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    In realtà una grande cosa che cozzava con il suo aspetto e modo di fare, era la voglia di lottare anche con le unghie e con i denti per la propria sopravvivenza. Lucas aveva aiutato nel farla riprendere a mangiare come una persona normale, senza fare assolutamente nulla. Ma di sicuro, lei non cercava aiuto da nessuno. Era più in realtà il tipo che preferisce aiutare, che farsi salvare. Non poté far a meno di ridacchiare alle sue parole, alzando un sopracciglio. Mi ricorderò di te, se ti renderai ricordabile. Ma sembri una persona interessante, quindi ci posso stare. Facendo semplicemente spallucce, rida poco dopo, quando l'altro conferma che sia un rompicoglioni. Si alza, andando a stiracchiarsi. Per quanto il primo impatto fosse importante, lei in realtà non ci si soffermava mai. Potevi andare d'accordissimo con una persona al primo, secondo, terzo incontro... per poi scoprire di detestarla. Oppure il contrario. Preferiva prendere con le pinze le informazioni e lasciare al tempo la scelta. Motivo per cui normalmente era abbastanza tranquilla.. farla scazzare dal primo incontro significava abbastanza, insomma, essere veramente dei pali in culo. Alla sua domanda pare pensarci qualche momento, prima di stringere le labbra. Non saprei... Mi piace truccarmi, ma non fare trucchi complessi. Ne essere troppo truccata, tante volte metto la matita e basta. Penso che mi piaccia finché è semplicemente voler rispecchiare cosa piace personalmente, e non fatto per apparire socialmente accettabili. spiega lentamente, prima d'aggrottare le sopracciglia. Schiude le labbra per aggiungere altro, per poi lasciar evdentemente perdere. Continuò semplicemente a seguirlo, per poi alzare un sopracciglio alle sue parole. Non ti piacciono le puzze... come ad appuntarselo, ignorando la domanda con un leggero sorriso. Alzò invece il dito medio alle sue parole, alzando gli occhi al cielo. ...E' così importante, essere coraggiosi? In generale. ed ecco che si distrae completamente un altra volta, continuando a fumare.
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    « Ah si? » alzò semplicemente un sopracciglio, ma non sembrò infastidirla. In realtà il suo cognome non le dava problemi, era il nome quello che la infastidiva. « Io mi ricordo solo che il tuo nome è Blake. » che diceva davvero, l'aveva sentito una volta forse il nome completo e se l'era scordato. Principalmente perché non era sua abitudine impicciarsi degli affari di Lucas, quindi non sapeva neanche quanto si sentissero o cose del genere. Ricordava solo vaghe informazioni e d'averlo visto quel giorno. Questa era sia una cosa positiva dal suo punto di vista - adorava non impicciarsi dei fatti altrui - ma negativo perché.. non aveva la più pallida idea di chi si trovava davanti. E a dirla tutta, non le stava dispiacendo. Forse perché aveva optato per il cognome, ma caratteri che facevano quel che volevano come e quando lo volevano, erano quelli che in realtà preferiva. « Certo che rompi i coglioni peggio di una suocera. » schietta e diretta nel momento in cui si mette a parlare del freddo, lasciandosi sfuggire uno sbuffo divertito, allungando la mano ed andando ad accendersi la sigaretta con un "Grafhie" bofonchiato. « E sono vestita troppo truccata per sembrare un sacco della spazzatura... » alza giusto lo sguardo verso i capelli rovinati e scompigliati. « Anche se i miei capelli sembrano quegli spaghetti cinesi.. come cazzo si chiamavano? » si distrae facilmente, mentre va a fare un altro tiro, torna a guardarlo andando invece a fare spallucce. « Senti c'è una cazzo di coperta che cerca d'abbracciarti, o la brucio o fuggo. Non so neanche perché cazzo ci sono finita lì, m'è preso un cazzo di colpo quando ho visto quel colpo... » borbotta, andando però poi a guardarlo curiosamente. Sembra per un momento analizzarlo, prima di arricciare un angolo delle labbra. « Ah ti seguo, ma se mi porti in un cassonetto mi ti trascino dietro. »
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    Gli occhi ghiaccio si aprirono lentamente per andare a mettere a fuoco la figura del ragazzo. Il piede si era fermato, così come le note, i pugni s'aprirono lentamente con un lungo respiro. Sentiva il pizzicare della pelle che l'informava del fatto che si, si era tagliata con le unghie. Altri segni che difficilmente sarebbero andati via in poco tempo. Ma comunque, si era tranquillizzata abbastanza da riuscire a guardarlo. Ovviamente, come sempre, le sue espressioni non erano il massimo. Era gelida, palese che non le importasse proprio nulla di essere amichevole con qualunque essere umano. « Livs. » seccamente, corresse il proprio nome. Detestava sentirlo completo, la faceva fremere di rabbia, accendere lo sguardo di furia e difficilmente riusciva a controllarsi. Ma una vaga voce le ricordava che quello che aveva davanti era una persona a cui Lucas teneva quindi avrebbe preferito non sfogare la propria emotività su di lui. In realtà, preferiva evitare con chiunque, per quanto poco dopo si sentisse decisamente meglio e scarica, dopo un po' si sentiva vagamente in colpa. « Non sono proprio cazzi tuoi, ma se proprio non resisti da ficcare il naso, mi stavo rilassando. Il dormitorio degli Ametrin è troppo dolce e carino per i miei gusti. » tagliò corto, mentì, ma non usò comunque un tono scontroso, era piatto e lento, come se le facesse fatica tirare fuori le parole, farle rotolare sulla lingua e trasformarle in suoni. « Tu che cazzo ci fai qui? » Ed alzò un sopracciglio, stavolta era lei ad essere curiosa, di sicuro non s'aspettava di vedere qualcuno in quel tugurio di corridoi che aveva trovato personalmente senza fine. Ma proprio non le passava per la testa di dirgli che ci faceva in realtà lì, invece di godersi il suo maialino che sicuro in quel momento si stava lamentando per il mancato cibo nella ciotola come ventesima merenda del giorno. S'alzò lentamente, andando a spolverarsi vagamente la divisa, ma tornando posata subito dopo al muro. Okay che aveva ricominciato a mangiare un po' grazie alla compagnia di Lucas, ma non era comunque abbastanza per farle avere tutte le energie di cui aveva bisogno. « Ne hai un'altra? » accennando alle sigarette con il mento. Si, se può, scrocca pure.
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    Erano quasi due anni che frequentava quella scuola ed ora... si era persa. Le veniva da ridere e urlare allo stesso tempo. Non voleva chiamare Lucas o chiunque altro in soccorso, insomma non era mica il tipo da piagnucolare ad ogni problema... ma era già almeno un ora che camminava senza capire dove realmente andare. Sospirò, andando a passarsi una mano sul viso. Non sapeva manco come ci fosse arrivata nelle segrete e dire che si era distratta solo pochi minuti con il cellulare per vedere le novità su uno dei suoi gruppi preferiti che finalmente aveva deciso di riunirsi, e che avevano già annunciato due nuove canzoni per il primo d'aprile. Scelta strana, aveva quasi paura fosse solo uno scherzo, ma sarebbe stato crudele perfino per loro. Si allentò il colletto della camicia, non si sarebbe mai abituata alla divisa. In realtà era consapevole che fosse quell'intensa rabbia mista a panico a non farle trovare la strada e continuare a quel modo sarebbe stato inutile. Ma rilassarsi non era tra le cose che le venivano meglio. Decise solo per questo di posarsi alla parete e scivolare lungo questa, sistemandosi a terra e cominciando a respirare profondamente. I pugni erano stretti tanto da conficcare le unghie corte nei palmi, ferirli, mentre cercava la calma che avrebbe smesso di farle vedere tutto appannato neanche fosse una talpa bisognosa di tappi di bottiglia come occhiali. « If you're a lover, you should know, The lonely moments just get lonelier... » Poteva essere la cosa più strana ed assurda del mondo, una ragazza dai capelli scompigliati e truccata a panda, con la divisa sgualcita, nelle segrete seduta a terra a sussurrare delle parole a ritmo, gli occhi chiusi e i pugni ancora serrati, le spalle rigide, che man mano cercava la calma nelle note, tenendo il tempo solo con il piede che batteva lentamente sul pavimento umido. « ...The longer you're in love, Than if you were alone... » e nota dopo nota, sembrava almeno un po' calmarsi, il petto prendeva a muoversi a ritmo più regolare, le spalle si rilassavano. Ma erano solo semplici sussurri, tutto il resto era unicamente nella sua testa. Prima si sarebbe calmata, prima avrebbe potuto vedere l'uscita.
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    Per quanto non si facesse problemi d'alcuna sorta, non s'aspettava comunque una scena del genere. Non che non ne abbia mai viste, ha passato la sua adolescenza in mezzo a persone ancor meno pudiche... ma mai, quando non avrebbe dovuto essere lì. In genere, cominciavano - e cominciava lei stessa - fregandosene di chi c'era attorno. In quel caso, lei era l'intrusa, ed era giusto questo a metterla in una leggera sorta di disagio. Comunque, molto leggera. Perché continua a guardarsi intorno come se si aspettasse che all'improvviso spuntasse qualche altro essere vivente, respirante e in grado di formulare frasi di senso compiuto, a cui domandare effettivamente informazioni.
    Non era molto pratica a dire il vero, quando si trattava di luoghi non babbani, non sapeva se il modo di porsi fosse differente e o se ci fosse uno strano e tutto magico modo di chiedere un colloquio. Comunque, smise di pensarci nel momento in cui l'altra s'accorse della sua presenza, andando anche a fare un cenno con le dita a mo di saluto prima di rinfilarsele in tasca. Aspettò quindi nello stesso punto senza muoversi lei stessa, che l'altra arrivi a grandi falcate. Ne osserva l'abbigliamento, e probabilmente in un altro momento le avrebbe anche chiesto da dove provenissero quelle scarpe. Ma è la domanda a farle appena arricciare le labbra, prima di lasciar andare un sospiro. « Si, ma non sono una ragazzina.. » Alla fine era consapevole di sembrarlo, perfino Lucas la chiamava in quel modo dimenticandosi che fosse perfino più grande di lui. Non era un gran problema, ma a volte avrebbe voluto avere un viso meno infantile. « Si... e no. Non mi sono persa... sto cercando un lavoro. » la voce la tiene sempre bassa, roca di chi non parla da un po'.. per quanto si fosse tranquillizzata da quando conoscenza un certo moro, oltre che con lui non aveva molte occasioni di comunicare o parlare. « Mi andrebbe bene anche fare delle semplici pulizie... avendo l'accademia non posso cercare un lavoro mattutino. Quindi volevo chiedere per un colloquio, ma posso passare un'altra volta se serve. » il tono è comunque piatto, senza una vera emozione. Probabilmente non è il primo posto dove si presenta, ma non demorde per quanto la stanchezza di faccia sentire. In ogni caso, sarebbe sempre pronta a tirare fuori i fogli che formano quel penoso curriculm da ragazza... classica dei bassifondi.
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    Si divertiva a guardare Lucas rigirarsi tra le persone come una trottola. O meglio, era semplicemente essere persone sociali, ma lei preferiva buttar giù liquidi e godersi il stare il più in disparte possibile. Ascoltare, non parlare. Almeno per il momento. E godersi le attenzioni dell'altro, anche se dondolava appena a tempo con la musica attorno. Sembrava piacere alla biondina tinta, mentre leccava il bordo del bicchiere. < Cazzo se è buono.. > ed un occhiata quindi al barman, sbircia, cerca di rubare con gli occhi. < Ancora. > ovvio, quando il moretto le chiede se ne vuole altro. Insomma, è alcool, sia mai che rifiuti un qualsiasi giro. Si guarda un po' intorno, insomma, c'è un piccolo spettacolino, per quanto generalmente non s'interessi a niente di cose del genere. Ma sorrise alle parole di Markab, andando a lasciare un occhiata a Lucas prima di tornare in realtà a guardare come vengono fatti i cocktail, sembra decisamente interessata. E se arriva o meno un'altro giro lei lo butta comunque giù. < ...Soon may the Wellerman come, to bring us Sugar and Tea and Rum! > L'ha già detto che la cazone l'ha presa a bene? Si volta quindi verso Lucas alla sua domanda, andando ad inclinare la testa di lato. < Beh, con questo caos, penso proprio di no. > divertita quindi, guardando curiosamente il ragazzo mettersi in mezzo al triangolo, scuotendo appena la testa divertita. < Vuoi farne tu uno di porno migliore? > mormora a bassa voce in modo che solo il moro la senta, andando ad incastrarsi contro di lui. < Mh... no, sto bene... > mormora piegando il capo di lato, guardandolo con la coda dell'occhio. < Ma non stuzzicarmi troppo o potrei dirti di si. > mettiamo i puntini sulle i. Lei il cellulare ce l'ha in mano, ma non ci sta facendo molto caso al momento, forse perché non è neanche abituata che in quel posto non prenda. < Davvero? > chiede quindi a Markab, quando la informa che l'aggiungerà lui poi, visto che non c'è campo. < A me pare di si... > ma è un pensiero che spunta fuori un po' distratto visto che Lucas le sta facendo la telecronca su la ragazza di cui sta ignorando i discorsi impostati. < Con Blake? > e questa sembra l'unica cosa che le sa di strano, ma ehi, lei quello lo conosce poco. Ma poi il telefono vibra e va a leggere, con un sopracciglio alzato. Scrolla le spalle, andando a metterlo via, non ha neanche finito di leggere a dire il vero: il messaggio è troppo lungo. E' invece Lucas che la mette in allarme con la reazione, s'irrigidisce e lo guarda confusa. < Che succede? > perché la bacchetta? ...per un articolo?
    Aspetta quindi che le dica qualcosa, andando poi a posare il volto contro la mano altrui, rimanendo comunque tesa, è davvero così strano che in quel posto prenda? < Non mi muovo, ma devo preoccuparmi? > chiede semplicemente, perché lei questa Cora non ha idea di chi sia. E dire che il compagno è un giornalista, mentre lei vive nel mondo delle favole.


    Interagisce con Markab Castlewine Lucas Jughed Jones mentre con lo sguardo spia jonathan baker, di base rimane ferma al suo posto a bere(?)

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    < Sei proprio un sognatore Jones. > rise la bionda quando l’altro finse di riprenderla, andando a guardarlo con un leggero sorrisetto di sfida. Ma lo sta solo prendendo in giro, non sta seriamente parlando della carriera scolastica. Si metterà sotto? Probabilmente ci proverà, ma non puntando all’eccellenza, non ha un vero metro di paragone da poter usare per capire se possa riuscire o meno. La voglia attualmente non ce l’ha, potrebbe migliorare come peggiorare, no?
    Lo seguì senza farsi quindi troppi problemi, andando ad alzare gli occhi al cielo un momento. < Io ho sempre ragione. > istintivo ma ancor sempre giocoso, mentre trascina le parole una dopo l’altra fuori dalle labbra neanche le stesse buttando fuori a forza. Ma lo lasciò fare, andando poi ad afferrare se ci riuscisse, con la mano libera, la maglia altrui per portarselo un poco più in basso, giusto per mordergli una guancia e poi lasciarlo andare. Che sia un tipo fisico che non si fa troppi problemi di dove siano, non è mica qualcosa che nasconde, neanche l’essere più un felino che un essere umano e i morsi sono all’ordine del giorno.
    Comunque, una volta arrivati, alza un sopracciglio interrogativo vedendo l’altro emozionarsi per… qualcuno che avrebbe dovuto ricordare. Si, si lascia trascinare e poi presentare, andando quindi ad annuire e facendo un cenno con la mano, mentre se lo esamina con lo sguardo, quel Markab. L’ha un po’ adorato ed un po’ odiato durante l’anno, felice che fosse così entusiasta Lucas di passarci tempo assieme ad imparare, infelice che glielo facesse tornare così stanco. < Il tuo modello di vita è letteralmente un modello, ha senso. > afferma tranquilla visto come si mette a posare l’altro, andando quindi a fare anche un cenno con il capo. < Piacere mio, non ti seguo ma rimedierò. > e cerca quindi lo sguardo dell’ametrino, tirando su il solito cellulare mezzorotto, ma che ancora va, quindi perfetto così. < Lo cerchi tu? > chiede quindi, andando a passarglielo in caso, passando lo sguardo tra entrambi, posando poi gli occhi anche su Blake, facendo un semplice gesto della mano. Insomma, a lei basta bere, poi magari diventerà più socievole. E qualcuno dovrà fermarla dal buttare giù il bicchiere in un sorso solo, appena le finirà tra le mani.

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    Interagisce con Lucas, Blake, Markab
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    Anche l'anno scorso l'ha pensato, e questo anno è stato confemato.
    Andare in barca le da davvero fastidio, tutto quel dondolare e dondolare. E poi non saper nuotare è qualcosa che non la fa viaggiare affatto tranquilla.
    Almeno s'è passata il viaggio in compagnia di Lucas, principalmente puntando all'infastidirlo e stuzzicarlo per la noia, o pizzicando le corde della chitarra che ora hanno fatto puff insieme al resto della sua roba per finire direttamente in stanza.
    < Ma dobbiamo proprio tornarci, mh? >
    Si lamenta, andando a guardarsi intorno con un sospiro una volta scesa. Non è che non le piaccia studiare, ma non ha lo stimolo per farlo. A differenza delle persone che occupano quell'istituto, non sa cosa fare ancora, una volta finito il tutto. Non ha scelto una carriera, non ha un sogno preciso. E cercare d'inserirsi non le risulta tanto facile visto che è facile che non sopporti nessuno a giorni alterni.
    In più, dopo aver passato una vacanza in convivenza con l'altro, l'idea di ficcarsi in un letto da sola con altre persone che non conosce - perché figurarsi se ha legato con qualcuno tutto l'anno prima, è un gatto, offrigli la mano e ti soffia contro - non le va giù.
    Però alla fine sono lamentele vaghe, non è davvero pressante, e si sta comunque trascinando a guardarsi intorno. Un ringraziamento con un gesto del capo, al sacchetto, che va ad infilare in una delle tasche della cintura.
    Come al solito, è più svestita che vestita. Il top leggero di un verde scuro, che lascia in mostra le spalle e la clavicola sinistra dove c'è in bella mostra un tatuaggio in via di guarigione, una semplice scritta "Egoist."
    I polsi sono sempre coperti con dei polsini spessi in pelle, ma gli avambracci comincia a tenerli scoperti. Giusto ad occhio attento si possono notare vecchi e sottilissimi tagli cicatrizzati in piccole lineette più chiare della pelle, e sul sinistro c'è un'altro tatuaggio, una chiave di violino immersa nei colori. Essendo il top decisamente corto, si possono notare anche delle macchiette nere spuntare fuori dal lato destro, precisamente degli zoccoletti di qualche animale.
    Se ne sta vicino all'altro ametrino, ma neanche troppo appiccicata, giusto la mano senza neanche farci troppo caso, andrebbe a cercare quella altrui prima di spostare il volto in sua direzione.
    < Io direi di sfasciarci prima che non si possa fare più, almeno si comincia in grande stile. >
    Ed alza le sopracciglia, accennando un piccolo sorrisetto divertito.
    Ha decisamente preso peso dall'anno precedente, per quanto sia ancora particolarmente magra. I capelli lunghi sono lasciati sciolti, il trucco è sempre a panda, a nascondere le occhiaie.
    Sbadiglia, come a confermare il fatto che abbia in qualche modo sempre sonno, prima di guardarsi intorno. Andrebbe quindi ad indicare con un gesto del capo lo spazio per le bevande, cercando il suo sguardo.
    < Vediamo se riusciamo a farci dare qualcosa di alcolico lo stesso? >
    Chiede semplicemente, per poi tentennare.
    < Senti ma quella roba che ha detto Foster, che era? Che voleva? >

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    Interagisce con Lucas
  9. .
    Per quanto sia comodo, non sono le cose comode che le piacciono. Affatto. Quindi per quanto si sia adagiata sull'aiuto di Lucas, non vuole comunque pesargli. Che poi, probabilmente per l'altro non è neanche così.. ma non importa. L'indipendenza è comunque sempre stato uno dei suoi pregi alla fine no? E averla non è niente di male, non è che non si sarebbe fatta comunque coccolare... ma non voleva essere un peso. Si, la base rimaneva sempre quella.
    Non voleva essere un pensiero, e non voleva avere lei pensieri per una cosa del genere. Quindi quello che serviva, era un lavoro. Un semplice lavoro.
    Certo, con il passato che si ritrovava non era molto semplice, non aveva finito... praticamente nessuna scuola. Il giusto per avere la bacchetta, ma anche all'accademia, non riusciva a seguire più di tanto. Quindi meglio mettere le mani avanti fin da subito.
    Ed è quello che sta facendo, gironzolando lentamente da una parte all'altra, alla fine sarà in quel particolare locale che entrerà. Manca ancora un po' al reale orario d'apertura, e lei come al solito si trascina un po', i capelli scompigliati, il trucco pesante sugli occhi e sulle labbra, i vestiti succinti e troppo corti, troppo scoperti... soprattutto con quel caldo.
    Il corpo magro ma non più sottopeso ben visibile, neanche lo stesse mostrando al mondo, ma è solo per mera comodità a conti fatti. L'odore forte di cioccalato per colpa delle sigarette aromatizzate le vortica intorno. E' una figura alta alla fine, con tanto di scarpe arriva a sfiorare il metro e ottanta. E vuole solo arrivare nel posto giusto per chiedere un lavoro. I documenti alla fine ce l'ha, non è una bambina, per quanto dell'accademia frequenti ancora il primo anno.
    L'espressione è sempre stanca, le unghie corte con lo smalto nero sbeccato, mentre aspetta pazientemente di capire cosa dovrebbe fare.
    Nella borsa ha comunque un po' di fogli di carta dove ha scritto cosa ha fatto in precedenza: pulizie, cassa, barista, cubista, un po' di tutto a dire il vero. Per campare questo ed altro no?
    E se si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, tanto meglio. A lei interessa semplicemente trovare un modo per sopravvivere, da sola o con qualcun'altro non le interessa.
    E non sembra neanche sentirsi a disagio in nessun luogo, si guarda semplicemente intorno ed aspetta. Nient'altro.
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    Quanto tempo è ormai che passa a casa dell'altro? Quanto tempo è che sta tranquilla vivendosi giorno per giorno? Non se lo vuole neanche chiedere. O meglio, non è questione di volere: non le interessa. Può rimanere stesa su quel letto per ore, giorni, e stare completamente in pace.
    Lì, stesa, con solo una maglietta del ragazzo e le mutande addosso, come in quel momento.
    La convivenza con l'altro, è forse una delle cose migliore che le sia capitata. Non c'è niente di.. programmato, studiato. Può essere se stessa, lì stesa con la testa che pende verso il pavimento, guardando al contrario quello a cui l'altro sta giocando.
    Le vacanze devono proprio finire? Non possono rimanere ancora così?
    L'idea che tra poco non potrà più dormire nello stesso letto dell'altro non le piace, il fatto che non potrà fare quello che vuole quando lo vuole non le piace.
    Ricorda bene la sensazione di desiderio di averlo vicino, e non poterlo avere. Dormire sul divano del dormitorio non sarebbe neanche bastato ad un certo punto. Non dopo tutta l'estate.
    Mugugna quindi insoddisfatta, lasciandosi scivolare a terra del tutto, per poter gattonare fino all'altro, posando ora la testa sulle sue gambe, ma senza realmente disturbarlo.
    < Ci facciamo un tatuaggio? >
    Totalmente a caso, mentre lo sguarda dal basso, dopo diversi minuti di più totale silenzio.
    Allunga una mano, andando a giocare con i capelli al lato del volto altrui, strofinandoli tra le dita. Come le è venuto in mente, in realtà non saprebbe dirlo. Forse perché le manca tatuarsi, alla fine oltre quello sull'avambraccio e quello sul fianco, non si è fatta più nulla, per quanto siano abbastanza vistosi.
    Ed ora, decide di disturbarlo, voltandosi in modo da mettersi a gattoni, avvicinando il volto al collo altrui, posandoci le labbra, scivolando poi a seguire la linea della mascella con la punta della lingua, finendo a mordergli il mento. Ma fa comunque attenzione a non bloccargli la visuale, se vuole giocare non sarà di certo lei ad interromperlo. Avrà capito in quel tempo, che l'altra fa semplicemente quello che le viene voglia di fare, nel momento esatto in cui lo pensa. Senza freni. E il contatto fisico, lo cerca spesso.

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    Gli occhi chiari si aprirono lentamente, mugolando mentre si rigirava nel letto, andando a tastarlo per capire se fosse sola o meno... quindi se sarebbe potuta rimanere a letto a molestare l'altro, o se invece questo si era svegliato prima. Sfortuna per lei volle che il letto fosse già libero.
    Si alzò lentamente a sedere, i capelli già scompigliati di solito, sembrano ancor più in disordine del solito, mentre sbadiglia, andando a strofinarsi un occhio. Senza trucco, senza ninete addosso se non i braccialetti a mo di polsino.
    Si trascina giù, ed in realtà ci manca poco che non inciampi nelle coperte, mentre si tira su, borbottando qualche epitaffio poco gentile nei confronti delle lenzuola.
    Bagno, prima tappa. Ma giusto per usarlo qualche minuto, non si mette mica a farsi bella, non sembra interessarle. Ed è sempre così, segue lo stile "a cazzo di cane e figa di gatto" con parecchio impegno. La casa del compagno di casata, o compagno e basta, o semplicemente Lucas e facciamola finita... è fin troppo grande. Lei è abituata a molto meno, ma insomma, se può lasciarsi coccolare chi è lei per dire di no? Le giornate sono semplici, genuine, si sente al sicuro e tranquilla.. quindi va più che bene così. Poche domande per poche risposte. Non c'era bisogno di dire altro se non quello che veniva detto.
    E quando scende lentamente di sotto, ancora le gira la testa per il sonno. Addosso? Solo le mutande. Nient'altro. Ah si, anche una bella collezione di succhiotti, se qualcuno vuol iniziare a unire i puntini magari esce fuori anche qualche forma o costellazione, chissà.
    Che abbia un risveglio lento in quei casi, Lucas dovrebbe ormai averlo capito, e non sembra neanche notare lo sconosciuto inizialemente, avvicinandosi all'ametrino per sfilargli dalle dita la canna del buongiorno, se riuscisse, farebbe giusto un paio di tiri prima di ripassargliela, andando a sbuffare il fumo del secondo, direttamente sulle labbra altrui.
    Ed è dopo quindi, che nota il fatto che ci sia un ospite.
    < Mh... buongiorno. >
    Borbotta, a tutte e due, tirandosi quindi dritta. Un occhio in giro, ed andrebbe a fregare una delle maglie del ragazzo, per infilarsela, lasciando che arrivi in quel vestitino corto mentre si avvicina alla cucina.
    < Ci sono i pancake? >
    E sbadiglia anche, andando a coprirsi la bocca con una mano, mentre si posa da una parte, gli occhi che si chiudono di tanto in tanto e la testa che scatta in avanti.
    < ...Caffè... >
    Borbotta poi, mettendosi a cercarlo.
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    Sistemata ad una delle panchine, sembra abbastanza allegra. La divisa abbandonata da qualche parte quel giorno per riuscire a stare comoda almeno in un momento di pace. La divisa in genere le cala tutta, le camice non le sono mai piaciute, ed almeno in quel posto può stare tutta tranquilla. Sempre che non passi qualcuno a romperle per l'abbigliamento, ma in caso, non è il tipo da fare polemica. Sta seduta scomposta, la schiena poggiata contro il tavolitno, le gambe portare quasi fino al petto visto che tiene i piedi sulla seduta. Niente calze, solo gli anfibi, un paio di pantaloncini consumati e troppo corto, il reggiseno con sopra la maglia a rete. I capelli sono legati in due treccine che arrivano a sfiorare i fianchi, la frangia scompigliata. Il trucco è sempre a panda, tra le labbra una sigaretta completamente nera, da cui esce l'odore del cioccolato. Le unghie corte laccate di nero, un collarino, e le braccia invase di braccialetti, lasciando che la pelle pallidissima sia nascosta ad ogni sguardo per nascondere quel che non vuole mostrare: il che è strano visto che il suo abbigliamento non lascia molto alla fantasia, ma gli avambracci sono.. privati. Sulla seduta accanto a lei uno zainetto che sembra vuoto, sul tavolino invece un contenitore tipo quelli delle bibite dei fastfood ma in ferro. Ed un cellulare con il vetro rotto ma che sembra ancora funzionare - visto che la musica la tiene alta per farsi compagnia. Precisamente al momento sta andando "The Drug in Me is You" dei Falling in Reverse. Pochi possono fare il collegamento al suo maialino - che è da qualche parte, probabilmente in stanza - con il cantante. Lo stesso nome. Ronnie. La destrorsa tiene la sigaretta, spostandola di tanto in tanto dalle labbra mentre sbuffa il fumo, e dell'altra le dita sono sporche di nero e grafite. Chi osasse avvicinarsi per dare un occhiata, dovrebbe un ritrattino del professore di difesa contro le arti oscure... vestito da donna, con baffi e la testa gonfia a caricatura, con un espressione davvero sciocca in volto. Insomma, il professore non sembra starle particolarmente simpatico, eppure il disegnino è comunque decisamente ben fatto, quelle dita sanno disegnare meglio di quanto pizzichino le corde: ed anche in quella è brava.< I lost my fucking mind! > se la canticchia pure, apparendo abbastanza allegra per quanto è difficile vedere un espressione solare su quel volto, mentre la mano a tentoni torna a cercare la bibita per poterla sorseggiare, con una smorfia. Alla fine gli integratori non è che sono la cosa migliroe del mondo, ma in qualche modo deve pur tenersi in piedi visto che... è impossibile vederla ingerire del cibo solido. Forse qualche zuppa, milkshake, succhi. Ma niente che abbia effettivamente il gesto della masticazione per finire nello stomaco. < Mh--mh... > e torna quindi a disegnare. < The drug in me is you... > il tono è basso, prima che vada ad aspirare dal filtro. In realtà, è così che passa la maggiorparte delle giornate - il soggetto ovviamente non è sempre l'adorato professore - se non sta suonando o scrivendo. Ma insomma, vederla in compagnia di qualcuno per il momento... è piuttosto difficile.
    Livs
    TheFake

    Where is my self control?

  13. .
    "Thought"|«Spoken»|narrated
    Livs
    Thefake
    Ametrin X I anno X Scheda X stat
    I hate this sh*t
    In effetti, cosa c'è meglio della libertà, del piacere, del semplice respiro che il peccato concede? Perché resistere a quello che si desidera essere? Che senso ha respirare per gli altri e non per se stessi? Questo è il centro di quel serpente sussurrante, che forse, non dovrebbe neanche essere visto in modo negativo. Perché lei non sta cercarlo di portarlo da nessuna parte, è semplicemente così se stessa che riesce a trascinare naturalmente, senza neanche farci il più minimo caso. Perché non ha idea di quello che sta facendo all'altro, di come lo sta facendo sentire. L'unica cosa che muove quel corpo sottile, scoperto, sfacciato, è semplice desiderio e mera curiosità. Ed in realtà è ancor più naturale di quanto mai potrebbe immaginare Lucas. Perché in quel momento la mente della bionda viene istigata dalle parafrasi, dall'introspettività del momento, da quei sussurri che sono come balsamo che scivola sotto la pelle insieme all'acqua calda. Non si rende conto delle parole che sta dicendo, di quel che sta mostrando, anche se sempre in quella chiave che ha un sapore dolce e malizioso. No, non sta neanche usando parolacce, figurarsi. Non potrebbe esserci momento, in quella giornata dal freddo secco e gelido, più naturale. Lo sguardo si socchiude, il sorriso si allunga appena alle sue parole, il sopracciglio si inarca appena. E quel volto piccolo diventa ancor più infantile. Ma non risponde, non per il momento. Si gode la risata dell'altro mentre gioca solo con lo sguardo, andando lei in risposta ad aprir le labbra inumidite precedentemente dalla lingua, lasciando uscire il basso suono di una piccola risata. <ah si? E cos'è questo molto di più, Lucas?> ed il tono continua a sottolineare quell'ambiguità, quel gioco in cui si sta trascinando lei stessa insieme al ragazzo, perché non le interessa: cosa ha da perdere nell'essere se stessa, nel prendersi e dire ciò che vuole? Non è il tipo da andare a casa e ripensare al vissuto, al "avrei potuto dire questo" no, semplicemente apre la bocca e parla, pungente, divertita, maliziosa, ambigua. E se in questo modo taglierà le catene dell'altro, perché no? E' scritto negli occhi grigi che continuano ad osservarlo senza perderlo di vista, che costrizioni, freni, in quel piccolo corpo non esistono e mai esisteranno. Non è stata creata per questo. Il sorriso che continua ad esserci, mentre avvicina un po' il volto al suo, divertita ancora dalle sue parole. <non solo? Cosa vuoi prenderti Lucas?> sistemata sulle sue gambe, continua a pizzicarlo. E per quanto quella visita non era per niente in programma, l'incontrarlo non lo era, ora sta girando pian piano a suo favore quel che succede. Stavolta almeno, non sta tirando fuori uova, la sta guardando, la lascia fare e la istiga a fare di più. Tanto basta, per insistere a prendere quello che vuole stavolta. Il labbro inferiore che viene per un momento catturato dai denti, come se non volesse mostrare quel sorriso che ne esce subito dopo a quella risposta. <a volte? Oh no... l'avidità è un pregio Lucas. Vuoi una qualcosa? Prendilo.> e la mano che sta tra quei ciuffi sfuggiti dal cappellino, scivolerebbe tra i suoi capelli, in quella che sembra una carezza ma è solo per sfilare l'indumento, che va sistemare sul proprio capo mentre si sistema a cavalcioni, mentre il sorriso si fa più sottile. <non ho bisogno di essere minacciosa, non è forse così?> lo istiga, mentre continua a giocare con i ciuffi se concesso, approfittando di quella vicinanza per sussurrare ancora al suo orecchio. <perché che io possa approfittarne a te non dispiace affatto, vero?> e la risposta alla sua domanda, sarebbe stringere appena quei fili castani tra le dita, mentre continua a sorridere, socchiudendo lo sguardo quando le dita sfiorano la pelle scoperta. Ma non fa altro che sorridere quando l'altro scivola invece ad afferrare il pacchetto di sigarette, giocando a quel modo. Perché una mano abbandona il suo capo solo per poter afferrare quel cartoncino e lasciarlo cadere poco lontano, per poter riprendere se permesso la sua mano, portandola di nuovo a quello che la biondina probabilmente pensa sia il posto giusto, lasciando aderire il palmo dell'altro contro la pelle e spingendo con la propria a lasciarlo risalire, mentre con l'altra, cercherebbe di fargli chinare appena indietro il capo, avvicinando ancora il volto al suo tanto da sfiorare la punta del naso con il proprio gelido, lasciando che il l'aria calda del respiro si intrecci con quella del ragazzo. <voglio usi le mani per qualcosa di più adatto che prendere una sigaretta... che domi il caos che ha davanti... o forse non vuole che gli mostri come posso essere brava con le dita?> mormora, il tono basso, sempre con quella sottile punta di divertimento in quello che sta facendo, gli occhi che cercano ancora quelli dell'altro neanche potesse leggerci qualcosa all'interno, chinando appena il capo per afferrare il labbro inferiore dell'altro con i denti se permesso, senza ferire, solo ed unicamente ancora una volta per istigare. <non lo vuoi un premio per aver trovato la tua solitudine?> un sussurro leggero questa volta, mentre attende, come se cercasse una sorta di consenso da parte dell'altro per fare di più.
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  14. .
    "Thought"|«Spoken»|narrated
    Livs
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    Ametrin I X 20 years X Scheda X stat
    « Welcome to my candy store »
    L'odore del cioccolato sembra inizialmente irrigidirla, i denti che si stringono, ed è solo un cenno quello che fa alla commessa prima di andare a girare il piano, più tranquilla dall'essere da sola e il fatto che alla tizia interessi più il libro. Ma sono appunto i rospi alla menta ad attrarla, andando anche a prenderne una confezione rigirandosela tra le dita. "Questo è fa quattro, per Piperille da due, forse ci sono dentro su primo piano e secondo, ma manca quello a terra. Se i numeri sono così importanti come sembra, però l'ultimo potrebbe essere da 3 come i piani... anche se preferiscono mantenere sempre numeri pari, in questo caso, direi da 6 per seguire la scala..." <no.> Neanche alza il volto quando sente una voce parlarle, non la riconosce al momento, ma neanche aspetta che continui che il -no- è solo per il -mi faresti un favore?- ma l'altro probabilmente andrà avanti a parlarle. "in questo caso dovrei tornare al piano d'ingresso, ma comunque mi mancherebbero le quantità..." ma le ciglia sbattono un momento mentre alza lo sguardo per puntarli contro quelli del compagno di scuola, aggrottando poi le sopracciglia a quella domanda. Lascerebbe scoccare la lingua sul palato. <senti, hai un approccio davvero di merda.> perché insomma, è ben consapevole di sembrare una tossica, motivo per cui non si fa problemi, mentre si guarderebbe intorno. <ma sono entrata tipo subito dopo di te, se sapessi come cazzo ottenere un prodotto, non starei ancora qui. Ma davvero... sei anche figo, ma che frase del cazzo, mai vista una fottuta serie tv?> alza per un momento gli occhi al cielo, andando a rigirarsi il rospo tra le dita, ma il tono non è alto, il giusto per farsi sentire solo dalla persona lì vicino, trascinando le parole come sempre. <mi manca il piano di sotto... > e per un momento, la lingua sbatte seccata sul palato, cercherebbe di vedere in quello dove è, di piano, magare se ci sia un numero particolare ripetetuto, concentrandosi principalmente su questo, continuando sempre a girare lentamente per il negozio cercando di apparire naturale.
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    Stat
    Coraggio: 06
    Empatia: 06
    Intelligenza: 05
    Resistenza: 04
    Tecnica: 06
    Intuito: 04
    Destrezza: 05
    Carisma: 05


    Azioni

    1- Si concentra sulla parte numerica
    Mezza azione: Interazione
    2- Cerca di capire se sul piano ci sia un numero ripetuto o qualcosa del genere.
  15. .
    "Thought"|«Spoken»|narrated
    Livs
    Thefake
    Ametrin X I anno X Scheda X stat
    I hate this sh*t
    Avere dei piani, è il modo migliore per non portarli a termine. Per questo bisogna solo prefissarsi dei piccoli punti ed aggiornali mano a mano. L'idea era quella di andare a scrivere la propria musica in solitudine a lago: nessuna decisione però sulle tempistiche e la fattibilità della cosa. Motivo per cui, cambiare, mutare, lasciarsi trascinare per lei non è un problema. E qualcosa con cui scaldarsi in quella giornata, perché non dovrebbe essere la migliore delle cose? Per quanto inaspettato fosse stato quel momento. Non cercando di cogliere niente se non quello che le viene offerto, e come potrebbe essere facile ferirla? Non è qualcosa di fragile, non vuole esserlo, è più il martello lei, non il vetro che viene frantumato. O almeno così prova ad essere. Alza un angolo delle labbra alle sue parole andando a socchiudere gli occhi «Certo, ma se le mettessi sotto una campana di vetro per paura di ferirle, non proverebbero nulla.» andando a picchiettarle un momento sul legno, prima di tornare a lui. «E tu sai tenerla a bada?» ironica, lascerebbe anche uno sbuffo che sa di accenno di risata, completamente tranquilla e senza prendere in giro nessuno. E pare a proprio agio, non come se fosse con uno sconosciuto, andando poi a stringersi il giubbotto e guardarsi curiosamente. «Non direi! Mi sta benissimo.» arricciando ancora le labbra in un sorrisetto, ma lasciando anche il giacchetto aperto come la camicia di tessuto morbido, rimanendo a proprio agio anche in quel giacchetto effettivamente troppo grande, sistemandosi i capelli dietro le orecchie, che in realtà non hanno neanche il più piccolo foro. Ed è chiaro su quel volto infantile che in realtà non conta per lei quello che gli altri possono pensare, dal trucco, il modo di vestirsi, il modo di parlare. Non ha semplicemente alcun freno. Per questo il più minimo gesto non appare qualcosa di studiato ma spontaneo, perché lo è. «Mhh.. forse, solo per questo momento, perché sei qui. Ma non farti illusioni, è solo per non sentirmi in colpa se poi andrai in giro con il moccio in sala comune.» Alzando gli occhi grigi al cielo per un momento, lasciandosi provocare. «Penso che il naso rosso ti starebbe decisamente male.» Ma se l'altro lo permette, andando anche a spingerla in quel modo delicato, si sistema in braccio a lui senza tanti problemi, e non c'è neanche il più minimo imbarazzo su quel volto pallido, arrossato solo dal freddo. «No, non farlo.» divertita, andrebbe ad allungare una mano per andare a giocare con un ciuffo dei capelli sfuggiti al cappellino. «Se puoi avere di più non accontentarti. Perché dovresti?» curiosamente, lo chiede, mentre ricambia il suo sguardo. Ma alla sua domanda ridacchia appena. «Attento Lucas, potrei approfittarne.» lo avvisa, perché più cerca di pungere, più trova un fioretto pronto a tirare di scherma. E più spazio le da più se ne prende senza il più minimo problema. Con le dita continuerebbe a rigirarsi una sua ciocca tra le dita, come un gatto a cui viene dato un piccolo gioco che penzola. E lo sguardo si fa provocatore a quella domanda, andando ad alzare un sopracciglio, la mano libera che scivola con i polpastrelli a sfiorargli lo zigomo sempre se questo fosse permesso. Sfacciata, senza imbarazzo. «Perché quando scappi vieni cercata. Quando scappi vogliono afferrarti. Ma se tu a decidere di fermarti e farti trovare. E' quella la vera libertà. Se è arrivato ed ora gli sono in braccio...» un sussurro divertito, mentre si sporge appena in avanti «...è perché lo voglio io.» le labbra ancora arricciate in un sorriso. Ma è l'ultima domanda a farla ridacchiare, mentre lentamente si sposta, sistemandosi direttamente a cavalcioni su di lui, abbandonando la cicca della sigaretta ormai finita da una parte per potergli posare le braccia sulle spalle, sempre con lentezza per essere sicura di non andare oltre, ma allo stesso tempo senza in realtà preoccuparsi. «Non ho detto che vuoi scappare dal caos, Lucas...no, sarebbe un tale spreco» sorride, inclinando le testa di lato, prima di abbassarsi piano per cercare di arrivare con le labbra al suo orecchio. «Ti sto chiedendo se saresti capace di domarlo, il caos...» sottolinea con la voce l'ultima parola, stuzzicano ora lei quel ragazzo, carezzando la sua di pelle con il proprio respiro, fin troppo vicino se permesso. E si, la bionda ossigenata sembra fatta per peccare e trascinare.
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25 replies since 11/8/2020
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