ossa cave come gli uccelli" Non conosceva il suo momentaneo nemico ma era abbastanza certo che potesse volare raggiungendo altezze considerevoli. Lo spesso manto di pelo che aveva addosso fece presupporre al ragazzo che era proprio così.
    "Riesco di ucciderlo se lo schianto con un incanto" I polmoni si riempirono d'aria e la ragione iniziò a pensare a una tattica come se non avesse mai ucciso senza pensarci due volte. "Sarà veloce, ma sembra essere poco resistente, forse posso raggirarlo".
    Nella natura c'era una certa correlazione tra grosso e difficile da indebolire, i mezzo-giganti ne erano una prova. Che valesse anche il contrario? «Impedimenta!» La bacchetta puntò la palla di pelo a mezz'aria nella speranza che la fattura minore potesse lederne la velocità di movimento. Probabilmente non sarebbe stato abbastanza per rendere il resto del piano di facile esecuzione e, quindi, avrebbe dovuto fare altro.
    Lo scontro con gli squali volpe gli aveva ricordato quanto i sensi fossero importanti in una battaglia e lo stesso poteva dirsi dell'udito. «Cantis» Spingere il vorpal a cantare avrebbe ancora la mira non solo alla vista ma anche agli altri sensi.
    «Obscuro» Sulla falsariga di cui prima, reso il target più "facile" da colpire, decise di rendere a quest'ultimo più difficile lo schivare. Se l'incanto fosse andato a buon fine, una benda si sarebbe materializzata attorno agli occhietti del Vorpal e - con delle braccia kawaii così corte - quest'ultimo avrebbe avuto qualche problema a togliersela. «Confundus» Un incanto verbale per complicare ancora di più il tutto.
    «Knut, borraccia!» La mano si sarebbe tesa verso il fidato uccello che, nel migliore dei casi, gli avrebbe portato quanto richiesto. «Nasum properem» Il mago avrebbe dunque dato a questa l'odore tipico delle uova di pasqua kinder denrisiero e, tendendo il braccio, avrebbe lanciato il contenitore verso il Vorpal.
    Spero che la creatura riuscisse a prenderlo sfruttando l'olfatto - che non aveva debuffato con incanto alcuno - il mezzo-gigante avrebbe teso il braccio per lanciare un ultimo «Bellyplenio». Per quanto incanti mentali e fatture minori fossero gli incanti più congeniali al giovane opale, il suo background da denrisiano lo aveva spinto a sviluppare anche gli incanti animali. Se il Belly fosse andato a buon fine, probabilmente il Vorpal si sarebbe sentito sazio e, magari, avrebbe cercato di sgranocchiare la falsa borraccia in un secondo momento.


    «Parlato»
    "Parlato"
    «Gracchiato Knut»
    Narrato

    Coraggio: 11
    Empatia: 12
    Intelligenza: 06
    Resistenza: 12
    Tecnica: 13
    Intuito: 10
    Destrezza: 15
    Carisma: 13

    Rimette il Kappa a Kurtz e alla sua lady <3

    Si offre di occuparsi del Vorpal Bunny perché Kurtz ne sa sicuramente più di lui sulle creature marine.

    Ciarán punta ancora una volta su ciò che gli riesce meglio: gli incanti da carismatici 😎
    Impedimenta per rallentare il coniglietto.
    Cantis per farlo cantare, in modo da usare anche il suono per prendere al meglio la mira.
    Obscuro per fargli apparire una benda sugli occhi.
    Confundus per intontirlo.
    Si fa portare una borraccia dal Corvo su cui applica un Nasum properem per dare l'odore di uomo.
    Lancia la borraccia ormai svuotata portatagli da Knut, nella speranza che il Vorpal l'afferri scambiandola.
    Bellyplenio per indurgli sazietà e spingerlo a mordere la borraccia in un secondo momento.

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    Ain't No Rest For The Wicked @ Cage The Elephant - @ CTF
  13. .
    In questa role autoconclusiva Ciarán svolge il compito di DCAO e visto che c'è si mette a ricercare gemme o pietre utili!

    La role è ambientata nell grotte marine di Denrise.

    Qui le stats qualora servano.
  14. .
    Ciarán Hinds

    "Gold is the new black."
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    « If you worship gold, avarice is your religion. »
    [Scheda][Statistiche]

    Le onde dell'oceano si schiantavano contro le coste di Ponente con il fragore dei tuoni. Per l'occasione Ciarán aveva indossato degli stivali chiodati, perfetti per preservare l'attrito con gli scogli e non scivolare, dei pantaloni lunghi e una canottiera nera. Degli abiti scudo sarebbero stati perfetti per l'occasione ma anche troppo costosi per le tasche del ragazzo.
    «Xin» La mano si sollevò nel salutare un asiatico tanto basso da sembra un mezzo folletto. I capelli neri erano portati corti, privi di sapore, in compenso gli occhi a mandorla erano affilati.
    «你们好» Il piccoletto incrociò le braccia. Indossava una tuta da sub, rigorosamente rosa perché era un ametrin e - come tale - mezzo hippye, bravo con gli incanti elementali e di magia verde. L'asiatico scambiò un cenno del capo con il resto del gruppo e poi tornò in silenzio.
    «Non mi piace il sushi» Con il minimo rispetto per le lingue altrui, il ragazzo spostò gli occhi dorata sul terzo membro del gruppo.
    «Privyet» Una ragazza dall'accento russo, alta almeno sei piedi, lanciò un sorriso prima a Xin e poi a Ciarán. Si chiamava Anastasiia e il ragazzo la conosceva bene perché, durante il primo anni di studi, c'era finito a letto.
    "Privé? Questi stranieri pensano sempre di essere in una discoteca" Il capo del denrisiano curvò verso l'enorme spacco roccioso alle sue spalle. Poi l'attenzione tornò alla ragazza. "A culo è messa meglio dell'altr'anno. Deve tenersi in forma, ben per noi" La strega indossava dei leggins sportivi e un top che le cingeva il petto. Il mezzo-gigante non cominciò a osservarla per le forme, quanto per vedere se le avesse portate. Una cintura le cingeva i fianchi e da queste pendevano fiale di forme variegate contenenti liquidi di colore diverso. "Molto bene" La russa aveva studiato a Koldovstoretz, scuola che sfornava pozionisti incredibili uno dopo l'altro è i suoi preparati sarebbero tornati utili «Andiamo».

    La luce del sole discendeva come un manto di nebbia nel ventre della Caverna Verde, permettendo ai cristalli che ne decoravano le pareti di risplendere nel colore che dava il nome allo stesso luogo. L'odore di salsedine era intenso quasi quanto il crepitare dell'acqua contro le rocce ancestrali.
    «State attenti a non scivolare» Il mezzo-gigante si chinò verso il basso tastando la superficie su cui avrebbero camminato. Gli occhi dorati risalirono il passaggio riconoscendo una certa stabilità. Cresciuto a Denrise, e lavorando come guida turistica per i nuovi arrivati, aveva imparato a conoscere quei ventri brutali così come un predatore conosce la propria preda. Il problema, però, era che lui non era un predatore e quindi non aveva la più pallida idea di come trovare un Kappa.
    «Possiamo usare degli incanti di percezione per scovare la creatura» Un sorriso colorò il volto dell'asiatico.
    «Cosa proponi?» Un sopracciglio si alzò verso l'alto. Il denrisiano odiava quando gli stranieri se ne uscivano con un'idea migliore delle sue.
    «Possiamo usare un Cave Inicum» avanzò Xin.
    «Gli specchi d'acqua sono troppo grandi per le nostre capacità. Inoltre il suono potrebbe allarmare il Kappa» Sentenziò Ciarán.
    «Forse un Guidami?» Continuò l'asiatico.
    «Stesso discorso di cui prima» Concluse il denrisiano.
    La russa sbuffò sollevando una ciocca di capelli «Catalogus». La ragazza prese a sibilare l'incanto puntando la bacchetta la superficie d'acqua. «Ciarán, conosci le pietre locali. Setacciale alla ricerca di impronte» Lo sguardo artico si spostò sull'asiatico «Xin, usa l'atramenta per segnare con delle frecce le rosse che superiamo. In questo modo non ci perderemo» Il cinese annuì ma Ciarán sentì una fitta del dolore all'altezza del cuore.
    Il suo orgoglio da denrisiano andò in pezzi e il sorriso convinto si tramutò in un musone. Non si sentì di contraddire solo perché l'idea era buona e la ragazza era abile coi veleni «...andiamo».

    Passarono minuti, o forse ore, ma del Kappa non ce ne era neanche l'ombra. In quel labirinto di grotte l'aria si era fatto pesante, così come anche i vestiti pregni d'acqua per l'entrata nello stesso. La luce si era fatta timida e poche spade di colore tingevano l'interno della caverna.
    Il mezzo-gigante scosse il capo «Non ci sono tracce». Lo disse con fierezza perché, sebbene il karma l'avrebbe punito, provò gusto nel notare come anche il Catalogus non stesse portando a nulla di nuovo.
    «Van Gogh, come va con le frecce?» Il nervosismo impregnò l'aria e la tensione nel gruppo, spronata dalla possibilità di fallire, cominciò a crepitare nelle orecchie del ragazzo.
    «Dobbiamo cambiare piano» I piccoli occhi dell'asiatico cercarono lo sguardo glaciale della russa.
    I due iniziarono a discutere sui sé e sui ma. E lo fecero per un bel pò.
    Poi Ciarán perse la pazienza.
    «Ci stiamo comportando come se il Kappa fosse una preda, e non un predatore» Il mezzo-gigante esitò «Farò da esca, o non riusciremo a trovarlo».
    Lo sguardo dei compagni si fece dubbioso. Anastasiia ebbe da ridire ma Ciarán non sentì ragioni.
    Il denrisiano fece cenno ai due di rimanere a qualche passo di distanza. Poi avanzò, intonando una canzone piratesca. Fu un attimo: e il Kappa emerse dalle acque, famelico.

    Ciarán scattò all'indietro ma la creatura era agile. La mascella si spalancò per chiudersi poi sull'avambraccio del mezzo-gigante. Una fitta di dolore esplose come un tuono a ciel sereno. Ciarán strinse i denti imprencando.
    La creatura marina era più bassa del mezzo-gigante ma il suo carapace sembrava duro come l'acciaio. Il pugno si chiuse attorno alla bacchetta, le nocche divennero bianche e una gomitata venne lanciata contro il capo della creatura. Il dolore era troppo forte per pensare all’acqua a un palmo di distanza.
    Non accadde nulla.
    «Merda» Xin e Anastasiia erano lontani. Il mezzo-gigante notò della sabbia attorno al muso della creatura. Sapeva che i Kappa fossero in grado di respirare sia in acqua che fuori da essa, ma dovevano pur sempre respirare. «Muto» Un lampo esplose dalla bacchetta del ragazzo. Mantenere la concentrazione fu arduo ma, come magneti attratti da un polo di energia, vermicoli di detriti si addensarono attorno alle narici della creature per poi compattarsi in qualcosa di simile alla gomma.
    Un altro pugno e la creatura lasciò la pietra.
    «Ventus!» L'asiatico disegnò una spirale e tanti proiettili d'aria spinsero il Kappa ad arretrare di qualche metro.
    «I cetrioli!» Tuonò il mezzo-gigante.
    Come da norma, prima di affrontare un Kappa, è necessario preparare dei cetrioli su cui è inciso il proprio nome. La creatura, spesso stolta, nell'osservarli fa cadere l'acqua sul capo perdendo le forze.
    Come da norma, Brian non sembrava aver scelto la zona a caso. La penombra delle grotte aveva inglobato la stanza e il demone giapponese parve ignorare completamente il diversivo ai suoi piedi «Merda». Le tenebre avevano nascosto al Kappa la sua esca. Le tenebre avevano appena fatto fallire il piano dei tre.

    «Bevila» Anastasia lanciò a Ciarán una pozione «È l'elisir di sangue coriaceo. So che dai il meglio quando sei... duro».
    Il mezzo-gigante stappò la fiala con i denti per bere il contenuto subito dopo. I rivoli di sangue che gli stavano colando sul braccio si fecero più esili e i muscoli s'ingrossarono. L'avambraccio si tese divenendo visibilmente più tosto.
    «Grazie» Il denrisiano sputò a terra mentre per poi concentrarsi ancora una volta sul kappa.
    «Dobbiamo cambiare strategia» Xin si portò al fianco di Ciarán.
    «E in fretta» Anastasiia fece lo stesso.
    «Copritemi» Le gambe si tesero come molle e il denrisiano scattò verso il kappa. Il pugno sinistro gli esplose contro il muso. Un crack e la viscida creatura tornò a fissare il ragazzo. Come una ghigliottina la bocca si chiuse contro il braccio del mezzo-gigante. Tankare con il proprio corpo era una pessima strategia, ma la resistenza fisica - migliorata dall'elisir stesso - era il punto di forza del ragazzo.
    Il mostro spalancò la bocca per riprendere fiato. Gli occhi del gigante volarono in alto e così anche la bacchetta. «Flipendo!» Una saetta di luce si schiantò contro una stalattite crepandola. Come un coltello il pezzo di roccia cadde verso il mostro. Il carapace era troppo duro per essere scalfito, ma il peso rallentò i movimenti della creatura permettendo al ragazzo di arretrare.

    Il kappa fratturò il crostone di roccia con un pugno per gettarsi poi nello specchio d'acqua da cui era provenuto.
    «Ebublio!» Una sfera traslucida inglobò la creatura come i petali di un fiore carnivoro. Il mostro marino cominciò a fluttuare. Ciarán fece per imprecare notando come il capo della creatura fosse in parte scoperto. La sua acqua non si sarebbe inquinata.
    «Non possiamo avvicinarci, è troppo in alto, e se la sfera tocca terra si creperà» Anastasiia puntò la bacchetta verso la creatura.
    Le palpebre di Ciarán si socchiusero. "Acqua. È circondato da acqua" Un conduttore perfetto. "Gli incanti di elettricità non sono il mio forte" E Xin, il più ferrato con gli elementali, era fin troppo concentrato sull'Ebublio.
    «Stordiamolo!» Ciarán si voltò verso Anastasiia e questa lanciò nella bolla una fiala dal contenuto ignoto.
    «È una pozione soporifera» Il liquido si disperse nella bolla dando modo al Kappa di respirarlo.
    «Tieni duro, Xin» La bacchetta del gigante affondò nella sfera. «Frastronum!» Gli artigli del Kappa fecero per chiudersi attorno alle mani del mezzo-gigante ma l'acqua prese a vibrare.
    Se i Kappa riuscivano a predare di notte, e in luoghi bui in quel modo, potevano riuscirci solo grazie agli altri sensi. Come l'udito. E si dava il caso che gli incanti sonori fossero una delle cose in cui Ciarán riusciva meglio. L’acqua sarebbe stata perfetta per condurre il suono.

    Il kappa prese a gemere e dopo l’ennesima artigliata la sfera crollò, facendolo cadere in ginocchio.
    «Incarceramus»
    «Incarceramus»
    «Incarceramus»
    I tre ragazzi avvolsero la creatura in una spessa armatura di corde. Con la destrezza che caratterizzava le pozioniste, Anastasiia scattò verso la creatura. Una fiala immerse nel capo del mostro risalendo in superficie piena di un liquido denso.
    La russa fece per arretrare ma la bestia si liberò degli incarceramus allargando le braccia. Gli artigli fecero per affondare contro la dioptase, ma l'opale si lanciò al suo fianco. Una linea da destra verso sinistra «Protego!». Un velo traslucido comparve tra i due bloccando il colpo.
    «Ventus!» Xin convocò una folata di vento e il Kappa perse definitivamente l'equilibrio cadendo nello specchio d'acqua da cui era emerso.
    Il braccio di Ciarán grondava sangue, e i tre avevano vinto. Le cose non erano andate come previsto, ma non era forse quello lo scopo della pratica? Dimostrare come la teoria fosse insufficiente perché non si possono predire tutte le variabili?
    Il gruppo attese per recuperare le forze e curare il braccio del mezzo-gigante ma quest'ultimo, prima di tornare da Ensor, aveva qualcos'altro da fare. Erano arrivati fin là e la grotta era piena di gioielli interessanti dall'alto valore o dal potenziale magico. Perché non portare a casa un souvenir?

    «Parlato Ciarán»
    "Pensato Ciarán"
    «Parlato Xin»
    «Parlato Anastasiia»
    Narrato

    Xin, Anastasiia e Ciarán si avventurano nella caverna verde.
    - Xin è un ametrin cinese che ha studiato in Cina prima di spostarsi a Hidenstone.
    - Anastasiia è una dioptase russa che ha studiato in Russia (Koldovstoretz) prima di spostarsi a Hidenstone
    Poiché l'avviso in sala comune parlava di Kappa, si armano di cetrioli in cui incidono il loro nome.

    I ragazzi si accorgono di come ricercare la creatura sia simile a cercare un ago nel pagliaio. Dunque decidono di usare uno dei tre come esca sperando che l'abitudine dei Kappa (Cacciare gli stolti vicino le fonti d'acqua) porti la creatura ad avvicinarsi.
    Ciarán si offre come esca.

    La creatura morde Ciarán a un braccio causandogli sanguinamento. Ciarán gli tira un pugno in testa ma la creatura è XXXX e lo ignora. Dunque il ragazzo gli trasfigura della gomma nel naso in modo da bloccargli le vie respiratorie aeree. Il kappa si stacca.

    Ciarán arretra e i compagni lanciano i cetrioli ai piedi della creatura per placarlo. Il tentativo fallisce e Ciarán imputa il fallimento alla scarsità di luce all'interno della grotta che impedisce al Kappa di vedere. Riconoscendo in tale esito la malvagità di Brian, i tre decidono di cambiare strategia.

    Anastasiia da un Elisir del sangue coriaceo a Ciarán che lo beve e torna a fare da esca per il Kappa. La creatura lo morde ma non lo agguanta perché ha il naso ancora bloccato. Il mezzo-gigante tira un pugno in faccia alla creatura e usa un flipendo contro una stalattite per fargliela cadere contro.

    Ciarán si allontana approfittando della mobilità ridotta del Kappa e questo si tuffa in acqua per scappare. Xin usa un Ebublio per bloccarlo e tirarlo fuori. Ciarán, approfittando dell'acqua all'interno della sfera - perfetta come conduttore sonoro -, usa un frastronum per intontirlo. Anastasiia lancia del distillato soporifero nella bolla e il sonnifero si disperde intontendo il kappa.
    Una serie congiunta di Incanceramus per bloccare la creatura e i ragazzi rubano l'acqua per Ensor. La creatura si libera delle catene dopo essersi ripreso e scappa via.

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    Ain't No Rest For The Wicked @ Cage The Elephant - @ CTF
  15. .
    Ciarán Hinds
    Se veneri l'Oro, l'Avarizia è la tua religione.
    [Scheda][Stats]
    ■ Data & Luogo di nascita
    27.01.03, Artide

    ■ Razza
    Half Giant

    ■ Occupazione
    Studente

    ■ Allineamento
    Neutrale Puro

    ■ Patronus
    //

    Gold is the new black Hedwin chiedeva troppo. Ciarán era un ragazzino, ma solo di età. Il destino gli aveva servito colpi bassi, uno dopo l'altro, e ciò avrebbe potuto accumulare i due. Se il loro passato non fosse stato così oscuro, probabilmente ne avrebbero persino potuto parlare di fronte a un bevanda calda, con dei violini in sottofondo. Insomma, un qualcosa di più morbido delle urla dell'americano a qualche stanza di distanza.
    "Gli americani sono stranieri. Gli stranieri sono fragili. Gli americani sono fragili" Il mezzo-gigante sapeva affrontare la vita perché ai suoi occhi quella complessa matassa che formava la realtà si districava in un filo semplice da seguire. Sullo stesso Ciarán aveva appreso come stare in equilibrio, dando il nulla per scontato. Nel momento del bisogno aveva affrontato degli spettri giganti e dei costrutti orribili; e la situazione poco si distaccava da quella che aveva vissuto. A Hidenstone aveva avuto delle persone da proteggere; lì, a Diagon Alley, aveva qualcosa da trovare per continuare a farlo.
    «Lo hai creato tu?» Gli occhi dorati avevano seguito il rotondo Hedwin in quel moto che lo aveva portato sulla sedia. Come un meteorite il gran trafficante londinese aveva sprigionato uno strano calore. Ciarán sapeva cogliere le emozioni, era questa la chiave dei Denrisiani per domare la natura, ma il carisma di Hedwin era un muro invalicabile. Il mezzo-gigante aveva notato il modo con cui la mano era passata sulle rughe, ma in quella situazione il prurito poteva essere imputato all'aria pesante più che al nervosismo.
    "Spero non voglia farmi un pompino" Il ragazzone vide il vecchio alzarsi. C'era determinazione nello sguardo dell'ometto, la stessa che aveva visto in tanti altri che avevano provato a sedurlo.
    Quando la bacchetta gli si conficcò nella carne, al ragazzo parve di avere un coltello alla gola. «Non temo la morte, ma il modo in cui potrei morire» Gli zigomi rimasero immobili ma le labbra si piegarono verso l'alto rimembrando più le corna di un diavolo che l'ingenuo sorriso di un angelo. «Temo la morte in un letto, non la temo in battaglia. I cieli accolgono i coraggiosi. Vuoi propormi una qualche missione? Il tono si piegò e le parole sembrarono vibrare. Poi tutto tornò piatto ancora una volta «Ma tu, tu temi la morte?» Il resto del corpo fu pietra. Nessun movimento improvviso. Lo sguardo tornò su Hedwin per studiare quelle piccole lame che gli si erano formati sul viso. Ciarán era giovane, la sua pelle - per quanto consumata - lo dimostrava, ma la determinazione nei suoi occhi raccontava una storia diversa.

    «Parlato»
    "Pensato"
    Narrato

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